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Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 11:14
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03/12/2022 11:05
 
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CCLIX (259) - A Tommaso d'Alviano



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi servo fedele al nostro Creatore, la qual servitudine fa l'uomo regnare eternamente. Ma non darebbe vita a chi non fusse fedele, cioè col lume della santissima fede; il quale s'acquista coll'occhio dell'intelletto, quando l'anima ragguarda nella inestimabile carità di Dio, cioè con quanto amore egli ci ha donato l'essere. E nel Verbo dell'unigenito suo Figliuolo troviamo, anco, amore inestimabile; però che nel sangue suo troviamo che ci ha recreati a Grazia, la quale l'uomo l'aveva perduta per la colpa sua. Sicchè per amore, dunque, Dio ci creò all'imagine e similitudine sua, e per amore ci donò il suo figliuolo, acciocchè ci restituisse; ricreandoci a Grazia nel sangue suo, volle Dio col mezzo del figliuolo mostrare a noi la sua verità, e la dolce volontà sua, che non cerca nè vuole altro che la nostra santificazione. La sua verità era questa, che in verità aveva creato l'uomo, però che participasse e godesse nella eterna sua visione, dove l'anima riceve la beatitudine sua. Onde per lo peccato commesso da Adam non si adempiva questa verità nell'uomo. Volendo Dio adunque adempire questa verità, esso medesimo si costringe con la sua carità, e donaci quella cosa ch'egli ha più cara, cioè il Figliuolo unigenito; e pongli questa obbedienzia, che egli restituisca l'uomo, e dalla morte torni alla vita. Vuole Dio, che 'l figliuolo dell'umana generazione rinasca, come detto è, nel sangue: e neuno può avere il frutto del sangue senza il lume della fede. E però disse Cristo a Nicodemo: «Neuno può entrare a vita eterna, che non rinasca un'altra volta.» Volle Cristo dunque manifestare, che il Padre eterno gli aveva dato a concepire per affetto d'amore il figliuolo dell'umana generazione, e parturirlo con Vera obbedienzia e odio e dispiacimento dell'offesa del padre in sul legno della santissima croce. E' par bene che facesse questo dolce Verbo come l'aquila, che ragguarda nella ruota del sole, e sempre di sopra da alto vede il cibo che ella vuole pigliare; e vedendolo nella terra, viene e piglialo, e poi in alto 'l mangia. Così il dolce Gesù, aquila nostra, ragguarda nel sole della volontà eterna del Padre, e ine vede l'offesa e la ribellione che la creatura gli ha fatto. Sicchè nella terra della creatura, la quale hatrovata nell'altezza del Padre, ha veduto il cibo che debbe prendere. Il suo cibo è questo: che di questa miserabile terra che ha offeso e ribellato a Dio con la miserabile disobbedienzia, piglia coll'obbedienzía sua a volere compire nell'uomo la verità del Padre, e rendere a lui la Grazia, e trarlo dalla servitudine del dimonio (la quale servitudine dà morte eternale),e riducelo a servire il suo Creatore. Poi, dunque, che elli ha veduto e preso 'l cibo il quale 'l padre gli ha dato a mangiare. vede che abbasso in terra non si può mangiare, a voler trarre il miserabile uomo alla prima ubbidienzia sua; e però si leva con la preda all'altezza della santissima croce, e ine il mangiacon spasimato e ineffabile desiderio: e sopra sè punisce le nostre iniquitadi, col corpo sostenendo, e con la volontà satisfacendo, per dispiacimento e odio del peccato. E con la volontà della virtù divina, che era in lui, porse il sacrifi. cio del sangue suo al Padre: e così è accettoquesto sacrificio a lui.


Sicchè vedete che sta in alto con pena e obbrobrio, scherni, ingiurie, strazii, e villanie; afflitto di sete e saziato di obbrobrii, in tanto che per sete della salute nostra muore. E così ha mangiato questo dolce e innamorato Agnello. E però disse egli: «Se io sarò levato in alto, ognicosa tirerò a me». Perocchè, per lo rinascere che l'uomo ha fatto nel sangue di Cristo crocifisso, è tratto ad amarlo; se egli séguita la ragione, e non se la toglie con l'amore della propria sensualità. Tratto dunque il cuore ad amare il suo Benefattore, è tratto tutto, cioè il cuore, l'anima e l'affetto, con tutte le sue operazioni spirituali:perocchè le potenzie dell'anima, che è cosa spirituale, sono tratte da questo amore. Onde la memoria è tratta dalla potenzia del Padre Eterno, ed è costretta in ritenere li benefici che ha ricevuti da lui, e ad averne memoria per affetto d'amore, ed essere grato e cognoscente. L'intelletto si leva nella sapienzia di questo Agnello immacolato a ragguardare in lui il fuoco della sua carità, dove egli vede giusti tutti i giudicii di Dio: perocchè ciò che Dio permette, egli 'l fa per amore, e non per odio, di qualunque cosa si sia, o prosperità o avversità: e però tiene e riceve ogni cosa per amore. Perocchè, se altro avesse voluto la sapienzia di Dio, cioè il suo Figliuolo, non ci averebbe data la vita. E però l'anima, alluminata in questo vero lume, non si duole d'alcuna fadiga che sostenga: anco, se la sensualità si volesse dolere, col lume della ragione la fa star quieta. E non tanto che si doglia, ma egli l'ha in reverenzia; ed è contento di sostenere, per punire le colpe sue e per potersi confortare con le pene di Cristo crocifisso. E se egli ha la prosperità delmondo, lo stato, e la signoria; egli la tiene non con disordinato amore, ma con ordinato; zelante della vera e santa giustizia, senza alcun timore servile: però che ha levato l'occhio dell'intelletto nella sapienzia del Figliuolo di Dio, dove vede abbondare tanta giustizia, che per non lassare impunita la colpa, l'ha punita sopra di sè nella sua umanità, la quale egli prese di noi. Onde allora si leva l'affetto, e corre all'amore che l'occhio dell'intellettoha veduto in Dio; e così acquista e gusta la grazia e la clemenzia dello Spirito Santo. Empito l'affetto d'amore e di desiderio di Dio, egli si distende ad amare caritativamente il prossimo suo con una carità fraterna, e non con amore proprio; però che, se fosse nell'amore proprio, non terrebbe nè ragione nè giustizia nè a sè nè al prossimo suo. Ma perché la Grazia dello Spirito Santo l'ha privato dell'amore proprio di sè, per lo levare che fece dell'affetto suo in lui; è fatto giusto, e servo fedeledel suo Creatore. E così ciò ch'egli ama, si leva in alto, perché ogni cosa ama per Dio. E così, in ogni stato che egli è, o in signoria, o in grandezza, o stato o ricchezza del mondo, o allo stato della continenzia o nello stato del matrimonio, o con figliuoli o senza figliuoli, in ogni modo è piacevole a Dio; poichè egli ama con l'affetto che è legato in lui. E così ci mostra, la prima dolce Verità. Poichè l'uomo ha ordinato le tre potenzie dell'anima spirituale, e halle levate in alto per affetto d'amore, econgregate nel nome di Dio; cioè accordata la memoria a ritenere i doni e le grazie di Dio, come detto è; e lo intelletto a intendere la volontà nella sapienzia del Figliuolo di Dio, e la volontà ad amare nella clemenzia dolce dello Spirito Santo; Dio si riposa allora per grazia nell'anima sua.


Questo dobbiamo intendere che il nostro Salvatore dicesse quando disse: «Se saranno due o tre o più, congregati nel nome mio, io sarò nel mezzo di loro». Onde possiamo intendere che egli il dicesse così della congregazione detta di sopra delle tre potenzie dell'anima, come pure della congregazione ne' servi di Dio, corporale. Ma attendete che egli ci mette il due, il tre, e 'l più. Deltre abbiamo detto: del due possiamo intendere per l'amore e santo desiderio di Dio; però che l'amore ha a congregare. Chè se l'uomo non amasse, non disporrebbe la memoria a ricevere e a ritenere, nè l'intelletto si sarebbe mosso a vedere nè intendere, nè la volontà avrebbe nutricato in sè l'amore divino. Poichè ha raunato il tesoro, il timore santo il guarda, e non lassa passare dentro nella città dell'anima i nemici del peccato mortale. E anco per quella legge santa di Dio, la quale fu data a Moisè, fondata in timore, poniamochè primo movimento fu amore (perocchè per amore Dio la diè, perché l'uomo avesse freno nel suo male adoperare).Venne poi il dolce e amoroso Verbo con la legge dell'amore, non a dissolvere la legge data, ma per compirla (però che timore non ci dava vita): accordando poi la legge dell'amore con quella del timore; la quale fu di tanta perfezione, che la cosa imperfetta fece perfetta. Conviensi dunque tenere l'una e l'altra, però ch'elle sono unite in tanta perfezione che, chi non vuole esser separato da Dio, non può avere l'una che non abbia l'altra, però che sono legate insieme (quanto che a' dieci Comandamenti sempre parlando), ed insieme danno vita di Grazia; che chi volesse separare, impossibile sarebbe che potesse avere Dio per Grazia nel mezzo dell'anima sua. E però disse: se saranno due; e non disse, se sarà uno; perché uno non può far più che uno, e così non può giugnere a tre senza due. Ma conviensi, che l'anima n'abbia prima due; e a mano a mano, ne ha due, cioè l'amore e il timore di Dio. E di lì si trova le tre potenziedell'anima, che non è altro che un'anima; nel quale uno, adornato con la perfezione della carità è tanto perfetta, che tiene e due e tre, e 'l più. E perché dice: «O due o tre, o più, congregati nel nome mio?» Queste sono le sante e buone operazioni della creatura che ha in sè ragione. Perocchè ogni operazione ch'egli facesse (poniamochè avessero colore d'essere del mondo, siccome è di tenere il grande stato e signoria, e fosse con la donna o co' figliuoli suoi, che pare una cosa mondana, o in qualunque altra cosa che fosse); tutte sono dirizzate in Dio, quando l'anima ha fatto il suo principio, di regolare e di congregare tutte le virtù sue nel nome di Dio. Allora cognosce bene la sua verità; cioè, che Dio non gli ha dato in questa vita alcuna cosa che, se egli vuole, gli sia impedimento alla sua salute; anco, gli sono istrumento di farlo esercitare in virtù, e di dargli maggior cognoscimento della miseria sua e della divina bontà.


E però non si lagna, nè si può lagnare, nè del Creatore nè della creatura, altro che di sè medesimo, che ribella colla puzza del peccato mortale al suo Creatore. Di Dio non si può lagnare, però che l'ha fatto si forte, che nè dimoni nè creatura gli può tollere Dio. Anco, spesse volte la ingiuria che gli è fatta dalli uomini del mondo, seegli non vuole seguitare la propria sensualità con ira, glifa avere Dio più perfettamente; però che pruova nella virtù della pazienzia, e vede s'egli ama il suo Creatore inverità o no; ed empiesi più il vasello dell'anima sua di Grazia. Sicchè dunque non si può lagnare nè anco se per mezzo della creatura ricevesse movimenti d'immondizia, e fosse inchinato per commossione, o atti, o modi a non essere onesto. Dico che anco di questo non si può lagnare; però che assai possono venire i movimenti per propria fragilità o per inducimento d'altra creatura, come detto è; non, che 'l possa costrignere, se egli vorrà fare resistenzia con la ragione, e sentire l'odore della purità.


Ma quando si sente percuotere da questo o da alcuno altro vizio, tragga fuore l'amore e il santo timore di Dio,e coll'occhio dell'intelletto ragguardi nella memoria sua, dove ha conservati i beneficii di Dio: e coll'affetto l'ami,e rendagli grazia e loda. E con questa gratitudine santa spegnerà il fuoco dell'ira e della immondizia e della ingiustizia, e d'ogni altro difetto; e singolarmente della ingiustizia. Perocchè l'uomo ch'ha tenere stato e signoria, se non la tiene con virtù, egli cade in molti inconvenienti: però che essofatto che non la tenesse coll'occhio dirizzato in Dio, la tenerebbe col proprio e disordinato amore; il quale amore attossica l'anima, e tollegli il lume,onde non intende nè cognosce altro che cose transitorie e sensitive, giudicando la volontà di Dio e la sua e quelladegli uomini sempre in male, e non in alcuno bene; e tollegli la vita della Grazia, e dàgli la morte. E neuna suaoperazione si drizza ad altro che a morte di colpa; perocchè la giustizia, la fa secondo il parere degli uomini, e non secondo la ragione, per timore servile ch'egli ha di non perdere lo stato suo. Oh quanto è pericoloso questo perverso amore! Egli è la legge del dimonio, la quale fu data di primo principio dal dimonio ad Eva; e Adam la seguitò e compilla: che fu una legge diabolica d'amore e timore. Ma la prima dolce Verità ci ha liberati, e data a terra questa perversa legge; in quanto non è costretto l'uomo a tenerla per alcuna cosa che sia. Può bene per lo libero arbitrio ch'egli ha, pigliarla per sè medesimo, se vuole; ma non, che per forza gli sia dato più che la suavolontà voglia. Bene si debbe dunque vergognare la creatura che ha in sè ragione, ad avere sì fatto ricompratore che gli ha dato la fortezza, e tratto da servitudine della legge del peccato; a non seguitarlo con perfetto amore, con tutto il cuore, con tutto l'affetto, e col lume della fede viva, la quale truova e gusta coll'occhio dell'intelletto, e coll'affetto parturisce operazioni vive, e non morte. E però è fede viva; chè fede senz'opera, morta è. Per altro modo non potremmo essere servi di Cristo crocifisso; il quale servire, fa l'uomo regnare sì nellavita durabile, e sì perché il fa signore di sè medesimo. Perocchè, se signoreggia sè, è fatto signore di tutto il mondo. Perocchè neuna cosa cura nè teme, se non di Dio, cui egli serve e ama. Molti posseggono le città e le castella; e non possedendo loro per affetto di virtù, non si truovano covelle, ma truovansi vuoti insiememente e del mondo e di Dio, o per vita o per morte.


Considerando dunque me, che senza il mezzo del lume della Fede non potevate giugnere a questa perfezione, dissi che io desiderava di vedervi servo fedele al nostro Creatore; e così vi prego, carissimo fratello, che 'l facciate, cioè che voi il serviate virilmente. é vero che alui non potete fare utilità nè servizio, perché non ha bisogno di nosiro servizio; ma egli ci ha posto il mezzo, e reputa fatto a sè quello che noi facciamo a lui, cioè di servire il prossimo nostro per gloria e loda del nome suo. E singolarmente fra gli altri servizii che possiamo mostrate che gli piaccia bene, si è di servire la dolce sposa sua, al cui servizio pare che v'abbia chiamato. Servitela dunque liberamente; perocchè, di qualunque servizio spirituale o temporale la servirete, tutto gli è piacevole, purchè sia fatto con dritta e buona intenzione. Facendo così, Dio è grato e cognoscente, e renderavvi il frutto della vostra fadiga in questa vita per Grazia; e nella vitadurabile riceverete l'eterna visione di Dio, e vederete con chiaro e perfetto lume, e senza alcuna tenebra, l'amore e verità del Padre Eterno: però che quagiuso il vediamo imperfettamente, ma lasuso senza alcuna imperfezione. Altro non dico. Prego la bontà sua, che vi dia perfetto lume a servirlo perfettamente. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLX (260) - A' prigioni il giovedi Santo in Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnati con santo desiderio nel sangue di Cristo crocifisso. Ponetevelo per obietto dinanzi all'occhio dell'intelletto vostro: e facendo così, acquisterete una pazienzia vera. Però che il sangue di Cristo ci rappresenta le nostre iniquità, e rappresentaci l'infinita misericordia e carità di Dio; la quale rappresentazione ci fa venire in odio e dispiacimento e' difetti e' peccati nostri, e facci venire inamore le virtù.

E se voi mi domandaste, carissimi figliuoli, perché nel sangue si veggono più e' nostri difetti, e la misericordia sua; rispondovi: perché la morte del Figliuolo di Dio fu data, a lui per e' peccati nostri. Il peccato fu cagione della morte di Cristo. Chè il Figliuolo di Dio non aveva bisogno per via della croce entrare nella Gloria sua; chè in lui non era veleno di peccato, e vita eterna era sua. Ma noi miserabili, avendola perduta per li peccati nostri, eracaduta grandissima guerra fra Dio e noi. L'uomo era infermo ed era indebolito, ribellando al suo Creatore: e non poteva pigliare l'amara medicina, che seguitava la colpa commessa. Fu di bisogno adunque, che Dio ci donasse il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo. E così per la inestimabile carità fece unire la natura divina colla natura umana, lo Infinito suni colla nostra miserabile carne finita. Egli viene come medico infermo, e cavaliero nostro medico. Dico che col sangue suo ha sanate le nostre iniquità, e hacci dato la carne in cibo, e il sangue in beveraggio. Questo sangue è di tanta dolcezza e soavità, e di si grande dolcezza e fortezza, che ogni infermità sana; e dalla morte viene alla vita. Egli tolle la tenebra, e donala luce.

Perché il peccato mortale fa cadere l'anima in tutti questi inconvenienti; il peccato ci tolle la Grazia, tollecila vita, e dacci la morte: egli offusca il lume dell'intelletto, e fàllo servo e schiavo del dimonio; tollegli la vera sicurtà, e dàgli il disordinato timore; perché il peccato sempre teme. Egli ha perduta la signoria, colui che si lassa signoreggiare al peccato. Oimè, quanti sono e' mali che ne seguitano! Quante sono le tribulazioni, le angoscie e le fadighe che ci sono permesse da Dio solo per lo peccato! Tutti questi difetti e questi mali sono spenti nelsangue di Cristo crocifisso, perché nel sangue si lava l'anima dalle immondizie sue, riducendosi alla santa confessione. Nel sangue s'acquista la pazienzia. Chè, considerando l'offese che abbiamo fatte a Dio, e il rimedio che egli ha posto, di darci la vita della Grazia, veniamo a vera pazienzia. Sicchè, bene è vero ch'egli è medico; chè n'ha donato il sangue per medicina.

Dico ch'egli è infermo: cioè, che egli ha presa la nostra infirmità, prendendo la nostra mortalità, e carne irortale; e sopra a essa carne del dolcissimo corpo suo ha puniti e' difetti nostri. Egli ha fatto come fa la balia chenutrica il fanciullo, che, quand'egli è infermo, piglia la medicina per lui, perché il fanciullo è piccolo e debile, non potrebbe pigliare l'amaritudine, perché non si nutrica d'altro che di latte. O dolcissimo amore Gesù, tu sei balia che hai presa l'amara medicina, sostenendo pene, obbrobrii, strazii, villanie; legato, battuto, flagellatoalla colonna, confitto e chiavellato in croce; satollato discherni, obbrobrii; afflitto e consumato di sete senza neunorefrigerio: e gli è dato aceto mescolato con fiele, con grandissimo rimproverio: ed egli con pazienzia porta, pregando per coloro che il crocifiggono. O amore inestimabile, non tanto che tu preghi per quelli che ti crocifiggono, ma tu li scusi dicendo: «Padre, perdona a costoro che non sanno quello che si fare». Oh pazienzia che eccedi ogni pazienzia! Or chi fu mai colui che, essendo percosso, battuto, e schernito, e morto, perdoni, e preghi per coloro che l'offendono ? Tu solo se' colui, Signore mio. Bene è vero adunque, che tu hai presa l'amara medicina per noi fanciulli debili e infermi, e colla tuamorte ci dai la vita, e coll'amaritudine ci dai la dolcezza. Tu, ci tieni al petto come balia, e hai dato a noi il lattedella divina Grazia, e per te hai tolta l'amaritudine; e così riceviamo la sanità. Sicchè vedete che egli è infermato per noi.

Dico ch'egli è cavaliero, venuto in questo campo della battaglia; ha combattuto e vinto le dimonia. Dice santo Agostino: «Colla mano disarmata questo nostro cavaliero ha sconfitti e' nemici nostri, salendo a cavallo in sul legno della santissima croce». La corona delle spine fu l'elmo, la carne fiagellata l'usbergo, le mani chiavellate e' guanti della piastra, la lancia per lo costato fu quel coltello che tagliò e recise la morte dell'uomo, e' piedi confitti sono li speroni. Vedete come dolcemente è armato questo nostro cavaliero! Bene il dobbiamo seguitare, e confortarci in ogni nostra avversità e tribulazione.

E però vi dissi io che il sangue di Cristo ci manifesta e' peccati nostri, e mostraci il rimedio e l'abondanzia della divina misericordia, la quale abbiamo ricevuta nel sangue suo. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso: chè in altro modo non potremmo partecipare la grazia sua, nè avere il fine per lo quale fummo creati; nè portereste pazientemente le vostre tribulazioni. Perocchè nella memoria del sangue ogni amara cosa diventa dolce, e ogni gran peso leggiero.

Altro non vi dico, per lo poco tempo che ho. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. E ricordovi che dovete morire, e non sapete quando. Fate che vi disponiate alla confessione e alla comunione santa, chi può; acciò che siate resuscitati in Grazia con Cristo Gesù. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLXI - A M. Mariano, prete della misericordia, essendo a Monticchiello

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi, cavaliero virile, combattere virilmente in su questo campo della battaglia, e non voltarvi a dietro a schifare veruno colpo che venisse; perocchè sareste cavaliero senza gloria. Ma virilmente pigliate l'arme, sicchè 'l colpo non passi dentro; cioè l'arme della santissima croce: perocchè ella è quella arme, che ci difende da ogni colpa e tentazione di dimonio visibile e invisibile. Nella memoria del sangue averete la vittoria. O figliuolo mio carissimo, quanto sarà beata l'anima vostra e la mia, quando starete in questo campo della battaglia, mare tempestoso, armato dell'arme della carità. La quale acquisterete nella memoria della croce; prendendo il coltello, con che vi potiate difendere da nemici che v'hanno assediato, cioè, il coltello del timore e dell'amore, quando vedete che i nemici delle molte cogitazioni v'assalissero, o lecreature che vi dessero esemplo, invitandovi a peccato. Allora tenete salda la memoria nel prezzo del sangue, del quale tanto dolcemente sete ricomprato; e il coltello detto, percotendoli col santo timore di Dio; vedendo quanto gli è spiacevole il peccato, che per lo peccato è morto; e quanto gli è piacevole la virtù. E con questo tutti li sconfiggerete.

Ricordivi di quel santo Padre, che si mise alla prova col fuoco, dicendo: «Pensa, anima mia, che di questo ne va il fuoco eternale. Prova questo fuoco; e se puoi sostenerlo, commetti il peccato». Così riprendete voi medesimo; guardando sempre, che l'occhio di Dio è sopra di voi, e non è cosa si secreta che egli non vegga; ed è remuneratore del bene e del male; e veruno è, che da questo giudicio si possa difendere. Adunque levatevi con sollicitudine; e ricordivi che dovete morire, e non sapete quando. Il bene che egli remunera, sì è amore. Sicchè per amore ogni cosa per lui vorrete sostenere; e il male vi darà timore, col quale toglierete e porrete freno alle perverse cogitazioni.

Sicchè, essendo armato, come detto è, e' colpi delle tentazioni non vi faranno male: e adoperando il coltello con perseveranzia, rimarrete vincitore e sconfiggerete i nemici vostri. Poi potrete dire quella dolce parola, quando verrà il tempo della morte, che dice Paolo: «Io ho corso, e hollo consumato, sempre osservando fede a te, Signore. Ora ti dimando la corona della Giustizia». Bene è adunque da perse verare.

Ponetevi al costato del Figliuolo di Dio, e bagnatevi nell'abundanzia del sangue suo. E fate con umilità ciò che avete a fare; perocchè il dimonio non si caccia col dimonio, ma con la virtù della pazienzia, e con umiltà. Siate buono dispensatore a' poverelli che hanno bisogno. E il conversare con cotesta gente sia sempre col timore di Dio. Se potete difender quello de' poveri con umilità, fatelo: quando che non (sappiate usare del tempo che voi sete del Comandamento del capitano), fate dalla parte vostra ciò che potete. Confortatevi; e permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLXII - A monna Tora, figliuola di misser Pietro Gambacorti da Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocífìsso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te ne prezioso sangue suo; con desiderio di vederti serva e sposa di Cristo crocifisso sì e per siffatto modo che per lo suo amore il mondo ti venga a tedio con tutte le sue delizie; però che non hanno in loro fermezza nè stabilità veruna. E vedi bene, figliuola mia, che'ella è così la verità. Il mondo a te si mostrò di gran bellezza e piacere; eora ha mostrato che tutte le sue allegrezze e piaceri sono vani e caduchi, e germinano tristizia con grande amaritudine all'anima che disordinatamente le possede, e tollono la vita della Grazia, e danno morte; e càdene l'anima in somma miseria e povertà. Bene è dunque da fuggirlo, e da odiare la propria sensualità e ogni diletto del mondo, e disprezzarli con tutto il cuore e con tutto l'affetto, e servire solo al nostro dolcissimo Creatore. Il qual servire, non è essere servo, ma fa regnare; perciocchè tutti ci fa signori nella vita durabile: e in questa vitadiventa libera però che s'è sciolta dal legame del peccato mortale e dall'amore del mondo, e della propria sensualità; e la ragione n'è fatta signora. E, signoreggiandola, ella è signora di tutto il mondo, perocchè se ne fa beffe; e neuno è che pienamente 'l possa possedere se non colui che perfettamente lo dispregia.

E non sarebbe bene stolta e matta quell'anima che può essere libera e sposa, ed ella si facesse serva e schiava, rivendendosi al dimonio, e adultera? Certo si. E questo fa l'anima che, essendo liberata dalla servitudine del dimonio, ricomperata del sangue di Cristo crocifisso, non d'oro nè d'argento, ma di sangue; ella tiene a vile sè,e non ricognosce la dignità sua, e spregia e avvilisce il sangue del quale è ricomperata con tanto fuoco d'amore; e, avendola Dio fatta sposa del Verbo del suo Figliuolo, il quale dolce Gesù la sposò con la carne sua (perocchè, quand'egli fu circonciso, tanta carne si levò nella circoncisione quanta è una estremità d'uno anello, in segno che come sposo voleva sposare l'umana generazione); ed ella amando alcuna cosa fuora di lui, o padre o madre, o sorella o fratelli o congiunti; o ricchezze o stati del mondo, diventa adultera, e non sposa leale nè fedele al sposo suo. Poichè la vera sposa non ama altro che 'l sposo suo, cioè veruna cosa che fosse contra la sua volontà. E così debbe fare la vera sposa di Cristo: cioè amare solamente lui con tutto il cuore, con tutta l'anima, e con tutte le sue forze; e odiare quello che lui ha in odio, cioè 'l vizio e 'l peccato (che tanto egli l'odiò e dispiacquegli, che volle punirlo sopra 'l corpo suo, per la salute nostra), e amare quello che lui ama ciò sono le virtù le quali si provano nella carità del prossimo, servendola con la carità fraterna nelle sue necessità, secondo che c'è possibile.

E però io voglio che tu sia serva fedele: e senza sposo non voglio che tu stia. Secondo ch'io ho inteso, pare che Dio s'abbia chiamato a sè lo sposo tuo: dalla qual cosa egli si dispose bene dell'anima sua, son contenta che e abbia quel vero fine per lo quale fu creato. Onde, poichè Dio t'ha sciolta dal mondo, voglio che tu ti leghi con lui; e spòsati a esso Cristo crocifisso coll'anello della santissima fede. E vèstiti non di bruno, cioè della nerezza dell'amore proprio, e del piacere del mondo, ma della bianchezza della purità, conservando la mente e 'l corpo tuo nello stato della continenza. E sopra questa purità ci poni il mantello vermiglio della carità di Dio e del prossimo tuo, affibbiato di perfetta umiltà, colla fregiatura delle vere e reali virtù, colla umile e continua orazione; però che senza questo mezzo non potresti venire a veruna virtù. E fa che tu lavi la faccia dell'anima tua colla confessione spesso, e colla contrizione del cuore; il quale sarà unguento odorifero, che ti farà piacere allo sposo tuo Cristo benedetto. E così, adornata, va alla mensa dell'altare a ricevere il pane vivo, che dà vita, cibodegli angeli. Allora è 'l tempo suo, come è per le pasque, e per le feste di Maria dolce, e, secondo che Dio ti dispone, per cotali altre feste solennì. E dilèttati di starealla mensa continuamente della santissima croce; e ine nascondi e sèrrati nella camera sua, cioè nel costato di Cristo crocifisso, dove tu troverai il bagno del sangue, che egli t'ha fatto per lavare la lebbra dell'anima tua. E lìtroverai il secreto del cuore suo, mostrandoti nell'apritura del lato, che t'ha amata e t'ama inestimabilmente.

E pensa che questo dolce sposo è molto geloso: però che non vede la sposa sua si poco partire da sè, che egli si sdegna, e ritrae dall'anima la Grazia e la dolcezza sua.Voglio dunque che tu fugga la conversazione de' secolari e secolare, al più che tu puoi, acciò che tu non cadessiin cosa, che 'l sposo tuo si partisse da te. E però sia abitatrice della cella. E guarda che tu non perda 'l tempo tuo; imperocchè molto più ti sarebbe richiesto ora che prima: ma sempre esercita il tempo o coll'orazione o colla lezione o con fare alcuna cosa manuale, acciocchè tu non caggi nell'ozio; però che sarebbe pericolosa cosa. E resistendo virilmente senza alcuno timore, riparerai a' colpi collo scudo della santissima fede, confidandoti nel tuo sposo Cristo, 'l quale combatterà per te. lo so che tu entrerai ora (e forse che sei entrata, che dirò meglio) nelcampo delle molte battaglie del dimonio (gettandoti molte cogitazioni e pensieri nella mente tua) e delle creature, che non sarà meno forte battaglia, ma forse più. So che ti poneranno innanzi, che tu sia fanciulla, e però non stia bene in codesto stato; quasi reputandoselo a vergogna e' semplici ignoranti, e con poco lume, se non ti rallogassero al mondo. Ma tu sia forte costante, fondata in su la viva pietra; e pensa che, se Dio sarà per te, neuno potrà contra di te. Nè credere nè a dimonio nè a creatura quando ti consigliano delle cose che fussero fuora di Dio e della volontà sua, o contra lo stato della conti Confidati in Cristo crocifisso, che 'l ti farà passarequesto mare tempestoso, e giugnerai al mare pacifico, dove è pace senza neuna guerra. Onde, a conduerti ben sicura al porto di vita eterna, ti consiglierei per tua utilità, che tu intrassi nella navicella della santa obedienzia;però che questa è più sicura e più perfetta via, e fa navigare l'anima per questo mare non colle braccia sue, ma colle l:accia dell'Ordine.

E però ti prego, che tu à dia pensiero, acciò che tu sia più spedita a essere serva sposa di Gesù Cristo crocifisso; al quale servire, è regnare, come detto è. E per vederti regnare e vivere in Grazia, dissi che io desideravo di vederti vera serva e sposa di Cristo crocifisso. Abbi buona e santa paziezia in questo e ogni altra era che ti potesse avvenire. Altro non dico. Permani nella sana e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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