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Difendere INSIEME LA CROCE, il Crocefisso nostro SEGNO di Vittoria

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2016 17:50
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16/04/2009 14:37
 
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mercoledì 15 aprile 2009


Mentre fervono le polemiche intorno alle oscenità di Monsignor (sic!) Di Falco che stacca Cristo dalla Croce, riceviamo dall'autore e pubblichiamo in esclusiva la Prefazione di Don Nicola Bux al nuovo volume del prof. Michele Loconsole "Il segno della Croce. Storia e Liturgia". Buona Lettura!


Segnaliamo inoltre che è sempre disponibile sulla colonna di link sulla destra la raccolta di articoli sul dialogo ebraico-cristiano a cura del prof. Loconsole. Potete scaricare il file in pdf cliccando qui o sull'immagine di Giotto.


Michele Loconsole
Il Segno della Croce. Storia e Liturgia
Progedit
2009, pp. 104, € 14.00

Prefazione di Don Nicola Bux

In cruce latebat sola deitas, sulla croce solo la divinità restava nascosta, canta san Tommaso d’Aquino nel celebre inno Adoro te devote, al termine di oltre un millennio che aveva visto i cristiani prima timorosi di esibirla, poi orgogliosi di farne il distintivo. La croce, un supplizio scandaloso per i giudei e folle per i pagani, come ha osservato san Paolo, Gesù Cristo lo ha per così dire esorcizzato, innanzitutto perché “chi dal legno traeva vittoria da esso fosse sconfitto” – dice alludendo a satana il prefazio della Santa Croce – poi, perché essendosi accostata ad esso la morte per il morso letale, questa ha finito per ingoiare la divinità del Figlio nascosta sotto l’umanità appesa al legno, e così è stata sconfitta. Tutta la teologia apostolica e patristica quindi esalta la croce diventata simbolo e strumento di redenzione.

Il prof. Michele Loconsole ne traccia in questo libro il percorso, dalle timide allusioni catacombali alla grande esaltazione gerosolimitana del 14 settembre del 335, quando la “Croce preziosa e vivificante” fu issata a mo’ di trofeo sulla roccia del Golgota, messa in evidenza nella nuova basilica dell’Anastasi tenacemente voluta dalla basilissa Elena, dal figlio Costantino e dal vescovo Eusebio. È la croce aurea e gemmata, senza raffigurazione del crocifisso. Proprio tale esaltazione che diviene festa importante dell’anno liturgico sia bizantino che romano, non meno dell’inventio che l’aveva preceduta, fa’ pian piano il giro del mondo cristiano fissandosi in affreschi e mosaici in Oriente e Occidente, come in sant’Apollinare in Classe a Ravenna e in san Clemente a Roma.

La croce, gloriosa e gemmata o albero fiorito ai cui rami si riparano le tortore, simbolo delle anime che cercano Dio, diviene il punto cardinale di orientamento della preghiera che fa memoria del mistero della redenzione e attende il ritorno glorioso di Cristo. Un mistero sempre presente sull’altare: per questo la croce è sull’altare e lo spiega come il luogo alto del sacrificio del Signore. Non è una suppellettile secondaria – come si intende da taluni che la decentrano – ma il segno-icona senza cui non si capisce il luogo sacro cristiano.

La croce non è solo nella liturgia, ma nella devozione del popolo verso la Passione di Gesù, che informa l’esistenza quotidiana: “è una croce”, “sta attraversando un Calvario”, sono alcuni modi di dire informati al simbolo per eccellenza del cristianesimo. Quando alla croce si cominciò a non ritenere disdicevole apporre il corpo del crocifisso, anzi a renderla più efficace a rappresentare quasi al vivo il Signore, vuoi in atteggiamento sofferente e morente, vuoi vivente e glorioso, essa si affermerà ancora più, fino a invadere le case e i crocicchi di strada. Per non parlare delle reliquie e dei reliquiari della croce sparsi nelle chiese del mondo che, se fossero messe tutte insieme, non darebbero affatto qualcosa di smisurato, come ha detto con malizia qualcuno.

Alla comprensione realistica di tutto ciò tende il documentato saggio di Loconsole, al quale auguro un gran numero di lettori. E possa contribuire a far tornare la croce al centro della liturgia e dello sguardo di sacerdote e fedeli.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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