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Aprile con santa Caterina da Siena

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2020 09:02
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03/04/2020 08:54
 
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 LA VITA SCELLERATA DEI SACERDOTI CORROTTI

Il Dialogo prosegue con una serie di moniti per esortare i membri corrotti del clero verso un ritorno urgente alla fedeltà a Dio. “Invano si affatica colui che guarda la città, se non è guardata da Me..” (cfr. Salmo 126): vana pertanto – spiega Caterina – sarà ogni sua fatica se egli crede di guardare la città con il suo occhio corrotto; la città può risorgere dalle sue macerie soltanto se il ministro la conduce con l’occhio di Dio che è la sana dottrina della sua giustizia.

E dal cap. 121 inizia una serie di dichiarazioni contro il clero corrotto, in cui vengono sottolineate le forme di peccato più gravi: “Ora fa attenzione, carissima figlia, perché ti voglio mostrare la vita scellerata di alcuni di loro, e parlartene affinché tu e gli altri miei servi abbiate più motivi per offrirmi umili e continue preghiere per loro. Da qualsiasi lato tu ti volga, secolari e religiosi, chierici e prelati, piccoli e grandi, giovani e vecchi, e gente d’ogni specie, altro non vedi che le offese ch’essi m’arrecano; e da tutti si eleva un fetore di peccato mortale. Questo fetore a me non porta alcun danno, né può nuocermi, ma molto danno fa a loro stessi ed alle anime…. “

E’ importante sottolineare in quale modo siamo chiamati ad intervenire, noi laici, verso questi sacerdoti: pregando, soffrendo, facendo sacrifici e denunciando le mancanze.  è naturale, pertanto, che per fare ciò un laico deve essere egli stesso un "santo", ossia, deve essere testimone non solo del Battesimo ricevuto, ma anche della grazia infusa e di ciò che questo comporta, con una vita coerente, diversamente è meglio tacere e ricordarsi di quel monito: nella stessa misura con cui avrete giudicato, sarete giudicati....

Il capitolo appare spietato, soprattutto se in riferimento ad un clima di “politica corretta” dei giorni nostri, dove lo scandalo non è più il peccato in quanto tale ma le parole che lo denunciano: se leggiamo, invece, questo Dialogo seguendo la logica di Dio, vedremo affiorare una immensa e ardente carità, parole di vera passione per le anime. La stessa Caterina alterna il messaggio dottrinale con traboccanti accenti di squisita pietà verso le anime di questi sacerdoti corrotti, supplicando Dio per la loro conversione e offrendo la sua vita in cambio di una sola anima sacerdotale.

Sono ben 10 i capitoli che la santa dedica a questo grave problema, dove si parla dei vizi che affliggono e avviliscono la santa Chiesa. Ne esce un quadro spaventoso di miserie spirituali, ma si noti attentamente come Caterina entra in questa materia dolorosa solo dopo aver dedicato altrettanto spazio, nei capitoli precedenti, ai sacerdoti santi, esempi fulgidi che superano di gran lunga il male che deriva da quelli corrotti.

E’ fondamentale, pertanto, che non si separi una parte dall’altra: l’una e l’altra – spiega Caterina – sono i risvolti di una sola medaglia. Inutile dire quale sia la faccia migliore: santa Caterina le dà molto rilievo elencando una lunga serie di nomi di santi, dottori, beati e martiri. Ciò che viene offerto a noi è di conoscere la verità dei fatti e la realtà dentro la quale, in ogni tempo, tutti ci ritroviamo: di conseguenza, ci viene chiesto di saper scegliere con intelletto istruito da che parte stare, di correggerci dagli errori, di esercitare le virtù, di aiutare il clero con la preghiera, i sacrifici ed anche rammentando ad essi il compito al quale sono stati chiamati. Caterina infatti ricorda che anche le membra secolari, i laici, non sono meno colpevoli, non sono meno “infetti dal vizio“, e ammonisce loro che, invece di giudicare i vizi dei sacerdoti, è più utile prodigarsi convertendosi, ricorrendo ai preti in sollecite confessioni, conducendo una vita santa per poter supplicare Dio di riportare i Suoi ministri sulla strada delle virtù, poiché la rovina del clero è rovina anche del popolo cristiano e, con esso, è rovina delle nazioni.


Lo scopo di Caterina è la riforma della Chiesa anche attraverso le preghiere e i sacrifici dei fedeli. Ella li vuole coinvolti non perché giudichino i sacerdoti viziosi, ma per aiutare spiritualmente e fraternamente la santa Chiesa in ogni bonifica. L’amore per la Chiesa rimane inalterato, anzi riceve maggior stimolo il desiderio dell’offerta di se stessa per riformarla. Questo concetto ci riporta alle parole di un Angelus dell’anno scorso nel quale Benedetto XVI spiegava che la vera riforma nella Chiesa viene fatta dai santi e non dai moralizzatori, così come il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori.

La colpa maggiore del clero corrotto è la superbia. In effetti è questo il primo ostacolo al bene dell’uomo che condusse al Peccato Originale. La superbia è l’ottusità di mente e di cuore; è l’ostinazione e l’uso di un potere (il libero arbitrio) che è dato per altri scopi: “E’ per questa miserabile superbia e avarizia, generata dall’amore sensitivo, ch’essi hanno negletta la cura delle anime, buttandosi alla sola cura delle cose temporali, e lasciando le mie pecorelle, quelle che Io ho affidato alle loro mani, abbandonate e senza pastore…(Mt.9,36) Così le lasciano senza pascolo e senza nutrimento, né spirituale, né temporale. Spiritualmente essi somministrano sì i sacramenti della santa Chiesa – i quali non possono essere né tolti, né sminuiti nella loro potenza da nessun loro difetto – ma non vi alimentano con preghiere che vengono dal loro cuore, né vi nutrono con la fame e con il desiderio della vostra salvezza, conducendo una vita onesta e santa….(…) Guai, guai alla loro misera vita!(..) Così questi miserabili, indegni d’essere chiamati ministri, sono diventati demoni incarnati poiché per loro colpa si sono conformati con la volontà del demonio e se ne assumono i compiti all’atto in cui somministrano me, vero Lume, giacendo essi nelle tenebre del peccato mortale; e somministrano l’oscurità della loro vita disordinata e scellerata ai loro sudditi e alle altre creature dotate di ragione! In tal modo generano confusione e sofferenza nelle menti delle creature che li vedono in tal disordine.“



NON C’È SOLO IL CLERO CORROTTO: LE COLPE DEI LAICI


Tutto questo, però, non deve diventare – spiega santa Caterina – una scusa per lasciarci trascinare nel peccato! Qui la santa non risparmia le responsabilità dei laici che giustificano certe condotte perverse: “E’ anche vero che chi li segue non è esente dalla colpa – leggiamo nel Dialogo – dal momento che nessuno è costretto a colpa di peccato mortale, né da questi demoni visibili, né da quelli invisibili. Perciò nessuno guardi alla loro vita, né imiti quel che fanno, ma come siete stati avvertiti dal mio Vangelo, ognuno faccia quel che essi dicono…(Mt.23,3), cioè, metta in atto la dottrina datavi nel corpo mistico della santa Chiesa, pervenutavi attraverso le Sacre Scritture per mezzo dei suoi annunciatori”

È chiaro il riferimento al Magistero della Chiesa che i Laici devono mettere in pratica attraverso il dono dei talenti che ognuno riceve. Il Signore si è espresso con fermezza: non sarà loro risparmiata la mia punizione a causa della dignità che deriva dall’essere miei ministri: anzi, se non si correggeranno, saranno puniti ancor più duramente degli altri poiché, come è già spiegato nel mio Vangelo, richiederò a ciascuno i talenti che ho loro donati!

Subito dopo questi capitoli infuocati, Caterina viene addolcita, e addolcisce anche noi, attraverso la spiegazione dell’azione diretta della Divina Provvidenza: “Sì che usai grande provvidenza! Pensa carissima figliuola, che non potevo usarne una maggiore, che darvi il Divin Verbo, unigenito Mio Figliuolo“.

Gesù Cristo è la consolazione di tutta la Chiesa, di santa Caterina, di ogni sacerdote, di ognuno di noi oggi che leggiamo queste pagine…: “La mia Provvidenza non mancherà mai a chi la vorrà ricevere, come sono quelli che perfettamente sperano in Me. E chi spera in Me, chi bussa, a chi mi apre il suo cuore, a chi mi accoglie qual mendicante come mi presento, nudo ed inchiodato sulla Croce, a chi ama veramente la Verità non solamente a parole, ma con l’affetto e il lume della santissima fede, con la preghiera ardente, con l’amare la Mia Sposa, questi e non altri gusterà Me nella mia Provvidenza. (..) la perfetta speranza del cristiano è di ricevere Me nella Provvidenza, ed Io non mancherò di presentarmi a quest’anima che ardentemente Mi desidera e spera in Me.(..) Ammonisci, figliuola carissima, che la mia Provvidenza non è tolta ad alcuna creatura, perché tutte le cose sono condite con essa….”



DIO GOVERNA IL MONDO E A NOI TOCCA OBBEDIRE (ED ESSERE UMILI)


Qui santa Caterina sottolinea come è Dio stesso a governare la natura, senza nulla togliere ai “moti” naturali degli eventi climatici o sottoterra. Il Signore stesso, con il miracolo della tempesta sedata, fa capire come gli eventi naturali obbediscano ai suoi comandi e nel Dialogo approfondisce il concetto: “A volte per grandine o tempesta, o per saetta e terremoti, pestilenze che Io mando sul corpo della creatura, parrà all’uomo che questo sia crudeltà, quasi giudicando che Io non abbia provveduto alla salute di quella. Io invece l’ho fatto per scamparla dalla morte eterna, dalla dannazione certa, sebbene egli ritenga il contrario. E così gli uomini del mondo vogliono in ogni cosa contaminare le mie opere, ed intenderle secondo il loro basso intendimento!”

Ciò che avviene, spiega santa Caterina, Dio lo permette solo per il nostro bene e per la nostra salute eterna. Coloro che giudicano diversamente, e che sfidano Dio nei loro giudizi sul come opera, sono ciechi, mentitori e ingannatori; e se è vero che Dio, padrone della vita e della morte, non è però Dio della morte, Egli teme per la morte della sua creatura, la morte dell’anima nella condizione della dannazione eterna. In tal senso, il Signore spesso agisce prima che tale dannazione diventi definitiva perché Egli vuole salvare quante più anime possibile dai mali ci pervengono a causa dei nostri peccati: quanto maggiori saranno i nostri vizi e il decadimento nel clero, maggiori saranno i provvedimenti che il Signore eserciterà sulla terra. Come morire dipenderà anche dal come noi desideriamo vivere nella Vera Vita.

Per Caterina la chiave che disserra il cielo facendo piovere per noi la Provvidenza è la virtù dell’obbedienza! La santa senese paragona tale virtù ad una chiave da tenere sempre attaccata alla cintura con una funicella.

Dove si trova questa obbedienza?, sembra chiedere Caterina. Si trova nel Divin Verbo, le risponde la Provvidenza, e per compierla ed offrirtela corse all’obbrobriosa morte di Croce.


E chi ce la può togliere?, chiede con sacro timore la santa. La superbia, risponde la Provvidenza, l’amor proprio e tutti i vizi. La disobbedienza infatti fa perdere l’innocenza giacché per disobbedire la creatura deve compiere una scelta: dall’innocenza cade nell’immondizia, dall’immondizia cade nella miseria…

E come posso nutrirla?, si domanda Caterina. Con l’umiltà!, risponde la Provvidenza. L’umiltà è la balia e nutrice dell’obbedienza e tale nutrimento conduce alla vera Carità. La veste che questa nutrice usa per coprirla è il “morire a se stessi” perché – dice il Signore – Io possa regnare; è farsi da parte perché Io – aggiunge – possa diventare desiderio di ogni creatura.

“Il tutto trovi nell’Unigenito Mio Figliuolo, in Cristo Dolce, Gesù Amore, chi si avvilì più di Lui? Chi fu paziente più di Lui? Chi più Agnello di Lui?”

Alle parole di santa Caterina, ci piace unire un breve passo del beato cardinale Newman nelle sue meditazioni sulla Passione di Gesù:

“In quell’ora terribile l’Innocente stese le braccia e offerse il petto agli assalti del Suo mortale nemico, un nemico spirante veleno pestifero e il cui abbraccio era la morte.
Rimase prostrato immobile e silenzioso, mentre il nemico orribile inabissava l’anima Sua in tutto l’orrore e l’atrocità dell’umano peccato, penetrandogli Cuore e coscienza, invadendoGli sensi e pensieri e coprendoLo come di una lebbra morale. Quale terrore quando i Suoi occhi, le Sue mani, i Suoi piedi, le Sue labbra, il Suo Cuore gli sembrarono membra del nemico e non dell’Uomo-Dio, era proprio quello l’Agnello Immacolato prima innocente, ma ora macchiato del sangue di migliaia di crimini“.


QUELLE “SANTE” RACCOMANDAZIONI…

Forse è per questo che il Crocefisso, oggi come ieri, è “scandalo”. Riflette ciò che noi eravamo prima della Redenzione e rifiutandoLo non facciamo altro che voler rimanere in uno stato di disobbedienza per cercare di esorcizzare la Croce stessa.

Dice santa Caterina nel Dialogo: “Venne poi il Verbo, che prese in mano questa chiave dell’obbedienza e la purificò nel fuoco ardente della divina carità, la trasse dal fango lavandola con il Suo Sangue, la raddrizzò col coltello della giustizia, distruggendo le nostre iniquità sull’incudine del Suo Corpo Crocefisso. Egli così la racconciò per donarla a noi, ed è così resa perfetta che per quanto l’uomo la guasti con il suo libero arbitrio, Egli con altrettanto libero arbitrio, sempre la riacconcia…”

Ed ecco le sante raccomandazioni:

Esci dal peccato mortale con la santa confessione, con la contrizione del cuore, con la soddisfazione di una giusta penitenza, col proponimento di non voler più offendere Dio, prega incessantemente perché ti sia data tal grazia. Credi davvero di poter accedere alle Nozze dell’Agnello vestito degli stracci del peccato? Pensi davvero di potervi accedere permanendo in uno stato di grave peccato? Oppure credi potervi accedere senza l’uso di quella chiave? O uomo cieco! e che più che cieco, dopo aver guastato la chiave dell’obbedienza ti illudi che non sia necessario riacconciarla, credi davvero di poter salire al cielo con la superbia che ti attrae all’inferno? Getta per terra quel laido vestito, e corri a confessare la tua anima per renderla pura e immacolata, pronta alle Nozze.(..)
Oh, se tu sapessi quanto è gloriosa, soave e dolce questa virtù in cui vi si trovano tutte le altre! Ella è concepita dall’amore ed è partorita dalla perfetta carità, in lei è fondata la pietra della santissima Fede, lei è una regina, chi la sposa riceve in dote ogni virtù, quiete, serenità dell’anima, ogni croce che deve portare le diventa leggera.(..)Trova pace, trova la quiete, sposa questa regina! Siile fedele, ed essa ti porterà, aprendoti ogni porta, dove ti attende ogni beatitudine eterna…”

Ci piace concludere con la sua frase più famosa, famosa si, ma forse poco compresa nel suo contenuto e nella responsabilità alla quale ci chiama: “Se sarete ciò che dovrete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero!”

 Santa Caterina, ora pro nobis!



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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