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Il Papa è davvero infallibile? Cosa è questa Infallibilità?

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2018 23:00
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12/12/2018 23:00
 
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Martini: «Il primato del Papa va ripensato»




Cosa diceva, nel 1999, il Card. Martini, quando era ancora alla guida dell’arcidiocesi ambrosiana


141206-113
MILANO — Da Gerusalemme, dove è in pellegrinaggio con oltre mille
fedeli ambrosiani, giunge la voce del cardinale arcivescovo di Milano,
padre Carlo Maria Martini, il quale aggiunge un altro tassello alle
richieste di più ampie forme di collegialità dei vescovi per
affrontare i nodi irrisolti del rapporto Chiesa-mondo, avanzate al
recente Sinodo dei vescovi europei: ripensare il ruolo del Papato. «Il
bilancio che faccio del cammino ecumenico — sostiene Martini — è nel
suo insieme positivo.

Ma la Chiesa cattolica deve ancora compiere
alcuni passi fondamentali. Il modo di esercitare il Primato di Roma è
tra questi. E deve essere ripensato». Non è probabilmente un caso che
questo discorso arrivi dalla Città Santa, perché è là che si
sperimenta — accanto a una difficile e inevitabile convivenza delle
tre religioni monoteiste — anche lo “scandalo” della rottura della
Cristianità, visibile come la tunica di Gesù Cristo fatta in quattro
pezzi ai piedi della croce. E l’argomento del Primato è di quelli che
scottano nei rapporti con le altre confessioni cristiane. Le divisioni
del millennio che va a conclusione si sono giocate anche
(soprattutto?) attorno a questo nodo.

Ne è conscio lo stesso Giovanni Paolo II, il quale l’ha affrontato più volte,

e compiutamente nel ’95
con l’enciclica “Ut Unum Sint” . L’anno scorso la Congregazione per la
Dottrina della Fede ha reso noto un documento sul “Primato del
sucessore di Pietro nel mistero della Chiesa”, nel quale si ponevano
alcuni “punti irrinunciabili” e si affermava che la maggiore o minore
estensione dei contenuti concreti del “servizio” papale dipendono in
ogni circostanza storica dalla “necessitas Ecclesiae”. Cosa dice
Martini? Con chiaro riferimento a tutto il cammino compiuto dal
Concilio in poi dal magistero della Chiesa, il cardinale — secondo
quanto ascolteremo oggi dai microfoni di “Oggi 2000”, la trasmissione
religiosa di RadiounoRai — ricorda che «non c’è un unico modo di
esercitare il Primato di Pietro: nei duemila anni della storia della
Chiesa ci sono state modalità differenti.

Del resto, il Papa stesso si
è dichiarato disposto a ripensarlo, ad ascoltare suggerimenti sul
“modo di esercizio” del Primato. Siamo sulla buona strada». E ha
aggiunto: «Quello del Primato è un problema dottrinale molto
importante. Occorre distinguere tra il fatto dottrinale e il modo
concreto dell’esercizio del potere di giurisdizione. Elementi che
vanno considerati attentamente, perchè il futuro ci dirà in che
maniera possiamo orientarci come cattolici. Questo cammino viene
compiuto ascoltando, ponderando, e alla fine, decidendo, quando sarà
chiara quale decisione occorre prendere».

Don Gianni Baget Bozzo
considera «pericoloso» il discorso del cardinale di Milano, perchè
«evidentemente mira a togliere al papato il primato di giurisdizione,
sottraendo così alla Chiesa cattolica quel governo centrale che è
stato causa del successo della Chiesa nel secondo millennio». E
spiega: «Solo questo Primato di Roma ha permesso alla Chiesa cattolica
di restare veramente indipendente dal potere degli Stati, non
diventando cioè una chiesa nazionale». Secondo Baget Bozzo occorre
chiarire se si deve considerare l’esercizio del primato nel secondo
millennio come sviluppo autentico di quello del primo millennio della
cristianità oppure uno abusivo.

In quest’ultimo caso — si chiede —
come conciliare questa posizione con il dogma dell’infallibilità
papale, sancito nel 1870 dal Concilio Vaticano I? In effetti già il
cardinale Ratzinger, in una conferenza tenuta anni fa a Monaco,
ricordava che quando il patriarca Atenagora nel 1967 chiamò Paolo VI
“successore di Pietro”, “il primo tra noi per l’onore”, “colui che
presiede alla carità”, espresse il contenuto essenziale della
dichiarazione del primo millennio a proposito del Primato e — aggiunse
Ratzinger — a questo proposito di più Roma non è tenuta a richiedere
dall’Oriente.

Su questa linea è monsignor Rino Fisichella, vescovo
ausiliare della Diocesi di Roma e vicepresidente della Commissione
storico-teologica del Grande Giubileo del 2000. «A mio giudizio le
dichiarazioni del cardinale Martini — ha detto Fisichella — si pongono
in linea con le prospettive aperte dall’enciclica papale». Si può,
quindi, discutere di questo «vitale» argomento per la Chiesa
cattolica, ma «ci devono essere dei punti irrinunciabili, che non
possono cioè venir meno perchè toccano la dottrina, lo stesso dogma:
evidentemente non si può pensare solo ad un primato d’onore del Papa».

Ieri a Genova, nel corso di un meeting ecumenico sulle “Chiese
sorelle” promosso dal cardinale Tettamanzi e dalla Comunità di
Sant’Egidio, il cardinale Roger Etchegaray, rispondendo alle aperture
avanzate dagli ortodossi con l’invito al pontefice a recarsi a
Damasco, ha citato una battuta da lui attribuita allo stesso papa
Wojtyla: «Il Papa non è che il Papa e non bisogna essere più papisti
del Papa».

di Giorgio Acquaviva

http://qn.quotidiano.net/1999/11/14/326823-Martini-Il-primato-del-Papa-va-ripensato.shtml



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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