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I sogni di San Giovanni Bosco

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2021 09:10
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21/02/2021 11:04
 
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Grandi funerali a Corte Una notte, verso la fine del novembre 1854, Don Bosco sogn� di trovarsi nel cortile circondato da preti e da chierici, quando comparve un valletto di corte con la sua rossa uniforme che, giunto alla sua presenza, grid�:

� Grande notizia!

� Quale? � chiese Don Bosco.
� Annunzia: gran funerale a Corte!
Don Bosco, dolorosamente sorpreso, voleva chiedergli spiegazioni, ma il valletto ripetendo:
� Gran funerale a Corte! � scomparve.
Appena destatosi, prepar� subito una lettera per il Re Vittorio Emanuele II, nella quale gli esponeva il sogno fatto. A pranzo comparve tra i giovani con un fascio di lettere.
� Stamane � disse � ho scritto tre lettere a grandi personaggi: al Papa, al Re, al boia.
Al sentire accoppiati questi tre nomi, i giovani scoppiarono in una risata. Il nome del boia non fece loro meraviglia perch� conoscevano le relazioni di Don Bosco con le autorit� carcerarie. In quanto al Papa, sapevano che era con lui in relazione epistolare. Ci� che aguzzava la loro curiosit� era il sapere che cosa avesse scritto al Re. Don Bosco raccont� loro il sogno e concluse:
� Questo sogno mi ha fatto star male tutta la notte.
Cinque giorni dopo, il sogno si rinnov�. Don Bosco � seduto a tavolino quando entra con impeto il valletto in rossa livrea e grida:
� Non gran funerale a Corte, ma grandi funerali a Corte!
Don Bosco scrisse al Re una seconda lettera, nella quale gli raccontava il secondo sogno e lo invitava a impedire che fosse approvato un progetto legge che proponeva lo scioglimento degli Ordini religiosi che non si dedicavano all�istruzione, alla predicazione o all�assistenza degli orfani, e l�incameramento di tutti i beni da parte dello Stato, con il pretesto che � con quei beni lo Stato avrebbe potuto provvedere alle parrocchie pi� povere�. Proponente del progetto era Urbano Rattazzi. Mentre si discuteva questo progetto legge alle Camere, Don Bosco ripeteva ai suoi intimi:
� Questa legge attirer� su Casa Reale gravi disgrazie.
Il Re aveva fatto leggere quelle lettere al Marchese Fassati, che si rec� da Don Bosco e gli disse:
� Ma le pare questa la maniera di mettere sossopra tutta la Corte? Il Re ne � rimasto pi� che impressionato e turbato. Anzi � montato sulle furie.
� Ci� che ho scritto � verit� � rispose Don Bosco �. Mi rincresce di aver disgustato il Sovrano, ma si tratta del suo bene e di quello della Chiesa.
In quei giorni Vittorio Emanuele II scriveva al generale Alfonso Lamarmora: �Mia madre e mia moglie non fanno che ripeter mi che esse muoiono di dispiacere per causa mia�. Esse infatti erano contrarie a quella legge settaria e ingiusta.
Il 5 gennaio 1855 si ammalava gravemente la Regina Madre Maria Teresa, e il 12 seguente si spegneva con una morte santa. Aveva 54 anni. Il lutto fu universale perch� era molto amata per la sua carit� verso tutti i bisognosi.
Il giorno 16 la Corte reale non era ancor tornata dai funerali della Regina Madre, quando ricevette l�urgente invito a partecipare al viatico della Regina Maria Adelaide. Essa aveva dato alla luce un bambino otto giorni prima e non si era pi� ripresa. Quattro giorni dopo, la sera del 20, l�augusta inferma spirava a soli 33 anni di et�.
� I suoi sogni si sono avverati � dissero a Don Bosco i giovani al ritorno dal secondo funerale.
� E vero � rispose Don Bosco � e non sappiamo se con questo secondo funerale sia chiusa la serie dei lutti a Corte.
E realmente nella notte dal 10 all� 11 febbraio, dopo venti giorni di grave malattia, moriva il principe Ferdinando di Savoia, Duca di Genova, fratello del re, anch�egli a soli 33 anni.
Il Sovrano fu talmente turbato da quelle profezie dolorosamente avveratesi, che un giorno esclam�: �Io non ho pi� un istante di pace! Don Bosco non mi lascia vivere!� E incaric� una personalit� di Corte di riferire a Don Bosco queste sue parole.


Il sogno delle 22 lune

Nel marzo del 1854 Don Bosco radun� i giovani interni del suo Oratorio e raccont� loro questo sogno. �Io mi trovavo con voi nel cortile e godevo nel vedervi vispi e allegri. Chi saltava, chi gridava, chi correva. A un tratto vedo uno di voi che si mette a passeggiare tra i compagni con un alto cilindro sul capo. Questo strano copricapo era trasparente, tutto illuminato all�interno, con la figura di una grossa luna, in mezzo alla quale si leggeva il numero 22. Stupito, cercai subito di avvicinarlo per dirgli che lasciasse quell�arnese da carnevale; ma ecco che l�aria si oscura, il cortile si sgombra e tutti i giovani si raccolgono sotto i portici della casa. Io li osservo: sono pallidi e pieni di paura. Fra di loro scorgo quello del cilindro, pi� pallido degli altri e con una coltre funebre sulle spalle. Cerco di avvicinarlo, ma una mano mi trattiene e vedo uno sconosciuto serio e di nobile aspetto che mi dice:
� Ascolta, quel giovane ha ancora 22 lune di tempo; prima che siano passate, morir�. Tienlo d�occhio e preparalo!�
Don Bosco concluse il suo racconto dicendo:
� Il giovane, miei cari figliuoli, � tra di voi e io lo conosco.
I giovani rimasero terrorizzati, anche perch� era la prima volta che Don Bosco prediceva la morte di uno della casa. Il Santo se ne accorse e cerc� di calmarli:
� Quello che dovete fare � disse � � di tenervi sempre preparati e di non commettere peccati; allora la morte non vi far� pi� paura. Io intanto terr� d�occhio quello delle 22 lune, cio� dei 22 mesi, e spero far� una buona morte.
Questa predizione cre� nell�Oratorio un clima di grande fervore: tutti stavano attenti a mantenersi in grazia di Dio; intanto contavano le lune con estremo interesse.
C�era tra i giovani un certo Secondo Gurgo, biellese di Petti nengo, sui 17 anni, robusto e fondo di salute. Suo assistente era il chierico Cagliero, il futuro cardinale, a cui Don Bosco con insistenza chiedeva notizie dei suoi assistiti e gli raccomandava di averne gran cura, senza per� accennare al Gurgo. Da parte sua Don Bosco in quei 22 mesi prepar� con prudenza e zelo l�anima del giovane, che era lontanissimo dal pensare di essere lui il giovane delle 22 lune, data la sua costituzione sana e robusta.
Ai primi di dicembre (ventiduesima luna) all�Oratorio non c�era alcun malato, ma Don Bosco annunzi� che uno dei giovani sarebbe morto prima di Natale. Si pass� il mese in grande trepidazione. Il 24 Gurgo fu colpito da una colica violenta con dolori strazianti. Ebbe tempo di ricevere i conforti religiosi e il giorno stesso spirava ancora fiorente di giovinezza. In casa si fece un gran parlare di questa morte perch� era avvenuta alla ventiduesima luna, secondo la predizione di Don Bosco. E il giovane Gurgo, morendo il 24 dicembre, aveva compiuto anche la seconda predizione, che cio� non avrebbe visto il S. Natale.
Quella sera Don Bosco, col volto atteggiato a grande mestizia, saliva sulla piccola cattedra da cui soleva dare la �buona notte� ai suoi ragazzi, e con accento di dolore diceva: �� il primo giovane che muore nel nostro Oratorio. Ha fatto le sue cose bene e speriamo che sia in Paradiso... �. E non pot� continuare per la commozione: la morte gli aveva rapito uno dei suoi pi� cari figliuoli.

Don Bosco sogna sua madre

Don Bosco conserv� vivissimo l�affetto per sua madre; ne parlava sempre con commozione; e pi� volte se la vide comparire in sogni che restarono indelebili nella sua mente.
Cos� nell�agosto del 1860 (quattro anni dopo la sua morte), gli parve d�incontrarla presso il Santuario della Consolata, mentre egli tornava all�Oratorio. Il suo aspetto era bellissimo.
� Ma come! Voi qui? � le disse Don Bosco �. Non siete morta?
� Sono morta, ma vivo � rispose Margherita.
� E siete felice?
� Felicissima!
Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entrata subito in paradiso. Margherita rispose di no. Quindi le chiese se in paradiso vi fossero vari giovani dei quali fece i nomi; e Margherita rispose di s�.
� E ora � continu� Don Bosco � fatemi conoscere che cosa godete in paradiso.
� Non posso � rispose la mamma.
� Datemi almeno un saggio della vostra felicit�.
Allora vide sua madre tutta splendente, ornata di una veste preziosissima, con un aspetto di maest� meravigliosa, e dietro a lei un coro numeroso. Poi si mise a cantare. Il suo canto d�amore a Dio, di una inesprimibile dolcezza, andava diritto al cuore, lo invadeva e lo attirava senza fargli violenza. Sembrava l�armonia di mille cori e di mille gradazioni di voci, che dai bassi pi� profondi salivano agli acuti pi� alti, con variet� di toni e differenza di modulazioni e vibrazioni pi� o meno forti, combinate con tanta arte, delicatezza e accordo che formavano un sol tutto. Don Bosco, a quella soavissima melodia, rimase come fuor di s� e non seppe pi� che cosa dire e domandare a sua madre. E Margherita, quando ebbe finito il canto, si rivolse a lui dicendo:
� Ti aspetto, perch� noi due dobbiamo stare sempre insieme. Proferite queste parole, disparve.
Quando una persona cara ci lascia, siamo soliti consolarci e con solare dicendo: �� andato nella Casa del Padre�. Benissimo! Ma la fede ci dice che la Casa del Padre ha un�anticamera, nota col nome di �purgatorio �,dove l�umano spirito si purga e di salir al ciel diventa degno (Purg. 1,5).
Anche la santa Mamma di Don Bosco � passata per questa mi steriosa ma reale anticamera del paradiso.

II>

Pi� tardi, nel 1886, Don Bosco sogn� sua madre nell�atto di attingere acqua alla fontana vicino alla sua casetta. Mamma Margherita si mostrava preoccupata perch� quell�acqua, che era sempre stata limpida e pura, ora appariva limacciosa e popolata d�insetti.
Richiesta da Don Bosco del motivo di quella preoccupazione, rispose:
� Aquam nostram pretio bibimus (Noi beviamo la nostra acqua pagandola).
� Sempre col vostro latino � le rispose Don Bosco.
Mamma Margherita continu� col suo latino facendo capire a Don Bosco che in avvenire le sue parole si sarebbero avverate. Quindi lo condusse dietro la fontana, in un luogo elevato donde si distinguevano Capriglio e altre borgate sparse qua e l�; e additandogliele, disse:
� Che differenza c�� tra questi paesi e la Patagonia?
� Ma io vorrei, se potessi, fare del bene qui e l�.
Allora la madre si dilegu�. Don Bosco, nel raccontare il sogno, fece questa osservazione: �Il posto nel quale mi condusse mia madre, � molto adatto per farvi qualche opera, essendo centrale fra molte borgate che non hanno chiesa�.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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