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Lettere di Santa Caterina da Siena da 232 a 310 (4)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 11:14
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03/12/2022 11:13
 
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CCLXVII (267) - A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e dolcissirno padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero combattitore contra le molestie e insidie del dimonio, e contro le malizie e persecuzioni degli uomini, e contra il vostro amore sensitivo, 'l quale è quello nemico che, se la persona none 'l parte da sè con la virtù, e con odio santo, giammai non può esser forte contra alle altre battaglie che tutto dì riceviamo. Perocchè l'amore proprio ci indebilisce; e però c'è necessario di privarcene con la forza della virtù; la quale acquisteremo nell'amore ineffabile che Dio ci ha manifestato col mezzo del sangue dell'unigenito suo Figliuolo. Il quale amore, tratto dall'amore divino, ci dà lume e vita; lume, in cognoscere la verità, quando egli è di bisogno alla nostra salute, e ad acquistare la grande perfezione, e a sostenere con vera pazienzia e fortezza e costanzia infino alla morte; dalla quale fortezza, acquistata dal lume che ci fece cognoscere la verità, acquistiamo la vita della divina Grazia. Inebriatevi dunque del sangue dell'immacolato Agnello; e siate servo fedele, e non infedele, al vostro Creatore. E non dubitate, nè vollete il capo indietro, per alcuna battaglia o tenebre che vi venisse; ma con fede perseverate infino alla morte; perocchè voi sapete bene, che la perseveranzia vi darà 'l frutto della vostra fadiga.

Ho inteso da alcuna serva di Dio, la quale vi tiene per continua orazione dinanzi da lui, che avete sentite grandissime battaglie, e tenebre sono cadute nella mente vostra per illusioni e inganno del dimonio, volendovi fare vedere 'l torto per il dritto, e il dritto per lo torto: e questo fa, perché veniate meno nello andare, acciocchè non giugniate al termine. Ma confortatevi; perocchè Dio v'ha proveduto e provederà, e non vi mancherà la Providenzia sua. Fate che in tutto ricorriate a Maria; abbracciando la santa croce: e non vi lassate mai venire a confusione di mente, ma nel mare tempestoso navigate colla navicella della divina misericordia. So che dagli uomini religiosi e secolari, e anco nel corpo mistico della santa Chiesa, se riceveste o aveste ricevuto alcuna persecuzione o dispiacimento o indignazione del Vicario di Cristo, o per voi, o aveste sostenuto o sosteneste per me con tutte queste creature, non state a contrastare; ma con pazienzia sostenete, partendovi di subito, e andandovene in cella a cognoscere voi medesimo con una santa considerazione; pensando che Dio vi faccia degno di sostenere per amore della verità, e d'essere perseguitato per lo nome suo; con vera umilità reputandovi degno della pena, e indegno del frutto. E tutte le cose che avetea fare, fate con prudenzia, ponendovi Dio dinanzi al. l'occhio vostro; e ciò che avete a dire o a fare, ditelo e fatelo dinanzi a Dio e a voi, e col mezzo della santissima orazione. Ine troverete il dottore della santa clemenzia dello Spirito Santo, 'l quale infonderà uno lume di sapienzia in voi, che vi farà discernere ed eleggere quello che sarà suo onore. Questa è la dottrina, che n'è data dalla prima dolce Verità, procurando il nostro bisogno con smisurato amore.

Se venisse il caso, carissimo padre, che vi trovaste dinanzi alla Santità del vicario di Cristo, dolcissimo e santissimo padre nostro; umilmente me gli raccomandate, rendendomi io in colpa alla Santità sua di molta ignoranzia e negligenzia che io ho commessa contro Dio, e disobedienzia contra il mio Creatore, il quale m'invitava a gridare con ansietato desiderio, e che con l'orazione gridassi dinanzi da lui, e con la parola e con la presenziafussi presso al vicario suo. Per tutti quanti i modi ho commessi smisurati difetti; per li quali iocredo che egli abbia ricevute molte persecuzioni, e la Chiesa santa, per le molte iniquitadi mie. Per la qual cosa, se egli si lagnadi me, egli ha ragione; e di punirmi de' difetti miei. Ma ditegli, che io, giusta al mio potere, m'ingegnerò di correggermi nelle colpe mie, e di fare più a pieno l'obedienzia sua. Sicchè io spero per la divina bontà che vollerà l'occhio della sua misericordia verso della sposa di Cristo e del vicario suo, e verso di me, tollendomi i difetti ela mia ignoranzia; ma verso della sposa, in dargli refrigerio di pace e di rinnovazione, con molto sostenere (perocchè in altro modo che senza fadiga non si possono trarre le spine de' molti difetti che affogano il giardino della santa Chiesa); e a lui farà grazia colà dove egli voglia essere uomo virile, e non vollere il capo indietro peralcuna fadiga o persecuzione ch'egli riceva dalli iniqui figliuoli: ma costante e perseverante non schifi labore; ma, come uno agnello, si gitti in mezzo de' lupi, con fame e con desiderio dell'onore di Dio e della salute dell'anime; lassando e alienando la cura delle cose temporali, e attendere alle spirituali. Facendo così (che gli èrichiesto dalla divina Bontà), l'agnello signoreggerà li lupi, ed i lupi torneranno agnelli; e così vederemo la gloriae la loda del nome di Dio, bene e pace della santa Chiesa. Per altra via non si può fare: non con guerra, ma con pace e benignità, e con quella santa punizione spirituale che debbe dare il padre al suo figliuolo quando commette la colpa.

Oimè, oimè, oimè, santissimo Padre! Il primo dì che veniste nel luogo vostro, l'aveste fatto! Spero nella bontà di Dio e nella santità vostra, che quello che non è fatto farete. E per questo modo si racquistano le temporali e le spirituali. Questo vi richiese (come voi sapete che vi fu detto) Dio che faceste, cioè di procurare alla reformazione della santa Chiesa, procurando in punire i difetti e in piantare i virtuosi pastori; e pigliaste la pacesanta con gl'iniqui figliuoli per lo migliore modo e più piacevole secondo Dio, che fare si potesse; sicchè poi poteste attendere a riparare con l'arme vostre del gonfalone della santissima croce sopra gl'infedeli. Credo che le nostre negligenzie e il non fare ciò che si può, non concrudelità, neppure con guerra, ma con pace e benignità (sempre dando la punizione a chi ha commesso il difetto, non quanto egli merita, perocchè non potrebbe tanto portare quanto egli merita più, ma secondo che lo infermo è atto a potere portare) siano forse cagione d'essere venuta tanta ruina e danno e irreverenzia della santa Chiesa e de' ministri suoi, quanto egli è. E temo che, se non si rimediasse tanto, che noi vedessimo venire maggiori inconvenienti; io dico, tali, che ci dorrebbero più che non fa il perdere le cose temporali. Di tutti questi mali e pene vostre io miserabile ne son cagione e per la poca mia virtù, e per molta mia disobienzia.

Santissmo Padre, mirate col lume della ragione, e con la verità, il dispiacere verso di me, non per punizione, ma per dispiacere. E a cui ricorro, se voi m'abbandonaste? chi mi sovverebbe? a cui rifuggo, se voi mi scacciaste? e' persecutori mi perseguitano, e io refuggo a voi e agli altri figliuoli e servi di Dio. E se voi m'abbandonastepigliando dispiacere e indignazione verso di me; e io mi nasconderò nelle piaghe di Cristo crocifisso, di cui voi sete vicario: e so che mi riceverà, perocchè egli non vuole la morte del peccatore. Ed essendo ricevuta da lui, voi non mi caccerete: anco, staremo nel luogo nostro a combattere virilmente con l'arme della virtù per la dolce sposa di Cristo. In lei voglio terminare la vita mia, con lagrime, con sudori, e con sospiri, e dare il sangue e la mirolla dell'ossa. E se tutto il mondo mi cacciasse; io non me ne curerò, riposandomi, con pianto e con molto sostenere, nel petto della dolce sposa. Perdonatemi, santissimo Padre, ogni mia ignoranzia e offesa che io ho fatta a Dio e alla vostra Santità. La verità sia quella che miscusi, e me deliberi: verità eterna. Umilemente vi dimando la vostra benedizione.

A voi dico, padre carissimo, che, quando è possibile a voi, siate dinanzi alla Santità sua con viril cuore, e senzaalcuna pena o timore servile: e prima siate in cella dinanzi a Maria e alla santissima croce, con santissima ed umile orazione, e con vero cognoscimento di voi, e con viva fede e volontà di sostenere; e poi andare sicuramente. E adoperate ciò che si può per onore di Dio e salute dell'anime, infino alla morte. E annunziategli quello che io scrivo in questa lettera, secondo che lo Spirito Santo vi ministrerà. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CCLXVIII - Agli anziani e consoli gonfalonieri di Bologna

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi spogliati dell'uomo vecchio, e vestiti dell'uomo nuovo: cioè spogliati del mondo e del proprio amore sensitivo, che è il vecchio peccato di Adam; e vestiti del nuovo Cristo dolce Gesù, cioè dell'affettuosa sua carità. La quale carità, quando è nell'anima, non cerca le cose sue proprie, ma è liberale e larga a rendere il debito suo a Dio; cioè d'amarlo sopra d'ogni altra cosa, e a sè rendere odio e dispiacere della propria sensualità; e amare sè per Dio, cioè per rendere gloria e loda al nome suo; al prossimo rendere la benevolenzia con una carità fraterna e con ordinato amore. Perocchè la carità vuole essere ordinata: cioè che l'uomo non facci a sè male di colpa, per campare, non tanto che un'anima, ma se possibil fosse, di salvare tutto quanto 'l mondo, nol debbe fare; perocchè non è lecito di commettere una piccola colpa per adoperare una grande virtù. E non si debbe ponere il corpo nostro per campare il corpo del prossimo; ma doviamo bene ponere la vita corporale per salute dell'anime, e la sustanzia temporale per bene e vita del prossimo. Sicchè vedete che vuole essere ordinata, ed è ordinata, questa carità nell'anima.

Ma quelli che sono privati della carità, e pieni dell'amor proprio di loro, fanno tutto il contrario: e come essi sono disordinati nel cuore e nell'affetto loro, così sono disordinati in tutte quante le operazioni loro. Onde noi vediamo che gli uomini del mondo senza virtù servono e amano il prossimo loro, e con colpa; e per piacere e servire a loro, non si curano disservire a Dio, e dispiacergli, e far danno all'anime loro. Questo è quello amore perverso, il quale spesse volte uccide l'anima e il corpo; e tolleci il lume, e dacci la tenebra; tolleci la vita,e dacci la morte; privaci della conversazione de' Beati, e dacci quella dell'inferno. E se l'uomo non si corregge mentre ch'egli ha il tempo; spegne la margarita lucida della santa giustizia, e perde il caldo della vera carità eobedienzia.

Onde, da qualunque lato noi ci volliamo, in ogni maniera di creature che hanno in loro ragione, si vede mancare in ogni virtù per questo malvagio vestimento del proprio amor sensitivo. Se noi ci volliamo a' prelati, essiattendono tanto a loro, e stare in delizie, che vedendo i sudditi nelle mani delle dimonia, non pare che se ne curino. E i sudditi, nè più ne meno non si curano d'obedire né nella legge civile nè nella legge divina, nè si curanodi servire l'un l'altro se non per propri utilità. E però non basta questo amore nè l'unione di quelli che sono uniti d'amore sensitivo, e non di vera carità; ma tanto basta e dura l'amicizia loro, quanto dura il piacere e il diletto, e la propria utilità che ne traggono. Onde, s'egliè signore, egli manca nella santa giustizia: e questa è la cagione; perocchè teme di non perdere lo stato suo; e per non far dispiacere, si va mantellando, e occultando i loro difetti ponendo l'unguento in su la piaga nel tempo che ella vorrebbe essere incotta e incesa col fuoco. Oimè misera l'anima mia! Quando egli debbe ponere il fuoco Della divina carità, incendere il difetto con la santa punizione e correzione, per santa giustizia fatta; egli lusinga, e infingesi di non vederlo Questo fa verso coloro che egli vede che possono impedire lo stato suo: ma ne' poverelli, che sono da poco e di cui egli. non teme, mostra zelo di grandissima giustizia; e senza alcun pietà e misericordia pongono grandissimi pesi per piccola colpa. Chi n'è cagione di tanta ingiustizia? l'amore proprio di sè. Ma e' miserabili uomini del mondo, perché sono privati della verità, non cognoscono la verità, nè secondo Dio per salute loro, nè per loro medesimi; per conservare lo stato della signoria. Perché, se essi cognoscessero la verità, vederebber che solo il vivere col timore di Dio conserva lo stato e la città in pace: e per conservare la santa giustizia, rendendo a scuno de' sudditi il debito suo: e a chi debbe ricevere misericordia, fare misericordia non per propria passione, ma per verità: e a chi debbe ricever giustizia, farla condita con misericordia non passionata d'ira; nè per detto di creatura, ma per santa e vera giustizia: e attendere al bene comune, e non l ben particolare; e ponere gli officiali, e quelli che hanno a reggere la città, non a sètte, nè per animo; nè per lisinghe, nè per rivendere, ma solo con virtù e modo di ragione: e scegliere uomini maturi e buoni, e non fanciulli; e che temano Dio, amatori del bene comune, e non del bene particolare suo. Or per questo modo si conserva lo stato loro e la città in pace e in unione. Ma le ingiustiziee il vivere a sètte, e il ponere a reggere e governare uomini che non sanno reggere loro medesimi nè le famiglie loro, ingiusti e iracondi, passionati d'ira e amatori di loro medesimi; questi sono quelli modi che fanno perdere lo stato spirituale della Grazia, e lo stato temporale. Onde a questi cotali si può dire: In vano t'affatighi a guardare la città tua, se Dio non la guarda; cioè se tu non temi Dio, e nelle tue operazioni non tel poni inanzi a te.

Sicchè vedete, carissimi fratelli e signori, che l'amore proprio è guastamento della città dell'anima, e guastamento e rivolgimento delle città terrene. Onde io voglio che voi sappiate, che neuna cosa ha posto in divisione il mondo in ogni maniera di gente, se non l'amore proprio, dal quale sono nate e nascono le ingiustizie. Parmi, carissimi fratelli, che abbiate desiderio di crescere e conservare il buono stato della vostra città; e per questo desiderio vi moveste a scrivere a me indegna miserabile e piena di difetto. La quale lettera intesi e vidi con affettuoso amore, e con volontà di satisfare i desiderii vostri,e d'ingegnarmi, con quella grazia che Dio mi darà, ad offerire voi e la città vostra dinanzi a Dio con continua orazione. Se voi sarete uommi giusti, e che il reggimento vostro sia fatto come detto è di sopra, non passionati, nè per amor proprio e bene particolare, ma con bene universale fondato in su la pietra, viva Cristo dolce Gesù; e col timore suo facciate tutte le vostre operazioni; e col mezzo delle orazioni conserverete lo stato, la pace, e l'unità della città vostra. E però vi prego per amore di Cristo crocifisso (poichè altro modo non c'è) che, avendo voi l'aiuto dell'orazione de' servi di Dio voi non manchiate nella parte vostra quello che bisogna. Perocchè, se voi mancaste, voi sareste bene un poco sostenuti dall'orazioni, ma non tanto, che tosto non venisse meno; però che voi dovete aitare a portare questo peso, della parte vostra.

Onde, considerando me, che col vestimento dell'amore sensitivo e particolare non potreste sovvenire a' servi di Dio; e che colui che non sovviene sè del sovvenimento della virtù, non può sovvenire la città sua fraterna, e col zelo della santa giustizia; dico che è bisognoche siate vestiti dell'uomo nuovo, Cristo dolce Gesù, cioè della inestimabile sua carità. Ma non ci possiamo vestire, che prima non ci spogliamo; nè spogliare mi potrei se io non veggo quanto m'è nocivo a tenere il vecchio peccato, e quanto m'è utile il vestimento nuovo della divina carità; però che, veduto che l'uomo l'ha, l'odia, e per odio se ne spoglia; e ama, e per amore si veste del vestimento delle virtù fondate nell'amore dell'uomo nuovo. Or questa è la via. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi spogliati dell'uomo vecchio, e vestiti dell'uomo nuovo, Cristo crocifisso e a questo modo acquisterete e conserverete lo stato della grazia, e lo statodella città vostra; e non mancherete mai alla debita reverenzia della santa Chiesa, ma con modo piacevole renderete il debito, e conserverete il vostro stato. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLXIX - A Neri di Landoccio

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso Saugue suo; con desiderio di vedere morto in te ogni proprio sentimento, acciò che la mente e il desiderio tuo non sia mai contaminato dalla propria passione, ma più tosto sia agumentata la virtù in te. Questo farai quando coll'occhio dell'intelletto ti specchierai nellaVerità eterna; perocchè in altro modo non si potrebbe dibarbicare. Adunque voglio, figliuolo mio dolce, che ti specchi nella somma eterna Verità, e non perda punto di tempo. Ma sempre giusta 'l tuo potere, t'ingegna, quanto tu puoi, di portare e sopportare e' difetti delle creature. Fà che tu sia non negligente alla orazione santa; e di, fare ogni domenica Pasqua con la santa Comunione. E non ti curare, però che tu ora sia di lunga da me corporalmente; perocchè col santo desiderio e coll'orazione santa io sarò sempre presso a te. Confòrtati, e fà forza e violenza, acciò che rapischi il reame del cielo. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Dio ti dia la sua dolce eterna, benedizione. Monna Lisa, Alessa, Francesco, e Barduccio, tutti, ti salutano. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLXX (270) - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e dolcissimo padre in Cristo Gesù. Io vostra indegna e miserabile figliuola Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo alla vostra Santità nel prezioso sangue suo; con desiderio, che io ho lungo tempo desiderato, di vedervi portinaio virile e senza veruno timore. Portinaio sete del cellaio di Dio, cioè del sangue dell'unigenito suo Figliuolo, la cui vece rappresentate in terra; e per altre mani non si può avere il sangue di Cristo se non per le vostre. Voi pascete e nutricate li fedeli Cristiani: voi sete quella madre che allemamelle della divina carità ci notricate; perocchè non ci date sangue senza fuoco, nè fuoco senza sangue. Perocchè il sangue fu sparto con fuoco d'amore. O governatore nostro, io dico che ho lungo tempo desiderato di vedervi uomo virile e senza veruno timore; imparando dal dolce e innamorato Verbo, che virilmente corre all'obbrobriosa morte della santissima croce, per compire la volontà del padre e la salute nostra. Questo Verbo dolce arreca a noi la pace; perocchè fu tramezzatore tra Dio e noi. Non lassa questo dolce e innamorato Verbo, per nostra ingratitudine nè per ingiuria nè per strazi nè vituperio, che egli non corra all'obbrobriosa morte della croce, siccome innamorato della salute nostra: perocchè in altro modo non potevamo giugnere all'effetto della pace. O padre santissimo nostro, io vi prego per l'amore di Cristo crocifisso, che voi seguitiate le vestigie sue. Oimè, pace, pace, per l'amore di Dio! Non ragguardate alla miseria e ingratitudine e ignoranzia nostra, nè alla persecuzione de' vostri ribelli figliuoli. Oimè, vinca la vostra benignità e pazienzia la malizia e superbia loro. Abbiate misericordia di tante anime e corpi che periscono. O pastore e portinaio del sangue dell'Agnello, non vi retragga nè pena nè vergogna nè vituperio che vi paresse ricevere, nè timore servile, nè gli perversi consiglieri del dimonio, che non consigliano altro che in guerre e in miserie. Tutto questo, santissimo Padre, non vi retragga che voi non corriate all'obbrobriosa morte della croce; seguitando Cristo, come suo vicario, cioè, sostenendo pene, obbrobrio, tormento e villanie portiate la croce del santo desiderio: desiderio, dico, dell'onore di Dio, e della saluto degli figliuoli vostri. Abbiate, abbiate fame, e con l'occhio dell'intelletto vostro vi levate in su la croce del desiderio; e ragguardate quanti mali seguitano per questa perversa guerra, e quanto è il bene che sèguita, della pace.

Oimè, babbo mio, disavventurata l'anima mia che le mie,iniquità sono cagione d'ogni male; e pare che 'l dimonio abbia presa signoria del mondo, uon per sè medesimo, chè egli non può cavelle, ma in quanto noi gli abbiamo dato. Da qualunque lato io mi volgo, vedo che ognuno gli porta le chiavi del libero arbitrio con la perversa volontà; e' secolari, e' religiosi, e li chierici, con superbia correre alle delizie, stati e ricchezze del mondo, con molta immondizia e miseria. Ma sopra tutte l'altre cose che io vegga che sia molto abominevole a Dio, si è delli fiori, che sono piantati nel corpo mistico della santaChiesa, che debbono essere fiori odoriferi, e la vita loro specchio di virtù, gustatori e amatori dell'onore di Dio e della salute dell'anime: ed egli gittano puzza d'ogni miseria; e amatori di loro medesimi, raunando li difetti loro con esso gli altri; e singolarmente nella persecuzione che è fatta alla dolce sposa di Cristo e alla Santità vostra. Oimè, caduti siamo nel bando della morte; e abbiamo fatta guerra con Dio. O babbo mio, voi sete posto a noi per tramezzatore a fare questa pace. Non veggo che ella si faccia se voi non portate la croce del santo desiderio, come detto è. Noi abbiamo guerra con Dio; e li ribelli figliuoli l'hanno con Dio e la Santità vostra: e Dio vuole e vi richiede che tolliate, giusta 'l vostro potere, la signoriadalle mani delle dimonia. Mettete mano a levare la puzza de' ministri della santa Chiesa; traetene e' fiori puzzolenti, piantatevi e' fiori odoriferi, uomini virtuosi, che temono Dio. Poi vi prego che piaccia alla Santità vostra di condescendere di dar la pace, e riceverla per qualunque modo ella si può avere, conservando sempre quella dolce Chiesa, e la coscienzia vostra. Vuole Dio, che voi attendiate all'anime e alle cose spirituali più che alle temporali. Fate virilmente: chè Dio è per voi. Adoperatevi senza veruno timore; e, perché vediate le molte fatighe e tribolazioni, non temete: confortatevi con Cristo dolce Gesù. Chè tra le spine nasce la rosa, e tra le molte persecuzioni ne viene la reformazione della santa Chiesa, la luce che fa levare la tenebra de' Cristiani e la vita degl'infedeli, e la levazione della santa Croce. Voi, come strumento e nostro mezzo, con sollicitudine, e non con negligenzia, e senza veruno timore adoperate ciò che voi potete. A questo modo sarete vero ministratore; adempirete la volontà di Dio, e il desiderio de' servi suoi, chemuoiono di dolore, e non possono morire, vedendo tanta offesa del loro Creatore e tanto avvilire il sangue del Figliuolo di Dio. Non posso più. Perdonate a me, padre santissimo, la mia presunzione: scusimi l'amore e il dolore dinanzi a voi. Non dico più. Date la vita per Cristo crocifisso: divellete li vizi, e piantate le virtù: confortatevi, e non temete. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Grande desiderio ho di ritrovarmi dinanzi alla Santità vostra. Molte cose v'ho a ragionare. Non son venuta, per molte occupazioni buone e utili per la Chiesa, che ci sono avute a fare. Pace, pace per l'amore di Cristo crocifisso, e non più guerra: chè altro rimedio non ci è. Raccomandovi Annibaldo, vostro fedele servitore.

Scritta al nostro monasterio nuovo che mi concedeste, intitolato Santa Maria degli Angeli. omandovi umilmente la vostra benedizione. E' vostri figli negligenti, maestro Giovanni e frate Raimondo, si raccomandano alla Santità vostra. Gesù Cristo crocifisso sia con voi. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLXXI - A monna Alessa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti serva e sposa fedele al tuo Creatore; acciocchè mai non ti sciogli della verità, ma per amore della verità desideri di portare pena, sostenendo senza colpa infino alla morte. Perciocchè nelle pene, nelle fadighe, annegandovi dentro la propria volontà sensitiva, l'anima s'accosta più al suo Creatore, e fassi una volontà con lui. Bisogno c'è adunque di portare, e di perdere noi medesimi. Così saremo atte a piangere e offerire umili e continue orazioni dinanzi da Lui, per suo onore e per la salute dell'anime. Perocchè noi dobbiamo essere gustatrici e mangiatrici di questo dolce e glorioso cibo.

Ma guarda, carissima figliuola, che tu non t'ingannassi: perocchè inganno sarebbe quando tu volessi mangiare alla mensa del Padre Eterno, e schifassi di mangiarlo alla mensa del Figliuolo, in su la quale mensa ce 'l conviene mangiare. Perocchè senza pena non si può avere; e nel Padre non cade pena, ma solo nel Figliuolo. E perché senza pena non potevamo passare questo mare tempestoso; però questo dolce e amoroso Verbo, in cui cade la pena, si fece via, e regola nostra, e batte la strada colsangue suo.

Adunque non dormiamo noi, serve ricomperate dal sangue di Cristo, se vogliamo essere spose fedeli; ma destianci dal sonno della negligenzia, e corriamo per questa strada di Cristo crocifisso, con spasimato e ansietato desiderio; perocchè vediamo il mondo in maggior necessità che fusse mai. E però io t'invito e ti comando, che tu rinnovelli il pianto e il desiderio tuo con molte orazioni per la salute di tutto quanto il mondo, e per la reformazione della santa Chiesa; che Dio per la sua bontà dia grazia al Padre nostro che compia quello ch'egli ha cominciato. Chè, secondo che m'è stato scritto da Roma, pare ch'egli cominci virilmente; però che pare che voglia attendere ad acquistare anime. E perché io so il santo desiderio suo; ha speranza, se i miei peccati non lo impediscono, che tosto s'averà la pace. Altro non dico, se non che tu gridi con voce e fede viva nel cospetto di Dio. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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