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Il giochetto delle frasi estrapolate.....

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2013 12:32
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27/11/2008 21:58
 
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Da dopo il Concilio Vaticano II sembra andare di moda un nuovo giochetto: quello di estrapolare le frasi dai testi e attribuirgli significati diversi, accomodanti, personalizzanti, ecc....

E' un giochino che va di moda non solo nel mondo Protestante-Evangelico, ma ahimè anche fra i cattolici:
Tradizionalisti che estrapolano frasette dal Magistero dei Papi di prima del Concilio per dimostrare forme eretiche e di apostasia con le frasi dei Pontefici del dopo Concilio...
idem fanno i cattolici modernisti e progressisti che usano le frasi dei Papi di oggi per VERGOGNARSI dei Papi del passato..... [SM=g27992]

Veniamo al dunque con qualche esempio...

in un forum ho trovato una bella lista di frasi dei Pontefici usate come si usano i galli da combattimento....
ne prenderò un paio per dimostrare la gravità di questo SEMINARE ZIZZANIA....

dice Giovanni Paolo II:

La Chiesa cattolica ha errato contro l'unità dei cristiani.
UUS:34, 05/25/1995

e dice Pio XI:

I Modernisti dicono: la Chiesa ha errato.
Pio XI, MA:8


orbene, si legge nel commento: è chiaro no?

NO! non è chiaro per nulla... [SM=g27987]

I due contesti intanto sono completamente diversi, Pio XI sta parlando di altro all'interno di un contesto più vasto dove si condannano le affermazioni dei Modernisti contro la Chiesa, mentre Giovanni Paolo II parla di responsabilità legate si alla Chiesa, ma composta da tutti i cristiani, leggiamo il contesto che è tratto sempre dall'Enciclica Ut unum Sint e ci accorgeremo che l'estrapolazione è falsa:

34. Grazie al dialogo ecumenico possiamo parlare di maggiore maturità della nostra reciproca preghiera comune. Ciò è possibile in quanto il dialogo adempie anche e contemporaneamente alla funzione di un esame di coscienza. Come non ricordare in questo contesto le parole della Prima Lettera di Giovanni? « Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli (Dio) che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa » (1, 8-9). Giovanni si spinge ancora più in là quando afferma: « Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi » (1, 10). Una esortazione tanto radicale a riconoscere la nostra condizione di peccatori deve anche essere una caratteristica dello spirito con il quale si affronta il dialogo ecumenico. Se esso non diventasse un esame di coscienza, come un « dialogo delle coscienze », potremmo noi contare su quella certezza che la medesima Lettera ci trasmette? « Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo » (2, 1-2). Tutti i peccati del mondo sono stati compresi nel sacrificio salvifico di Cristo, e dunque anche quelli commessi contro l'unità della Chiesa: i peccati dei cristiani, dei pastori non meno che dei fedeli. Anche dopo i tanti peccati che hanno contribuito alle storiche divisioni,l'unità dei cristiani è possibile, a patto di essere umilmente consapevoli di aver peccato contro l'unità e convinti della necessità della nostra conversione. Non soltanto i peccati personali debbono essere rimessi e superati, ma anche quelli sociali, come a dire le « strutture » stesse del peccato, che hanno contribuito e possono contribuire alla divisione e al suo consolidamento.

Allora , dove sta scritto che Giovanni Paolo II avrebbe scritto che: La Chiesa cattolica ha errato contro l'unità dei cristiani.
UUS:34, 05/25/1995

??? [SM=g27994]

Se volete controllare, eccovi l'intera enciclica:
Ut unum sint - 25 maggio 1995
digilander.iol.it/magistero/gp2utunu.htm

Se queste citazioni per voi valgono una condanna contro la Chiesa CATTOLICA, cosa dire di chi facendo questo elenco stravolge i messaggi che vi sono contenuti seminando ora l'errore e infondendo la bugia e seminando ZIZANIAZ? Parlo di bugia perchè chi si è dato tanto da fare a creare questi elenchi, non ha tenuto conto del contesto delle encicliche, e lo ha fatto di proposito pensando che tanto andare a controllare uno per uno le citazioni, sarebbe cosa pressocchè impossibile.... [SM=g27992]

Pax et Bonum
[Modificato da Caterina63 14/11/2010 21:51]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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....continuiamo con il "giochetto".....

A Giovanni Paolo II si attribuisce la colpa di aver detto:

I protestanti possono giuridicamente ricevere i sacramenti da noi.
UUS:46, 05/25/1995

A Leone XIII:

Nessun protestante può ricevere i sacramenti.
Leone XIII, ENL


Da notare che le combinazioni vengono usate, come spiegavo sopra, sia dai Protestanti quanto dai Tradizionalisti, quanto dai Progressisti....
gli uni contro gli altri....

Ma davverò Giovanni Paolo II disse questo?

Apriamo la UUS:

46. In questo contesto, è motivo di gioia ricordare che i ministri cattolici possano, in determinati casi particolari, amministrare i sacramenti dell'Eucaristia, della Penitenza, dell'Unzione degli infermi ad altri cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, ma che desiderano ardentemente riceverli, li domandano liberamente, e manifestano la fede che la Chiesa cattolica confessa in questi sacramenti.
Reciprocamente, in determinati casi e per particolari circostanze, anche i cattolici possono fare ricorso per gli stessi sacramenti ai ministri di quelle Chiese in cui essi sono validi. Le condizioni per tale reciproca accoglienza sono stabilite in norme e la loro osservanza si impone per la promozione ecumenica.78

Dunque....la frase si, può prestarsi a fraintendimenti, ma basta leggere l'Enciclica Ecclesia Eucharestia per capire come essa va interpretata... [SM=g27988]

Inoltre basta appunto leggere il contesto e leggere al verso precedente, il 45 cosa dice Giovanni Paolo II quando allude a: "In questo contesto"....una persona ONESTA si chiede: di quale contesto parla?
il n. 45 ce lo dice:
45. Al rinnovamento liturgico compiuto dalla Chiesa cattolica, ha corrisposto in diverse Comunità ecclesiali l'iniziativa di rinnovare il loro culto. Alcune di esse, sulla base dell'auspicio espresso a livello ecumenico,76 hanno abbandonato la consuetudine di celebrare la loro liturgia della Cena soltanto in rare occasioni ed hanno optato per una celebrazione domenicale. D'altra parte, paragonando i cicli delle letture liturgiche di diverse Comunità cristiane occidentali, si constata che essi convergono per l'essenziale. Sempre a livello ecumenico,77 si è dato un rilievo del tutto speciale alla liturgia e ai segni liturgici (immagini, icone, paramenti, luce, incenso, gestualità). Inoltre, negli istituti di teologia dove si formano i futuri ministri, lo studio della storia e del significato della liturgia comincia a far parte dei programmi, come un bisogno che si sta riscoprendo.

Il Papa sta dunque parlando di un contesto specifico....di chi sta cambiando... di chi si sta RIVOLGENDO ALLA VERA LITURGIA... [SM=g27988]

Inoltre ci sono dei numeretti che si chiamano NOTE....le quali andrebbero lette... [SM=g27987] nella nota 78 cosa c'è scritto?

78 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'ecumenismo Unitatis redintegratio, 8 e 15; Codice di Diritto Canonico, can. 844; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 671; Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Directoire pour l'application des principes et des normes sur l'Œcuménisme (25 marzo 1993), 122-125: AAS 85 (1993), 1086-1087; 129-131, l.c., 1088-1089; 123 e 132, l.c., 1087-1089.

*****************

Il Papa sta parlando, NELLO SPECIFICO, delle CHIESE ORIENTALI con le quali l'Eucarestia è comunque sia una realtà Viva e Vera che entrambi professiamo...

Infine, come ben si può constatare... quella frase messa nel riferimento NON ESISTE ergo è una INTERPRETAZIONE di chi ha estrapolato la frase, Giovanni Paolo II ribadisce infatti semmai che questi Sacramenti comunque non possono essere dati se non sussistono le condizioni che sono:
e manifestano la fede che la Chiesa cattolica confessa in questi sacramenti.




Ergo, se colui che chiede il Sacramento però non manifesta la comune fede in questi Sacramenti, inutile chiederli. Ciò che Giovanni Paolo II offre è un atto di responsabilità di coscienza e personale. Non si contraddice con le parole di Leone XIII perchè è ovvio che se il protestante riconosce la comune fede, decade la divisione poichè si converte....
[Modificato da Caterina63 14/11/2010 21:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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27/11/2008 22:41
 
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....c'è un altra frasetta che possiamo verificare....


A Giovanni Paolo II si attribuisce questa frase:

È contro il Vangelo condannare i fratelli separati.
UUS:15, 05/25/1995

Fa eco una frase di un altro Pontefice:

È nel Vangelo condannare gli eretici.
Martino I, D.271-272



Non ho il testo di papa Martino I, ma non parla certo dei protestanti a quanto pare visto che è stato il 74° pontefice morto circa l'anno 655 d.C. [SM=g27987]anche se il contesto è eterno dal momento che basta leggere san Paolo ai Galati per leggere che esiste eccome l'anatema e la condanna degli eretici, tuttavia la frase attribuita a Giovanni Paolo II, sempre citata dalla Ut Unum Sint è stata malamente interpretata, vogliamo leggere insieme il contesto intero del paragrafo 15 a cui fa riferimento?


Rinnovamento e conversione

15. (...) L'aspirazione di ogni Comunità cristiana all'unità va di pari passo con la sua fedeltà al Vangelo. Quando si tratta di persone che vivono la loro vocazione cristiana, esso parla di conversione interiore, di un rinnovamento della mente.22

Ciascuno deve dunque convertirsi più radicalmente al Vangelo e, senza mai perdere di vista il disegno di Dio, deve mutare il suo sguardo. Con l'ecumenismo la contemplazione delle « meraviglie di Dio » (mirabilia Dei) si è arricchita di nuovi spazi nei quali il Dio Trinitario suscita l'azione di grazie: la percezione che lo Spirito agisce nelle altre Comunità cristiane, la scoperta di esempi di santità, l'esperienza delle ricchezze illimitate della comunione dei santi, il contatto con aspetti insospettabili dell'impegno cristiano. Per correlazione, il bisogno di penitenza si è anch'esso esteso: la consapevolezza di certe esclusioni che feriscono la carità fraterna, di certi rifiuti a perdonare, di un certo orgoglio, di quel rinchiudersi non evangelico nella condanna degli « altri », di un disprezzo che deriva da una malsana presunzione. Così la vita intera dei cristiani è contrassegnata dalla preoccupazione ecumenica ed essi sono chiamati a farsi come plasmare da essa.

************************

Dunque? Dove sta l'assoluzione? [SM=g27995]
Forse la frase finale dalla parte in rosso è stata interpretata arbitrariamente facendo dire che Giovanni Paolo II avrebbe detto: "È contro il Vangelo condannare i fratelli separati"? [SM=g27988]

Il Papa richiama ad una responsabilità di conversione AL VANGELO nel quale si parla anche del perdonare, del camminare come fratelli...il Papa parla semmai di "vita contrassegnata dalla preoccupazione ecumenica....dal farsi plasmare da questi richiami che desiderano l'unità" il chè è una richiesta incessante del Cristo al Padre basta prendere il cap.17 di Giovanni e leggiamo che all'inizio Gesù, per i Discepoli "i SUOI" prega in modo particolare....
poi al versetto 20, dove inizia la preghiera PER LA CHIESA, Gesù dice:
"NON prego solo per costoro (i SUOI), ma anche per coloro che crederanno in me mediante la loro parola...."

ma che dunque vivono SEPARATI dalla Chiesa...altrimenti sarebbero dei SUOI.. [SM=g27988]

Ergo...pregare e cercare di pregare insieme non costituisce affatto una assoluzione dalle eresie....ed infine il Papa NON pronunciò mai quella frase...

Come potete vedere già solo su tre frasi si sono scoperte tre falsità....
Chi è che si diverte a seminare zizzania? [SM=g27988]


[Modificato da Caterina63 14/11/2010 21:54]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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14/11/2010 22:10
 
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[SM=g1740733] Proseguiamo questi confronti...

non pochi modernisti, ma ahimè anche tradizionalisti fondamentalisti sostengono che Giovanni Paolo II avrebbe modificato il significato della Donna nel testo della Genesi:
i modernisti estrapolano la frase per favorire i protestanti, i tradizionalisti fondamentalisti la estrapolano per denunciare il Papa di eresia...

Ma è davvero così?

Leggiamo la frase contestata:

25.1.1996
Il Papa all’udienza generale
“... Gli esegeti sono ormai concordi nel riconoscere che il testo della Genesi, secondo l’originale ebraico, attribuisce l’azione contro il serpente non direttamente alla donna, ma alla stirpe di lei ...»

certo, estrapolata così la frase si può far dire di tutto, ma leggiamo il resto dell'udienza:
www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1996/documents/hf_jp-ii_aud_19960124...

3. Gli esegeti sono ormai concordi nel riconoscere che il testo della Genesi, secondo l’originale ebraico, attribuisce l’azione contro il serpente non direttamente alla donna, ma alla stirpe di lei. Il testo dà comunque un grande risalto al ruolo che ella svolgerà nella lotta contro il tentatore: il vincitore del serpente sarà, infatti, sua progenie.

Chi è questa donna? Il testo biblico non riferisce il suo nome personale, ma lascia intravedere una donna nuova, voluta da Dio per riparare la caduta di Eva: ella è chiamata, infatti, a restaurare il ruolo e la dignità della donna e a contribuire al cambiamento del destino dell’umanità, collaborando mediante la sua missione materna alla vittoria divina su satana.

4. Alla luce del Nuovo Testamento e della tradizione della Chiesa, sappiamo che la donna nuova annunciata dal Protovangelo è Maria, e riconosciamo nella “sua stirpe” (Gen 3, 15), il figlio, Gesù, trionfatore nel mistero della Pasqua sul potere di satana.

Osserviamo altresì che l’inimicizia, posta da Dio fra il serpente e la donna, si realizza in Maria in duplice modo. Alleata perfetta di Dio e nemica del diavolo, ella fu sottratta completamente al dominio di satana nell’immacolato concepimento, quando fu plasmata nella grazia dallo Spirito Santo e preservata da ogni macchia di peccato. Inoltre, associata all’ opera salvifica del Figlio, Maria è stata pienamente coinvolta nella lotta contro lo spirito del male.

Così, i titoli di Immacolata Concezione e di Cooperatrice del Redentore, attribuiti dalla fede della Chiesa a Maria per proclamare la sua bellezza spirituale e la sua intima partecipazione all’opera mirabile della redenzione, manifestano l’opposizione irriducibile fra il serpente e la nuova Eva.

5. Esegeti e teologi ritengono che la luce della nuova Eva, Maria, dalle pagine della Genesi si proietti su tutta l’economia della salvezza, e vedono già in quel testo il legame tra Maria e la Chiesa. Noi qui rileviamo con gioia che il termine “donna”, usato in forma generica dal testo della Genesi, spinge ad associare alla Vergine di Nazaret e al suo compito nell’opera della salvezza



[SM=g1740733] allora? dove sta l'eresia? dove sta l'appoggio alle teorie protestanti?

Ma andiamo ad un'altra frase estrapolata sempre dalle due correnti estremiste:

30.5.1996
Il Papa all’udienza generale
“... Come testimonianza biblica a favore dell’Immacolata Concezione di Maria, si cita spesso anche il capitolo XII dell’Apocalisse, nel quale si parla della «donna vestita di sole» (12,1).
L’attuale esegesi converge nel vedere in tale donna la comunità del popolo di Dio, che partorisce nel dolore il Messia risorto ...»

****

ordunque il Papa direbbe una eresia per i Tradizionalisti fondamentalisti, mentre aprirebbe le porte ai protestanti per i modernisti....
entrambi hanno torto perchè estrapolano senza leggere il resto e il contesto della frase, disse così invece il Papa:


2. Nel medesimo testo biblico viene inoltre proclamata l’inimicizia tra la donna e la sua stirpe da una parte e il serpente e la sua discendenza dall’altra. Si tratta di un’ostilità espressamente stabilita da Dio, che assume un rilievo singolare se consideriamo il problema della santità personale della Vergine. Per essere l’inconciliabile nemica del serpente e della sua stirpe, Maria doveva essere esente da ogni dominio del peccato. E questo fin dal primo momento della sua esistenza.

In proposito, l’Enciclica Fulgens corona, pubblicata da Papa Pio XII nel 1953 per commemorare il centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, così argomenta: "Se in un determinato momento la Beatissima Vergine Maria fosse rimasta privata della grazia divina, perché contaminata nel suo concepimento dalla macchia ereditaria del peccato, tra lei e il serpente non ci sarebbe stata più - almeno durante questo periodo di tempo, per quanto breve fosse - quell’eterna inimicizia di cui si parla dalla tradizione primitiva fino alla solenne definizione dell’Immacolata Concezione, ma piuttosto un certo asservimento" (AAS 45[1953], 579).

L’assoluta ostilità stabilita da Dio tra la donna e il demonio postula quindi in Maria l’Immacolata Concezione, cioè una assenza totale di peccato, sin dall’inizio della vita. Il Figlio di Maria ha riportato la vittoria definitiva su Satana e ne ha fatto beneficiare in anticipo la Madre, preservandola dal peccato. Di conseguenza il Figlio le ha concesso il potere di resistere al demonio, realizzando così nel mistero dell’Immacolata Concezione il più notevole effetto della sua opera redentrice.

3. L’appellativo "piena di grazia" ed il Protovangelo, attirando la nostra attenzione sulla speciale santità di Maria e sulla sua completa sottrazione all’influsso di Satana, fanno intuire, nel privilegio unico concesso a Maria dal Signore, l’inizio di un nuovo ordine, che è frutto dell’amicizia con Dio e che comporta, di conseguenza, una inimicizia profonda fra il serpente e gli uomini
.

[SM=g1740733] ( ecco la frase estrapolata)
Come testimonianza biblica a favore dell’Immacolata Concezione di Maria, si cita spesso anche il capitolo XII dell’Apocalisse, nel quale si parla della "donna vestita di sole" (12, 1). L’attuale esegesi converge nel vedere in tale donna la comunità del popolo di Dio, che partorisce nel dolore il Messia risorto. Ma, accanto alla interpretazione collettiva, il testo ne suggerisce una individuale nell’affermazione: "Essa partorirà un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro" (12, 5). Si ammette così, con il riferimento al parto, una certa identificazione della donna vestita di sole con Maria, la donna che ha dato alla luce il Messia. La donna-comunità è descritta infatti con le sembianze della donna-Madre di Gesù.

Caratterizzata dalla sua maternità, la donna "era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto" (12, 2). Questa annotazione rimanda alla Madre di Gesù presso la Croce (cf. Gv 19, 25), dove Ella partecipa con l’anima trafitta dalla spada (cf. Lc 2, 35) al travaglio del parto della comunità dei discepoli. Nonostante le sue sofferenze, è "vestita di sole" - porta, cioè, il riflesso dello splendore divino -, e appare come "segno grandioso" del rapporto sponsale di Dio con il suo popolo.

Queste immagini, pur non indicando direttamente il privilegio dell’Immacolata Concezione, possono essere interpretate come espressione della cura amorosa del Padre che avvolge Maria della grazia di Cristo e dello splendore dello Spirito.

L’Apocalisse, infine, invita a riconoscere più particolarmente la dimensione ecclesiale della personalità di Maria: la donna vestita di sole rappresenta la santità della Chiesa, che si realizza pienamente nella Santa Vergine, in virtù di una grazia singolare.

4. Alle affermazioni scritturistiche, cui fanno riferimento la Tradizione e il Magistero per fondare la dottrina dell’Immacolata Concezione, sembrerebbero opporsi i testi biblici che affermano l’universalità del peccato.

L’Antico Testamento parla di un contagio peccaminoso che investe ogni "nato di donna" (Sal 50, 7); (Gb 14, 2). Nel Nuovo Testamento, Paolo dichiara che, a seguito della colpa di Adamo, "tutti hanno peccato", e che "per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna" (Rm 5,12.18). Dunque, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, il peccato originale "intacca la natura umana", che si trova così "in una condizione decaduta". Il peccato viene perciò trasmesso "per propagazione a tutta l’umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali" (n. 404). A questa legge universale Paolo ammette però un’eccezione: Cristo, colui "che non aveva conosciuto peccato" (2 Cor 5, 21), e così ha potuto far sovrabbondare la grazia "laddove è abbondato il peccato" (Rm 5, 20).

Queste affermazioni non portano necessariamente a concludere che Maria è coinvolta nell’umanità peccatrice. Il parallelo, istituito da Paolo fra Adamo e Cristo, è completato da quello fra Eva e Maria: il ruolo della donna, rilevante nel dramma del peccato, lo è altresì nella redenzione dell’umanità.

Sant’Ireneo presenta Maria come la nuova Eva che, con la sua fede e la sua obbedienza, ha controbilanciato l’incredulità e la disobbedienza di Eva. Un tale ruolo nell’economia della salvezza richiede l’assenza di peccato. Era conveniente che come Cristo, nuovo Adamo, anche Maria, nuova Eva, non conoscesse il peccato e fosse così più atta a cooperare alla redenzione.

Il peccato, che quale torrente travolge l’umanità, s’arresta dinanzi al Redentore e alla sua fedele Collaboratrice. Con una sostanziale differenza: Cristo è tutto santo in virtù della grazia che nella sua umanità deriva dalla persona divina; Maria è tutta santa in virtù della grazia ricevuta per i meriti del Salvatore.

www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1996/documents/hf_jp-ii_aud_19960529...

****************

[SM=g1740733] ordunque....dove sta l'eresia? dove sta il sostegno alle tesi protestanti?

e potremmo continuare e non è escluso che non lo facciamo ancora....

NON SI ESTRAPOLANO LE FRASI DAI CONTESTI, NON E' CORRETTO...
UNA FRASE CONTESTABILE LO E' ANCHE QUANDO TUTTO IL CONTESTO DI UN TESTO INTENDE SOVVERTIRE LA SANA DOTTRINA....


[SM=g1740766]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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14/11/2010 22:36
 
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[SM=g1740733] ...estrapolando una frase all'udienza del 3 gennaio 1996, si fa dire al Papa che la dottrina mariana deve essere ridimensionata....tale frase è così strumentalizzata dai modernisti per favorire le tesi protestanti ed usata dai Tradizionalisti fondamentalisti per dire che il Papa ha detto una eresia...

leggiamo la frase contestata:

4.1.1996
Il Papa all’udienza generale
“ ... Attribuire a Maria il «massimo» non puo’ diventare una norma della mariologia, che deve fare costante riferimento a quanto la Rivelazione testimonia circa i doni fatti da Dio alla Vergine a motivo della sua eccelsa missione ...»

.... bè senza dubbio una frase del genere detta da un Pontefice getta non poche perplessità, ma davvero il Papa voleva dire ciò che la frase estrapolata intenderebbe dire?

[SM=g1740733] NO!

Leggiamo il testo:


È mio intento descrivere, innanzitutto, “la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico” (LG, 54), ricorrendo ai dati della Scrittura e della Tradizione apostolica e tenendo conto dello sviluppo dottrinale che si è prodotto nella Chiesa fino ai nostri giorni.

Essendo, inoltre, il ruolo di Maria nella storia della salvezza strettamente collegato al mistero di Cristo e della Chiesa, non perderò di vista tali riferimenti essenziali che, offrendo alla dottrina mariana la giusta collocazione, permettono di scoprirne la vasta ed inesauribile ricchezza.

L’esplorazione del mistero della Madre del Signore è veramente molto ampia ed ha impegnato nel corso dei secoli molti pastori e teologi. Alcuni, nel tentativo di mettere in risalto gli aspetti centrali della mariologia, l’hanno talvolta trattata insieme alla cristologia o alla ecclesiologia. Ma, pur tenendo conto della sua relazione con tutti i misteri della fede, Maria merita una trattazione specifica che ne metta in evidenza la persona e la funzione nella storia della salvezza alla luce della Bibbia e della tradizione ecclesiale.

2. Sembra inoltre utile, seguendo le indicazioni conciliari, esporre accuratamente “i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini, specialmente dei fedeli” (LG, 54).

Il ruolo assegnato a Maria dal disegno divino di salvezza richiede, infatti, ai cristiani non solo accoglienza ed attenzione, ma anche scelte concrete che traducano nella vita gli atteggiamenti evangelici di Colei che precede la Chiesa nella fede e nella santità. La Madre del Signore è destinata così ad esercitare un influsso speciale sul modo di pregare dei fedeli. La stessa liturgia della Chiesa ne riconosce il posto singolare nella devozione e nell’esistenza di ogni credente.

Occorre sottolineare che la dottrina e il culto mariano non sono frutti del sentimentalismo. Il mistero di Maria è una verità rivelata che s’impone all’intelligenza dei credenti ed esige da coloro che nella Chiesa hanno il compito dello studio e dell’insegnamento un metodo di riflessione dottrinale non meno rigoroso di quello usato in tutta la teologia.

Del resto, Gesù stesso aveva invitato i suoi contemporanei a non lasciarsi guidare dall’entusiasmo nel considerare sua madre, riconoscendo in Maria soprattutto colei che è beata perché ascolta la parola di Dio e la mette in pratica (cf. Lc 11, 28).

Non solo l’affetto, ma soprattutto la luce dello Spirito deve guidarci a capire la Madre di Gesù e il suo contributo all’opera di salvezza.

3. Sulla misura e sull’equilibrio da salvaguardare nella dottrina come nel culto mariano, il Concilio esorta caldamente i teologi ed i predicatori della parola divina, “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione...” (LG, 67).

Queste provengono da quanti incorrono in un atteggiamento massimalistico, che pretende di estendere sistematicamente a Maria le prerogative di Cristo e tutti i carismi della Chiesa.

È necessario, invece, salvaguardare sempre, nella dottrina mariana l’infinita differenza esistente fra la persona umana di Maria e la persona divina di Gesù.

(frase estrapolata)
Attribuire a Maria il “massimo” non può diventare una norma della mariologia, che deve fare costante riferimento a quanto la Rivelazione testimonia circa i doni fatti da Dio alla Vergine a motivo della sua eccelsa missione.

(ma il Papa prosegue)

Analogamente, il Concilio esorta teologi e predicatori ad “astenersi dalla grettezza di mente” (LG, 67), cioè dal pericolo del minimalismo che può manifestarsi in posizioni dottrinali, in interpretazioni esegetiche e in atti di culto, tendenti a ridurre e quasi a vanificare l’importanza di Maria nella storia della salvezza, la sua verginità perpetua e la sua santità.

Conviene sempre evitare simili posizioni estreme in virtù di una coerente e sincera fedeltà alla verità rivelata, così come è espressa nella Scrittura e nella Tradizione apostolica.

4. Lo stesso Concilio ci offre un criterio che permette di discernere l’autentica dottrina mariana: “Nella Chiesa, Maria occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi” (LG, 54).

Il posto più alto: dobbiamo scoprire questa altezza conferita a Maria nel mistero della salvezza. Si tratta, però, di una vocazione totalmente riferita a Cristo.

****************

dove sta l'eresia? dove sta l'appoggio alle tesi protestanti?

ma leggetela integralmente questa Udienza perchè è invece molto importante e interessante...
www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1996/documents/hf_jp-ii_aud_19960103...


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Ma c'è un'altra frase che estrapolata dal contesto fa addirittura dire al Papa che Maria NON ERA SPOSATA.... [SM=g1740729]
con buona pace dei modernisti che ritengono le teorie protestanti insignificanti... e con buona pace dei Tradizionalisti modernisti che il Papa non ha detto eresia, leggiamo la frase estrapolata:

21.8.1996
Il Papa all’udienza generale
“... Occorre notare che il termine greco usato in questo passo non indica la situazione di una donna che ha contratto il matrimonio e vive pertanto nello stato matrimoniale, ma quello del fidanzamento ...»

[SM=g1740727] ma davvero il Papa ha voluto intendere questo?

NO! [SM=g1740733]

Il Papa sta tenendo una serie di Udienze cominciate dal gennaio 1996, un ciclo dedicato alla Vergine Maria, ergo, andrebbe tenuto conto intanto DI TUTTO IL CONTESTO...e come abbiamo dimostrato sopra, il Papa sta spiegando la mariologia... è ovvio che per farlo deve dire anche delle affermazioni di tesi e teorie che tendono a negare la dottrina cattolica sulla Vergine Maria.... [SM=g1740733]
se dunque si estrapola la frase che il Papa intende proprio spiegare, è naturale che gli si può attribuire la paternità di un pensiero diverso...ma non è questo il caso....

e dice infatti il Papa nel testo:

1. Presentando Maria come “vergine”, il Vangelo di Luca aggiunge che era “promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe” (Lc 1, 27). Queste informazioni appaiono, a prima vista, contraddittorie.

[SM=g1740733] (dunque il Papa sta iniziando a spiegare una lettura che appare contraddittoria, ed ecco così la frase estrapolata)

Occorre notare che il termine greco usato in questo passo non indica la situazione di una donna che ha contratto il matrimonio e vive pertanto nello stato matrimoniale, ma quella del fidanzamento.

[SM=g1740733] ( ma attenzione, la spiegazione continua!)

A differenza di quanto avviene nelle culture moderne, però, nel costume giudaico antico l’istituto del fidanzamento prevedeva un contratto e aveva normalmente valore definitivo: introduceva, infatti, i fidanzati nello stato matrimoniale, anche se il matrimonio si compiva in pienezza allorché il giovane conduceva la ragazza nella sua casa.

Al momento dell’Annunciazione, Maria si trova dunque nella situazione di promessa sposa. Ci si può domandare perché mai abbia accettato il fidanzamento, dal momento che aveva fatto il proposito di rimanere vergine per sempre. Luca è consapevole di tale difficoltà, ma si limita a registrare la situazione senza apportare spiegazioni. Il fatto che l’Evangelista, pur evidenziando il proposito di verginità di Maria, la presenti ugualmente come sposa di Giuseppe costituisce un segno della attendibilità storica di ambedue le notizie.

2. Si può supporre che tra Giuseppe e Maria, al momento del fidanzamento, vi fosse un’intesa sul progetto di vita verginale. Del resto, lo Spirito Santo, che aveva ispirato a Maria la scelta della verginità in vista del mistero dell’Incarnazione e voleva che questa avvenisse in un contesto familiare idoneo alla crescita del Bambino, poté ben suscitare anche in Giuseppe l’ideale della verginità. [SM=g1740722]

L’angelo del Signore, apparendogli in sogno, gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1, 20). Egli riceve così la conferma di essere chiamato a vivere in modo del tutto speciale la via del matrimonio. Attraverso la comunione verginale con la donna prescelta per dare alla luce Gesù, Dio lo chiama a cooperare alla realizzazione del suo disegno di salvezza.

Il tipo di matrimonio verso cui lo Spirito Santo orienta Maria e Giuseppe è comprensibile solo nel contesto del piano salvifico e nell’ambito di un’alta spiritualità. La realizzazione concreta del mistero dell’Incarnazione esigeva una nascita verginale che mettesse in risalto la filiazione divina e, al tempo stesso, una famiglia che potesse assicurare il normale sviluppo della personalità del Bambino. [SM=g1740722]

Proprio in vista del loro contributo al mistero dell’Incarnazione del Verbo, Giuseppe e Maria hanno ricevuto la grazia di vivere insieme il carisma della verginità e il dono del matrimonio. La comunione d’amore verginale di Maria e Giuseppe, pur costituendo un caso specialissimo, legato alla realizzazione concreta del mistero dell’Incarnazione, è stata tuttavia un vero matrimonio (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris custos, 7).

La difficoltà di accostarsi al mistero sublime della loro comunione sponsale ha indotto alcuni, sin dal II secolo, ad attribuire a Giuseppe un’età avanzata e a considerarlo il custode, più che lo sposo di Maria. È il caso di supporre, invece, che egli non fosse allora un uomo anziano, ma che la sua perfezione interiore, frutto della grazia, lo portasse a vivere con affetto verginale la relazione sponsale con Maria.

***********************************************

[SM=g1740733] e allora? dove sta l'eresia? dove sta il sostegno alle teorie protestanti?

e allora.....NON SI ESTRAPOLANO LE FRASI DAI CONTESTI, NON E' CORRETTO...
UNA FRASE CONTESTABILE LO E' ANCHE QUANDO TUTTO IL CONTESTO DI UN TESTO INTENDE SOVVERTIRE LA SANA DOTTRINA....



[SM=g1740762]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/11/2010 19:47
 
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ATTENZIONE!!!

dal Blog di Raffaella è stata data questa notizia:


Papa: Preservativi possono essere giustificati in singoli casi

Ma non è modo combattere aids e rischio banalizzazione sessualità

Città del Vaticano, 20 nov. (Apcom)

Storica apertura del Papa sul tema dei preservativi. Benedetto XVI risponde ad una domanda sul tema della sessualità nel libro-intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald '
Luce del mondo', che verrà presentato martedì prossimo e di cui oggi l''Osservatore romano' anticipa vari stralci.

"Concentrarsi solo sul profilattico - risponde Ratzinger - vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità".
"Vi possono essere - aggiunge però il Papa - singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv. E' veramente necessaria una umanizzazione della sessualità".

Quanto alla controversa enciclica di Paolo VI sui metodi contraccezionali, "le prospettive della 'Humanae vitae' - afferma Benedetto XVI - restano valide, ma altra cosa è trovare strade umanamente percorribili". 

Apcom


 la prima saggia risposta nel Blog sottolinea:

fr. A.R. ha detto...


Mi raccomando, ricordiamoci che questo libro è un'intervista al Papa, non è un atto di magistero, e nemmeno - come invece i libri su Gesù di Nazareth - il pensiero espresso dal papa come "dottore privato". Meglio mettere le mani avanti: non si sa mai che qualcuno gridi che la dottrina e la morale della Chiesa sono cambiate....




io aggiungo:

Concordo con fr.A.R.
e aggiungo che <b>l'interpretazione NON è affatto di apertura ma di monito che quella del profalittico NON sarebbe comunque la strada giusta....</b>
analizziamo le frasi, il Papa dice infatti:
1) "Vi possono essere - aggiunge però il Papa - singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole.

- il Papa non sta APRENDO, al contrario, fa emergere il problema, il danno, la MORTIFICAZIONE E LA CONSAPEVOLEZZA , ossia, sta dicendo il Papa, <b>ammesso anche che la prostituta usi il profilattico ( che per altro è in uso all'uomo) QUESTO "PUO' ESSERE UN PRIMO PASSO ALLA COMPRENSIONE CHE NON TUTTO E' PERMESSO E CHE NON SI PUO' FARE TUTTO CIO' CHE SI VUOLE</b>
^__^

2  Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv. E' veramente necessaria una umanizzazione della sessualità".
- ergo <b>ribadisce il Papa, ammesso che pertanto che si usi il profilattico, QUESTO NON E' LA SOLUZIONE ALL'AIDS....</b>
^__^
3) Quanto alla controversa enciclica di Paolo VI sui metodi contraccezionali, "le prospettive della 'Humanae vitae' - afferma Benedetto XVI - restano valide, ma altra cosa è trovare strade umanamente percorribili".
- esatto!! è quello che già diceva Pio XII, la cui strada umanamente percorribile è e rimane IL METODO NATURALE....insieme alla castità ed alla morigeratezza dei costumi...
Nell'Humanae Vitae l'argomento del metodo naturale non fu infatti affrontato da Paolo VI che si occupò solo della contraccezione avanzatnte...
Senza dubbio queste parole del Papa saranno travisate....e strumentalizzate, sarebbe opportuno che anche il Papa, quando risponde in forma privata, visto il ruolo che ricopre, facesse tuttavia più attenzione per ricordarsi sempre che il Signore LO HA MANDATO IN MEZZO A LUPI VORACI....
^__^


Ecco qualche punto fermo per aggiungere ulteriori tasselli alle nostre considerazioni.
dal Blog Raffaella

PAPA: CHIESA CONDANNA PROMISCUITA' PRIMA CHE IL CONDOM

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 nov.

"La posizione della Chiesa in merito all'uso del preservativo come prevenzione dell'Aids non e' cambiata, resta quella di Giovanni Paolo II".

Lo aveva dichiarato il 18 marzo 2009 a Yaounde' il portavoce vaticano padre Federico Lombardi sommerso dalla marea montante delle polemiche suscitate dalla frettolosa sintesi diffusa il giorno prima dai media circa le affermazioni fatte dal Papa sull'aereo che lo portava in Africa: "L'Aids non si puo' superare con la distribuzione dei preservativi che al contrario aumentano il problema. La soluzione puo' essere solo duplice: la prima, un'umanizzazione della sessualita' cioe' un rinnovamento spirituale e umano che porta con se' un nuovo modo di comportarsi l'uno con l'altro. La seconda, una vera amicizia soprattutto con le persone sofferenti, una disponibilita' anche con sacrifici e con rinunce personali per stare con i sofferenti".

Le stesse polemiche, d'altra parte, avevano accolto Giovanni Paolo II a San Francisco nel 1987 e anche in quel caso non ci fu nulla da fare per frenarle, nemmeno basto' che il Papa abbracciasse e baciasse un bambino malato di Aids.
Fuori dal Centro visitato dal Pontefice polacco, infatti, gay e lesbiche vestiti da "papa" distribuivano ai passanti condom come se fossero caramelle . Ed e' proprio questo che la Chiesa non vuole fare: distribuire essa stessa i condom. Un rifiuto che davvero non ne impedisce il libero commercio, anche in Africa.

Quanto a verificare se questi mezzi poi sono sufficienti a sradicare l'Aids, il problema resta aperto: i medici cattolici, ad esempio, sono d'accordo con Ratzinger e dicono di no, avvertendo anzi che il preservativo puo' dare una falsa sicurezza e quindi ha l'effetto di favorire i rapporti promiscui e finisce cosi' con il favorire anche la diffusione dell'Aids.

Il problema riguardo al "no" ribadito dal Vaticano pero' e' un altro, sganciato dagli effetti pratici del condom sull'epidemia: la Chiesa ha legittimamente una sua dottrina morale sul matrimonio, unico luogo lecito per i rapporti sessuali e distribuire i condom confliggerebbe proprio con il Catechismo che al numero 2391 recita: "l'unione carnale e' moralmente legittima solo quando tra l'uomo e la donna si sia instaurata una comunita' di vita definitiva. L'amore umano non ammette la prova". Esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro".

Inoltre, per il Catechismo (come per l'enciclica 'Humanae Vitae' e il Magistero convergente degli ultimi Papi) "e' intrinsecamente cattiva ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione". Sono questi in realta' i termini del problema.

Alcuni teologi, vescovi e cardinali, tra i quali l'ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, hanno pero' sostenuto la liceita' del preservativo se utilizzato all'interno di una coppia sposata, quando uno dei coniugi e' sieropositivo e non puo' sottrarsi ai doveri coniugali. Ed e' solo cosa fare in questa disgraziata eventualita' che divide dalla dottrina tradizionale quanti nella Chiesa sostengono la linea piu' morbida.

"Non sara' la Chiesa a promuovere il profilattico" e su questo punto non possono esserci posizioni diverse, ha assicurato qualche mese fa il card. Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, sottolineando che fuori dal matrimonio i rapporti sessuali non sono mai leciti e dunque il problema non e' il condom. Su questo, ha rilevato, c'e' identita' di vedute anche con l'ex arcivescovo di Milano. Quanto all'ipotesi di un pronunciamento in merito, che sembra ora piuttosto improbabile, Barragan ha spiegato: "abbiamo chiesto ai nostri teologi ed ai nostri consultori di condurre uno studio su questo punto specifico, se cioe' all' interno di una coppia di cui uno dei due coniugi si e' infettato puo' essere lecito l'uso. Al termine daremo le nostre conclusioni al Papa e lui dira' cosa e' piu' conveniente fare". Il cardinale messicano ha raccontato che anche Giovanni Paolo II era preoccupato della piaga dell'Aids ma ha precisato che sara' ora Benedetto XVI a decidere se pronunciarsi su questo problema, con un documento che, dunque, "potrebbe esserci come non esserci". 




 

[Modificato da Caterina63 21/11/2010 00:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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04/02/2013 12:32
 
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Il vero insegnamento di Benedetto XVI su Giuda Iscariota

04.02.2013 10:39

 

Il vero insegnamento di Benedetto XVI su Giuda Iscariota

 

Amici Lettori,

questo articolo nasce da una richiesta di aiuto di una lettrice che, alla pagina dedicata al "Libro degli ospiti", così ci ha scritto:

Carissimo Staff del blog, da due settimane sto diventando matta per poter risolvere un grave dubbio del mio parroco che però mi attribuisce come ignoranza.

I fatti son questi: il 26 agosto 2012 il Papa ha fatto un angelus in cui alla fine ha parlato di Giuda e del suo problema con Gesù, del tradimento. Il nostro parroco, mentre due settimane fa ci ha fatto una catechesi, ci ha detto che anche il Papa è d'accordo che Giuda "fu tradito da Gesù" perchè visto che Gesù sapeva che egli lo avrebbe tradito, sapeva quindi della sua debolezza, lo aveva già perdonato e quindi anche salvato, perchè Gesù si servì della debolezza di Giuda per mandare avanti il suo piano. Giuda lo comprese e si sentì tradito e così si vendicò.

Appena abbiamo finito l'incontro, dopo il primo shock io con un'altra catechista siamo andate dal parroco a chiedere spiegazioni.

Lui ci ha dati due giornali (capite? per spiegare il Papa ci ha rimandato a due giornali!!!!) con un titolo tremendo: Benedetto XVI riscrive la teologia: Gesù ha tradito Giuda!

messo tra virgolette pensavamo che si trattasse di una frase fedele, ma andando a leggere il testo sul sito del vaticano, la frase non esiste e il Papa disse una cosa diversa.

Ora vi chiediamo di aiutarci a dare una risposta netta al nostro parroco per convincerlo che la sua interpretazione e la sua catechesi a noi, è sbagliatissima!!

La nostra piccola comunità con 14 fra catechisti e diaconi, si sta dividendo per chi dice una cosa e sta con il Papa e chi appoggia il parroco dicendo che il Papa ha riscritto il caso di Giuda.

Aiutateci

*********

Dopo averle dato una breve risposta le abbiamo promesso un articolo più dettagliato perché l'argomento lo merita, ritenendo di fare così un servizio alla Carità - nella Verità non solo a chi lo ha richiesto, ma anche a Voi che leggete.

Come è stato già spiegato la frase usata dal titolo di alcuni giornali: "Gesù ha tradito Giuda": l'Angelus choc di Benedetto XVI - 27.8.2012

è un falso!

Questa frase non è mai stata pronunciata dal Santo Padre!

Basterebbe questo per mettere a tacere tutto, ma a quanto dimostrato dalla richiesta di aiuto, solo due settimane or sono un Parroco ha dimostrato di essere caduto lui nella trappola delle frasi ad effetto, e ci preoccupa davvero pensare a quanti, fra Clero e Laici, sono forse ancora convinti che il Papa abbia espresso quella frase!

Da qui la convinzione che forse era meglio dedicare un articolo non sul fatto in sé che è parte di quella propaganda modernista, quanto piuttosto sul testo del Pontefice a dimostrazione della sua perfetta dottrina nella Tradizione.

 

Angelus del 26.8.2012

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2012/documents/hf_ben-xvi_ang_20120826_it.html

il passo integrale originale:

"Infine, Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese. Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: «Uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70). Preghiamo la Vergine Maria, che ci aiuti a credere in Gesù, come san Pietro, e ad essere sempre sinceri con Lui e con tutti".

 

****

Un giornale, commentando a caldo l'Angelus in questione, scriveva:

"Papa Benedetto XVI prova a risolvere il mistero del tradimento di Giuda nei confronti di Gesù. E lo fa con una tesi sorprendente: "Giuda voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani, ma Gesù aveva deluso queste aspettative. Così, sentendosi tradito da Gesù, Giuda decise che a sua volta lo avrebbe tradito". E' questo dunque il Ratzinger-pensiero..."

***

Onestamente leggendo non riscontriamo nella frase alcuna tesi "sorprendente".

Per i Media la "tesi sorprendente" risiederebbe nella motivazione politica attraverso la quale il Papa avrebbe attribuito il tradimento di Giuda nella sua appartenenza ad uno schieramento politico e partitico del suo tempo, dando così a questa immagine l'assolutismo e il motivo del suicidio.

In verità le cose non stanno così. Il Papa innanzi tutto ha fatto delle ipotesi ma nello spiegare le domande che pone non si dissocia affatto dal vero motivo perché Giuda tradì e si impiccò.

Basta infatti prendere la "Spiegazione del Catechismo  di San Pio X" di Padre Dragone, timbrato Soc. San Paolo, 7.3.1963 - Sac. G.Alberione, con Imprimatur e leggere in diverse pagine, specialmente pag.225 alla voce: perché il peccato grave si chiama mortale?

Nell'esempio di "peccato grave" leggiamo, dopo la citazione di Atti 1,15-19 dove si parla del suicidio di Giuda: "Giuda indubbiamente andò perduto, perché Gesù Cristo lo chiama "figlio della perdizione" (Gv.17,12).

Il Papa Benedetto XVI nell'Angelus dice: "...avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro".

Non c'è una "tesi sorprendente" nelle parole del Pontefice, semmai c'è una più chiara presa di posizione, laddove vi fosse ancora qualcuno nel dubbio, che Giuda agì con deliberato consenso, agì in modo disonesto e la sua colpa fu la falsità.

Dice infatti il Papa ancora nell'Angelus inquisito:

"Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: «Uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70)".

Diverso fu quando Gesù ammonisce Pietro non solo a riguardo della profezia del rinnegamento, ma anche quando gli dice: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt.16,23), Gesù non gli dice " che è un diavolo", ma che in quel caso, avendoLo tentato per non recarsi a Gerusalemme e lasciarsi crocifiggere, Pietro stava ragionando come satana.

Vi è infatti poi la conferma di Gesù che prega per Pietro affidandogli il compito di "confermare gli altri" nella medesima fede che aveva prima professato, illuminato dalla Grazia (cfr Lc.22,31).

Come ben si legge siamo davanti alla conferma di ciò che i Padri hanno sempre pensato ed insegnato su Giuda.

Leggiamo alcuni brevi passi:

- Dal testo del Ricciotti, pag. 687:

"Avvenne tutto secondo il convenuto. Gesù stava ancora parlando con gli apostoli appena svegliati, quando Giuda entrò nel giardino, seguito a poca distanza dalle guardie; si avvicinò a Gesù e lo baciò, esclamando : « Io ti saluto, o Maestro! »".

Il tradimento era consumato. Il sudore della mortale agonia era ancora raggrumato sulla fronte del Signore.

Secondo il testo greco, Giuda avrebbe moltiplicato i baci sul volto di Gesù. La brama del tradimento lo divorava dentro, mentre fuori si moltiplicavano i segni dell'amore per ingannare chi lo stesse vedendo.

 

- San Giovanni Crisostomo dice: « Giuda, con quei baci prolungati, volle ingannare gli apostoli. Si staccò dalla ciurmaglia, si avanzò solo, quasi a farsi credere arrivato nel Getsemani a caso ».

- Sant'Ambrogio scrive: « Col segno dell'amore Giuda inflisse la ferita; col gesto della carità effuse il sangue; con lo strumento della pace colpì a morte! Il servo ha tradito il suo Signore; il discepolo, il suo maestro; l'eletto apostolo, il suo creatore » (In Le, libro X, n. 63.)

- " « Amico! » Bastava mutare quel bacio di tradimento in un sospiro di fiduciosa contrizione e Gesù avrebbe stretto fra le sue braccia quel figlio della morte e gli avrebbe ridato la vita. Ma quel sospiro di fiduciosa contrizione non fu emesso. Gesù non finse. Lo chiamò « amico ». Volle far capire a Giuda che da parte sua teneva aperto il cuore; che lo amava di vero amore. Ma quell'infelice, dopo tale segno di benignità e di mansuetudine, rimase insensibile e crudele più d'una belva.

Sant'Agostino dice: « Giuda! baci e insidii ti fingi amico e sei traditore! »" (Mons . Gorla, o.c, pp. 274-275).

 

E c'è anche un'altra frase del Pontefice che ci aiuta, piuttosto, a comprendere l'insegnamento dei Padri della Chiesa sul caso Giuda, dice:

" Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese..."

Quindi è Giuda che tradisce perché si sente tradito da Gesù circa le sue aspettative. Giuda non credeva che Gesù fosse vero Dio!

Egli "non credeva nella divinità di Gesù", ripetono sant'Ambrogio e sant'Agostino.

Se avesse creduto, avrebbe avuto coscienza che il Maestro divino gli leggeva nel cuore; avrebbe chiesto a Lui perdono. Non chiese perdono, perché era convinto che Gesù fosse un illuso. Questa mancanza di fede nel divin Maestro, lo indusse a venderlo al sommo sacerdote.

E cosa dice il Pontefice Benedetto XVI nell'Angelus a riguardo di ciò che pensava Giuda? che "Gesù aveva deluso queste attese".

Inoltre sono gli Evangelisti che presentano Giuda come ladro, come amministratore fraudolento della cassa comune.

Un giorno Gesù andò a Betania dalle sorelle di Lazzaro. Durante il convito, Maria entrò nella sala, recando un vaso d'alabastro contenente 327 grammi di nardo autentico di gran valore, valutato più di 320 lire in oro. Giunta al divano di Gesù, spezzò il collo del vaso ed effuse abbondantemente il profumo sul capo e sui piedi del Signore. Questa prodigalità sorprese Giuda, il quale protestò apertamente, affermando : « Perché questo sciupio d'unguento? Lo si poteva vendere per 300 denari, e dare il ricavato ai poveri!» ("). Ma alla protesta di Giuda, san Giovanni scrive: «Disse però questo, non perché gl'importava dei poveri, ma perche era ladro, e avendo egli la cassetta asportava le cose messevi dentro » ( cfr Gv. 12,6).

Dunque Giuda era ladro, e sottraeva il denaro della cassa comune. Ma, oltre che essere ladro, era incancrenito nell'avarizia (uno dei 7 vizi capitali) : « più di 300 denari » era una somma cospicua, quasi un anno intero di salario d'un operaio, e il ladro al vedersi sfumare questa bell'entrata scattò facendosi scudo dei poveri, tanto che Gesù dovette intervenire per frenare quella avidità e quella falsità, e la Sua bontà fece in modo di non umiliare pubblicamente Giuda ma affermando che in quell'ora Santa era giusto spendere per adorare il Corpo del Signore perché "i poveri li avrete sempre fra voi".

 

Vi è da dire che, come leggiamo nei Vangeli, Giuda "si pentì" di quanto aveva fatto.

Qui può scattare in molti il dubbio: ma se si è pentito allora si è salvato?

La Chiesa non ha il compito di condannare o la missione di mandare la gente all'Inferno, tuttavia ammonisce che l'Inferno esiste e ci si va a determinate condizioni.

Qualcuno usa maldestramente anche la Catechesi del Mercoledì  -18.10.2006 -dedicata a Giuda nella quale il Papa Benedetto XVI dice:

 ".. gli evangelisti insistono sulla qualità di apostolo, che a Giuda competeva a tutti gli effetti: egli è ripetutamente detto “uno dei Dodici” (Mt 26,14.47; Mc 14,10.20; Gv 6,71) o “del numero dei Dodici” (Lc 22,3).

Anzi, per due volte Gesù, rivolgendosi agli Apostoli e parlando proprio di lui, lo indica come “uno di voi” (Mt 26,21; Mc 14,18; Gv 6,70; 13,21). E Pietro dirà di Giuda che “era del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero” (At 1,17).

Si tratta dunque di una figura appartenente al gruppo di coloro che Gesù si era scelti come stretti compagni e collaboratori. Ciò suscita due domande nel tentativo di dare una spiegazione ai fatti accaduti.

La prima consiste nel chiederci come mai Gesù abbia scelto quest’uomo e gli abbia dato fiducia. Oltre tutto, infatti, benché Giuda fosse di fatto l’economo del gruppo (cfr Gv 12,6b; 13,29a), in realtà è qualificato anche come “ladro” (Gv 12,6a).

Il mistero della scelta rimane, tanto più che Gesù pronuncia un giudizio molto severo su di lui: “Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!” (Mt 26,24).

Ancora di più si infittisce il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda “si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente»” (Mt 27,3-4).

Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto.

(..)

 Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3).

In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana.  

In effetti, le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L'unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista.

Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di fare piena comunione con Lui. Ricordiamoci che anche Pietro voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme, ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,32-33)! Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione..."

***

Anche nel 2006 si scrisse che "il Papa aveva assolto Giuda" estrapolando la frase: "Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto",

ma è falsa anche questa interpretazione perché è sempre stato vero che non spetta neppure al Papa condannare Giuda "uno dei Dodici", all'Inferno. Il Papa può solo ammonire e ricordare, come è attraverso il Catechismo, che esistono delle gravi condizioni per le quali si va all'Inferno.

I Padri stessi non hanno mai detto che "Giuda è all'Inferno" ma hanno sempre detto che la sua posizione è quella del dannato. Se poi ci sia finito o meno, all'Inferno, questo spetta solo a Dio. La vicenda di Giuda ci insegna molte cose ed è ammonizione per noi per non imitarlo, quindi Giuda non è un santo e non è da imitare.

 

La eventuale condanna di Giuda non sta nel "tradimento" in sé del quale si è pentito, ma risiede in una situazione generale nella quale Giuda convive disperando (=suicidio) proprio di quel perdono perché non vedeva in Gesù il "Verbo-Dio Incarnato" ma il liberatore politico che lo aveva deluso. Giuda non si convertì, per questo si impiccò.

In Giuda vi erano due amori : uno per il danaro, l'altro verso la persona di Cristo stesso, certamente gli era affezionato, aveva assaporato che stare con il Cristo non mancava nulla e si stava bene.

Infatti senza quest'amore verso Gesù non si spiega la fine stessa del traditore.

Se Giuda avesse tradito Cristo unicamente mosso dall'interesse per la Sua divinità salvatrice, non si comprenderebbe perché il traditore « restituì il lucro, rinnegò tutto il suo tradimento, si abbandonò alla disperazione, si suicidò ».

Se Giuda non avesse sentito per Gesù un amore tanto grande quanto quello per il danaro, non avrebbe restituito il denaro né affermato che aveva "tradito un innocente".

Il punto dolente è che l'amore di Giuda per Gesù non era quell'amore generoso di Pietro il quale pur rinnegando Gesù, si pentì davvero e "pianse amaramente".

Pietro non aveva rinnegato il Maestro per scopi venali, o perché lo riteneva il liberatore dal giogo romano, ma perché "ebbe paura".

La situazione è ben diversa. Il cuore di Pietro soffre davvero per l'Uomo-Dio, Pietro è in quel momento confuso. Certo, Gesù lo aveva avvertito che lo avrebbe rinnegato, ma come poteva comprendere Pietro che il tutto sarebbe accaduto in una notte e in un modo così incomprensibile? La paura prese il sopravvento, ma quando incontrò lo sguardo di Cristo, comprese la profezia e "pianse amaramente" scappò ma non era disperato, scappò rinchiudendosi nel Cenacolo per attendere cosa fare, come rimediare. Pietro non aveva perduto la speranza! Si pentì e si convertì.

In Giuda invece non vi era nel suo amore per Gesù alcunché di sacro; un amore che — mentre lo spingeva al tradimento — lo legò ancora talmente a Gesù stesso che Giuda si pentì è vero, ma rimase nella disperazione e si uccise perché non credeva possibile rimediare alla sua posizione.

Ecco perché la peggiore iniquità di Giuda non consistette tanto nel vendere Gesù, quanto nel disperare del suo perdono.

Questo suicidio fu come un rifiuto alla mano tesa dal Cristo.

"Questo disperare del perdono dimostra che Giuda aveva per il Giusto da lui tradito un'altissima stima, la quale gli fece misurare l'abissale nefandezza del delitto commesso ; una stima però incompleta e quindi ingiuriosa, perché Giuda riteneva Gesù incapace di perdonare al traditore. Gesù fu ingiuriato da Giuda dal suo disperare il perdono : qui fu l'oltraggio sommo ricevuto da Gesù e l'iniquità somma commessa da Giuda" ( Ricciotti, o.c, pp. 646-648 ).

Ad essere più pignoli Giuda commise quel peccato contro lo Spirito Santo: disperare nella salvezza, che è imperdonabile non da parte di Dio ma del soggetto che non si perdona dopo il pentimento, dispera della salvezza e chiude la porta a Dio.

Leggiamo ancora cosa dicono i Padri della Chiesa:

- San Giovanni Crisostomo: « Più ingrato, più perfido, più ostinato di tutti fu Giuda. Atterrato con gli altri, rialzato con loro, non si ravvide, non si converte. Anzi, alla durezza d'animo, aggiunse l'empietà, l'ipocrisia, l'insulto! L'avarizia gli fece perdere totalmente la fede! » ( Omelia LXXXII, In Gv. )

- San Bernardo: « Misericordia, pietà, clemenza del mio Dio! Come in questo fatto manifesti la tua tenerezza! Come una madre amorosa, la quale, vedendo vicino a cadere il bambino, corre ad arrestarlo sull'orlo del precipizio, così Gesù, vedendo il suo discepolo sul punto di consumare la sua riprovazione e piombare nell'inferno, adoperò verso di lui, tutti i tratti della sua carità per riconquistarlo alla salute, alla grazia, alla vita! » (Sermone, De Passione.).

- Sant'Agostino: « O Giuda, che infamia è mai la tua! Usare il segno della pace, per rompere il sacramento della pace! Il segno dell'amore, per arrecare la morte! » (Sermone XV, De tempore. ).

- Sant'Ambrogio: « Giuda, come osi appressare le tue immonde labbra a quel volto, cui, con tanta riverenza, osarono appressarsi le labbra purissime di Maria? Come versi il fiele della perfidia su quella bocca divina, da cui discende la grazia e la vita? Come cambi, in segno di tradimento, l'espressione dell'amicizia, il sigillo della fedeltà » (In Salmo, XXXIX ).

- San Bernardo: « 0 Dio d'infinita tenerezza e bontà! Che degnazione la tua di avere, non solo chiamato amico il tuo traditore, ma ancora di avere applicato dolcemente la tua bocca divina — che non conobbe mai inganno — ad una bocca d'inferno, dalla quale non esce che malignità e perfidia!» (Sermone, De Passione).

- San Giovanni Crisostomo: « Gesù, dicendo al traditore : " Giuda, con un bacio tradisci il figlio dell'uomo? ", dimostra al traditore che, lungi dall'essere adirato con lui, lo compassiona, lo compiange, lo vuole salvo; poiché, chiamandolo per nome, dimostra a lui un segno di premura, di affezione, di amore » ( Cateti., In Le ).

- San Bernardo: « Gesù non dimostrò ripugnanza di lasciarsi avvicinare dal traditore; non si scostò da lui; non torse il viso; non allontanò la fronte. Anzi gli andò incontro; si piegò su di lui; lo abbracciò; ricevette il suo bacio » ( Sermone, De pass. Dom).

- San Massimo: « Giuda, non potendo liberarsi dal supplizio dì una vita rea di sì grande delitto, disperando di correggersi, non ebbe più forza di sopportarsi. Da reo, si fece giudice del suo delitto ed esecutore della sua condanna, poiché non poteva perire più degnamente un Giuda che per le mani di Giuda» ( Sermone II, De Passione ).

- San Leone Magno: « Giuda, come peccò nell'interesse della sua avarizia, così non si pentì che nell'interesse del suo orgoglio. Peccatore e penitente, Giuda fu sempre l'idolo di se stesso. La sua penitenza offese Dio più dello stesso suo peccato. Fu essa un peccato novello, ed il maggiore di tutti i peccati. Questa sua penitenza, invece di cancellare la sua colpa, l'aggravò e vi pose il sigillo » ( Sermone V, De Passione ).

 

Dobbiamo chiederci dunque: cosa insegna a noi il caso di Giuda?

A guardarci dall'ingratitudine e dall'avarizia, dal peccato contro lo Spirito Santo.

Le passioni umane conducono alla disperazione. Giuda, possiamo dire, fu il primo a dimostrarci l'autenticità delle parole di San Paolo:

1 Cor 11,27-30 “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti”.

L’autorevole Bibbia di Gerusalemme commenta quest’ultimo versetto con le seguenti parole: “Paolo interpreta un’epidemia come una punizione divina per la mancanza di carità che ha reso l’Eucaristia impossibile”.

Giuda si pentì, ma non si convertì, egli agì in quel modo perché non si convertì.

Pentirsi e convertirsi sono due atti diversi: ci si può pentire per un gesto compiuto, ma per salvarsi non basta, occorre la riparazione del gesto compiuto.

Pietro quando rinnegò Gesù si pentì e pianse amaramente convertendosi e aspettando cosa potesse fare per porre rimedio a quel gesto ed infatti morì martire in nome di Cristo; anche Saulo dopo il pentimento si convertì diventando un grande apostolo e morendo martire;

Giuda pur pentendosi non attese cosa dovesse fare, non si convertì a Cristo, attese piuttosto dai sacerdoti una parola di pietà dopo il pentimento e la restituzione dei 30 danari. Non ricevendo compassione da loro, corse disperato ad impiccarsi.

 

Così dice Sant'Agostino: "Giuda consegnò Cristo e fu condannato. Giuda consegnò e viene condannato: il Padre consegnò il Figlio e viene glorificato. Giuda, ripeto, consegnò il Maestro e viene condannato: il Figlio stesso si consegnò e viene lodato.  (..) Che fece dunque Giuda? Che fece quindi di buono? Da lui si fece derivare il bene, ma non lo fece da sé. E infatti Giuda non disse: Consegnerò Cristo perché sia salvo il genere umano. In Giuda fu l'avarizia a consegnare, in Dio la misericordia. A Giuda venne corrisposto solo quel che fece, non quello che Dio fece di lui" (Disc. 301).

 

 

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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