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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Maria è Figura della Chiesa, entrambe sono indivisibili

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2018 20:27
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01/12/2008 16:50
 
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Questo lavoro che segue è di:
Pedron Lino, sacerdote dehoniano, è nato a Mezzocorona (TN) nel 1939.
È stato parroco e responsabile di movimenti e gruppi ecclesiali.
Animatore dell'Associazione "Proposta Cristiana".

MARIA MADRE DI DIO
E FIGURA DELLA CHIESA


INTRODUZIONE


Maria è la figura della Chiesa o la Chiesa allo stato nascente. Con queste pagine desideriamo tracciare un cammino di santificazione modellato sulla Madre di Dio. Non un trattato di mariologia, ma un cammino di ascolto e di ubbidienza alla Parola di Dio sulle orme della Madre di Dio. Maria dice a tutti noi ciò che l’apostolo Paolo diceva ai fedeli di Corinto: "Fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo" (1Cor 11,1).

Nel Nuovo Testamento, Maria è presente soprattutto nei tre momenti costitutivi del mistero cristiano: l’Incarnazione, il Mistero pasquale e la Pentecoste.

- È presente nell’Incarnazione perché essa è avvenuta in Lei; il suo grembo - come dicevano i Padri della Chiesa - è stato il "telaio" o il "laboratorio" in cui lo Spirito Santo ha intessuto al Verbo la sua veste umana, il "talamo" in cui Dio si è unito all’uomo.

- È presente nel mistero pasquale perché è scritto che "presso la croce di Gesù stava Maria sua madre" (cfr. Gv 19,25).

- È presente nella Pentecoste, perché è scritto che gli apostoli erano "assidui e concordi nella preghiera con Maria, la madre di Gesù" (cfr. At 1,14).

Seguendo Maria in ognuna di queste tre tappe fondamentali, siamo aiutati a metterci alla sequela di Cristo in modo concreto e risoluto, per rivivere tutto il suo mistero. Nel fare questo siamo indotti necessariamente a toccare quasi tutti i principali problemi teologici ed esegetici che si pongono intorno a Maria.

I criteri con cui ci muoveremo sono quelli tracciati dal Concilio Vaticano II con la trattazione su Maria nella "Lumen gentium". In questo testo si parla di Maria come madre di Cristo e figura della Chiesa.

Dire che Maria è figura della Chiesa concretamente significa questo: dopo aver considerato una parola, un atteggiamento o un evento della vita di Maria ci chiederemo: che cosa significa questo per la Chiesa e per noi? Cosa dobbiamo fare per mettere in pratica ciò che lo Spirito Santo ci ha detto attraverso Maria? La risposta più valida da parte nostra non starà nella devozione a Maria, quanto nell’imitazione di Maria. Ogni capitolo ci metterà davanti agli occhi qualcosa da fare e da imitare e non solo qualcosa da capire.





I
PIENA DI GRAZIA (Lc 1,28)


1 - "Per grazia di Dio sono quello che sono" (1Cor 15,10)

L’angelo Gabriele entrando da Maria le disse: "Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te... Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio" (Lc 1,28.30). L’angelo non chiama Maria per nome, non dice: "Rallegrati, Maria", ma "Rallegrati, o piena di grazia". Nella grazia è l’identità più profonda di Maria. Maria è cara a Dio, è amata da Dio. Infatti il nome Maria deriva dalla lingua egiziana e significa "amata da Dio".

La grazia di Dio è data a Maria certamente in funzione della sua missione di Madre di Dio, ma ricordiamo che Maria non è per Dio solo una funzione, un mezzo per, ma è prima di tutto una persona, ed è così cara ed amata da Dio dall’eternità.

Maria è così la proclamazione vivente e concreta che all’inizio di tutto, nei rapporti tra Dio e le creature, c’è la grazia. Nella Bibbia, Dio è presentato come ricco di grazia (cfr. Es 34,6). Dio è pieno di grazia in senso attivo, come colui che riempie di grazia; Maria - e con lei ogni altra creatura - è piena di grazia nel senso passivo, come colei che è riempita di grazia. Tra i due c’è Gesù Cristo, il mediatore, che è "pieno di grazia" (Gv 1,14) in tutti e due i sensi: in senso attivo come Dio, in senso passivo come uomo che "cresce in grazia" (cfr. Lc 2,52).

"Dio è amore" (1Gv 4,8) e, appena si esce dalla Trinità, ciò equivale a dire che Dio è grazia. Solo nei rapporti tra le divine Persone l’amore di Dio è natura, cioè necessità; in tutti gli altri casi, esso è grazia, cioè dono. Che il Padre ami il Figlio non è grazia o dono, ma è esigenza paterna, dovere; che ami noi è pura grazia, favore libero e non meritato.

Il Dio della Bibbia non solo "fa" grazia, ma "è" grazia (cfr. Es 33,19; 34,6). Di questa misteriosa grazia di Dio, Maria è un’icona vivente. Maria può fare sue, in tutta verità, le parole dell’apostolo Paolo: "Per grazia di Dio sono quello che sono" (1Cor 15,10). Nella grazia c’è la completa spiegazione di Maria, la sua grandezza, la sua bellezza. Maria è Maria perché è piena di grazia. Dire di lei che è piena di grazia è dire tutto.

2 - Cos’è la grazia

Nel nostro linguaggio comune, grazia significa bellezza, fascino, amabilità. Ma questo non è l’unico significato. Quando diciamo di un condannato a morte che ha ottenuto la grazia, intendiamo dire che ha ricevuto un grande favore, un grande dono: il condono della pena. Questo è il significato primordiale di grazia. Anche nella Bibbia troviamo questo duplice significato (cfr. Es 33,19; Sal 45,3; Ez 16,8 ss.; ...).Nel saluto dell’angelo a Maria si riflettono tutti e due questi significati di grazia. Maria ha trovato grazia presso Dio, è stata riempita completamente dell’amore gratuito di Dio. Dio non è presente in lei solo per potenza e per provvidenza, ma anche per presenza, di persona. A Maria Dio non ha dato solo il suo favore, ma ha dato tutto se stesso nel proprio Figlio. In conseguenza di questo, Maria è piena di grazia anche nell’altro significato. Maria è graziosa perché è graziata. È stata preservata dal peccato "in previsione dei meriti di Gesù Cristo salvatore" (DS n. 2803). In questo senso ella è veramente "figlia del suo Figlio" (cfr. Dante, Paradiso XXXIII, 1).

Anche la Chiesa è chiamata a diventare "tutta gloriosa, senza macchia né ruga, o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5,27), ma "ciò che è recuperato, difeso palmo a palmo, ripreso, raggiunto, non è lo stesso di ciò che non è stato mai perduto. Una carta imbiancata non sarà mai una carta bianca, né una tela imbiancata una tela bianca, né un’anima imbiancata un’anima bianca" (Ch. Peguy).

La Chiesa è liberata da ogni macchia; Maria è preservata da ogni macchia. La Chiesa ha le rughe che un giorno spariranno; Maria non ha bisogno di cosmesi, per grazia di Dio.

La grazia parla più di Dio che di Maria, più di colui che dà la grazia che di colei che la riceve. La grazia deve restare grazia e non diventare merito.

In Maria contempliamo la novità della grazia della nuova alleanza; in lei si è operato il salto qualitativo. "Quale novità ha portato il Figlio di Dio, venendo nel mondo?", si domanda sant’Ireneo, e risponde: "Ha portato ogni novità, portando se stesso" (Contro le eresie, IV, 34,1). La grazia di Dio non consiste più in qualche dono di Dio, ma nel dono di se stesso; non consiste in qualche suo favore, ma nella sua presenza: "È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini" (Tt 2,11).

Una prima cosa che la creatura deve fare in risposta alla grazia di Dio è rendere grazie: "Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù" (1Cor 1,4).

Alla grazia di Dio deve seguire il grazie dell’uomo. Rendere grazie non significa restituire il favore o dare il contraccambio, ma riconoscere la grazia, accettare la gratuità, accettarsi come debitori, come dipendenti: lasciare che Dio sia Dio.

Ed è quello che Maria ha fatto con il suo cantico: "L’anima mia magnifica il Signore... perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente". Maria restituisce davvero a Dio il suo potere e mantiene alla grazia tutta la sua gratuità. Ella attribuisce allo sguardo del Signore, cioè alla sua grazia, le grandi cose che stanno accadendo in lei, e non se ne attribuisce alcun merito.

3 - "Per questa grazia siete salvi" (Ef 2,8)

Abbiamo detto che Maria è figura della Chiesa. Che cosa significa per la Chiesa e per ognuno di noi il fatto che la storia di Maria cominci con la parola grazia? Significa che anche per noi, all’inizio di tutto, c’è la grazia, la libera e gratuita elezione di Dio, il suo venirci incontro in Cristo e donarsi a noi per puro amore. Significa che la grazia è "il primo principio" del cristianesimo. Grazia è la parola che riassume da sola tutto l’annuncio cristiano, tutto il vangelo, che è definito "il vangelo o la proclamazione della grazia di Dio" (cfr. At 14,3; 20,32).

Per ritrovare la carica originale della parola grazia, pensiamo a un condannato a morte che aspetta da un momento all’altro l’esecuzione. Che cosa produce in lui l’arrivo di una persona amica che gli grida: "È arrivata la grazia! Hai ottenuto la grazia!"? Un effetto simile e più grande, deve produrre in noi la Parola di Dio che ci annuncia la grazia: "Grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo" (1Cor 1,3). "Non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Rm 8,1).

Anche per la Chiesa, come per Maria, la grazia rappresenta il nucleo profondo della sua realtà e la radice della sua esistenza. Anch’essa deve dunque confessare: Per grazia di Dio sono quello che sono. Secondo la metafisica cristiana, fondata sul concetto di grazia, "essere è essere amato" (G. Marcel). La creatura ha la spiegazione del suo essere nell’amore di Dio che l’ha amata e, amandola, l’ha creata. Ciò vale anche per la Chiesa.

Nella fede cristiana, prima del comandamento viene il dono. Ed è il dono che genera il dovere e non viceversa. Non è la legge che genera la grazia, ma è la grazia che genera la legge. La grazia infatti è la legge nuova del cristiano, la legge dello Spirito.

Maria ricorda e proclama dunque alla Chiesa che tutto è grazia. La grazia è il distintivo del cristianesimo: esso si distingue da ogni altra religione per la grazia. I fondatori di altre religioni hanno dato dottrine ed esempi, Cristo ha dato la grazia.

La più grande eresia e stoltezza dell’uomo moderno non credente è pensare di poter fare a meno della grazia di Dio. È il pelagianesimo radicale della mentalità moderna. Un caso tipico è costituito dalla psicanalisi. Si crede che basti aiutare il paziente a conoscere e a portare alla luce le sue nevrosi e i suoi complessi di colpa perché questi siano guariti, senza bisogno di alcuna grazia dall’alto che guarisca e rinnovi. La psicanalisi è la confessione senza la grazia. Se la grazia è ciò per cui l’uomo è elevato al di sopra del tempo e della corruzione, che cos’è un uomo senza grazia? È un uomo vuoto.

Nel mondo ci sono tre ordini o tre grandezze: l’ordine dei corpi, l’ordine dell’intelligenza e l’ordine della grazia. Tra l’ordine dei corpi (ricchezza, bellezza, vigore fisico...) e la grandezza superiore dell’intelligenza c’è una differenza infinita. Ma una differenza "infinitamente più infinita" (Pascal) esiste tra l’ordine dell’intelligenza e quello della grazia.

Questa terza grandezza si eleva su ogni altra quanto Dio si eleva sopra tutte le cose create. Questa è la grandezza in cui, dopo Cristo, Maria eccelle al di sopra di tutte le creature. In questo senso oggettivo, basato sulla superiorità assoluta della grazia sulla natura, Maria è la più eccelsa delle creature, dopo Cristo. Disprezzare la grazia o credere stoltamente di poterne fare a meno è perciò condannarsi all’incompiutezza; è rimanere al primo o al secondo livello di umanità, senza nemmeno sospettare che ce n’è un altro infinitamente superiore.


4 - La bellezza della Chiesa

La riscoperta della priorità della grazia su tutto ci aiuta a trovare il giusto atteggiamento verso la Chiesa. La Chiesa è rifiutata da molti perché è vista quasi solo come un’organizzazione umana con le sue leggi, i suoi riti e le incoerenze dei suoi appartenenti. Nel tentativo di rettificare questo errore, noi spesso lo ingrandiamo perché rimaniamo sullo stesso livello degli avversari che non è quello della grazia, ma solo e sempre quello delle opere.

La Chiesa soffre enormemente e perde tanti figli e tante simpatie perché non è vista come la piena di grazia, colei che esiste per offrire la grazia agli uomini, ma è vista come una organizzazione umana, fatta di uomini, dei quali si può parlare una vita intera per mettere in luce difetti e incoerenze. Ci si illude così di sapere che cos’è la Chiesa e di poter dare dei consigli perché diventi quello che dovrebbe essere, ma in realtà se ne conosce solo la scorza.

Purtroppo alcuni uomini di Chiesa non fanno che alimentare questo equivoco ogniqualvolta accettano di parlare della Chiesa a un livello inferiore a quello della grazia. La Chiesa è grazia, è dono, è piena di grazia, è strumento di grazia.

Bisogna proclamare serenamente il vangelo della grazia, convinti che in esso c’è una forza divina che va al di là di noi e di loro ed è capace di abbattere tutti i pregiudizi e i ragionamenti che si levano contro la conoscenza di Dio.

Non basta conoscere la Chiesa all’esterno (istituzione), ma occorre mettere in luce la sua realtà intima e divina che è la grazia. E i mezzi per far trasparire la grazia, che è dentro la Chiesa, sono l’annuncio della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la preghiera, il perdono, l’amore e tutte le opere della grazia.

Questo modo esige la fede perché bisogna credere che dentro la Chiesa c’è ed agisce la grazia di Dio. È un modo concreto di fare assegnamento su di essa e non sulle nostre spiegazioni. Solo la Parola di Dio è come una spada che trafigge il cuore dell’uomo (cfr. Eb 4,12) e lo converte. La bellezza e la forza della Chiesa sono nel suo interno: sono la grazia e la verità di cui è piena e di cui è ministra.


5 - La grazia è l’inizio della gloria


Questa riscoperta della grazia, alla quale Maria ci sta guidando, non cambia solo il nostro modo di considerare la Chiesa, ma anche il modo di considerare la nostra vita. Per molte persone tutto il problema religioso si riduce alla domanda se esiste o no un aldilà, un qualcosa dopo la morte. Ciò che le trattiene dal troncare tutto con la fede e con la Chiesa è il dubbio: "E se poi esistesse davvero qualcosa dopo la morte?". Di conseguenza, esse pensano che lo scopo principale della Chiesa sia di condurre gli uomini in paradiso, a incontrare Dio, ma solo dopo la morte.

Nei confronti di questo tipo di fede hanno buon gioco coloro che vedono nell’aldilà una fuga e una proiezione illusoria di desideri non appagati qui in terra. Ma la fede vera e genuina non è solo attesa, ma anche presenza ed esperienza attuale di Dio. Scrive san Tommaso: "La grazia è l’inizio della gloria" (S. Th. II-IIae q. 24, art. 3, ad 2.). La grazia rende presente già ora, a modo di primizia, la vita eterna; ci fa vivere di Dio fin da questa vita. È vero che "siamo stati salvati in speranza" (Rm 8,24), ma la speranza cristiana non è un volgersi verso qualcosa che potrebbe accadere, ma è una forma provvisoria e imperfetta di possesso. "Chi ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione tiene già come presente ciò che aspetta" (S. Cirillo di Alessandria, Comm. 2Cor 5,5, PG 74, 942).

La grazia è la presenza di Dio. Le due espressioni: "piena di grazia" e "il Signore è con te" sono quasi la stessa cosa. Questa presenza di Dio all’uomo si realizza in Cristo e per Cristo. È lui infatti l’Emmanuele, il Dio-con-noi (cfr. Mt 1,23). La grazia nel Nuovo Testamento è "Cristo in noi, speranza della gloria" (Col 1,27). Noi siamo già di Dio e di Cristo, anche se non siamo ancora stabilmente e definitivamente con lui.

La grazia è l’inizio della vita eterna: "Abbiamo già le primizie di quella vita, ci troviamo già in essa e viviamo ormai del tutto nella grazia e nel dono di Dio" (S. Basilio M., Om 20, 3, PG 31, 531); "Già ora è concesso ai santi, non solo di disporsi e prepararsi alla vita eterna, ma di vivere e operare in essa" (N. Cabasilas, Vita in Cristo, I, 1-2, PG 150,496); "Io ho trovato il cielo sulla terra perché il cielo è Dio e Dio è nell’anima mia. Il giorno che ho capito questo, tutto si è illuminato in me e vorrei dire questo segreto a tutti coloro che amo" (B. Elisabetta della Trinità, Lettera 107). In virtù della grazia "l’aldilà" è per noi un "al di dentro". Il non credente pensa che tutto questo sia illusione. Il credente sa che tutto ciò è più reale del reale che si vede.

6 - "Vi esorto a non accogliere invano la grazia di Dio"

(2Cor 6,1)


La riscoperta della grazia contiene anche un appello alla conversione. Noi che abbiamo la grazia, la fede, la luce di Dio che cosa ne facciamo per noi e per gli altri? Purtroppo si può accogliere invano la grazia di Dio, si può sciupare la grazia di Dio. Questo avviene quando non si corrisponde alla grazia, quando le si impedisce di produrre i suoi frutti che sono i frutti dello Spirito Santo. "Il frutto delle Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22).

Dopo aver detto: "Per grazia di Dio sono quello che sono", san Paolo aggiunge: "E la sua grazia in me non è stata vana" (1Cor 15,10). Egli ha fatto fruttare il talento della grazia. Egli è stato il grande predicatore della grazia, ma ancor più il grande coltivatore di essa. Egli insegna a tutti gli annunciatori cristiani che il primo annuncio deve essere quello della grazia, ma che per essere in grado di farlo, bisogna fare l’esperienza della grazia, bisogna viverla. È vero che i sacramenti operano per forza propria e conferiscono la grazia nonostante l’indegnità del ministro, ma l’esperienza insegna che chi incontra un santo, di solito, si converte e cambia vita, chi incontra un mediocre resta com’era. Non può aiutare a liberarsi dal peccato uno che vive nel peccato.

7 - Santa Maria della grazia

L’annuncio della grazia contiene anche una carica di consolazione e di coraggio. Maria è invitata a rallegrarsi e a non temere perché ha trovato grazia presso Dio. Ella è la figura della Chiesa. Quindi l’invito: "Rallegrati, o piena di grazia!" e: "Non temere perché hai trovato grazia!" è rivolto ad ogni anima credente, è rivolto a noi.

La grazia è la ragione principale della nostra gioia. Nella lingua greca in cui fu scritto il Nuovo Testamento le due parole grazia (charis) e gioia (charà) quasi si confondono: la grazia dà gioia. Rallegrarsi per la grazia significa "cercare la gioia nel Signore" (Sal 37,4) e in nessun altro all’infuori e senza di lui; non anteporre assolutamente nulla al favore e all’amicizia di Dio.

La grazia è anche la ragione principale del nostro coraggio. A san Paolo che si lamentava per la sua spina nella carne, Dio rispose: "Ti basta la mia grazia" (2Cor 12,9). La grazia e il favore di Dio non vengono meno al momento del bisogno. Dio è insieme "grazia e fedeltà" (Es 34,6). Tutti ci possono abbandonare, anche il padre e la madre, ma Dio ci raccoglie (Sal 27,10). Per questo noi possiamo dire: "Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita" (Sal 23,6).

Dobbiamo rinnovare ogni giorno il contatto con la grazia di Dio che è in noi. Non si tratta di entrare in contatto con un’idea o con una cosa, ma con una persona perché la grazia è "Cristo in noi, speranza della gloria" (Col 1,27). Per mezzo della grazia, noi possiamo avere fin da questa vita un contatto spirituale con Dio ben più reale di quello che si può avere attraverso la speculazione su Dio.

Al termine di questo primo capitolo della vita di Maria che è la grazia, facciamo un esercizio di fede, di gratitudine e di stupore. Dobbiamo credere alla grazia, credere che Dio ci ama e ci è favorevole, che per grazia siamo stati salvati, che il Signore è anche con noi, come fu con Maria. Diciamo con i Salmi: "Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio!" (Sal 63,4); "La tua grazia vale più della vita" (Sal 63,4).

Ci sono tanti santuari in cui si venera la Madonna con il titolo di Santa Maria delle grazie. È uno dei titoli più cari al popolo cristiano. Dobbiamo fare un passo avanti e scoprire un titolo ancora più bello: Santa Maria della grazia. Prima di chiedere alla Madonna di ottenerci delle grazie, chiediamole di ottenerci la Grazia.


continua..............


[Modificato da Caterina63 03/08/2011 16:13]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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