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Humani Generis: contro le false opinioni

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2012 23:35
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25/08/2012 23:35
 
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L’enciclica di Pio XII «sulle false opinioni che minacciano l’integrità della dottrina cattolica»


Il 12 agosto 1950 veniva pubblicata l’Humani generis. Validità e attualità di quell’insegnamento


di Lorenzo Cappelletti


Sfogliando le riviste teologiche sia italiane che estere, sia di taglio divulgativo che specialistico, dell’anno 2000 e di questo primo scorcio del 2001, non è dato incontrare articoli dedicati all’enciclica di Pio XII «sulle false opinioni che minacciano l’integrità della dottrina cattolica» Humani generis, che ha celebrato il 12 agosto dello scorso anno il suo cinquantesimo anniversario. Che in quella data l’abbia ricordata L’Osservatore Romano non fa certo notizia, semmai colpisce il tono celebrativo dell’articolo (a firma di un autore non così noto) che stride con la sua collocazione nel taglio basso della pagina 6.

L’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo, di Giacobbe, Alessandro Turchi, collezione privata, Verona

L’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo, di Giacobbe, Alessandro Turchi, collezione privata, Verona

Siamo dunque prossimi al termine dell’“anno giubilare” di Humani generis e fin qui – a meno che qualche contributo non giunga proprio in dirittura d’arrivo – bisogna rilevare che né le riviste delle pontificie università romane (Gregorianum, Lateranum, Euntes docete [dell’Urbaniana], Angelicum, Salesianum, Antonianum, Teresianum, Annales theologici, [del Pontificio Ateneo della Santa Croce], Alpha Omega [dell’Ateneo “Regina apostolorum”]) né le “milanesi” La scuola cattolica e Teologia né le “napoletane” Rassegna di Teologia e Asprenas né le riviste teologiche internazionali come Communio, Concilium o Nouvelle Revue Théologique né le riviste di alta divulgazione o di attualità come La Civiltà Cattolica, Studi Cattolici, Vita e pensiero(dell’Università Cattolica), Rivista del clero italiano, Rocca, Il Regno, Nuntium (della Pontificia Università Lateranense), Études, The Tablet, hanno dedicato articoli a questo documento che, da qualunque angolazione lo si guardi, vuoi per valorizzarne certi aspetti vuoi per criticarli, resta obbiettivamente di grande importanza.

Un silenzio peraltro che non sembra frutto di una congiura, ma forse scaturisce dall’imbarazzo o ancor più semplicemente dal ritenere superate le questioni poste da Humani generis di fronte a temi teologici di maggiore attualità (ma va ricordato che, fra i documenti di Pio XII, Humani generis è il più citato dal Catechismo della Chiesa cattolica e l’unico citato più volte dall’enciclica Fides et ratio).


Potremmo elencare ancora altre decine di riviste, ma sarebbe superfluo perché la nostra rassegna è destinata a rimanere comunque parziale, benché indicativa di una generalizzata omissione. A fronte di tale omissione da una parte c’è stata, per usare il linguaggio giornalistico, una imponente copertura del Grande Giubileo, e del relativo esordio del terzo millennio, che ha lasciato poco spazio ad altre ricorrenze (anche se la Revue philosophique de Louvain ha trovato modo di ricordare i cinquant’anni dalla morte di Maurice Blondel e Communio ha meritoriamente voluto dedicare alcune belle pagine ad Heinrich Schlier nel centenario della sua nascita); e, dall’altra parte, ci sono stati commenti, pressoché in ogni rivista, alla Fides et ratio, alla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione e alla Dominus Iesus, nonché frequenti riflessioni sulla pena di morte e sulla Chiesa e le colpe del passato.

Peraltro, se non si sfogliano solo gli indici ma ci si addentra nelle pagine di Recherches de science religieuse e della Revue d’histoire ecclésiastique, troviamo che Humani generis è ricordata negli articoli di due studiosi del modernismo, Pierre Colin e Étienne Fouilloux. Un ricordo pacifico fintantoché compiuto in prospettiva storica, pieno di inquietudine quando paventa che possa essere rimessa in discussione la vittoria ormai riportata su Humani generis.

Ma perché ce ne interessiamo noi?
Arrivati a questo punto sarà bene dichiarare la nostra intenzione. La nostra intenzione non è nostalgica né polemica, cioè non intendiamo lamentarci della altrui dimenticanza e nemmeno intendiamo brandire tale dimenticanza come un’ascia di guerra di nuovo dissotterrata contro le novità, che nel frattempo sono diventate teologia largamente diffusa, della “nouvelle théologie”.

Nostra intenzione è quella di affermare la libertà dei fedeli di rimanere nella semplicità della Tradizione, nell’adesione al Magistero della Chiesa, liberi di fronte a qualunque egemonia di opinioni teologiche. Dal punto di vista della chiara distinzione dei contenuti di dottrina proposti dal Magistero dalle riflessioni delle varie scuole teologiche, si possono richiamare le osservazioni del cardinal Ruini quando, riferendosi proprio ad Humani generis, disse (La questione del soprannaturale. Natura e grazia, testo di una sua relazione pubblicata sul numero 2-3 del Nuovo Areopago 2000) che tanto l’interpretazione della gratuità del soprannaturale sostenuta dagli esponenti della “nouvelle théologie”, quanto naturalmente la tradizionale interpretazione tomista non sono «attualmente in contrasto col Magistero [...]. Entrambe possono liberamente confrontarsi, e anzi penso sia del tutto possibile e corretto, da parte di un teologo, continuare a pensare che vi sia una incompatibilità oggettiva tra la tesi di de Lubac e il carattere divinizzante e totalmente gratuito della salvezza cristiana, senza ritenere per questo che tale incompatibilità sia oggi da censurarsi» (p. 21).
Posizione a ben vedere non del tutto estranea fin da principio alle stesse parti in causa cioè, paradossalmente, tanto a Humani generis («la Chiesa non può essere legata ad un qualunque effimero sistema filosofico») quanto al padre Congar che così scrive nel suo diario da poco pubblicato (Journal d’un théologien: 1946-1956, Éditions du Cerf, Paris 2000): «Il tragico della situazione attuale e del modo con cui concretamente è esercitato il Magistero ordinario romano è che questo Magistero fa continuamente teologia e espone con l’autorità del Magistero cattolico posizioni di scuola teologica» (p. 221).


Al di là di differenti posizioni di scuola riguardo alla dottrina della gratuità del soprannaturale, che è bene rimangano tali senza che tutto si risolva in un cambio di egemonia sul Magistero, resta che la messa in guardia fatta da Pio XII quando, nell’elenco di errori che costituisce proprio il cuore dell’enciclica, parla di coloro che «snaturano il concetto della gratuità dell’ordine soprannaturale» e subito dopo della «distruzione del vero concetto di peccato originale» offre, a nostro avviso, la chiave di lettura più intelligente del percorso della filosofia e teologia moderna.

Per fare solo un accenno esemplificativo, è un intrinsecismo alla Malebranche – per riallacciarsi alla critica sviluppata da Blondel e ripresa da Del Noce – che oggi snatura il concetto della gratuità dell’ordine soprannaturale e distrugge il vero concetüo di peccato originale, ben più dell’estrinsecismo cartesiano. Si potrebbe dire che la gnosi (l’esoterismo e il satanismo cui la presunzione gnostica alla fine conduce) sceglie oggi questa via per tentare di impadronirsi del contenuto stesso della Rivelazione. Per questo l’insegnamento di Humani generis non solo, evidentemente, è valido anche oggi, ma, sorprendentemente, è anche così attuale.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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