A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Le accuse contro L'EUCARESTIA: gli Evangelici sbagliano!

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2008 11:48
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28/11/2008 11:20
 
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Che cosa insegna la Chiesa?
SACRIFICIO EUCARISTICO


L'Eucaristia non è solo l'Assemblea

L'Eucaristia non è solo la lettura della Parola

L'Eucaristia non è solo la Comunione



L'Eucaristia è il Sacrificio della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo che viene reso presente e attuale sull'altare

( Catechismo della Chiesa Cattolica n.1362, 1364, 1366 ).

Giovanni Paolo II insegna:
""Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito- (1 Cor 11, 23 ),
istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. (.) Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati present""( Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Ecclesia De Eucharistia, n.11)

""Istituendolo, egli non si limitò a dire - Questo è il mio corpo -, -
questo è il mio sangue -, ma aggiunse - dato per voi.versato per voi- ( Lc 22,19-20 ). Non affermò soltanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era il suo corpo e il suo sangue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale, rendendo presente in modo sacramentale il suo sacrificio ""
( ivi n.12)

""La Messa rende presente il Sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica ""( ivi n.12 )


""L'Eucaristia è sacrificio in senso proprio, e non solo in senso generico, come se si trattasse del semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli. Il dono infatti del suo amore e della sua obbedienza fino all'estremo della vita ( cf. Gv 10,17-18 ) è in primo luogo un dono al Padre suo.
Certamente, è dono in favore nostro, anzi di tutta l'umanità ( cf. Mt 26,28; Mc 14, 24; Lc 22,20; Gv 10,15 ), ma dono innanzitutto al Padre: " sacrificio che il Padre accettò, ricambiando questa totale donazione di suo Figlio, che si fece " obbediente fino alla morte " ( Fil 2,8 ), con la sua paterna donazione, cioè col dono della nuova vita immortale nella risurrezione ".
( ivi n.13 )



Gesù stesso, dopo la sua resurrezione, spiega il significato dell'ultima cena a due dei suoi discepoli: egli appare mentre sono diretti al villaggio di Emmaus ma essi non lo riconoscono subito perché i loro occhi sono come - accecati -.

L'evangelista Luca così riferisce l'episodio di Emmaus:- (.) Gesù spiegò ai due discepoli i passi della Bibbia che lo riguardavano. Cominciò dai libri di Mosè fino agli scritti di tutti i profeti.
Intanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Gesù fece finta di voler continuare il viaggio.
Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo:- resta con noi perché il sole ormai tramonta -. Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. Poi si mise a tavola con loro, prese il pane e pronunciò la preghiera di benedizione; lo spezzò e cominciò a distribuirlo.
In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui sparì dalla loro vista-" ( Lc 24,27-30 ).

Nell'episodio di Emmaus c'è tutto il significato della messa cattolica:


1.. c'è dapprima l'ascolto della Sacra Scrittura

2.. c'è la preghiera dei discepoli al Signore affinché egli resti con loro

3.. c'è la risposta di Gesù che si rende presente e spezza il pane -
spezzare il pane, cioè la separazione violenta del suo corpo e quindi il suo sacrificio: eucaristia come sacrificio- e lo distribuisce - eucaristia come sacramento- e nello stesso tempo si sottrae alla vista dei discepoli.
Dunque l'ultima cena non è solo un avvenimento storico verificatosi nel passato perché Gesù risorto continua ad essere l'autore delle celebrazioni eucaristiche, anche se si rende invisibile alla nostra vista; il Concilio Vaticano II spiega che: - Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E' presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, - offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti-, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche- ( Sacrosantum Concilium n.7 );

-il sacerdote compie il sacrificio eucaristico nella persona di Cristo -
( Lumen Gentium n.10 ) cioè Cristo, invisibile ma presente, si serve del corpo, della voce e delle mani del sacerdote.

- L'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l'attualizzazione e l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio (.);
Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia (.) il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale (.); L'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ri-presenta ( rende presente ) il sacrificio della croce (.)-
(Catechismo della Chiesa Cattolica n.1362, 1364, 1366 ).

Gesù è morto una volta per sempre sul Calvario ma noi abbiamo la possibilità di essere presenti alla sua morte nel mistero della messa: partecipare alla Messa è come entrare in una sorta di macchina del tempo misteriosa e incomprensibile che ci fa essere presenti a quell'avvenimento unico ed irripetibile, liberandoci dalle limitazioni del tempo e dello spazio.

Nell'ultima Cena Gesù rendeva presente quell'unico ed irripetibile
sacrificio del Calvario che sarebbe avvenuto temporalmente nel futuro e oggi, nella messa, rende presente quel sacrificio unico ed irripetibile che è avvenuto nel passato e cioè il 7 aprile del 30 della nostra era - anno 783 dalla fondazione di Roma.

Il termine messa deriva dalla formula latina che si pronunciava al termine della celebrazione liturgica: Ite - andate -, missa est - è stata inviata, cioè è stata inviata l'offerta -. La messa è dunque l'offerta, il mandare a Dio un dono molto gradito, l'offerta della vita umana innocente di Gesù, vero Dio e vero uomo.

Scrive chiaramente l'apostolo Paolo ( 1 Cor 10,16-20 ) che , come Israele secondo la carne partecipa alla manducazione delle vittime sacrificali e come i pagani partecipano ai loro banchetti sacrificali, così il cristiano partecipa al banchetto sacrificale che è la celebrazione eucaristica, - comunione al sangue e al corpo di Cristo -, - mensa del Signore -. Anzi, per il fatto che il cristiano partecipa al sacrificio eucaristico non può partecipare assolutamente al sacrificio giudaico e a quello pagano. L'Eucaristia, quindi, è vero banchetto sacrificale.

Solo il sacrificio di Cristo è un'offerta perfetta gradita a Dio, ma grazie al dono della vita di Gesù e grazie al mistero della messa che ci fa essere presenti a quel sacrificio, possiamo unire le offerte dei nostri sacrifici all'offerta di Nostro Signore affinché vengano presentate al Padre: - (.) nel sacrificio della messa preghiamo il Signore che, - accettando l'offerta del sacrificio spirituale -, faccia di noi stessi un'offerta eterna-
(Sacrosantum Concilium n.12 ).

Scrive San Tommaso d'Aquino:- poiché del frutto della passione del Signore abbiamo bisogno ogni giorno per i nostri quotidiani difetti, nella Chiesa ogni giorno ordinariamente si offre questo sacramento- ( Summa Teologica III, q.83, a. 2 ).

Gesù nell'ultima Cena ha fondato il contenuto dogmatico della messa ma non la sua forma liturgica. Egli ha dato soltanto quelle parti essenziali e immutabili della messa che ne esprimono il contenuto- le parole della consacrazione, la frantumazione del pane, l'offerta del pane e del vino, la distribuzione del pane e del vino - e ha lasciato alla Chiesa l'opera di costruzione dell'edificio liturgico cioè della forma della messa, del modo di celebrarla. La celebrazione liturgica della Chiesa è viva come la Chiesa stessa e quindi sottoposta ad un processo di maturazione in cui sono possibili inserimenti più o meno importanti.

Nella costruzione del modo di celebrare la messa sono sempre presenti due concezioni: la liturgia come adorazione e la liturgia come intrattenimento dell'uomo - ad esempio, le parole di saluto e di commiato e tutti quegli elementi che hanno valore di intrattenimento-.

Quando queste due concezioni, invece di collaborare, finiscono per
fronteggiarsi, la forma liturgica ne risente e vengono persi elementi
preziosi che vanno a danno della partecipazione spirituale del fedele al mistero della messa.

Un riflesso di questa contrapposizione si ritrova, ad esempio, a proposito del problema relativo - all'orientamento della celebrazione liturgica:
celebrazione verso il tabernacolo o verso il popolo? In realtà, nel passato, sia il popolo che il sacerdote erano rivolti verso oriente perché il Signore era asceso al cielo verso Oriente e da Oriente si aspettava il suo ritorno e questo punto di riferimento era contrassegnato, originariamente, con una croce collocata sulla parete orientale: la croce aveva un prevalente significato escatologico.

Questo significato, con il tempo, non è stato più compreso nella sua
profondità e la nuova disposizione ha insistito soprattutto sul fattore comunitario in sé.

Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, fa una proposta concreta per migliorare l'attuale celebrazione liturgica: - la croce potrebbe essere collocata sull'altare in tal modo che i sacerdoti e i fedeli la guardino insieme. Nel canone essi non dovrebbero guardarsi, ma guardare insieme lui, il trafitto- ( Joseph Ratzinger, La
festa della fede. Saggi di Teologia liturgica, Jaca Book, Milano 1984,
p.134 ).

Il cardinale fa altre considerazioni in merito alla musica usata durante le celebrazioni liturgiche. La musica non è qualcosa di neutrale perché vi è una musica elevante che porta alla - spiritualizzazione dei sensi - e una musica che scatena i sensi e stordisce. Anche se è impossibile indicare una volta per sempre i criteri di ciò che la spiritualizzazione esige dal punto di vista musicale, bisognerebbe almeno stabilire i criteri delle forme
musicali negative e aberranti dal punto di vista spirituale ( cfr J.
Ratzinger, ibidem, p108, 114 ).

Una migliore partecipazione spirituale alla messa, dice Ratzinger, può
essere ottenuta anche mediante l'eloquenza dei gesti del sacerdote di cui uno dei più importanti per esprimere l'adorazione - rischia sempre di più di sparire: l'inginocchiarsi - ( ibidem, p.80 ).


Giovanni Paolo II, nella Lettera Enciclica Ecclesia De Euchariastia dice:

Confido che questa mia Lettera enciclica possa contribuire efficacemente a che vengano dissipate le ombre di dottrine e pratiche non accettabili, affinché l'Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero

( ivi n. 10 )


L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e
diminuzioni.

( ivi, n.10)


Vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica.

( ivi n.10 )

Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che
contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento.

( ivi n. 10 )

L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e
diminuzioni.

( ivi, n.10)

Vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica.

( ivi n.10 )

Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che
contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento.

( ivi n. 10 )

Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno.

( ivi n.10 )

La necessità del sacerdozio ministeriale, che poggia sulla successione
apostolica, rimane talvolta oscurata e la sacramentalità dell'Eucaristia viene ridotta alla sola efficacia dell'annuncio.

( ivi n.10 )


Come non manifestare, per tutto questo, profondo dolore?

( ivi n.10 )


Soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti.
Una certa reazione al " formalismo " ha portato qualcuno (.) a ritenere non obbliganti le "forme " scelte dalla grande tradizione liturgica della Chiesa e dal suo Magistero e a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti.

( ivi n.52 )


Sento perciò il dovere di fare un caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà.

( ivi n.52 )


La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri

( ivi n.52 )


Il Sacrificio eucaristico pur celebrandosi sempre in una particolare
comunità non è mai celebrazione di quella sola comunità: essa, infatti, ricevendo la presenza eucaristica del Signore, riceve l'intero dono della salvezza e si manifesta così, pur nella sua perdurante particolarità visibile, come immagine e vera presenza della Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica

( ivi n.39 )


Una comunità veramente eucaristica non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica.

( ivi n.39 )


Per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche ho chiesto ai Dicasteri competenti della Curia Romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza. A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale..

( ivi n. 52 ).

Un grazie all'amico dott. Bruti per la raccolta del frasario dall'Enciclica citata...
[SM=g27986]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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