È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La storia DELL'ANGELUS

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2014 18:54
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
02/12/2008 19:05
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Storia dell’"Angelus"


L’"Angelus" nelle varie espressioni dell’arte – Altri riferimenti letterari alla preghiera mariana in Dante, Manzoni e nello stesso Byron.

Ripercorriamo le mille suggestioni che l’Angelus ha suscitato in artisti di ogni tempo, dalla poesia alla pittura, dalla musica alle tante espressioni d’arte folkloristica. Continuiamo la nostra breve rassegna, rivisitando stavolta Dante e Manzoni, due massimi esponenti della Letteratura Italiana, e lo stesso miscredente inglese George Byron.

Fra quanti hanno subìto il fascino del suggestivo suono delle campane dell’Angelus va annoverato il sommo poeta Dante Alighieri. Egli, nel canto VIII del "Purgatorio" immagina di essere giunto in una valle amena in cui stanno le anime in attesa di purificarsi. Sull’imbrunire, due Angeli armati di spade infuocate scendono dal cielo ["ambo vegnon del grembo di Maria", v. 37] per fugare il serpente che ogni sera cerca di penetrare nella valletta.

È questa l’ora di più forte nostalgia della giornata, l’ora nella quale i naviganti ripensano al giorno in cui "han detto ai dolci amici addio" e il viandante prova un intenso desiderio dei suoi cari, se ode di lontano un suono di campana "che pare il giorno pianger che si more".

Un suono che Dante aveva udito infinite volte nella sua Toscana e in terra d’esilio: dal vetusto campanile di Sant’Apollinare in Ravenna, diffondendosi sulla pineta circostante la città, dove lui era ospite di Guido da Polenta, quel suono si ripercuoteva come un richiamo nostalgico nella sua travagliata vita e gli ispirò le due magnifiche terzine:

"Era già l’ora che volge il disio
ai navicanti e ’ntenerisce il core
lo dì ch’an detto ai dolci amici addio;
e che lo novo peregrin d’amore
punge, s’e’ ode squilla di lontano
che pare il giorno pianger che si more"

[Purg. VIII, 1-6].



"Te quando sorge e quando cade il die…"

Di Alessandro Manzoni abbiamo già altre volte ricordato i bei versi de "Il nome di Maria", con i quali il romanziere-poeta esprime felicemente i tre tempi dell’Angelus:

" Te quando sorge e quando cade il die,
e quando il sole a mezzo corso il parte,
saluta il bronzo che le turbe pie
invita ad onorarte…".

Tre volte al giorno i sacri bronzi, con i loro rintocchi, invitano i fedeli a salutare Colei a cui i "più bei nomi serba ogni loquela", Colei di cui molti popoli si vantano di esser "in sua gentil tutela".

Un altro accenno si ha ne "I Promessi Sposi" dove, in un quadretto pittorico molto suggestivo, il Manzoni descrive l’animazione del paese di campagna di Lucia, sul far della sera: "Le donne venivan dal campo portandosi in collo i bambini, e tenendo per mano i ragazzi più grandini, ai quali facevan dire le divozioni della sera; venivan gli uomini, con le vanghe e con le zappe sulle spalle […]. E, più delle parole, si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, che annunziava il finir del giorno".

È la campana dell’Avemaria della sera, alla quale lo scrittore allude poco prima.

Ma non sono, ovviamente, solo Dante e Manzoni ad onorare la Vergine dell’Annunciazione. Al fascino dell’Angelus non sono sfuggiti neppure uomini di lettere irreligiosi. Tanto per citarne uno, George Byron [1788-1824], protestante e miscredente, nella sua permanenza in Italia – e proprio dalla pineta di Ravenna cara a Dante – ode il suono della campana dell’Angelus della sera e, commosso, eleva il suo canto alla Madonna:

"Ave Maria! Più dolce ora non segna
il giorno, né di Te, Donna, più degna.
Ave Maria! Sia la bell’ora e il loco
benedetto, dov’io sì spesso a poco a poco
terra e cielo sento, mentre da lontan s’estolle
un suon di squilla e della sera il fioco
inno si spande dalla valle al colle;
calma e tinta di rose è l’atmosfera,
mormora il bosco un suon di preghiera"

[Don Juan, c. III].

Simone Moreno

*************************************************************

Storia dell’"Angelus"


L’"Angelus" nelle varie espressioni dell’arte – La recita del saluto angelico è stata sentita come un soggetto particolarmente suggestivo nella storia della pittura.

Ripercorrendo la storia delle mille suggestioni che l’Angelus ha suscitato in artisti di ogni tempo, dalla poesia alla pittura, dalla musica alle tante espressioni d’arte folkloristica, ci imbattiamo stavolta in quadri altamente pittorici di artisti come J. F. Millet e Giovanni Segantini.

1. Fra i vari quadri, il più noto è senza dubbio quello dovuto al magico pennello di J. F. Millet [1814-1875] che si ammira nel Museo del Louvre di Parigi.

L’Autore – che fu padre di nove figli e che per far fronte alla miseria che bussava continuamente alla porta della sua casa, dovette alternare la pittura al lavoro agricolo – in diversi suoi quadri ritrasse paesaggi e celebrò la vita rude e laboriosa dei campi.

Verso la fine della vita il favore del pubblico cominciò ad arridergli: ci si accorse che i paesaggi e le scene rurali delle sue tele erano soffuse di una patetica poesia biblica e virgiliana insieme; e quando morì, la sua fama era davvero molto grande.

Il quadro dell’Angelus [da noi pubblicato a pag. 7 del num. dello scorso Gennaio] rappresenta una scena semplicissima, eppure tanto avvincente. Sullo sfondo, una campagna leggermente ondulata e, in lontananza, la chiesa del paesello agreste col campanile che si profila in un cielo che ormai sta per imbrunire: è l’Angelus della sera. In primo piano, due contadini relativamente giovani, con gli strumenti del lavoro appoggiati per terra: una cariola con sacchi ripieni, una cesta e un tridente ‘piantato’ sul terreno. Il giovane si è tolto il cappello e la giovane donna tiene le mani giunte sul petto; ambedue chinano il capo riverenti, recitando appunto l’Angelus: i loro volti assorti nella preghiera sono così espressivi che non ci si sazia di ammirarli…


Suggestione dell’"Ave, Maria" di Giovanni Segantini

2. Un altro quadro dell’Angelus – celebre quasi quanto quello del Millet – è l’"Ave, Maria" di Giovanni Segantini [1858-1899], pittore pieno di sentimento e di armonia, nato ad Arco presso il Lago di Garda.

Con grande spontaneità d’ispirazione e mediante l’uso di una tecnica nuova [detta "divisionismo"], egli seppe rendere i suoi quadri di una intensa luminosità cromatica.

L’ispirazione per il quadro dell’"Ave, Maria" la ebbe una sera in Brianza. Un suo biografo la narra così: "Scese alle rive di Pusiano sul far della sera; il crepuscolo si attenuava senza spegnersi […]. Il lago giaceva liscio e piano, ripercuotendo sulla curva dei suoi riflessi la curva più vasta del cielo.

Una barca si staccò dalla riva: era carica di pecore trasportate a un paesello dell’altra sponda […]. Una donna, seduta a prua davanti al barcaiolo, chinava amorevolmente la testa sul suo bambino.

Quando si udirono i rintocchi dell’"Ave, Maria" da Pusiano, da Bosisio, da Varella, il barcaiolo lasciò un momento i remi per farsi il segno della Croce; lo scafo parve allora abbandonato a se stesso e navigava adagio, spinto dalla tenue luce e dal dolce suono di campane" [R. Calzini, Segantini: romanzo della montagna, Ed. Mondadori 1934].

Soggiogato da questo spettacolo che era rimasto impresso nella sua mente, il Segantini si pose all’opera e compose la sua meravigliosa tela [cfr. riproduzione a lato].

Quel barcone con due cerchi, quelle case e quella chiesa lontane sullo sfondo che si specchiano nelle acque, quel sole che, scomparendo dietro l’orizzonte, indora il cielo e scintilla sulle onde, quella mamma che pregando si stringe al collo il suo bambino, e soprattutto quel marito barcaiolo col viso devotamente composto nell’orazione, sono di un’efficacia rappresentativa meravigliosa e vibrano di fortissimo sentimento religioso.

Ecco come – esemplificata nelle opere di J. F. Millet e Giovanni Segantini – anche l’arte pittorica ha saputo rendere la suggestione religiosa della recita dell’ "Angelus".

Simone Moreno

**************************************************************

Storia dell’"Angelus"


L’"Angelus" nelle varie espressioni dell’arte – La recita del saluto angelico è stata sentita come un soggetto particolarmente suggestivo nella storia della pittura.



Continuando a percorrere la storia delle mille suggestioni che l’Angelus ha suscitato in artisti di ogni tempo, dalla poesia alla pittura, dalla musica alle tante espressioni d’arte folkloristica, dopo esserci soffermati [nel num. dello scorso Dicembre] in quadri di grandi pittori come J. F. Millet e Giovanni Segantini, vogliamo stavolta lasciarci suggestionare da altri artisti altamente espressivi, tra i quali accenneremo soltanto a Niccolò Cannici, Arturo Faldi, e Angelo Morbelli [pittori tra l’ ’800 e il primo ’900], per finire con il surrealista catalano Salvator Dalì.

Pittori romantici dell’"Avemaria"

Il fiorentino Niccolò Cannici [1846-1906] raffigura nel quadro "Ave, Maria" il gregge al pascolo e una pastorella che volge lo sguardo lontano, quasi scrutando l’orizzonte da dove paiono giungere il rintocchi dell’Avemaria. In primo piano, una donna seduta su un ciglio erboso, con il capo chino sul figlioletto che dorme tra le sue braccia, è in atteggiamento di preghiera; un altro bambino sonnecchia sdraiato lì accanto sul prato, come attendendo il momento del ritorno a casa…

Dall’insieme della composizione traspare un senso di pace e di abbandono fiducioso, al quale la sobrietà del colore e la tenue diffusione della luce confluiscono una fluida evanescenza di notevole suggestione.



La soavità del crepuscolo vespertino al suono dell’Angelus risalta pure dalle due belle tele di Arturo Faldi [1856-1911], intitolate: "La giornata è finita" e "Ave, Maria". In quest’ultima, una giovane madre dalle meravigliose fattezze solleva la sua bimba a deporre alcune rose ai piedi di un quadro della Vergine, posto in una devota edicola. Accanto, una rustica siepe oltre la quale si scorgono colline erbose dal dolce pendio. Sul fondo della valle, una chiesa da cui si suppone giungano i rintocchi dell’Ave.

La delicatezza del lavoro e soprattutto l’atteggiamento della donna, con quel viso estatico ed espressivo e quello sguardo dolce e penetrante, conferiscono al quadro l’espressione di una devozione viva e sentita verso la Regina del Cielo.

Infine [di questi, fra i tanti pittori romantici che si potrebbero citare], un’altra squisita "Ave Maria della sera", piena di sentimento, si deve all’alessandrino Angelo Morbelli [1853-1919], paesaggista luminoso che nelle sue tele svolge con particolare abilità il tema delle ultime luci del giorno e della vita che si spegne.

Gli "Angelus" del pittore surrealista Salvator Dalì

Sono quattro i soggetti dell’ "Angelus" che Salvator Dalì ritrasse, quasi ossessionato dall’Angelus del Millet, che dipinge successivamente in forma "architettonica", come evocazione di un certo "Atavismo del crepuscolo", o sotto il titolo di "Reminiscenza archeologica".

L’artista stesso spiega: "In una breve fantasia alla quale mi lasciai andare nel corso di un’escursione al Capo Creus, il cui paesaggio minerale (a Nord-Ovest della Catalogna) costituisce un autentico delirio geologico, immaginai intagliate nelle più alte rocce le sculture dei due personaggi dell’Angelus di Millet. La loro situazione spaziale era la stessa del quadro, ma erano tutti coperti di fenditure. Numerosi dettagli delle figure erano stati cancellati dall’erosione, il che contribuiva a far risalire la loro origine a un’epoca molto remota. Era la figura dell’uomo a risultare più deformata dall’azione meccanica del tempo; di lui non restava altro che la massa vaga e informe della silhouette, che diventava così terribilmente e particolarmente angosciante…".

Visione surrealista di quello che Dalì chiamava "il mito tragico dell’Angelus di Millet"; ma forse, a leggervi bene dentro, comprendiamo come anche questo ‘fantasma profondo’ dell’artista catalano richiami la realtà dell’uomo legato alla terra e sublimata nel mistero dell’Incarnazione evocata dall’"Angelus".

Simone Moreno

***************************************************************

Storia dell’"Angelus"


L’"Angelus" nell’espressione dell’arte musicale: dalle melodie gregoriane al canto popolare delle ‘Laudi’ medioevali, fino alle grandi composizioni liriche.



Delle mille suggestioni che l’Angelus ha suscitato in artisti di ogni tempo [dalla letteratura e dalla poesia alla pittura, dalla musica alle tante espressioni d’arte folkloristica], vogliamo stavolta accennare all’arte musicale del canto gregoriano e delle ‘Laudi’ medioevali, per rivisitare in seguito le melodie dei grandi compositori che, nella celebrazione dell’"Angelus", hanno esaltato il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.

L’armonia dell’"Ave, Maria" che le campane di ogni luogo diffondono dalle prime luci dell’alba a quando scendono le ombre della sera, risuona con cadenze prolungate nelle "laudi" paesane delle nostre Chiese di montagna o di campagna, dove si raccolgono i devoti della Santa Vergine, specie la povera gente delle valli, i lavoratori dei campi, mamme di famiglia o ragazze che sognano il loro avvenire di spose…

Anche questa è lontana ispirazione del costante tributo che l’arte divina della musica e del canto rende nel tempo alla "benedetta fra tutte le donne".

Già nei primi secoli cristiani in Siria si componevano inni mariani. Sant’Efrem e San Giovanni Damasceno, in modo particolare, arricchirono le prime raccolte vigenti nelle Chiese d’Oriente, terra di Maria. E diverse Liturgie s’incaricavano di dare a questi canti una propria suggestiva flessione e colorazione.



Perenne sinfonia della Chiesa

Dall’Oriente all’Occidente. È facile pensare che le Comunità cristiane che muovevano litaniando verso la Basilica Liberiana in Roma dovessero innalzare a Maria cantici di gloria, inni solenni e popolari, sul tipo di quelli che a Milano, composti da Sant’Ambrogio, avevano fatto piangere di commozione il giovane Sant’Agostino, il santo più "umano" del Cristianesimo.

Seguì quindi lo sviluppo di tutta un’epopea musicale mariana, in una interminabile successione di composizioni geniali in onore della Vergine Madre. Occupano il primo posto le numerose melodie di ispirazione gregoriana, il canto tradizionale della Chiesa che rende a Maria, in cento e più Antifone, l’omaggio della fede: "Quem Mater illa concipit / quae sola Virgo parturit…".

Fra i tanti Inni, l’"Ave, maris Stella" – canto di invocazione ai sentimenti materni della più tenera delle madri – ci colpisce ancora e ci commuove tanto. Come ci commuove la "Salve, Regina" [un saluto che riecheggia quello dell’Angelo], per la più vera delle preghiere che rivolgiamo alla Vergine: "Mostraci, dopo questo esilio, Gesù…". Senza contare le melodie gregoriane dell’"Ave Maria", quasi anticipazione delle grandi composizioni di Bach, di Gounod, di Schubert, di Mozart, di Beethoven, di Puccini, di Rossini, di Wagner, di Mascagni, di Mendelson, di Verdi, ecc.

Sin dal Medioevo il canto gregoriano trovò una corrispondenza di più immediata espressione nella musica religiosa popolare. È il caso delle ‘Laudi’, straordinariamente ricche di sentimento e di fede: strofe spesso ingenue, semplici, che gli innamorati di Maria s’incaricavano di dettare e che gli umili trovavano meravigliosamente rispondenti alla loro sensibilità mariana. ‘Laudi’ melanconiche e fiduciose insieme di madri e padri di famiglia, nelle quali si poteva ravvisare anche la stanchezza di chi, ogni sera, si tapinava dietro la quotidiana fatica del vivere.

Sempre, comunque, il canto dell’"Angelus" ha trovato adeguata espressione in creazioni ed interpretazioni differenti: nelle melodie più pure ed alte del genio come nelle devote preghiere salmodianti dei Monasteri che, anche nelle ore più fonde della notte, risuonavano nel Coro di voci verginali di Claustrali o nel canto pieno e forte di Monaci vegliardi.

Davvero, le armonie dell’"Angelus" sono sempre risuonate struggenti nella fede della Chiesa.

Simone Moreno
[Modificato da Caterina63 27/04/2010 17:14]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:11. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com