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Lettere di Santa Caterina da Siena da 232 a 310 (4)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 11:14
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03/12/2022 10:56
 
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CCXLI (241) - A monna Giovanna di Corrado



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissima madre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fare una abitazione nella cella del cognoscimento di voi medesima, acciocchè possiate venire a perfetto amore; considerando me, che colui che non ama il suo Creatore, non può piacere a lui, perocchè egli è esso Amore, e non vuole altro che amore. Questo amore truova l'anima che cognosce sè medesima; perocchè vedendosi, sè non essere, ma l'essere suo avere per grazia e non per debito,, eogni grazia che è fondata sopra l'essere, e dato ci è con. inestimabile amore; allora truova in sè tanta bontà di Dio versare, che la lingua non è sufficcinte a dirlo: e poiche si vede tanto amare da Dio, non può, fare che non ami. Ama in sè la ragione e Dio; e odia la sensualità, che disordinatamente si vuole dilettare del mondo (o ella si diletta dello stato o ricchezze, o di piacere alle creaturepiù che al Creatore, fondandosi in suo parere), diletti e piaceri del mondo, o alcuna volontà. Sono di quelli che amano e' figliuoli; e chi lo sposo, e chi la madre, o padre, disordinatamente d'amore troppo sensitivo: il quale amore è uno mezzo tra l'anima e Dio che non lassa ben cognoscere la verità del vero e superno amore. E però disse la prima dolce Verità: «Chi non abbandona il padre e la madre, suoro e fratelli, e sè medesimo, non è degno di me». Ben se n'avvedevano e avvedono e' veri servi di Dio; che subito spogliano il cuore e l'affetto e l'anima loro del mondo e delle pompe e delizie sue, e d'ogni creatura fuori di Dio: non, che egli non amino la creatura; ma amanla solamente per Dio, in quanto sono creature amate smisuratamente dal Creatore. Ma come essi odiano la parte sensitiva, che ribella a Dio in loro; così l'odiano nel prossimo, che veggono che offende la somma eterna Bontà. Così voglio che facciate voi, carissima madre in Cristo dolce Gesù; che voi amiate la bontà di Dio in voi, e la sua smisurata carità, la quale troverete nella cella del cognoscimento di voi medesima. In questa cella troverete Dio. Chè, come Dio tiene in sè ogni cosa che partecipa l'essere, così in voi troverete la memoria, la quale tiene ed è atta a ritenere il tesoro de' beneficii di Dio; troveretevi lo intendimento, il quale ci fa participare la sapienzia del Figliuolo di Dio, intendendo e cognoscendo la sua volontà, che non vuole altro. che la nostra santificazione. Vedendo questo, l'anima non si può dolere nè conturbare di neuna cosa che avvenga, cognoscendo che ogni cosa è fatta con providenzia di Dio e con grandissimo amore.


Con questo cognoscimento voglio e vi prego per amore dello svenato Agnello, che medichiate l'ascaro e la malagevolezza che avete sentita per la partita di Stefano. Godete e esultate; chè non sarà senza accrescimento di grazia nell'anima sua e nella vostra. Per grazia di Dio, ilvederete tosto. Anco, dico che nel cognoscimento di voi voi troverete la clemenzia dolce dello Spirito Santo; che è quella parte che non dona, nè è altro che amore; e ciò che egli fa e adopera adopera per amore. Questo affetto troverete nell'anima vostra: perocchè la volontà non è altro che amore; ogni suo affetto e movimento non si muove per altro che per amore. Ama e odia quello che l'occhio del cognoscimento ha inteso e veduto. Or bene è vero adunque, carissima madre, che dentro nella cella dell'anima voi truovate tutto Dio, il quale dà tanta dolcezza e refrigerio e consolazione che per neuna cosa che avvenga si può turbare, perocchè ella è fatta capace della volontà di Dio.


Dirittamente l'anima allora diventa uno giardino pieno di fiori odoriferi di santo desiderio; e nel mezzo si è piantato l'arbore della santissima croce, dove si riposa l'Agnello immacolato, il quale diriga sangue, bagna e allaga questo dolce e glorioso giardino, e tiene in sè e' frutti maturi delle vere e reali virtù. Se volete pazienzia,ine è fondata mansuetudine; in tanto che non è udito il grido suo dell'Agnello per neuna mormorazione; umiltà profonda, vedendo Dio umiliato all'uomo, il Verbo umiliato all'obbrobriosa morte dellacroce. Se... carità, egliè essa carità: anco, più che... la forza dell'amore e dellacarità l'ha tenuto confitto e chiavellato in croce. Non eran sufficienti e' chiovi e la croce a tenere Dio-ed-uomo, se la forza della carità non l'avesse tenuto. Non mi maraviglio se quella che ha fatto di sè giardino per cognoscimento di sè, ella è forte contra tutto quanto il mondo; perocchè ella è conformata, e fatta una cosa con la somma fortezza. Veramente ella comincia a gustare l'arra di vita eterna in questa vita; ella signoreggia il mondo, perocchè se ne fa beffe. Le dimonia temono d'approssimarsi all'anima che arde nella divina carità.


Orsù, carissima madre, non voglio che dormiate più nella negligenzia nè nell'amore sensitivo; ma con un ardentissimo e smisurato amore vi leviate su, bagnandovi nel sangue di Cristo, e nascondendovi nelle piaghe di Cristo crocifisso. Non dico più. Son certa che, se starete in cella, come detto è, non troverete altro che Cristo crocifisso. E così dite a Corrado che faccia questo medesimo. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXLII - Ad Angelo da Ricasoli

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile, e non timoroso; acciocchè virilmente serviate alla dolce sposa di Cristo; adoperando per onore di Dio spiritualmente, secondo che nel tempo d'oggi questa dolce sposa ha bisogno. Son certa, che, se l'occhio dell'intelletto vostro si leverà a vedere la sua necessità,voi 'l farete sollicitamente, e senza veruno timore, o negligenzia. L'anima che teme di timore servile, neuna sua operazione è perfetta; e in qualunque stato si sia, nelle piccole cose e nelle grandi, viene mneno, e non conduce quello che ha cominciato alla sua perfezione. O quanto è pericoloso questo timore! egli taglia le braccia del santo desiderio: egli accieca l'uomo, che non gli lassa cognoscere nè vedere la verità. Perché questo timore procede dalla cechità dell'amore proprio di sè medesimo. Chè, subitochè la creatura che ha in sè ragione. s'ama d'amore proprio sensitivo, subito teme; e questa è la cagione perché teme, perché ha posto l'amore e la speranza sua in cosa debile, che non ha in sè fermezza nè stabilità veruna, anzi passa come 'l vento.

Oh perversità d'amore, quanto sei dannosa a' signori temporali e spirituali, e a' sudditi! Se egli è prelato, eglinon corregge mai, perché teme di non perdere la prolazione e di non dispiacere alli sudditi suoi. Così medesimamente il suddito. Perché umilità non è in colui che s'ama di così fatto amore, anzi è una radicata superbia. Il superbo non è mai obediente. Se egli è signore, non tiene giustizia, anzi commette inique e false giustizie, facendo secondo il piacere suo, o secondo il piacere delle creature. E così, per lo non correggere e non tenere giustizia, li sudditi ne diventano più cattivi, perché si nutricano nelli vizi e nelle malizie loro.

Poichè è tanto pericoloso l'amore proprio e il disordinato timore, è da fuggirlo, e da aprire l'occhio dell'intelletto nello obietto dell'immacolato Agnello, il quale è regola e dottrina nostra: e lui dobbiamo seguitare, perocchè egli è esso amore e verità; e non cerca altro che l'onore del padre e la salute nostra. Elli non temeva nè Giudei nè persecuzione loro, nè la malizia della dimonia, nè infamia, nè scherni, nè villania; nell'ultimo non temè l'obrobriosa morte della croce. Noi siamo gli scolari, che siamo posti a questa dolce e soave scuola. Voglio adunque, carissimo e dolcissimo padre, che con grandissima sollicitudine e dolce prudenzia apriate l'occhio dell'intelletto in questo Libro della vita, che vi dà sìdolce e soave dottrina; e non attendiate a veruna altra cosa che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, e al servizio della dolce sposa di Cristo. Con questo lume vi spoglierete dell'amore di voi proprio, e sarete vestito d'uno amore divino: cercherete Dio per la sua infinita bontà, che è degno d'essere cercato e amato da noi. Amerete voi e la virtù; e odierete il vizio per Dio. E di questo medesimo amore amerete il prossimo vostro.

Vedete bene, che la divina Bontà v'ha posto nel corpo mistico della santa Chiesa, nutricandovi al petto di questa dolce sposa, solo perché voi mangiate alla mensa della santissima croce il cibo dell'onore di Dio e della salute dell'anime. E non vuole che sia mangiato altro che in croce, portando le fadighe corporali con molti ansietati desiderii, siccome fece il Figliuolo di Dio, che insiememente sosteneva li tormenti nel corpo e la pena del desiderio; e maggiore era la croce del desiderio, che non era la croce corporale. Il desiderio suo era questo: la fame della nostra redenzione, per compire l'obbedienza del Padre Eterno, ewragli pena, infinochè none 'l vedeva compito. E anzi, come Sapienzia del Padre Eterno, vedeva coloro che participavano il sangue suo, e coloro che nol participavano per le colpe loro. Il sangue era dato a tutti; e però si doleva per la ignoranzia di coloro chenone 'l volevano participare. Questo fu quello crociato desiderio che portò dal principio infino alla fine. Data ch'elli ebbe la vita, non terminò però il desiderio, ma si la croce del desiderio. E così dovete far voi, e ogni creatura che ha in sè ragione; dare la fadiga del corpo e la fadiga del desiderio, dolendovi dell'offesa di Dio, e dannazione di molte tante anime quante vediamo che periscono. Parmi che sia tempo, carissimo padre, di dare l'onore a Dio, e la fadiga al prossimo. Non è da vedere più sè con amore proprio sensitivo, nè con timore servile; ma con vero amore e santo timore di Dio adoperare. E se bisogna dare la vita per onore di Dio, si debbe dare, non tanto che la sustanzia temporale. Spero per la infinita bontà di Dio, che, essendo voi uomo virile, voi il farete, e persevererete in quello che voi avete cominciato, cioè, d'essere fedele figliuolo della santa Chiesa. Ed esercitandovi in virtù, giungerete alla grande perfezione. Ho avuta grande allegrezza della buona perseveranzia e costanzia che avete avuta. Pregovi che infino alla morte non volgiate il capo in dietro; facendo come uomo virtuoso, e fiore odorifero, che dovete essere, nel corpo mistico della santa Chiesa; considerando ivi che quelli che non sono virili in virtù, non sono costanti.

Dissi che desideravo di vedervi uomo virile, e non timoroso, acciocchè meglio potiate adempire la volontà di Dio e il desiderio mio nella salute vostra. Accompagnatevi coll'umile e immacolato Agnello, e troverete il Re nostro, venuto a noi nella strada Umile e mansueto. Vergognerassi allora la propria sensualità di levare il capo per impazienzia, vedendo Dio tanto umiliato; il quale, per fare noi grandi, è fatto piccolo. E insegnaci la prima dolce Verità a diventare grandi. Con che? con la bassezza della vera milità. E però dissi che noi imparassimo da lui ad essere umili, e mansueti di cuore.

Orsù, carissimo Padre, destianci dal sonno della negligenzia, e virilmente corriamo, seguitando la dottrina della Verità. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXLIII - All'Arcivescovo di Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Reverendo e carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi pastore buono, con acceso e ardito desiderio, sì e per siffatto modo, che voi disponiate a porre la vita per le pecorelle vostre, imparando dalla prima dolce Verità Cristo Gesù, che per onore del Padre e salute nostra corse all'obbrobriosa morte della santissima croce. Voi, padre carissimo, seguitate le vestigie sue, per correggere li vizii, e piantare le virtù nell'anime de' sudditi vostri;non curando nè pene, nè obbrobri, nè scherni, nè villanie, nè fame, nè sete, nè veruna persecuzione che il mondo ovvero il dimonio ci potesse dare: ma virilmente, con affamato desiderio, correggete li sudditi vostri. Tenete, tenete l'occhio sopra di noi: fate almeno la vostra possibilità. E non fate vista di non vedere: chè non si vuole fare così; anzi si vuole vedere li difetti nostri, e lidifetti del Prossimo nostro, non per mormorazione, nè per falso giudizio; ma per una santa e vera compassione, con pianti e sospiri portarli innanzi a Dio; dolendosi dell'offesa che gli è fatta e della dannazione di quell'anima. Questo debbe fare ogni creatura che ha in sè ragione, verso del suo prossimo; ma molto maggiormente il dovete fare voi e gli altri prelati della santa Chiesa. Ed evvi richiesto, e dovetelo fare, ragguardando li sudditi vostri per compassione e per punizione: chè gli avete a punire e riprendere, secondo che trovate le colpe. Oimè, non tardate più; chè, per lo non correggere, le virtù e la vita della Grazia sono morte nell'anima; li vizii e l'amoreproprio vive, e il mondo perisce. Egli giace continuamente infermo a morte: perocchè, essendo l'uomo piagato di diverse piaghe e infirmità, e i medici d'esse infirmità (ciò sono i prelati), usano tanti unguenti, che già è imputridito. Non più unguento, per amore di Dio! Usate un poco la cottura, incendendo e cocendo il vizio per santa e vera giustizia, sempre condita con misericordia; e quella sarà la grande misericordia in punire e in riprendere li difetti loro. Chè maggiore crudelità non può usare chi governa lo infermo, che dargli le cose contrarie. Oh per l'amore di Cristo crocifisso, non dormite più, destatevi per fuoco d'amore e (d'odio e dispiacimento dell'offesa di Dio. Almeno fate la vostra possibilità: e, fatto il potere, sete scusato dinanzi a Dio. E so bene che tutto voi non potete vedere; ma mettete le spie de' servi di Dio, che v'aiutino a vedere; perocchè infino alla morte si dee fare ciò che si può per amore del Salvatore nostro. Non ci sía timore nè amore servile: che se ci fusse, starebbe l'anima a grande pericolo e in dubbio della salute sua. Convienvi, adunque, fare ragione d'avere perduta la vita del corpo, e metterla per uscita. E facendo così, mostrerete d'essere amatore e seguitatore di Cristo crocifisso.

Voi, pastore, averete imparata la regola e dottrina del Pastore buono, che ha posto la vita per noi. E però io dissi che desideravo di vedervi pastore bono; perché altra via nè modo non ci veggo per salute vostra e loro. Sopra questa materia non dico più; se non che sotto l'ale della vera umilità e odio e dispiacimento del peccato, e dell'ardentissima carità gli nascondiate, pascendo l'anime de' doni e grazie spirituali, il corpo del cibo corporale, nutricando li poverelli, secondo la necessità loro. Voisapete che sete Padre: adunque, siccome Padre, nutricate li vostri figliuoli.

Ho inteso, secondo che mi scrive 'l priore di Santa Caterina che voi avete fatto novità al vestire di santa Caterina dell'abito di san Domenico; e volete che le tenghino lo interdetto dicendo che il privilegio che hanno non vale. E io vi dico che vale. Perocchè io mostrai la copia, quando io fui a Vignone al santo Padre; e accettollo: anzi per quello ebb'io il privilegio che egli mi diè. Sicchè iovi prego per l'amore di Cristo Gesù cricifisso, che voi non diate a loro questa sconsolazione. Attendete a quelle cose che dovete fare, che è di dovere; e di questo, per l'amore di Dio, non vi vogliate gravare. Credetemi, carissimo padre, che se fusse altrimenti, io non ve ne pregherei, perch'io non vorrei che d'uno minimo atto voi trapassasse l'obedienza imposta a voi dal santo Padre; ma io sarei con voi insieme a storpiarlo. Pregovi che mi facciate questa grazia e misericordia. Io non vi domando nè domanderò mai cosa che sia fuora del dovere. Non dico più. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, acciocchè 'l fuoco dell'amore, che troverete nel sangue, consumi ogni freddezza, e dissolva ogni durezza del cuore e dell'anima vostra. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXLIV - A maestro Francesco, di maestro Bartolomeo, medico di Siena di gran fama

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi spregiatore del peccato mortale; perocchè in altro modo non potreste avere la divina Grazia nell'anima vostra. Ma questa non veggo che possiate avere, nè voi nè altri, se l'uomo non ha il lume, col quale lume possa vedere e cognoscere la gravezza del peccato, e il bene della virtù. Però che la cosa che non si cognosce, non si può amare, cioè quella ch'è degna d'amore, nè odiare quella che è degna d'odio; nè cognoscere senza 'l lume. Ecci dunque di bisogno il lume; il quale lume abbiamo nell'occhio dell'Intelletto colla pupilla della santissima Fede, quando la nuvila dell'amore proprio non l'ha offuscato.

E se l'amore proprio ci fusse, il, dobbiamo levare via, acciò che non sia impedito il nostro vedere; e coll'amore santo cacciare l'amore perverso della propria sensualità, il quale amore proprio consuma, e tolle la Divina Grazia dell'anima e corrompe ogni sua operazione. Siccome il cattivo arbore, che tutti e' frutti suoi sono corrotti; così sono quelli dell'uomo che sta nell'amore sensitivo, ond'egli ha tratto la gravezza del peccato mortale. E però ogni sua operazione è corrotta: e hagli tolta la luce,e data la tenebra per sì fatto modo, che non cognosce nè discerne la verità. Anco, ha guasto il gusto e li appetiti dell'anima; onde le cose buone gli paiono cattive, e le cattive gli paiono buone; le virtù vere spregia, l'amore di Dio e la dilezione del prossimo fugge, e tutto il suo diletto piglia nelle delizie e nelli diletti del mondo. E se egliama il prossimo, non l'ama per Dio, ma per propria utilità.

Ma colui che in verità è privato dell'amore sensitivo, ama il suo Creatore sopra ogni cosa, e il prossimo come sè medesimo. Il quale amore non può avere, che prima col lume dell'intelletto nen cognosca, sè medesimo non essere, e l'essere suo ricognosca da Dio, e ogni grazia ch'è posta sopra l'essere. Allora, quando così dolcemente cognosce sè, e il difetto suo e la bontà di Dio; odia ilsuo difetto, e il proprio amore che n'è cagione; e ama la virtù; e per amore della virtù, la quale egli ama per amore del suo Creatore, si dispone a sostenere ogni pena, prima che offendere Dio e contaminare la virtù; e tutte le sue operazioni sono drizzate secondo Dio, e spirituali e temporali. E in ogni stato che egli è, ama e teme il suo Creatore. Onde, s'elli ha le ricchezze e lo stato del mondo, e figliuoli, e parenti, amici; egli possiede ogni cosa come cosa prestata, e non come cosa sua; e usale con modo, e non senza modo. E s'elli è nello stato del matrimonio, si vi sta ordinatamente, come a sacramento; avendo in riverenzia e' dì che sono comandati dalla santa Chiesa. S'egli ha a conversare con le creature e a servirle, elli le serve schiettamente, non col cuore finto, malibero, avendo rispetto solamente a Dio.

Egli ordina le potenzie dell'anima sua, e tutti e' sentimenti del corpo. Onde la memoria ordina a ritenere e' beneficii di Dio, e lo intelletto ad intendere la sua volontà, la quale non vuole altro che la nostra santificazione; e la volontà dispone ad amare il suo Creatore sopra ogni cosa. Ordinate che sono le potenzie dell'anima, sono ordinati tutti e' sentimenti del corpo.

E così vi prego, carissimo fratello, che facciate voi. Ordinate la vita vostra; aprite l'occhio dell'intelletto a cognoscere la gravezza della colpa, e la larghezza della bontà di Dio. Facendo così, in ogni stato che voi sarete, sarete piacevole a Dio; e sarete arbore fruttifero, e producerete frutti di vita, cioè di vere e sante virtù: e in questa vita comincerete a gustare l'arra di vita eterna. Ma considerando me, che in neuno modo la pace, la quiete, e la Grazia possiamo ricevere senza il cognoscimento col lume della santissima fede (nel qual lume cognosciamo noi medesimi, e la gravezza del peccato mortale, e la bontà di Dio, e il tesoro delle virtù, però vi dissi che iodesideravo di vedervi spregiatore della colpa del peccato mortale; e così vi prego che facciate. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXLV (245) - A un genovese del terzo ordine di San Francesco, che aveva preso una conversazione spirituale con una donna; per lo che pativa molte pene

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. lo Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero combattitore, siccome vero cavaliere virile, col lume e con loscudo della santissima fede riparare ai colpi; e con esso lume, cognoscere quale è quella cosa che fortifica i nemici, e quale c'indebilisce; acciocchè abbracciate il rimedio che gli fa debili, e fuggiate la cagione che gli fortifica. Quale è la cagione che li fortifica? è la propria volontà, fondata in amore proprio di sè medesimo. Questo amore indebilisce la volontà, e fálla vollere come foglia al vento. Ciò che l'amore sensitivo ama, la volontà vicorre, consentendo volontariamente al piacere di quella cosa che ama. Nella quale volontà sta la colpa; e non i movimenti che desse l'amore sensitivo in volere amare quelle cose che sono fuore della volontà di Dio e della ragione, se non in quanto la volontà consenta. E però la volontà, che séguita l'amore proprio di sè, fortifica i nemici, e s'indebilisce come detto è quale è quella cosa che fortifica l'anima, e indebilisce i nemici è la volontà nostra, vestita, per affetto d'amore, della volontà di Dio; laquale volontà è di tanta fortezza, eh, nè dimonio nè creatura la può indebilire se essa medesima ion vuole. E perché ella è forte? Perché volontariamente s'è unita in Dio, che è somma ed eterna fortezza. Ella è ferma, e stabile; perché lo Dio nostro, in cui ella fa mansione, è immutabile: onde ella non si muove altro che in lui. E onde aquista l'anima questa fortezza? dalla dottrina del dolce e amoroso Verbo, ragguardandola col lume della santissima fede; nella quale dottrina, e nel sangue suo, cognobbe che la volontà di Dio non cerca nè vuole altro che la nostra santificaione. E però se ne innamorò, e vestissene; annegando la volontà sua in quella di Dio.

Questa volontà fa l'anima prudente: che non è idiota, nè senza lume; ma cm sapienzia e grande discrezione ordina la vita sua, stando sempre attento di fuggire quelle cose che gli abbiano a tollere Dio. E perché vede che l'amore sensitivo gli 'l tolle, però odia la propria sensualità; e ama la ragione: onde con lume di ragione fa ogni suo fatto. Ama il suo Creatore senza mezzo, e senza misura: e non tanto che egli vi voglia mettere in mezzo le cose create, o le creature; ma egli non ci vuole per mezzo sè medesimo, cioè la propria perversa volontà. E come egli renuncia a sè; così rifiuta le creature, e tutte le cose create: cioè, che non le ama fuore della volontà di Dio, ma bene le ama per Dio; onde l'amore suo è ordinato. Che se egli ama la creatura, l'ama per l'amore del Creatore, con modo, e non senza modo; con misura, e non senza misura.

E con quale misura? con quella della carità di Dio. Non tolle altra misura, perocchè ne rimarrebbe ingannato, siccome fanno molte persone imperfette, che si lassano pigliare al dimonio coll'amo dell'amore. Cominciando a misurare con la carità di Dio; cioè d'amare le creature per lui; poi escono di questa dritta misura, e caggiono nella misura della propria sensualità. E vedrassi il cieco che coll'amo della devozione ha perduto Dio, e l'orazione santa, della quale s'aveva fatta madre; vedesi gittare a terra l'armi con le quali si difendeva, indebilita la volontà, e fortificati i suoi nemici; e trovasi nell'ultima ruina. Già ha conceputa la morte; non ha, se non a parturire. E non si sente; nè fugge quella creatura come veleno; ma séguita, e va dietro al veleno. Le velenate cogitazioni e movimenti non potiamo noi tenere che non vengano. perché la carne è pronta a impugnare contra lo spirito; e il dimonio non dorme mai, anco insegna a noi negligenti esser solliciti alla vigilia. Ma bene può il liberoarbitrio legare la volontà, che ella non consenta, nè volontariamente li riceva in casa sua; e può fuggire che attualmente non si voglia ritrovare in quello luogo. Ma per la sua cechità pare che voglia aspettare che si vegga cadere uno angelo dal cielo, a andarne nel profondo dell'inferno.

Oh maladetta devozione, quanto se' uscita dalla misura tua! Oh sottile amo, tu entri queto come il ladro che fura; poi ti fai domestico della casa; e poichè hai abbacinato l'occhio dell'intelletto, ti fai manifesto. E non se' veduto; ma ben si sente la puzza tua. O carissimo e delcissimo fratello in Cristo dolce Gesù, tolliamo la mano dell'odio con contrizione di cuore e dispiacimento della colpa, e con essa mano traiamo la brusca dall'occhio sicchè rimanga chiaro, acciochè cognosciamo questo falso nemico. Fuggasi la volontà, che non consenta alle cogitazioni del cuore; e ritraggasi il corpo, che in tutto si levi dal luogo e dalla presenzia della creatura.

Oimè, oimè, attachianci all'arbore della croce, e ragguardiamo l'Agnello svenato per noi e ine racquistiamo il fuoco del santo desiderio, e con esso desiderio ritroviamo la madre nostra della santissima e umile orazione, fedele e continua. Altrimenti, sarebbe madre senza latte, e non notrirebbe i figliuoli delle virtù nell'anima colla dolcezza sua. Subito che averemo ritrovata questa madre, riaveremo la misura della carità di Dio, con la quale ci conviene misurare l'affetto e l'amore che abbiamo alla creatura che ha in sè ragione: saremo fatti forti: tolta sarà da noi ogni debilezza; e saremo virili, perché sarà spento in noi il piacere femminile, che fa il cuore pusillanime. Privati saremo della tenebra, a anderemo per la luce, seguitando la dottrina di Cristo crocifisso. Tutti fortificati con lo scudo della santissima fede, staremo nelcampo della battaglia, non rifiutando fadiga, nè mai volleremo il capo indietro, ma con lunga perseveranzia, senza alcuno timore servile, con timore santo, vedendo i nostri nemici debili, e noi fatti forti della somma fortezza. E nella perseveranzia, vedremo la corona della gloria, apparecchiata non a chi solamente comincia, ma a chi persevera infino alla fine. E però, essendosi l'anima vestita di fortezza, è perseverante; altrimenti, no.

Per la qual cosa io vi dissi ch'io desideravo di vedervi vero combattitore, acciocchè nieglio potiate compire la volontà di Dio e il desiderio mio, e sovvenire alla vostra necessità. Ponetevi il sangue di Cristo dinanzi all'occhio dell'intelletto vostro, sicchè vi faccia inanimare alla battaglia. In questo glorioso sangue s'anneghi la volontà; acciocchè muoia, e, come morta, non consenta alle malizie del dimonio nè delle creature, nè alla fragile carne. Efuggite il luogo, se voi avete cara la vita dell'anima vostra. Fatto questo, non curate le battaglie e le molestie del dimonio: e non venite a confusione di mente; ma portate con pazienza la pena, e con dispiacimento la colpa che seguirebbe a consentire volontariamente, e attualmente mandarla in effetto. Non siate negligente, ma sollecito. Disponete il gusto a sentire l'odore delle virtù,e della vera e santa povertà per amore del povero e umile Agnello. Poichè avete messo mano all'aratro, non vollete il capo indietro a mirarlo.

Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Fuggite nella cella del cognoscimento di voi, dove troverete la larghezza della bontà e carità di Dio, che v'ha campato dall'inferno. Gesù dolce, Gesù amore.


CCXLVI - Al Priore di Cervaja, presso Genova

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre per riverenzia di quello dolcissimo Sacramento, e figliuolo, dico per vero e santo desiderio (il quale desiderio partorisce l'anima vostra nel cospetto di Dio per santissima orazione, siccome la madre partorisce il figliuolo), io Catarina, misera miserabile serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo, e vi conforto e raccomandomivi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi il cuore e l'affetto consumato nel consumato ardentissimo suo amore. Il quale suo amore consumò e arse e distrusse tutte le nostre iniquitadi in su 'l legno della santissima e venerabile croce. E non finì nè finisce mai, questo dolce fuoco; perocchè se finísse l'affetto suo in noi, verremmo meno. Perocchè finirebbe quello che ci diè l'essere; ché solo il fuoco dell'Amore il mosse a trare noi di sè. Anco, pare che provvedesse la inestimabile carità di Dio alla fragilità e miseria dell'uomo; perocchè, essendo sempre atto e inchinevole ad offendere il suocreatore Dio, providde, a conservarlo, la medicina contra la sua infermità.

La medicina contra le infermitadi nostre non è altro che esso fuoco d'amore, il quale amore è amore che non è mai spento da te. Questo riceve l'anima per medicina, quando ragguarda in sè piantato il gonfalone della santissima croce. Perocchè noi fummo quella pietra, dove fu fitta, e che tenne, questa croce; perocchè nè chiovo nè legno era sufficiente a tenere questo dolce Agnello immacolato, se l'amore e l'affetto non l'avesse tenuto. Quando dunque l'anima ragguarda tanto dolce e cara medicina, non dee cadere in negligenzia, ma debbesi levare con l'affetto e col desiderio suo, e distendere le mani con uno odio e dispiacimento di sè medesimo; e fare come fa l'infermo, che odia la infermità, e ama la medicina che gli è data per lo medico.

O figliuolo e padre in Cristo Gesù, levianci col fuoco dell'ardentissimo amore, con odio e profonda umilità: cognoscendo noi non essere, e ponendo le infermitadi nostre dinanzi al medico Cristo Gesù. Distendasi la mano vostra a ricevere l'amare medicine che sono date a noi. Queste sono le amaritudini che spesse volte l'uomo riceve, cioè molte tenebre e tentazioni, e cenfusione di mente, o altre tribolazioni che venissero di fuore: le quali allora molto ci paiono amare; ma se faremo come il savio infermo, saranno a noi di grandissima dolcezza. Cioè, che noi ragguardiamo all'affetto del dolce Gesù, che ce le dà. Vedendo che nol fa per odio, ma per singolare amore, perocchè non può volere altro che la nostra santificazione. Veduta la sua bontà, e noi vediamo poi la nostra necessità; perocchè grande necessità è a noi averle; però che senz'esse caderemo in ruina. Ma elle ci fanno cognoscere noi medesimi, e levanci, dal sonno della negligenzia; e tollonci la ignoranzia; perochè, n'ha fatto vomitare l'atto della superbia. Onde per questo, nasce una giustizia, con una santa e dolce pazienzia in volere, sostenere ogni pena e tormento, e reputarsi indegno della pace e quiete della mente. Or questo fa l'anima innamorata di Dio, che ha conceputo in sè perfettissimo odio. Aperto dunque l'occhio dello intendimento, e ragguardato in sè la inestimabile bontà e carità di Dio; a costui le pene gli paiono tanto dolci e soavi, che non pare che d'altro si possa dilettare: e sempre pensa in che modo possa sostenere pena per amore dell'odio suo.

A questo dunque vuole e desidera l'anima mia di vedervi andare: sì che, se Dio ci conduce, e, concede grazia d'affa digarsi, e dare la vita per lui, se bisognerà, siafornita la navicella dell'anima nostra di sangue, e del fuoco della divina carità; cercandolo e acquistandolo per lo modo detto di sopra. Altro non dico. Abbiate l'occhio sopra i sudditi vostri, e mai non si serri per neuna cosa. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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