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Le Catacombe

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2011 18:22
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26/11/2008 23:43
 
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Catacombe

di Claudio Damioli

Gallerìe sotterranee utilizzate dai primi cristiani come cimiteri, luoghi segreti di culto e di riunione.


Il 7 giugno 1996 Papa Giovanni Paolo II, a proposito delle catacombe, così si esprimeva: "visitando questi monumenti, si viene a contatto con suggestive tracce del Cristianesimo dei primi secoli e si può, per così dire, toccare con mano la fede che animava quelle antiche comunità cristiane. Accostando quel mondo, i cristiani di oggi possono trarre utili incoraggiamenti per la loro vita e per un più incisivo impegno nella nuova evangelizzazione". La storia delle catacombe è la storia delle prime comunità di cristiani, degli albori della Chiesa di Roma. Una storia di fede ma anche di martiri e persecuzioni. Nei primi tre secoli la religione cristiana fu spesso vista con ostilità dalle autorità civili di Roma. Considerata "strana et illicita" e addirittura "malefica" venne posta fuori legge e i suoi seguaci perseguitati. Tanti furono i cristiani che, in quel tempo, pagarono con la vita la fedeltà al proprio credo. Le catacombe rappresentano la prova e il ricordo di quelle testimonianze di fede autentica e sono dunque considerate la culla del Cristianesimo. "Un grande archivio della Chiesa delle origini" le ha definite un archeologo del passato. Esse sono come un grande affresco in cui traspaiono tutti i simboli e i significati della fede cristiana: il pesce (in greco ichtùs, acrostico di Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore), l'ancora simbolo della salvezza eterna, l'Alfa e l'Omega (Cristo è l'inizio e la fine di ogni cosa), la Fenice (la risurrezione dei corpi). Ma anche raffigurazioni di scene bibliche e soprattutto dei sacramenti e della Messa. Famoso l'affresco del "pesce eucaristico" con il cesto di pani e il bicchiere di vino rosso che simboleggiano chiaramente la moltiplicazione dei pani e dei pesci nonchè il sacrificio eucaristico (Cripte di Lucina nelle catacombe di S. Callista).

I primi cristiani consideravano i cimiteri, a differenza dei pagani, non come semplici città dei morti ma come veri e propri "luoghi del sonno" prima della risurrezione, quindi con un chiaro significato religioso. A Roma le catacombe più note sono cinque: San Callisto, San Sebastiano, Santa Domitilla, Santa Priscilla e Santa Agnese. Nel marzo del 1854 il grande archeologo G.B. De Rossi, considerato il padre dell'archeologia cristiana, rinvenne le tombe di nove santi papi, quasi tutti martiri, vissuti nel terzo secolo (Cripta dei Papi presso San Callista) e in seguito la Cripta di Santa Cecilia. Per il pellegrino in visita alle catacombe la venerazione dei martiri risulta essere un riappropriarsi delle proprie antiche radici. Radici che ci portano alle virtù fondamentali per quei cristiani: Fede, speranza e carità innanzitutto. Ma anche virtù umane e morali: sincerità, onestà, coraggio. C'è da chiedersi se, dopo duemila anni, esse alberghino ancora nei cristiani, se esse facciano ancora parte del "patrimonio genetico" di un politico, di un magistrato o di un padre di famiglia. Diversamente sarebbe il caso di recuperare questa identità e tornare ad essere uomini che dimorano sulla terra ma che sono cittadini del cielo.

Ricorda

" (...) il martirio dovrebbe essere, ed è, il sacrifìcio radicale della vita senza fanatismo, una pura grandezza senza ostentazione, l'amore che persiste sereno nell'odio più minaccioso e la morte che viene perfino amata, poichè la si avverte come un'unica cosa con la vita e come soglia della gloria definitiva".
(S.E. Mons. Alessandro Maggiolini, Meglio il martirio. Il Vangelo è ancora uno scandalo?, Leonardo Mondatori Editore, Milano 1995, p. 162).

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MARIA NELLE CATACOMBE



Impressionanti sono le dichiarazioni del vescovo Ignazio di Antiochia, morto martire a Roma verso la fine del primo secolo, il quale ha usato parole di straordinaria lode e ammirazione per la Chiesa romana, in una lettera indirizzata ai cristiani di quella comunità:

La Chiesa che presiede nel luogo della regione dei romani, degna di Dio, degna di onore, degna di essere chiamata beata, degna di successo, adorna di purezza, la quale presiede alla carità, depositarla della legge di Cristo e insignita del nome del Padre .

Sappiamo inoltre che verso la fine del I secolo, sotto il pontificato di Clemente I, la Chiesa di Roma intervenne con autorità e con energia in occasione di alcuni fatti incresciosi avvenuti nella comunità cristiana di Corinto2. Probabilmente la sua assenza dal dibattito teologico di quel periodo deve essere spiegata con il fatto che i problemi! dottrinali, i quali hanno tanto appassionato e diviso la cristianità orientale, non ebbero tanta presa in occidente, considerata anche la diversa mentalità romano-occidentale, più incline alle questioni pratiche che non alle speculazioni teologiche. Tuttavia proprio nell' antica Roma osserviamo un fenomeno di estremo interesse dal punto di vista storico-religioso:

la presenza della figura della Vergine madre nell'iconografia.


Maria nell'arte catacombale

Nelle antiche catacombe di Roma furono trovate, con una certa abbondanza, delle testimonianze artistiche importanti per la comprensione della fede e della vita cristiana di quel tempo. Si tratta di numerosi affreschi che si possono ammirare ancora oggi, in condizioni più o meno buone, e che rappresentano solitamente fatti e personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Per i cristiani di allora queste pitture costituivano una forma di catechesi facile, destinata soprattutto alle persone semplici e illetterate, forse incapaci di un approccio fruttuoso con i documenti scritti della rivelazione e della catechesi ecclesiale. Ma sicuramente esse erano espressione della fede e della pietà del popolo cristiano nel suo insieme, che in questi fenomeni iconografici vedeva fissate le idee e le immagini di cui si nutriva la sua vita e attività religiosa.

Occorre prendere atto che fin dall'inizio la Vergine madre è presente in questa forma di arte, di catechesi e di devozione cristiana e che, se in alcuni casi la sua apparizione rivela un carattere puramente casuale, in altri la sua figura appare centrale e nelle vesti di una vera e propria protagonista. Le scene bibliche in cui Maria viene ritratta sono quelle del vaticinio profetico della sua maternità, dell'annuncio dell'angelo e dell'adorazione dei magi. Si nota pertanto un riferimento costante al mistero dell'incarnazione nel quale il rapporto tra Cristo e la madre sua appariva più ovvio. " Meglio che qualsiasi altro documento scritto durante il periodo delle persecuzioni — notava il Wilpert — queste pitture traducono in linee scarse ma efficaci la posizione di Maria nella Chiesa dei primi quattro secoli e mostrano che, quanto alla sostanza, essa è stata allora ciò che fu in seguito"



La Vergine con il profeta è il tema di un famoso affresco che ancora oggi si ammira nella volta dell'arenario delle catacombe di Priscilla, sulla via Salaria. Anche se deteriorato nella parte inferiore, il gruppo pittorico può considerarsi completo in quanto non manca di nessun personaggio. La Vergine, vestita di stola e di un velo corto, è seduta in atteggiamento di meditazione, con il capo legger-mente inclinato in avanti, verso la spalla destra. Con ambedue le mani tiene in grembo il bambino Gesù, nudo, il quale ha il capo rivolto alT indietro, quasi fosse stato chiamato da qualcuno. Sul lato sinistro della scena si staglia la figura eretta di un profeta, che tiene nella mano sinistra il rotolo delle Scritture e l'indice della mano destra puntato verso la Vergine.

La figura di questo profeta è stata variamente interpretata dagli esperti. Qualcuno, riferendosi a una stella a otto raggi posta sopra il capo di Maria, ritiene che si tratti del profeta Balaam, il quale preannunciò: "Una stella sorge da Giacobbe; uno scettro si leva da Israele " (Nm 24,17). Altri ritengono più probabile che si tratti di Isaia, il profeta per eccellenza dell'annuncio messianico: " Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emma-nuele " (Is 7,14). Sembra più normale pensare a quest'ultimo, mentre si osserva la figura del profeta con il dito puntato verso Maria. Quanto al simbolo della stella, è vero che Isaia non lo usa quando parla della venuta del Messia;


Una raffigurazione più tardiva della Vergine in atteggiamento orante e con il bambino in grembo è stata scoperta nel cosiddetto Cimitero Maggiore, sulla via Nomentana, e risale alla metà del IV secolo.

Il racconto evangelico dell''annunciazione è entrato presto nell'arte catacombale. Lo troviamo in un affresco delle catacombe di Priscilla, che risale alla fine del II secolo, e in una cripta delle catacombe dei santi Pietro e Marcelli-no, dove l'affresco sembra risalire al III secolo.

Questi due affreschi hanno un significato e un'importanza particolari non solo per l'arte, paleocristiana, ma anche per la storia della teologia e del culto. Se infatti in altre scene evangeliche Maria poteva entrare come figura secondaria, giacché la figura primeggiante era quella del Cristo, nella pittura dell'annunciazione invece non c'è dubbio che sia lei la protagonista principale.

Gli autori di questi affreschi hanno sicuramente voluto interpretare i sentimenti speciali che gli antichi cristiani di Roma nutrivano per la madre del Signore; in particolare il loro rispetto e la loro ammirazione verso di lei. L'angelo, vestito dei medesimi abiti che si osservano nelle figure dei santi, è ritratto in piedi, davanti alla figura della Vergine, con la destra sollevata, quasi in atto di parlare. Maria invece accoglie il messaggio divino seduta su una sedia ^ spalliera. Questo dettaglio vuole certamente indicare la ^a superiorità nei confronti dell'angelo.

L'affresco delle catacombe di Priscilla merita una particolare considerazione. Esso non si presenta come un quadro di una serie di raffigurazioni dei misteri del Signore. Se così fosse, la scena dovrebbe essere interpretata come un momento di una sequenza pittorica. Al contrario Fan nunciazione è un affresco del tutto isolato; l'unica scena di un intero soffitto. Ciò dimostra come, in questo caso. l'artista fosse direttamente interessato alla figura di Maria e al suo mistero di madre Vergine.


L'adorazione dei magi è la pittura catacombale più frequente Ìn cui ovviamente venga raffigurata la persona di Maria. Essa viene dipinta sempre seduta su una sedia a spalliera, con il piccolo Gesù tra le braccia, mentre i magi sono ritratti nell'atto di accostarsi per adorare il bambino e per offrire Ì loro doni. Gesù è indubbiamente il centro di convergenza di tutti gli elementi dell'affresco. E verso di lui che si rivolgono i magi ed è lui che viene presentato dalla madre. Questa tuttavia, nella sua posizione seduta, dimostra di essere stata riguardata dall'artista come una persona che merita speciale attenzione e rispetto.

In questi elementi pittorici, pur tanto sobrii, vediamo delle tracce sicure del posto rilevante che la Vergine santa incominciò molto presto ad occupare nella fede e nella devozione del popolo cristiano dei primi secoli. L'arte è una testimone assai eloquente, perché non parla alle orecchie, ma direttamente all'anima, attraverso le sue linee e i suoi colori.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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