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I DIECI COMANDAMENTI...ragionati

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2016 22:48
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Sesso: Femminile
25/01/2010 13:16
 
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Ringraziando l'amica Gabbianella1 che nel forum di Famiglia Cattolica mi ha dato l'idea per un approfondimento... posto qui una ulteriore riflessione...

IL PER-DONARE...

Perdonare NON è letteralmente incluso nei Dieci Comandamenti, tuttavia Gesù lo include in quella Legge dell'Amore che parte dai Comandamenti....AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO..... COSA DICONO I COMANDAMENTI? e inoltre aggiunge: AMATE I VOSTRI NEMICI.... e cosa dice ai suoi crocifissori? PADRE, PERDONA LORO, NON SANNO QUELLO CHE FANNO!

Gesù ci invita ad accogliere i Comandamenti non come una schiavitù della Legge, MA COME ATTO D'AMORE ORDINATO AL NOSTRO STESSO BENE E AL BENE DEL NOSTRO PROSSIMO....questa è la Legge dell'Amore: donare-per....

Dice una storiella edificante:

Questa storia racconta di due amici che camminavano nel deserto.
Ad un certo punto del viaggio cominciarono a discutere,
ed un amico diede uno schiaffo all'altro;
questi addolorato, ma senza dire nulla,
scrisse sulla sabbia :
" IL MIO MIGLIORE AMICO
OGGI MI HA DATO UNO SCHIAFFO."
Continuarono a camminare, finché trovarono un'oasi,
dove decisero di fare un bagno.
L'amico che era stato schiaffeggiato rischiò di annegare,
ma il suo amico lo salvò.
Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra :
" IL MIO MIGLIORE AMICO
OGGI MI HA SALVATO LA VITA."
L'amico che aveva dato lo schiaffo
e aveva salvato il suo migliore amico domandò :
" Quando prima, ti ho colpito, hai scritto sulla sabbia,
e adesso lo fai su una pietra. Perché ?"
L'altro amico rispose :
quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo sulla sabbia,
dove i venti del perdono possano cancellarlo.
Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi,
dobbiamo inciderlo nella pietra,
dove nessun vento possa cancellarlo.

IMPARA A SCRIVERE LE TUE FERITE NELLA SABBIA
E AD INCIDERE NELLA PIETRA LE TUE GIOIE !




********************************************************************************

 ....non vorrei essere io a risvegliarvi dai dolci sogni e gettavti violentemente nella cruda realtà dove il concetto di perdono non è affatto semplice nè facile come dalla storiella che abbiamo appena letto....

Attenzione al PERDONISMO poichè perdonare NON è affatto facile e non è un atto umano, ma divino, infatti il termine stesso, composto da due termini dice: PER-DONO....DONO-PER...

Per-donare dunque è un dono che ci viene da Dio, il non credente capace di perdonare, compie un atto divino senza saperlo... il cristiano perdona NON in nome suo, ma in nome di Cristo...anche quando non lo cita...
Il Sacerdote ci assolve dai peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...

Ma questo perdonare non è facile...
tu hai postato una bellissima storia EDIFICANTE ma la realtà è diversa...
provate a pensare ad una madre alla quale HANNO VIOLENTATO ED UCCISO UN FIGLIO....qui non si tratta più di uno schiaffo...

Il tipo di sofferenza ricevuta nella storiella raccontata è ben diversa DALLA VIOLENZA che si riceve dal nemico per il quale Gesù dice "AMATE I VOSTRI NEMICI".....

Il perdonare s'innesca soprattutto quando riceviamo un torto personale, rivolto esclusivamente alla nostra persona....altra cosa è quando riceviamo una violenza che colpisce anche i nostri affetti più cari....qui s'innesca davvero il Calvario, IL CROCEFISSO...
ecco che qui io, madre colpita negli affetti non posso capire questo perdono, posso però dire: "PADRE PERDONA LORO, NON SANNO QUELLO CHE FANNO"

è un RIMANDARE A DIO un per-dono troppo grande e troppo pesante per la mia umanità ferita...
nel Padre Nostro diciamo: rimetti a noi i nostri debiti, come noi LI RIMETTIAMO ai nostri debitori....

attenzione alle parole, NON diciamo un semplice "perdona i nostri debiti, ma RIMETTI....
rimettere significa DELEGARE A QUALCUNO PIU' POTENTE DI NOI IL NOSTRO DEBITO COME NOI ABBIAMO DELEGATO A DIO QUANTI ERANO IN DEBITO CON NOI
...

Cristo ha portato la Legge dell'Amore che contempla il dono-per-AMORE...ossia PER-DONARE-AMORE.....

Diceva Ratzinger nella Messa il giorno prima che fosse eletto Pontefice:

La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).

La "vendetta" di Dio è la LEGGE DELL'AMORE CHE SI DONA-PER....

Nel momento in cui si richiama il concetto del perdonare esclusivamente come un gesto che possa farci stare bene, finiamo per banalizzare il male perchè anche chi deve essere perdonato DEVE CONVERTIRSI....
Se è vero che il mio perdonare deve essere gratuito, è anche vero che l'altro DEVE ESSERE RICHIAMATO ALLA CONVERSIONE DEL MALE FATTO...
altrimenti si rischia la banalizzazione del male e si finisce per pretendere il perdono dalla vittima come un atto dovuto...

 



Nel suo Discorso alla Sinagoga di Roma, così Benedetto XVI ha consegnato la riflessione sui DIECI COMANDAMENTI da condividere con chiunque abbia a cuore l'Amore vero e autentico:




5. Numerose possono essere le implicazioni che derivano dalla comune eredità tratta dalla Legge e dai Profeti. Vorrei ricordarne alcune: innanzitutto, la solidarietà che lega la Chiesa e il popolo ebraico “a livello della loro stessa identità” spirituale e che offre ai Cristiani l’opportunità di promuovere “un rinnovato rispetto per l’interpretazione ebraica dell’Antico Testamento” (cfr Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, 2001, pp. 12 e 55); la centralità del Decalogo come comune messaggio etico di valore perenne per Israele, la Chiesa, i non credenti e l’intera umanità; l’impegno per preparare o realizzare il Regno dell’Altissimo nella “cura del creato” affidato da Dio all’uomo perché lo coltivi e lo custodisca responsabilmente (cfr Gen 2,15).

6. In particolare il Decalogo – le “Dieci Parole” o Dieci Comandamenti (cfr Es 20,1-17; Dt 5,1-21) – che proviene dalla Torah di Mosè, costituisce la fiaccola dell’etica, della speranza e del dialogo, stella polare della fede e della morale del popolo di Dio, e illumina e guida anche il cammino dei Cristiani. Esso costituisce un faro e una norma di vita nella giustizia e nell’amore, un “grande codice” etico per tutta l’umanità. Le “Dieci Parole” gettano luce sul bene e il male, sul vero e il falso, sul giusto e l’ingiusto, anche secondo i criteri della coscienza retta di ogni persona umana. Gesù stesso lo ha ripetuto più volte, sottolineando che è necessario un impegno operoso sulla via dei Comandamenti: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i Comandamenti” (Mt 19,17). In questa prospettiva, sono vari i campi di collaborazione e di testimonianza. Vorrei ricordarne tre particolarmente importanti per il nostro tempo.

Le “Dieci Parole” chiedono di riconoscere l’unico Signore, contro la tentazione di costruirsi altri idoli, di farsi vitelli d’oro. Nel nostro mondo molti non conoscono Dio o lo ritengono superfluo, senza rilevanza per la vita; sono stati fabbricati così altri e nuovi dei a cui l’uomo si inchina. Risvegliare nella nostra società l’apertura alla dimensione trascendente, testimoniare l’unico Dio è un servizio prezioso che Ebrei e Cristiani possono offrire assieme.

Le “Dieci Parole” chiedono il rispetto, la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio. Quante volte, in ogni parte della terra, vicina e lontana, vengono ancora calpestati la dignità, la libertà, i diritti dell’essere umano! Testimoniare insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo, è offrire un importante apporto per un mondo in cui regni la giustizia e la pace, lo “shalom” auspicato dai legislatori, dai profeti e dai sapienti di Israele.

Le “Dieci Parole” chiedono di conservare e promuovere la santità della famiglia, in cui il “sì” personale e reciproco, fedele e definitivo dell’uomo e della donna, dischiude lo spazio per il futuro, per l’autentica umanità di ciascuno, e si apre, al tempo stesso, al dono di una nuova vita. Testimoniare che la famiglia continua ad essere la cellula essenziale della società e il contesto di base in cui si imparano e si esercitano le virtù umane è un prezioso servizio da offrire per la costruzione di un mondo dal volto più umano.

7. Come insegna Mosè nello Shemà (cfr. Dt 6,5; Lv 19,34) – e Gesù riafferma nel Vangelo (cfr. Mc 12,19-31), tutti i comandamenti si riassumono nell’amore di Dio e nella misericordia verso il prossimo. Tale Regola impegna Ebrei e Cristiani ad esercitare, nel nostro tempo, una generosità speciale verso i poveri, le donne, i bambini, gli stranieri, i malati, i deboli, i bisognosi. Nella tradizione ebraica c’è un mirabile detto dei Padri d’Israele: “Simone il Giusto era solito dire: Il mondo si fonda su tre cose: la Torah, il culto e gli atti di misericordia” (Aboth 1,2). Con l’esercizio della giustizia e della misericordia, Ebrei e Cristiani sono chiamati ad annunciare e a dare testimonianza al Regno dell’Altissimo che viene, e per il quale preghiamo e operiamo ogni giorno nella speranza.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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