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La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2015 00:13
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La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/1

Rivelazione e rivelazioni.

Una prima precisazione va fatta sul significato di Rivelazione e sui suoi contenuti.
Per Rivelazione pubblica la Chiesa Cattolica intende la rivelazione che Dio ha fatto di sé nella storia del popolo di Israele prima, e nella Chiesa poi, e contenuta nella Sacra Scrittura.

Tale Rivelazione è compiuta e completata definitivamente dal Signore Gesù, come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II: il Cristo "vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua gloriosa risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna"(1). Più in là, nello stesso numero del medesimo documento si afferma che "non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo"(2).

Quindi la Chiesa è consapevole che tutte le verità di fede, che saranno esplicitate e trasmesse dalla Sacra Tradizione, sono già contenute nei Libri Sacri e che unico compito del magistero è di interpretare autenticamente, con l’autorità esercitata nel nome di Cristo, l’unico deposito della fede costituito dall’insieme della Sacra Scrittura e della Sacra Tradizione(3).

"Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate private, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di migliorare o di completare la rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare rivelazioni che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento"(4).

Naturalmente è inutile precisare che le recenti apparizioni mariane, da Lourdes a Fatima, alle più vicine a noi, vanno considerate rivelazioni private e che come tali non fanno parte del deposito della fede, ma solo della devozione dei fedeli. Non essendo parte del deposito della fede esse non sono presentate come necessarie ai credenti ed ogni cristiano può mantenere verso di esse la propria libertà di valutazione.

È gia dal XVIII secolo che il magistero ha definito in modo preciso il comportamento da tenersi nei riguardi delle private rivelazioni, e questo tramite uno scritto di papa Benedetto XIV che afferma: "l’approvazione data dalla Chiesa a una rivelazione privata non è altro che il permesso accordato, dopo un attento esame, di fare conoscere questa rivelazione per l’insegnamento e il bene dei fedeli. A simili rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, […] si può non accordare il proprio assenso […] ammesso che lo si faccia per buone ragioni e senza intenzione di disprezzo"(5).

Risulta chiaro dal quadro fin qui esposto che la definizione di un qualunque dogma proposto all’obbedienza della fede di tutti i fedeli non si può che basare sulla Rivelazione pubblica e cioè sulla Sacra Scrittura compresa alla luce degli scritti dei Padri; chiaramente questo è anche il caso dei due recenti dogmi mariani, cioè quello dell’Assunzione di Maria, che affonda le sue radici nel IV secolo cristiano, e quello più recente, seppur divenuto dogma prima, dell’Immacolata concezione. Il primo è infatti basato sulla certezza teologica e biblica che il corpo che aveva custodito la Vita non poteva subire la corruzione del sepolcro, e il secondo sulla comprensione sempre più profonda delle parole dell’angelo che saluta la Vergine come La piena di grazia.

Come viene fatto giustamente notare dal gruppo misto di Dombes, "le apparizioni non hanno come ruolo quello di fondare la fede, ma di servirla. Non aggiungono nulla all’unica rivelazione, ma possono esserne un umile richiamo"(6). Dolorosamente il testo però nota come sovente "il culto spontaneo dei fedeli va al di là di questa prudenza ed esprime riguardo ai luoghi delle apparizioni e delle manifestazioni straordinarie che vi si producono, una curiosità a volte malsana, come se la loro fede avesse bisogno di una conferma necessaria"(7).

Come non ricordare a tale riguardo che la fede è soprattutto sperare in ciò che ancora non vediamo e avere fiducia che l’uomo Gesù, risorto da morte, verrà presto a donarci la visione beatifica definitiva? Come non riportare alla mente le parole che Gesù disse a Tommaso: "beati quelli che pur senza avere visto crederanno!"(8)?

Riguardo in particolare al rapporto tra la definizione del dogma dell’Immacolata concezione e le apparizioni di Lourdes, se tale dottrina non fosse già stata proposta dai Padri della Chiesa e dai teologi che in tutto il medioevo e nel seicento hanno preso in considerazioni le motivazioni bibliche e teologiche a favore di una tale posizione, sarebbe bastata l’apparizione francese per esprimere il dogma? Possiamo con certezza dire di no, perché la fede della Chiesa si può basare solo sulla rivelazione pubblica, data una volta per sempre. Anche Paolo è categorico su questo: "orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!"(9).

Da quanto fin qui scritto, e senza l’intenzione di svalutare le apparizioni mariane, si deduce che:

a. Le rivelazioni private, incluse quelle mariane, non fanno parte del deposito della fede e quindi ogni fedele resta libero nel suo giudizio verso di esse.

b. Esse sono sostanzialmente una cosa differente dalla Rivelazione pubblica, sulla quale soltanto si basa la fede della Chiesa.

c. I titoli che a Maria sono dati dalla Scrittura, dai Padri e dai concili, in quanto parte del deposito della fede, sono da preferire rispetto a quelli sorti dalla pietà popolare e da rivelazioni private.

d. Nessuna novità può essere introdotta nella fede della Chiesa dalle apparizioni.

e. Le apparizioni, essendo fenomeni mistici, vanno sempre compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come lo è la Sacra scrittura e la dottrina dei Concili.

f. E’ urgente e necessario per il bene dei fedeli ed in vista del dialogo ecumenico, distinguere sempre meglio ciò che la fede richiede da ciò che la devozione consente.

1.Dei Verbum, 4

2.Ibidem

3.Cfr. Ibid, 9-10

4. Catechismo della Chiesa Cattolica, 67

5. Benedetto XIV, De servorum Dei beatificazione II, 32, 11

6. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 311

7. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 312

8. Gv 20, 29

9. Gal 1, 8



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Consiglia  Messaggio 2 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/01/2004 18.54
Bella la ricostruzione....., ti ringrazio perchè infatti hai saputo (meglio di quanto abbia tentato in diversi forum) fare un primo riassunto di quanto poi si è detto in alcuni interventi su Maria ma purtroppo sparpagliati qua e la.....
Ovviamente mi riferisco alla specificazione riguardo le apparizioni mariane...
Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare rivelazioni che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento"
........
riferimento appunto catechistico......e più volte ricordato quando l'occasione ci si è presentata per chiarire....

d. Nessuna novità può essere introdotta nella fede della Chiesa dalle apparizioni.

..........
nessun dubbio....infatti la Chiesa non ha mai apportato novità di fede a seguito di qualche rivelazione......ma specificarlo come hai fatto tu, insieme agli altri punti è da ringraziare...
Alla prossima, Fraternamente C.

Rispondi
Consiglia  Messaggio 3 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 14/01/2004 19.15
La Pace di Cristo!
Pur ritenendo importante tutto quello che ho scritto (altrimenti non lo avrei inserito  ), vorrei qui sottolineare l'ultimo punto della sintesi, che in effetti aiuta a far chiarezza quando si dialoga di qeuste cose, non solo in riferimento a Maria, ma a tutte le questioni di prassi e dottrina:
E’ urgente e necessario per il bene dei fedeli ed in vista del dialogo ecumenico, distinguere sempre meglio ciò che la fede richiede da ciò che la devozione consente.
Un abbraccio fraterno,
Ireneo

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Consiglia  Messaggio 4 di 15 nella discussione 
Da: lisaInviato: 14/01/2004 19.56
Scusate ma ......la frase:
Le apparizioni, essendo fenomeni mistici, vanno sempre compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come lo è la Sacra scrittura e la dottrina dei Concili.
Si ricollega al fatto che non essendo parte del deposito della fede si può credervi o meno?..........non capisco cosa vuol dire ..."non sono universalmente valide", in effetti tutta la frase non mi è chiara......aiutoooo!!!
lisa

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Consiglia  Messaggio 5 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/01/2004 20.05
Dunque lisa....ne abbiamo parlate in altre occasioni......
Credere nelle apparizioni non è un dogma della Chiesa......
la Parola di Dio riconosciuta come VERA  PAROLA DI DIO è una verità di fede UNIVERSALE cioè, è necessario crederci perchè è la verità che NESSUNO PUO' METTERE IN DUBBIO......
Certo si può non credere, ma in questo caso non si è cristiani....
mentre per le apparizioni si può essere cristiani ma NON necessariamente credere che una data apparizione sia avvenuta o meno, ma attenzione.....
Come non ricordare a tale riguardo che la fede è soprattutto sperare in ciò che ancora non vediamo e avere fiducia che l’uomo Gesù, risorto da morte, verrà presto a donarci la visione beatifica definitiva? Come non riportare alla mente le parole che Gesù disse a Tommaso: "beati quelli che pur senza avere visto crederanno!"(8)?
..........
dunque trattasi di FEDE....e crederci può essere un sostegno dal quale tutto guadagnare.....non crederci, non preclude la salvezza, ma ariattenzione....
A simili rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, […] si può non accordare il proprio assenso […] ammesso che lo si faccia per buone ragioni e senza intenzione di disprezzo"(5)
..........
Fraternamente Caterina, per ora........

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Consiglia  Messaggio 6 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 15/01/2004 19.33
La Pace di Cristo!
Quanto detto da Caterina si riferisce all'assenso alle apparizioni.
Vorrei completarlo con un pensiero invece sulla "storicità" dei fenomeni mistici, che, se ho ben capito, era proprio quello che Lisa non aveva capito.
Allora, cara Lisa, ecco a cosa mi riferivo tramite un esempio pratico.
A Margherita Maria Alacocque (se ho scritto bene), la mistica del Sacro Cuore, Cristo una volta disse che avrebbe esaudito tutte le persone che avrebbero scritto al mattino la loro intenzione su un pezzo di carta e l'avessero ingoiato.
E' logico che una cosa del genere può essere compresa solo nella temperie del tempo e che, appunto, il fenomeno mistico deve essere compreso e inquadrato storicamente: la richiesta di un gesto irrazionale in un'epoca in cui la razionalità era divenuta un idolo.
Il valore letterale di questa apparizione, oggi, non ha senso. Ma inquadrandola storicamente ne possiamo cogliere il significato profondo: avere fiducia nella Parola di Dio.
Ecco cosa volevo dire che le apparizioni, in quanto fenomeni mistici, vanno compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come invece Scrittura e Concili.
Il Bacio della Pace,
Ireneo

Rispondi
Consiglia  Messaggio 7 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/01/2004 21.39
Se vogliamo completare il quadro della spiegazione che Ireneo ha fatto, occorre dire tutto...che la Chiesa si espresse in questi termini:
<"Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!", ed è a questo che intendiamo (la Chiesa, per la quale parlò il vescovo dopo la conferma della veridicità dei fatti) invitare i fedeli al riferimento dei messaggi ricevuti...>
Ciò che è stato TRADOTTO da questo messaggio è il come dobbiamo NUTRIRCI della Parola di Dio che infatti non è incontrasto con la Parola nè con la promessa di Gesù: "Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato" ed altrove dice: "Non ricevete perchè NON sapete chiedere e chiedete male....."
Il nutrimento della Parola perchè possa diventare il nostro stile di vita, è alla base per essere esauditi (sempre per ciò che piace al Signore ovvio)
Era solo per specificare...io credevo si volesse parlare delle apparizioni mariane....visto il titolo del forum e non dei messaggi privati ricevuti dai singoli santi o beati e affini....... ai quali la Chiesa NON ha mai dato una catechesi d'impegno ai fedeli......come invece usa per le apparizioni specie Lourdes e Fatima......se poi ho capito male chiedo scusa......
Fraternamente Caterina

Rispondi
Consiglia  Messaggio 8 di 15 nella discussione 
Da: lisaInviato: 21/01/2004 23.33
Eccomi qua!.......posso rispondere solo adesso , per una settimana ho avuto problemi con la linea adsl, (praticamente non avevo la linea), anzi se volete misurare il vostro grado di pazienza vi invito a provare a parlare con  gli addetti del 187, se fate 50 telefonate otterrete 50 risposte diverse!!!!  .....comunque.....
Grazie per le risposte......
Ecco cosa volevo dire che le apparizioni, in quanto fenomeni mistici, vanno compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come invece Scrittura e Concili
Ireneo ha spiegato molto bene ciò che io non avevo compreso,volevo però chiedere: " ma  se questi fenomeni mistici  richiedono o rivelano delle cose che non riguardano solo la persona che riceve le rivelazioni ma tutti , anche in questo caso la Chiesa  dà libertà di credere o meno? ....per esempio ...Fatima e Lourdes che Caterina cita, sono considerati diversamente da altre apparizioni perchè i messaggi  rivelati riguardano tutti?
...e ....un'altra domanda (non uccidetemi!!!).....Caterina scrive:"io credevo si volesse parlare delle apparizioni mariane....visto il titolo del forum e non dei messaggi privati ricevuti dai singoli santi o beati e affini......
scusate la mia ignoranza...ma apparizione Mariana  o messaggi ricevuti da singoli..non è la stessa cosa?
lisa

Rispondi
Consiglia  Messaggio 9 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 22/01/2004 0.11
Cara Lisa,
non vorrei sbagliare, ma credo che Caterina intendesse riferirsi alle apparizioni avute da molti mistici, apparizioni che riguardano però soprattutto la sfera personale di queste persone, rese possibili dalla tensione dello spirito costantemente proteso verso Dio. In questo caso l'apparizione soddisfa esclusivamente il loro attaccamento alla fede.
Diverse sono invece le apparizioni di Fatima e Lourdes, dove il messaggio di Maria vuole raggiungere tutti gli uomini, e in questo caso non è necessario essere dei mistici, ma è sufficiente la purezza di cuore che può ravvisarsi in semplici pastorelli.
Se ho interpretato male mi scuso.
fraternamente
iyvan

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Consiglia  Messaggio 10 di 15 nella discussione 
Da: lisaInviato: 22/01/2004 6.24
Pensandoci mi sa che hai ragione Lyvan....................grazie
lisa

Rispondi
Consiglia  Messaggio 11 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 22/01/2004 9.50
Ringrazio Yivan che ha interpretato bene ciò che intendevo.....andiamo ora con ordine alle risposte per lisa e per tutti noi..........tuttavia voglio ricordare che le risposte che diamo NON intendono nè sostituirsi al pensiero della Chiesa (verso la quale comunque intendiamo CORRISPONDERE ALLA LETTERA), nè tanto meno avere un carattere di definitiva chiusura agli argomenti....Noi dialoghiamo e fin dove riusciamo a dare delle risposte che la Chiesa ci ha insegnato magistralmente e mediante le Scritture che portiamo sempre nei riferimenti, desideriamo solo allargare LE MEDITAZIONI.....
Dunque....
Oltre a ciò che ha detto Yivan aggiungo appunto che la Chiesa, ad esempio, ha riconosciuto a carattere UNIVERSALE solo Fatima e Lourdes dal momento che avendole ben studiate ha dichiarato che effettivamente non vi è nulla che NON sia contenuto già nella Scrittura......
La Medaglia Miracolosa ad esempio, per quanto la Chiesa la sostenga e la consigli, resta più un carattere di rivelazione PRIVATA.......cioè, NON sei obbligato a tenere la Medaglia.........mentre siamo tenuti a mantenere fede alla prehiera costante che Lourdes e Fatima ci invitano costantemente e ripetutamente come Gesù dice esplicitamente nel Vangelo: "Pregate INCESSANTEMENTE"......
In queste apparizioni poi il messaggio resta incentrato SULLA CONVERSIONE DEI PECCATORI.....sulle verità di fede come l'esistenza dell'Inferno (Fatima, i tre pastorelli lo videro), del Paradiso....e della necessità di pregare anche per i defunti......Idem a Lourdes, le cui apparizioni invitano costantemente alla conversione, alla Preghiera, alla COMUNIONE DEI SANTI......
Naturalmente NON siamo tenuti a crederci....tuttavia dice la Chiesa:
A simili rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, […] si può non accordare il proprio assenso […] ammesso che lo si faccia per buone ragioni e senza intenzione di disprezzo"(5)
...................
Per completare l'esempio cara lisa.....metti caso che marito e moglie vivano un periodo ECCEZIONALE ed importante per la loro fede che sta maturando.....magari la moglie viene fatta oggetto di un fatto particolare e straordinario ...., se l'evento è santo....la persona coinvolta non si  arresta alle proprie interpretazioni, ma prova subito a consultatare un sacerdote e poi meglio pure se un vescovo......il quale saprà aiutare a dare una interpretazione che ovviamente si dovrà poi ancora maturare e proseguire.....
Questa potrà essere dunque una "rivelazione PRIVATA" per QUELLE  DUE PERSONE......
Ora poichè da tale evento nulla può essere aggiunto nè tolto alla Scrittura, troveremo dunque dei CONSIGLI E SUGGERIMENTI che in futuro potrebbero SOSTENERE gli altri nella fede......che rispecchieranno cose che la Scrittura già ci dice........ecco che così la Chiesa, nel valutare certi eventi PRIVATI, li mette  QUALE SUGGERIMENTO di conoscenza per un approfondimento e una maturazione della propria fede.......
Un esempio laico è la scuola......
Mia figlia è in terza media, la sua amica della stessa classe frequenta però un altra scuola.....ed entrambi faranno delle ricerche da portare agli esami.....Le due ragazze hanno visto che hanno gli stessi temi da portare...ebbene entrambe per le ricerche STANNO USANDO AUTORI DIVERSI che però alla fine dicono LA STESSA COSA MA CON DIVERSI APPROCCI E CON DIVERSI ESEMPI che condurranno tuttavia le due ricerche ad avere in comune però...IL FATTO STORICO.....
Un abbraccio Caterina

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Consiglia  Messaggio 12 di 15 nella discussione 
Da: quovadisInviato: 22/01/2004 14.08

Un aspetto interessante della meditazione può essere il seguente : E' Dio che utilizza Maria nelle apparizioni a carattere più "universale" , o è Maria che ha un suo piano col consenso di Dio ?

Io propendo per la seconda probabilità.... Maria è Madre della Chiesa , nel senso che al suo operato si deve una sorta di struttura portante di un progetto che coinvolge tutta l'Umanità....se non ci fosse Maria è come se dovessimo raggiungere una vetta altissima  senza una "guida alpina". Gesù dice "io sono la via" ma a voi è sempre visibile questa via ?....Sareste sempre in grado di farcela a non perdervi? .... Caterina sottolineava  " purchè senza disprezzo" , forse sbaglierò ma non mi fido di quelli che " non hanno bisogno" di apparizioni e messaggi per credere.....se così fosse Dio non consentirebbe nessuna Lourdes e nessuna Fatima.

Fraternamente Q.

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07/12/2008 17:40
 
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Consiglia  Messaggio 13 di 15 nella discussione 
Da: Crociato2Inviato: 22/01/2004 14.56
Buon giorno a tutti.
Io penso che sia errato estrapolare solo piccole frasi dai loro contesti, formulando poi nuove congetture per tentare di stabilire al fine una personale verità.
Se vogliamo parlare di ciò che comunque ha detto la Chiesa, personalmente sto approfondendo alcuni studi sul culto mariano in Inghilterra e sto scoprendo una cultura mariana molto profonda che la stessa Inghilterra Anglicana non è riuscita a soffocare, ma che anzi sta riaffiorando con molto entusiasmo.
Gli Anglicani non hanno di fatto mai eliminato completamente il culto mariano, e per quanto alcuni santuari famosi hanno vissuto periodi oscuri, non furono mai completamente abbandonati.
Dal Gruppo al quale ho aderito: Alla Luce del Rosario riporto un testo che mi ha molto colpito, e ci porta in un periodo insospettabile, prima delle apparizioni riconosciute ufficialmente, prima della proclamazione dei due dogmi discussi:
Johannes Husschin (o Huszgen), detto Ecolampadio....era sacerdote nel 1510, poi aderì alle idee dei riformatori protestanti e abbandonò la Chiesa Cattolica. Profondo conoscitore delle lingue bibliche, divenne un grande predicatore e si dedicò allo studio della ptristica, morì nel 1531:
scriveva nelle sue ultime prediche:
"....Predichiamo le lodi di Maria, ma predichiamole rivolte al Figlio Divino, predichiamo piuttosto Colui per la cui misericordia Ella è stata misericordiosa, vergine prudente e adorna di tutte le virtù. Somma è la lode dovuta alla Vergine, ma nessuna le compete se non per Cristo Signore Gesù. Che anzi la Vergine non vuole che noi indugiamo nelle sue lodi, lei che in tali lodi mai si è soffermata; non vuole che in lei si confidi, ella che mai ha confidato in sè stessa, poichè solo in Dio riponeva la sua speranza.
E' bene -e vi esorto a farlo- gareggiate nel lodare Maria, ma a questo patto però: che si attribuisca a lei ciò che veramente le spetta, e che da lei risaliamo a Dio stesso, largitore di ogni dono. Non voglio che si sottragga qualcosa al culto di Maria, ma soltanto che nulla si tolga al culto di Dio, cioè a Colui che si deve onorare in spirito e verità (cf.Sal.8,3).
Mai si udrà dire di me: - lo spero nel Signore - che io sia contrario alla Vergine: ritengo infatti che l'essere mal disposto verso di lei sia indizio certo di uno spirito reprobo.
E come non dovrei amarla?
E chi è colui che non si senta trasportato dall'amore vero la Vergine, verso colei che Dio stesso ama, che gli angeli e gli arcangeli venerano, che diede alla luce il Salvatore, che è l'avvocata del genere umano, che è chiamata regina di misericordia?
Or dunque, vi esorto con insistenza a lodare Dio per mezzo di Lei, con tutte le vostre forze. Che se ci mancasero le parole, lodiamola imitandone le virtù, lodiamola con la castità, con la modestia, con la carità, con la fede, con la verità e con tutti gli altri santi costumi; ciò sarà molto gradito alla Vergine e a Cristo, figlio della vergine. Se così faremo accadrà che, pur tacendo e dormendo, saremo presto esauditi; e saremo più accettabili a Dio di altri che,vegliando, non smettono di recitare lunghi panegirici!"
(La Lode di Dio in Maria - "Maria, Testi teologici e spirituali dal I al XX secolo, a cura della Comunità di Bose" - Ed i Meridiani - pag.799)
Spero di aver arricchito l'argomento, anzi se posso, desidero citare anche un altro grande Papa, Leone XIII , dalle sue parole si capisce che l'insegnamento di una certa devozione ha perseverato invece l'Inghilterra, da una totale chiusura.
Sia lodato Gesù Cristo, by Luca
Per quanto riguarda la vostra Inghilterra, ci risulta che non solo voi ma in generale molti dei vostri seguaci sono non poco solleciti nell’educare i fanciulli alla religione.<O:P> </O:P>

Sebbene essi non concordino con Noi in ogni parte, comprendono tuttavia quanto importi, sia al privato, sia alla collettività, la sopravvivenza del patrimonio della sapienza cristiana che i vostri proavi ricevettero dal Predecessore Nostro Gregorio Magno tramite Sant’Agostino e che le fiere tempeste scatenate in seguito non distrussero completamente. Sappiamo che oggi vi sono molte persone che con eccellente disposizione d’animo si preoccupano di conservare, con tutto lo zelo possibile, la fede avita e spargono non pochi né esigui frutti di carità. Ogni volta che riflettiamo su questo fatto, Ci sentiamo commossi: seguiamo infatti con amore paterno codesta Isola che meritatamente è stata definita nutrice di santi: e in tale disposizione d’animo, cui accennammo, scorgiamo la più viva speranza e quasi un pegno sicuro della salute e della prosperità degli Inglesi. Quindi perseverate, Venerabili Fratelli, a curare soprattutto gli adolescenti; estendete ovunque la vostra missione episcopale, e con alacrità e fiducia coltivate la buona semente ovunque pensiate che sia: Dio poi darà un ricco accrescimento di misericordia.<O:P> </O:P>

Come auspicio di celesti doni e come testimonianza della Nostra benevolenza, a voi, al clero e al popolo a ciascuno di voi affidato, con grande affetto, nel nome del Signore impartiamo l’Apostolica Benedizione.<O:P> </O:P>

Dato a Roma, presso San Pietro, il 27 novembre 1885, nell’anno ottavo del Nostro Pontificato. 

LEONE PP. XIII


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Consiglia  Messaggio 14 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 22/01/2004 15.48
forse sbaglierò ma non mi fido di quelli che " non hanno bisogno" di apparizioni e messaggi per credere.....se così fosse Dio non consentirebbe nessuna Lourdes e nessuna Fatima......
......
Caro Quovadis...condivido...del resto è Gesù stesso a spiegare il perchè fa i miracoli: "SE NON CREDETE IN ME, CREDETE ALMENO PER LE OPERE CHE COMPIO".....(ho citato a mente)
E' pura presunzione pensare di poter fare a meno din un "fatto".....
Tuttavia la sottolineatura da me riportata non voleva minare il credere.....quanto appunto, per ora....sostenere che la Chiesa NON obbliga, nè ritiene in pericolo la salvezza se uno non vuol credere.....poichè credo che il tema di apertura forum Ireneo lo portasse a questo discorso...ma se ho capito male allora riparliamone.....
Ringrazio anche Luca per l'aggiunta di materiale che però attenzione, rischia di fuori uscire dallo scopo di questo forum......comunque ognuno ne tragga i benefici che ritiene opportuni..
Faccio presente che dall'idea di Luca ho inserito alcuni testi interessanti:
Il Culto Mariano nell'Europa Protestante
dove, parlando dell'Inghilterra protestante, leggiamo:

Tuttavia il culto della Santa Vergine non scomparve completamente, perché fu alimentato in tutta la sua luce evangelica, sia in opere predicabili e formulari  di preghiere sia in poesie e prose letterarie, da autori  protestanti.

Thomas Lodge (1558-1625), Ben Jonson (1573-1637), William Forbes (1585-1634), Herbert Thorndike (1598-1673), William Habington (1605-1668), John Pearson (1612-1686), Mark Frank (1613-1664), Jeremy Taylor (1613-1667), Thomas Ken (1637-1711), George Hickes (1642-1715) e altri seppero ancora guardare Maria con gli occhi della vera fede, considerandola:

"Madre di Dio e, per questa sua alta dignità, predestinata fin dalla nascita, senza peccato; piena di grazia; Vergine ante partum, in partu, post partum; Madre di Cristo e di tutti gli uomini; prima creatura redenta; chiesa vivente, portatrice non solo di Cristo; nostra fiducia, non solo sulla terra, ma anche nel cielo, essendovi stata assunta nel suo corpo glorioso"...

L'atteggiamento degli anglicani fu in genere esitante, ma alcuni di loro non si fecero scrupolo di collocare immagini mariane nelle chiese e praticare le tipiche forme di culto mariano dei cattolici.

Essi fecero rivivere alcuni antichi santuari, come quello di Walsingham e anche gli stessi pellegrinaggi, fra cui quello così detto "della dote", in ricordo della consacrazione dell'Inghilterra a Maria "come sua dote". 

........

Dalla Germania Protestante invece.....

Da religioso (Lutero), aveva consacrato a Maria dei cantici che si cantano ancora oggi, che sono di una grande delicatezza di sentimenti e di una ammirabile fattura. In uno di essi si leggono questi suggestivi versi:

"Ella mi è cara, la preziosa ancella, E io non posso dimenticarla.

A lei si attribuiscono onore, lode, purezza.

Ella ha preso possesso del mio cuore... Ella vuole darmi la gioia

Col suo fedele amore per me, Ella vuole sedersi accanto a me.

E soddisfare a tutti i miei desideri".

C'era quindi una certa ambivalenza nel pensiero e soprattutto nel comportamento di Lutero che si scagliò con violenza contro ogni pratica religiosa popolare e soprattutto contro i pellegrinaggi mariani, ritenendoli atti degni dei pagani. I luterani più zelanti abbatterono altari, bruciarono immagini e reliquie e perseguitarono i più coraggiosi dei sacerdoti e dei fedeli.

Tuttavia dal momento che se certe cose è il buon Dio che le vuole, non esiste persona che possa cancellarle, varie immagini antiche e miracolose restarono per circostanze anche le più impensate. Così la città di Wittemberg sull'Elba, dominio per eccellenza di Lutero, contribuì involontariamente allo sviluppo di numerosi pellegrinaggi mariani, quasi una risposta del Cielo allo stesso Lutero che in cuor suo chiamò sempre Maria: "Mia Signora", tanto è vero che Spalatino, amico intimo di Lutero, inviò alla sua parrocchia natale di Spalt, diocesi di Eichstatt, una scultura rappresentante Gesù e Maria in testimonianza della sua inalterabile devozione verso la Vergine.....

.........

Buona meditazione....farternamente Caterina

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Il Rosario secondo i Papi

 
di SALVATORE M. PERRELLA, osm

Il vento del rinnovamento conciliare
   

Paolo VI, il prosecutore del Vaticano II, si è interessato con originalità alla question mariale. Culmine del suo magistero mariano è la Marialis cultus del 1974, notevole esempio di sintesi dottrinale secondo i principi del Concilio.
 

Il papa Paolo VI (1963-1978) è stato il tenace prosecutore del Vaticano II, l’intelligente esecutore dei suoi indirizzi nel difficile ma fecondo tempo della sua recezione; si è interessato con grande congruità e originalità alla question mariale.

Del suo magistero ricordiamo tre documenti sul rosario: l’enciclica Mense maio, del 29 aprile 1965, nella quale, sottolineando la caratura mariana del mese di maggio, ricorda che Maria è strada a Cristo e ciò significa che il continuo ricorso a lei comporta un cercare, in lei, per lei e con lei, Cristo salvatore, al quale sempre rivolgersi. Paolo VI chiede preghiere per il momento storico in cui vive la Chiesa che sta concludendo il Concilio; per la difficile situazione internazionale che vive momenti di tensione a causa di eventi bellici; per il progredire allarmante di attentati al carattere sacro e inviolabile della vita umana; per impetrare la pace dono divino. Esorta i pastori ad inculcare «con ogni cura la pratica del santo rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici».

L’enciclica Christi Matri, del 15 settembre 1966, invita la comunità cattolica a impetrare da Dio, mediante l’intercessione della Vergine con il suo rosario, il dono celeste e inestimabile della pace. «Tale fruttuosa preghiera non soltanto ha una grandissima efficacia nello stornare i mali e nel tener lontane le calamità, come chiaramente dimostra la storia della Chiesa, bensì anche alimenta doviziosamente la vita cristiana».

Paolo VI davanti alla statua di Maria presso la "casa della Madonna" a Efeso, il 26 luglio 1967.
Paolo VI davanti alla statua di Maria presso la "casa della Madonna" a Efeso, il 26 luglio 1967.

L’esortazione apostolica Recurrens mensis october, del 7 ottobre 1969, ove il Papa esorta a pregare per la pace tra uomini e popoli, visto che continuano ancora micidiali conflitti e appaiono nuovi "punti caldi" «e si vedono in lotta perfino cristiani, che fanno appello allo stesso Evangelo d’amore». Incomprensioni che si manifestano anche tra membri della Chiesa; per cui è necessario invocare da Dio la pace e la riconciliazione per mezzo della Madre del Principe della pace, che ha proclamato la beatitudine di essa (cf Mt 5,9). La Chiesa del Concilio non cessa di ricordare e di attingere all’opera d’intercessione della Vergine, così come fece a Cana (cf Gv 2,1-12), presso il Figlio a favore degli uomini. Anzi, «meditando i misteri del santo rosario, noi impareremo, sull’esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice». I membri della Chiesa, conclude il Papa, devono avere in onore e recitare con frequenza questa «meditazione dei misteri della salvezza», ormai divenuta una consolidata pratica di devozione mariana ecclesiale.

La svolta della Marialis cultus

La vera svolta sulla natura, sui contenuti e sulla finalità dei pii esercizi, già annunciata dal Concilio (cf Sacrosanctum Concilium 13; Lumen gentium 66-67), si ha con l’ esortazione apostolica Marialis cultus (=MC), del 2 febbraio 1974. Papa Montini, in continuità con la dottrina esposta dal Concilio e dall’esortazione apostolica Signum magnum, del 13 maggio 1967, ha inteso proporre una trattazione teologico-liturgica finalizzata a mettere in luce il posto che Maria occupa nella pietà ecclesiale, specialmente per quanto riguarda la dottrina circa la presenza e la celebrazione di Maria nell’ambito del ciclo annuale del mistero di Cristo (MC 2-15), l’esemplarità di Maria in ordine al culto divino (MC 16-23). L’esortazione pontificia, inoltre, ha inteso offrire valide indicazioni per la revisione e lo sviluppo della pietà liturgica, dei pii esercizi dell’Angelus e del rosario. La Marialis cultus sottolinea nel pio esercizio del rosario, assai diverso dagli "atti liturgici" sacramentali per natura, virtù e finalità-operatività salvifica (n. 48), tre note fondamentali: teologica, liturgica, pastorale.

I Padri conciliari riuniti a San Pietro.
I Padri conciliari riuniti a San Pietro.

La nota teologica precisa l’indole evangelica che sgorga dalla presentazione dei misteri dell’incarnazione redentrice, per cui tale pratica è preghiera cristologica e soteriologica, ove si evidenzia la partecipazione della Madre e Serva del Signore. La nota liturgica presenta il "Salterio della Vergine" come preghiera di lode, di implorazione, soprattutto di contemplazione. La nota pastorale è caratterizzata dall’incoraggiamento a riproporre l’uso della recita del rosario nell’ambito della famiglia. È nella famiglia cristiana che deve rifiorire la recita del rosario, una delle più eccellenti preghiere "in comune" (MC 52-54).

L’insieme di tutti questi elementi fa di questa trattazione sul pio esercizio del rosario un rimarchevole esempio di sintesi dottrinale, che non solo convoglia la dottrina già esposta in altri documenti dai predecessori e dallo stesso Paolo VI, ma applica ad essa, sviluppandoli, anche norme e principi generali enunziati dal concilio Vaticano II.

Salvatore M. Perrella
   
  

«Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani»

Il 24 aprile 1970, sul colle del santuario di Bonaria, Paolo VI richiamava con forza le ragioni di una seria devozione mariana in un discorso giustamente rimasto famoso. «E come è venuto Cristo fra noi? [...] Egli è venuto fra noi seguendo la via della generazione umana. Ha voluto avere una Madre; ha voluto incarnarsi mediante il mistero vitale d’una Donna, della Donna benedetta fra tutte. Dice l’Apostolo, che ha tracciato la struttura teologica fondamentale del cristianesimo: "Quando arrivò la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato da Donna" (Gal. 4, 4). [...] Questa dunque non è una circostanza occasionale, secondaria, trascurabile; essa fa parte essenziale, e per noi uomini importantissima, bellissima, dolcissima del mistero della salvezza: Cristo a noi è venuto da Maria; lo abbiamo ricevuto da Lei [...]. Come nella statua della Madonna di Bonaria, Cristo ci appare nelle braccia di Maria; è da Lei che noi lo abbiamo, nella sua primissima relazione con noi; Egli è uomo come noi, è nostro fratello per il ministero materno di Maria. Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce».


Un gesto di generosità verso la Madonna

Nel suo bel libro – intriso anche della conoscenza personale che ne ebbe l’autore – intitolato Il papa Paolo VI. «Il cor ch’egli ebbe» (San Paolo 1997, pp. 78), Luigi Olgiati rievoca un episodio dell’infanzia del futuro Pontefice.

Il piccolo Giovanni Battista Montini, pur costretto a molte assenze scolastiche dalla salute cagionevole, superò – grazie all’intelligenza vivida e all’aiuto di papà, mamma e compagni – sempre gli esami. Ecco l’episodio ricordato dal biografo.

«Ricevette anche medaglie al merito: una volle regalarla alla Madonna del santuario delle Grazie, per la quale i bresciani hanno una speciale devozione. Si inginocchiò dinanzi all’immagine, che rappresenta Maria in dolce adorazione del Bambino Gesù, e discretamente, badando che nessuno l’osservasse, lasciò cadere la medaglia, che aveva staccato dal petto, nella fessura della cassetta per le offerte; poi alla Madonna disse tutta la felicità di cui quel gesto gli aveva riempito immediatamente il cuore.

«Ma Giovanni Battista non aveva fatto i conti con il sagrestano. Costui, qualche giorno dopo, vuotando la cassetta scoprì tra le monete una medaglia; gli fu facile sapere di chi fosse leggendovi inciso sul "verso" il nome di chi l’aveva meritata: "Quel ragazzino – ricordò subito – che viene sempre qui ad ascoltare la messa e a fare la santa comunione!".

«Quando poi gli capitò di incontrare la signora Giuditta [la mamma di Giovanni Battista, ndr], non mancò di riferirle, con senso di ammirazione, la scoperta. Anche la mamma si commosse, pensando al detto di Gesù sul quale talvolta si era soffermata a meditare: "È molto più gaudioso dare che ricevere"; e ringraziò il Signore che anche Giovanni Battista già avesse incominciato ad assaporare quella felicità. Al sagrestano chiese il favore che la scoperta restasse un segreto tra loro due» (p. 13s.).

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Per una retta presentazione
di Maria mediatrice

   

Occorre partire dai dati antropologici e teologici che riconoscono negli esseri creati una relazionalità attiva in rapporto a Dio e alle stesse creature.
  

Abbandonati i modi ambigui di presentare la funzione mediatrice di Maria, incombe ai teologi il compito di adottare un linguaggio che sia preciso e adeguato ai contenuti storico-salvifici da trasmettere ed insieme chiaro e accettabile per le culture del nostro tempo. Si tratta di una duplice fedeltà: alla Parola di Dio o rivelazione biblica trasmessa dalla Chiesa, e agli esseri umani che comunicano all’interno della cultura, considerata come modo organico di vivere. Questo doppio confronto spinge la maggioranza dei teologi e mariologi a scegliere un linguaggio di mediazione, mentre una minoranza qualificata opta per un linguaggio alternativo.

Tommaso d’Aquino

In genere la teologia contemporanea ha difficoltà ad abbandonare il termine mediatore, innanzitutto perché è biblico e indica una funzione imprescindibile di Cristo nella storia della salvezza, e poi perché designa una componente significativa dell’antropologia, secondo cui ogni persona cresce e matura mediante l’apporto positivo degli altri. Anche il ricupero della teologia delle realtà terrestri evidenzia la consistenza delle creature che esercitano le une verso le altre un influsso più o meno determinante anche dal punto di vista salvifico.

In realtà la mediazione creaturale finisce per essere ammessa dalla perspicua dottrina di san Tommaso, che distingue la cooperazione dalla mediazione, poiché mentre per la prima bastano due che collaborano insieme, la mediazione richiede invece un terzo: il mediatore infatti deve unire due estremi, da cui si distingue e con cui nello stesso tempo ha qualcosa di comune. Ne consegue che Cristo, Uomo-Dio, è l’unico mediatore, mentre né il Padre né lo Spirito possono dirsi mediatori.

Zoldo   Alto (Belluno): caratteristico crocifisso di legno; sullo sfondo, Monte   Pelmo.
«Solo Cristo è il perfetto mediatore di Dio e degli uomini» (san Tommaso). Zoldo Alto (Belluno):
caratteristico crocifisso di legno; sullo sfondo, Monte Pelmo (foto Alberto Bevilacqua).

Il testo tomista principale stabilisce un parlare rigoroso e poi in qualche modo lo supera proponendone uno secundum quid: «Bisogna dire che appartiene propriamente all’ufficio di mediatore congiungere e unire quelli tra i quali è mediatore: poiché gli estremi si uniscono nel mezzo. Ma unire perfettivamente gli uomini a Dio conviene a Cristo per mezzo del quale gli uomini sono stati riconciliati con Dio secondo il passo di 2Cor 5,19: Dio riconciliava a sé il mondo in Cristo. E quindi solo Cristo è il perfetto mediatore di Dio e degli uomini, in quanto mediante la sua morte riconciliò con Dio il genere umano [...]. Niente però proibisce chiamare alcuni altri in certo modo [secundum quid] mediatori tra Dio e gli uomini, in quanto cioè cooperano all’unione degli uomini con Dio dispositivamente o ministerialmente».

Giustamente Tommaso riconosce una mediazione di Cristo in senso proprio ed esclusivo, quindi non comunicabile, in quanto solo Gesù è Verbo incarnato e quindi unico mediatore nato. In questo senso non si possono chiamare mediatori né il Padre, né lo Spirito Santo, né tanto meno alcun altro essere umano; propriamente parlando essi sono cooperatori.

Può darsi che qualche teologo opti per un uso rigoroso della terminologia, rifiutando a tutti gli altri l’unica mediazione che appartiene all’Uomo-Dio; ma sul piano operativo rimane vero che chi coopera con l’unico mediatore partecipa alla sua azione mediatrice, anche se ontologicamente rimane sulla sponda dell’uomo (per es. Maria e la Chiesa) o su quella di Dio (lo Spirito Santo).

Non esiste qui alcuna difficoltà di chiamare Maria mediatrice per grazia di Cristo, inserita in Cristo e al servizio di Cristo, in quanto partecipe all’opera salvifica di Cristo. Tanto più che Maria, come tutti i fedeli, ha ricevuto da Cristo salvezza e giustificazione, che implicano il dono della vita divina, che pur lasciandoli nella condizione creaturale li introduce nell’ambiente vitale trinitario.

Bernard Sesboüé

Sulla stessa linea tomista, ma con sensibilità più vicina alla cultura contemporanea, si muove B. Sesboüé, per il quale la mediazione suppone «un ambiente o termine medio capace di creare un legame di comunicazione, ossia di riconciliazione tra due partner finora estranei o in conflitto. Il mediatore è un punto centrale d’incontro e di passaggio tra l’uno e l’altro. Ma lo può essere solo se ha qualcosa di comune con loro».

Sul piano operativo la mediazione «è un’attività di scambio tra i due termini da unire» e implica un «doppio movimento»: uno di andata che viene da Dio verso l’uomo e uno di ritorno che viene dall’uomo e va verso Dio. Ora Cristo adempie pienamente a questi requisiti, in quanto essendo Dio e uomo, può realizzare la mediazione discendente (è il rivelatore del Padre, il redentore e liberatore, il divinizzatore...) e la mediazione ascendente (si offre al Padre in sacrificio, è intercessore e riconciliatore). Certo, la cultura pluralista odierna ritiene una pretesa e un affronto alle religioni la proclamazione di Cristo unico mediatore di salvezza. Ma, abbandonata l’interpretazione esclusivista, l’unica mediazione di Cristo non si oppone alle vie salvifiche costituite dalle religioni, e neppure alcune figure mediatrici di salvezza, ma le include, anche se non possono pretendere di raggiungere l’unicità e l’universalità dell’Uomo-Dio.

Sesboüé conclude che «se la mediazione di Cristo è unica, è vero che nell’ordine della salvezza anche noi siamo tutti mediatori gli uni per gli altri. Perché certi grandi testimoni della storia religiosa dell’umanità non servirebbero a loro volta da mediatori all’interno dell’unica mediazione di Cristo?».

Segna   di Bonaventura, Croce (sec. XIV), Pinacoteca di Castiglion Fiorentino   (Arezzo).
Segna di Bonaventura, Croce (sec. XIV), Pinacoteca di Castiglion Fiorentino (Arezzo – foto Paolo Ferrari).

Spiritualità

Dal punto di vista della teologia spirituale, Ch.A. Bernard distingue tra mediazione salvifica costitutiva, che è quella esercitata dall’unico Mediatore e dalle mediazioni da lui derivate come la Chiesa e i sacramenti, e mediazioni creaturali che sono tutte le cose, poiché «ogni realtà positiva è vestigio oppure immagine di Dio [...]; il mondo della natura, l’ambiente culturale, il prossimo, l’azione, la preghiera, tutto ciò va considerato mediazione fra Dio e l’uomo». Dal canto suo F. Ruiz riconosce nella mediazione «un concetto fondamentale della teologia», valorizzato nell’Antico e nel Nuovo Testamento, tanto da poter «elaborare una solida spiritualità delle mediazioni». Se l’antica alleanza «è interamente basata su mediazioni e mediatori», occorre riconoscere che «in Gesù Cristo la mediazione acquista la qualità di assoluta "immediatezza"». In Cristo si fondano «innumerevoli mediazioni e submediazioni che attualizzano e dispiegano nella storia la sua mediazione».

Poiché la categoria "mediazione" è generale, conviene arricchirla con altre, come segno, sacramento, immagine...; in modo specifico la «mediazione teologale» è «la capacità spirituale che ricevono e hanno alcuni oggetti, persone, gesti, di mostrare l’azione di Dio nell’uomo e di risvegliare ed esprimere l’accoglienza e la risposta dell’uomo stesso all’azione di Dio».

Ruiz mette in guardia da alcuni pericoli: ristagnare nell’oggetto senza percepirne il rimando alla trascendenza; manipolare l’oggetto considerandolo mero strumento, il cui valore s’identifica e scompare con la funzione, mentre occorre ricordare che «i sacramenti e il fratello [...] sono mezzi nei quali, e non solo attraverso i quali, Dio realizza l’incontro di salvezza»; valorizzare solo le mediazioni religiose, capaci di unirci immediatamente a Dio, trascurando quelle naturali e storiche; cercare l’autoaffermazione invece della mediazione trasparente.

Anche la Vergine...

Una nuova presentazione di Maria mediatrice consiste nel partire dai dati antropologici e teologici che riconoscono negli esseri creati, soprattutto nelle persone umane, una relazionalità attiva in rapporto a Dio e alle creature.

Già K. Rahner, pur riconoscendo la dottrina tradizionale dell’unica mediazione di Cristo e delle partecipazioni derivate e subordinate, preferisce imboccare un’altra strada: quella del loro presupposto antropologico, che vede Cristo mediatore «come il "caso" escatologicamente perfetto, irrepetibile e inseparabile di una comunicazione umana davanti a Dio, di una solidarietà universale di salvezza».

La tesi del teologo tedesco è così formulata: «Perché sia possibile una mediazione salvifica di Cristo e la sua realizzazione personale nella fede, è necessaria l’intercomunicazione di tutti gli uomini sino nelle dimensioni più profonde della loro esistenza, sin nella loro salvezza, nonché la realizzazione e l’esperienza esistenziale-concreta di questa radicale intercomunicazione». Ora questa intercomunicazione, come «orizzonte di comprensione all’interno del quale la mediazione di Cristo risulta recepibile», esiste ed è sperimentabile: è «l’esistenza intercomunicativa dell’uomo». Infatti «l’intercomunicazione è implacabile nel propormi continuamente la presenza dell’altro, che mi stimola e mi sorregge continuamente», anche nell’aspetto essenziale della salvezza: «Anche qui nessuno è solo: ma tutti sono di aiuto, sono responsabili e importanti per la salvezza di tutti». La storia delle intercomunicazioni umane e tra Dio e l’umanità raggiunge «il suo culmine escatologico nella autopartecipazione divina, cioè quando l’evento dell’offerta e dell’accettazione di tale autopartecipazione del Pneuma divino diventa irreversibile». Ciò avviene nell’incarnazione, morte e risurrezione del Logos divino, in quanto egli fattosi carne è il mediatore «dell’autopartecipazione divina, nella misura in cui egli coincide con il futuro della storia di tale partecipazione». Ciò significa che «l’evento "Cristo" non dà l’avvio alla volontà salvifica divina, cioè la volontà di partecipazione valida in tutta la storia, ma ne è l’effetto. Perché ama il mondo, Dio ha inviato il suo Figlio».

Conseguenza di questa impostazione è che ogni salvezza che si realizza nella storia individuale è anche mediatrice di salvezza altrui. Infatti tale evento salvifico è sempre intercomunicativo, in quanto è voluto da Dio e da lui operato partendo e guardando alla totalità della storia della salvezza, per cui chiunque viva nella fede e nell’amore è mediatore di salvezza per tutti. In Gesù questa intercomunicazione raggiunge il suo vertice, per cui egli è l’unico e assoluto mediatore.

Stefano De Fiores, smm

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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10/01/2011 21:44
 
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ANCHE NOI "MADRI" DI CRISTO
E DEI CRISTIANI

Maria è Madre, ma anche "modello" della Chiesa e del cristiano: opericò questi è chiamato anche lui ad essere "madre" di Cristo nella fede e "madre" di ogni fratello di Cristo nella carità; alcune sante hanno percepito e vissuto con particolare intensità qeusto mistero.

di SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI, S.M.M.I


Come la mariologia è complemento della cristologia perché non c'è nulla nell'economia divina e nella storia della salvezza che sia proprio di Maria senza riferimento a Gesù, così può dirsi - analogamente - dei Santi nel mistero della Chiesa. La stessa definizione "santo" nel cristianesimo, richiama la perfezione della vita in Cristo e del suo sviluppo fino alla pienezza in un rapporto esistenziale e unitivo con Gesù, nel fedele compimento della sua Parola che ci fa rimanere nell'Amore con Lui e tra noi. Compendio e vertice sublime della vita secondo lo Spirito, è Maria che vigila e presiede maternamente, affinché anche in noi si ottimizzi il rapporto vitale col Figlio Suo.

Ma l'azione gratuita dello Spirito richiede una risposta d'amore. Maria, capolavoro dello Spirito Santo, è anche capolavoro di Madonna con bambinorisposta a Dio, nello Spirito Santo, capolavoro di cooperazione in terra e nella Comunione dei Santi. Lo Spirito Santo, che si è servito della libera cooperazione di Maria per l’Incarnazione e la Redenzione, si serve ancora della sua carità materna nel formare la Chiesa e le singole anime. La presenza e l’azione di Maria, i cui effetti si vanno allargando così da abbracciare e compenetrare gli uomini di ogni tempo e luogo, la si può cogliere anche misticamente prolungata e riflessa nei Santi. Già unita al Figlio morente in Croce "per riunire i figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11,52), partecipa ancora, nel tempo della Chiesa, anche alla missione riconciliatrice dei suoi membri. Essa è "l'alleata di Dio in virtù della sua maternità divina nell'opera della riconciliazione" (Reconciliatio et Paenitentia, 35): c'è un unico Amore che unisce il Figlio e la Madre.

"Madri di Cristo" in Maria e come Maria


Il Mistero della maternità divina di Maria è il mistero per eccellenza della sua vita ed è certamente unico e irrepetibile.

Tuttavia anche a noi è dato, stante la parola di Cristo (Lc 8,21), di essergli "madre" secondo lo Spirito, nella fedele custodia della sua Parola e in particolare nella comunione-carità fraterna. Madri, cioè, che portano frutto rimanendo nell’Amore da cui deriva quella fecondità soprannaturale, in cui si prolunga analogicamente, ma anche autenticamente, la relazione di Maria a Cristo. Condizione previa al dono dello Spirito è l’umile recettività, la costante docilità, la fede di Maria: "Maria è innanzitutto - dice M.D. Philippe - il luogo dove lo Spirito rimane e si riposa". In tale atteggiamento permanente e fondamentale, Maria diviene prototipo e via della Chiesa-Sposa, Vergine e Madre nell'osservanza amorosa della Parola con cui nutre i figli generati in Cristo mediante lo Spirito.

Ora, come il consenso di Maria all'Incarnazione redentrice fu "atto di una sola persona il cui influsso si ripercuoteva sulla salvezza di una moltitudine, anzi, sull’intero genere umano" (S. Tommaso), così, in corrispondenza al piano di Dio e alla libera risposta dell’uomo, si ripercuotono le nostre scelte, specialmente quelle cosi dette "fondamentali" in riferimento ad una precisa vocazione della Chiesa. Di ciò, e dell’ampia maternità spirituale che spesso ne consegue, hanno avuto chiara coscienza i Santi, resi edotti dallo Spirito della solidarietà nella grazia (cfr. 1Cor 12, 26 e Col 1, 24) ed anche della particolare elezione a "rappresentare" o a condurre altri (ad es. i Fondatori).

Come il "fiat" di Maria fu detto in nome della Chiesa, così può dirsi in verità, che «la Chiesa intera di tutti i tempi, ha fatto questo "in Maria"» (A. Müller). E come Maria, nell’avvento dell’annunciazione era contemporaneamente "Chiesa" e "Madre della Chiesa", così quanti sono uniti a Cristo nel compimento della volontà del Padre, sono "madri" di Lui, nella Chiesa, e nello stesso tempo - sempre come Maria - "madri" dei fedeli, soprattutto "sul Golgota" della loro vita.

Accanto al "Golgota" dei fratelli

Lungo i secoli, moltitudini di uomini e di donne sono stati (stabat) con Maria sotto la Croce, comunicando al mistero salvifico in unione a Lui "nell'eucaristia" della vita quotidiana, "soffrendo profondamente", insieme a Maria, "col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui" (LG 58). E come la presenza di Maria "presso la croce rappresenta il punto culminante della sua associazione alla missione salvifica di Cristo" (J. Alfaro), così rappresenta anche il punto culminante dell’identificazione mistica, oggettiva, dei Santi con Maria, con-paziente, nel Mistero di Cristo e della Chiesa.

E come nella Passione del Figlio, "le sofferenze di Maria e la sua offerta, compiute in unione con il Salvatore, Suora con un bambino in bracciohanno costituito l'atto più importante della sua maternità spirituale" (G. Frénaud), così i patimenti (attivi e passivi) dei Santi, da loro vissuti in unione e "com-passione" a Cristo, prolungano misticamente l’Amore di Maria, archetipo della Chiesa-Sposa, Vergine e Madre, e ne accelerano la piena realizzazione.

Certo, Maria "cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore" (LG 61) e solo Lei fu madre reale della vittima offerta... Tuttavia, Maria continua ad associarci al mistero della sua cooperazione al Sacrificio del Figlio. La Madre del Primogenito, infatti, coopera alla nascita e alla formazione dei fratelli di Lui (cf LG 63) fino alla massima capacità di dono e svuotamento di sé... e della conseguente accoglienza di Dio Amore perfetto: nel vincolo nuziale della Nuova Alleanza. Ella ha inaugurato lo stato "pneumatizzato" - ossia posto sotto l’azione dello Spirito - della nuova umanità, capace di convivere con Dio, ed anzi di lasciare che Dio sia tutto in loro.

Partecipazione attiva alla maternità di Maria


La vita trinitaria riversatasi con pienezza primigenia nell'Immacolata, con Lei, in Cristo, continua a diffondersi portandoci a vivere l'amore caritativo o teologale verso Dio in virtù dello Spirito che Cristo ci dona. "La carità presente in Maria era fedele espressione di quella di Dio Padre, tutto dedito a rendere ogni carne umana uniformata al volto spirituale del suo Figlio incarnato" (T. Goffi). Ed il Calvario è il culmine della massima donazione efficace di Dio all'umanità che rinasce da Cristo, con Maria, nello Spirito Santo.

E come Maria "diventa Madre, dolorosamente ed effettivamente, per la sua "com-passione" al sacrificio del Calvario..." (R. Laurentin) così tutti i cristiani, ed a maggior ragione i Santi, partecipano in varia misura e grado a questa spirituale maternità di Lei. Anzi, forse è da vedere anche questo nel gesto di Cristo morente che ci dona Sua Madre (Gv 19,25-27) non solo come "protezione" (cfr. Sub tuum praesidium). ma come apertura, chiamata alla cooperazione, nel segno della reciprocità dell'Alleanza d'Amore che Egli, unico Mediatore, instaura con noi nella Chiesa-Madre.

Resi autentici figli di Dio e fratelli di Cristo siamo ora chiamati a partecipare alla missione materna della Chiesa, di cui Maria è Madre e Maestra della sequela perfetta. Al Calvario, cioè, per i meriti di Cristo, Dio ci è dato come vero Padre e Maria come vera Madre, e noi a loro come figli, nel Figlio. Egli, che non ha tenuto nulla per sé, ci chiama ad entrare e a rimanere nella nuova economia del Dono, dell'Amore con cui Egli ci ha amati e ci ama. Egli ci introduce e ci associa alla reciprocità-comunione propria della Vita Trinitaria e quindi, proprio per elevarci e uniformarci a sé, non ci lascia quali puri destinatari o recipienti della Vita nuova, bensì ci associa, quali mediatori, alla Sua Unica e Suprema Mediazione presso il Padre.

Maria - lei per prima e in modo eminente - e noi Cristiani, secondo la specifica vocazione/ministero di ciascuno, siamo chiamati alla mediazione in Cristo. Questa nostra umile cooperazione alla fine dei tempi rivelerà, ad abundantiam, la potenza e i frutti dell'opera di Cristo stesso in noi, a gloria del Padre. S. Paolo stesso, nella I Tim 2,1, dove esalta Cristo, Unico Mediatore, chiama tutti a partecipare al piano salvifico di Dio con suppliche e ringraziamenti.

La testimonianza di alcune Sante

Tutti siamo chiamati a prendere parte alla missione di Cristo, con Maria. Analogicamente a Lei, ma in una partecipazione mistica effettiva, siamo tutti chiamati a cooperare "alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti" (cfr. Paolo VI, Professione di fede, 30/6/1968). E questo fu il continuo assillo dei Santi e delle Sante. Ascoltiamone alcune:

S. Maddalena de' Pazzi (1566-1607), carmelitana: «O Maria gloriosissima... Dovevi essere capace della divinità quanto ne può essere creatura mortale; poiché essa assunse l'umanità dal tuo purissimo sangue, in tal osculo (= bacio) ti fu data tal capacità che dopo il Verbo [incarnato] divenissi più capace della divinità che altra creatura sia mai stata e che abbia a essere. Con la bocca sua, cioè, ti fece gustare quello che Dio gusta della creatura e quello che la creatura gusta di Dio. Ti fece ancora gustare quell'unione che fece la divinità con l'umanità e l'umanità con la divinità. (...) Ad uno ad uno vai adornando i cuori delle creature per poterli offrire alla Santissima Trinità insieme al tuo. (...) Nessuno ricusi tale adornamento. Non vi è dubbio che essendo il nostro cuore offerto alla santissima Trinità, non pensi, operi e proferisca parola che non sia in onore di sua divina Maestà e utilità del prossimo, essendo nel seno del Padre, nel cuore dell'umanato Verbo e nelle mani di Maria (...). Maria è quella fonte segnata col sigillo immacolato del Verbo eterno che la dichiara vergine e madre, madre e vergine! Compiacimento della santissima Trinità. Va irrigando questo fonte tutto il cielo, fruttificando in terra, letificando gli angeli e refrigerando le anime del purgatorio; e vorrebbe che ciascuna anima divenisse un fonte segnato col sigillo della perfetta immagine di Dio come egli ci ha fatti e col carattere delle piaghe del Verbo, onde divenire perfetto uomo e Dio per partecipazione ...» (Probatione II, pp. 50-55).

S. Teresa d'Avila (1515-1582), riformatrice del Carmelo e Dottore della Chiesa, presentando Maria come modello di vita cristiana perfetta dice: «O mia Signora, quanto è esatto che si può imparare da voi ciò che accade tra Dio e la Sposa, secondo quanto ci dice il Cantico (dei Cantici)!» (Pensieri sull’amore di Dio, cap. 6, n. 8).

S. Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), invece esclama: «Piccola come sono, Maria, lo sai bene, anch'io, come Te, accolgo in me l'Onnipotente. Né la mia debolezza mi spaventa, se i tesori della madre appartengono anche alla figlia. Perché io sono tua figlia. Madre amatissima! Le tue virtù, il tuo amore, non sono forse miei?» (scritti, Roma 1970, p.874).

B. Elisabetta della Trinità (1880-1906), infine, da vera carmelitana, attratta da Maria nel mistero dell'incarnazione, libera da tutto ciò che non è Dio, in una verginità anche dello spirito, assoluta, dice: "Non ho bisogno di far sforzi per entrare in questo mistero dell'abitazione divina nella Vergine. Mi sembra di trovarvi il movimento abituale della mia anima, che fu il suo: adorare in me il Dio nascosto" (lett. a sua sorella).

E infine, con l'auspicio che diventi realtà per tutti noi, come Dio vuole, queste stupende parole scritte il 23 novembre 1903: «Leggo in questo momento delle bellissime pagine del nostro Padre San Giovanni della Croce sulla trasformazione dell'anima nelle Tre Persone divine [per partecipazione]. A quale abisso di gloria siamo chiamati.

Oh! Comprendo i silenzi, i raccoglimenti dei santi (...). Il Nostro beato Padre dice che allora lo Spirito Santo li innalza ad altezze così ammirabili da renderli capaci di produrre in Dio le medesime aspirazioni d'amore che il Padre produce con il Figlio e il Figlio con il Padre, aspirazione che non è altri che lo Spirito Santo stesso. E dire che il buon Dio ci chiama, in forza della nostra vocazione, a vivere in questi santi splendori. Che mistero adorabile di carità... Vorrei corrispondervi vivendo sulla terra come la santa Vergine "conservando ogni cosa nel mio cuore" (Lc 11, 51), seppellendomi, per così dire, nel fondo della mia anima, per perdermi nella Trinità che vi dimora, per trasformarmi in Lei. Allora il mio motto, "il mio ideale luminoso" saranno realizzati: sarò davvero Elisabetta della Trinità».

A questo, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, siamo tutti chiamati, infatti: "Il fine ultimo dell'intera economia divina è che tutte le creature entrino nell'unità perfetta della beata Trinità" (CCC 260)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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La formazione dei cattolici per una autentica mariologia

Cari Amici, nel 1988, su espressa richiesta dell'allora Pontefice Giovanni Paolo II, la Congregazione per l'Educazione Cattolica divulgò un breve Documento di nove pagine nelle quali ha riassunto un eccellente excursus sulla mariologia nella Chiesa, il vero Culto a Maria e di come il Concilio Vaticano II abbia rilanciato l'attenzione verso questo tema così caro a tutta la Chiesa. Noi abbiamo cercato di riepilogare ulteriormente il Documento cercando di concentrare, in piccole schede, in video ed audio, il cuore dell'insegnamento per una autentica devozione mariana.
Il video si conclude, anche per manifestare la continuità nell'insegnamento petrino, con la preghiera che Papa Francesco ha scritto a Maria nella chiusura della recente Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

it.gloria.tv/?media=535187

Buona meditazione a tutti.

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740733]


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[Modificato da Caterina63 02/12/2013 21:54]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  Vita di Maria (XIX): Dormizione e Assunzione della Madonna



Come ricordava il Papa Benedetto XVI, il Cielo ha un cuore: quello della Vergine Maria, che fu portata in corpo e anima accanto a suo Figlio, per sempre.




LA MADONNA


Gli ultimi anni di Maria sulla terra – quelli che intercorsero tra la Pentecoste e l’Assunzione –, sono rimasti avvolti in una nebbia tanto spessa che quasi non è possibile penetrarli con lo sguardo e ancor meno indovinarli. La  Scrittura tace e la Tradizione ci tramanda solamente qualche eco lontano e incerto. La sua esistenza trascorse silenziosa e laboriosa: come una sorgente nascosta che dà fragranza ai fiori e freschezza ai frutti. Hortus conclusus, fons signatus Ct 4, 12), la chiama la liturgia con parole della Sacra Scrittura: giardino chiuso, fontana sigillata. E anche: pozzo d’acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano ibid ., 15). Come quando stava accanto a Gesù, non si faceva notare, ma vegliava sulla Chiesa dei primi tempi.

Senza alcun dubbio visse accanto a san Giovanni, poiché era stata affidata alle sue cure filiali. E san Giovanni, negli anni che seguirono la Pentecoste, dimorò abitualmente a Gerusalemme; là lo troviamo sempre accanto a san Pietro. All’epoca del viaggio di san Paolo, alla vigilia del Concilio di Gerusalemme, verso l’anno 50 (cfr.At 15, 1-34), il discepolo amato figura tra le colonne della Chiesa Gal 2, 9). Se Maria dimorava ancora accanto a lui, doveva avere circa 70 anni, come affermano alcune tradizioni: l’età che la Sacra Scrittura stima come la maturità della vita umana (cfr.Sal 89, 10).

Però il posto di Maria era in Cielo, dove suo Figlio l’aspettava. E così un giorno, a noi ignoto, Gesù la portò con sé nella gloria celeste. Nel dichiarare il dogma dell’Assunzione di Maria, nel 1950, Papa Pio XII non volle chiarire se la Vergine morì e risuscitò subito dopo oppure se andò direttamente in Cielo senza passare per il momento della morte. Oggi, come nei primi secoli della Chiesa, la maggior parte dei teologi pensano che anche Lei sia morta, ma che –come Cristo– la sua morte non fu un tributo al peccato – era l’Immacolata! –, ma avvenne perché somigliasse completamente a Gesù. E così, dal VI secolo, si cominciò a celebrare in Oriente la festa della Dormizione della Madonna: e ciò per sottolineare che si era trattato di un passaggio più simile al sonno che alla morte. Lasciò questa terra – come affermano alcuni santi – in un impeto d’amore.

GLI APOSTOLI SI RIUNIRONO A GERUSALEMME PER FARLE COMPAGNIA NEGLI ULTIMI MOMENTI. E UN POMERIGGIO SERENO E LUMINOSO LE CHIUSERO GLI OCCHI E DEPOSERO IL SUO CORPO IN UN SEPOLCRO.

Gli scritti dei Padri e degli scrittori sacri, soprattutto a partire dal IV e V secolo, riferiscono alcuni dettagli sulla Dormizione e Assunzione di Maria, basati su alcuni racconti che rimontano al II secolo. Secondo queste tradizioni, quando Maria stava per abbandonare questo mondo, tutti gli Apostoli – eccetto Giacomo il Maggiore, che aveva già subito il martirio, e Tommaso, che si trovava in India – si riunirono a Gerusalemme per farle compagnia negli ultimi momenti. E un pomeriggio sereno e luminoso le chiusero gli occhi e deposero il suo corpo in un sepolcro. Pochi giorni dopo, dato che Tommaso, arrivato troppo tardi, insisteva a voler vedere il corpo, trovarono la tomba vuota, mentre si udivano canti celestiali.

Indipendentemente dagli elementi di verità contenuti in questi racconti, è assolutamente certo che la Vergine Maria, per uno speciale privilegio di Dio Onnipotente, non fu  sottoposta alla corruzione: il suo corpo, glorificato dalla Santissima Trinità, fu unito all’anima e Maria fu assunta in cielo, dove regna viva e gloriosa, accanto a Gesù, per glorificare Dio e intercedere per noi. Questo è stato definito da Papa Pio XII come dogma di fede.

Malgrado il silenzio della Scrittura, un passo dell’Apocalisse lascia intravedere la fine gloriosa della Madonna. Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle Ap 12, 1). Il Magistero vede in questa scena non soltanto una descrizione del trionfo finale della Chiesa, ma anche una affermazione della vittoria di Maria (tipo e figura della Chiesa) sulla morte. Sembra come se il discepolo, che si era preso cura della Madonna fino al suo transito in Cielo, avesse voluto lasciare memoria, in maniera delicata e riservata, di questo fatto storico e salvifico che il popolo cristiano, ispirato dallo Spirito Santo, ha riconosciuto e venerato fin dai primi secoli.

Da parte nostra, spinti dalla liturgia della Messa della vigilia di questa festa, acclamiamo la Madonna con queste parole: Gloriosa dicta sunt de te, Maria, quæ hodie exaltata es super choros angelorum , beata sei, Maria, perché oggi sei stata assunta sopra i cori degli angeli e trionfi con Cristo in eterno.

J.A. Loarte

 


 


Fraternamente CaterinaLD

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