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Il Primato di Pietro e la Collegialità dei Vescovi nella Tradizione e nel Concilio Vaticano I

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2014 21:32
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02/10/2012 11:10
 
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S.E.R. Monsignor Andreas Ignatius Schaepman, arcivescovo di Utrecht (1815-1882)

Estratti da un discorso tenuto il 31 maggio 1870 al Concilio Vaticano

"Quella parte dell'Europa settentrionale che chiamano Olanda, è abitata in gran parte da eretici che si resero estranei alla Chiesa a causa degli errori del secolo XVI.
[...][Da allora] il popolo cattolico d'Olanda fu colpito da una durissima e prolungata persecuzione, suscitata da eretici e scismatici, con furente veemenza ora maggiore ora minore. Quei tempi duri di scontro e di lutto, ma anche di valore e di gloria, duravano sino all'inizio di questo secolo. La Chiesa fu spogliata, espulsi monache e religiosi, proibito il culto pubblico della Vera Religione ma anche quello privato nelle oscure latebre, i sacerdoti ridotti ai diritti dei comuni cittadini, furono privati dei beni e della sicurezza della vita.
I fedeli cattolici furono vilipesi, cacciati dalla vita pubblica, furono tenuti per indegni e incapaci, ridotti all'ultimo grado del consorzio civile. L'eretica perfidia scatenò la belva sociale, affinchè distruggesse la Chiesa, perturbata e ferita in molti modi e la soffocasse con vari tormenti e con lo stesso sangue dei martiri. Ma quella cassa non crollò, nè quando piovve,
nè quando i fiumi vennero e irruppero devastandola. Non crollò perchè era fondata sulla pietra forte, la pietra era Cristo, la Pietra di Cristo era il Vicario, il Sommo Pontefice, cui la Chiesa d'Olanda con intemerata fede e umillima soggezione rimase unita. Siano rese grazie a Cristo Salvatore, siano rese grazie alla tenerissima sollecitudine dei Romani Pontefici: la Chiesa risorse in Olanda più viva per la persecuzione, più forte per il martirio. [...]
Vi dico queste cose affinchè capiate, reverendissimi padri, che il Cattolicesimo olandese ha avuto occasione di imparare e con lunga e triste esperienza, quale sia lo spirito, quale sia la mente dei protestanti, sia quando sono persecutori, sia quando sono concittadini, sia quando detengono l'imperio, sia quando convivono parificati ai cattolici.
[...] Vi è chi teme che una definizione solenne dell'Infallbilità respinga lontano i protestanti dalla Vera chiesa di Cristo, e che possano aumentare gli ostacoli alla loro conversione.
Ma, reverendissimi padri, bisogna osservare che il protestantesimo che ebbe per padri eretici Lutero, Calvino e altri di quell'epoca è quasi completamente sparito. [...]In Olanda vi sono tre università che hanno ognuna la propria cattedra pubblica di teologia protestantica. Pensate forse che in quelle cattedre si insegni la confessione Augustana, o il simbolo di Ginevra o i canoni del Sinodo di Dordrecht? Tutte queste cose caddero, quasi svanirono. All'Università dell'Utrecht, che è ritenuta ortodossa, insegnano una dottrina che sotto qualunque forma, sotto qualunque aspetta è stata generata dal razionalismo.

Nell'altra vi si predica puro razionalismo, nella terza platealmente si insegna un panteismo spiritualistico. Tutti i pubblici oratori e scrittori hanno abbandonato qualunque forma di fede positiva. Questa è la situazione da noi, questa è la mutazione del protestantesimo di Lutero e Calvino.[...] Dalla Germania ci venne la sfrenata incredulità di questo secolo. Siate persuasi, reverendissimi padri, che quell'odio degli increduli, con cui gli uomini attaccano la Chiesa, non è diretto contro qualche dogma singolare ma contro la Chiesa stessa, contro la sua esistenza e natura, contro quella divina Rilevazione ch'essa predica e difende e SU CUI si appoggia l'infallibilità. Qualunque cosa sia sovrannaturale, essi l'impugnano, qualunque autorità, che insegni verità positive e ordini di crederle, la disprezzano e tentano di abbatterla ad ogni costo.
A loro non interessano sull'infallibilità[...]. Odiano il principio dell'autorità ma dichiarano apertamente che la Chiesa debba ammetterlo e debba avere un pontefice docente infallibile. Disse uno dei più celebri oratori e ministri protestanti che l'ultima parola del cattolicesimo sta nell'inerranza del Papa.[...] I nostri fedeli si aspettano da questa definizione che la nostra Chiesa non solo venga coronata da maggiore gloria e splendore ma che sia cinta da una più forte e potente armatura, e appaia se ciò è possibile, ancora più ordinata per maggiore soggezione e unità di fede, possa ricevere dal nemico eterno ed implacibiledi Santa Romana Chiesa lo splendore di nuova gloria, il riconoscimento di un'autorità ancor più grande.[...]
Forse crescerà la guerra suscitata dai nostri nemici? Lo potrà forse a stento. Ma Se Dio lo permettesse, ricordiamoci che siamo chiamati e siamo la Chiesa militante.[...]
Abbiamo parlato dei dotti protestanti. Ma le plebi protestanti, come vanno giudicate? Quelli, che vengono contati fra il più colti per ingenio e umanità, praticano l'indifferentismo religioso o sognano di un non so quale cristianesimo universale, elevato sopra le divisioni e le sette. La definizione dell'infallibilità non li muoverà[...]: sono convinti che sia nella natura della Chiesa cattolica che il Papa sia infallibile.
Parlare invece del popolino è inutile. Sedendo sulle loro cattedre dei profeti increduli, la moltitudine non crede a nulla.
Vero è che a volte questa incredulità genera commozione degli animi e moti di reazione in coloro che non rigettarono del tutto la fede positiva. Ma dolore! Queste reazioni non sono a vantaggio della nostra Santa Chiesa: alcuni si avvicinano al più rigido calvinismo con maggiore ardore e pertinacia, altri si dividono in nuove sette e conventicole, altri usano della religione come un pretesto per far cadere i freni della più sfrenata sensualità, altri cadendo di insania in insania precipitano nelle più orrende superstizioni.[...]
Se però un giorno si trovino a sollevare il capo, miseri nell'afflizione, da quelle tenebre di errore e di confusione, per grazia divina, lo splendore dell'Unità cattolica e la placida quiete della cattolica religione potranno raccogliere questo frutto di conversione a buon diritto.

Ma quest'unità brillerà con maggiore splendore, con luce più fulgida, la sicurezza della Fede si mostrerà più desiderabile, quando, proclamata l'infallibilità in Concilio, essi potranno vedere che nella Chiesa cattolica vi è UNO sempre vivente, sempre presente sempre vigilante, UNO nella cui parola non v'è errore, UNO nella cui voce non vi è nulla se non il Bene, UNo che non può insegnare nulla se non il vero in materia di Santa religione, UN SOLO PIETRO il vicario infallibile di Gesù Cristo.
[...] Per quanto riguarda i cattolici olandesi, infiammati d'amore e di reverenza per il Sommo Pontefice, mi sembra inutile dire.
[...] Sono i figli e gli eredi dei Santi Martiri di Gorcum che per la confessione del Primato petrino hanno sparso il loro glorioso sangue. Anche per costoro lo stesso successore di Pietro brilla oggi del privilegio dell'Infallibilità.[...]



[SM=g1740771]


S.E.R. Monsignor Antonio Maria Claret y Clara (1807-24 ottobre 1870)
Arcivescovo in partibus infidelium di San Giacomo di Traianopoli in Tracia
canonizzato infallibilmente da Papa Pio XII il 18 maggio 1950

Estratti da un discorso tenuto il 31 maggio 1870 al Concilio Vaticano

[...]"Tutto ha un suo tempo, c'è il tempo per tacere ed uno per parlare. Sino ad ora, eminentissimi e reverendissimi padri, ho taciuto in questo concilio ma, appena ho udito alcune parole che hanno arrecato molto dispiacere alla mia coscienza, ho pensato in coscienza che era tenuto a parlare, temendo quel detto del profeta Isaia: Guai a me perchè tacqui.
E così parlerò dell'infallibilità del Sommo Pontefice, come si legge nello schema.
Dalle Sacre scritture cattolicamente interpretate, presa in considerazione la tradizione ininterrotta, dopo profonda meditazione delle parole dei Santi padri, dei Sacri concilii, delle ragioni dei teologi[...] dico e, condotto da totale convinzione, affermo che il Sommo Pontefice è infallibile, nel senso e nel modo in cui lo tiene la Santa chiesa cattolica apostolica Romana, secondo l'esplicazioni fornite in questa sacra aula. Questa è la mia fede, questo veementemente desidero, che sia la fede di tutti.
Non siano temuti gli uomini che sono pervasi di una prudenza tutta umana: questa prudenza è nemica di Dio.
Questa è la prudenza, attraverso la quale satana si trasfigura in un angelo di luce, questa prudenza è nociva all'autorità della Santa Sede, questa prudenza aiuta la superbia di questi uomini, una superbia che, come dice il profeta, sempre si innalza.
Non ho dubbi, eminentissimi e reverendissimi padri, che questa dichiarazione sull'infallibilità del Romano Pontefice sarà il VENTILABRO, con cui Nostro Signor Gesù Cristo purificherà la sua aia, porrà il frumento nel granaio, la pula la brucerà con fuoco inestinguibile.
Questa dichiarazione dividerà la luce dalle tenebre. Ah potessi versare il mio sangue a testimonio di questa verità e patir morte per essa! Potessi completare il mio sacrificio, iniziato nel 1856, discendendo da questo ambone e morire.
Porto i segni di Cristo impressi sul mio corpo, alla mascella e al braccio destro. Potessi terminare la mia corsa, proclamando con l'abbondanza del cuore questa verità: credo che il Romano Pontefice è infallibile.[...]
Nella vita di Santa Teresa d'Avila si legge che il Signore apparve e le disse: "Ogni male al mondo proviene dal fatto che gli uomini non comprendono le Sacre Scritture". Se gli uomini comprendessero le Sacre Scritture, vedrebbero chiaramente e apertamente la verità dell'Infallibilità Pontificia, poichè questa Verità è contenuta nell'Evangelo. Ma perchè non comprendono le Scritture? Tre sono le cause: perchè gli uomini non hanno amor di Dio, come Gesù disse a Santa Teresa, perchè non hanno l'umiltà, [...] alcuni perchè non vogliono capire, per evitare di fare il bene. Diciamo col Profeta Davide: Deus misereatur nostri, et benedicat nobis: illuminet vultum meum super nos, et misereatur nostri. Ho concluso.

[SM=g1740771]


S.E.R. Monsignor Pierre Simon Louis Marie de Dreux Brézé, vescovo di Moulins (1811-1893)


Estratti da un discorso tenuto il 2 giugno 1870 al Concilio Vaticano

[...]In una parola o neghiamo a Pietro la suprema potestà magisteriale o lo predichiamo infallibile. E la forza di questo argomento vale per coloro che, andando in direzione opposta e tentando di diminuirne la portata, tentarono di separare il Primato dalla suprema autorità, quasi che Pietro fosse primo nel magistero ma non sommo.[...]
Questa è espressione gallicana, non gallica. Contro di essa la nostra lingua volle indicare la supremazia papale con tanta designazione di eccellenza che chiamò il successore di Pietro, non primo, non massimo ma supremo: parlando francese del Papa diciamo "le souveraine pontife", in lingua italica "il sovrano pontefice".
Con questa parola giuntaci attraverso i secoli, inconsapevoli ma forse per una divina disposizione della Provvidenza dichiariamo che la potestà del Papa nella Chiesa è equiparabile a quella regia, che un tempo presso di noi vigeva piena e non arbitraria nel governo civile.[...]Anche la Sacra Scrittura mostra appieno il senso di questa potestà regia, portando come sempre il suo tributo alla Verità. Perchè il re porta la spada? Perchè legifera? Perchè attraverso le leggi rivendica i diritti dell'equità e della giustizia affinchè le stesse leggi meritino ossequio? Perchè siede a giudicare, se non per difendere la Verità in parole e opere?
Ogni autorità infatti quando sia ben ordinata a questo fine, ovvero di servire la Verità in atto di suprema sottomissione alla manifestazione della verità stessa, è paragonata all'esercizio della suprema autorità, non senza attenzione al senso più profondo di quel servizio. Infatti dalla bocca dei profeti e dalla voce stessa di Dio, Nostro Signore è riconosciuto come Re, per alcun altra causa principale. se non per l'annuncio e la proclamazione della Verità.
Ego autem constitutus sum rex ab eo super Sion, montem sanctum ejus, praedicans praeceptum Ejus. Parimenti, interrogato se fosse Re,
collegò la sua regalità alla predicazione della Verità: Tu dicis quia rex sum ego, Ego in hoc sum natus, et ad hoc veni in mundo, ut testimonium perhibeam veritati. Infine, patendo sulla croce, facendo di essa la cattedra del suo Magistero, volle che vi fosse sovrainciso il titolo regale, affinchè comprendissimo che questo eccellentissimo magistero di carità era magistero regale.
Regale e per questo libero, ovviamente solo per quella libertà che Egli stesso affermò: Cognoscetis veritatem et veritas liberavit vos. Ovvero vi farà liberi dai nemici esterni ed interni, dai visibili e dagli invisibili.
QUante volte nel corso dei secoli il Vicario di Cristo, avendo egli stesso una croce per cattedra, protendendo le mani a popoli credenti e fedeli, li avrebbe attratti a Sè e alla Verità, se non si fossero interposti dottori che volevano deprimere l'esaltazione del Pontificato attraverso la negazione del privilegio dell'Infallibilità. E' quindi proprio del nostro dovere di insegnare, il proclamare [il Papa] innanzi ai popoli e ai re come il Supremo araldo della Verità nell'universo mondo.[...]

[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor John Mc Evilly (1818-1902), vescovo di Galway, amministratore apostolico di Kilmacduagh e Kilfenora

Estratti da un discorso tenuto il 25 maggio 1870 al Concilio
Vaticano

...[...] Questa è la fede che San Colombano portò in Germania, questa è la fede con cui San Bonifacio diede forma alla sede di Magonza e alle altre sedi germaniche, altri tra i santi d'Irlanda che sciamarono come api dagli alveari, portarono ovunque la medesima fede nell'infallibilità pontificia, Quello che qualcuno ha tentato di portare in questo concilio in un senso contrario, non infirmò la mia fede nell'infallibilità pontificia divinamente rivelata.
Mi appello a voi come a dei testimoni. Tutti gli argomenti che abbiamo udito cos'erano? Oltre le voci che ferivano l'aria, v'era il suono di parole che spiravano stragi, sangue, scismi, fuochi e fiamme, , folgori e vapori di fumo, simili a quelle palle di fuoco pirotecniche che abbiamo visto poco tempo fa sul colle del Pincio, fuochi che si sciolsero nel nulla, sparirono tra quelle volute di vapore e nulla lasciarono.
Si desideravano argomenti, eppure se qualche cosa si avvicinava alla dignità di argomento, era qualcosa contro il Primato papale o i concilii generali piuttosto che contro l'infallibilità.[...] Non posso dissimulare a voi, eminentissimi e reverendissimi padri, di quanto dolore sarebbe causa per me, se questo Concilio che gode di piena libertà esterna ed interna, si concludesse senza emettere questa solenne definizione. Infatti non solo questa dottrina, che ci è carissima, è impugnata da quei giornali che cospirano alla causa dell'incredulità e alla propaganda del liberalismo, non solo da laici solo nominalmente cattolici, ma da molti è tratta con irrisione e dispregio nel mondo.
Se il Concilio Vaticano, chiamato ad emettere questa definizione, la omettesse, cose ne verrebbe?

I semi dell'infedeltà, di cui il mondo è già pieno, metterebbero ancora più profondamente radici, i torrenti dell'empietà e dell'incredulità ancora più liberamente inonderebbero la terra. E questo ancora è più chiaro, se consideriamo i SEGNI DEI TEMPI che oggi ci appaiono.

Che vogliono questi fracassi, queste critiche, questi moti scomposti degli animi, che sono eccitati dai nemici di Dio e della Chiesa contro questa definizione, da parte di coloro che mirano a diminuire i diritti e la libertà della Chiesa e a rendere suprema la potestà civile, da parte di coloro che vogliono tenere incatenati non solo i ministri ma il Verbo stesso Divino?

Che vogliono questi discorsi oziosi, che sentiamo nelle nostre orecchie risuonare ogni giorno, che affermano questo venerando concilio sarebbe sottoposto a violenza, se definisse liberamente ciò che fosse gradito a Dio e allo Spirito Santo, seguendo la voce della sua coscienza e obbedendo più a Dio che agli uomini?[...]
Che vogliono questi ardentissimi desideri, che sentiamo ogni giorno, di prorogare questo Concilio, di rimandarlo all'anno prossimo, quasi che i principi di questo mondo non fossero pronti e istigati a convergere insieme contro Dio e il suo divin Figlio?
Che vogliono tutti costoro? Vogliono quello che ordina l'antico serpente, nemico del genere umano, il quale sa bene quanto il grandissimo danno e pregiudizio che arrecherebbe al suo impero, la definizione e la proclamazione autentica di questa verità.
D'altronde Satana non combatte contro se stesso e sa bene che un regno in sè diviso è destinato a perire e non avrebbe scatenato nel mondo questi precursori dell'anticristo, se costoro non lo servissero egregiamente.
Simili moti scatenò [contro la definizione dell'Infallibilità pontificia], simili voci cassandriche scatenò per la definizione dell'Immacolata Concezione. Ma allora venne un Altro più forte ed egli fu vinto, le sue forze furono disperse, lo spirito lieve spirò da Dio, lo Spirito Santo soffiò sulle acque, lo spirito della tempesta fu placato e tornò la luce, serena, e fu grande tranquillità. Cosi sarà anche stavolta se, e lo dico con reverenza ma anche con libertà, tutti costoro faranno il loro dovere.[...]

[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Lorenzo Gastaldi, vescovo di Saluzzo, poi Arcivescovo di Torino (1815-1883)

Estratti da un discorso tenuto il 30 maggio 1870 al Concilio Vaticano


[...]Il Concilio di Firenze stabilì che il Papa è il dottore di tutta la Chiesa e di tutti i cristiani. Dottore di errore o di verità?
Chi insegna errori è forse un dottore? Non è un dottore ma un corruttore delle menti. Al Sommo Pontefice, nel Beato Pietro, è stata data piena potestà di pascere.[...] Pascere significa dare il cibo a tutti i cristiani. Errore è forse cibo per la mente?
Mi è sempre stato chiarissimo e solare che l'errore non è cibo ma veleno della mente. La verità sola nutre e vivifica il nostro spirito, l'errore lo mortifica, lo uccide, lo annienta.[...]Potremmo mai credere a una Chiesa che da maestra, che siamo certi non possa errare, possa allontanarsi dalla verità, possa essere abbandonata da Nostro Signor Gesù Cristo?[...]
[...]Sempre affermerò che la Santa Sede in tutto quello che fa pubblicamente e solennemente, non possa mai essere accusata in nulla: tutte le sue decisioni e decrete possono essere difese. L'Inghilterra abbandonò l'unità cattolica per tre ragioni: per il cesarismo, per il calvinismo e per la tiepidezza dei cattolici verso la Santa Sede.
Il cesarismo si mostrò già nel secolo XII come si evince dalla storia di Sant'Anselmo e di San Tommaso di Canterbury. E perciò per quel che riguarda San Tommaso di Canterbury, notate che egli ebbe contro quasi tutti i vescovi di Inghilterra che dicevano: tu sei causa dei mali, guarda le minacce che Enrico proferisce, se tutta l'Inghilterra andrà in rovina, sarà causa tua. San Tommaso resistette indomito ed il suo nome è ora tra i santi e i nomi di quei vescovi sono schiacciati dal silenzio. Quando Enrico VIII voleva ergersi contro il Sommo Pontefice, tutti i vescovi di Inghilterra piegarono il capo tranne il fortissimo Giovanni Battista Fisher, che cadde martire. Gli altri dicevano: è necessario cedere all'opinione pubblica, eviteremo i mali, salveremo quel che possiamo. Il Calvinismo dilagò in Inghilterra al tempo di Enrico VIII che mandava nel medesimo tempo davanti al carnefice tutti quelli che non lo veneravano come PAPA.[...] Nel frattempo il calvinismo serpeggiava mentre Crammer, Arcivescovo dalla cattedra di Canterbury, vomitava per dieci lunghi anni bestemmie e ingiurie, spergiurando di celebrare la vera messa con la
transustanziazione. Dopo la morte di Enrico VIII, il calvinismo furoreggiava in Inghilterra.
Morto Edoardo VI, sotto Maria la Cattolica che usò contro i calvinisti il ferro e il fuoco, tuttavia il calvinismo non potè essere sradicato. Era infatti favorito da ELisabetta nel palazzo regio e attorno a lei si adunavano quelli che poi avrebbero preso il potere.
E quando poi al cardinal Pole, ultimo arcivescovo cattolico di Canterbury, fu riferito che Maria era morta, esclamò: Ohime! Mia Inghilterra, per la Santa Chiesa cattolica è finita in questo regno. E quindici giorni dopo la sua ascesa al trono, Elisabetta proibì l'elevazione dell'Ostia, negando la Transustanziazione. Il sacerdote non obbedì e lei lo mise in fuga e così fu proposta la legge di restaurare il calvinismo in Inghilterra. Si temeva non avesse i suffragi necessari. Che si fece? Si incarcerarono tre cattolici per alto tradimento e così poterono avere la maggioranza per intronizzare il calvinismo.
Troppo vero, troppo tragicamente vero che i cattolici di quei tempi, come consta dalle lettere di Tommaso Moro, anche lui martire e testimone della Suprema Potestà romana, non erano ben legati all'autorità apostolica. Pensavano di poter essere cattolici andando a messa, confessandosi, stando sottomessi ai loro vescovi, ma curandosi di poco o nulla della Santa Sede.
E gia da trecento anni e più un placet regio è stato imposto a tutto quel clero sotto pena di lesa maestà. Ecco perchè l'Inghilterra ha apostatato. La Santa Sede non avrebbe mai potuto approvare quel giuramento che condannava se stessa, che condannava l'immenso Gregorio VII, che condannava il primo concilio di Lione, il quarto concilio Lateranense.[...]
Questa definizione [dell'Infallibilità pontificia] nel momento stesso in cui sarà proclamata, produrrà tanto gaudio in cielo, poichè la Chiesa trionfante godrà della pace e della concordia della Chiesa militante, sua sorella.
Produrrà tanta gioia nella Chiesa militante che potrà combattere le battaglie esterne, senza dover combattere quelle interne.
In quel giorno sarà tristezza e terrore per la potestà infernale, che sempre di più sarà schiacciata sotto il piede della Beatissima Vergine. [SM=g1740721]

[SM=g1740771]

S.E.R. Cardinal Henry Edward Manning, arcivescovo di Westminster (1808-1892)
Cardinale nel 1875

Estratti da un discorso tenuto al Concilio Vaticano il 25 maggio 1870


[...]L'infallibilità del Romano Pontefice non è un'opinione libera tra i cattolici, liberamente ventilata o liberamente da ventilarsi. Siamo già tutti tenuti a crederla. Non è un'opinione ma una dottrina, perchè è già contenuta nella Rivelazione di Dio. [SM=g1740721]

Da queste premesse, seguono evidentissimamente due cose: 1° manca di ogni forza e verità l'opposizione fatta in questi mesi sempre più forte che i padri conciliari stiano trasformando un'opinione in un dogma; E' già stato provato che essa non è nè opinione, nè libera, ma dottrina, non ancora definita ma rivelata, teologicamente certa, almeno prossima alla fede. L'elevazione di una verità cattolica di questo tipo da dottrina non definita a dottrina definita nulla aggiunge alla sua certezza intrinseca, aggiungerà solo una certezza estrinseca; 2° Non solo manca di verità ma soffre di menzogna, la trita espressione che viene usata quando si parla di questa definizione: In necessariis unitas, in dubiis libertas. La dottrina dell'infallibilità pontificia non è in alcun modo dubbia e affinchè dalle nostre controversie e dal silenzio tenuto in concilio sul tema non sorgano dubbi, è necessario che sia promulgata solennemente.[...]
Questa fede soprannaturale (nell'Infallibilità pontificia) è viva e efficace in tutta la Chiesa discente, ed è bastata per quindici secoli senza una definizione.

Infatti le definizioni non sono per i fedeli precipuamente ma per gli infedeli e per gli incerti e i dubbiosi, come si legge negli Apostoli, la legge non è posta per il giusto ma per gli iniqui e i ribelli.[...] Abbiamo udito tra le tante cose incredibili di questi tempi, che vi sarebbero trenta condizioni richieste per la validità degli atti pontificali, sulle quali i teologi si accapigliano senza fine. Ma di queste condizioni o i cristiani le ignorarono per quindici secoli oppure son condizioni cui il Pontefice è legato davanti a Dio ma non davanti agli uomini. [...]Infatti nell'assistenza promessa a Pietro sono contenute tutte le cose necessarie. In quest'assistenza, da cui il Papa è diretto affinchè non erri circa il fine, è certamente contenuta l'assistenza circa i mezzi, necessari per raggiungere quel fine.[...] Se al Concilio di Trento con una definizione decretoria fosse stato tolto ogni dubbio circa l'infallibile magistero del Romano Pontefice, non sarebbero potuti sorgere in alcun modo quei luttuosissimi mali che per due secoli in Germania, in Francia e in altre terre sino ad oggi, abbiamo letto, abbiamo udito, abbiamo visto. Ecco, reverendissimi padri, i frutti acerbissimi del silenzio! [...] E' più chiaro della luce del meriggio che, in seguito ad eventuali reticenze di questo Concilio, l'autorità della Chiesa docente ovunque verrebbe indebolita e poi abbattuta e le membra disperse, unite e dipendenti da un Capo privo di forza, facilmente cadrebbero sotto il potere dei governi e precipiterebbero negli abissi delle chiese dette "nazionali".

Tuttavia, con la definizione di questo Concilio Vaticano che rafforzi con l'infallibile giudizio di tutta la Chiesa la suprema autorità del suo Capo, la giurisdizione della Sede apostolica che è fonte unica di verità e unità, aumenterà in forza al punto da trasmettere nuovo slancio e nuovo vigore al corpo episcopale, sarà confermata la fede e l'obbedienza di tutti i cristiani, sarà rafforzata l'unità dell Chiesa e la certezza del Magistero infallibile come la TESTUGGINE ROMANA impenetrabile grazie agli scudi uniti e inscalfibile da ogni parte prenderà e annienterà i dardi infuocati del Maligno.[...]
Mi sia lecito esprimere un desiderio del mio cuore non tanto a voi a innanzi a Nostro Signor Gesù Cristo. Permetta Dio che nella prossima festa del Principe degli Apostoli attorno al Soglio del suo successore, noi pastori radunati da tutto il mondo, deponiamo e seppelliamo per sempre nel sepolcro di Pietro tutte queste nefaste memorie che ci rattristarono e, come da una sola fonte da cui è sorta l'unità sacerdotale, su tutti noi si diffonda copiosissimamente la perfetta pace di Dio.[...] [SM=g1740721]


[SM=g1740738]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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