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Lettere di Santa Caterina da Siena da 232 a 310 (4)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 11:14
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03/12/2022 11:14
 
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CCLXXII (272) - A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi seguitatore e amatore della verità; acciocchè siate vero figliuolo di Cristo crocifisso, il quale è essa Verità, e fiore odorifero nell'Ordine santo e nel corpo mistico della santa Chiesa. E così dovete essere. E non si debbe lassare nè vollere il capo indietro per le spine delle molte persecuzioni; perocchè troppo sarebbe matto colui che lassasse la rosa per timore della spina. Il mio desiderio èdi vedervi virile, senza timore d'alcuna creatura. Son certa, per l'infinita bontà di Dio, che adempirà il desiderio mio.


Confortatevi, carissimo padre, nella dolce sposa di Cristo; perocchè quanto abonda più in tribulazioni e amaritudine, tanto più promette la divina Verità di farla abondare in dolcezza e in consolazioni. E questa sarà la dolcezza sua: la riformazione de' santi e buoni pastori, i quali sono fiori di gloria, cioè che rendono odore e gloria di virtù a Dio. Questa è la riformazione del fiore de' suoi ministri e pastori. Ma non n'ha bisogno il frutto di questa sposa d'essere riformato, perocchè non diminuisce nè guasta mai per li difetti de' ministri. Sicchè dunque godete nell'amaritudine, poichè la Verità ci ha promesso di darci refrigerio dopo l'amaritudine... E la consolazione che io ebbi ricevendo la lettera del dolce babbo e vostra: perocchè amaritudine ebbi per lo danno della Chiesa, e per la vostra amaritudine, la quale avevo inteso molto intrinsecamente il dì di santo Francesco; ed ebbi allegrezza perché mi traeste di molto pensiero. Onde, lette le lettere e inteso tutto, pregai una serva di Dio, che offerisse lagrime esudori dinanzi da Dio per la sposa e per la infermità del babbo.


Onde subito per divina grazia le crebbe uno desiderio e una allegrezza sopra ogni modo. E aspettando che venisse la mattina per avere la Messa, che era il dì di Maria; e, venuta l'ora della Messa, si pose nel luogo suo convero cognoscimento di sè, vergognandosi dinanzi da Dio della sua imperfezione. E levando sè sopra di sè con ansietato desiderio, especulando con l'occhio dell'intelletto nella Verità eterna, dimandava ine quattro petizioni, tenendo sè e il padre suo dinanzi alla sposa della Verità.


E prima la riformazione della santa Chiesa. Allora Dio,lassandosi costrignere alle lagrime, e legare alla funedel desiderio, diceva: «Figliuola mia dolcissima, vedi come ha lordata la faccia sua con la immondizia e con l'amor proprio, ed enfiata per superbia ed avarizia di coloro che si pascono al petto suo. Ma tolli le lagrime e lo sudore tuo, e tr‰le dalla fontana della divina mia carità, elavale la faccia. Perocchè io ti prometto che non le sarà renduto la bellezza sua col coltello, nè con crudelità nè con guerra, ma con la pace, e umili e continue orazioni, sudori e lagrime, gittate con ansietato desiderio de' servimiei. E così adempirò il desiderio tuo con molto sostenere; e in neuna cosa vi mancarà la mia providenzia». E poniamochè in questo si contenesse la salute di tutto quanto il mondo; nondimeno l'orazione si distendeva più in particolare, dimandando per tutto quanto il mondo. Allora Dio mostrava con quanto amore aveva creato l'uomo; e diceva: «Or vedi che ognuno mi percuote. Vedi, figliuola, con quanti diversi 'l e molti peccati essi mipercuotono, e specialmente col miserabile e abominevole amore proprio diloro medesimi, onde procede ogni male, col quale hanno avvelenato tutto quanto il mondo. Voi dunque, servi miei, paratevi dinanzi colle molte orazioni; e così mitigherete l'ira del divino giudizio. E sappiche neuno può escire dalle mie mani. E però apri l'occhio dell'intelletto, e mira nella mia mano». E, levando l'occhio, vedeva nel pugno suo rinchiuso tutto l'universo mondo. E poi diceva: «Io voglio che tu sappi che neuno me ne può essere tolto; perocchè tutti stanno o per giustizia o per misericordia; sicchè tutti sono miei. Eperché sono esciti di me, amoli ineffabilmente, e farò loro misericordia col mezzo de' servi miei». Allora, crescendo il fuoco del desiderio, stava quasi beata e dolorosa, e rendeva grazie alla divina bontà; quasi cognoscendo che Dio le avesse manifestato i difetti delle creature perché fusse costretta a levarsi con più sollicitudine e maggiore desiderio. E in tanto crebbe il santo e amoroso fuoco, che il sudore della acqua, il quale gittava, ella lo spregiava per grande desiderio che aveva di vedere escire dal corpo suo sudore di sangue; dicendo a sè medesima: «Anima mia, tutto il tempo della vita tua hai perduto. E però sono venuti tanti mali e danni nel mondo e nella santa Chiesa, in comune e in particolare. Onde io ora voglio che turemedisca col sudore del sangue». Allora quella anima, speronata dal santo desiderio, si levava molto maggiormente, ed apriva l'occhio dell'intelletto, e speculavasi nella divina carità; onde vedeva è gustava quanto siamo tenuti e doviamo cercare la gloria e la loda del nome di Dio nella salute dell'anime.


E a questo vi chiamava e allegava la Verità Eterna, rispondendo alla terza petizione, ciò era la fame della vostra salute, dicendo: «Figliuola, questo voglio ch'egli cerchi con ogni sollicitudine. Ma questo non potrebbe nè egli nè tu, nè alcuno altro avere senza le molte persecuzioni; secondo che io ve le concederò. Digli: come egli desidera il mio onore nella santa Chiesa, così concèpi amore a volere sostenere con vera pazienzia. E a questo mi avvedrò ch'egli e gli altri miei servi cercheranno il mio onore in verità. E allora sarà il carissimo figliuolo, eriposerassi sopra il petto dell'unigenito mio Figliuolo; del quale ho fatto ponte perché tutti possiate giungere a gustare e ricevere il frutto delle vostre fadighe. Sapete, figliuoli, che la strada si ruppe per lo peccato e disobedienzia di Adam, per siffatto modo, che neuno poteva giugnere al termine suo; e così non s'adempiva la mia verità, che l'avevo creato alla imagine e similitudine mia, perché egli avesse vita eterna, e participasse e gustasse me che sono somma ed eterna Bontà. Questa colpa germinò spine e triboli di molte tribolazioni, con uno fiume che sempre percuote l'onde sue: e però io v'ho dato il ponte del mio Figliuolo, acciocchè, passando il fiume, non v'annegaste. Ma aprite l'occhio dell'intelletto, e vedete che tiene dal cielo alla terra; perocchè bene di terranon si poteva fare di tanta grandezza che fusse sufficiente a passare il fiume, e darvi vita. Sicchè, esso unì l'altezza del cielo, cioè la natura divina, con la terra della vostra umanità. Convienvi dunque tenere per questo ponte cercando la gloria del nome mio nella salute dell'anime, sostenendo con pena le molte fadighe, seguitando le vestigie di questo dolce e amoroso Verbo. Voi sete miei lavoratori, che v'ho messi a lavorare nella vignadella santa Chiesa: perocchè io voglio fare misericordia al mondo. Ma guardate voi non teniate di sotto; perocchè ella non è la via della verità. Sai tu chi sono coloro che passano di sotto a questo ponte? sono gl'iniqui peccatori, per li quali io vi prego che mi preghiate, e per cuivi richieggo lagrime e sudori; perocchè giaciono nelle tenebre del peccato mortale. Costoro vanno per lo fiume, e giungono all'eterna dannazione, se già essi non tolgono il giogo mio, e pongonlo sopra di loro. E alquanti sono che col timore della pena si recano dalla riva, ed escono dal peccato mortale; sentono le spine delle molte tribulazioni: e però sono esciti dal fiume. Ma se essi non commettono neglienzia, e non dormono nell'amore proprio di loro medesimi, essi s'attaccano al ponte, e cominciano a salire, amando la virtù. Ma se essi permangono nell'amore proprio e in negligenzia, ogni cosa lor fa male. E non sono perseveranti; ma uno vento contrario che giunga, li fa tornare al vomito». Veduto che ebbe in quanti diversi modi l'anima s'annegava ed egli si diceva: «Mira quelli che vanno per lo ponte di Cristo crocifisso». E molti ne vedeva, che correvano senza alcuna pena, perché non avevano 'l peso della propria volontà; e questi erano i veri figliuoli, e' quali, abandonati loro medesimi, andavano con ansietato desiderio cercando solo l'onore di Dio e la salute dell'anime. E a' piedi dell'affetto loro (che tenevano e andavano per Cristo crocifisso, che era esso Ponte) correva l'acqua di sotto; e le spine erano conculcate da' loro piei: e però non lo' faceva male; cioè, che nell'affetto loro non curavano le spine dellemolte persecuzioni, ma con pazienzia vera portavano la prosperità del mondo, che sono quelle crudeli spine che danno morte all'anima, che lo posssiede con disordinato amore. Essi lo spregiavano, come se fussero state veleno; e neuna altra cosa attendevano Se non di dilettarsi in croce con Cristo, perocchè loro obietto era egli. Altri v'erano, che andavano lentamente. E perché andavano lenti? Perché s'avevano posto dinanzi all'occhio dell'intelletto non Cristo crocifisso, ma le consolazioni che traevano da Cristo crocifisso, le quali gli dava amore imperfetto. E allentavano spesso nell'andare; siccome fece Pietro innanzi alla Passione, quando s'aveva posto dinanzi a sè, solo, il diletto della conversazione di Cristo; eperò venne meno, essendogli tolto l'obietto della consolazione. Ma quando si fortificò, poichè ebbe perduto sè, non volse cognoscere altro nè cercare, se non Cristo crocifisso. Così questi cotali sono deboli, e allentano l'andare del santo desiderio, quando si veggono levare dinanzi dalla mente loro l'obietto del diletto, e delle proprie consolazioni. Onde, giugnendo poi le punture o di tentazioni del dimonio o delle creature, o di loro medesimi d'una tenerezza spirituale che hanno; vedendosi privati di quella cosa che amavano, vengono meno e indebiliscono nella via di Cristo crocifisso. Perocchè in Cristo crocifisso hanno voluto seguitare 'l Padre, e gustare la dolcezza delle molte consolazioni: perché nel Padre non può cadere pena, ma sì nel Figliuolo. E però dicevo che seguitavano 'l Padre. E vedevasi che non si poteva rimediare la debilezza loro se non seguitassero 'l Figliuolo. E così diceva la Verità eterna: «Io dico che neuno può venire a me se non per questo mezzo dell'unigenito mio Figliuolo; perocchè egli è colui che v'ha fatta la via la quale dovete seguitare. Egli è Via, Verità, e vita. E questiche vanno per questa via, gustano e cognoscono la verità, e gustano l'amore ineffabile che io gli ho mostrato nelle pene ch'egli ha sostenute per loro. Sai bene, che se io non v'avessi amati, non v'averei dato si fatto ricomperatore. Ma perocchè eternalmente io v'amai, però posi e diedi all'obbrobriosa morte della croce questo unigenito mio Figliuolo; il quale, coll'obedienzia sua e con la morte, consumò la disobedienzia d'Adam, e la morte dell'umana generazione. E così cognoscono la mia verità; e cognoscendo la verità, seguitano la verità: e così ricevono la vita durabile, perché sono tenuti per la via di Cristo crocifisso, e giunti e passati per la porta della verità, e trovansi nel mare pacifico co' veri gustatori. Sicchè vedi, figliuola mia, che essi non si possono fortificare in altro modo. Nè egli si potrebbe unire con la sposa della mia Verità, nè giugnere a questa perfezione alla quale io l'ho eletto, se non per questa via. Ogni altra viaè con pena e imperfetta, se non questa; perocchè pena non dà se non la propria volontà, o spirituale o temporale che sia. Onde chi non ha volontà, è privato d'ognipena afflittiva di sè; e solo la pena intollerabile dell'offesamia gli rimane, ordinata, con modo, però ch'è condita nel condimento della carità, la quale fa l'anima prudente, che per neuna pena la fa scordare dalla dolce volontà mia».


Altri v'erano che, poich'erano cominciati a salire (ciò erano coloro che cominciavano a cognoscere la colpa loro, solo per timore della pena che lor seguitava dopo la colpa, e però s'erano levati dal peccato, cioè per timore della pena, il quale timore era imperfetto); ma molti ne vedeva correre dal timore imperfetto al perfetto, e questi andavano con sollicitudine nel secondo stato e nell'ultimo. Ma molti ve n'aveva, che con negligenza si ponevano a sedere all'entrata del ponte, con questo timore servile; e tanto avevano preso per spizziconi 'l loro cominciare, e sì tepidamente, che non aggiungendo punto di fuoco di cognoscimento di loro medesimi e della bontà di Dio in loro, si rìmanevano nella loro tepidezza. Di questi cotali diceva la dolce Verità: «Vedi, figliuola, che impossibile sarebbe che costoro, che non vanno innanzi esercitando la virtù, che non tornassero indietro. E questa è la cagione: perché l'anima non può vivere senza amore; e quello ch'ella ama, quello si studia di più cognoscere e servire. E se non studia in cognoscere sè, dove meglio cognosce la larghezza e abondanzia della mia carità? non cognoscendo, non ama; e non amando, non mi serve. Onde, essofatto che è privata di me, perché non può stare senza amore, ritorna al miserabile proprio di sé medesimo. Costoro fanno come 'l cane, che, poich'ha mangiato, vomita, e poi per la immondizia sua pone l'occhio sopra 'l vomito, e piglialo, e così immondamente si notrica: così costoro negligenti, posti in tanta tepidezza, hanno vomitato, per timore della pena, e' fracìdumi de' peccati per la santa confessione, cominciando uno poco di volere entrare per la via della verità. Onde, non andando innanzi, conviene che tornino addietro. Vollendo l'occhio dell'intelletto al vomito di prima, sonosi levati del vedere la pena e tornati avedere 'l diletto sensitivo; per la quale cosa hanno perduto 'l timore. E però si ripigliano il vomito, nutricando gli affetti e' desiderii loro delle proprie immondizie. Onde saranno molto più reprensibili e degni di punizione costoro, che gli altri. Or così sono offeso così iniquamente dalle mie creature. E però voglio, figliuoli carissimi, che non allentiate i desiderii vostri; ma crescano, notricandovi in su la mensa del santo desiderio. Levinsi i veri servi miei, e imparino da me, Verbo, a ponersi le pecorelle smarrite in su la spalla portandoli con pena e con molte vigilie e orazioni. E così passerete per me, che so' ponte, come detto è; e sarete sposi e figliuoli della mia Verità; e io vi infonderò una sapienzia, con uno lume di fede, il quale vi darà perfetto cognoscimento della verità; onde acquisterete ogni perfezione».


E poichè alla benignità e pietà di Dio piacque di manifestare sè medesimo e le cose segrete sue (alle quali cose, padre dolcissimo, la lingua ci viene meno, e l'intelletto pare che si offuschi; tanto è assottigliato il suo vedere), il desiderio vive spasimato, in tanto che tutte lepotenzie dell'anima gridano a una di volere lassare la terra, poichè c'è tanta imperfezione, drizzarsi e giugnere al fine suo, a gustare co' veri cittadini la somma eterna Trinità, ove si vede rendere gloriae loda a Dio; ove rilucono le virtù, la fame e lo desiderio de' veri ministri e perfetti religiosi, i quali stettero in questa vita come lucerna ardente posta in sul candelabro della santa Chiesa, a rendere lume a tutto quanto il mondo. Oimè, babbo, quanta differenzia era da loro a quelli che sono al di d'oggi! De' qualì si lamentava con zelo di grande giustizia, dicendo: «Costoro hanno preso la condizione della mosca, che è tanto brutto animale, la quale ponendosi in su la cosa dolce e odorifera, non si cura, poichè ella è partita, di ponersi in su le cose fastidiose e immonde. Così questi iniqui sono posti a gustare la dolcezza del sangue mio; e non si curano, poichè sono levati dalla mensa dell'altare, e da conservare e ministrare il corpo mio e gli altri sacramenti della santa Chiesa (i quali sonoodoriferi pieni di dolcezza e di grande soavità, in tanto che dà vita all'anima, che il gusta in verità, e senza essonon può vivere); essi, dico, essi non si curano di ponersi in tanta immondizia, quanto pongono la mente e i corpi loro; chè, non tanto ch'ella puti a me tanta iniquità, ma le dimonia hanno a schifo questo peccato tanto miserabile».


Poichè la divina Bontà, carissimo padre, sopra le tre petizioni ebbe risposto, come detto è; rispose alla quarta petizione, che sì domandava, dimandando l'aiutorio e la providenzia di Dio, che provedesse in alcuno, che era divenuto d'alcuna creatura, il quale per scritto non vi posso contare, ma con la parola viva vel dirò; se già Dio non mi facesse tanto di grazia e di misericordia, che l'anima mia si partisse da questo miserabile corpo prima che io vi vedessi; il quale è una legge perversa che sempre impugna contra lo spirito. E voi sapete bene ch'io dico la verità: sicchè grazia mi sarebbe a esserne privata. Dicevo, e dico, che la Verità eterna si degnò di rispondere alla quarta e all'ansíetato desiderio che dimandava, dicendo: «Figliuola mia, providenzia non mancherà mai a chi la vorrà ricevere. Ciò sono coloro che perfettamente sperano in me. Costoro sono quelli che mi chiamano in verità, non solamente con la parola, ma con affetto e col lume della santissima fede. Non gusteranno me nella providenzia mia coloro che solamente col suono della parola mi chiameranno Signore, Signore! perocchè io loro (se con altra virtù non mi dimandano) non cognoscerò, e non saranno cognosciuti da me per misericordia, ma per giustizia. Sicchè io ti dico che la mia providenzia non gli mancherà se essi spereranno in me. Ma io voglio che tu venga con questa pazienzia. E me li conviene portare, loro, e l'altre mie creature, le quali io ho creato alla imagine e similitudine mia, con tanta dolcezza d'amore». Onde, aprendo l'occhio dell'intelletto, per obedire al comandamento suo, nell'abisso della sua carità; allora si vedeva come egli era somma eterna bontà, e come per solo amore aveva egli creati e ricomperati del sangue del Figliuolo suo tutte le creature che hanno in sè ragione; e con questo amore medesimo dava ciò che egli dava. Tribolazione e consolazione, ogni cosa era data per amore e per provedere alla salute dell'uomo, e non per alcuno altro fine. E diceva: «Il sangue sparto per voi vi manifesta che questo è la verità. Ma essi, accecati per lo proprio amore che hanno di loro, si scandalizzano con molta impazienzia, giudicando in male, e in loro danno e ruina e in odio, quello che io fo per amore e per loro bene, per privarli delle pene eternali, e per guadagno dare loro vita eterna. Perché dunque si lagnano di me, e odiano quello che debbono avere in reverenzia? e vogliono giudicare gli occulti miei giudizii, i quali sono tutti diritti? ma essi fanno come lo cieco che col tatto della mano, e alcuna volta col sapore del gusto e alcuna volta col suono della voce, vorrà giudicare in bene e in male, secondo il suo infermo e piccolo cognoscere; e non si vorrà attenere a colui che ha lume; ma, come matto, vuole andare col sentimento della mano, che è ingannata nel suo toccare, perché non ha lume in discernere il colore. E così il gusto s'inganna, perché non vede l'animale immondo che si pone in sul cibo. L'orecchia è ingannata nel diletto del suono, e perché non vede colui che canta, il quale con quello suono. non guardandosi da lui per lo diletto, gli può dare la morte. Così fanno costoro, quasi come accecati; e, perduto il lume della ragione, toccando colla mano del sentimento sensitivo i diletti del mondo, gli paiono buoni.


Ma perché egli non vede, non s'aguarda che egli è uno panno amichiato di molte spine e di molta miseria di grandi affanni; in tanto che 'l cuore che lo possiede, èincomportabile a sè medesimo. Così la bocca del desiderio, che disordinatamente l'ama, glì paîono dolci e soavi a prenderli; e v'è su l'animale immondo di molti peccati mortali, che fanno immonda l'anima. Onde, se egli non va col lume della fede a purificarla nel sangue, n'ha morte eternale. L'udire è l'amore proprio di sè, che gli fa undolce suono, perché l'anima corre dietro all'amore della propria sensualità; ma perché non vede,è ingannata dal suono, e trovasi menato nella fossa, legato col legame della colpa nelle mani de' nemici suoi. Perocchè, come accecati del proprio amore, e con la fidanza che hanno posta nel loro proprio amore e sapere, non s'attengono a me, che son via e guida loro, e son vita e lume; e chi va per me, non può essere ingannato nè andare per la tenebra. Non si fidano di me, che non voglio altro che la loro santificazione; e loro do e permetto ogni cosa per amore. E sempre si scandalizzano in me; e io con pazienzia gli porto e gli sostengo, perché io gli amai senza essere amato da loro. E essi sempre mi perseguitano con molta impazienzia, odio e mormorazioni, e con molta infidelità; e voglionsi ponere a investigare; secondo il loro parere e vedere cieco, gli occulti miei giudizi, e' qualisono tutti fatti giustamente e per amore. E non cognoscono ancora loro medesimi; e però veggono falsamente. Perocchè, chi non cognosce sè medesimo, non può cognoscere me, nè le giustizie mie, in verità. Vuoi, figliuola, ti mostri quanto il mondo è ingannato de' misteri miei? Or apri l'occhio dell'intelletto, e ragguarda in me». E mirando con ansietato desiderio, dimostrava la dannazione di colui, per cui era addivenuto il caso e di cui era pregato; dicendo: «Io voglio che, tu sappi che per camparlo dall'eterna dannazione, nella quale tu vedi ch'egli era, io gli permisi questo caso, acciocchè col sangue suo nel sangue mio avesse vita; perocchè non avevo dimenticato la riverenzia e amore che aveva alla mia dolcissima madre Maria. Sicchè dunque per misericordia gli ho fatto quello che gl'ignoranti tengono in crudeltà. E tutto quello loro addiviene per l'amore proprio di loro, il quale gli ha tolto il lume: e però non cognoscono laverità. Ma se essi si volessero levare la nuvola, la cognoscerebbero e amerebbero; e così averebbero ogni cosa in reverenzia; e nel tempo della ricolta ricorrebbero il frutto. Ma in tutto, e in questo e in ogni altra cosa, figliuolimiei, adempirò il desiderio vostro, con molto sostenere; e la mia providenzia sarà presso di loro, poco e assai, secondo la misura che essi si confideranno in me. E ciò che io provederò più che la misura loro non tiene, il farò per adempire 'l desiderio de' servi miei che per loro i pregano. Perocchè io non sono dispregiatore di coloro che umilmente m'addimandano o per loro o per altrui. E però io t'invito a chiedere misericordia a me per loro e per tutto quanto il mondo. Concepite, figliuoli, e partorite il figliuolo dell'umana generazione, con odio e dispiacimento del peccato, e con affocato e spasimato amore».


O carissimo e dolcissimo padre, allora, vedendo e udendo tanto dalla dolce prima Verità, 'l cuore per mezzo pareva che si partisse. Io muoio e non posso morire. Abbiate compassione della miserabile figliuola, che vive in tanto stento per tanta offesa di Dio, e non ha con cui sfogarsi; se non che lo Spirito Santo m'ha proveduto dentro da me con la clemenzia sua, e di fuore m'ha proveduto di spassarmi con lo scrivere. Confortianci tutti in Cristo dolce Gesù e le pene ci sieno refrigerio; e accettiamo con grande sollecitudine il dolce invitare, e senza negligenzia. Padre dolce, rallegratevi poichè tanto dolcemente sete chiamato; e sostenete con grande allegrezza e pazienzia, e senza pena affliggitiva, se volete esseresposo della Verità, e consolare in voi l'anima mia. Perocchè in altro modo non potreste avere la grazia, e me terreste in grande amaritudine. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi seguitatore e amatore della verità. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.


Benedicete Frate Matteo in Cristo dolce Gesù. Questa lettera, e un'altra ch'io vi mandai, ho scritte di mia mano in su l'isola della Rocca, con molti sospiri e abondanzia di lagrime; in tanto che l'occhio, vedendo, non vedeva; ma piena d'ammirazione ero di me medesima, e della bontà di Dio, considerando la sua misericordia verso le creature che hanno in loro ragione, e la sua Providenzia; la quale abondava verso di me, che per refrigerio, essendo privata della consolazione, la quale per mia ignoranzia io non cognobbi, m'aveva dato, e proveduto con darmi l'attitudine dello scrivere; acciocchè discendendo dall'altezza, avessi un poco con chi sfogare 'l cuore, perché non scoppiasse. Non volendomi trarre ancora di questa tenebrosa vita; per ammirabile modo me la fermò nella mente mia, siccome fa il maestro al fanciullo, che gli dà lo esempio. Onde, subito che fuste partito da me col glorioso evangelista Joanni e Tommaso di Aquino, così dormendo cominciai ad imparare. Perdonatemi del troppo scrivere, perocchè le mani e la lingua s'accordano col cuore. Gesù dolce, Gesù amore.



CCLXXIII - A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo padre e figliuolo mio caro in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi raccomandandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi affocato e annegato in esso dolcissimo sangue suo, il quale sangue è intriso con fuoco dell'ardentissima carità sua. Questo desidera l'anima mia, cioè di vedervi in esso sangue, voi, e Nanni ed Jacomo, figliuolo. lo non veggo altro remedio, onde veniamo a quelle virtù principali, le quali sono necessarie a noi. Dolcissimo padre, l'anima vostra, la quale mi s'è fatta cibo (e non passa punto di tempo, che io non prenda questo cibo alla mensa del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore), dico, non perverrebbe alla virtù piccola della vera umilità, se non fuste annegato nel sangue. La quale virtù nascerà dall'odio, e l'odio dall'amore. E così nasce l'anima con perfettissima purità, come il ferro esco purificato dalla fornace.

Voglio dunque che vi serriate nel costato aperto del Figliuolo di Dio, il quale è una bottiga aperta, piena d'odore; in tanto che il peccato vi diventa odorifero. Ivi la dolce sposa si riposa nel letto del fuoco e del sangue. Ivi si vede ed è manifestato il secreto del cuore del Figliuolo di Dio. Oh botte spillata, la quale dai bere ed inebri ogni innamorato desiderio, e dái letizia ed illumini ogni intendimento, e riempi ogni memoria, che ivi s'affadiga; in tanto che altro non può ritenere, nè altro intendere, nè altro amare, se non questo dolce e buono Gesù! Sangue e fuoco, inestimabile amore! poichè l'anima mia sarà beata di vedervi così annegati; io voglio che facciate come colui che attigne l'acqua colla secchia, il quale la versa sopra alcuna altra cosa; e così voi versate l'acqua del santo desiderio sopra il capo de' fratelli vostri, che sono membri nostri, ligati nel corpo della dolce Sposa. E guardate, che per illusione di dimonia (le quali so che v'hanno datoimpaccio, e daranno), o per detto d'alcuna creatura, voi non vi tiriate mai addietro; ma sempre perseverate ogni otta che vedeste la cosa più fredda, infino che vediamo spargere il sangue con dolci e amorosi desiderii.

Su, su, padre mio dolcissimo! e non dormiamo più. Perocchè io odo novelle, che io non voglio più nè letto, nè stati. Io ho cominciato già a ricevere un capo nelle mani mie, il quale mi fu di tanta dolcezza, che 'l cuore nol può pensare, nè lingua parlare,nè l'occhio vedere, nè l'orecchio udire. Andò il desiderio di Dio tra gli altri misterii fatti innanzi; i quali io non dico, chè troppo sarebbe lungo. Andai a visitare colui che sapete: onde egli ricevette tanto conforto e consolazione, che si confessò, e disposesi molto bene. E fecemisi promettere per l'amore di Dio, che, quando fusse il tempo della giustizia, io fussi con lui. E così promisi, e feci. Poi la mattina innanzi lacampana andai a lui; e ricevette grande consolazione. Menailo a udire la messa; e ricevette la santa Comunione, la quale mai più aveva ricevuta. Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di Dio: e solo v'era rimasto uno timore di non essere forte in su quello punto. Ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò, creandogli tanto affetto ed amore nel desiderio di Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: «Stà meco, e non mi abandonare. E così non starò altro che bene; e muoio contento». E teneva il capo suo in sul petto mio. Io allora sentiva uno giubilo e un odore del sangue suo; e non era senza l'odore del mio, il quale io desidero di spandere per lo dolce sposo Gesù. E crescendo il desiderio nell'anima mia, e sentendo il timore suo, dissi: «Confòrtati, fratello mio dolce; perocchè tosto giungeremo alle nozze. Tu v'anderai bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, il quale non voglio che t'esca mai dalla memoria. E io t'aspetto al luogo della Giustizia». Or pensate, padre e figliuolo, che il cuore suo perdette allora ogni timore, e la faccia sua si trasmutò di tristizia in letizia; e godeva, esultava, ediceva: «Onde mi viene tanta grazia, che la dolcezza dell'anima mia m'aspetterà al luogo santo della giustizia?». Vedete che era giunto a tanto lume, che chiamava il luogo della giustizia santo! E diceva: «Io anderò tutto glorioso e forte; e parrammi mille anni che io ne venga, pensando che voi m'aspettiate ine». E diceva parole tanto dolci, che è da scoppiare, della bontà di Dio

Aspettailo dunque al luogo della giustizia; e aspettai ivi, con continua orazione e presenzia di Maria e di Catarina vergine e martire. Ma prima che io giugnessi a lei, io mi posi giù, e distesi il collo in sul ceppo; ma non vi venne, che io avessi pieno l'affetto di me. Ivi su, pregai,e costrinsi e dissi: Maria! che io voleva questa grazia, che in su quello punto gli desse uno lume e una pace di cuore, e poi il vedessi tornare al fine suo. Empissi alloral'anima mia tanto, che, essendo ivi moltitudine del popolo, non poteva vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me.

Poi egli giunse, come uno agnello mansueto: e vedendomi, cominciò a ridere; e volse che io gli facesse il segno della croce. E ricevuto il segno, dissi io: «Giuso! alle nozze, fratello mio dolce! chè tosto sarai alla vita durabile. Posesi giù con grande mansuetudine; e io gli distesi il collo, e chinàmi giù, e rammentàlli il sangue dell'Agnello. La bocca sua non diceva se non, Gesù, e, Catarina. E, così dicendo, ricevetti il capo nelle mani mie, fermando l'occhio nella divina bontà, e dicendo: «Io voglio».

Allora si vedeva Dio-e-Uomo, come si vedesse la chiarità del sole; e stava aperto e riceveva il sangue; nel sangue suo uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell'anima sua per grazia; riceveva nel fuoco della divina sua carità. Poichè ebbe ricevuto il sangue e il desiderio suo, ed egli ricevette l'anima sua, la quale mise nella bottiga aperta del costato suo, pieno di misericordia; manifestando la prima Verità, che per sola grazia e misericordia egli il riceveva, e non per veruna altra operazione. O quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio! con quanta dolcezza e amore aspettava quella anima partita dal corpo! voltò l'occhio della misericordia verso di lei, quando venne a intrare dentro nel costato bagnato nel sangue suo il quale valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio. Così ricevuto da Dio per potenzia, (potente a poterlo fare); e il Figliuolo, sapienzia Verbo incarnato, gli donò, e fecegli participare, il crociato amore, col quale egli ricevette la penosa e obbrobriosa morte, per l'obedienzia che egli osservò del Padre in utilità dell'umana natura e generazione; e le mani dello Spirito Santo il serravano dentro.

Ma egli faceva uno atto dolce da trare mille cuori. E, non me ne maraviglio; perocchè già gustava la divina dolcezza. Volsesi come fa la sposa quando è giunta all'uscio dello sposo suo, che volge l'occhio e il capo a dietro, inchinando chi l'ha accompagnata, e con l'atto dimostra segni di ringraziamento.

Riposto che fu, l'anima mia si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue, che io non potevo sostenere di levarmi il sangue, che mi era venuto addosso, di lui.

Oimè misera miserabile! non voglio dire più. Rimasi nella terra con grandissima invidia. E parmi che la prima pietra sia già posta. E però non vi maravigliate, se io nonv'impongo altro se non di vedervi annegati, nel sangue e nel fuoco che versa il costato del Figliuolo di Dio. Or non più dunque negligenzia, figliuoli miei dolcissimi, poichè 'l sangue comincia a versare, e a ricevere la vita. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLXXIV - A Francesco di Pipino sarto in Firenze, e a monna Agnesa sua donna

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fondati nel timore santo di Dio, perocchè senza questo timore non potreste participare la vita della Grazia in voi. Questo timore santo caccia ogni timore servile che fusse nell'anima, e dà sicurtà in tanto che per compire la volontà di Dio, non cura nè teme di dispiacere agli uomini. Questo non cura rimproperio, strazio o villania; nè teme di perdere la sustanzia temporale, o eziando la vita, purchè si vegga fare il debito suo di rendere gloria e loda alnome di Dio: perocchè egli ha levato l'occhio suo dalla terra, e hallo posto nel suo Creatore, seguitando con grande sollecitudine le vestigie di Cristo crocifisso. Tutte le operazioni sue sono dirizzate e ordinate secondo la volontà di Dio. Egli sta nella dilezione della carità con tutte le creature che hanno in loro ragione. Ogni bene, riposo, pace, quiete, esce di questo santo e dolce timore; ed ogni perfezione ne sèguita all'anima che è fondata, in verità, in esso.

E però vi dissi che io desideravo di vedervi fondati nel detto timore santo: e così vi prego che facciate per l'amore di Cristo crocifisso. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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