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Lettere di Santa Caterina da Siena da 232 a 310 (4)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 11:14
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03/12/2022 11:02
 
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CCLIV (254) - A Pietro di missere Jacomo Attacusi de' Tolomei, da Siena



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimo e dilettissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi amatore e servitore di Cristo crocifisso; perocchè in altro modo non possiamo piacere a Dio. E questo doviamo fare per debito; perocchè ogni creatura che ha in sè ragione, è tenuta e obligata d'amarlo: però che da Dio non aviamo ricevuto altro che servizio, diletto e piacere; e hacci amati senz'essere amato da noi. Perocchè, non essendo noi, ci creò alla immagine e similitudine sua; e, perdendo la Grazia per lo peccato della disobedienzia di Adam, ci donò il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo, solo per amore, non perché da noi avesse ricevuto servizio, ma offesa. E per la offesa noi eravamo caduti in guerra con Dio; ed esso Dio, offeso da noi, ci donò il Verbo del Figliuolo suo, e fecelo nostro mezzo e tramezzatore, facendo pace della grande guerra, con lo prezioso sangue dell'Agnello. Dunque la obedienzia sua ha sconfitta la disobedienzia di Adam: e come per la disobedienzia contraemmo tutti peccato, così per l'obedienzia del Figliuolo di Dio abbiamo tutti contratto la Grazia. Ed è infinita la grazia che noi ricevemmo per mezzo di questo Verbo. Però che tanto, quanto l'uomo offende, ed elli torna al sangue di Cristo con dolore e amaritudine della sua colpa, tanto riceve misericordia, essendoci ministrato il sangue con la santa confessione. Perocchè, vomitando il fracidume delle nostre iniquitadi con la bocca, cioè confessandoci bene e diligentemente al sacerdote; egli allora assolvendoci, ci dona il sangue di Cristo, e nelsangue si lava la lebbra de' peccati e delli difetti che sono in noi. Tutto questo dono ci ha dato Dio per amore, e non per alcuno debito. Dunque ben siamo tenuti di amare, e dobbiamo amarlo, se noi non vogliamo l'eterna dannazione.


Ma attendete una cosa: chè chi farà contra questo sangue.o terrà con coloro che perseguitano il sangue, cioè, che con ingiuria, scherni e vituperio perseguitano la sposa di Gesù Cristo, questi tali giammai, se elli non sicorreggono, non parte ciperanno il frutto del Sangue.


E non gli sarà scusa, perché s'ammantino col mantello de' difetti de' ministri del Sangue, dicendo: «Noi perseguitiamo li difetti de' mali Pastori». Chè siamo venuti a tanto, noi falsi Cristiani, che ci pare far sacrificio a Diofacendo per secuzione alla sposa sua. Chè, poniamochè li ministri sian demoni incarnati, e pieni di molta miseria, non dobbiamo però noi essere manigoldi nè giustizieri di Cristo. Però che sono gli Unti suoi; e vuole che rimanga a lui a fare la giustizia di loro, ed a cui egli l'hacommessa. E però signore temporale o legge civile non se ne può impacciare, che non caggianella morte dell'anima sua; perché Dio non vuole. Costui non mostra segno che ami il suo Creatore; anco, mostra segno d'odio. Bene è ignorante e miserabile colui che si vede tanto amare, che egli non ami. E grande è la pazienzia di Dio che sostiene tanta iniquità.


Non ci scordiamo dunque di servire ed amare il nostro Creatore, però che siamo tenuti d'amarlo, come detto è. E servire non è vergogna; perché servire a Dio, non è essere servo, ma è regnare. E tanto quant'è più perfetto il servigio, e più si sottomette a lui, tanto è piùlibero e fatto signore di sè medesimo, e non è signoreggiato da quella cosa che non è, cioè il peccato. Perocchè a maggior miseria non si può recare l'uomo, che farsi servo e schiavo del peccato; però che perde l'essere della Grazia, e serve a non cavelle, e diventa non cavelle.


Bene è dunque miserabile cosa dell'uomo cieco e stolto senza neuno lume, che egli avvilisca tanto sè medesimo per disservire il suo Creatore, e per servire al dimonio e al mondo con le sue delizie (che non ha alcunia fermezza) e alla propria sensualità; e' lassa di servire laBontà infinita, che l'ama tanto inestimabilmente, e sì dolce e glorioso Signore, il quale ci ha ricomperati non d'oro nè d'argento, ma del prezioso sangue dell'unigenito suo Figliuolo. E non è alcuno che possa ricalcitrare a lui. Perocchè noi siamo venduti, e non ci possiamo più vendere nè a dimonio nè a creatura, servendo alle creature fuore di Dio. Noi siamo ben tenuti e obbligati di servire al prossimo nostro, ma non di servizio che sia contra la volontà di Dio. O quanto è gloriosa la signoria che l'anima ac quista per servire il suo Creatore! Però che ella signoreggia tutto il mondo, e fassi beffe de' costumi e de' modi suoi; e signoreggia sè medesimo, e non è signoreggiato dall'ira nè dalla immondizia nè da alcuno altro vizio, ma tutti li signoreggia con affetto e amoredella virtù. Molti sono che signoreggiano le città e le castella, e non signoreggiano loro: ma ogni signoria senza questa è miserabile, e non dura. E sempre la tiene imperfettamente, e con poca ragione, e con men giustizia; ma farà ragione e giustizia, secondo la propria sensualità e amore proprio di sè e secondo al piacere e volontà degli uomini. Onde allora non è giustizia, ma è ingiustizia; perocchè la giustizia non vuol essere contaminata coll'amore proprio nè con dono di pecunia, nè con lusinghe nè di piacere dell'uomo. E però colui che l'ama, vorrà innanzi morire che offendere Dio in questo o in alcuna altra cosa. Onde allora è servo fedele, ed è fatto signore di sè medesimo, signoreggiando la propria sensualità e il libero arbitrio con la ragione. Adunque, poich'è di tanta dignità lo amore e il servire a Dio; ed è necessario alla salute nostra; e lo contrario è tanto pericoloso e di tanta miseria; voglio e pregovi, fratello carissimo, che voi 'l serviate con tutto il cuore e con tutto l'affetto. E non aspettate il tempo, però che non sete sicuro d'averlo: perocchè noi siamo condennati alla morte, e non sappiamo quando. E però non doviamo perdere il tempo presente per quello che non siamo sicuri d'avere.


E perché aviamo detto che noi siamo tenuti d'amare Dio;dico che colui che ama, deve fare utilità a colui che egli ama, e debbe servirlo. Ma io veggo che a Dio non possiamo fare utilità; perocchè pro non gli facciamo del nostro bene, nè danno del nostro male. Che doviamo dunque, fare? Doviamo rendere gloria e loda al nome suo, e menare la vita nostra piena d'odori di virtù; e 'l frutto e la fatiga dare al prossimo, cioè con nostra fatigafargli utilità, e servirlo in quelle cose che sono secondo Dio, e portare e sopportare li difetti suoi con vera carità, ordinata e non disordinata. Amore disordinato è di commettere la colpa per campare, o per piacere al prossimo. Non vuol esser così: perocchè l'ordinato amore in Dio non vuole ponere l'anima sua per campare tutto quanto il mondo. E se fosse possibile che per commettere uno peccato egli mandasse ogni creatura che ha in sè ragione, a vita eterna; nol debbe fare. Ma ben debbe ponere la vita corporale per l'anima del suo prossimo, e la sustanzia corporale per campare il corpo. Or per questo modo, e con questo mezzo del prossimo ci conviene amare Dio: e così mostreremo che noi lo amiamo. Così sapete che Cristo disse a santo Pietro, quando disse: «Pietro, amimi tu?» E, rispondendo Pietro, che ben sapeva che egli l'amava; compite le tre volte, disse: «Se tu mi ami, pasci le pecorelle mie». Quasi dica: a questo mi avvedrò se tu m'ami; cioè: non potendo fare utilità a me, se sovverrai al prossimo tuo, nutricandolo, e dandogli la fadiga tua con la santa e vera dottrina. A noi dunque conviene sovvenírlo secondo l'attitudine nostra, chi con la dottrina, e chi coll'orazione, e chi con la sustanzia; echi non può colla sustanzia, sovvenire con gli amici; acciò che noi siamo sempre con la carità del prossimo, facendo utilità a questo mezzo che Dio ci ha posto. Onde io vi richieggio a voi per grazia e per misericordia, e cosìdichiaro la parola, di Cristo: «Pietro, ami tu il tuo Creatore e me?

Or mi servi nel prossimo tuo, che ha bisogno o necessità, giusta il nostro potere; sempre messo innanzi l'onore di Dio, senza alcuna offesa». Io ho inteso che Luisi della Vigna da Capua, fratello di dove ha vita senza morte e luce senza tenebre, sazietà senza fastidio e fame senza pena. E io m'obbligo a lui, e a voi, di sempre, mentr'io viverò, offerire continue orazioni, lagrime e desiderii per la salute vostra, secondo che la divina Grazia mi concederà. Altro non ho che darvi. Fate quello di lui che di me medesima, per l'amore di Cristo crocifisso, e acciò che dimostriate l'amore che voi gli avete, e per amore di me e frate Raimondo, è preso dalla gente del prefetto, il quale era con la gente della Reina; e hannogliposto di taglia quattromila fiorini, la qual cosa non è possibile a lui di fare, perché è povero. Prego dunque voi, e stringo in quella ardentissima carità, la quale Dio ha mostrata a voi e a ogni creatura per mezzo del sangue del suo Figliuolo, che voi preghiate il Prefetto per vostraparte (chè ho inteso il potete fare), e per misericordia, che per amore di Cristo crocifisso ci faccia questa grazia e misericordia, che egli sia lassato, e non gli sia richiestoquello che non può fare. E ditegli che questa è limosina; e faccia ragione che Dio per questo gli conservi il tempo a correggere la vita sua, e venga a vera virtù, e a pace e aquiete dell'anima e del corpo, e spezialmente a riverenzia e a obedienzia della santa Chiesa; siccome servo fedele Cristiano. Perocchè dopo questo ne gli séguita la vita durabile, di frate Raimondo che è padre dell'anima mia. Raccomandatemi al Prefetto, e ditegli che séguiti le vestigie di Cristo crocifisso, e anneghisi nel sangue di Cristo crocifisso. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione dì Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLV - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e dolcissimo padre, la vostra indegna e miserabile figliuola Catarina in Cristo dolce Gesù vi si raccomanda nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi uomo virile,senza veruno timore o amore carnale proprio di voi medesimo o di veruna creatura congiunta a voi per carne; considerando e vedendo io nel cospetto dolce di Dio, che veruna cosa v'impedisce il santo buono desiderio vostro, ed è materia d'impedire l'onore di Dio e la esaltazione e riformazione della santa Chiesa, quanto questo. Però desidera l'anima con inestimabile amore, che Dio per la sua infinita misericordia vitolga ogni passione, e tepidezza di cuore, e riformivi un altro uomo, cioè di reformazione d'affocato e ardentissimo desiderio: chè in altro modo non potreste adempire la volontà di Dio, e il desiderio de' servi suoi. Oimè, oimè, babbo mio dolcissimo, perdonate alla mia presunzione, di quello ch'io vi ho detto, e dico: son costretta dalla dolce prima Verità di dirlo. La volontà sua, Padre, è questa, e così vi dimanda. Egli dimanda che facciate giustizia dell'abondanzia delle molte iniquità che si commettono per coloro che si notricano e pascono nel giardino della santa Chiesa; dicendo che l'animale non si debba nutricare del cibo degli uomini. Poichè esso v'ha data l'autorità, e voi l'avete presa; dovete usare la virtù epotenzia vostra: e non volendola usare, meglio sarebbe a refutare quello che è preso: più onore di Dio, e salute dell'anima vostra sarebbe.

L'altra si è, che la volontà sua è questa, e così vi dimanda; egli vuole, che vi pacifichiate con tutta la Toscana, con cui avete briga; traendo di tutti quanti li vostri iniqui figliuoli, che hanno ribellato a voi, quello che se ne può trare, tirando quanto si può senza guerra, ma con punizione, secondo che dee fare il padre al figliuolo quando l'ha offeso. Anzi addimanda la dolce bontà di Dio a voi, che piena autoritate diate a coloro che vi dimandano di fare i fatti del passaggio Il santo; che è quella cosa che pare impossibile a voi, e possibile alla dolce bontà di Dio, che ha ordinato, e vuole che sia così.

Guardate, quanto avete cara la vita, che non ci commettiate negligenzia: nè tenete a beffe le operazioni dello Spirito Santo, che sono addimandate a voi, che 'l potete fare. Se voi volete giustizia, la potete fare. Pace potrete avere traendone fuora le perverse pompe e delizie del mondo, conservando solo l'onore di Dio e Il debito della santa Chiesa. Autorità di darla a coloro che ve la dimandano, anco l'avete. Adunque, poichè non sete povero, ma ricco, che portate in mano le chiavi del Cielo, a cui voi aprite è aperto, e a cui voi serrate è serrato; nonfacendolo, ricevereste reprensione da Dio. Io, se fussi in voi, temerei che 'l Divino giudicio non venisse sopra di me. E però vi prego dolcissimamente da parte di Cristo crocifisso che voi siate obediente alla volontà di Dio; chè so che non volete nè desiderate altro, che di far la volontà sua, acciocchè non venga sopra di voi quella dura reprensione. «Maladetto sia tu, che 'l tempo e la forza che ti fu commessa, tu non l'hai adoperata!» Credo, Padre, per la bontà di Dio, ed anco pigliando speranza della vostra Santità, che voi farete si che questo non verrà sopra di Voi.

Non dico più. Perdonatemi, perdonatemi: chè 'l grande amore ch'io ho alla salute vostra, e il grande dolore quandoveggo il contrario, mel fa dire. Volentieri l'averei detto alla vostra propria persona per scaricare a pieno la coscienzia mia. Quando piacerà alla vostra Santità, ch'io venga a voi, verrò volentieri. Fate si che io nonmi richiami a Cristo crocifisso di voi; chè ad altro non mi posso richiamare, che uon ci è maggiore in terra. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Umilmente v'addimando la vostra benedizione. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLVI - A M. Niccolo, Priore della Provincia di Toscana

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi cavaliere virile, spogliato dell'amore proprio di voi medesimo, e vestito dell'amore divino. Perché il cavaliere ch'è posto per combattere in sul campo della battaglia, debbe essere armato dell'arme dell'amore, che è la più forte arme che sia. E non basterebbe che l'uomo fusse armato solamente di e corazze e di panziere; perocchè spesse volte diverrebbe, che se non avesse l'arme dell'amore, e il desiderio d'appetire onore, e volere sapere la cosa per la quale egli combatte; subitochè egli vedesse e' nemici, temerebbe e volgerebbe il capo a dreto. Così vi dico che l'anima che comincia ad intrare nel campo della battaglia per combattere co' vizi, col mondo, col dimonio, e con la propria sensualità, se non s'arma dell'amore della virtù, e non si reca il coltello in mano dell'odio, e dellavera e santa conscienzia fondata in amore divino; giammai non combatte, ma viensi meno; e, come negligente persona che è armata della propria sensualità, si pone a giacere, dormendo ne' vizi e nei peccati.

Questa è qual'arme gloriosa che scampa l'uomo dalla morte eternale, e gli dà lume, e tollegli la tenebra. E da stato bestiale, viene a stato d'uomo. Chè colui che vive nei vizi e nei peccati e nella molta immondizia, egli prende i costumi e la forma delle bestie: chè, come la bestia non ha in sè ragione, anzi va secondo gli appetiti suoi; così l'uomo ch'è fatto bestiale, ha perduto il lume della ragione, e lassasi guidare a movimenti carnali, e agli altri disordinati appetiti che gli vengono; e tutto ilsuo diletto non è in altro che in disonestà, e in ben mangiare e bere, in delicatezze, delizie, Stati, e onori del mondo, i quali tutti passano come 'l vento. Costui non è cavaliere vero, e non è da ricevere i colpi perché s'è messa l'arme della morte, e posta in sè la condizione dell'animale. Questo non voglio tocchi a voi: ma voglio che virilmente e realmente siate uomo; e non tanto che uomo; ma, crescendo in virtù, avendo combattuto già co' vizi, come detto è, vegnate a stato angelico, voi e la vostra compagnia, siccome Dio v'ha chiamati. Chè voi sapete che lo stato umano è lo stato del matrimonio; a stato angelico sete voi, e la vostra religione, siccome glialtri religiosi, i quali ha posti nello stato della continenza. Non sarebbe cosa convenevole, anzi sarebbe spiacevole a Dio, e abominevole al mondo, che voi che sete chiamati e andate alla maggiore perfezione, che non tanto che in stato umano o in stato angelico, ma voi sete posti nello stato de' gloriosi martiri, posti a dare la vita perCristo crocifisso; che voi foste poi nello stato delle bestie, molto sarebbe spiacevole a mescolare grande tesoro col brutto, e miserabile loto.

Orsù virilmente, senza veruno timore servile, alle due battaglie, che Dio v'ha posto! La prima è la battaglia generale data ad ogni creatura che ha in sè ragione: chè, come siamo in tempo da discernere il vizio dalla virtù, così siamo attorniati da' nemici nostri, cioè, dal dimonio, e dalla propria carne e perversa sensualità, che sempre impugna contro lo spirito. Ma con l'amore della virtù e odio dei vizio gli sconfiggerete. L'altra battaglia è in particulare data a voi per grazia, della quale ognuno non è fatto degno; alla quale battaglia vi conviene andare armato non solamente d'armatura corporale, ma dell'arme spirituale. Chè se non aveste l'arme dell'amore dell'onore di Dio, e desiderio d'acquistare la città dell'anime tapinelle infedeli, che non participano il sangue dell'Agnello: poco frutto acquistereste con l'arme materiale. E però io voglio, carissimo padre e figliuolo, che voi con tutta la vostra compagnia vi poniate per obietto Cristo crocifisso, cioè, il sangue prezioso dolcissimo suo, il quale fu sparto con tanto fuoco d'amore per torci la morte e darci la vita, acciocchè pienamente in grande perfezione venga in effetto quello perché voi andate; e riceviate il grandissimo frutto, cioè frutto di grazia e di vita: chè dalla Grazia giugnamo alla vita durabile.

Imparate da questo consumato e svenato agnello che in su la mensa della croce, non ragguardando la sua fadiga nè la sua amaritudine, ma con diletto del cibo dell'onore del padre e salute nostra si pose a mangiarlo in su la mensa dell'obbrobriosa croce. E, siccome innamorato dell'onore del Padre eterno e della salute dell'umana generazione, egli sta fermo e costante, e non si muove per fadighe nè strazi nè ingiurie nè scherni nè villanie; non per nostra ingratitudine, che si vedeva dare la vita per uomini ingrati e sconoscenti di tanto beneficio. Il re nostro fa come vero cavaliere che persevera nella battaglia insino che sono sconfitti i nemici, e, presoquesto cibo, con la carne sua flagellata sconfisse il nemico della carne nostra; con la vera umilità (umiliandosi Dio all'uomo), con la pena e obbrobrio sconfisse la superbia, le delizie e stati del mondo; con la sapienzia sua vinse la malizia del dimonio. Sicchè con la mano disarmata, confitta e chiavellata in croce, ha vinto il principedel mondo, pigliando per cavallo il legno della santissima croce. Venne armato questo nostro cavaliere colla corazza della carne di Maria, la quale carne ricevette in sè colpi per riparare alle nostre iniquità. L'elmo in testa,la penosa corona delle spine, affondata insino al cerebro. La spada allato, la piaga del costato, che ci mostra ilsegreto del cuore; la quale è uno coltello, a chi ha punto di lume, che debbe trapassare il cuore e l'interiora nostre per affetto d'amore. La canna in mano per derisione. E' guanti in mano, e gli sproni in piè, sono le piaghe vermiglie delle mani e delli piedi di questo dolce e amoroso Verbo. E chi l'hae armato? L'amore. Chi l'ha tenuto fermo, confitto e chiavellato in croce? non i chiodi nè la croce: nè la pietra nè la terra tenne ritta la croce, chènon erano sufficienti a tenere Dio-e-Uomo; ma il legame dell'amore dell'onore del padre e salute nostra. L'amore nostro fu quella pietra che 'l levò, e tenne ritto. Quale sarà colui di sì vile cuore, che, ragguardando questo capitano e cavaliere, rimasto insiememente morto e vincitore, che non si levi la debilezza dal cuore, e non diventivirile contro a ogni avversario? veruno sarà. E però vi dissi io, che vi poneste per obietto Cristo crocifisso.

Tingete la sopravesta nel sangue di Cristo crocifisso, e con esso sconfiggerete i primi nemici (ciò nella prima battaglia detta); perché già gli ha sconfitti per noi, e hacci fatti liberi, traendoci dalla perversa servitù del dimonio. E se ci volesse assalire, subito ricorriamo all'arme del figliuolo di Dio. Morti i vizi dell'anima; e voi mangerete il cibo, e sarete fatto gustatore e mangiatore dell'onore di Dio e salute del prossimo vostro. E con questa fame seguiterete l'Agnello, per potere avere questa dolce preda; la quale per affetto d'amore vi dovete immaginare d'avere. Nè per pena, nè per morte, nè per veruno caso che possa addivenire, voi il lassarete, nè volgerete il capo a dietro. O quanto è gloriosa questa battaglia! che, essendo vinto, vince e giammai non rimane perditore. Guarda già, che non fusse si vile che volgesse le spalle. Ma chi persevera, sempre vince; e fa come fece il Figliuolo di Dio, che giocando in su la croce alle braccia con la morte, la vita vinse la morte, e la morte la vita. Dando la vita del corpo suo, distrusse la morte del peccato; con la morte vinse la morte: e la morte vinse la vita, perché il peccato fu cagione della morte del Figliuolo di Dio. Odi dolce gioco e torniello ch'egli ha fatto! Voi che sete eletti a questo medesimo, in su la croce del desiderio dell'onore di Dio e ricompramento dell'anime infedeli, dovete giocare con la morte della infidelità colla vita del lume della fede. Se rimanete morti, questa è l'ottima parte: che la morte sarà vincitrice della morte; siccome vediamo che il sangue de' martiri dava la vita agl'infedeli, e a' malvagi tiranni. E se vinto senza sangue,anco vinco; cioè, che se Dio non permettesse, che rimanesse la vita, non è però dimeno la vittoria; sicchè bene è gloriosa.

Ma non sarebbe gloriosa per gli matti e semplici, che andassero solamente per fumo, e propria utilità sensitiva. Costoro poco farebbono, e per piccola derrata darebbono grande prezzo; darebbono il prezzo della vita loro per lo miserabile fumo del mondo. Costoro ricevono il merito loro nella vita finita. Costoro sono armati del vestimento dell'amore proprio di sè medesimi; e non sono uomini da fatti, ma sono uomini da vento; e così, si volgeranno come foglia senza veruna fermezza e stabilità, perché egli non hanno l'obietto di Cristo crocifisso, nè prese l'arme della vita.

Il desiderio mio è che siate cavaliere vero, voi e gli altri vostri compagni. E però dissi io, ch'io desideravo di vedervi cavaliere virile, posto in questo glorioso campo. Spero, per la infinita bontà di Dio, che voi adempirete la volontà sua, che vi richiede così, e desiderio mio. Altro non dico. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, e nascondetevi nelle piaghe dolcissime sue; e per scudo togliete la santissima croce. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLVII - A Conte di monna Agnola, e compagni in Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi veri cavalieri, sì e per siffatto modo, che poniate la vita per Cristo crocifisso. Voi siete posti nel campo della battaglia di questa tenebrosa vita, che continuamente siamo alle mani con li nostri nemici. Il mondo ci perseguita con le ricchezze, stati, e onori, mostrandoci che siano fermi e stabili; ed essi vengono meno, e passano come 'l vento. Il Dimonio ci assalisce con le molte tentazioni, facendoci fare ingiuria, e spesse volte tôrre il nostro, solo per rivocarci dalla carità del prossimo nostro; chè, avendo noi perduto l'amore, abbiamo perduto la vita. La carne ci molesta con molta fragilità e movimenti, per tôrci la purità: chè, essendo privati della purità, essofatto siamo privati di Dio; però che egli è somma ed eterna purità. Li nemici nostri non dormono mai, ma sempre stanno attenti a perseguitarci: e questo permette Dio per darci sempre materia per la quale noi meritiamo, e per levarci dal sonno della negligenzia. Sapete che, quando l'uomo si sente assalire da' nemici suoi, egli è sollecito a pigliareil rimedio per difendersi da loro; perch'egli vede che, se dormisse, starebbe a pericolo di morte. E però Dio ce le fa sentire, perché noi ci destiamo, pigliando l'arme dell'odio e dell'amore. L'odio serra la porta a' vizii, cioè la porta del consentimento, perché fa a loro resistenzia con ogni dispiacimento che può; e apre la porta alle virtù, distendendo le braccia dell'amore a riceverle dentro nell'anima sua con grandissimo affetto e desiderio.

Sicchè vedete ch'egli è buono e ottimo che li nemici nostri si levino contra di noi. Non dobbiamo temere, nè possiamo temere, se noi vogliamo; ma confortarci dicendo: «Per Cristo crocifisso ogni cosa potremo». E di che debbe l'anima temere se si confida nel suo Creatore? Noi vediamo che di questo campo della battaglia il nostro capitano n'è Cristo Gesù: ed egli ha sconfitti e' nemici nostri col sangue suo. Le delizie e ricchezze del mondo ha sconfitte con la viltà e povertà volontaria; sostenendo fame, sete e persecuzioni. Il dimonio ha sconfitto, e la sua malizia, con la sua sapienza, pigliandolo con l'esca e amo della nostra umanità, per l'unione della natura divina con la natura umana. La carne nostra è sconfitta per la carne flagellata, macerata, satollata d'obbrobri in sul legno della santissima croce; nell'ultimo levata sopra tutti i cori degli Angeli nella resurrezione del Figliuolo di Dio. Non è veruno corpo nè mente tanto corrotta, che, ragguardando la nostra umanità unita con la natura divina in tanta eccellenzia, che non si purifichi, e che non si desse innanzi alla morte che lordare la mente e 'l corpo suo. Poichè noi abbiamo trovato il rimedio, il nostro capitano Cristo li ha sconfitti Per noi, e fatti debili, e legati per si fatto modo che non ci possono vincere, se noi non vogliamo; non è da temere, ma virilmente combattere, segnandoci col segno della santissima croce; ponendoci per. obietto il sangue dell'immaculato Agnello; pigliando 'l coltello dell'odio e dell'amore, e con esso percuotere e' nostri nemici.

Questa è la battaglia comune; chè ogni uomo che nasce e giunge a età perfetta, conviene che stia in su questocampo della battaglia. Parmi che la inestimabile bontà di Dio ci abbia eletti, come cavalieri, a combattere realmente contra i vizii e' peccati, per acquistare la ricchezza e 'l tesoro della virtù. Ora mi pare che egli v'inviti a crescere e mandare in effetto la vostra perfezione, ponendovi innanzi la fame della salute degl'infedeli. E pare che voglia che voi siate e' primi feridori sopra di loro; però che ora si fa il principio del santo passaggio. Il santo Padre manda e' frieri, e chi li vorrà seguitare, sopra diloro. Ora vi prego che voi vi ristringiate insieme con don Giovanni; e che voi gli ragioniate quello che questi giovani vi ragioneranno e informeranno a bocca, e Leonardo insieme con loro. Faretene quello che lo Spirito Santo ve ne farà fare con consiglio di don Giovanni. Quanto io credo che 'l nostro Salvatore ora faccia questo principio, per mandar poi in effetto il generale. Senza veruno timore, figliuoli miei dolci, mettetevi la panziera, cioè disangue; intriso il sangue nostro nel sangue dell'Agnello. Oh che dolce, e graziosa panziera sarà quella da resistere contra ogni colpo! Col coltello dell'odio e dell'amore percuoterete e sconfiggerete e' vostri nemici, con la panziera del sangue sosterrete. Oh dolcissimi figliuoli, vedete quanto diletto da questa armatura, che sostenendo vince, ed essendo percossa percuote. Però che vi ha dentro saette che gettano invisibilmente: essendo invisibili, appaiono visibili. Perché le percosse loro generano fiori e frutti. Fiori di loda e gloria del nome di Dio, checoll'odore suo spegne il puzzo della infedeltà. Dopo il fiore segue il frutto; ricevendo il merito delle fadighe nostre, qui vivendo e crescendo nella Grazia, e nell'ultimo nell'eterna visione di Dio.

Non siate negligenti, ma solleciti; per piccola fadiga non fuggite il frutto: chè in altro modo non potresti essere cavalieri virili. E però vi dissi che io desideravo divedervi cavalieri virili, posti nel campo di battaglia. E però vi prego, acciò che adempiate la volontà di Dio e il desiderio mio, che voi vi anneghiate, attuffiate, e inebriate nel sangue di Cristo crocifisso, perché nel sangue si fortifica il cuore. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLVIII - A misser Ristoro di Pietro Canigiani in Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi costante e perseverante nella virtù: però che colui che comincia, non è quegli che è coronato, ma solo colui che persevera. Perocchè la perseverazione è quella reina che è coronata, e sta in mezzo della fortezza e vera pazienzia; ma ella sola riceve corona di gloria. Sicchè io voglio, dolcissimo fratello, che voi siate costante e perseverante nella virtù, acciocchè riceviate il frutto d'ogni vostra fadiga. Spero nella grande bontà di Dio, che vi fortificherà per modo che nè dimonio nè creatura vi potrà far vollere il capo in dietro al primo vomito.

Parmi, secondo che mi scrivete, che abbiate fatto buono principio; del quale molto mi rallegro per la salute vostra, vedendo il vostro santo desiderio. E prima, dite di perdonare a ogni uomo che v'avesse offeso, o v'avesse voluto offéndere. Questa è quella cosa che v'è di grande necessità a volere avere Dio per Grazia nell'anima vostra, e riposarvi eziandio secondo 'l mondo. Però che colui che sta nell'odio, è privato di Dio, e sta in stato di dannazione; e in questa vita gusta l'arra dell'inferno: perocchè sempre si rode in sè medesimo, e appetisce vendetta, e sta sempre con timore. E credendo uccidere il nemico suo, ha prima morto sè medesimo; perocchè col coltello dell'odio ha uccisa l'anima sua. Onde questi cotali che credono uccidere il nemico, uccidono loro medesimi. Colui che in verità perdona per amor di Cristo crocifisso, questi ha pace e quiete, e non riceve turbazione; però che l'ira che conturba, è uccisa dall'anima sua; e Dio, che è remuneratore d'ogni bene, gli rende la grazia sua, e nell'ultimo vita eterna. Quanto diletto riceve allora l'anima, e allegrezza, e riposo nellacoscienzia, la lingua non potrebbe narrare quanto ell'è. Ed eziandio secondo il mondo, è grandissimo onore a colui, che, per amore della virtù e per magnanimità, non appetisce nè vuol fare vendetta del nemico suo. Sicchè io v'invito e vi conforto a perseveranzia in questo santo proponimento.

Domandare e procacciare il vostro con debita ragione, questo potete fare con buona coscienzia; chi 'l vuol fare: però che non è tenuto l'uomo di lassare il suo, più che si voglia: ma chi volesse lassare, farebbe bene maggiore perfezione. Di non andare a vescovado nè a palagio, questo è buono e ottimo; e che voi vi stiate pacificamente in casa. Perocchè, se la persona s'impaccia, noi siamo debili, e spesse volte ci troviamo impacciata l'anima nostra, commettendo delle cose ingiuste e fuore ragione, chi per mostrare di saper più che un altro, e chi per appetito di pecunia. Sicchè, egli è bene di dilungarsi dal luogo.

Ma una cosa v'aggiungo: che quando cotali poverelli e poverelle, che hanno chiaramente la ragione, e non hanno chi gli sovvenga, nè mostri la ragione loro perché non hanno denari; sarebbe molto grande onore di Dio affaticarsi per loro con affetto di carità; come santo Ivo, che fu al tempo suo avvocato de' poveri. Pensate, che l'atto della pietà, e il ministrare a' poverelli di quella Virtù che Dio ha data a voi molto è piacevole a Dio, e salute dell'anima. Onde dice santo Gregorio, che egli è impossibile che l'uomo pietoso perisca di mala morte, cioè di morte eternale. Sicchè questo mi piace molto, e pregovi che voi 'l facciate.

E in tutte le vostre operazioni vi ponete Dio dinanzi agli occhi, dicendo a voi medesimo, quando 'l disordinato appetito volesse levare il capo contra al proponimento fatto: «Pensa, anima mia, che l'occhio di Dio è sopra di te, e vede l'occulto del cuore tuo. E tu sei mortale, però che tu debbi morire, e non sai quando: e converratti rendere ragione dinanzi al sommo Giudice, di quello che tu farai; il qual Giudice ogni colpa punisce, e ogni bene remunera». E a questo modo, se porrete il freno, non scorrerà partendosi dalla volontà di Dio.

Satisfare all'anima vostra, questo dovete fare 'l più tosto che voi potete, e sgravare la coscienzia di ciò che vi sentite gravato. E satisfarle, o di gravezza che ella avessedi rendere sustanzia temporale, o d'altri dispiaceri che avesse fatti altrui. E fate chiedere perdonanza pienamente a ognuno, ciocchè sempre permaniate nella dilezione della carità del prossimo vostro. Di vendere le robe che avete di superchio, e i pomposi vestimenti (i quali, carissimo fratello, sono molto nocivi e sono uno strumento di fare invanire il cuore e nutricare la superbia, parendogli esser da più e maggiore degli altri, gloriandosi di quello che non si dee gloriare. Onde grande vergogna è a noi, farsi cristiani, di vedere il nostro capotormentato, e noi stare in tante delizie. Onde dice san Bernardo, che non si conviene che sotto il capo spinato stieno i membri delicati) dico che fate molto bene, che ci poniate rimedio. Ma vestitevi a necessità, onestamente, non con disordinato pregio e piacerete molto a Dio. E, giusta al vostro potere fate questo medesimo della donna, e de' vostri figliuoli; sì che voi siate, a loro, regola e dottrina, siccome debbe essere il padre, che con ragione e atto di virtù dee allevare i suoi figliuoli.

Aggiungoci una cosa: che nello stato del matrimonio voi stiate con timore di Dio, e con riverenzia v'andiate come a sacramento, e non con disordinato desiderio. E i dì che sono comandati dalla santa Chiesa, abbiate in debita riverenzia, siccome uomo ragionevole, e non come animale bruto. Allora di voi e di lei, siccome arbori buoni, producerete buoni frutti.

Di rifiutare gli ofici, farete molto bene; perocchè rade volte è che non vi s'offenda. E a tedio vi debbono venire, pur d'udirli ricordare. E però lassate questi morti seppellire a' morti loro; e voi v'ingegnate, con libertà dicuore, di piacere a Dio, amandolo sopra ogni cosa con desiderio di virtù, e il prossimo come voi medesimo, fuggendo il mondo e le delizie sue. E rinunciare a'peccati, e alla propria sensualità; riducendo sempre alla memoria i beneficii di Dio, e specialmente il beneficio del sangue, il quale per noi fu sparto con tanto fuoco d'amore.

Evvi ancora di bisogno, a volere conservare la Grazia e crescere l'anima vostra in virtù, di fare spesso la santaconfessione, a vostro diletto, per lavare la faccia dell'anima nel sangue di Cristo. Perocchè pur la lordiamo tutto dì almeno il mese una volta: se più, più; ma meno non mi pare che si dovesse fare. E dilettatevi di udire la parola di Dio. E quando sarà il tempo suo, che noi siamo pacificati col Padre nostro; fate che le pasque solenni, o almeno una volta l'anno, voi vi comunichiate; dilettandovi dell'Oficio, e ogni mattina udire la Messa: e non potendo ogni dì, almeno quelli dì che sono comandati dalla santa Chiesa a' quali siamo obbligati, ve ne dovete ingegnare quantunque si può.

L'orazione non si conviene che ella sia di lunga da voi. Anco, nell'ore debite e ordinate, quando si può, vogliate reducervi un poco a cognoscere voi medesimo, e l'offese fatte a Dio, e la larghezza della sua bontà, la quale tanto dolcemente ha adoperato e adopera in voi; aprendo l'occhio dell'intelletto col lume della santissima fede a ragguardare come Dio ci ama ineffabilmente; il quale amore cel manifestò col mezzo del sangue dell'unigenito suo Figliuolo. E pregovi che, se voi nol dite, che voi il diciate ogni dì, l'oficio della Vergine, acciò che ella sia il vostro refrigerio, e avvocata dinanzi a Dio per voi. D'ordinare la vita vostra, di questo vi pregoche 'l facciate. E il sabato digiunare a riverenza di Maria. E li di che sono comandati da santa Chiesa, non lassarli mai, se non per necessità. E fuggire di stare in disordinati conviti; ma ordinatamente vivere come uomo che non vuole fare del ventre suo Dio: ma prendere il cibo a necessità, e non con miserabile diletto. Però cheimpossibile sarebbe che colui che non è corretto nel mangiare, si conservasse nell'innocenzia sua.

Ma sono certa che la infinita bontà di Dio di questo e dell'altre cose vi farà a voi medesimo prendere quella regola che sarà di necessità alla salute vostra. E io ne pregherò e farò pregare, che vi dia perfetta perseveranzia infine alla morte, e vi allumini di quello che avete a fareper la salute vostra. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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