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Che cosa è la Comunione dei Santi?

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2012 15:15
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Sesso: Femminile
05/03/2011 12:34
 
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Ai familiari di Shahbaz Bhatti lasciati fuori dalla chiesa nel giorno del funerale: anche San Francesco ebbe lo stesso trattamento


Ho appreso in questi momenti la tristissima vicenda accaduta a familiari, parenti e amici del Ministro pakistano, cattolico, Bhatti, martirizzato recentemente. Per motivi di presunta sicurezza, sono stati tenuti fuori della chiesa dove erano in corso i funerali non solo i tanti cristiani accorsi, ma perfino la sorella del defunto e altri congiunti. Leggi tutta la notizia su AsiaNews.
Mi è subito venuto in mente, con commozione, che quando ad Assisi trasferirono le spoglie di San Francesco nella nuova Chiesa a lui dedicata, per motivi di sicurezza, gli armigeri del Comune sprangarono le porte lasciando tutti i frati, i congiunti e i devoti fuori sulla piazza, mentre all'interno si procedeva alla tumulazione di un santo. Figuratevi che anche un frate del calibro di Sant'Antonio, presente ad Assisi, fu tenuto fuori!
L'amarezza e lo sgomento per una scena del genere ha attraversato i secoli ed è giunta nelle cronache fino a noi. Adesso vediamo ripetersi una cosa simile. L'unico pensiero che mi viene, in questo momento di assoluto dolore per familiari, amici e sostenitori è proprio questo: guardate, già lo trattano come un Santo! E i Santi, si sa, come diceva Padre Pio: "fanno più rumore da morti che da vivi". Il povero ministro delle minoranze, che non contava da vivo quasi nulla (così lo descrive la BBC) e non si capisce perchè doveva morire (sempre pensiero elevato della BBC che non riesce a vedere l'odio verso i cristiani), adesso che viene portato al cimitero fa parlare di sè tutto il mondo e attira sulla causa che gli stava a cuore ogni occhio internazionale.
E' quello che voleva e ha cercato di fare per tutta la vita. Forse otterrà dal cielo quello che in terra non è riuscito a provvedere per coloro che difendeva. Dopotutto i santi sono nostri avvocati, e i cristiani in Pakistan hanno proprio bisogno di tanti avvocati, non solo terrestri!


PAKISTAN
Funerali di Bhatti: bloccato l'accesso alla chiesa a parenti e fedeli, ira fra i cristiani
di Jibran Khan
All’arrivo del premier Gilani la polizia ha sigillato l’edificio, impedendo l’accesso a parenti e semplici fedeli. Indignazione della comunità cristiana, che si è stretta attorno alla famiglia del ministro cattolico. Vescovo di Islamabad: ho perso “un figlio”. E ad AsiaNews denuncia: il ministero degli Interni è responsabile della morte. Il corpo sepolto a Khushpur, migliaia i presenti fra cui musulmani, indù e sikh.

Mentre un gruppo di esponenti di governo, tra cui il Primo Ministro Gilani, partecipavano alla cerimonia, molti dei cristiani e persino alcuni parenti di Bhatti non hanno potuto entrare in chiesa, per il blocco imposto dalla polizia. La decisione ha scatenato la protesta della gente, che ha iniziato a manifestare il proprio disappunto. Uno di loro, Maqbool Bhatti, ha urlato a gran voce: “Adesso bloccate gli ingressi della chiesa, ma dove eravate quando Shahbaz Bhatti veniva ucciso?”. Persino la sorella del ministro, Anila Bhatti, non ha potuto assistere al funerale. In un misto d'ira e di delusione, la donna ha gridato “avete ucciso mio fratello, adesso mi impedite pure di vedere il suo corpo” aggiungendo che lo Stato non è capace di “proteggere le minoranze”. È rimasta all’esterno della chiesa anche la delegazione del partito Muttahida Quami Movement (MQM).
leggi qui il resto...


Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1FiwrHE4U
http://www.cantualeantonianum.com



Le ultime parole del ministro Bhatti ricordate dal cardinale Jean-Louis Tauran

Sapeva che l'avrebbero ucciso



di JEAN-LOUIS TAURAN

Si è celebrata ieri, presso il Pontificio Collegio san Pietro Apostolo, la messa di suffragio del ministro pakistano delle Minoranze Shahbaz Bhatti, ucciso da estremisti islamici a Islamabad. Pubblichiamo l'omelia pronunciata dal cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
La Liturgia della Parola ci ha ricordato che essere cristiani è sempre fare una scelta: tra la luce e le tenebre, tra la fede e la legge, tra la vita e la morte, tra il Dio rivelato da Gesù e la sapienza umana, tra servire e dominare. Non si tratta però solo di ascoltare la Parola di Dio, di ricevere i sacramenti o di acquisire una buona conoscenza. Ma Gesù domanda pure un'altra cosa. Desidera che il "dire" sia accompagnato dal "fare". "Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio".

Se ci accontentassimo di essere cristiani solo sociologicamente, o peggio, cristiani la cui vita fosse in contraddizione con ciò che diciamo di Gesù, allora correremmo il rischio di sentirci dire un giorno: "Via da me, non vi conosco". Oggi abbiamo davanti a noi la vita luminosa di Shahbaz Bhatti. Aveva scelto Cristo, come salvatore, la Chiesa come madre, ogni essere umano come fratello. Fu coerente fino alla fine. La sua vita fu e rimarrà per sempre una vita immolata, un sacrificio offerto a Dio. Come desiderava, lo troviamo ai piedi della croce di Gesù: "Non voglio posizioni di potere, voglio solo un posto ai piedi di Gesù, voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo!".

Queste parole sono così forti che converrebbe tacere. Ma lasciamoci prendere per mano dal nostro amico Shahbaz Bhatti. Seguiamolo fino alla croce di Gesù. Da lì, dice ai suoi aguzzini: "Fino al mio ultimo respiro continuerò a servire Gesù in questa povera umanità sofferente: i cristiani, i bisognosi, i poveri". Poi, con lui, alziamo lo sguardo verso il Crocifisso. È là che comprendiamo la profondità della perdizione dell'uomo, il mistero di iniquità, di cui parlava Paolo, il potere del male. Ma in Gesù crocifisso, scopriamo anche un po' dell'immensità dell'amore divino che redime. La croce ci rivela il volto misericordioso di Cristo, che ci apre sempre il cammino della speranza. Sant'Agostino ha immaginato un dialogo tra Gesù e il Buon Ladrone.

Sant'Agostino gli chiede: "Come hai fatto per capire il dramma del Calvario? Hai studiato le Scritture tra i tuoi latrocini? Come hai fatto a capire le profezie e confessare la tua fede in Cristo in modo così luminoso, proprio quando i suoi discepoli lo stavano abbandonando?". E poi Agostino presta al Buon Ladrone questa risposta: "No, non ho studiato le Scritture, non ho meditato le profezie, ma Gesù mi ha guardato e nel suo sguardo ho capito tutto!".

Poiché, da bambino e da uomo, Shahbaz ha fatto sì che Gesù incrociasse il suo sguardo e aprisse il suo cuore, egli non ha più avuto alcuna paura, anzi ha avuto il coraggio di servire i suoi fratelli cristiani e non cristiani, il proprio Paese, di offrire i suoi servizi alla Chiesa, a rischio della propria vita. Dobbiamo rendere grazie a Dio per aver messo sulla nostra strada quest'autentico "martire", cioè "testimone" della fede cristiana, che ha saputo "dire" e "fare" e che ci ricorda che nella croce si trova l'autentica speranza: la Croce ci spinge a dare la nostra vita per i fratelli; la Croce ci ricorda che l'amore e più forte dell'odio; la Croce ci fa comprendere meglio che c'è più gioia nel dare che nel ricevere; la Croce significa che Dio e sempre più grande di noi uomini, e soprattutto che la vita e più forte della morte.

Se Gesù ha detto: "Nessuno mi toglie la mia vita, ma sono io che la offro" (Giovanni 10, 18), Shahbaz Bhatti ha potuto dire: "Non ho più parole da dire, dedico la mia vita a Gesù!". Non esiste un cristianesimo senza la croce. Il messaggio evangelico disturberà sempre. Ma l'amore dei cristiani per tutti sarà sempre luce, consolazione e solidarietà in mezzo alla violenza. Non mancheranno mai cristiani capaci di portare la luce del vangelo nell'umano senza distruggerlo, ma purificandolo, come ricordava il Santo Padre giorni fa, evocando san Francesco di Sales, il quale scrisse: "l'uomo e la perfezione dell'universo; lo spirito è la perfezione dell'uomo; l'amore è quella dello spirito, e la carità quella dell'amore". Il nostro Amico ha saputo condividere con molti in Pakistan quest'amore cristiano che non esclude nessuno. Se avrà esercitato un potere, sarà stato "il potere del cuore".
Mi vengono alla mente immagini commoventi delle due Eucaristie che ho celebrato in Islamabad e in Lahore, nel mese di novembre scorso. La domenica 28 novembre, il ministro Bhatti venne a salutarmi all'aeroporto di Lahore e mi disse: "So che mi uccideranno. Offro la mia vita per Cristo e per il dialogo interreligioso".

A tutti nostri fratelli e sorelle cattolici del Pakistan giunga il nostro messaggio di comunione nella fede, la speranza e la carità. Spesso si sentono soli, senza protezione. Aspettano molto dalla comunità internazionale. Stamane il Santo Padre li ha raccomandati alla preghiera di tutta la Chiesa.

A tale proposito, come non ricordare che il 1° gennaio, il Papa invitava "i leader delle grandi religioni del mondo e i responsabili delle nazioni a rinnovare il loro impegno per la promozione e la tutela della liberta religiosa, in particolare per la difesa delle minoranze religiose, le quali non costituiscono una minaccia contro l'identità della maggioranza, ma sono al contrario un'opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale. La loro difesa rappresenta la maniera ideale per consolidare lo spirito di benevolenza, di apertura e di reciprocità con cui tutelare i diritti e le libertà fondamentali in tutte le aree e le regioni del mondo".

Possa Dio farci capire meglio cosa vuol dire "dare la propria vita per i fratelli". In fondo, il peccato, il mistero del male che sembra dominare la scena del mondo, ha forse molto semplicemente la funzione di dare a Dio la gioia di perdonare, e ci sprona a essere, sulle strade della vita dove Gesù ci precede, araldi della sua presenza, convinti che da Lui "riceviamo adesso la riconciliazione" (cfr. Romani 5, 28), per essere a nostra volta riconciliatori degli uomini con Dio per mezzo della Croce.



(©L'Osservatore Romano 7-8 marzo 2011)



                         Christians hold a cross and a poster of slain Minister for Minorities Shahbaz Bhatti, during a protest in Hyderabad to condemn his assassination, March 3, 2011. Pakistan must not buckle to extremism, President Asif Ali Zardari said on Thursday, a day after Taliban militants killed his government's only Christian minister for challenging a law on blasphemy towards Islam.


 
[Modificato da Caterina63 07/03/2011 18:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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