Nancy, Festa della Compassione 1981

Cari Amici,

Questa lettera sarà ricevuta da molti come quella di un fantasma. Effettivamente, quando ho proposto di sottoscrivere alla pubblicazione delle Conferenze ai Giovani, ho avuto il grave torto di non precisare che ero incapace di dire a chiunque, fosse pure un bambino di sette anni, qualcosa di diverso da ciò che predico alle Carmelitane… e nelle Lettere agli Amici. La maggior parte di voi ha dunque potuto credere che quelle Conferenze non li riguardassero. Siccome esse mi hanno richiesto un grande lavoro, non potevo far fronte alla redazione delle une e delle altre: di qui un silenzio apparente di parecchi anni.

Questo malinteso è reso più spiacevole dal fatto che il tentativo piuttosto folle di fare arrivare a dei giovani lo stesso messaggio indirizzato a dei contemplativi mi ha costretto a presentarlo in un modo più semplice, ma non meno profondo e in definitiva più felice, forse, di quello adottato nei ritiri alle comunità, nelle Lettere agli Amici e, peggio ancora, nei ciclostilati.

Per fortuna questa lacuna sta oggi per essere colmata dalla pubblicazione del libro Adoration ou Désespoir presso le edizioni CLD, che riprende proprio il testo delle Conferenze ai Giovani (tranne quattro conferenze, che mi potete sempre chiedere).

Devo segnalare che parecchie librerie hanno poca simpatia per le edizioni CLD a causa della loro impostazione tradizionale, perciò è probabile che la maggior parte di voi non abbia sentito parlare di questo libro, l’ho constatato io stesso da più parti. Mi permetto di invitarvi ad acquistarlo, insistendo se è il caso presso il vostro libraio di fiducia. Come ho appena spiegato, potete considerare questo libro come l’insieme delle Lettere agli Amici che non avete ricevuto gli scorsi anni.

Adesso che il lavoro è terminato, non ho intenzione di fermarmi e spero di proporre presto nuove Lettere, la prima delle quali parlerà di Madre Teresa, a partire da un ritiro che ho predicato su di lei. Fin d’ora aggiungo a queste poche parole:

1) Una breve professione di fede a proposito del Concilio Vaticano II°, per collocarmi senza clamore di fronte alle questioni scottanti che agitano la Chiesa di Francia.

2) Il catalogo degli Scritti e delle Registrazioni preparati in questi ultimi quattro anni: questo per riprendere largamente i contatti con tutti coloro che, un giorno o l’altro, hanno potuto interessarsi a ciò che facevo.

Devo dire che la decisione di mandarvi questa lettera deve molto alla testimonianza di una di voi, perché ho piuttosto tendenza a minimizzare l’importanza dei miei sforzi. Ecco quello che mi dice:

“Le sue lettere mi mancano molto, dopo l’ultima del Natale del 1977. Non penso di essere la sola perché, qualche mese fa, E. S. mi diceva di trovarsi nella mia stessa situazione.

Se è perché ha delle ragioni per interrompere, non posso che inchinarmi, anche se forse le gioverà sapere quale vuoto crea il suo silenzio. Sarà perché ho appena ascoltato nella Messa una lettura che mi ha molto colpito. Era Ezechiele 33, 7-9: “O Figlio d’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità (si allude alla morte dell’anima: vedi a questo riguardo ciò che dico più avanti sull’analogia della fede); ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità, tu invece sarai salvo.”

Il nostro tempo – non so se più o meno degli altri – ha terribilmente bisogno di sentinelle, perché il “mondo” è malvagio. E tuttavia lo Spirito, lo testimoniano parecchi segni, è sempre all’opera e molte volontà non aspettano che questo segno per rispondere.

Con profonda fedeltà.”

***

BREVE PROFESSIONE DI FEDE A PROPOSITO DEL CONCILIO

La parola di Dio ci è trasmessa dalla Scrittura e dalla Tradizione. La Tradizione è essenzialmente orale, anche se si esprime attraverso numerosi testi. Essa ingloba e supera la Scrittura, perché è essa che ci consegna la Scrittura e ci dà per esempio la lista dei libri ispirati o, come si dice, canonici (non troverete questa lista nella Bibbia).

È sempre la Tradizione che spiega e interpreta infallibilmente, non solo la Bibbia ma la stessa Tradizione, la cui natura, ripeto, è essenzialmente orale: “Ma come potranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?” (Rm 10, 14). La Tradizione si trasmette così da uomo a uomo, e non da libro ad uomo, fosse pure, questo libro, la Bibbia: “Capisci quello che stai leggendo?” chiede Filippo all’eunuco etiope. “E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?” (At 8, 31).

Per trasmettere e interpretare la Rivelazione, la Tradizione utilizza costantemente ciò che si chiama l’analogia della fede. Questo vuol dire che essa interpreta i testi della Bibbia alla luce dei testi della Bibbia, i testi del Magistero alla luce dei testi del Magistero: più profondamente, essa interpreta i testi alla luce della Tradizione orale che ingloba e supera tutti i testi.

Per far questo, il Magistero è dotato di un carisma infallibile, che esercita costantemente in modo ordinario, e talora in modo straordinario, per attirare l’attenzione dei fedeli su certe verità, alcune delle quali diventano allora dei dogmi solennemente definiti.

La pienezza del Magistero è concentrata nella persona del Papa, ma si estende all’insieme dei Vescovi riuniti attorno al Papa, specialmente in occasione dei concili ecumenici.

Ora il Concilio Vaticano II è ecumenico perché è stato voluto come tale dal Papa e dai Vescovi del mondo intero, che è come dire il Magistero in funzione in quel periodo. Come i testi di questo Concilio ricordano espressamente, li si deve intendere alla luce degli altri Concili, della Bibbia e più profondamente, come ho appena detto, della Tradizione tutta intera. Non ci può dunque essere a priori nessuna contraddizione tra questo Concilio e gli altri, in particolare il Concilio di Trento e il Vaticano I: dubitare di questo è dubitare della Rivelazione.

È capitato, nella storia della Chiesa, che le stesse parole, la stessa proposizione, la stessa tesi, sia considerata come eretica in un contesto eretico, e ortodossa e cattolica in un contesto cattolico.

Non ho da sapere, e nessun fedele ha bisogno di sapere, ciò che è successo prima e durante il Concilio nel corso della preparazione degli schemi: lo Spirito Santo può disertare gli uomini di Chiesa e le loro discussioni, non può disertare un Concilio ecumenico come tale.

Ciò che ha tradito il Concilio è stata la “tradizione” (e la traduzione) dei suoi testi da parte dei pastori e dei cristiani (la tradizione con la t minuscola è sempre più o meno una traduzione, e cioè un tradimento: traduttore, traditore!).

Molti hanno rifiutato di praticare a loro riguardo l’analogia della Fede: hanno opposto allora questo Concilio agli altri, sia per attenuare la portata dei dogmi del passato, sia per denunciare il Vaticano II come infedele agli insegnamenti del passato.

Procedere così è già porsi al di fuori della Rivelazione, è rifiutare la sottomissione dell’intelligenza umana alla semplicità trascendente della Parola di Dio: lo affermo a priori, e ancor prima di prendere in considerazione il contenuto dei testi conciliari, perché mi basta sapere che il concilio è ecumenico per sapere che un tale atteggiamento è in realtà il naufragio della Fede.

Certe proposizioni del Vaticano II possono sembrare nuove: non si vede come conciliarle con gli insegnamenti del passato. In questo caso affermo a priori che è l’intelligenza umana che è in difetto: essa non riesce a innalzarsi al livello della Tradizione orale e alla sua divina armonia. Il lavoro dei teologi dovrà allora consistere nel cercare umilmente questa armonia che sfugge.

S. Tommaso d’Aquino non vedeva come conciliare l’Immacolata Concezione con la necessità universale della Salvezza: si sarebbe inchinato davanti all’affermazione di un Concilio ecumenico, anche in assenza di una definizione solenne: gli sarebbe bastato il Magistero ordinario di un concilio per sottomettere il proprio giudizio.

Notiamo bene, a questo proposito. che non tutti i testi di Concilio hanno la stessa portata, come il Concilio stesso indica con chiarezza. Le costituzioni dogmatiche del Vaticano II appartengono al Magistero straordinario, benché non definiscano nessun nuovo dogma e non pronuncino anatemi.
Gli altri testi appartengono al Magistero ordinario, ma dovete sapere che anche il Magistero ordinario è sostenuto dal carisma dell’infallibilità: richiede solo, per essere interpretato, più flessibilità nella pratica dell’analogia della Fede, allo scopo di conciliare le sue parole con l’insieme della Tradizione. Misconoscere queste molteplici sfumature è rendersi inadatti ad ascoltare correttamente la Parola di Dio.

Molti hanno voluto sradicare i testi del Vaticano II dalla Tradizione, trascinando così molti fedeli nel naufragio della Fede.

Ma anche coloro che, a causa di questo, rifiutano il Concilio, fanno naufragio nella Fede. È la mia convinzione molto semplice (ma non semplicistica), e lo dico semplicemente. Mi si può dire quello che si vuole: tutto si urterà nella mia mente contro la nozione di Concilio ecumenico e più in generale contro quella di Magistero. Non è una questione d’obbedienza, se non è l’obbedienza della Fede, che non si distingue dalla fede stessa: la fede nella Rivelazione infallibilmente trasmessa dalla Tradizione.

Che ciascuno si metta dunque umilmente in ascolto della Tradizione alla luce della Tradizione, e lo Spirito Santo lo assisterà con il carisma dell’infallibilità in credendo, l’infallibilità nell’accogliere la Parola di Dio.

Ma non posso che incoraggiare i credenti a disertare le discussioni verosimilmente disertate anche dallo Spirito Santo, e che rischiano fortemente di attirarsi il rimprovero di Gesù Cristo a Pietro “Via da me, Satana, perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini”.

Fr. M.D. Molinié, o.p.