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S.Giuseppe Casto Sposo di Maria e Custode della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2014 22:26
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Sesso: Femminile
18/06/2013 16:31
 
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san Giuseppe entra nelle preghiere eucaristiche 

In questi tempi di grave crisi della Chiesa Cattolica, talvolta siamo portati ad un certo scoraggiamento. Nostro Signore, però, non abbandona né la Chiesa né noi e la notizia di oggi ci riempie i cuori di gioia.

Infatti, tramite il decreto Paternas vices (prot. N. 215/11/L) della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti – a firma del card. Prefetto, Antonio Canizares Llovera e datato 1° maggio 2013 – il Sommo Pontefice Francesco – portando a termine un percorso iniziato già sotto il venerato predecessore Benedetto XVI – ha ordinato che il nome di san Giuseppe dovrà comparire nella III edizione tipica del Messale Romano (quella che è in vigore nell’originale latino dal 2002 e che è in corso di traduzione in italiano) non solo nella Preghiera Eucaristica I (Canone Romano)(questo succede già dal 1962, dopo il provvedimento del beato Giovanni XXIII), ma anche nella II, III e IV.

La seconda preghiera apparirà così: “et cum beata Dei Genetrice Virgine Maria, beato Ioseph, eius Sponso, beatis Apostolis”.
La terza così: “cum beatissima Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum beatis Apostolis”.
La quarta così: “cum Beata Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum Apostolis”.


Attendendo la traduzione ufficiale in italiano che probabilmente verrà fornita dalla Congregazione medesima, provvediamo a fornire una nostra modesta traduzione non ufficiale.

Per la seconda preghiera eucaristica: “insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con San Giuseppe, suo sposo, con gli apostoli”.
Per la terza: “con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con i tuoi santi apostoli”.
Per la quarta: “con la beata Maria Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con gli apostoli”.

Dunque, tra qualche tempo in tutte le chiese – sperando ovviamente che alcuni reverendi sacerdoti non facciano di testa loro, disattendendo le indicazioni di Roma, magari in nome dell’ “ecumenismo” o di una “fede adulta” – dell’orbe cattolico risuonerà, nel momento più alto di tutta la celebrazione, il carissimo nome di san Giuseppe, padre putativo di Nostro Signore Gesù Cristo, patrono della Chiesa universale, terrore dei demoni, conforto dei moribondi.

Già sin d’ora il beatissimo sposo della santissima Vergine si degni di intercedere per tutta la Chiesa universale – ma crediamo non abbia mai smesso di farlo, in questi anni – affinché copiose grazie discendano su tutto il Corpo mistico del Signore Nostro Gesù Cristo.
Interceda pure il beato Giovanni XXIII, che supponiamo dal cielo si stia rallegrando di questo provvedimento del suo successore.
E, concludendo, un ringraziamento dal profondo del cuore per questo provvedimento al regnante Pontefice Francesco e pure al Papa emerito Benedetto XVI.

Via: http://wdtprs.com/blog/2013/06/action-item-st-josephs-name-now-in-eucharistic-prayers-ii-iii-iv/

sanGiuseppe






San Giuseppe? Che ci aiuti
a seguire i suoi passi


    di Antonio, cardinale,Cañizares Llovera

    È stato reso pubblico il decreto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti in virtù del quale il nome di san Giuseppe viene aggiunto nelle preghiere eucaristiche ii, iii e iv, apposto dopo quello di Maria, Vergine e Madre di Dio. Già dal pontificato di Giovanni XXIII il suo nome era stato aggiunto nella prima preghiera, il cosiddetto "Canone romano". Ci rallegriamo di questa scelta che in tanti aspettavamo.

    San Giuseppe, è senza alcun dubbio una figura vicina e cara al cuore del popolo di Dio, una figura che invita a cantare incessantemente la misericordia del Padre, perché il Signore ha compiuto in lui grandi opere e ha mostrato la sua infinita misericordia verso gli uomini. Non possiamo dimenticare che la figura di san Giuseppe, pur restando alquanto nascosta e nel silenzio, riveste un'importanza fondamentale nella storia della salvezza. A lui Dio affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi: il suo Figlio unigenito, fattosi carne, e la sua Madre santa, sempre Vergine. A lui obbedì Gesù Cristo, autore della nostra salvezza; in lui abbiamo il grande intercessore presso il Figlio di Dio, nostro redentore, che nacque dalla Vergine Maria, sua sposa; in lui abbiamo l'esempio dell'uomo fedele e credente e del servo prudente.

    Sono pochissime le allusioni a san Giuseppe nei Vangeli, e solo in Matteo e in Luca; tuttavia, con grande sobrietà, ci offrono i tratti che delineano questa singolare figura, nella quale Dio ha trovato una docilità totale per portare a termine le sue promesse. Giuseppe, sposato con Maria, era della casa di Davide. Così unì Gesù alla discendenza davidica, di modo che, compiendo le promesse fatte sul Messia, il Figlio della Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, potesse veramente chiamarsi "figlio di Davide". Davide non vedrà il suo successore promesso, "il cui trono durerà per sempre", perché questo successore annunciato, velatamente nella profezia di Natan, è Gesù.

    Davide confida in Dio. Allo stesso modo, Giuseppe confida in Dio quando ascolta il messaggero, l'angelo, che gli dice: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". E Giuseppe "fece come gli aveva ordinato l'angelo".
    Matteo dice che Giuseppe, "poiché era un uomo giusto", obbedì al mandato. Dire che era giusto significa dire tutto di Giuseppe; non significa solo che era un uomo buono e comprensivo; vuole indicare anche e semplicemente il vigore e la solidità di tutta la sua persona che si caratterizzano nella sua identità più profonda, fino a definirlo per il suo vivere della fede, come "il giusto vive della fede", il suo confidare pienamente nel Signore, e quindi il suo essere interamente benedetto da Dio, come l'albero che cresce accanto alle acque del fiume. Il giusto è colui che cammina nella legge del Signore e ascolta le sue richieste, colui che vive nella totale comunione con il volere divino e realizza la sua verità, colui che resta fermo nell'incrollabile fedeltà di Dio, e prende parte alla sua consistenza, che è quella di Dio stesso.

    Per l'uomo giusto, come viene ritenuto e giudicato Giuseppe, giunge il momento della prova, una dura prova per la sua fede e per la sua fedeltà. Promesso di Maria, prima di andare a vivere con lei scopre la sua misteriosa maternità e ne resta turbato. L'evangelista Matteo sottolinea proprio che, essendo giusto, non voleva ripudiarla e decise quindi di licenziarla in segreto. Ma, di notte, in sogno, l'angelo gli fece capire che era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, e rinunciando a se stesso e al suo giudizio, al suo modo di vedere le cose e al suo progetto, accetta e collabora con il piano di salvezza: lascia che Dio sia Dio, senza imporgli alcuno stampo o criterio umano preesistente, prestabilito dall'uomo.

    Certo l'intervento divino nella sua vita non poteva non turbarne il cuore, sommerso nell'oscurità della notte, e della mancanza di luce in quel momento. Confidare in Dio non significa infatti vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che abbiamo programmato; confidare in Dio vuol dire espropriare se stessi, ossia svuotarsi di se stessi, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere "giusto", con la giustizia o la verità di Dio, come san Giuseppe; ovvero può conformare la propria volontà e il proprio volere a Dio, al suo disegno, e così vivere e camminare nella verità e nella luce. Nella storia Giuseppe è l'uomo che ha dato la più grande prova di fedeltà e di fiducia a Dio, persino dinanzi a un annuncio così sorprendente. In lui vediamo la fede del nostro padre Abramo, padre dei credenti.

In Giuseppe troviamo un autentico erede della stessa fede di Abramo; fede in Dio che guida gli eventi della storia secondo il suo misterioso disegno salvifico. In realtà, come dice la Lettera agli Ebrei parlando di Abramo, anche Giuseppe "credette contro ogni speranza". Ebbe totale fiducia in Dio. La sua fede è come quella della sua sposa Maria, che dice: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questa fede, e proprio grazie a essa, vediamo quanto Giuseppe sia unito alla sua sposa per compiere la volontà di Dio, per fare quello che Dio vuole, per ascoltare e obbedire alla Parola di Dio, a ciò che Dio ordina, e realizzare così il disegno divino: beato "perché ha ascoltato la parola di Dio", l'ha accolta, le ha obbedito, senza nessuna certezza umana, fidandosi solamente di quello che il messaggero gli ha trasmesso. Come lo stesso Gesù, fattosi uomo nel grembo di Maria, per opera dello Spirito Santo: "un corpo mi hai preparato (...). Ecco io vengo (...). Per fare, o Dio, la tua volontà".


    Questa grandezza di Giuseppe, che è la grandezza della fede, come quella di Maria, emerge ancora di più perché ha compiuto la sua missione in modo umile e nascosto nella casa di Nazareth. Del resto, Dio stesso, nella persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questo cammino e questo stile - quelli dell'umiltà e del nascondimento - nella sua esistenza terrena. Giuseppe, come lo descriveva il beato Giovanni Paolo ii, è l'uomo del silenzio, del "silenzio di Nazareth". È lo stile che lo caratterizza in tutta la sua esistenza: come nella notte in cui è nato Gesù, come quando ascolta l'anziano Simeone, o quando Gesù viene ritrovato nel tempio e ricorda ai sui genitori che deve occuparsi delle cose del Padre suo, perché solo Dio è nostro Padre e "ogni paternità viene da Dio".

    Possiamo considerare san Giuseppe benedetto e beato, perché fu il primo a cui venne confidato direttamente il mistero dell'incarnazione, il compimento delle promesse di Dio, del Dio con noi, l'Emmanuele. E come Maria, mantenne questo segreto nascosto ai secoli e rivelato nella pienezza dei tempi. Lo serbò nel cuore e lo custodì; perché il "segreto" era il Figlio di Maria, al quale avrebbe dato il nome di Gesù, il "Salvatore" di tutti gli uomini, messia e Signore.

    A Giuseppe il Padre celeste affidò la cura quotidiana di suo figlio, sulla terra, una cura realizzata nell'ubbidienza, nell'umiltà e nel silenzio. A lui spettarono l'onore e la gloria di allevare Gesù, ossia di nutrirlo e d'istruirlo, di guidarlo lungo i cammini della vita perché imparasse a essere uomo, perché imparasse a lavorare come uomo, ad amare come uomo con cuore di uomo, perché s'inserisse in una storia e in una tradizione concreta, quella del Popolo di Dio eletto e amato, per educarlo come uomo e per educarlo anche nella preghiera di quel popolo a pregare come uomo.

    Quanto è meraviglioso il fatto che il Figlio di Dio si sia sottomesso così a Giuseppe e abbia imparato a obbedire e a camminare nella vita dell'uomo accanto a Giuseppe! Come riflette bene tutto ciò quel meraviglioso dipinto di El Greco, esposto nella sacrestia della cattedrale di Toledo, a detta degli esperti uno dei quadri più belli del pittore, toledano di adozione: Gesù, bambino, pieno di gioia guidato da Giuseppe, che l'osserva attentamente con uno sguardo di tenerezza e di fede incomparabili, che cammina con lui, che lo tiene con la mano, con lo sguardo rivolto a Gesù e all'orizzonte, o meglio al cielo, ripercorrendo il cammino della propria vita.

    Come non rendere grazie a Dio per questa meraviglia che Egli ha compiuto tra gli uomini: Giuseppe, il giusto, sposo della Vergine Maria, il falegname di Nazareth, del quale Gesù era ritenuto il figlio, per disprezzarlo per la sua umile condizione, ma così grande agli occhi di Dio da affidargli la custodia di suo Figlio e di sua Madre, Dio che continua oggi ad affidargli la protezione e il sostegno della Chiesa, di cui Maria è immagine e madre?

    Come non fare menzione del suo nome, accanto a quello della sua sposa, la Vergine Madre di Dio, Maria, nelle preghiere eucaristiche, se occupa un posto così importante nella storia della salvezza, nella pienezza di questa storia, nell'opera redentrice di Gesù, il Salvatore, nato da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo? Come non tenerlo presente ogni volta che celebriamo il memoriale del mistero pasquale, nell'Eucaristia, che fa la Chiesa, essendo così legato a ciò che è la Chiesa, e la custodisce, come suo protettore universale?

Che questo inserimento del nome di san Giuseppe ci aiuti tutti a seguire i suoi passi, la sua fede, la sua fedeltà e la sua prontezza nel compimento silenzioso della missione che la Chiesa affida a ognuno di noi, per servire Gesù, nel quale è la salvezza del mondo intero, e servirlo come lui, suo grande servo e servitore, lo ha servito: con tutto il suo essere, con tutto il suo cuore.




(L'Osservatore Romano 20 giugno 2013)


    IL DRECRETO UFFICIALE:

Lo scorso 1° maggio la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha emesso un Decreto con il quale ha disposto che, come già avviene nel Canone Romano, anche nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, dopo la Beata Vergine Maria, si faccia menzione del nome di San Giuseppe, Suo Sposo.

 Pubblichiamo di seguito il testo del Decreto in lingua latina e nelle varie traduzioni, nonché le formule che spettano al nome di San Giuseppe nelle suddette Preghiere eucaristiche, in latino e nelle traduzioni nelle lingue occidentali di maggiore diffusione:
•TESTO DEL DECRETO IN LINGUA LATINA


 DECRETUM

Paternas vices erga Iesum exercens, in oeconomia salutis super Familiam Domini constitutus munus gratiae Sanctus Ioseph Nazarenus luculenter adimplevit et, humanae salutis mysteriorum primordiis summopere adhaerens, benignae humilitatis est exemplar, quam christiana fides sublimes ad fines provehit, et documentum communium humanarum simpliciumque virtutum, quae necesse sunt, ut homines boni sint verique Christi sectatores. Per eas vir Iustus ille, amantissimam gerens Dei Genetricis curam laetantique studio Iesu Christi sese institutioni devovens, pretiosissimorum Dei Patris thesaurorum custos factus est et tamquam mystici illius corporis, quae est Ecclesia, subsidium assiduo populi Dei cultu per saecula prosecutus est.

In Catholica Ecclesia christifideles iugem erga Sanctum Ioseph praebere consueverunt devotionem ac sollemnioribus ritibus assiduoque cultu castissimi Deiparae Sponsi memoriam adhuc utpote caelestis universae Ecclesiae Patroni adeo percoluerunt, ut iam Beatus Ioannes Pp. XXIII tempore Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani Secundi nomen eius vetustissimo Canoni Romano addi decerneret. Quae honestissima placita pluribus ex locis perscripta Summus Pontifex Benedictus XVI persolvenda suscepit atque benigne approbavit ac Summus Pontifex Franciscus nuperrime confirmavit, prae oculis habentes plenam illam communionem Sanctorum, qui iam nobiscum viatores in mundo ad Christum nos adducunt eique coniungunt.

Exinde, attentis expositis, haec Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, vigore facultatum a Summo Pontifice Francisco tributarum, perlibenter decrevit, ut nomen Sancti Ioseph Beatae Mariae Virginis Sponsi Precibus eucharisticis II, III et IV, quae in editione typica tertia Missalis Romani sunt, posthac adiciatur, post nomen Beatae Virginis Mariae additis verbis, uti sequitur: in Prece eucharistica II: « ut cum beáta Dei Genetríce Vírgine María, beáto Ioseph, eius Sponso, beátis Apóstolis »; in Prece eucharistica III: « cum beatíssima Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum beátis Apóstolis »; in Prece eucharistica IV: « cum beáta Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum Apóstolis ».

Circa textus lingua latina exaratos, adhibeantur hae formulae, quae nunc typicae declarantur. De translationibus in linguas populares occidentales maioris diffusionis ipsa Congregatio mox providebit; illae vero in aliis linguis apparandae ad normam iuris a Conferentia Episcoporum conficiantur, Apostolicae Sedi per hoc Dicasterium recognoscendae.

Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 1 mensis Maii anno 2013, sancti Ioseph opificis.

Antonius Card. Cañizares Llovera
 Praefectus

 + Arturus Roche
 Archiepiscopus a Secretis


TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA


 DECRETO

Mediante la cura paterna di Gesù, San Giuseppe di Nazareth, posto a capo della Famiglia del Signore, adempì copiosamente la missione ricevuta dalla grazia nell’economia della salvezza e, aderendo pienamente agli inizi dei misteri dell’umana salvezza, è divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perché gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo. Per mezzo di esse quel Giusto, che si è preso amorevole cura della Madre di Dio e si è dedicato con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, è divenuto il custode dei più preziosi tesori di Dio Padre ed è stato incessantemente venerato nei secoli dal popolo di Dio quale sostegno di quel corpo mistico che è la Chiesa.

Nella Chiesa cattolica i fedeli hanno sempre manifestato ininterrotta devozione per San Giuseppe e ne hanno onorato solennemente e costantemente la memoria di Sposo castissimo della Madre di Dio e Patrono celeste di tutta la Chiesa, al punto che già il Beato Giovanni XXIII, durante il Sacrosanto Concilio Ecumenico Vaticano II, decretò che ne fosse aggiunto il nome nell’antichissimo Canone Romano. Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha voluto accogliere e benevolmente approvare i devotissimi auspici giunti per iscritto da molteplici luoghi, che ora il Sommo Pontefice Francesco ha confermato, considerando la pienezza della comunione dei Santi che, un tempo pellegrini insieme a noi nel mondo, ci conducono a Cristo e a lui ci uniscono.

Pertanto, tenuto conto di ciò, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, di buon grado decreta che il nome di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, sia d’ora in avanti aggiunto nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, apposto dopo il nome della Beata Vergine Maria come segue: nella Preghiera eucaristica II: « ut cum beáta Dei Genetríce Vírgine María, beáto Ioseph, eius Sponso, beátis Apóstolis »; nella Preghiera eucaristica III: « cum beatíssima Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum beátis Apóstolis »; nella Preghiera eucaristica IV: « cum beáta Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum Apóstolis ».

Quanto ai testi redatti in lingua latina, si utilizzino le formule che da ora sono dichiarate tipiche. La Congregazione stessa si occuperà in seguito di provvedere alle traduzioni nelle lingue occidentali di maggior diffusione; quelle da redigere nelle altre lingue dovranno essere preparate, a norma del diritto, dalla relativa Conferenza dei Vescovi e confermate dalla Sede Apostolica tramite questo Dicastero.

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 1 maggio 2013, S. Giuseppe artigiano.

Antonio Card. Cañizares Llovera
 Prefetto

  + Arthur Roche
 Arcivescovo Segretario



[Modificato da Caterina63 19/06/2013 22:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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