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Il Primato di Pietro e la Collegialità dei Vescovi nella Tradizione e nel Concilio Vaticano I

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2014 21:32
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04/12/2010 18:10
 
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Monsignor Adoukonou rievoca la figura del cardinale Bernardin Gantin

Missionario africano a Roma,
missionario romano in Africa


Un "monumento patristico africano":  con quest'immagine monsignor Barthélémy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della cultura, ha descritto il cardinale Bernardin Gantin (1922-2008), intervenendo nei giorni scorsi alla presentazione del libro dedicato al porporato del Benin:  "Missionario africano a Roma. Missionario romano in Africa".

Il volume (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2010, pagine 276, euro 13) è curato dal francescano Giulio Cerchietti, officiale della Congregazione per i Vescovi, presidente dell'associazione Amici del Benin e già segretario del cardinale Gantin, dal francescano conventuale Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e dal medico personale del porporato, Luigi Lalloni. Suddiviso in tre parti, illustra la vita e le opere di Gantin e raccoglie testimonianze di uomini e donne di Chiesa e di laici che lo hanno conosciuto e apprezzato.

La pubblicazione acquista una maggiore attualità in vista del viaggio che Benedetto XVI farà nel Paese dal 18 al 20 novembre del prossimo anno, non solo per consegnare alle Conferenze episcopali locali l'esortazione apostolica frutto del sinodo continentale dell'ottobre 2009 ma anche per ricordare il cardinale africano, insieme al quale ricevette la porpora nel Concistoro del 27 giugno 1977.
La presentazione, alla presenza del cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, è stata affidata a monsignor Adoukonou:  ex allievo di Joseph Ratzinger a Ratisbona, il segretario del Pontificio Consiglio della Cultura è infatti connazionale e in qualche modo figlio spirituale di Gantin.

Nella sua relazione il prelato, ricordando un suo intervento in occasione del iv centenario della morte di Matteo Ricci, ha collegato la figura del missionario gesuita con quella del grande cardinale africano. "Entrambi - ha detto - hanno messo in opera quella stessa realtà che Cristo ha indicato come la migliore dimensione della cultura dei popoli, che li fa avanzare verso la vera umanità per farne espressione della sua relazione con i suoi discepoli:  l'amicizia". Il primo scrisse un'opera decisiva sull'argomento, trattandolo sia nell'ottica della cultura occidentale sia in quella confuciana cinese, "quasi per dire che l'interculturalità si attua soltanto sulla base di tale forza divina che unisce Dio e gli uomini tra loro. Quando essa è realizzata, l'intelligenza percepisce tutto il resto che, per sua natura, deve collegare gli uomini e le culture". Da parte sua "il cardinale Gantin non ha scritto libri sull'amicizia, ma in se stesso rappresenta un'epifania dell'amore che crea mille relazioni. È vissuto e ha testimoniato, in una sinfonia di rara bellezza, ciò che vuol dire amicizia".

Per monsignor Adoukonou "il cardinale africano proclama al mondo che l'essenziale, che si dice essere invisibile ai nostri occhi, in verità è nel cuore, anzi è il cuore stesso. L'amicizia è la condizione ontologica della possibilità dell'interculturalità autentica".

Successivamente il relatore si è soffermato sui due aspetti rievocati dal titolo dell'opera. Anzitutto ha fatto notare che gli autori non hanno usato l'espressione "missionario dell'Africa", bensì quella di "missionario africano". "L'Africa - ha spiegato - non è qui in atteggiamento soggettivo, ma oggettivo, e ciò ha la sua importanza. L'Africa, nella persona di quest'uomo, ha iniziato a essere evangelizzata e ha provato la felicità della grazia divina, che ha messo uomini di altri Paesi in movimento verso di essa. Nella persona del cardinale Gantin, la Buona Novella è stata accolta da un'umanità bella e forte". Ecco perché il sacerdote, poi il vescovo e quindi il cardinale fece di tutto per ritrovare le origini di quel padre Joulor che aveva battezzato suo padre e di tutti i missionari della sua terra natale.

Secondo il segretario del dicastero per la cultura, il cardinale Gantin è quell'africano credente, "figlio dei missionari", che "nel pieno vigore dell'età arriva a Roma come missionario africano. Se oggi si è sempre più d'accordo sul fatto che il metodo più obiettivo per parlare di Dio è la testimonianza - ha aggiunto - bisogna allo stesso tempo riconoscere che il cardinale Gantin apparteneva alla razza dei profeti, molto in anticipo rispetto al suo tempo. Aveva intuito che la storia della condizione umana africana non poteva essere letta se non in maniera dossologica ed eucaristica". Per questo, quando fu "chiamato a Roma per essere il prolungamento della missione petrina nei diversi ambiti - evangelizzazione, giustizia  e pace, caritas, nomina di vescovi - egli  ha  recato  nella  sua persona il frutto maturo della missio Dei in Africa".

Quanto al secondo aspetto, il relatore ha sottolineato come lo "stile Gantin" fosse fatto "di finezza e tatto. La gestione dei compiti affidatigli dai Papi che egli ha conosciuto e servito è un buon osservatorio di questo "stile" e di ciò che ha più modellato il "missionario romano" che egli era diventato per l'Africa".

Un modo di procedere concreto, personalista, che mirava al cuore degli altri, nella "dedizione totale di se stesso al servizio di Dio nella persona del Papa", tanto che arrivava a dire:  il successore di Pietro è "il Cristo vivente tra noi".

In Gantin vi è inoltre la "concentrazione della vita spirituale nei due misteri cristologici più sensibili per la conditio humana africana - la Croce e l'Eucaristia - e nel mistero di Maria". Ma, "la grazia del mistero petrino concretamente vissuto è la chiave di comprensione" del porporato del Benin. "Egli visse l'universalità della Chiesa in una sorta di devozione al Successore di Pietro".

Per questo ciò che l'Africa ha ricevuto di più significativo da Gantin, è stata "l'apertura all'universalità, alla cattolicità. La dimensione petrina di tutte le Chiese particolari - ha affermato il relatore - è stata accolta senza difficoltà dalla Chiesa africana, perché la sua mentalità culturale la predispone già a questo".

In definitiva, dinanzi alla tragica condizione umana dell'uomo africano, il cardinale Gantin pur non avendo scritto libri - ha concluso monsignor Adoukonou - è stato autore di "innumerevoli volumi di antropologia, di teologia della missione, di ecclesiologia, di evangelizzazione inculturata, di spiritualità, di storia della Chiesa in Benin, di presenza della Chiesa nelle vicende socio-politiche del suo Paese e dell'Africa".
 
(gianluca biccini)


(©L'Osservatore Romano - 5 dicembre 2010)



UN GRANDE ESEMPIO DI VERA COLLEGIALITA'.......



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Il dolore del Papa per la morte del cardinale Gantin

Il cardinale beninese Bernardin Gantin, decano emerito del Collegio Cardinalizio, è morto a Parigi alle 16.45 di martedì 13 maggio 2008. Aveva ottantasei anni. Il Papa appresa la notizia si è raccolto in preghiera, successivamente ha inviato il seguente telegramma a monsignor Marcel Honorat Léon Agboton, arcivescovo di Cotonou:


Apprenant avec émotion le décès du Cardinal Bernardin Gantin, Doyen émérite du Collège des Cardinaux, je tiens à vous dire ma fervente union dans la prière avec les Evêques de la Conférence épiscopale du Bénin, avec les fidèles de l'archidiocèse de Cotonou et de tout le Bénin, ainsi qu'avec la famille du défunt et les personnes que touche ce deuil. Je demande à Dieu, Père de qui vient toute miséricorde, d'accueillir dans sa lumière et dans sa paix ce fils éminent du Bénin et de l'Afrique, estimé de tous, animé d'un esprit profondément apostolique et d'un sens élevé de l'Eglise et de sa mission dans le monde. Je rends grâce au Seigneur pour son ministère fécond, d'abord comme archevêque de Cotonou, puis pendant de nombreuses années au Saint-Siège, qu'il a servi avec une généreuse fidélité, notamment à la Congrégation pour les Evêques et comme membre du Collège des Cardinaux, dont il a aussi été le Doyen apprécié. En gage de réconfort, à vous-même, aux autres Evêques du Bénin, à la famille du défunt, aux prêtres, aux religieux, aux religieuses, aux catéchistes et à tous les fidèles du Bénin, ainsi qu'aux personnes qui prendront part à la liturgie des obsèques, j'adresse une affectueuse Bénédiction apostolique.

BENEDICTUS PP XVI

Nell'apprendere con commozione della morte del cardinale Bernardin Gantin, decano emerito del Collegio Cardinalizio, desidero esprimere la mia fervente unione nella preghiera con i vescovi della Conferenza episcopale del Benin, con i fedeli dell'arcidiocesi di Cotonou e di tutto il Benin, e anche con la famiglia del defunto e le persone colpite da questo lutto. Chiedo a Dio, Padre dal quale proviene ogni misericordia, di accogliere nella sua luce e nella sua pace questo figlio illustre del Benin e dell'Africa, stimato da tutti, animato da uno spirito profondamente apostolico e da un senso elevato della Chiesa e della sua missione nel mondo. Rendo grazie al Signore per il suo ministero fecondo, prima come arcivescovo di Cotonou, poi per molti anni presso la Santa Sede, che ha servito con generosa fedeltà, in particolare nella Congregazione per i Vescovi e come membro del Collegio Cardinalizio, di cui è stato anche il decano apprezzato. In segno di conforto, a voi, agli altri vescovi del Benin, alla famiglia del defunto, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli del Benin, e anche alle persone che parteciperanno alla liturgia delle esequie, imparto un'affettuosa Benedizione apostolica.

BENEDICTUS PP XVI

Analogo telegramma è stato inviato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

(©L'Osservatore Romano - 15 maggio 2008)

La morte del cardinale Bernardin Gantin decano emerito del Collegio cardinalizio

Più di trent'anni di porpora (27 giugno 1977), oltre cinquanta di episcopato (3 febbraio 1957), ben cinquantasette di ministero sacerdotale (14 gennaio 1951): si riassume in questi dati la vicenda umana ed ecclesiale di Bernardin Gantin, decano emerito del Collegio Cardinalizio, morto nell'ospedale "Georges Pompidou" di Parigi martedì pomeriggio, 13 maggio, alle ore 16.45.
Figura di grande rilievo, l'ecclesiastico beninese dopo essere stato il primo arcivescovo metropolita nero del continente, era stato chiamato al servizio della Santa Sede, fino a divenire prefetto della Congregazione per i Vescovi, presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina e decano del Collegio Cardinalizio. Il porporato scomparso aveva appena compiuto ottantasei anni: era infatti nato l'8 maggio 1922 a Toffo, nell'arcidiocesi di Cotonou, ed era stato ordinato sacerdote il 14 gennaio 1951 a Ouidah. Cinque anni dopo, l'11 dicembre 1956, veniva eletto vescovo titolare di Tipasa di Mauritania e ausiliare di Cotonou, e il 3 febbraio 1957, a soli trentaquattro anni, riceveva l'ordinazione episcopale. Il 5 gennaio 1960 veniva promosso arcivescovo di Cotonou. Da Paolo VI veniva creato cardinale nel concistoro del 27 giugno 1977. Il 29 settembre 1986 era stato promosso all'ordine dei vescovi, titolare della Chiesa Suburbicaria di Palestrina, e il 5 giugno 1993 era stato nominato decano del Collegio Cardinalizio, ufficio a cui rinunciò il 30 novembre 2002 ricevendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, il titolo di decano emerito.

"Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca": citava spesso questo proverbio africano il cardinale Bernardin Gantin. E oggi quelle parole s'attagliano benissimo al porporato scomparso. Nel suo cognome, che vuol dire "albero di ferro", è racchiuso il programma di una vita spesa al servizio della Chiesa missionaria, del Papa, dell'Africa, in particolare del suo Benin.
Da Pio XII a Benedetto XVI, i Papi sono stati al centro della sua azione pastorale ed ecclesiale, culminata nelle responsabilità avute in quattro dicasteri chiave della Santa Sede: quello missionario (come segretario aggiunto e poi segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli), i Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e Cor Unum (dei quali è stato presidente) e infine la Congregazione per i Vescovi, che ha guidato come prefetto per quattordici anni.
Nella molteplicità di questi impegni non ha mai dimenticato le sue radici africane, anche se per trentuno anni è stato fisicamente lontano dalla terra natale. Per la sua patria beninese ha lavorato sino al traguardo dell'indipendenza, ha dato un valido contributo alla creazione della nunziatura apostolica e ha speso molte forze per la realizzazione del santuario mariano Notre Dame de la Paix di Dassa-Zoumé, da lui stesso inaugurato il 25 agosto 2002.
Era figlio di un funzionario delle ferrovie dell'allora Dahomey, dove nel 1881 l'arrivo dei primi missionari segnò la nascita della fede cristiana. Fu l'antica e illustre città di Ouidah, ad accogliere, il 18 aprile, i primi messaggeri del Vangelo. Qui venne innalzata la prima grande chiesa cattolica del Paese, costruita in onore dell'Immacolata da monsignor François Steinmetz, il vescovo missionario alsaziano divenuto famoso con il soprannome Daga ("l'uomo grande").

                             


All'età di quattordici anni, nel 1936, terminati gli studi inferiori, era entrato nel seminario minore. Era stato ordinato sacerdote il 14 gennaio 1951 a Ouidah dall'arcivescovo Louis Parisot, insieme con Christophe Adimou, poi divenuto vescovo e suo primo successore a Cotonou.
Per due anni il giovane sacerdote Gantin aveva insegnato lingue al seminario maggiore di Ouidah, dedicato a santa Giovanna d'Arco, prima che il 23 luglio 1953 i superiori lo inviassero a Roma per continuare gli studi presso l'ateneo di Propaganda Fide al Gianicolo e alla Lateranense, dove aveva ottenuto le licenze in teologia e in diritto canonico. Alunno del Collegio Urbano, mentre era impegnato nella preparazione della tesi in diritto, l'11 dicembre 1956 era stato eletto vescovo titolare di Tipasa di Mauritania e ausiliare di Cotonou.
Nella cappella del Collegio di Propaganda Fide, il 3 febbraio 1957, a soli trentaquattro anni, aveva ricevuto l'ordinazione episcopale dal cardinale Eugène Tisserant, decano del Sacro Collegio. Come motto del suo stemma episcopale aveva scelto In tuo sancto servitio.
Il 5 gennaio 1960 il giovane ausiliare era stato promosso arcivescovo di Cotonou, primo metropolita nero di tutta l'Africa. Giunto nell'arcidiocesi il 7 marzo 1960, aveva svolto il suo ministero con autorevolezza, senso della giustizia, disinteresse, attenzione verso il prossimo e amore per la Chiesa, curando soprattutto la formazione del clero.
Suddivisa l'arcidiocesi in zone pastorali per poter seguire da vicino e con efficacia le singole realtà, aveva promosso l'istituzione di scuole e offerto nuovo slancio e rinnovato vigore all'attività dei catechisti. Aveva organizzato la catechesi in tutta l'Africa francofona. Si deve a lui la nascita dell'Istituto superiore di cultura religiosa ad Abidjan.
Nel 1962 aveva favorito la creazione del Centro di catechesi di Ouidah, dedicato alla formazione dei catechisti delle diocesi di Cotonou, Porto Novo e Lokossa, e aveva promosso la creazione di nuove diocesi: Abomey (1963), Parakou e Natitingou (1964), Lokossa (1968). Eletto presidente della Conferenza episcopale della regione - che comprendeva otto Paesi dell'Africa Occidentale: Dahomey, Togo, Costa d'Avorio, Burkina Faso, Mali, Guinea, Senegal e Niger - aveva partecipato alla preparazione e a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II.
Da Paolo VI il 5 marzo 1971 era stato chiamato a Roma, come segretario aggiunto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Di questo dicastero era divenuto segretario due anni più tardi, nel 1973, primo vescovo africano ad assumere incarichi di responsabilità nella Curia.
Il 20 dicembre 1975 era stato nominato vice presidente della Pontificia Commissione della Giustizia e della Pace e successivamente ne era divenuto presidente. Il 14 gennaio 1976 era stato nominato anche presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum.

Da Papa Montini era stato creato cardinale nel concistoro del 27 giugno 1977 insieme con Joseph Ratzinger, allora arcivescovo di München und Freising, e i compianti Frantisek Tomásek, Giovanni Benelli e Luigi Ciappi. Gantin ricordava spesso le parole di sua madre in quell'occasione: "Non dimenticarti mai del lontano e piccolo villaggio dal quale proveniamo".

L'8 aprile 1984 era stato nominato prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. Il 29 settembre 1986 era stato promosso da Giovanni Paolo II all'ordine dei vescovi, con il titolo della Chiesa suburbicaria di Palestrina. Il 5 giugno 1993, al momento della nomina a decano del Collegio Cardinalizio, assunse secondo la tradizione anche il titolo della Chiesa suburbicaria di Ostia.
Membro del consiglio della seconda sezione della Segreteria di Stato, delle Congregazioni per le Chiese Orientali, del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, delle Cause dei Santi, per l'Evangelizzazione dei Popoli, degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dell'Educazione Cattolica, del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, del Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi, Bernardin Gantin era stato anche membro della commissione cardinalizia per i Pontifici santuari di Pompei, di Loreto e di Bari e della commissione cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione.
Il 25 giugno 1998, raggiunto il limite di età, si era dimesso da prefetto della Congregazione per i Vescovi. Il 30 novembre 2002 aveva rinunciato anche al titolo di decano del Collegio Cardinalizio e, il 3 dicembre 2002, era ritornato in Benin, dove aveva continuato tra la sua gente l'opera missionaria iniziata dal giorno dell'ordinazione sacerdotale.
Prima di lasciare Roma, aveva celebrato la messa sulla tomba di San Pietro proprio nella festa liturgica di san Francesco Saverio, patrono delle Missioni. Aveva rievocato in quell'occasione il pensiero inciso nella cupola della basilica vaticana, appartenente al grande vescovo africano san Cipriano di Cartagine: "Qui una sola fede risplende per il mondo. Qui scaturisce l'unità del sacerdozio".
Bernardin Gantin era stato più volte Legato pontificio e Inviato speciale del Papa in numerosi Paesi del mondo. Era anche membro dell'Accademia reale del Marocco dal 1985 e commendatore della Légion d'honneur di Francia.
Nel corso dell'anno 2005 l'anziano porporato era ritornato a Roma per ben due volte: era presente alle esequie di Giovanni Paolo II e alla elezione di Benedetto XVI. Il 28 aprile era stato ricevuto in udienza dal Papa, il quale durante la visita ad limina dei vescovi del Benin, il 20 settembre 2007, aveva chiesto ai presuli di "trasmettere" il suo "saluto affettuoso al caro cardinale Bernardin Gantin", che non aveva potuto partecipare all'udienza svoltasi a Castel Gandolfo. Era poi ritornato per la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, partecipando all'apertura della causa di beatificazione di Papa Wojtyla, il 28 giugno, nella basilica di San Giovanni in Laterano, e all'imposizione del pallio al nuovo arcivescovo di Cotonou, monsignor Marcel Honorat Léon Agboton, il 29 giugno nella Basilica Vaticana.

(©L'Osservatore Romano - 15 maggio 2008)


                        


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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