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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Per leggere i Concili occorre capire cosa sono le ERESIE

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2013 16:02
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Sesso: Femminile
23/10/2011 18:39
 
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[SM=g1740722] Dal Catechismo di san Roberto Bellarmino....http://3.bp.blogspot.com/_4E-3yOUDy-U/SeppyIraiEI/AAAAAAAAISA/536zY7NGVnM/s400/san+roberto.jpg

     Chi fu il primo di tutti gli eretici? Se crediamo ad Egesippo e ad Eusebio, fu Tebulo. Ma questi, come riferisce Eusebio da Egesippo, immaginò un'eresia, e tentò di corrompere la Chiesa, fino a quel tempo vergine, per la ragione, che ebbe una ripulsa nel chiedere il vescovato. Dunque la superbia e l'ambizione diedero il principio alle eresie (Euseb. c. 4. Hist. c. 22).
     Chi fu il secondo? Simon Mago. Ma costui avrebbe voluto comperare a denari l'autorità Pontificia di comunicare lo Spirito Santo. Ciò non gli riuscì, e fabbricò un'eresia.
     Chi fu il terzo? Valentino. Ma Tertulliano, nel libro che scrisse contro l'eresia di questo Valentino, attesta, che egli uscì dalla Chiesa e divenne eresiarca, perché vide, che un altro aveva conseguito il vescovato, che egli stesso ambiva.
     Chi è il quarto? Marcione del Ponto. Ma questi fu escluso dalla comunione della Chiesa; perché s'era offerto a violare l'innocenza di una vergine. Andò a Roma, e non solo domandò l'assoluzione, ma anche ambì una prelatura ecclesiastica. Non l'ottenne. Sdegnato, disse ai preti Romani: «Me ne andrò dunque; e lacererò la vostra chiesa». Da quel tempo cominciò a disseminare la sua eresia tanto pestilenziale e dannosa. Che il fatto sia vero. si può verificare facilmente. parte dalle Prescrizioni di Tertulliano contro gli eretici, parte da Epifanio nella eresia di Marcione.
     E il quinto chi è? Montano. Di lui riferisce Teodoreto nel libro terzo delle «favole degli eretici», che fondò la sua eresia per la sola voglia di ottenere il primo posto.
     Il sesto fu Novaziano. Eusebio, nel libro sesto delle Storie Ecclesiastiche, riferisce da una lettera di S. Cornelio, che Novaziano s'era sentito ardere di un grandissimo desiderio del vescovato Romano. Non lo poté conseguire. Introdusse nella Chiesa un'eresia e insieme lo scisma.
     Anche Ario, che è il settimo, si staccò dalla Chiesa, agitato dagli stimoli dell'invidia. Colse l'occasione a far ciò dall'essere stato preferito a Lui e innalzato al vescovato il sacerdote Alessandro, suo collega.
     Macedonio viene all'ottavo posto. Egli, chi non sa?, inventò una nuova eresia, per vendicarsi dell'ingiuria, d'essere stato dagli stessi Ariani privato del vescovato di Costantinopoli.
     Nestorio. Eccovi il nono. Tutti sanno, con quanta ipocrita finzione ambisse il vescovato di Costantinopoli. Sentite ciò che ne riferisce Teodoreto nel libro quarto delle «Favole degli eretici». Per molti anni e col colore del vestito, e col pallore del volto, e coll'artifizio delle parole manierate, e con ogni finzione di santità, si insinuò nell'animo e nella benevolenza del volgo a quello scopo. 

    Chi sarà il decimo? Martin Lutero, ideatore e padre di tutti gli eretici del nostro tempo. Ma egli nella disputa di Lipsia, gettò fuori questo motto: «Né per Dio ho cominciato, né per Dio cesserò». Occorre altro di più chiaro, più aperto, più luminoso? Ancora, Nella lettera, conosciutissima a quelli di Strabudgo non afferma forse espressamente, che egli aveva eccitato quella scena spaventosa non per amore a Cristo, ma infiammato d'odio contro il Papa? A tutti poi è noto, che concepì da prima quell'odio per ambizione e per avarizia. L'impegno di pubblicare le indulgenze era stato trasferito dal suo monastero, che ne traeva onore e guadagno ai frati Predicatori. Lutero, insofferente di quello smacco e di quella perdita, cominciò a scrivere, insegnare e predicare prima contro le indulgenze, poi contro il Pontefice, in fine contro tutti i dogmi cristiani.

     Questo, rispetto agli inizi delle eresie. Quanto al proseguimento della vita degli eresiarchi, se altri volesse enumerare tutte le scelleraggini di tutti essi, non finirebbe più. Toccherò solo poche cose di alcuni di loro, e facilmente si potrà giudicare del resto. Deh quanta fu la vanteria di tutti gli eresiarchi, e principalmente di Lutero e di Calvino! Simon Mago si vantava Dio. Ne è testimonio S. Ireneo nel libro primo «Contro le eresie». Menandro, scolaro di Simone, asseriva di essere stato mandato quale salvatore del mondo. Lo attesta Eusebio al libro quinto delle storie. Teodoreto testifica, che alcuni dei Carpocraziani si vantavano uguali al Signore Gesù, altri anche maggiori e più potenti. Montano strombazzava di essere lo Spirito Santo Paracleto. N'è testimonio S. Basilio Magno nel libro secondo contro Eunomio. Noeto si faceva Mosè e suo fratello Aronne. Ce ne assicura Epifanio nella eresia del medesimo. Manicheo faceva anche se stesso Spirito Santo, come tempo addietro Montano. Di ciò fa fede Sant'Agostino nel libro delle eresie. Nestorio spacciava, che egli solo aveva capito bene le scritture, e che prima di lui avevano sbagliato tutti i Padri, i Martiri e i Confessori e tutta la Chiesa. Lo sappiamo da Vincenzo Lirinese nel Commonitorio. Dalla Azione prima del settimo concilio si può vedere, come Aria, Discoro ed Eutiche con incredibile superbia, disprezzarono i Padri. E, per venire, ai nostri, forse che si vergognarono di vantarsi apertamente Lutero bocca di Cristo e un terzo Elia, Osiandro un secondo Enoch, Tomaso Muncero un secondo Gedeone, Serveto l'unico profeta del mondo. David Giorgio il vero Messia, ed altri nuovi profeti, apostoli, evangelisti? Non dice Lutero spesso nel libro contro Enrico re d'Inghilterra e altrove: «La divina Maestà sta dalla parte mia; sicché io non mi curo affatto, se stessero contro di me mille Agostini, mille Cipriani. mille chiese Enrichiane? Agostino e Cipriano, come tutti gli eletti poterono sbagliare, ed hanno sbagliato».


 E novamente: «Io per me pongo contro i detti dei Padri, degli uomini e degli angeli non l'uso antico della Chiesa, ma la parola e il Vangelo della sola eterna Maestà» (Tt. 1, 12). O ventre pigro, cattiva bestia! Come se i Santi Padri, i Santi, Angeli e l'antico uso della Chiesa si opponessero alla parola di Dio e al Vangelo. E tali parole tumide, roboanti, superbe si trovano ad ogni pagina dei suoi libri. Calvino poi, nel libro della Cena del Signore, non confessa egli forse apertamente, che tutti gli antichi hanno chiamato la messa sacrificio? Eppure dice: «Io non l'approvo affatto!».

E nelle Istituzioni non dice per ventura: «Questa favola del limbo dei Padri, per liberare i quali si dice che Cristo vi discendesse, sebbene abbia grandi patroni; con tutto ciò non è niente altro che una favola?». E ivi stesso uscì in tanta superbia, da chiamare asino San Girolamo. O uomo sapientissimo, Calvino, che poté veder solo più, che tutti i Padri e tutta insieme la Chiesa: e, in cui confronto, S. Girolamo, che pure è il Dottore Massimo e santissimo, non è altro, che un asino! O singolare amico di Dio, a cui finalmente fu rivelato, che sono favole quelli, che fin qui la chiesa ha tenuto per veri dogmi!


[SM=g1740771]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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