A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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I DIECI COMANDAMENTI...ragionati

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2016 22:48
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Sesso: Femminile
02/06/2013 23:33
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] SESTO COMANDAMENTO.... il più duro da digerire perchè spesso.... si tenta di giustificare gli atti impuri con la scelta della libertà....
la libertà di cui siamo dotati non è anarchia nei confronti di noi stessi e della società, anche nella gestione della libertà esistono delle regole. Lo stesso discorso di Gesù: ama il prossimo tuo, è preceduto da "come AMI TE STESSO" [SM=g1740727]  se amiamo noi stessi in modo disordinato, egocentrico, egoistico, anarchico, è impossibile poi amare il prossimo in modo corretto....
Da questo peccato non deriva solamente un danno a sè stessi ed alla propria anima, ma implica seri danni al prossimo ed alla società, danni a coloro che, amando disordinatamente, finiremo per corrompere.... Gli ATTI sono sempre importanti e si dicono "impuri" quando in essi viene annullata la purezza dei pensieri, la gratuità di amare senza ricevere qualcosa in cambio, rapportarsi con se stessi e con gli altri in modo sbagliato e senza regole....

Vi forniamo alcuni consigli....

Un sacerdote risponde - da AmiciDomenicani

Esiste qualche documento ufficiale della Chiesa, oltre al catechismo della chiesa cattolica, cioè prima del 1991/1992, che attesti che la masturbazione è un peccato mortale?

Quesito

Buonasera,
ho visto il vostro sito e la ringrazio per il suo lodevole servizio.
Vorrei porle una domanda. Esiste qualche documento ufficiale della Chiesa, oltre al catechismo della chiesa cattolica, cioè prima del 1991/1992 , che attesti che la masturbazione è un peccato mortale?
mille grazie


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ce ne sono parecchi, ma il più autorevole è la dichiarazione Persona humana della Congregazione per la dottrina della fede. È del 29.12.1975.
Questo documento presenta le valutazioni del Magistero su tre questioni particolari: omosessualità, rapporti prematrimoniali e masturbazione.

2. Ecco che cosa dice della masturbazione:
“Spesso, oggi, si mette in dubbio o si nega espressamente la dottrina tradizionale cattolica, secondo la quale la masturbazione costituisce un grave disordine morale. La psicologia e la sociologia, si dice, dimostrano che, soprattutto tra gli adolescenti, essa è un fenomeno normale dell'evoluzione della sessualità. Non ci sarebbe colpa reale e grave, se non nella misura in cui il soggetto cedesse deliberatamente ad un'auto soddisfazione chiusa in se stessa («ipsazione»), perché in tal caso l'atto sarebbe radicalmente contrario a quella comunione amorosa tra persone di diverso sesso, che secondo certuni sarebbe quel che principalmente si cerca nell'uso della facoltà sessuale.
Questa opinione è contraria alla dottrina e alla pratica pastorale della chiesa cattolica. Quale che sia il valore di certi argomenti d'ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il magistero della chiesa - nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato.
La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità.
A tale uso manca, infatti, la relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, «in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana».
Soltanto a questa relazione regolare dev'essere riservato ogni esercizio deliberato sulla sessualità.
Anche se non si può stabilire con certezza che la Scrittura riprova questo peccato con una distinta denominazione, la tradizione della chiesa ha giustamente inteso che esso veniva condannato nel nuovo testamento, quando questo parla di «impurità», di «impudicizia», o di altri vizi, contrari alla castità e alla continenza.
Le inchieste sociologiche possono indicare la frequenza questo disordine secondo i luoghi, la popolazione o le circostanze prese in considerazione; si rilevano così dei fatti. Ma i fatti non costituiscono un criterio che permette di giudicare del valore morale degli atti umani.
La frequenza del fenomeno in questione è, certo, da mettere in rapporto con l'innata debolezza dell'uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche con l'oblio del pudore, custode della castità” (n.9).

3. Il documento poi mette in risalto alcuni condizionamenti che possono portare ad una diminuzione di responsabilità del soggetto che compie questi atti.
“La psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili, per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l'azione pastorale. Essa aiuta a vedere come l'immaturità dell'adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età, lo squilibrio psichico, o l'abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell'atto, e far sì che, soggettivamente, non ci sia sempre colpa grave.
Tuttavia, in generale, l'assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone” (n. 9).

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 24.01.2013

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Un sacerdote risponde - da AmiciDomenicani

Due domande sugli atti impuri e sulla necessità della confessione prima di fare la Santa Comunione

Quesito

Gentile P. Angelo,
ho una domanda da rivolgerle.
Io e la mia fidanzata siamo sulla via del matrimonio, e ne stiamo facendo il percorso in preparazione. Purtroppo per ragioni contingenti non abbiamo la possibilità di sposarci prima di un anno, anche se il matrimonio (e quello Cristiano) è il grande desiderio che abbiamo entrambi. Ossia, non ci interessa tirare in lungo il fidanzamento, avendo scorto qual è la nostra vocazione.
Purtroppo, per umana debolezza, capitano occasioni di rapporti intimi seppur non completi. (non starò a sciorinarle la solita discussione sul fatto che queste debolezze sono dettate da un amore vicendevole e sincero etc., intanto lo dicono tutti e lei lo sa già) Nonostante ciò, non sottacciamo il problema ma anzi ne parliamo e cerchiamo di camminare orientati al Signore. Sono perfettamente cosciente che questi gesti sono di impazienza rispetto a quello che si vivrà nel matrimonio, ed anzi l'esserne cosciente mi spaventa ancor più per il giudizio del Signore.
Innanzitutto vorrei chiederle: si tratta di un peccato di materia grave? (ed in tal caso, mi pare di capire che la materia grave sarebbe sufficiente a escludere il Paradiso (o Purgatorio) in caso di morte non in stato di grazia, equiparabilmente al caso di un omicidio per esempio).

La seconda domanda. Un prete molto fidato, che le assicuro non essere di stampo progressista ma fedele alla Chiesa, confessandomi mi ha detto che dopo tali episodi, se non ho la possibilità di confessarmi subito, posso ugualmente ricevere la comunione facendo pentimento personale e rimettendo in cuor mio l'intento di confessarmi non appena possibile. Lei è d'accordo?

La ringrazio per il lavoro nascosto ma prezioso che fa rispondendo alle domande e rendendole pubbliche, lei fa un grande servizio alla Chiesa.
Un caro saluto e una preghiera per lei.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. circa la prima domanda non precisi di che cosa si tratta, ma, escluso il rapporto sessuale, presumibilmente si tratta di atti impuri.
Ebbene, se si tratta di atti impuri ci troviamo di fronte ad un peccato grave.
Certo non è equiparabile ad un omicidio.
Ma anche saltare la Messa alla domenica per pigrizia è peccato mortale e analogamente non è paragonabile ad un aborto.
Come in Paradiso vi sono stelle di diversa grandezza (cf 1 Cor 15,41), così inversamente anche all’inferno.

2. Sei un ragazzo che finora ha vissuto con una certa coerenza la propria fede cristiana.
Io ti direi: cogli la necessità di dover procrastinare le nozze come un invito del Signore a rendere ancora più puro il vostro amore.
Le impurità non lo fanno crescere.
Fanno crescere invece l’egoismo e l’aggressività, come si evince da quella bella presentazione della castità offerta da un documento del Magistero ecclesiastico: “La castità è energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).

3. A dire il vero, mi sembra impossibile che una coppia che abbia vissuto gioiosamente il fidanzamento in castità, ad un certo punto senta l’esigenza delle impurità. Le sentirebbe come una cosa che stride e che non rende bello l’amore vicendevole.
Quello che viene detto per i rapporti prematrimoniale, e cioè che non sono autentico amore (è Giovanni Paolo II che lo dice), vale anche per le impurità.

4. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice a proposito del nostro argomento: “L’alternativa è evidente: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice (Cf Sir 1,22).
«La dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e indotto da convinzioni personali, e non per un cieco impulso o per mera coazione esterna. Ma tale dignità l’uomo la ottiene quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine con scelta libera del bene, e si procura da sé e con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti» (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 17)” (CCC 2339).

5. Dice ancora: “Colui che vuole restar fedele alle promesse del suo Battesimo e resistere alle tentazioni, avrà cura di valersi dei mezzi corrispondenti: la conoscenza di sé, la pratica di un’ascesi adatta alle situazioni in cui viene a trovarsi, l’obbedienza ai divini comandamenti, l’esercizio delle virtù morali e la fedeltà alla preghiera” (CCC 2340).

6. Sulla seconda domanda puoi leggere la risposta pubblicata sul sito, e oggi (in data 28 novembre 2012) è ancora la prima di quelle poste in evidenza: Perché chi è consapevole di essere in peccato mortale, per quanto pentito, non può fare la Santa Comunione, ma deve premettere la Confessione
| Teologia dogmatica | Sacramenti | visto 744 volte | Pubblicato 12.10.2012 | (leggi tutto...).

7. Quanto ti ha detto il tuo parroco non è corretto.
Dovrebbe portarti un documento scritturistico o ecclesiale a favore della sua tesi.
Mentre invece i documenti sono tutti a sfavore, a cominciare dal più importante: “Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,28-30).
Come vedi, ho messo in evidenza quello che ha detto il Signore per bocca di Paolo: e poi.
Non viene detto “intanto ne mangi e poi”.
Per questo Giovanni Paolo II ha detto “vige e vigerà sempre la norma….” (Ecclesia de Eucharistia 36).

8. Conviene, dunque, essere obbedienti al Signore e non avremo mai da pentircene.
Proprio in data odierna Benedetto XVI nella catechesi del mercoledì ha detto: “Dio non è il concorrente della nostra esistenza, ma piuttosto ne è il vero garante, il garante della grandezza della persona umana” (28 novembre 2012).

Ti ringrazio per l’incoraggiamento che ci dai dicendoci che il nostro lavoro è prezioso per molti. Ne siamo profondamente convinti. È una grazia poter lavorare in questo sito.
Ti ringrazio molto per la preghiera che mi hai promesso. È un grande dono che mi fai.

Lo ricambio di cuore per te e per la tua ragazza e per il vostro futuro.
Intanto Vi benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 02.05.2013

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Un sacerdote risponde - da Amici Domencani

Un giovane omosessuale parla della propria convivenza omosessuale e pone alcune domande

Quesito

Caro padre,
rinnovo anche io i miei complimenti per questa interessante rubrica che Lei cura con grande disponibilità. Le vorrei porre alcune domande, se Lei ha tempo di rispondere.
Premetto che ho grandissimo rispetto per quanti nella Chiesa compiono la loro missione con altruismo e dedizione, per quanti mettono la fede e la loro scelta di vita al servizio dell'Altro. Riconosco anche che su molti temi la morale cristiana ha contribuito non poco a formare la nostra società quale la conosciamo, e che lo stesso concetto di un Dio che si fa uomo e viene fra noi è davvero una cosa preziosa, che fa del Cristianesimo un vero promotore della speranza e della dignità del genere umano. Premetto questo, dico, per sottolineare che la mia lettera a Lei non ha nè intenti polemici nè tantomeno è intrisa di preconcetti di sorta, ma è stata spinta da quella stessa ricerca della verità che tutti noi abbiamo. Io sono ateo, non per imposizione familiare ma per scelta consapevole, maturata durante i miei studi universitari che sono stati di carattere tecnico-scientifico. Sono anche bisessuale, e vivo una relazione con un ragazzo a me coetaneo. Spesso la mia curiosità mi porta a cercare risposte, opinioni, e mi capita sovente di leggere quanto spesso si scrive nei siti di ispirazione cattolica sul tema. Mi è capitato quindi di leggere che l'omosessualità ha carattere promiscuo, che l'omosessuale si sente inferiore agli altri esponenti del proprio sesso, che l'amore che prova un omosessuale è qualcosa di imperfetto. Fermo restando che so bene quale è la posizione della Chiesa in materia, le volevo esporre il mio caso.
Io e il mio partner siamo fedeli l'un l'altro e abbiamo una qualità del dialogo tra di noi che raramente ho ritrovato perfino nei rapporti eterosessuali. Lui è un ragazzo molto in gamba, molto preso dal suo lavoro e molto serio. La nostra vita sessuale è anche abbastanza casta, se così si può dire, nel senso che non ci incontriamo col solo fine di avere rapporti, e spesso non lo facciamo. Siamo entrambi lontani da quello stereotipo di omosessualità che spesso i media ci propinano, e devo dire che nella mia esperienza nel mondo omosessuale raramente ho trovato persone di quel tipo. Più spesso normalissimi ragazzi con un normalissimo comportamento e modo di relazionarsi con gli altri, io stesso ho amici in prevalenza maschi con i quali mi relaziono normalmente. Non penso di avere sentimenti di inferiorità rispetto agli altri, almeno non da quando ho accettato questo aspetto di me stesso, scoprendo anche con l'esperienza che gli omosessuali non sono persone spregevoli o quelle "macchiette" che magari sono la loro rappresentazione nell'immaginario collettivo, ma ragazzi come gli altri che spesso, dovendo affrontare fin da piccoli questa loro particolarità, sviluppano una forza interiore davvero notevole. Non mi posso nemmeno definire promiscuo, e non lo sono mai stato. Il mio ragazzo, anche lui bisessuale, ha sì avuto un periodo di esperienze sessuali molto intense, ma adesso ha deciso di cercare qualcosa di più, e sono felice che l'abbia trovato in me.
Io non ho la pretesa che l'affetto reciproco che proviamo sia qualcosa di perfetto, ma non penso nemmeno che sia negativo, per quanto tutti i giorni mi aiuti ad affrontare la vita. E quindi questa è la mia prima domanda, che vuole essere, spero, un'occasione di confronto: quanto può essere vero che certi pregiudizi pesino sul giudizio di questa condizione? E poi, possiamo davvero dire che non ci siamo aspetti positivi nell'amore e nel rispetto che ci possono essere in un rapporto omosessuale?

E qui viene la seconda parte di questa mia lettera, in cui cercherò di spiegarLe una mia esperienza passata che mi ha fatto molto pensare. Anni fa ho conosciuto un ragazzo della mia vecchia cerchia di amici (con il quale, premetto, non c'è stato alcun intento da parte mia di natura sessuale, nè il gruppo che frequentavamo veniva dal mondo gay), e quella conoscenza è stata proprio la ragione che mi ha fatto allontanare da quel gruppo. Era un ragazzo cattolicissimo, che viveva la sua religiosità con uno zelo quasi ossessivo, come se dovesse espiare chissà che colpe. Assisteva il parroco di una nota chiesa della mia città, nella quale (con scarso successo) tentava di portarmi la domenica. Col passare del tempo, mi sono accorto che aveva atteggiamenti equivoci con la maggior parte di noi ragazzi, toccando le parti intime col pretesto del "gioco".
Era una cosa estremamente volgare ed invadente, che strideva col suo "slancio missionario", se così lo possiamo chiamare. Era anche parecchio ossessivo nel cercare continuamente uno di questi miei amici, il quale era eterosessuale ed aveva una ragazza, e non so per quale misteriosa pazienza ne tollerasse l'invadenza. E perciò le chiedo: agli occhi della chiesa un simile atteggiamento è giustificabile dalla sola fede? O piuttosto in simili esempi ci si crea un alibi nella fede stessa per vivere la propria omosessualità con il dovuto equilibrio psichico? Sono più colpevole io che, ateo, vivo questa storia con altro ragazzo, o lui che, credente, molesta le altre persone? Mi rendo conto che la risposta non è semplice, spero che con questi miei (lunghi, e mi scuso) aneddoti sia riuscito a esprimere adeguatamente il problema.

La ringrazio molto per il suo tempo e la disponibilità
(segue il nome)


[SM=g1740733] Risposta del sacerdote

Carissimo,
mi complimento anzitutto per la pacatezza del tuo ragionare. Ho letto con vero interesse la tua email, che senz’altro aiuta ad aver maggior rispetto per gli omosessuali.

1. Comincio dal fondo e cioè dal ragazzo “cattolicissimo”, che però non manca di invadenza e non teme di insidiare e provocare.
Omosessuali del genere - penso che tu ne convenga - sono una mina vagante.
Se io fossi parroco, cercherei di tenerlo lontano il più possibile dall’ambito della vita parrocchiale, soprattutto dei ragazzi, e cercherei di tenerlo lontano anche da me, perché non si dica che il parroco lo stima, ecc…

2. Non intendo giudicare la qualità della fede di quel ragazzo “cattolicissimo”. Non potrei farlo e i cuori li scruta solo Dio.
Mi permetto però di osservare che almeno oggettivamente vive nell’impurità e col suo comportamento stimola altri a fare altrettanto.
Inoltre posso solo dire - sempre astenendomi da giudizi sulle singole persone - che l’impurità spegne il gusto delle cose di Dio e impedisce quella vera interiorità che si esprime nel gusto della Parola di Dio e nel permettere a Cristo di invadere con la sua grazia e i suoi sentimenti il nostro cuore.

3. Ne ho conosciuti e ne conosco anch’io omosessuali, cosiddetti credenti, praticanti e anche qualcosa d’altro.
Ma in loro - parlo di quelli che hanno pratica omosessuale - noto una costante: comunicano poco o niente di spirituale, forse qualche volta sono innamorati di riti e qualcosa d’altro, ma la sostanza della vita cristiana mi pare che a loro sfugga.
Quando si mettono a parlare di Cristo e del suo vangelo la loro parola è vuota, non riscalda nessuno, perché anzitutto non riscalda il loro cuore che è occupato da qualcosa d’altro. Faranno talvolta svolazzi culturali, che faranno dire a chi li ascolta: “ma guarda che persona colta”, ma non avvicinano a Cristo e non innamorano di Cristo neanche di un unghia.
Spesso scambiano il Vangelo con un messaggio di ordine politico o sociale e riducono la vita cristiana a questo.
Per carità, il cristiano deve impegnarsi anche socialmente. Ma la vita cristiana non può essere ridotta a questa.
Ho l’impressione che talvolta si possa dire di taluni di loro quanto ha detto il Signore: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13).
Non entrano nel mistero e non introducono gli altri perché per primi non ne fanno l’esperienza.

4. Rimane sempre vero quello che dice la Sacra Scrittura: “Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio” (Rm 8,5-8).
Per non equivocare sul termine carne, so bene che la parola “carne” nella Sacra Scrittura ha molteplici significati.
Ma ha anche quello comunemente inteso. Lo ricorda l’autorevole commento alla Bibbia di Gerusalemme al passo citato di San Paolo: “Paolo insiste particolarmente sulla carne come sede delle passioni e del peccato, votata alla corruzione e alla morte al punto da personificarla come una forza del male, nemica di Dio (Rm 8,7s) e ostile allo Spirito (Rm 8,4-9.12s)”.
Di qui il male immenso che alcuni omosessuali “credenti, praticanti e qualcosa d’altro”, fanno alla Chiesa e di qui anche l’odio che hanno verso gli “spirituali”. Parlo di odio, perché ormai non capiscono più che cosa ci sia di male nella loro condotta e trovano “disumano” l’insegnamento della Chiesa e dei loro confratelli.
Penso ad un tale “credente, praticante e qualcosa d’altro”, le cui lettere piene di livore contro il Card. Ratzinger su questo argomento venivano pubblicate su certe riviste cattoliche, e che è poi miseramente finito in prigione per quello che ha fatto che, secondo il senso comune, costituisce ancora una grave perversione e anche un delitto.

5. Ma ormai mi sono diffuso troppo su questo.
Vengo a te, la cui condotta, come tu stesso lo riconosci, non è secondo Dio e il Magistero della Chiesa e di fatto ti trovi “senza Dio”, ateo.
Mi dispiace moltissimo che tu sia “senza Dio”: senza Dio come punto di riferimento.
Quel Dio che ha fatto dire agli uomini da lui ispirati: “Dio è luce e in lui non vi sono tenebre” (1 Gv 1,5), per te è diventato tenebra, non ha niente da dirti, niente da comunicarti.
Ma non è Lui che in questo momento ti fa passare di istante in istante nell’esistenza? Non è lui che ti mantiene la capacità di pensare e di volere?
Lo sai bene che la tua vita non è nelle tue mani e che ti può essere tolta in qualsiasi momento.

6. C’è qualcosa in te e nella tua condotta che mi fa bene sperare: non ti vedo travolto dalla lussuria. Anzi, la comunione e la condivisione spirituale è ciò che ti interessa maggiormente.
Mi chiedi se ritenga del tutto sbagliata la tua convivenza omosessuale dal momento che tu vi trovi qualcosa di costruttivo. Vi è amore, rispetto, condivisione.
Io a questo punto farei una distinzione: l’amore, il rispetto vicendevole e la volontà di condividere non sono propri dell’omosessualità, ma dell’amicizia.
Quante amicizie autentiche si coltivano anche con persone dello stesso sesso, senza essere omosessuali.
In quante famiglie non si trova nel marito o nella moglie quella condivisione spirituale che si sperimenta con altre persone, sposate o non sposate dello stesso sesso! Ma con questo non si diventa omosessuali per forza.

7. Ora ti domando con la medesima pacatezza con la quale mi hai scritto: il rispetto e l’amicizia con colui che attualmente è il tuo partner non possono essere vissuti intensamente e sempre meglio anche senza convivenza e pratica omosessuale?
La convivenza e la pratica omosessuale aggiungono qualcosa a questo oppure lo offuscano in qualche modo?

8. Un documento del Magistero della Chiesa scrive: “Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità, perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio. Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico” (Homoxessualitatis problema 7).
Un docente di teologia morale ha scritto: “La gratificazione omosessuale in ultima analisi viene sentita come inadeguata. Essa si accompagna spesso a sentimenti di frustrazione e di depressione” (k. peschke, Teologia morale, p. 577).
Credo che anche tu convenga su questo: gli organi sessuali, o meglio le persone, sono fatti e sono fatte per congiungersi in maniera omosessuale?
Non c’è forse nell’attività sessuale compiuta secondo natura un disegno più alto e misterioso che rivela nello stesso tempo la grandezza di quell’unione?
Se i tuoi genitori, anziché sposarsi, avessero fatto pratica omosessuale, saresti al mondo? E non è preziosa la tua vita?

Ti ringrazio per l’attenzione.
Sono contento di ricordarti nelle mie preghiere e di darti la mia benedizione, con l’augurio che ti possano portare – lo dico senza reticenze - all’unione con Colui che ti ha creato, che ti tiene in vita e che è il tuo ultimo fine, perché solo Lui sazia e tutto quello che è meno di Lui non sazia.
Ti saluto fraternamente.
Padre Angelo


Pubblicato 05.09.2012



[SM=g1740771] IN QUESTO LINK troverete altro materiale sulla questione etica e morale collegata a questo Comandamento....


e dal Catechismo della Chiesa Cattolica, cliccate qui per il SESTO COMANDAMENTO....

[SM=g1740733]

 

[Modificato da Caterina63 03/06/2013 00:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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