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I DIECI COMANDAMENTI...ragionati

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2016 22:48
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07/02/2016 16:37
 
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[SM=g1740717] Onora tuo padre e tua madre e avrai la vita

Una catechesi speciale, diversa, vissuta sulla propria pelle. Non ci sono parole o indottrinamento, ma le brevi cose che si dicono sono il contenuto migliore di mille trattati. Mamma e papà, non sono solo delle parole, dei termini sui quali giocare a fare i genitori, ma sono la fonte della vita, una vita che va oltre la morte e che ci segna per sempre, in eterno.

gloria.tv/media/aDF37PTMy3d
www.youtube.com/watch?v=9FWSRGrt9lg

QUARTO COMANDAMENTO

Nel quarto comandamento è detto: "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" (Es 20,12).

Onorare il padre e la madre apre la seconda tavola della legge, quella che racchiude i comandamenti orientati alla carità verso il prossimo. Dio ci comanda l'amore verso chi ci ha generato, verso i genitori, mettendo quindi loro al primo posto nella lista dell'amore al prossimo, perché loro sono il prossimo più prossimo a noi. Sarebbe un'illusione voler bene alle persone lontane, dimenticandoci di quelle vicine. Come è possibile dividere il proprio pane con l'affamato, ospitare il misero senza ricovero, vedere un ignudo e vestirlo se poi il proprio cuore è refrattario all'amore verso i propri genitori, se non altro per la gratitudine di averci dato la possibilità di esistere?

I genitori hanno il diritto di essere amati in modo speciale, perché ci hanno dato la vita, perché sono i nostri benefattori, i nostri veri e autentici amici che ci aiutano nel cammino della vita. "Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricordati che loro ti hanno generato; potrai ricambiarli per quanto hanno fatto?" (Sir.7,27-28).

Onorare i genitori significa amarli, rispettarli, preoccupandoci di non causare loro dispiaceri e avere riconoscenza verso di loro per tutto l'amore che ci donano. Nella formula del comandamento è inserita la parola "onore", anziché quella di amore o di timore, benché i genitori debbano essere vivamente amati e temuti. Chi ama non sempre rispetta e obbedisce, e chi teme non sempre ama. Invece quando si onora qualcuno, lo si ama e lo si rispetta. Fanno eco le esortazioni di san Paolo: "O figli, obbedite nel Signore ai vostri genitori, com'è giusto" (Ef 6,l). Dice infatti san Paolo: "La pietà giova a tutto, comprendendo in sé la promessa della vita presente e della futura" (1 Tm 4,81).

Voler bene al padre e alla madre è una gioia, perché chi ama è benedetto dal Signore. "Onora tuo padre e tua madre. È questo il primo comandamento associato a una promessa, perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra" (Ef. 6,2-3). Facendo il bene ne gode il corpo e anche lo spirito, perché dove c'è il Signore vi è ogni sorta di grazia. Chi onora i propri genitori espia i peccati e accumula tesori celesti: "II Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati; chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce il padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre" (Sir. 3.2-6).

II padre e la madre devono essere amati sempre, anche quando, per malattia o vecchiaia, non possono più amarci come vorremmo. I1 vero figlio si riconosce nel momento in cui il genitore ha bisogno di lui. È una responsabilità che non bisogna sfuggire. Anzi, più loro hanno bisogno di noi, più noi dobbiamo aver cura di loro. Dice la Bibbia: "Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore" (Sir 3,12-16).

Su coloro che sono grati con i propri genitori si riversano le ricompense di Dio, invece molti castighi sono riservati ai figli ingrati. Sta scritto: "Chi insulta il padre e fa fuggire la madre, è un figlio spudorato e turpe" (Prv 19,26); "Chi maledice suo padre e sua madre, la sua luce si spegnerà come quando fa buio" (Prv 20,20); "L'occhio che deride il padre e rifiuta l'obbedienza alla madre, lo strapperanno i corvi del torrente, lo divoreranno le aquile" (Prv 30, 17).

Genitori e figli costituiscono la famiglia nella quale ognuno dovrebbe trovare una sicurezza, un affetto, un aiuto, una ragione, una speranza, un futuro. Perciò, al dovere dei figli di onorare i propri genitori, corrisponde il dovere dei genitori di amare i propri figli: "Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché ciò è giusto... E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma educateli, correggendoli ed esortandoli nel Signore" (Ef 6,1-4).

La mamma, per un figlio, è la prima immagine della sposa che egli vorrebbe per sé. Il padre, per una figlia, ha il volto dello sposo che ella ha sempre sognato. Perciò è importante che i genitori siano reali testimoni di amore, di saggezza umana e spirituale, di fede, di gioia, di semplicità. Tuttavia può succedere che i figli siano il fallimento spirituale dei genitori ma non è sempre così. A volte da buoni genitori possono esserci figli cattivi, e viceversa. Questo è il frutto della libertà del proprio agire ed ognuno è responsabile delle proprie azioni. "Colui invece che fa la verità viene alla luce, perché si riveli che le sue opere sono operate in Dio" (Gv. 3,21).

"Padri! Non provocate i vostri figli, perché non si perdano di coraggio" (Col 3,21). Perciò occorre evitare l'eccessiva severità, ma è preferibile correggere anziché punire i propri figli. Tuttavia molto spesso accade invece che i figli siano sciupati dall'esagerata mitezza dei genitori. Da questa malsana indulgenza scaturisce l'esempio di Eli, sommo sacerdote, il quale, essendo stato troppo debole con la propria figliolanza, incontrò l'estremo castigo (1 Sam 4,18).

"Se uno dice: "Io amo Dio" e poi odia il proprio fratello, è mentitore: chi infatti non ama il proprio fratello che vede non può amare Dio che non vede. E noi abbiamo da lui questo comandamento; chi ama Dio ami anche il proprio fratello" (1 Gv 4,20-21). Analogamente, se non rispettiamo e non amiamo i genitori, cui dobbiamo secondo Dio tanto ossequio e che ci sono sempre al fianco, quale tributo di onore saremo mai capaci di offrire a Dio sommo e ottimo padre, che sfugge a ogni sensibile percezione?

"Allora la tua luce spunterà come l'aurora e le tue ferite ben presto guariranno; la tua giustizia ti camminerà davanti e dietro la gloria del Signore. Allora se chiami, il Signore risponderà, e alle tue grida egli dirà: Eccomi" (Is 58, 8-9).







[SM=g1740738]


[Modificato da Caterina63 07/02/2016 22:48]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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