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Per leggere i Concili occorre capire cosa sono le ERESIE

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2013 16:02
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27/11/2008 23:06
 
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IL GIANSENISMO O LA TERZA RIFORMA

MICHELE BAIO PRECURSORE DEL GIANSENISMO


Il doloroso esempio della scissione protestante ci ha fatto intendere una cosa soprattutto: per "riformare " la Chiesa non si deve cominciare con il lasciarla. Il caso dei giansenisti è interessante, sotto questo punto di vista: pur intendendo riformare vigorosamente il dogma e le istituzioni della Chiesa essi si accaniranno, con pari ardore, a rimanere in seno ad essa.

Prima di descrivere la genesi di questa insidiosa eresia, occorre ricordare brevemente il tentativo presto fallito di Michele di Bay, detto Baio. Si è creduto a lungo che vi fosse stata filiazione diretta dal baianesimo al giansenismo. La cosa non è più altrettanto chiara, oggi. Ma una certa parentela ed un parallelismo fra i due movimenti è indiscutibile.

Michele di Bay, originario di Hainaut, era nato nel 1513. Lo troviamo nel 1542 professore di filosofia a Lovanio e, nel 1552, professore di esegesi. Gli si rimproverarono presto dottrine sospette sullo stato primitivo dell'uomo, sulla grazia e sulla libertà. A partire dal 1563, egli pubblica una serie di piccoli trattati su tali questioni. Infine, una Bolla del papa Pio V in data 10 ottobre 1567, condannava 79 proposizioni ricavate dalle sue opere. Dopo vari tentativi per trarre a suo profitto questa condanna, egli fu nuovamente condannato nel 1579 dal papa Gregorio XIII. Si sottomise, e divenne cancelliere dell'Università di Lovanio, carica che mantenne fino alla sua morte, avvenuta nel 1589. Che cosa dicevano dunque le proposizioni censurate dalla Chiesa? Secondo Baio, l'uomo non è stato creato in uno stato soprannaturale. Tutti i doni che noi chiamiamo soprannaturali e preternaturali in Adamo - diritto alla visione beatifica di Dio, filiazione adottiva dell'uomo mediante la grazia santificante, esenzione dal dolore e dalla morte, scienza infusa - erano doni dovuti alla natura. Ne consegue che il peccato originale è stato una corruzione della natura stessa e non la privazione dei doni soprannaturali e preternaturali. Da allora l'uomo è incapace di qualunque bene senza la grazia, ed è schiavo del peccato. La sua libertà è puramente esteriore, poiché interiormente egli è tiranneggiato da una irresistibile concupiscenza, ciò che del resto - secondo Baio - non gli toglie la sua responsabilità. Tutto ciò - senza che Baio se ne rendesse conto - era un puro e semplice ritorno all'eresia di Lutero e di Calvino. Cosicché il baianesimo è considerato come un semiprotestantesimo.

SAINT-CYRAN

Quando Giansenio morì, il 6 maggio 1638, il suo amico Saint-Cynin a Parigi stava per essere gettato in prigione dal terribile " Purpuratus " Richelieu. Fu arrestato e rinchiuso nella fortezza di Vincennes esattamente il 14 maggio 1635. Per quale delitto? A dire il vero, unicamente per ragioni di Stato. Richelieu vedeva in lui una persona retta, un erudito di prim'ordine, ma un uomo pericoloso e capace di turbare lo Stato, turbando la Chiesa.

Duvergier de Hauranne è infatti uno dei personaggi più curiosi della storia, San Francesco di Sales e san Vincenzo de' Paoli l'avevano molto stimato, I suoi primi scritti non avevano dato, a dire il vero, impressione di squilibri dottrinali. Ma in seguito egli aveva pubblicato, nascondendosi nell'anonimo - subito scoperto dalle persone ben informate - due libri nei quali fustigava acerbamente i gesuiti, suoi antichi maestri. E soprattutto aveva difeso le religiose di Port-Royal per una certa loro pratica devota, detta il Rosario segreto, in una circostanza assai delicata in cui questa pratica era stata criticata e messa in ridicolo. Al principio della quaresima del 1635, Saint-Cyran, difensore del Rosario segreto, era già diventato ufficialmente direttore e confessore del celebre monastero di Port-Royal, che in seguito sarebbe divenuto per lui - grazie alla famiglia Arnauld, una vera tribù i cui membri erano strettamente uniti - una fortezza inespugnabile. A Port-Royal il successo di Saint-Cyran era stato immediato e completo. La più docile, la più avida, la più "convinta " delle idee del nuovo direttore fu la Madre badessa Maria Angelica Arnauld. E subito, il grande nome di sant'Agostino venne ad aleggiare sul monastero.

In questo stato di cose, la decisione di Richelicu del 1638, contro Saint-Cyran, lungi dal diminuire il prestigio di quest'ultimo, aggiunse alla sua reputazione l'aureola di confessore della fede.

L' AUGUSTINUS

Saint-Cyran si trovava da due anni a Vincennes, donde continuava a dirigere le anime dei suoi ammiratori e delle sue ammiratrici, quando apparve il voluminoso libro del suo amico Giansenio. Ancor prima di averlo letto, Saint-Cyran lo prese sotto la sua protezione, e tutto il suo partito lo seguì immediatamente.

Il libro fu sottoposto al giudizio della Santa Sede. Saint-Cyran affermò, prima di qualsiasi intervento di Roma, che quel libro sarebbe stato il "libro di devozione degli ultimi tempi". Quando gli si parlò di una probabile opposizione della Sorbona, egli replicò dicendo con slancio che " era un libro che sarebbe durato quanto la Chiesa ". E aggiungeva, con una sicumera che colmò di stupore chiunque avesse un'idea anche vaga dell'assistenza della Chiesa da parte dello Spirito Santo, che " quand'anche il Re e il Papa si fossero associati per mandarlo in rovina, era fatto in modo tale che essi non vi sarebbero mai riusciti ".

Saint-Cyran andava dunque più in là dello stesso Giansenio, che perlomeno si era sottoposto sempre al giudizio del papa. Non si può più negare che Saint-Cyran sia stato il principale autore dell'eresia giansenista, poiché senza di lui l'Augustinus poteva essere un libro nato morto di cui le censure di Roma avrebbero arrestato la diffusione fin dal giorno successivo alla pubblicazione. Invece, esso si diffuse prodigiosamente, fu divorato, nonostante la sua aridità poco invitante; e fu ristampato in Francia, ancor prima che Roma potesse intervenire.

Quando Saint-Cyran (uscito di prigione alcuni mesi dopo la morte di Richelieu) morì - munito dei sacramenti e assistito dal suo parroco - l'11 ottobre 1643, aveva avuto il tempo di " consegnare la fiaccola " a un sacerdote di grande talento, a un fratello della Madre Angelica Arnauld, al più brillante dottore dell'agostinismo inteso alla maniera di Giansenio: Antonio Arnauld.

ANTONIO ARNAULD E LA COMUNIONE FREQUENTE

Con Arnauld, il giansenismo entra in una nuova fase. Teniamo presente che fino a questo momento esso non è ancora un'eresia denunciata e condannata. Giansenio e Saint-Cyran erano morti in pace con la Chiesa. Di questa essi si sono creduti non solo figli sottomessi e fedeli", ma benefattori e quasi restauratori. Ma avendo Roma proibito di trattare le questioni controverse della grazia senza una speciale autorizzazione, l'Augustinus era stato condannato prima di qualunque esame approfondito. Saint-Cyran mise il suo discepolo prediletto, Antonio Arnauid, su una strada del tutto diversa, che non era vietata come la questione della grazia. E prima di morire ebbe il tempo di approvare il libro che era stato frutto dei suoi consigli e dei suoi esempi: La Comunione frequente (1643).

Questo libro avrebbe dato al giansenismo il suo secondo carattere dominante. Si vedrà più avanti che il primo carattere era quello di un rigorismo dottrinale spietato, che toglieva ogni forza alla libertà umana per rimettere tutto all'azione della grazia divina. Il secondo Carattere, molto vicino al primo, sarebbe stato un rigorismo morale accompagnato da esigenze implacabili. Sotto questi due aspetti congiunti e convergenti, il giansenismo avrebbe meritato il nome che gli è stato talvolta inflitto: un calvinismo rimpastato. Il rigorismo giansenistico è infatti l'altro volto del puritanesimo calvinista, così come la sua dottrina della grazia irresistibile è l'altro volto del dogma della predestinazione. I calvinisti se ne erano ben resi conto poiché si erano gettati con avidità sull'Augustinus.

Particolare interessante: il libro dell'Arnauld sulla Comunione, raccomandava caldamente la Comunione frequente, ma circondandola di tali ammonimenti, condizioni e precauzioni che, alla fine dei conti ne distoglieva più di quanto vi avvicinasse i fedeli. Ma non fu tutta qui la parte di Antonio Arnauid, né il lato più importante della sua azione in favore del giansenismo e della sua sopravvivenza. Egli mise in realtà a servizio dell'eresia prodigiose doti di sottigliezza, di abilità, di tenacia e si può dire anche di furbizia e di astuzia non comuni. Grazie a lui, l'eresia resterà sempre sfuggente, inafferrabile. E siccome egli avrà dietro di sé tutto il monastero di Port-Royal popolato dai Suoi parenti ed amici, e tutto un mondo di nobili personaggi, pieni di virtù e di talenti, che la solitudine di Port-Royal aveva attratti, fin dal tempo di Saint-Cyran, il giansenismo sarà praticamente una fortezza inespugnabile che non si sa da qual parte attaccare. I giudizi della Chiesa lo sfioreranno appena, senza colpirlo, anzi senza nemmeno intaccarlo seriamente. E scomparirà infine solo sotto l'influsso della evoluzione delle idee e delle reazioni che il suo duplice rigorismo ha finito col provocare nella maggior parte dei nostri contemporanei.

LE CINQUE PROPOSIZIONI

II rumore fatto intorno al libro dell'Arnauld aveva avuto la conseguenza di costringerlo a rifugiarsi per un certo tempo " sotto le ali di Dio " cioè presso amici sicuri. Nel frattempo, la Sorbona aveva finito con lo spulciare il voluminoso Augustinus. In una assemblea del 1 luglio 1649 il sindaco della Sorbona, Nicola Cornet denunciò 7 proposizioni che aveva tratte dal libro di Giansenio. Dopo varie discussioni, queste 7 proposizioni, che si riteneva riassumessero lo spirito dell'opera, furono ridotte a 5 e deferite a Roma. E' importante notare come, sul principio, nessuno contestasse che le 5 proposizioni fossero un preciso compendio della nuova dottrina. Lo prova il fatto che il partito giansenista mandò subito i suoi più illustri dottori - quelli che si ornavano orgogliosamente dell'attributo di " agostiniani " - per difenderle presso la Santa Sede. L'esame alla Corte di Roma fu lungo e minuzioso, secondo la tradizione. E si ebbe tutto il tempo di sapere se le 5 proposizioni si trovassero o meno nell'Augustinus. Se si insiste su questo punto è perché, con una diatriba inaudita, di cui vedremo le conseguenze, si getterà un dubbio su questo medesimo punto.

A dispetto di tutte le perorazioni degli " agostiniani ", le cinque proposizioni furono condannate con la Bolla Cum occasione in data 31 maggio 1653, affissa a Roma, il 9 giugno, sotto l'alta autorità del papa Innocenzo X. Questa condanna sarà nuovamente pronunciata sotto Alessandro VII il 16 ottobre 1656, con la Bolla ad Sanctam beati Petri Sedem, e più tardi con la Bolla Vineam Domini di Clemente XI, il 15 luglio 1705. Il numero stesso di queste reiterate condanne sottolinea i continui tentativi dei giansenisti per sottrarsi all'autorità della Chiesa.

Quali sono dunque queste Cinque proposizioni, così famose e così controverse?

1. " Certi precetti di Dio sono impossibili ad osservarsi da parte delle anime giuste, malgrado i loro desideri e i loro sforzi, e manca a queste anime la grazia che ne renderebbe possibile l'osservanza ".

2. " Nello stato di natura decaduta non si resiste mai alla grazia interiore ".

3. " Per meritare e demeritare, nello stato di natura decaduta, non si richiede di avere la libertà interiore; è sufficiente la libertà esteriore o assenza di costrizione ".

4. " I semi-pelagiani ammettevano la necessità di una grazia interiore preveniente per tutti gli atti, anche per l'inizio della fede; la loro eresia consisteva nel credere che questa grazia fosse di natura tale che la volontà potesse a suo arbitrio resistervi o obbedirvi "

5. "E' semi-pelagiano affermare clic Cristo è morto e ha versato il suo sangue per tutti gli uomini.

Le note teologiche con cui venivano colpite queste proposizioni erano le seguenti: 1. temeraria, empia, blasfema, eretica; 2. eretica; 3. eretica; 4. Storicamente falsa ed eretica; 5. storicamente falsa, temeraria, scandalosa e - intesa nel senso che Cristo sarebbe morto solo per i predestinati - empia, blasfema, ingiuriosa verso Dio ed eretica.

Il partito giansenista, e particolarmente Port-Royal furono costernati e cercarono di far ricadere tale condanna sugli intrighi e le macchinazioni dei gesuiti - alla " Corte " di Roma. Invece di piegarsi e di sottomettersi, si prendeva la questione dal lato meno importante. Da una eresia sulla grazia si passava in tal modo, forse senza rendersene conto, ad una eresia sulla Chiesa.

IL DIRITTO E IL FATTO

Due anni dopo - solo due anni dopo - Arnauld ebbe una "trovata geniale", se così la possiamo chiamare, una trovata che nessun eretico aveva fatta prima di lui. Né Wyclef, né Huss, né Lutero, né Baio avevano mai avuto l'idea di dichiarare: " Io condanno ciò che la Chiesa condanna, ma non è questa la mia dottrina ". Arnauld, nella sua Seconda lettera a un Du...

Pari del 1655 (10 luglio) metteva in dubbio che le cinque proposizioni si trovassero in Giansenio e giustificava pienamente l'Augustinus. Immediatamente attaccato alla Sorbona per questa lettera, si ritrattò, ma fu egualmente escluso dalla Facoltà. La censura definita contro di lui fu pronunciata il 31 gennaio 1656, e gli fece perdere tutti i privilegi di socius sorbonicus. Per evitare questa condanna, egli aveva tuttavia testimoniato per iscritto che " condannava le Cinque proposizioni, in qualunque libro si trovassero, senza eccezione, compreso quello di Giansenio ". Si ebbe il torto di non accontentarsi di tale dichiarazione, il che fece tornare a galla con maggior vigore la questione. Arnauld non cesserà più di sostenere i due seguenti punti: noi condanniamo le Cinque proposizioni - era la questione di diritto - ma esse non si trovano in Giansenio - era la questione di fatto.

Inoltre, Arnauld sosteneva che la Chiesa può pronunciarsi sulla questione di diritto, e vi esercita la sua infallibilità, ma non può pronunciarsi sulla questione di fatto, sicché in questa materia le si deve soltanto il silenzio ossequioso.

LE PROVINCIALI

La confusione giunse al colmo con la pubblicazione - iniziata fin dal 23 gennaio 1656, otto giorni prima che l'Arnauld fosse escluso dalla Sorbona - di alcune lettere scritte da un misterioso " Provinciale " su un tono cosi nuovo, cosi agile, vivace ed elevato che il gran pubblico si sentì subito portato nuovamente a favorire il giansenismo. Queste lettere, in numero di 18, sono tra le pagine più belle della prosa francese; ed erano di un giovane matematico, Biagio Pascal. Sono soltanto una collezione di opuscoli, nei quali la verità non è pienamente rispettata né nelle citazioni, né nei giudizi, né nella dottrina. Ma essi ebbero pieno successo. Sembra che Pascal se ne sia in seguito pentito, e abbia compreso che i suoi amici gli avevano fatto sostenere una parte indegna del suo genio. Morì infatti pochi anni dopo, pienamente riconciliato con la Chiesa dalla quale nell'animo non si era mai separato. Ma egli produsse ferite che non si sono ancora completamente rimarginate: egli si burlò allegramente e senza alcuna pietà delle discussioni della Sorbona e del pesante apparato scolastico che si usava in teologia e sferrò contro la casistica - che definì a torto, una specie di monopolio dei gesuiti - una offensiva così efficace, così irresistibile da far entrare nell'uso comune l'espressione di " gesuitismo " come sinonimo di doppiezza e di fariseismo. Le Provinciali - come furono chiamate le lettere di Pascal - sono un libro immortale ma partigiano, e costituiscono un episodio doloroso nella storia di una delle più sottili eresie che abbiano mai sconvolto la cristianità.

IL FORMULARIO

Per porre fine a queste controversie divenute stranamente fastidiose, l'Assemblea del Clero di Francia ebbe l'idea di compilare un Formulario che si sarebbe dovuto imporre a tutti i membri del clero, dei monasteri e dei conventi del regno. Ma, senza alcun esame del documento e senza conoscere a fondo la questione, le religiose di Port-Royal, basandosi sulla distinzione del diritto e del fatto che il Formulario aveva precisamente lo scopo di rovesciare, si prepararono ad una resistenza disperata, come ci si prepara al martirio in tempo di persecuzione. Invano l'arcivescovo di Parigi, Arduino di Beaumont di Pérèfixe, si recò di persona ad intimare alle religiose di sottoscrivere il Formulario, come aveva fatto tutto il regno. Invano fece loro dare degli schiarimenti dall'abate Bossuet, ancor giovane a quel tempo, ma già ritenuto una delle menti più acute del clero di Francia. Esse rifiutarono ostinatamente qualsiasi obbedienza e si lasciarono scomunicare, come per una specie di " obiezione di coscienza " il 9 giugno 1664. Rimasero chiuse nella loro ostinazione, fino ad un accomodamento noto nella storia con il nome di pace clementina, dal nome di papa Clemente IX che la concesse, e che fu applicato alle religiose nel febbraio del 1669. Le firmatarie, questa volta, "condannavano le Cinque proposizioni, con tutta sincerità, senza eccezione né restrizione alcuna, in tutti i sensi in cui le ha condannate la Chiesa ". Ma, con una nuova applicazione del " gesuitismo " nel senso pascaliano, sottintendevano che nessuno di tali sensi condannati dalla Chiesa si trovava in Giansenio, che esse in verità non avevano letto, ma che era stato l'amico del loro grande e venerato eroe Saint-Cyran!

Per finire, diciamo ancora che queste religiose furono riprese nel vortice delle controversie giansenistiche e che Port-Royal fini con l'essere demolito, per ordine di Luigi XIV il 29 ottobre 1709, e tutte le religiose furono disperse. Arnauld, detto dai suoi "il grande Arnauld ", era intanto morto 1'8 agosto 1694, e il giansenismo si era eletto un terzo capo nella persona del Padre Pascasio Quesnel, dell'Oratorio.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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