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Maria: punto di Unità fra Protestanti e Cattolici

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2011 18:54
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07/12/2008 20:15
 
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Madre d'Unità

Dombes è nome applicato a un gruppo di teologi protestanti e cattolici che festeggia quest'anno i suoi 60 anni di vita.Questi ecumenisti hanno dimostrato d'essere dinamici fautori del progresso teologico intercristiano. Per la prima volta nella storia hanno affrontato la pietra d'inciampo: il posto della Vergine Maria. Hanno concluso: la Madonna non è mai stata causa di divisione tra le Chiese; piuttosto lei ne è una vittima

La mariologia unisce o divide icristiani? La risposta a questo interrogativo richiede una premessa. Il traguardo della piena unità dei cristiani non deve portare a una piatta uniformità, ma piuttosto all'integrazione d'ogni legittima diversità in un'organica comunione, della quale il Papa è chiamato ad essere il servitore e garante. Questo è il pensiero di Giovanni Paolo II sull'ecumenismo ed è proprio lui che ha attribuito a Maria SS. il nuovo titolo "Madre dell'Unità" dei cristiani.Donde sgorga questo nuovo nome della Vergine per una realtà antica quanto è il cristianesimo?

Dalla realtà dell'Incarnazione. Maria partorisce Colui che mediante la Nuova Alleanza riunirà tutti i popoli; Maria è Colei che porta a tutti i popoli il Verbo Incarnato, lo presenta ai Pastori nella Notte Santa, lo presenta ai re venuti dall'Oriente. Maria quale Madre del Verbo non può dunque dividere i cristiani, semmai unirli nella Fede comune in ciò che Essa stessa concepì e partorì per opera dello Spirito Santo. Maria dunque partendo Colui che ci presenta il Padre come "una cosa sola", ha cooperato affinchè Dio facendosi uomo, potesse unire tutti gli uomini a Lui. Non si potrà avere l'Unità dei cristiani se in questa unità non ci vediamo il mistero dell'Incarnazione di Dio che si fa uomo, diventa uomo perchè l'uomo potesse diventare "figlio" in termini di riscatto e di uguaglianza. Questa presenza mariana nell'ecumenismo pontificio emerge anche dalla Orientale Lumen: "Tra questi (i santi) un posto tutto particolare occupa la Vergine Maria, dalla quale è germogliato il virgulto di Jesse". La sua figura è non solo la Madre che ci attende, ma la Purissimache - realizzazione di tante prefigurazioni veterotestamentarie - è icona della Chiesa, simbolo e anticipo dell'umanità trasfigurata dalla grazia, modello e sicura speranza per quanti muovono i loro passi verso la Gerusalemme del cielo" (n. 6). Il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo, emanato nel 1993 dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani non ricorda mai la memoria della Beata Vergine Maria; ma la data in cui il Papa l'ha firmato è la festa dell'Annunciazione.

Certo la radice più profonda del titolo "Madre dell'Unità" che Giovanni PaoloII ha attribuito alla Vergine (e per il cui titolo i partecipanti delle altre confessioni sono d'accrodo), sta nell'episodio che Giovanni racconta nel capo 19, 25 - 27 del suo Vangelo, nella duplice consegna: del discepolo prediletto a Maria, e della Madre all'apostolo più giovane. Il passo citato va letto in profondità, cioè deve superare l'aspetto del racconto d'un fatto di famiglia in cui un affetto molto caro (che siè costretti a lasciare) viene affidato a una persona di fiducia.Bisogna leggere l'episodio di Maria e Giovanni ai piedi della croce con maggiore profondità, cioè teologicamente, in conformità con la natura mistica dell'evangelista. Giovanni, quando scrive della Vergine-Madre,adopera parole diverse. Se riporta il termine con cui Gesù si rivolge alla mamma, usa la parola gynai, "donna", appellativo nobilissimo.Così avviene a Cana (2, 4) contro ogni costume sociale ebraico,e sotto la croce (19, 26). Invece, nella narrazione di ciò che accade sotto la croce di Gesù, Maria per due volte viene detta in modo assoluto ê mêtêr, "la madre". Cioè viene sottolineata la maternità della Madonna nei riguardi del popolo di Dio, e messo in rilievo il compimento della sua vocazione ad essere la Madre per eccellenza, figura della Chiesa-Madre, che sarà Madre di tutti i fedeli. Giovanni accoglie "la Madre" ecclesialmente nella comunione spirituale della preghiera, nella condivisione della Parola di Dio, nella compartecipazione eucaristica. Questa pienezza di comunione tra Madre e Discepolo segue alla spartizione delle vesti di Gesù,alla sorte tratta sulla tunica, senza cucitura, del Cristo. E si rivela nell'ampiezza della profezia di Simeone quando accanto alle parole "A te una spada trapasserà l'anima", vi aggiunge "Affinchè vengano svelati i pensieri di molti cuori". I Vangeli ci hanno abituati a vedere Maria come Colei che "medita in modo perfetto" tutti gli avvenimenti di questo Figlio, ora nella dimensione ecclesiale Maria può svelare i mille pensieri meditati donandoli per una maggior conversione verso il suo Figlio.

continua.......




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Consiglia  Messaggio 2 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 12.59
Il contrasto fra le due scene (divisione: cioè distacco dal Figlio morente che in quel momento sta lasciando un Testamento, e comunione: nell'affidamento di Colei che ha portato nel mondo l'Unità dell'uomo con Dio), manifesta l'unità dei fedeli nella Chiesa, membra del Corpo di Cristo. Come Madre di tutta la famiglia cristiana della Chiesa, Maria SS. ha il compito di conservare l'unità di tutti i suoi figli, da espletare con la preghiera e la testimonianza,come del resto ha fatto conservando l'unità della fede nella famiglia cristiana delle origini.
Gesù adopera una serie di scene prima di morire: sulla croce Egli lascia il Suo Testamento sigillandolo nel Sangue, aveva già prefigurato questa scena quando l'apostolo dirà " Quando sarò innalzato attirerò tutti a me", nessun cristiano può dunque sentirsi estraniato da questo "Tutti": Giovanni spiega la simbologia di questa Unità attraverso la Tunica "Si sono spartite fra loro le mie vesti e per il mio vestito hanno tirato la sorte" (Gv.19.24), la veste è la Chiesa lacerata e divisa. Segue la scena descritta prima di Maria e di Giovanni, poi Gesù ha sete. Il Vangelo di Luca ci narra del "buon ladrone", ulteriore testimonianza di un Testamento che è garanzia di salvezza, e lo stesso Evangelista ci riporta le parole del Cristo morente che rimette il suo Spirito in quello del Padre, consegnando sè stesso dopo aver detto, come dice Giovanni "Tutto è compiuto", ora il Testamento del Cristo è compiuto, la scena della Madre e di Giovanni sotto la Croce rientrano in questo Testamento, ne fanno parte integrante. Marco ci riporta la prima testimonianza di fede avvenuta con Cristo morto sulla Croce: "Quest'uomo era davvero il Figlio di Dio!", ha così inizio l'avventura della Chiesa che dovrà attendere la Pentecoste per essere ufficializzata ed ancora qui troviamo Maria in mezzo agli Apostoli. Tutti attendevano "costantemente alla preghiera"(At.1,13)
Se è pur vero che Maria è citata poco nei Vangeli, è anche vero che quel poco è inserito nel mistero della Chiesa nascente: Maria e la Chiesa diventano una cosa sola perchè tutti i cristiani diventino una cosa sola, come il Cristo partorito da Maria, con il Padre e lo Spirito Santo sono una cosa sola.
Giustamente il Papa illustra il ruolo di Maria nella fede come parte delle condizioni dell'unità visibile dei cristiani(Ut Unum Sint n.79). Gioiosamente ha siglato l'accordo con le autorità ecclesiali degli assiri orientali. Il Patriarca Mar Dinkha IV e GiovanniPaolo II, dopo accurati studi, sono convenuti nella Dichiarazione comune che non c'è differenza dogmatica tra i due appellativi di Maria detta dagli assiri Christoudochos, cioè Colei che ha accolto il Cristo che è Dio, e dai cattolici Theotocos , cioè genitricedi Dio. Lo Spirito Santo che è anima della Chiesa di Cristo e del movimento ecumenico, colui per il quale Maria ha concepito il Capo delCorpo Mistico, che ha suscitato anche l'appellativo di Madre dell'Unità,lui farà sì che la mariologia non divida più i cristiani,ma li congiunga nella fratellanza con Cristo, che ci viene da Maria in funzione di quel Fiat mediante il quale Maria stessa ci coinvolse tutti in qualità di credenti come Lei che non ebbe difficoltà ne dubbi nel credere che " Dio si facesse carne e venisse così ad abitare in mezzo a noi".
Sia lodato Gesù Cristo

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Consiglia  Messaggio 3 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 13.45
Un altro aspetto che è frutto dell'Ecumenismo è dato dal riabilitare il concetto antico della VENERAZIONE verso la Madre di Gesù, che si riallaccia non soltanto a quell'aspetto ecclesiale nel quale tutti i cristiani sentono di sentirsi vicini (Figli della Chiesa di Cristo) se pur sofferenti nelle divisioni, ma anche in virtù del Magnificat che non canta delle semplici Lodi, ma esprime una realtà sconcertante "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente; tutti mi chiameranno Beata".
Recenti lavori di esegesi hanno riportato come nella Bibbia nessun essere umano abbia cantato per sè stesso delle Lodi così profonde. Questo aspetto lo leggiamo soltanto in Gesù quando dirà di sè stesso "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore!", un cuore che Maria, quale Madre ha contribuito nei suoi battiti riconosciuti da s. Elisabetta: "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me".
Maria in chiave Ecumenica è Colei che può riavvicinare i figli "dispersi", la figura di S.Elisabetta può essere vista in chiave Ecumenica: lei era ebrea, in età avanzata, speranzosa di vedere come tutti l'avvenimento di questo Messia che tutti attendevano, nel riconoscimento del Figlio che la Vergine annunziata porta nel suo grembo, Elisabetta è la prima figura positiva di un Ecumenismo che riconosce in Maria "la Madre del Suo Signore", in questo riconoscimento scatta la realtà nuova di un cristianesimo che unisce tutti i popoli della terra come dimostrerà la scena dei re Magi davanti alla mangiatoia, che insieme "adoreranno questo Bambino". Sono i primi passi del Vangelo che ci insegnano a leggerlo in chiave Ecumenica.
E' emblematico che in un incontro di mariologia a livello Ecumenico, si sia fatto ricorso alle parole di Paolo VI che diceva:"quando noi distinguiamo la Madonna da Dio, quasi che ci possa essere una bontà distinta da quella di Dio, e non sia Lui la sorgente unica e suprema della bontà, allora diventa grave e finiamo che separiamo la Madonna da Dio e crediamo di dare onore alla Madonna quasi dimenticandoci del suo divino Figlio e confrontando quale dei due si debba onorare di più." (Paolo VI)
Oggi però l'atmosfera delle controversie si è placata e Roger Schultz, priore protestante di Taizè , ha potuto scrivere: "Noi domandiamo ai nostri fratelli cattolici ed ortodossi di purificare la pietà mariana da ogni esuberanza, affinché la Vergine Maria sia sempre tenuta in grande umiltà, come appare nella Sacra Scrittura, in una vita nascosta a fianco di Gesù".
Tuttavia nondimeno traspare dalla parte Ortodossa e Cattolica che questo "nascondimento" di Maria nei Vangeli non può essere interpretato come una ESTRANEITA' della Madre dal Figlio, altrimenti si rischia di relegare il ruolo di Maria ad un ruolo del tutto insignificante, privando la stessa Chiesa del concetto di "Madre che partorisce i figli redenti" (cfr.Ap.12)
Non è un caso isolato che si stia cominciando a leggere in ambienti Ecumenici i tanti lavori della Chiesa su questo tema, altro segno di un frutto maturato ad opera dello Spirito Santo è come vengano fatte talune citazioni come quest'altra: Paolo VI nella Marialis cultus raccomanda: "E' volontà della Chiesa cattolica che in tale culto, senza che ne sia attenuato il carattere singolare, sia evitata con ogni cura qualunque esagerazione, che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica e sia bandita ogni manifestazione cultuale contraria alla retta prassi cattolica."
Il culto reso a Maria deve apparire secondo le parole di Paolo VI  quale "introduzione e conseguenza del culto unico che dobbiamo a Gesù Cristo nostro Signore ... imitare la Madonna nelle sue virtù, tanto sublimi e tanto umane, in quella soprattutto della fede, dell'accettazione della parola di Dio, che inizia nelle nostre anime la vita di Cristo."
Devoti a Maria perciò lo possiamo essere, sì e senza esitazione alcuna, ma sulla traccia segnata dalla Chiesa e dal Vangelo. Mantenendo salda quella fede genuina scaturita dalle parole di s.Elisabetta che dimostra dalle sue parole, segni di devozione verso "Colei che è la Madre del suo Signore".
Maria  quale "sorgente di grazia immediata" non và mai intesa operante da sola, la scena con la cugina Elisabetta ci dimostra come nella prima operò direttamente lo Spirito Santo il quale non fa altro che far riconoscere ciò che in Maria è stato "concepito per opera dello stesso Spirito Santo", Maria diventa questa "sorgente" visibile e palpabile di "una grazia immediata" che permette ad Elisabetta di contemplare la realizzazione della profezia messianica: "Ecco, concepirà e partorirà un figlio, l'Emmanuel che significa Dio - con - noi " Tale "sorgente di Grazia immediata" è Maria, per la quale
" grandi cose ha fatto in lei l'Onnipotente per cui tutte le generazioni la chiameranno Beata", tale beatitudine però deve condurci all'UNITA', perchè tutti i cristiani dicono come Elisabetta "Madre del mio Signore" e Maria ha solo questo interesse, che tutti riconoscano in Lei "il frutto benedetto del suo seno, Gesù".
La preghiera di San Idelfonso di Toledo (667 d.c. ) è illuminante in questo senso:
"Ti prego, ti prego, Vergine Santa: che da questo Spirito che ti ha fatto generare Gesù riceva io stesso Gesù. Che la mia anima riceva Gesù da questo Spirito che ha reso possibile alla tua carne il concepimento di questo stesso Gesù (...) Che io ami Gesù in questo Spirito nel quale tu stessa l'adori come tuo Signore, e lo contempli come tuo Figlio."
Sia lodato Gesù Cristo

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Consiglia  Messaggio 4 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 14.45
La preghiera di San Idelfonso di Toledo (667 d.c. ) "Ti prego, ti prego, Vergine Santa: che da questo Spirito che ti ha fatto generare Gesù riceva io stesso Gesù. Che la mia anima riceva Gesù da questo Spirito che ha reso possibile alla tua carne il concepimento di questo stesso Gesù (...) Che io ami Gesù in questo Spirito nel quale tu stessa l'adori come tuo Signore, e lo contempli come tuo Figlio."
Che io ami Gesù in questo Spirito nel quale tu stessa l'adori come tuo Signore, e lo contempli come tuo Figlio.
Da questo contesto si apre la prospettiva Ecumenica, quella che giudata dallo Spirito Santo, fa meditare su questa Donna che nel Cristo adora il suo Dio, e come Madre lo contempla quale Figlio.
La perfezione di Maria rientra in una sfera particolare della Grazia: è Madre del Verbo, ma anche "figlia del suo Figlio". Tuttavia questa Grazia si arresterebbe ad una insignificante sterilità, se attraverso  Maria stessa non apportasse frutti di conversione a ciò che Lei adora quale "suo Dio", in questo contesto Maria è perciò la garanzia di una pienezza della Grazia che dal momento del concepimento non appartiene a lei sola, ma è distribuita generosamente e gratuitamente a tutti gli uomini.
 "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama", queste parole degli Angeli che cantano una lode a Dio ci riconducono alle parole di Gesù quando dice "Vi do la mia Pace". Maria ha concepito per opera dello Spirito Santo e poi partorito questa Pace attraverso la quale siamo richiamati all'Unità fra tutti i credenti e in questo modo Lei diventa non l'artefice, ma la distributrice di questa Pace. In questo sta il significato di Maria quale "sorgente di Grazia".
La vita e le sue domande: "Tutte le generazioni mi chiameranno Beata". Se pur questa profezia non viene accolta come si dovrebbe, una cosa è certa: "Tutte le generazioni la chiamano e in qualche modo di lei si è sempre parlato"

L'interesse di molte persone per Maria muove spesso da fenomeni di religiosità popolare (apparizioni, santuari mariani ad esse legati, ecc), che ne hanno spesso appannato l'originalità.
Tuttavia la sua figura è presente con grande rilievo  nei documenti ufficiali della Chiesa e nella sua liturgia, ma anche fra i Protestanti e specialmente in questo ultimo secolo nel quale Maria è stata rivalutata per il ruolo che Dio le ha dato. Perché è così importante? Qual è il suo ruolo nella vita della Chiesa e nella storia della salvezza?
Riferimenti contenutistici di cultura generale

La storia dell'arte, della letteratura, del cinema, della musica è ricchissima di opere che trattano di Maria. Secondo l'opportunità si seleziona qualche documento e se ne approfondisce il significato.
La figura di Maria è presente anche in altre religioni o confessioni religiose, con interpretazioni diverse rispetto a quella data nella fede cattolica. Secondo l'opportunità di un proprio Credo si considera Maria:
- presso i Musulmani; quale Vergine da rispettare;
- presso gli Ebrei; una Ebrea molto devota di Dio, attenta alle Scritture;
- presso gli Ortodossi, la Teothokos, venerabilissima Madre che si riallaccia alla dottrina Cattolica se pur si distacca da alcuni aspetti;
Protestanti, gli Anglicani e Luterani, la venerano in modo diverso: sia come Madre di Gesù, sia come Madre di Dio, ma si dissociano dal culto Cattolico ed Ortodosso; tutti gli altri movimenti che si definiscono Evangelici (Pentecostali e non) sono gli unici che non la riconoscono come Madre di Dio, tuttavia le distinzioni fra di loro sono molte e taluni gruppi non hanno difficoltà a riconoscerla Madre del Verbo Incarnato; in molti vi è vivo il rapporto nel dialogo ecumenico in genere.
Sul versante antropologico la figura di Maria provoca a riflettere sul ruolo della donna nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa.
Mentre dal punto di vista storico e spirituale Maria provoca la ricerca di una piena conoscenza sul mistero dell'Incarnazione.

Riferimenti contenutistici confessionali

Maria è una figura di cui si parla poco nella Bibbia. Si raccolgano i passi che la riguardano, soprattutto in Lc. (Vangelo dell'infanzia) e in Gv che ne parla all'inizio e alla fine della vita pubblica di Gesù: (nozze di Cana 2,1-5; sotto la croce 19,25ss).
La sua figura tuttavia ha un grande valore nella storia della salvezza (cfr. ad es. Magnificat Lc 1, 46-55). Donna di fede e creatura nella quale Dio ha portato a compimento la sua redenzione, Maria è modello per l'intera Chiesa, che fin dagli inizi l'ha fatta oggetto di particolare devozione, legata al mistero del figlio Gesù, in una chiave di unità fra tutti coloro che si definivano cristiani rigenerati dal Cristo.

Nel delinearne i tratti teologici si ricordino i momenti più significativi della riflessione ecclesiale su Maria:
- da i Padri della Chiesa fra il I e II secolo Maria è già conosciuta quale "Madre del Dio fatto uomo", "Avvocata" (S.Ireneo);
- Concilio di Efeso (431): Maria madre di Dio, in rapprto alla dottrina della Trinità.
Il contesto di elaborazione della Chiesa si snoda e si sviluppa su Maria fin dal primo secolo, ma sempre e solo in rapporto all'identità del suo Figlio, fino ai giorni nostri.
Il vero ostacolo emergerà a metà del 1700 su alcune affermazioni calviniste le quali verranno mitigate  nel 1800, per poi riesplodere in toni più gravi a causa di frangie fondamentalistiche Pentecostali che negaheranno senza alcun riscontro esegetico la maternità divina di Maria e di conseguenza finiranno per insegnare una dottrina estranea al Vangelo dicendo che Maria è solo Madre dell'umanità del Cristo, separando inequivocabilmente le due nature che sono invece, come Efeso ci riporta, "unite in una unica Persona, partorita da Maria".

Le risposte: sintesi concettuale fondamentale per valorizzare la spinta ecumenica:

Maria è la credente perfetta, vera madre del Verbo che in lei si è incarnato, è colei nella quale la redenzione è già pienamente compiuta, come pegno di vita eterna per tutti i credenti.
Per questo la Chiesa vede in lei un modello da imitare, l'icona del suo mistero, un'avvocata che intercede presso Dio, una Madre attenta ai bisogni della Chiesa.

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Consiglia  Messaggio 5 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 18.16
UDIENZA GENERALE
Mercoledì 12 Novembre 1997
Giovanni Paolo II 

1. Dopo aver illustrato i rapporti fra Maria e la Chiesa, il Concilio Vaticano II ci rallegra nel costatare che la Vergine è onorata anche dai cristiani che non appartengono alla comunità cattolica: "Per questo santo Concilio è di grande gioia e consolazione che vi siano anche, tra i fratelli separati, di quelli che tributano il debito onore alla Madre del Signore e Salvatore..." (LG, 69), (cfr Red. Mater, 29-34). A ragion veduta possiamo dire che la maternità universale di Maria, anche se fa apparire ancor più dolorose le divisioni tra i cristiani, costituisce un grande segno di speranza per il cammino ecumenico.
Molte Comunità protestanti, a motivo di una particolare concezione della grazia e dell'ecclesiologia, si sono opposte alla dottrina e al culto mariano, ritenendo la cooperazione di Maria all'opera della salvezza lesiva dell'unica mediazione di Cristo. In questa prospettiva, il culto della Madre farebbe quasi concorrenza all'onore dovuto al Figlio.

2. Tuttavia, in tempi recenti, l'approfondimento del pensiero dei primi riformatori ha posto in luce posizioni più aperte nei confronti della dottrina cattolica. Gli scritti di Lutero manifestano ad esempio amore e venerazione per Maria, esaltata come modello di ogni virtù: egli sostiene l'eccelsa santità della Madre di Dio ed afferma talvolta il privilegio dell'Immacolata Concezione, condividendo con altri Riformatori la fede nella Verginità perpetua di Maria
Lo studio del pensiero di Lutero e di Calvino, come anche l'analisi di alcuni testi di cristiani evangelici, hanno contribuito a creare una rinnovata attenzione di alcuni protestanti ed anglicani verso diversi temi della dottrina mariologica. Alcuni sono giunti persino a posizioni molto vicine a quelle dei cattolici per quanto riguarda i cardini fondamentali della dottrina su Maria, quali la maternità divina, la verginità, la santità, la maternità spirituale.
La preoccupazione di sottolineare il valore della presenza della donna nella Chiesa favorisce lo sforzo di riconoscere il ruolo di Maria nella storia della salvezza. 
Tutti questi dati costituiscono altrettanti motivi di speranza per il cammino ecumenico. Il desiderio profondo dei cattolici sarebbe di poter condividere con tutti i loro fratelli in Cristo la gioia derivante dalla presenza di Maria nella vita secondo lo Spirito.

3. Il Concilio ricorda tra i fratelli che "tributano il debito onore alla Madre del Signore e Salvatore", specialmente gli Orientali, "i quali concorrono nel venerare la Madre di Dio sempre Vergine, con ardente slancio ed animo devoto" (LG, 69).
Come risulta dalle numerose manifestazioni di culto, la venerazione per Maria rappresenta un significativo elemento di comunione tra cattolici ed ortodossi.
Restano, tuttavia, alcune divergenze circa i dogmi dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione, anche se tali verità furono illustrate inizialmente proprio da alcuni teologi orientali - basti pensare a grandi scrittori come Gregorio Palamas (+ 1359), Nicola Cabasilas (+ dopo il 1396), Giorgio Scholarios (+ dopo il 1472). 
Tuttavia tali divergenze, forse più di formulazione che di contenuto, non devono far dimenticare la comune fede nella divina maternità di Maria, nella sua perenne Verginità, nella sua perfetta santità, nella sua materna intercessione presso il Figlio. Come ha ricordato il Concilio Vaticano II, l'"ardente slancio" e "l'animo devoto" accomunano ortodossi e cattolici nel culto della Madre di Dio.

4. Alla fine della Lumen gentium il Concilio invita ad affidare a Maria l'unità dei cristiani: "Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i Santi interceda presso il Figlio suo" (ibid.).
Come nella prima comunità la presenza di Maria promuoveva l'unanimità dei cuori, che la preghiera consolidava e rendeva visibile (cfr At 1,14), così la più intensa comunione con Colei che Agostino chiama "madre dell'unità" (Sermo 192,2; PL 38,1013), potrà condurre i cristiani a godere il dono tanto atteso dell'unità ecumenica.
Alla Vergine Santa si rivolgono incessanti le nostre preghiere perché, come agli inizi ha sostenuto il cammino della comunità cristiana unita nella preghiera e nell'annuncio del Vangelo, così oggi con la sua intercessione ottenga la riconciliazione e la piena comunione tra i credenti in Cristo.
Madre degli uomini, Maria ben conosce i bisogni e le aspirazioni dell'umanità. A Lei il Concilio chiede particolarmente di intercedere perché "le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità" (LG, 69).
La pace, la concordia e l'unità, oggetto della speranza della Chiesa e dell'umanità, appaiono ancora lontane. Esse, tuttavia, costituiscono un dono dello Spirito da domandare senza sosta, ponendosi alla scuola di Maria e confidando nella sua intercessione. 

5. Con tale richiesta i cristiani condividono l'attesa di Colei che, ricolma della virtù della speranza, sostiene la Chiesa in cammino verso il futuro di Dio.
Raggiunta personalmente la beatitudine per aver "creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45), la Vergine accompagna i credenti - e la Chiesa intera - perché tra le gioie e le tribolazioni della vita presente, siano nel mondo i veri profeti della speranza che non delude.
Sia lodato Gesù Cristo

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Consiglia  Messaggio 6 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 18.24

MARIA NEL CENACOLO DI IERI,

NELL’ECUMENISMO DI OGGI

(Chiesa Valdese: la formazione)

Intervento di

RENZO BERTALOT

"...quel turbamento che ogni credente deve provare".

Prendiamo in esame, nel Vangelo di Luca, l’episodio dell’Annunciazione. Maria è una testimone unica, irripetibile: nessuna creatura come lei è stata in maggior contatto con la trinità attraverso il suo "fiat" alla richiesta del Padre, il suo accogliere nel grembo il Figlio, il suo essere ricoperta come da un'ombra dallo Spirito Santo. "Hai trovato grazia", le dice l’Angelo, esortandola a non temere di fronte all'annuncio del disegno di Dio. L’esperienza del timore, il turbamento profondo che assale Maria prefigura quel turbamento che ogni credente deve provare di fronte alla Parola del Signore e che è fondamentale per una vera esperienza di fede. Non si può rimanere impassibili davanti alla Parola di Dio. Essa scandisce il tempo della nostra esistenza in un "prima" e un "dopo": una volta ricevuto l'annuncio di salvezza dobbiamo anche noi sentirci sconvolti, proprio come Maria poiché la Parola ci chiama, ci provoca, ci spinge ad un profondo cambiamento, ad una vera conversione di noi stessi, e allora anche noi sapremo pronunciare il nostro "fiat", come Maria, non nel segno della passività ma di una forte presa di coscienza, nella massima libertà, della "missione" che siamo chiamati a compiere, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo. Senza l’ispirazione dello Spirito santo, infatti, la nostra libertà è solo anarchia.

Dall'Annunciazione scaturisce un messaggio valido universalmente, in ogni tempo e soprattutto nello smarrimento di valori e nell'incertezza del mondo presente: la libertà nasce di fronte alla parola di Dio, dal confronto diretto con il Vangelo. Se tutti i cristiani sapessero comprendere a pieno tale messaggio e pronunziassero il loro "fiat" davanti alle richieste del Signore, cercando con tutte le forze di conformarsi alla sua volontà, l’unità tra le Chiese potrebbe essere immediatamente raggiunta.

La testimonianza di Maria è prodigiosa.

Nel Magnificat ogni cristiano può trovare il fondamento della propria fede. Nei versetti finali del cantico infatti si dice: "Fedele nella sua misericordia, ha sollevato il suo popolo, Israele. Così aveva promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre" (Lc 1,54-55).

A noi che viviamo in un’epoca così povera di valori e di veri punti di riferimento, Maria, attraverso il suo cantico, indica che il nostro punto di riferimento non deve essere ricercato entro i confini dell’esistenza terrena, ma deve essere posto nella promessa, nell’elezione, nella benedizione fatta ad Abramo, che si estende di generazione in generazione nel corso della storia e la trascende, conducendoci verso la vera, grande Salvezza, nella quale è vinta anche la nostra morte.

Cristo in tutta la sua vita sottolinea con le parole e con i gesti una totale fiducia in questa promessa. Egli, sulla croce, grida: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Sal 22,2), usando le parole del Salmo 22, nel quale, dopo le iniziali espressioni di dolore, di disperazione, di angoscia, esperienza dell'abbandono, è presente e vivo il ricordo dell'amore misericordioso di Dio e della promessa che il Signore ha fatto a Israele: "In te sperarono i nostri padri: hanno sperato e li hai condotti in salvo, ti chiesero aiuto e li hai liberati, si sono fidati e non sono rimasti delusi" (Sal 22, 5-6).

Gesù dice ai suoi oppositori: "Oggi si è compiuta questa parola". Potremo anche noi dire alla fine della nostra giornata terrena: "Oggi si è compiuta questa parola"? Dobbiamo cercare di tendere oltre i confini biologici della nostra vita. Il significato di essere Madre di Dio, Maria lo vede nella promessa fatta da Dio ad Abramo. Maria testimonia il primato della parola di Dio dalla quale scaturiscono la sua fede e la sua missione. Dal contatto con la parola di Dio i Cristiani devono saper ricuperare la loro gioia e il senso della loro vocazione.

"...leggere e conservare nel nostro intimo le parole del Signore"

Nel Vangelo di Luca, sia nell'episodio dei Pastori (Lc 2,19), che in quello di Gesù tra i dottori nel tempio di Gerusalemme, si dice che Maria "custodiva tutte queste cose e vi rifletteva in cuor suo" (Lc 2,19; 2, 51). Maria quindi osservava attentamente ciò che si compiva intorno a lei e lo meditava interiormente, conservando nel cuore, oltre che nella memoria, e confrontandolo costantemente con le parole dell'annuncio ricevuto e della promessa fatta dal Signore ad Abramo. Anche noi dobbiamo prendere esempio da Maria: dobbiamo continuamente leggere e conservare nel nostro intimo le parole del signore che possiamo incontrare ogni giorno nella Bibbia, accogliendo con fede anche quelle che, a prima vista, ci sembrano incomprensibili, nella più profonda certezza anche il loro significato ci sarà svelato dalla grazia nel momento per noi più propizio.

Nell'episodio delle nozze di Cana, Maria, rivolgendosi ai servi dice: "Fate tutto quello che egli vi dirà" (Gv 2,5). Se attualizzassimo queste parole rivolgendole a noi stessi comprenderemmo che Maria ci spinge a guardare a Cristo per ascoltare la sua Parola, così come lei stessa ha fatto. Se tutti i Cristiani ascoltassero senza alcun pregiudizio la parola del Signore, troverebbero in essa una formidabile spinta all'unità, senza più perdere tempo in discussioni e inutili sofismi.

Maria si trova ai piedi della croce, come pure sta nel Cenacolo. È significativo osservare come la storia della Maria biblica inizi e termini nel Dio trinitario, attraverso uno speciale rapporto con lo Spirito Santo, che già nel momento dell'annuncio l'aveva ricoperta con la propria ombra e che viene di nuovo da lei atteso nel Cenacolo insieme a tutti gli apostoli. I testi evangelici nulla ci dicono sul quel periodo di silenzio e di attesa, ma per noi che Maria si trovi in quel luogo indica che per lei la sofferenza di vedere il figlio sulla croce non ha distrutto, ma anzi ha rafforzato la sua fede in quella promessa di salvezza che, di generazione in generazione, scorre da Abramo a tutti i suoi discendenti. Maria prega ed attende con fiducia lo Spirito: così dobbiamo fare anche noi e, come Maria, dobbiamo imparare a stupirci di fronte alla parola di Dio. Questa è la parola che può cambiare la nostra vita, rendendola feconda e costantemente illuminata dallo spirito, questa è la parola che, con suo soffio vitale, può ispirare energie nuove per affrontare insieme il cammino verso l'unità.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 18.41

L’ECUMENISMO CON MARIA

La terra è popolata attualmente da oltre cinque miliardi di creature umane, delle quali solo un miliardo e settecento milioni sono cristiani, e non tutti uniti tra loro.

Un grande movimento ecumenico è nato soprattutto dopo il Concilio Vaticano II per rispondere all'anelito pressante di Cristo affinchè tutti siano una cosa sola.

Il S. Padre Giovanni Paolo Il affida a Maria, la Madre dei viventi, la prima cristiana, la sua volontà ecumenica. Nell’enciclica Redemptoris Mater egli evidenzia tutto ciò che già unisce i cristiani nella figura della Madonna: il Nuovo Testamento, i primi Concili, i simboli di fede, le icone venerate dagli orientali che sono sempre più venerate anche in Occidente...

 Ci consola a proposito la riflessione di Max Thurian della comunità di Taizè: «Ritengo che l’attuale enciclica sarà un’occasione per molti cristiani ancora divisi di riflettere sul posto che Maria occupa nel mistero di Cristo e della chiesa.., la riflessione su Maria, come figura e modello della chiesa, sarà sempre più necessaria.., la sua maternità è dell’ordine della grazia perchè ella implora il dono dello Spirito Santo che suscita nuovi figli di Dio, salvati dal sacrificio di Cristo».

Dice il S. Padre:» Come già stato ricordato, anche tra i fedeli disuniti molti onorano e celebrano la Madre del Signore, specialmente presso gli orientali. È una luce mariana proiettata sull’ecumenismo». E ancora:

«... possiamo dire che davanti alla Madre di Cristo ci sentiamo veri fratelli e sorelle nell’ambito di quel popolo messianico chiamato ad essere un unica famiglia di Dio sulla terra...» ( Redemptoris Mater, III, 50).

Lutero dice:".Maria è l’unica goccia strappata da Dio all’oceano del peccato originale». Sulla sua mediazione, aggiungeva prima di separarsi dalla Chiesa: "Se noi invochiamo Maria, il Signore per riguardo a Lei, fa e concede ciò che noi Le domandiamo".

Una profonda devozione alla Madonna accomuna tutte le popolazioni recentemente convertite al Vangelo. In Africa Maria è soprattutto amata come Madre di Dio e madre di tutti gli uomini; e noi sappiamo quanto sia importante per quella cultura il valore della maternità. Nel momento in cui si accoglie il cristianesimo, è naturale affidarsi alla Madre per essere educati nella fede.

Nell'Anglicanesimo e tra i fratelli Luterani, Maria non è più un ostacolo, in molte chiese già è abitudine santa la preghiera del Magnificat nei Vespri. Anche in alcune comunità Valdesi si comincia a parlare in modo nuovo di Maria quale punto di comunione far i fratelli in Cristo.

La Madonna è venerata anche tra i musulmani che nelle loro scritture ne parlano come di creatura sublime. Se pregheremo insieme la Madonna ella ci guiderà verso l’unità, non solo dei cristiani, ma di tutti gli uomini. Un mondo che prega unito, vive unito.

«Maria è la copia più fedele della persona di Cristo, non solo perch'Ella gli è Madre, ma perch'Ella gli è anche figlia; Maria è un modello di fede, è modello di verginità; è maestra di umiltà, è maestra di amore a Dio e agli uomini".

Venerabile Guido M.Conforti

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07/12/2008 20:18
 
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La donna credente degli Evangelici

Scrivo volentieri una mia breve "testimonianza", personale e teologica, su Maria, la madre di Gesù. Essendo nato e cresciuto in una famiglia valdese, fin da bambino ho imparato a conoscere Maria nelle pagine della Bibbia, studiando la vita di Gesù in quella che nelle nostre chiese si chiama "la Scuola domenicale". Fin dall’infanzia si sono scolpiti nella memoria gli episodi tante volte narrati e immaginati della nascita di Gesù, della fuga in Egitto, di Gesù dodicenne che insegna nel Tempio e, ai suoi genitori che allarmati lo cercano, parla di una «casa del Padre mio» nella quale egli si doveva trovare e che evidentemente non è la loro casa di Nazareth. Più tardi fui colpito dalla libertà con cui Gesù allargò la cerchia della sua famiglia, dicendo a coloro che gli sedevano intorno per ascoltarlo: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre» (Marco 3,34-35). Più avanti negli anni imparai a capire e gustare il Magnificat, l’incomparabile inno con il quale Maria annuncia la rivoluzione di Dio, quella dall’alto che abbassa i potenti e innalza gli umili. Fondamentalmente è questa per me, ancora oggi, Maria: la giovane madre di Gesù protagonista di un’avventura più grande di lei, la fanciulla di Nazareth scelta da Dio per compiere, in lei e con lei, il miracolo della sua venuta personale nel mondo e così prendere forma e volto umano, uscendo dal suo mistero e rendendolo in qualche modo ancora più grande. Fin da bambino quindi Maria è stata presente nel mio immaginario religioso, essendo la sua storia così intimamente intrecciata con quella di Gesù e della salvezza. Non si può parlare di Gesù senza menzionare la donna da cui è nato. Lo stesso apostolo Paolo, che non riferisce il nome di Maria, dice comunque che Gesù è «nato da donna» (Galati 4,4). Ma in me, come in ogni cristiano evangelico, questa donna di nome Maria non è mai diventata la "Madonna", oggetto di culto e di preghiera. Tanto familiare è in me la figura di Maria, tanto estraneo resta il culto di Maria. È questa la differenza sostanziale tra cattolici ed evangelici su questo punto: la Maria biblica ci è comune e in questo senso ci unisce, il culto di Maria invece ci divide. La Bibbia parla di Maria, oltre che come madre di Gesù, anche come credente cristiana (Atti 1,14): essa è dunque nostra sorella in fede. Ma appunto, essa prega e invoca, non è pregata né invocata. In un passo almeno Maria diventa figura o simbolo della Chiesa o di parte di essa (Giovanni 19,26-27). Essa resta comunque sempre creatura bisognosa di salvezza come noi. Ecco perché nella Sacra Scrittura non c’è traccia, né diretta né indiretta, di un culto reso a Maria. La Maria più vera, più bella e più amata da tutti i cristiani, è quella biblica, l’«ancella del Signore» che «magnifica», cioè rende grande mediante la lode, non sé stessa ma il Signore.

Paolo Ricca '
teologo valdese - Roma


18/11/2002
Per un rosario ecumenico
Scala al mistero
Stefan Tobler

Un teologo della Chiesa riformata svizzera, legge per noi l'ultima lettera apostolica di Giovanni Paolo II. "Un capolavoro spirituale e teologico, un documento di coraggio innovativo e di reale portata ecumenica".

È una vera sfida quella che Chiara Lubich lancia quando annuncia l'idea di un approfondimento "ecumenico" della preghiera del rosario, in seguito alla lettera apostolica del papa. La combinazione delle due parole: "rosario" ed "ecumenismo", non può non suonare come un paradosso per la sensibilità di un cristiano evangelico come sono. Se tutte le forme di devozione mariana costituiscono già in sé un punto di divergenza tra le nostre tradizioni, il rosario nella sua forma ripetitiva lo è in modo particolare.

Tutto ti suggerirebbe di voltare pagina e basta, aspettando un argomento migliore per portare avanti i nostri rapporti ecumenici. Ma l'espressione coniata da Chiara Lubich, proprio perché sembra contraddittoria, ha suscitato la mia curiosità. L'unica via per capirne di più è stato andare alla fonte e cercare il testo del papa.


< L'ho trovato, l'ho letto tutto d'un fiato e ne sono rimasto profondamente impressionato. È un capolavoro spirituale e teologico, un documento di coraggio innovativo e - devo dar ragione a Chiara Lubich - di reale portata ecumenica >.

 < Il modo di sviluppare il discorso è molto vicino ai testi biblici, e proprio per questo motivo la figura di Maria traspare in tutta la sua bellezza: la tutta pura, la donna trasparente, colei che lascia tutto lo spazio e tutta la gloria a Gesù, al Padre, allo Spirito Santo. Maria vi è non essendoci.
Niente tiene per se: né le parole rivolte a lei, e neanche l'amore che uno può sentire per lei (cf. § 26). Così nel testo del papa, appena scrive di Maria, già mette in luce Gesù; appena nomina il suo nome, già ella sparisce in Dio. Dove parla in un breve accenno della grazia che Maria dà quando la si prega, lo precisa dicendo che non si tratta della grazia che dà Maria, ma della grazia che Dio ci dà "quasi dalla mano di Maria" ; con un "quasi" come per dire che Maria nello stesso tempo c'è di mezzo, e non c'è.
Da sempre, e non senza ragione, la teologia evangelica teme e rifiuta una figura di Maria che distoglie lo sguardo dalle persone della Trinità, e che porta a confidare in lei anziché nel Dio che è in lei. Il papa, cosciente di questo pericolo, descrive la preghiera del rosario come preghiera eminentemente cristologica, e per sottolineare questa impostazione - che poi è l'intenzione originaria del rosario e riflette la linea del Concilio - introduce un quarto ciclo di misteri, tutti centrati sulla vita di Gesù.
Che cosa ho imparato da questa lettura? In quale modo "nuovo" viene espresso il rapporto tra preghiera (a Cristo) e Maria? Ho trovato, direttamente oppure indirettamente, quattro modi.
1. La preghiera "di" Maria (ad esempio nel § 10). È molto bella la descrizione della vita di Maria che è "tutta preghiera", tutto uno sguardo a Gesù, ma in momenti ben diversi: interrogativo, penetrante, addolorato, radioso, ardente. Così lega vita e preghiera: una vita che è un andare con Gesù, una preghiera che si realizza in tutta un'esistenza.


2. Pregare "come" Maria (§1, 14 e altri). Ci mettiamo "alla scuola di Maria" per "leggere Cristo ", per imparare non solo le cose che ha insegnato, ma "imparare lui". Maria - lo dico ora in parole mie - è la mistica che prima di tutti ha "vissuto Gesù", e da lei - da questa icona bellissima di una creatura che ha condiviso tutta la vita col Figlio di Dio - possiamo imparare la strada per essere come lei il nulla pieno di Dio.
3. La preghiera "con" Maria.
Nel rosario inteso in questo modo cristologico "riecheggia… il perenne Magnificat" per l'opera della salvezza, e possiamo "contemplare con Maria il volto di Cristo" (§ 3). Con Maria siamo coinvolti nella preghiera degli uomini di tutti i tempi, e con lei, "icona della contemplazione cristiana" (§ 9), siamo rivolti al Dio-Trinità.
4. La preghiera "in" Maria. Il papa, in una lettera al Movimento dei focolari sullo stesso argomento, parla della "contemplazione di Cristo con gli occhi di Maria". L'immagine suggerisce un luogo del credente "in" Maria.
Usando questo "in" si parla di Maria in maniera più metaforica, pensando ad una forma mariana di essere cristiani, al "profilo mariano" della chiesa, ad un "essere Maria" nel suo fiat che si estende nella storia e che costituisce l'atto fondante della vita cristiana, precedendo ogni struttura o ministero.
Presentando Maria in questo modo, il papa la disegna veramente nell'orizzonte di una grande sensibilità ecumenica. Nessuno dei quattro punti dovrebbe ormai costituire un nodo nel dialogo col mondo evangelico.
Resta però un ultimo punto che manca nell'elenco appena fatto: la preghiera "a" Maria. Le parole del rosario sono rivolte a lei. Evidentemente la lettera apostolica ne parla pure, anche se in modo molto leggero, presentando Maria appunto in questa sua trasparenza che non tiene niente per sé. Nel mondo delle Chiese evangeliche non esiste una preghiera che non sia rivolta a una delle tre persone divine. Era uno dei punti forti nel periodo della Riforma, in reazione a una situazione dove le più svariate forme di devozione minacciavano di coprire il volto di Cristo.
Difficilmente dunque ci si immagina un evangelico prendere in mano il rosario.
Ma questo "no" non è l'unica parola da dire, l'unica risposta da dare.
All'insegna dello stesso Lutero, cristiani evangelici possono riscoprire Maria come quella meravigliosa icona della persona umana completamente aperta a Dio, vicina a Gesù nei momenti chiave della sua vita e con la sua presenza silenziosa, ma non per questo meno attiva tra i discepoli.
Ci propone una immagine della chiesa che non vale per quello che dice e fa, ma per quello che è.
Ecco che appare una dimensione del rosario tanto sottolineata dal papa: più che una preghiera di parole, il rosario è uno sgabello alla contemplazione del mistero. E quanto bisogno oggi di spazio per la contemplazione e di senso del mistero!
L'appello del papa a riprendere in mano il rosario, lo posso dunque tradurre in un appello a riscoprire nella propria tradizione quelle forme di preghiera che portano alla contemplazione dell'opera di salvezza. Come non pensare allora alla grande ricchezza dei salmi e inni, riscoperti e sviluppati fin dall'inizio nelle Chiese della Riforma e diventati veramente la preghiera del popolo? Vengono cantati non solo durante il culto, ma anche in famiglia e persino da soli. Imparati da bambino, spesso anche a memoria, restano impressi e risuonano nei momenti più inaspettati. Nella loro diversità possono esprimere tutti gli stati d'animo del credente, e le loro melodie e i loro testi portano all'abbandono a Dio e alla fiducia nella sua provvidenza. È una forma di preghiera dove parla più il cuore che la mente, che ci inserisce nella comunione dei santi di tutti i tempi, da Israele (con Maria appunto, figlia d'Israele) fino a oggi, e che ci lega - anche se in modo misterioso - col coro degli angeli e dei santi in cielo.
Dove la preghiera trascende le parole e diventa contemplazione, l'uomo si pone in una dimensione che trascende la propria vita terrena, e il cuore si riempie di quella speranza che è attesa gioiosa del paradiso che ci sta davanti; anzi che ci guarda già da ora e che vuole donarci qualche raggio della sua luce. Lontano da costituire un elemento che ci allontana dal mondo, è invece una forza formidabile per vivere nel posto dove Dio ci vuole, e distribuire con passione sempre rinnovata l'amore che noi stessi abbiamo ricevuto >.



Diamo uno sguardo veloce alla questione del culto a Maria dalla Riforma Protestante.....come sono andate le cose?
La Riforma protestante (prima metà del secolo XVI) non fu esplicitamente antimariana, anche se, prendendo le distanze da certe sensibilità medievali circa Maria, concentrò l'accento sui dati della Scrittura (nulla dunque sull'immacolata concezione e l'assunzione) e sul contenuto del Simbolo di fede.
Il Concilio di Trento, che tanta parte ebbe nel contrastare il pensiero protestante, non ritenne infatti di fare pronunciamenti particolari sulla dottrina e sul culto mariano. Soltanto nei secoli seguenti l'opposizione dei riformatori alle posizioni cattoliche avrebbe portato ad attenuare nelle chiese della Riforma la considerazione e devozione mariana (è esclusa ogni preghiera alla Vergine), ritornate di qualche interesse nel secolo XX.
Dalla seconda metà del secolo XVI, e nel corso del successivo, la devozione a Maria divenne una componente di rilievo nella pratica cristiana del popolo di Dio, rilanciata dalla pastorale di evangelizzazione postridentina.
 Nel 1570, con la vittoria sul pericolo turco, attribuita a Maria «aiuto dei cristiani», la preghiera del Rosario divenne l'incontestato segno distintivo della devozione mariana che in quel periodo nemmeno il neo-protestantesimo si sognò di contrastare tanto fu l'entusiasmo di questa vittoria.
Siamo in pieno fulgore di una certa potenza del Protestantesimo eppure è questo il periodo di maggior diffusione della pietà popolare verso Maria.
Si costituirono e si diffusero le «Congregazioni della Santa Vergine» e il nome di Maria fu sempre più accostato a quello di Gesù. Alla religiosità popolare, con espressioni e linguaggio proprio, corrispondeva una riflessione colta su Maria, per un verso attenta al rigore teologico e per l'altro sospettosa che la devozione mariana potesse scadere in deviazioni, banalità, enfatizzazioni. Fu effettivamente da questi ultimi aspetti che un certo rigore protestante prese ad accentuare sempre più maggiori le distanze, ma per avere le prime affermazioni si dovrà attendere la fine del 1600 primi del 1700.
Non mancarono le polemiche tra gli stessi cattolici, che finirono per provocare una crisi mariana (esagerazioni da una parte e critiche dall'altra), che portò nel secolo XVIII a un riequilibrio nel sentire e nell'esprimere la devozione a Maria. In tale contesto è da ricordare, tra altri, san Luigi Maria Grignion da Montfort († 1716), il cui Trattato della vera devozione a Maria (rinvenuto nel 1842 e pubblicato l'anno seguente) traccia le linee per una devozione mariana teologicamente fondata, saldamente centrata nel mistero di Cristo, libera dai sospetti della superstizione, capace di incidere sulla qualità dell'adesione vitale a Gesù Cristo e sull'impegno dell'apostolato.
Ancora oggi è stato giudicato  il più prezioso "documento" (il Trattato) a livello teologico ed esegetico biblico riguardante Maria, il suo ruolo e il culto.
In Italia, nel secolo XVIII, nacque e si diffuse con successo la pratica del mese di maggio, che favorì lungo i secoli la venerazione della gente per la Madre del Signore. Al radicarsi nel popolo cristiano dell'amore alla Madre della grazia e della misericordia, contribuì l'opera di sapienti predicatori, tra cui sant'Alfonso Maria de' Liguori (t 1787).
Un altro aspetto importante da non sottovalutare la fioritura di santi di questi secoli e tutti legati in qualche modo alla Madre del Signore e molti vissuti nella tempesta del Protestantesimo. Anche molti predicatori ne subirono il fascino tanto da essere protestanti e al contempo veri devoti di Maria.
Col secolo XIX si veniva preparando un nuovo secolo mariano, compreso tra la definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, compiuta da Pio IX nel 1854, e quella dell'Assunzione di Maria, pronunciata da Pio XII nel 1950. Nel rinnovamento religioso del tempo, il consenso intorno a Maria, nella riflessione teologica come nella pietà del popolo, aprì la strada a riconoscimenti che per secoli erano stati motivo di scontro e di confronto. La pietà mariana rifiorì, sostenuta anche dalle apparizioni della Vergine: Rue du Bac a Parigi (1830), La Salette (1846), e soprattutto Lourdes (1858).
Il Card. Newman faceva notare che :" Sembra un paradosso eppure proprio con l'avvento del Protestantesimo appare quasi toccabile come il popolo cristiano abbia avvertito un certo "pericolo" di li a venire contro il culto mariano come lo stiamo vivendo in questo secolo. Quanto è avvenuto per il culto mariano nel secolo XIX appare semplicemente uno scudo aggiunto per proteggere la Verità rivelata. Mai come in questo secolo Maria è stata così posta accanto al Figlio ed insieme al Figlio Gesù evangelizzatrice e sempre più fortemente Madre della Chiesa".
Un altro protestante teologo convertito faceva notare che " Appare incredibile ma se uno si ferma a ponderare i fatti non possiamo dire altro che la questione del culto mariano o è diabolica o è divina, io ho capito per grazia che è opera divina! E non potrebbe essere diversamente, se dobbiamo toccare con mano i frutti, il culto mariano porta ottimi frutti a Dio in favore non solo della Chiesa, ma sopratutto a favore degli uomini!"
Effettivamente, se ci pensiamo attentamente, il culto mariano prende vigore proprio con l'avvento del Protestantesimo e più nascevano movimenti ostili a Lei fino a negare nel XX secolo la di Lei maternità divina, più la devozione s'invigoriva:
La devozione mariana si fece sempre più manifesta nel vissuto ecclesiale, come dimostrano le denominazioni di numerosi istituti maschili e femminili, intitolati all'Immacolata, all'Assunzione, alla Sacra Famiglia, al Rosario, al Nome e al Cuore di Maria: le opere di evangelizzazione, l'educazione, l'insegnamento, la stampa, la spiritualità, la cura dei malati e dei poveri, sono poste sotto lo sguardo della Santissima Vergine, riconoscendole un posto eminente nel percorrere la via della santità come nell'azione apostolico-caritativa.
Sembra effettivamente un paradosso, eppure questi sono i fatti....o meglio I FRUTTI.....
La dimensione mariana si è ulteriormente approfondita, in questo secolo, mantenendo in costante sintonia la pietà popolare e migliorando la riflessione dogmatica. Particolare rilevanza hanno avuto le apparizioni mariane, tra cui le più note sono quelle di Fatima (1917), anche in vista degli sviluppi relativi alla diffusione della precedente devozione al Cuore di Maria: nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, nel 25° anniversario delle apparizioni di Fatima, Pio XII consacrava la Chiesa e il genere umano al Cuore immacolato di Maria.
Il Concilio Vaticano Il si aprì l' 11 ottobre 1962, sotto la protezione della Madre di Dio, festeggiata allora in tale giorno, e si concluse 1'8 dicembre 1965, festa dell'Immacolata Concezione. In questa solennità si chiuse anche il primo periodo del Concilio, proprio nella data anniversaria dell'inizio del Concilio Vaticano I convocato da Pio IX, il papa che aveva proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione. Tali coincidenze non sfuggirono a papa Giovanni XXIII, che nel discorso conclusivo del primo periodo conciliare osservava:"è bello cogliere queste serene coincidenze, che, nella luce della storia, fanno comprendere come molti grandi eventi della Chiesa si svolgano nella luce di Maria, a testimonianza e garanzia di materna protezione» (8 dicembre 1962).
Il Card. Newman faceva notare che se "la devozione mariana era opera diabolica, il Concilio avrebbe dovuto essere un fallimento"
Ennesimo paradosso? Dal Concilio i Frutti si sono invece moltiplicati, è nato l'Ecumenismo vero e proprio, per la prima volta si è avuto un incontro di Preghiera interreligioso, la Chiesa Ortodossa e Cattolica si sono tolte le scomuniche reciproche, il perdono della Chiesa richiesto e donato per ogni torto fatto e ricevuto, l'avvicinamento con il popolo ebraico......Al Concilio parteciparono esponenti Protestanti rimanendone favorevolmente colpiti tanto da intraprendere la strada del rispetto reciproco....
Papa Giovanni aveva voluto che la preghiera allo Spirito Santo, suggerita a tutti i fedeli in preparazione al Concilio, terminasse con il ricordo del mistero che suscitò la vitalità della comunità apostolica riunita con Maria: «Rinnova nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pentecoste; e concedi che la Chiesa Santa, riunita in unanime, più intensa preghiera attorno a Maria Madre di Gesù e guidata da Pietro, diffonda il regno del Salvatore divino, che è regno di verità, di giustizia, di amore e di pace». Non è difficile cogliere che il richiamo a Maria non è di contorno, ma illuminante per percepire la sua perenne missione nella Chiesa. Lo stesso Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, una settimana prima dell'apertura del Concilio, volle farsi pellegrino al santuario di Loreto, per affidare a Maria il buon esito dell'evento conciliare: «O Maria, o Maria, madre di Gesù e madre nostra, qui siamo venuti stamane ad invocarvi come prima stella del Concilio che sta per avviarsi; come luce propizia al nostro cammino che si volge fiducioso verso la grande assise ecumenica, che è universale aspettazione... Oggi, ancora una volta ed in nome di tutto l'episcopato, a voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium episcoporum, chiediamo per noi, vescovo di Roma e per tutti i vescovi dell'universo, di ottenerci la grazia di entrare nell'aula conciliare della basilica di San Pietro, come entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù».
Paolo VI la proclemà ufficialmente "Madre della Chiesa", pochi cattolici stessi sanno che non era una definizione ufficializzata, ma una verità sempre presente sia in Oriente che in Occidente.
Nessun Concilio ha riflettuto su Maria come il Vaticano II, l'unico paragonabile è quello di Costantinopoli quando Maria venne proclamata la Teothokos: tredici documenti conciliari di questo Concilio su sedici parlano di lei. L'insegnamento è condensato nel capitolo VIII della Lumen gentium, intitolato La beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Questa felice espressione supera una comprensione autonoma di Maria, vista in se stessa nello splendore dei suoi privilegi, per presentarla dinamicamente congiunta a Cristo e al suo corpo, che è la Chiesa. L'inserimento di Maria nella storia della salvezza, negli eventi di Cristo e nell'attuale pellegrinaggio della Chiesa - di cui è madre, immagine e modello perfetto - fino alla beata speranza della comunione eterna con Dio, ha favorito la ricomprensione della presenza e missione di Maria nell'economia della salvezza e dell'atteggiamento di venerazione per la Madre di Dio da parte dei fedeli. Il testo conciliare mette in luce i fondamenti evangelici su Maria, le ricchezze del pensiero mariologico sviluppato dai Padri, l'apporto della liturgia delle Chiese, la devozione mariana del popolo di Dio.
Nessuna Chiesa Protestante della Riforma ha saputo tenere testa a questi Documenti, nessuno ufficialmente ha potuto ribattere.
Non c'è dubbio che la «via mariana» per giungere a meglio conoscere, amare, servire Gesù Cristo sia una realtà interiorizzata dalla Chiesa cattolica e vivamente sentita dalle Chiese d'Oriente. Le stesse Chiese della Riforma e la Chiesa anglicana si stanno reinterrogando sul significato della figura evangelica di Maria. (Corrado Maggioni in "La via mariana alla Porta Santa", ed. S. Paolo, 1999).
Fraternamente Caterina

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07/12/2008 20:20
 
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FRA GERUSALEMME E BETLEMME: QUI SI RIPOSO’ MARIA

(Gennaio 1998)

Sono stati recentemente ritrovati in Terra Santa, i resti della chiesa bizantina del IV secolo dove, secondo la tradizione, si fermò la Vergine diretta a Betlemme. Antiche tradizioni orali riprese dai vangeli apocrifi raccontano infatti che Maria si riposò qui, prima di partorire Gesù. Basandosi sui testi sacri e sulle testimonianze dei pellegrini, ma ancor più, aiutati dai bulldozer impiegati per la costruzione della nuova provinciale per Betlemme, nel 1992, alcuni archeologi israeliani sono giunti fin da allora alla certezza del ritrovamento del luogo.

Le prime case di Betlemme sono ad un paio di chilometri e di fronte al punto indicato dagli ultimi scavi, si trova la contestata altura di Har Choma, dove l’avvio della costruzione di un nuovo insediamento ebraico, ha provocato il blocco del processo di pace con i Palestinesi lo scorso marzo. Sono stati proprio i lavori di allacciamento idrico ad aver portato alla luce i resti della chiesa. Si è dovuto scavare quasi un metro per trovare il centro dell’edificio dove è situata la pietra sacra del Kathisma (letteralmente «posto a sedere»), sulla quale Maria avrebbe riposato prima di ripartire per la grotta della Natività. 

La chiesa era molto grande, di struttura ottagonale, larga 43 metri e lunga 52; presentava al centro un colonnato anulare, all’interno del quale si trovava la pietra: tale struttura serviva ai pellegrini per pregare girando attorno ad essa.

Restano controverse le vicende che condussero alla distruzione di questo luogo: forse venne rasa al suolo nel 1009, ai tempi dello sceicco Al–Hakim, uno dei più intolleranti capi islamici, che distrusse la maggioranza delle strutture religiose cristiane, compresa la Basilica del Santo Sepolcro. Cominciano ora le file per una burocratica autorizzazione per preservare questo luogo da eventuali sciacallaggi. Una Comissione di studiosi delle Chiese Riformate, si è unita con entusiamsmo all'invito della Chiesa in Gerusalemme per poter avanzare insieme su questa strada, vedendo in Maria e in questo studio archeologico una fonte di unione.


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Consiglia  Messaggio 24 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/11/2003 14.43

Anglicani a Lourdes

(Gennaio 1998)

La Grotta di Massabielle ha ricevuto in agosto un pellegrinaggio della Chiesa Anglicana. Si trattava di tre parrocchie che si definiscono «anglo-cattoliche», ovvero eredi del movimento di Oxford, fondato nell’Ottocento da Henry Newman; oggi la loro permanenza nella comunione anglicana è resa difficile, dato che non accettano le ultime decisioni di quell’episcopato che autorizza l’ordinazione sacerdotale delle donne. Per tale motivo le tre parrocchie sono rette da «visitatori» nominati dalla stessa Regina. In occasione del pellegrinaggio è stato ricordato il legame tra la devozione allo Scapolare carmelitano, sorto in Inghilterra, e Lourdes, la cui ultima apparizione è avvenuta il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine.


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Consiglia  Messaggio 25 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/11/2003 15.55
Premetto una cosa prima di lasciarvi con la notizia......
1) la Chiesa Ortodossa NON si è ancora pronunciata, ma non ha ancora diramato alcun comunicato per smentire;
2) l'Eresiarca degli USA si è detto pronto a collaborare per fare i dovuti approfondimenti, definendo la questione "un caso eccezionale per noi, ma non raro";
3) la Diocesi collaborerà con la Chiesa Ortodossa offrendo ogni possibile aiuto specialmente per quanto riguarda l'arginare la divilgazione fino a quando la Chiesa Ortodossa non prenderà dei provvidementi;
4) a differenza di ciò che accade nella Chiesa Cattolica che requisisce su consenso dei propietari gli oggetti in causa per farli analizzare, la Chiesa Ortodossa esamina la questione sul posto e senza troppe apperacchiuture sostenendo che se l'evento è autentico, si farà riconoscere da solo.
Di cosa parliamo?
di una Icona che trasuda olio dal 1998....ma questa volta non è cattolica ma ortodossa...a dimostrazione, se sarà vera e sembra che i primi dubbi siano già trascorsi, la Vergine è una sola come uno solo è Dio che opera TUTTO in TUTTI.....
fraternamente Caterina

NEGLI STATI UNITI
UNA ICONA EMANA OLIO

Questa notizia ci viene da una lettrice di Detroit (Stati Uniti), e poi confermata dallo stesso Patriarcato e dalla stessa nostra Diocesi: il fenomeno, cui la signora ha diverse volte assistito, è l'emanazione di olio. La piccola icona su legno della Madre di Dio Odegitria dal 21 novembre scorso (1997) ha cominciato ad emanare olio, che viene raccolto in un piccolo recipiente di vetro posto alla sua base. Tale olio, sempre secondo la testimonianza della signora, all'inizio ha un delicato profumo di rose, per poi cambiare nel profumo tipico dell'olio d’oliva.

Il fenomeno avviene nella casa della famiglia Lhudu, costituita da marito, moglie e cinque figli. Sono emigrati dalla cittadina di Babilon, Siria, dieci anni fa, portando con loro l'icona e conducono una vita molto modesta. Attorno all'immagine si è sviluppato spontaneamente un culto e batuffoli di cotone impregnati di olio vengono distribuiti a scopo devozionale.

Due devote in preghiera davanti all’icona.
Due devote in preghiera davanti all’icona.

La famiglia è di religione ortodossa e le autorità ecclesiastiche non fanno problemi, anzi la domenica l'icona viene portata nella chiesa ed esposta alla venerazione dei fedeli.

Il fenomeno delle icone che emanano olio sembra tipico della cristianità siriana: di recente ha avuto una notevole risonanza l'emanazione di olio da parte di una immaginetta della Madonna di Kazan (una variante dell'Odegitria), avvenuto a Soufanieh, alla periferia di Damasco, la quale ha ottenuto l'approvozione della soprannaturalità essendo essa appunto, un semplice pezzo di carta che è rimasto e rimane intatto nonostante trasudi una sostanza oleosa.


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Da: Soprannome MSN°GinoInviato: 15/11/2003 17.23
MARIA, MODELLO DI OGNI DONNA 
 
Maria di Nazaret vista da Edith Stein
 
 
Attraverso la madre Edith Stein aveva conosciuto le grandi eroine di Israele: Debora, Giuditta, Ester e Maria, la sorella di Mosè. Però questa mai le parlò di Maria di Nazaret, la Madre di Gesù. E a Maria, la più grande donna ebrea, Edith giunge soltanto dopo la conversione.
Ebbene, è contemplando la condotta di Maria che Edith risolve tutti i problemi della donna: “Edith si sforza costantemente di orientare lo sguardo della donna verso il suo purissimo ideale, verso Maria, che è insieme schiava e madre. Parla di lei, non partendo da un punto di vista speculativo, dogmatico, ma come qualcuno che ha sperimentato l’amicizia di questa Madre ammirabile. (...). In Maria brilla in un modo chiarissimo questa maternità spirituale disinteressata e amabile. Per questo motivo Edith sceglie Maria come... per proporre alla donna un appoggio fermo in qualsiasi professione in cui si possa trovare” (Madre Teresa).
Per Edith Maria è “la” Donna autenticamente liberata, emancipata da ogni schiavitù, archetipo e modello di ogni donna. Ci troviamo certo nell’ordine “della grazia”, però esso non distrugge l’ordine della natura, ma lo suppone, lo perfeziona e lo eleva, non dal di fuori, ma partendo dall’intimo.

La maternità di Maria, prototipo di ogni maternità 
Edith dà sempre per scontato - e sembra con tutta ragione - che la vocazione primaria di ogni donna è la maternità, sia secondo la carne, sia secondo lo spirito. Qual è il suo ambito?
Nel riflettere su tale vocazione primaria, Edith sta naturalmente pensando alla Madre del Signore, come modello di ogni madre; però Maria è una madre "singolare": lei è madre di Gesù, senza l’intervento di un uomo come padre terreno, o "secondo la carne". Maria comunica a Gesù, in quanto Vergine-Madre, tutto il suo essere, i suoi lineamenti e valori corporali, psicologici e spirituali. Per questo - per essere degna Madre del Redentore - Dio la creò come piena di grazia o Immacolata; a questo fine lei si preparò nella libertà come “Serva del Signore”.
Dio ha voluto che nella redenzione dell’uomo intervenisse la più pura relazione di amore umano, quella esistente fra madre e figlio. Con questo non si sminuisce il matrimonio, di cui Dio è autore, né l’amore tra gli sposi. Si vuole affermare che l’amore matrimoniale deve essere un affetto generoso, che non cerchi soltanto la propria soddisfazione o possesso. L’amore e il servizio rispettoso e generoso di Maria verso il figlio devono servire da modello per tutti, anche per gli sposi, nella loro mutua cura amorosa verso i figli.
Gesù ha aperto un cammino di pienezza umana, alla donna e all’uomo, e tale tragitto non passa necessariamente per il matrimonio o la fecondità secondo la carne. È il cammino della verginità o del celibato.
È chiaro che nel piano della natura, maternità e verginità si escludano. Tuttavia, per disegno divino, in Maria si uniscono indissolubilmente. Ella è la Vergine-Madre, verso cui ogni donna deve dirigere il suo sguardo. Ella è il modello delle vergini e delle madri. Ogni donna cercherà di partecipare dell’ideale della Vergine-Madre, anche se in maniera distinta.
La vita umana, per lo più, è oscura e insipida, insignificante. Dà l’impressione di trattarsi di una perdita lamentevole di tempo. Oggi con maggiori motivi, ma già al tempo di Edith, molte donne tentano di sfuggire da tale angustia che le fa sentire inutili alla società. La vita corre il grave rischio di venire sfigurata.
E così la vede Edith. Dinanzi ad un concetto sfigurato e autonomo (di apparente libertà) Edith contrappone la figura di Maria, madre di Gesù Cristo, la quale “realizza il suo servizio silenziosamente e con obbedienza pratica, senza reclamare per sé attenzione e riconoscimento”.
Edith propone alla nostra considerazione la scena di Cana di Galilea dove Maria capta silenziosamente le circostanze del momento e interviene con l’aiuto appropriato.
Edith desidera incontrare il perché di quest’attitudine mariana, e trova la seguente risposta: “Amore servizievole significa aiutare tutte le creature a giungere alla perfezione. Ebbene, tale è l’ufficio dello Spirito Santo. Conseguentemente, nello spirito di Dio che si sparge su tutte le creature, potremmo vedere il prototipo dell’essere femminile. La sua immagine più perfetta la troviamo nella Purissima Vergine, che è sposa di Dio e Madre di tutti gli uomini”.
Quando si fa proprio tale ideale della Vergine-Madre, è molto più facile risolvere situazioni complicate, ad esempio: l’infermità e la morte dello sposo, la solitudine di una forzata separazione dei coniugi, l’impossibilità di ottenere con la forza “il diritto al matrimonio” o alla maternità. (...). Alla luce di tale ideale, la donna - e ugualmente l’uomo - saprà evitare le frustrazioni o false soluzioni, che altrimenti sopravverrebbero.

 
Maria è il modello della donna sposata 
 
Innanzi tutto, Edith parla della donna nel matrimonio.
Sul piano naturale l’azione della madre sul figlio è più intensa di quella del padre, va più in radice, almeno nei primi anni della vita del figlio.
Inoltre, la madre, come sposa, esercita un ruolo mediatore tra il padre e il figlio. Ciò che il figlio riceve dal padre - lineamenti fisiologici o fisionomici - lo riceve attraverso la madre. Ella, da parte sua, arricchita dai valori dello sposo, trasmette tutta la ricchezza della sua anima in quella del figlio. Questa funzione “mediatrice” in qualche modo permane durante tutta la vita del figlio, e non solo durante la fanciullezza.
La sua missione consiste nel “dare la vita” come compagna e come madre. Il servizio rispettoso e pieno di abnegazione di Maria verso il suo divino Figlio, deve servire di modello agli sposi nel loro amore e sollecitudini per i figli.
“Consideriamo la Madre di Dio come sposa. In lei una silenziosa e illimitata fiducia, che si vede corrisposta da un’illimitata confidenza; una silenziosa obbedienza; una logica e fedele compenetrazione nel dolore. Tutto questo nella subordinazione alla volontà di Dio, che ha posto lo sposo come protettore e capo visibile”.
La donna che si realizza come madre “secondo la carne” nell’unione del matrimonio - anche se con questo non conserva la verginità corporale -, deve tuttavia nella sua stessa maternità deve conservare e coltivare la “verginità spirituale”. Tale “verginità spirituale” è disponibilità per Dio, libertà interiore, amore disinteressato che porta al servizio e al sacrificio.
Tale esemplarità di Maria è ben comprensibile.
Maria riceve il Figlio di Dio come figlio suo - diventa madre pur restando vergine - e non lo considera come proprietà o suo possesso. Da Dio lo riceve e a Dio lo ridona, quando lo presenta al tempio, quando lo vede partire per il suo Ministero pubblico, e, soprattutto, quando lo accompagna fino all’immolazione sulla Croce. È un amore interamente disinteressato, riflesso dell’infinito Amore redentore del suo Figlio.
Sull’esempio di Maria, la donna non deve considerare il figlio come proprio possesso, dal momento che “lo ha ricevuto dalle mani di Dio”, e nelle mani di Dio deve essere restituito. Infatti, discreta e silenziosa Maria si pospone al Figlio.
Il fatto è che nessuna persona ha il diritto di considerare come “possesso” proprio un altro. Né lo sposo, la sposa; né la sposa, lo sposo; né i genitori, i figli. Sotto lo sguardo dell’unico Signore di tutti, l’amore si converte in rispetto verso l’altro, in dono di sé, in dimenticanza di sé, in comunicazione e gioia partecipata, in sacrificio accettato, in vicinanza redentrice.
Da Maria, la sposa imparerà a rinunziare ai suoi piccoli diritti per dedicarsi totalmente al bene del figlio. Il punto centrale non lo occupa la madre, ma il figlio. Lo sguardo costante verso Maria le infonderà animo e forza per dare il vero significato alla sua femminilità, perché “la maternità di Maria è il prototipo di ogni maternità. Come lei, ogni madre umana dovrebbe essere madre con tutta se stessa per comunicare all’anima del figlio tutta la ricchezza della propria anima” (Maternità spirituale).

 
Maria, modello della donna nel campo professionale 
 
Molte volte, per svariate circostanze, vengono chiuse alle donne le strade che conducono al matrimonio e alla maternità. Però ha sempre accesso a ciò che si chiama “maternità soprannaturale”. La meta della formazione - per Edith - deve aver il fine di raggiungere questo senso: bisogna formare le donne per ché sappia conseguire questa meta. Da ciò il fatto che Edith si senta qui maggiormente a suo agio e si orienti verso la donna “professionale”.
Anche prescindendo dalle situazioni limite, l’ideale della Vergine-Madre, cioè, di una maternità spirituale, deve guidare la donna nella sua vita professionale.
Sia qual sia questa professione - anche se secondo Edith quelle di tipo educativo, sociale, caritativo si adattano meglio alla natura femminile di donna - l’importante è che la donna vi ponga il suo sigillo di servizio e di madre. Scrive lei stessa: “Se attua la sua missione come Maria - asserisce decisamente Edith - allora irradierà nel suo ambiente luce e consolazione. A lei tocca infondere pace e amore comprensivo nell’agitazione della tecnicizzata vita modana”.
Mai una donna dovrà convertirsi in una “macchina”, in un numero senza vita, senza personalità.
Le conferenze di Edith si soffermavano specialmente su tale tema che, per la sua novità, svegliò l’interesse del mondo femminile... e maschile. Uno dei partecipanti commenta: “La più indimenticabile impressione negli interventi del congresso di Salisburgo l’ha prodotta una signora, la cui conferenza - casualmente, ma molto opportunamente - fu pronunciata all’inizio, prima di intrattenersi su ciascuna delle professioni. (...). La conferenza di Edith Stein fu convincente perché lei si mantenne al margine del fervore del movimento femminista, e per il fatto che la stessa conferenziera incarnava in modo palpabile e visibile le sue idee. Nello scendere i gradini della predella, faceva ricordare quei quadri in cui gli antichi maestri rappresentavano l’entrata di Maria nel Tempio”.

 
Maria, modello di donazione a Dio (vita consacrata)  

 Si può riassume il pensiero di Edith così: la donna che volontariamente elegge per sé la verginità, sale con Maria dall’ordine naturale per collocarsi al lato del Signore.
Il suo impegno sta unicamente nel compiere la volontà di Dio e stare al lato di Gesù fino alla morte in croce. E così la vita della vera religiosa è espiazione e amore redentore del mondo, perché compartecipe della missione di Cristo.
Unita a Maria, è lei la vera “sponsa Christi”, il cuore della Chiesa, che riempie di vita i suoi membri.
Maria dona alla Chiesa la vita del suo Figlio divino, e la donna consacrata a Dio porta il mondo a Cristo. Conseguentemente si tratta di un dare e ricevere, come fra madre e figlio, e Edith ricalca continuamente che Maria non è solo il miglior modello per l’anima femminile, ma che è realmente sua Madre. E così sostiene che “Maria ci ha illuminato la vita della grazia, con il consegnare tutto il suo essere - corpo ed anima - per la maternità divina. Per questo esiste un intimo legame fra lei e noi: ella ci ama, ci conosce, si dà da fare perché ognuno di noi diventi ciò che è chiamato ad essere”.
D’altra parte la donna che rimane vergine - sia mediante una speciale consacrazione nel chiostro o nel mondo, sia per un’accettazione volontaria o, al meno rassegnata, del fatto - anche se non raggiunge una “maternità secondo la carne”, deve, tuttavia, pervenire ad una “maternità secondo lo spirito”, cioè ad un amore servizievole verso gli altri. Tale atteggiamento scaturirà dal suo amore indiviso a Cristo, sposo della sua anima.
Cristo è certamente il modello supremo per tutti, con tratti maschili, specialmente assimilabile dagli uomini.
Maria è modello, in subordinazione a Cristo, adatto specialmente per le donne. Ogni donna deve guardare a Maria, tanto quella che è madre secondo la carne, come quella che lavora in casa o quella che svolge un lavoro professionale o quella che vive la donazione a Dio nel chiostro e nel mondo.
La “Serva del Signore” scopre un orizzonte di realizzazione umana per ogni donna. Anche se ogni donna non può essere madre secondo la carne, però tutte possono e devono essere madri secondo lo spirito.
 
 (Il Carmelo Oggi, n. 5-1999)

 
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07/12/2008 20:22
 
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Non hanno più vino

Giovanni 2:1-12

Nel mondo cristiano è noto a tutti che Gesù iniziò a manifestare la Sua onnipotenza col primo miracolo alle nozze di Cana. Notare la presenza di Maria Sua madre in quella casa, ci fa supporre che poteva esserci qualche affinità di parentela tra lei e gli sposi, tantoché la vediamo come una coordinatrice nel servire gli invitati. È notorio che c’era l’usanza che nei banchetti fossero le donne a servire i commensali. Siccome la festa delle nozze durava alcuni giorni e si alternavano le visite, proprio quando fu invitato Gesù con i Suoi discepoli Maria si accorse che era finito il vino, così lei prese l’iniziativa di notificare il problema a Gesù stesso: "Non hanno più vino". È logico che quando ci rivolgiamo a qualcuno per avere la soluzione a qualche nostro problema bisogna prima sapere se questa persona potrà fare qualcosa per noi. Maria sapeva chi era Gesù, oltre che essere suo figlio naturale. Prima di tutto sapeva che la Sua nascita fu opera dello Spirito Santo, poi serbava nel suo cuore la testimonianza dei pastori: "E tutti coloro che li udivano si meravigliavano delle cose che erano loro dette dai pastori" (Luca 2:18-19). Maria conservava in sé tutte queste cose nel suo cuore (Luca 2:31,32,34). Conservava il ricordo della visita e dell’adorazione dei magi al bambino; essi erano studiosi degli astri ed a conoscenza delle scritture che parlavano di una stella ai tempi di Balaam (Num.15:17). Ricordava anche quando Gesù, a dodici anni, si fermò con gli scribi mostrando loro la Sua sapienza nel tempio. Da allora le scritture non ci dicono più nulla della fanciullezza di Gesù. Erano passati diversi anni, durante i quali certamente Gesù, che visse in casa con i Suoi genitori terreni, fu di conforto e benedizione. Da come troviamo scritto si comprende che sentissero la Sua mancanza da quando iniziò il Suo ministerio terreno in mezzo al popolo. Lo cercavano dove Egli predicava (Matt.12:46-47). Volevano parlarGli, forse volevano chiederGli perché non si ritirava a casa. La presenza di Gesù nelle case è sempre di grande benedizione, lo fu nella casa degli sposi, di Marta e Maria, di Jairo, di Zaccheo. Maria notificò soltanto il problema: "Non hanno più vino" e nella fiduciosa attesa della soluzione consigliò ai servi di mettersi a disposizione di Gesù: "fate tutto quello che vi dirà". Oh se tutto il mondo mettesse in pratica il consiglio di Maria, cioé facesse tutto quello che Gesù ha comandato di fare per la salvezza dell’anima! Cambierebbero tutte quelle cose che le migliori organizzazioni non riescono a cambiare. Che cosa fare? Troviamo una guida "al fare" condensata nelle beatitudini (Mat.5:1-12), nella parabola del buon samaritano (Luca 10:37) quando Gesù stesso esortò il Suo interlocutore: "va’, fa’ tu il simigliante". Non c’è problema che Gesù non possa risolvere. Anche nell’Antico Testamento troviamo persone che hanno notificato un problema a Dio, un esempio lo troviamo nel comportamento del re Ezechia riportato in 2 Re 19:10-16. Anche una vedova andò da Eliseo ad esporgli il suo problema. Fece quello che l’uomo di Dio le ordinò e si verificò il miracolo dell’olio sovrabbondante. Noi abbiamo il privilegio di andare direttamente al Figliuolo di Dio per i nostri problemi. Come quegli sposi ebbero la gioia di godere del primo miracolo di Gesù nella loro casa, così Gesù vuole iniziare anche in coloro che non Lo conoscono con un "primo miracolo", quello della salvezza. Beati quelli che hanno invitato Gesù nel loro cuore che possono notificarGli qualsiasi problema sia esso fisico, economico o spirituale. Come nel caso del fanciullo lunatico, quel padre disperato potè vedere soluzione alle sofferenze del suo figliuolo solo in Gesù. Gesù stesso disse: "Venite a me voi tutti che siete travagliati e oppressi e Io vi darò riposo" (Matt. 11:28). Egli desidera meraviglare chiunque Lo voglia conoscere e si rivolga a Lui. Egli ha sempre in riserva "il buon vino", anche alla fine. E possiamo continuare a confidare in Lui perché "Gesù è lo stesso, ieri, oggi e in eterno". Possa la nostra casa essere una testi-monianza dell’opera di Gesù come quella di quegli sposi, del cieco nato, di Jairo, della cavriola, ... Per il popolo Gesù era il figlio del falegname, per noi che L’abbiamo accettato è il Figlio di Dio, il nostro Salvatore, il nostro Guaritore, il nostro Consolatore, il nostro Maestro. Possiamo accostarci liberamente a Lui presentandoGli i nostri problemi; Egli ci ascolterà e interverrà al momento opportuno. A Lui sia l’onore e la gloria!


Antonio Basile


Riprendiamo questo testo da una conferenza tenuta dal Card. Leo Suenens, una delle personalità della Chiesa più sensibili sia al dialogo ecumenico che al mistero di Maria. Le critiche dei protestanti circa la confusione di ruoli tra Maria e lo Spirito è occasione per esaminare più in profondità il loro rapporto.

del Card. LEO SUENENS
   

Nel settembre del 1970, nell'apertura di un congresso Teologico Internazionale, dissi: «Io non conoscerò altri che te, quando suonerà l'ora della riscoperta dell'unità. Io penso che i cristiani della mia generazione debbano accontentarsi, come Mosè, di scorgere solo da lontano la Terra Promessa. Ma, se leggo bene i segni Il Card. Leo Suenens.dei tempi, possiamo credere che questo ritorno di tutti i Cristiani all'unità visibile verrà presto. La stella che ha condotto i Magi a Betlemme brilla ancora nel cielo dell'ecumenismo. I pellegrini verso l'unità sono ancora in cammino, essi avanzano, ma talvolta la stella è nascosta ed essi devono controllare la strada che hanno preso e consultare la mappa. Ma tutto indica che essi non sono lontani da Betlemme».

Ed ho aggiunto: «Forse, come i Magi, anche essi tutti assieme vedranno prima la Madre che il Bambino. Sarebbe difficile immaginare la riunione dei figli disuniti nella loro casa comune senza che essi trovino la Madre in attesa sulla soglia per riceverli e per condurli al Signore».

Pronunciando queste parole allora (1971) ho come anticipato questo Congresso, che considero realmente come un segno di speranza, un simbolo, una primizia. Esso mi appare come un raggio di luce all'alba: la notte non è ancora del tutto scomparsa e la tenebra è ancora stesa su di noi, ma il raggio di luce annuncia già il brillio dell'aurora.
   

Maria Vergine al posto dello Spirito Santo?

Il secondo motivo di gioia è il tema stesso della mia conferenza: la relazione che esiste tra lo Spirito Santo e Maria. Non solo il tema è fecondo in sé, ma ancora di più, esso offre l'opportunità di chiarire, forse, alcune ambiguità che turbano il dialogo ecumenico e blocca la strada verso l'unità. Ed è proprio su questo punto che rimangono delle incomprensioni fra cristiani di differenti tradizioni.

La difficoltà di capirsi gli uni gli altri circa il posto occupato, rispettivamente, dallo Spirito Santo e da Maria è stato sottolineato in modo molto chiaro in un articolo da Elie Gibson. Ella scrive: «È possibile che, come per i Cattolici è difficile comprendere ciò che i Protestanti credono circa lo Spirito Santo, così per i Protestanti ciò che i Cattolici credono su Maria. Quando cominciai a leggere le riviste e i libri cattolici, rimasi subito sconcertata e offesa dalle caricature della nostra posizione riguardo allo Spirito Santo, più che da ogni altra cosa. Il pensiero comune dei cattolici sembrava essere che noi esaltavamo gli impulsi e le decisioni umane, attribuendole all’ispirazione della Terza Persona della Ss.ma Trinità. Questo è travisare la posizione protestante... Quando incominciai lo studio della teologia cattolica, ogni qualvolta io mi aspettavo l’esposizione della dottrina sullo Spirito Santo, vi trovavo Maria».

Fra i cristiani non cattolici non è inusuale incontrare un senso di disagio nei confronti di certe affermazioni ed espressioni riguardanti la Vergine Maria. Tali affermazioni sembrano presentare ai loro occhi un errore comune: la sostituzione dello Spirito Santo con Maria, l’attribuzione a Maria di ciò che appartiene, di fatto, allo Spirito Santo, o di ciò che gli appartiene in modo assolutamente prioritario. Si rilevano espressioni come:

  • a Gesù per Maria;

  • Maria forma Cristo in noi;

  • Maria è il legame fra noi e Gesù;

  • Maria è associata alla Redenzione;

  • Maria è la mediatrice di grazia.

Si obietta, a proposito di tali espressioni, che il ruolo dello Spirito Santo è precisamente quello di condurci a Gesù, di formare Cristo in noi, di unirci a lui, che lo Spirito Santo ha cooperato in maniera unica nella Redenzione e che se Cristo è il solo Mediatore, appartiene allo Spirito assisterci e promuovere il nostro ritorno al Padre tramite Cristo.

Tutto questo ci invita ad usare la necessaria precisione perché la gerarchia delle verità venga rispettata e che lo Spirito Santo abbia il posto prioritario che gli compete e che ci permette di situare quelle espressioni su Maria nel loro contesto, riferiti allo Spirito Santo e in connessione con lui.

Il rimprovero di "sostituzione", di offuscamento dello Spirito Santo in favore di Maria non ci può lasciare indifferenti e non possiamo sorvolarlo. È possibile incontrare la stessa reazione negativa presso diversi autori, sia protestanti che cattolici. È un fatto che, storicamente, la mariologia latina si è fortemente sviluppata, mentre la pneumatologia è stata in calo.

 

Il massimo capolavoro dello Spirito Santo

Dopo aver rilevato gli opposti punti di vista sul nostro tema, Elie Gibson continua la sua esposizione tentando di individuare la via per uscire da questo punto morto ed ella sottolinea un aspetto che merita la nostra riflessione: «Nel Protestantesimo la divina presenza dello Spirito Santo è riconosciuta dalla santità generata sia in personalità, in forme di azione o sviluppi nella vita della Chiesa. Forse i cattolici trovano tali effetti visibili in Maria più che in nessun altro? Se la vita di Maria è il primo frutto della permanente azione dello Spirito Santo nella Chiesa, in contrasto con l’attività temporanea dello Spirito del Signore nella parola profetica del l’Antico Testamento, questo può aiutare a spiegare ai Protestanti la priorità conferita a lei dalla Chiesa cattolica. Forse il disegno stesso della Chiesa rende in modo più chiaro la relazione tra lo Spirito Santo e Maria. Ma come il problema si poneva nel passato, anche ora una figura umana sembra eclissare la divina Persona».

Come abbiamo già detto, anche noi crediamo, per parte nostra, che è necessario porre l’accento sull’assoluta priorità dello Spirito Santo, dello Spirito santificatore e quindi mostrare Maria come la santificata per eccellenza, in modo incomparabile, e come l’umile donna che lo Spirito Santo ha adombrato in modo ineguagliabilmente profondo.

Per essere vista come ella realmente è, Maria deve apparire a noi come una creatura reale privilegiata dallo Spirito Santo, come il suo più eminente successo, sempre come il risultato dell’azione dello Spirito Santo, sempre sotto la sua ispirazione e in dipendenza da lui. E’ in questa prospettiva che noi vogliamo riflettere su di lei per poterla situare meglio in rapporto allo Spirito Santo e per situare meglio noi stessi nella nostra propria adesione allo Spirito Santo, conformemente al suo esempio e in comunione spirituale con lei.

Il roveto che arde e non si consuma

Consideriamo, prima di tutto, il fondamentale rapporto fra lo Spirito Santo e Maria, così come si trova nel cuore stesso del mistero dell’Incarnazione.

La Sacra Scrittura ci riferisce di come, quando Mosé salì sul monte Oreb, egli vide l’angelo del Signore sotto forma di fiamme che si sprigionavano gagliarde da un roveto. Guardando il fenomeno, egli si avvide che, benché il roveto ardesse, esso non si consumava; come egli volle avvicinarsi per esaminare meglio tale fenomeno, Dio lo chiamò di mezzo al roveto e gli comandò: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!» (Es 3,5).

La tradizione ha paragonato Maria a quel roveto, il quale, benché bruciasse, non si consumava. Essendo divenuta madre senza cessare di essere vergine, essa porta in sé tale fiamma di fuoco, che è il Dio vivente; la presenza dello Spirito in Maria l’ha resa, proprio così, un santuario vivente, una terra santa, da non poter essere accostata se non con infinito rispetto e dopo esserci liberati da idee che sono troppo umane.

L’Angelo Gabriele le dice che la divina presenza stava per farsi presente, proprio così, nel suo grembo verginale e che la stava trasformando in un vivente "Santo dei Santi".

Nell’ora dell’Annunciazione, nel preludio alla Incarnazione e all’unica mediazione di Cristo, ella è l’elemento di unione fra il cielo e la terra. Si potrebbe dire che lo Spirito Santo è l’amore di Dio che viene a noi, nella sua forma massima, come il Messaggero del Padre e del Figlio. Maria è l’amore umano più puro mai espresso in una creatura, che sia puramente creatura, e che sia stato suscitato dallo Spirito nell’incontro con essa.

Dal momento che noi vediamo lo Spirito Santo discendere su di lei, è necessario comprendere come lo Spirito Santo è all’opera nel profondo del cuore di Maria. Il suo "fiat" sorge dal profondo della sua libertà, ma questa supremamente libera risposta è essa stessa opera della grazia divina. La libera ed attiva co-operazione di Maria è interamente nutrita e guidata dall’Amore che produce in lei "il volere e l’operare". Ella rimane totalmente recettiva rispetto all’azione di Dio nell’impulso del suo libero consenziente volere. Non è lei che prende l’iniziativa: è Dio che la solleva fino a sé, è Dio che le dà l’inaudita grazia del completo dono di se stessa.

E’ certamente per la sua gloria che Dio chiama una creatura al suo servizio e dargli prender parte della sua traboccante generosità, che Dio nella sua assoluta indipendenza può consentire di essere dipendente. E’ questo un sovvertimento di valori? E’ inconcepibile che Dio, per mezzo dell’arcangelo Gabriele, richieda il consenso di Maria? E’ disdicevole per lui richiedere il di lei consenso? Non è piuttosto un esempio di ineguagliabile delicatezza? Mai una creature ha ricevuto una più decisamente magnifica o trionfale grazia che Maria; e mai libertà umana è rimasta più inviolata. L’angelo si è inchinato davanti a Maria in segno del rispetto di Dio per lei e tutto il suo essere è stato in trepida venerazione per Dio. Quel "fiat", capolavoro di divina grazia e di umana libertà, un mistero di grazia preveniente che ha fatto sottomettere Maria al volere di Dio, è, per ragioni che non saranno mai eguagliate, «il più altro trasporto di un amore libero da ogni condizionamento».

Nel mondo protestante
l’azione materna
e confortatrice di Maria
viene attribuita spesso
alla Parola di Dio.

Una Madre in attesa sulla soglia di casa

Perché i nostri fratelli cristiani così spesso persistono nel pensare a lei come ad una ostacolo? Più un’anima appartiene a Dio, più strettamente è unita a Dio. Le nostre riserve e la nostra diffidenza nell’amare pienamente Maria per paura di mostrare non sufficiente riverenza a nostro Signore è prova della nostra fondamentale non comprensione di chi ella sia. «E’ compito della Beata Vergine condurre noi in modo sicuro verso Cristo, come il compito di Gesù è quello di condurci in modo sicuro verso il Padre», ha scritto S. Luigi M. da Montfort.

Qui siamo al cuore del mistero di Dio; essa perfeziona tutti i nostri ristretti pensieri, i nostri timidi calcoli e distrugge le nostre artificiose divisioni e compartimenti; entriamo in un mondo di mutua sincerità di assoluto disinteresse e di luminosa comunione. In proporzione che cresce la nostra unione con Maria, non solo ella porrà nei nostri cuori le disposizioni che ella ha preso da Gesù, ma ella ci darà il suo stesso cuore con il quale amare lui. Questo è il suo unico pensiero e il suo proposito. Dare Gesù ad ogni anima e a tutto il mondo è sempre l’unica ambizione di questa incomparabile madre . Uniamoci a lei: il suo amore senza limiti per Gesù diverrà il nostro Noi conseguiremo una trasformazione dell’anima, una identificazione con Cristo, che ci farà pensare, sentire, agire e volere come lui. Allora, e solo allora, il compito di Maria sarà completato, quando lei potrà dire (con più ragione che lo stesso S. Paolo): «Figli miei, che io di nuovo partorisco, finché non sia formato Cristo in voi» (Gal 4,19). Questo "parto" non sarà altro che la nostra nascita nel paradiso.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/01/2004 19.50

Lettera del Papa alle Famiglie Monfortane sulla dottrina mariana del loro Santo Fondatore


In occasione del 160° anniversario della pubblicazione del "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" di san Luigi Maria Grignion de Montfort (anche Terziario Domenicano), il Santo Padre, in data 8 dicembre 2003, Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ha diretto alle Famiglie monfortane una Lettera sulla dottrina mariana del loro Santo Fondatore. "San Luigi Maria Grignion de Montfort - scrive tra l'altro Giovanni Paolo II - compose il "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" agli inizi del 1700, ma il manoscritto rimase praticamente sconosciuto per oltre un secolo. Quando finalmente, quasi per caso, nel 1842 fu scoperto e nel 1843 pubblicato, ebbe un immediato successo, rivelandosi un'opera di straordinaria efficacia nella diffusione della "vera devozione" alla Vergine Santissima. Io stesso, negli anni della mia giovinezza, trassi un grande aiuto dalla lettura di questo libro". "Com'è noto - aggiunge - nel mio stemma episcopale, il motto "Totus tuus" è ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort. Queste due parole esprimono l'appartenenza totale a Gesù per mezzo di Maria:  "Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt", scrive san Luigi Maria; e traduce:  "Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio ti appartiene, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre"". "La devozione alla Santa Vergine - sottolinea ancora il Papa - è un mezzo privilegiato "per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente". Questo centrale desiderio di "amare  teneramente" viene  subito  dilatato  in  un'ardente preghiera a Gesù, chiedendo la grazia di partecipare all'indicibile comunione d'amore che esiste tra Lui e sua Madre".


(©L'Osservatore Romano - 14 Gennaio 2004)


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ACCANTO ALLA MADRE
Al Convegno internazionale di mariologia il vescovo Flack ha spiegato il senso del documento dell’Arcic atteso per Maggio

Maria avvicina cattolici e anglicani

Da Roma Laura Badaracchi

È atteso per il mese di maggio un documento comune di cattolici e anglicani sulla figura di Maria. Il testo, frutto dei lavori dell'Arcic (la commissione mista incaricata del dialogo teologico tra le due confessioni), affronta in chiave ecumenica anche i dogmi dell'Assunzione e dell'Immacolata Concezione. Ad annunciarlo è stato il vescovo anglicano John Flack, rappresentante di Canterbury presso la Santa Sede e coordinatore delle 22 congregazioni anglicane presenti in Italia, nel corso del XIV Colloquio internazionale di mariologia, sul tema «L'Immacolata Madre di Dio nel Seicento», che si è concluso sabato a Roma, in una sede molto significativa. Infatti «da tre secoli nella chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli ogni sabato si prega per i fratelli della comunione anglicana», ricorda il parroco, padre Davide Carbonaro, dei Chierici regolari della Madre di Dio.

E anche i lavori del convegno sono stati segnati dalla preghiera ecumenica, animata dalla Comunità di Taizè.
«La mia preghiera è di riuscire a riguadagnare Maria come modello della nostra unità piuttosto che della nostra divisione», ha affermato il responsabile del Centro Anglicano, anticipando il tema del documento: «Maria e il suo ruolo nel disegno della salvezza». «Credo che anglicani e cattolici abbiano raggiunto un'idea comune su come esprimere le due dottrine mariane dell'Assunzione e dell'Immacolata Concezione, in modo che possano essere accettate da entrambe le nostre Chiese. Se saremo tutti capaci di approvare questo testo, faremo un lungo passo verso quell'unità che tutti desideriamo, e perciò attendiamo la pubblicazione di questo documento con interesse», ha dichiarato Flack.

Per il vescovo anglicano la dottrina dell'Immacolata Concezione «in sé non rappresenta un ostacolo all'unità dei cristiani. Viene già creduta ed accettata da alcuni anglicani. Diverrebbe una barriera se gli anglicani fossero costretti ad accettarla come motivo essenziale di fede», mentre viene accolta quale « espressione di devozione».

Ma gli ostacoli non mancano: se la teologia anglicana considera la dottrina dell'Immacolata Concezione come «non necessaria» piuttosto che come «errata», è molto diverso l'approccio all'insegnamento della fede rispetto alla Chiesa cattolica. Infatti l'insegnamento anglicano dichiara di essere «biblico» e non ravvisa nella Scrittura i fondamenti per questa dottrina. Flack ha concluso che allo stato attuale del dialogo ecumenico «è improbabile che essa divenga parte dell'insegnamento ufficiale della nostra Chiesa».
Nel calendario anglicano Maria viene commemorata tre volte: il 25 marzo (Annunciazione), il 15 agosto (Assunzione) e l'8 settembre (Natività).

Tuttavia alcune Chiese «mantengono anche la festa della sua concezione, i primi di dicembre», ha ricordato Flack, evidenziando che nell'ultimo secolo si è verificato «un ritorno d'interesse verso la Vergine nella vita della Chiesa anglicana», fino alla riapertura dei luoghi di pellegrinaggio in onore di Maria. Però non si tratta di un fenomeno generalizzato: la maggioranza dei laici anglicani - ha osservato il vescovo - sono piuttosto «riservati» rispetto alla devozione a Maria. Un atteggiamento da far risalire agli avvenimenti della Riforma, quando la Vergine rappresentò «un punto focale di divisione tra i cristiani protestanti e cattolici». Allora l'eccessiva devozione a Maria in alcune culture cattoliche provocò «una reazione nei suoi confronti nelle culture protestanti come la Gran Bretagna. Ma quest'atteggiamento sta cambiando - ha concluso con ottimismo - e a Maria viene gradualmente restituito il posto di diritto nella comprensione cristiana all'interno della tradizione anglicana».

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Consiglia  Messaggio 33 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/04/2004 22.41
Un grazie a: www.avvenire.it
Amici questa che segue è veramente una grande notizia....dei protestanti Evangelici, stanno partecipando ad un Convegno MARIANO insieme a Cattolici ed Ortodossi....NEL SANTUARIO MARIANO DI TINDARI.....preghiamo affinchè lo Spirito conceda di comprendere.......

CONVEGNO
Teologi e studiosi a confronto nel santuario siciliano su «Maria e la cultura del nostro tempo»

Tindari, volto materno dell’ecumenismo

L'ortodosso Popescu: per noi è soprattutto «Teotokos». Elena Ribet, Chiesa battista: «Una sorella nella fede»

Da Tindari (Messina) Maria Gabriella Leonardi

C'è una Madonna bruna a Tindari che da secoli unisce le due sponde del Mediterraneo. Un'immagine giunta in Sicilia dall'Oriente e dinanzi alla quale, all'interno dello splendido santuario che la ospita, per tre giorni, si svolge il XIV Colloquio interdisciplinare di mariologia sul tema Maria e la cultura del nostro tempo. Due le coincidenze da cui sgorga la riflessione: i 25 anni dalla dedicazione del tempio in onore alla Madonna nigra sed formosa e i 30 dall'esortazione di Paolo VI Marialis cultus. Numerosi docenti, sacerdoti e laici a Tindari ne stanno approfondendo da ieri sino a domani i vari aspetti. «La Marialis cultus introduce un nuovo modo di pregare che nasce dalla valorizzazione della dottrina patristica su Maria e dall'esigenza culturale di una preghiera più interiorizzata - spiega monsignor Giovanni Orlando vicario della diocesi di Patti - indicazione preziosa ma che stenterà ad entrare nella prassi liturgica. La Marialis cultus si propone un rinnovamento del culto mariano, che giunga a rivedere e migliorare le forme tradizionali».
Ma quali sono le aspettative di questo colloquio? Lo mette in luce ancora monsignor Orlando: «Innanzitutto ci preme compiere una rilettura della Marialis cultus nella sua genesi e nella sua ricezione e in modo speciale nei suoi contenuti. Tale lettura abbiamo voluto che non fosse limitata all'occidente o ai cattolici, ma che si realizzasse da un orizzonte più vasto e più ecumenico. In secondo luogo è intenzione del Colloquio attirare l'attenzione sulla necessaria inculturazione nel nostro tempo della figura di Maria e del suo culto».
«La Marialis cultus porta il sigillo di un Papa profandamente mariano», ha affermato nel suo intervento il professore Jean Pierre Sieme Lasoul docente al Marianum e sottolineando una frase di Paolo VI: «Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani». Dumitru Popescu che invece ha riletto l'esortazione di Paolo VI con lo sgu ardo dell'ortodosso. «Teotokos è l'appellativo più frequente nel culto ortodosso di Maria, Per molti la verginità della madre di Dio è inaccettabile ma possiamo dire che il corpo di Cristo ha attraversto il corpo di Maria come la luce attraversa il vetro»
Dal canto suo Elena Ribet, della Chiesa Battista di Torino ha spiegato che «la Riforma ha lasciato cadere tutta la mariologia e il culto connesso come non giustificato dalla Scrittura». Conseguenze? Nel protestantesimo manca la figura biblica di Maria che «potrebbe però essere recuperata come sorella di fede». Il primo giorno si è concluso con una corale preghiera ecumenica. Oggi sarà la volta ai altre relazioni: "Maria risposta alle attese della cultura contemporanea" (professor Datolo); "Maria e la persona umana oggi: libertà e relazionalità" (professor Trenti); "Maria donna eucaristica modello della Chiesa che celebra i divini misteri" (padre De Fiores); "La donna del nostro tempo si confronta con Maria di Nazaret" (professoressa Siviglia). Domenica la conclusione con gli interventi dei professori Cervera e Calabuig.


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Consiglia  Messaggio 34 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 27/04/2004 22.42
Leggiamo nella Lumen Gentium al cap. VIII (Documento Conciliare Vaticano II)

52. Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, “ quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna... per fare di noi dei figli adottivi” (Gal 4,4-5), “ Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine ”. Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato e si continua nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo corpo e nella quale i fedeli, aderendo a Cristo capo e in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria “innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo ”

Maria e la Chiesa

53. Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri. Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è “ veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra ”. Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.

.......

Scarica il documento

Un grazie al sito: www.sulrosario.org


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Consiglia  Messaggio 35 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 19.18

San Luigi Maria (Grignion) da Montfort Sacerdote

28 aprile - Memoria Facoltativa

Montfor, Rennes, Francia, 1673 - St. Laurent-sur-Sèvre, 28 aprile 1716

Luigi Maria percorse le regioni occidentali della Francia predicando il mistero della Sapienza eterna, Cristo incarnato e crocifisso, e insegnando ad andare a Gesù per mezzo di Maria. Associò sacerdoti e fratelli alla propria attività apostolica, e scrisse le regole dei Missionari della Compagnia di Maria. Fu proclamato santo da Pio XII il 20 luglio 1947. Tra i suoi scritti si ricordano il "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" e "L'amore dell'eterna Sapienza". (Mess. Rom.)

Etimologia: Luigi = derivato da Clodoveo

Lungo il nome: Luigi Maria Grignion de Montfort. E breve la vita: 43 anni. Questo bretone di buona famiglia e di buoni studi diventa sacerdote nel 1700 (l’anno del Giubileo alluvionato, con la basilica di San Pietro impraticabile). Vorrebbe andare missionario in Canada, ma lo mandano a Poitiers. Con la sua preparazione dottrinale e col parlare attraente, si fa presto una fama: parla molto bene, ma meglio ancora agisce, assistendo le vittime di malattie ripugnanti. Però l’idea della missione non lo abbandona, sicché, lasciando perdere i superiori, va a sentire il Papa. Questo significa un viaggio Poitiers-Roma e ritorno, sempre a piedi, con una sosta a Loreto. Ma Clemente XI gli dice che l’urgenza del momento è predicare ai francesi, scossi dall’aspra battaglia dottrinale ingaggiata dai giansenisti contro Roma. Lui riprende allora a parlare in città e nelle campagne; quando è necessario affronta i dotti giansenisti con discorsi ugualmente dotti. Ma dà poi la sua misura vera nel tradurre la dottrina in linguaggio quotidiano e campagnolo, nell’accostarla alla sensibilità popolare, colpita dalla coerenza intrepida dell’esempio, quando lo si vede intento a pulire e medicare i malati, fraternamente. Le opere accompagnano la sua parola, e questa diffonde una religiosità della fiducia, spingendo a confidare in Gesù come amico, prima di temerlo come giudice. E a Gesù egli associa Maria, appassionatamente. Ma anche lucidamente. Ossia con distacco rigoroso da certa devozione mariana soggetta talora a eccessi inaccettabili (alimentati anche da scritti cosiddetti mariani, e di fatto ricolmi di "cattiva dottrina in cattiva posa", come dirà nel XX secolo il mariologo René Laurentin). Per lui, la Madre di Gesù è una creatura che può ammaestrare i cristiani di ogni tempo semplicemente con le poche parole che ha detto agli amici di Gesù, alla festa nuziale di Cana: "Fate quello che vi dirà". Questo insegnano di fatto i suoi scritti e la sua predicazione, col calore e con le immagini del tempo, e sempre con l’accompagnamento di forti esortazioni alla pratica del Rosario. Questo si legge sul suo Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, che resterà inedito per 130 anni; pubblicato nel 1842, diventerà uno dei testi fondamentali della pietà mariana. (Nel XX secolo sarà la lettura quotidiana del cardinale Stefan Wyszynski, primate di Polonia, prigioniero del regime comunista polacco). Nel 1712-13 padre Grignion fonda una comunità maschile di missionari per l’evangelizzazione: la Compagnia di Maria. Questi religiosi, chiamati poi abitualmente Monfortani, estenderanno via via la loro attività in Europa, America e Africa. Ma lui vedrà solo gli inizi, morendo pochi anni dopo la fondazione. Nel 1947, Pio XII lo proclamerà santo.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana


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Consiglia  Messaggio 36 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/05/2004 20.25
Nelle notti oscure noi siamo grati alla luna. Quando la vedo brillare so che deve esistere il sole. Così in questa notte oscura della vita, quando gli uomini volgino le spalle a Colui che è la luce del mondo, noi guardiamo Maria per guidare i nostri passi, mentre aspettiamo l'alba.

(Mons. Fulton Sheen)


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Consiglia (1 suggerimento finora) Messaggio 37 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/05/2004 20.36
Amici....vi suggeriamo un sito nuovo.....

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La Madonna di Kazan ha fatto un miracolo in patria: la pace tra le religioni
Il papa riconsegna ai russi ortodossi la veneratissima icona. Ma ad accoglierla saranno anche musulmani ed ebrei. Un reportage dal Tatarstan, raro modello di convivenza pacifica tra le fedi

di Sandro Magister                                    

ROMA – Il prossimo 28 agosto, festa della Dormizione della Madonna nel calendario ortodosso, Giovanni Paolo II riconsegnerà al patriarca di Mosca la sacra icona della Madonna di Kazan oggi custodita in Vaticano nel palazzo pontificio.

Per la riconsegna, il papa invierà una sua delegazione. Ma prima – ha fatto sapere – compirà a Roma un atto di devozione alla sacra icona, che “è sempre stato suo vivo desiderio restituire alla venerazione del popolo russo”. La sua speranza è che “questo gesto possa contribuire al dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa”.

L‘icona ritrae la Vergine con Gesù bambino ed era in origine conservata nel monastero russo di Kazan, capitale del Tatarstan, regione lungo il corso centrale del Volga.

Nel 1209, durante l'invasione dei tartari, l'icona sparì, per ricomparire quasi quattro secoli dopo, nel 1579.

Nel 1904 scomparve di nuovo, rubata, finché nel 1960 fu acquistata da un collezionista degli Stati Uniti che la donò al santuario mariano di Fatima.

Nel 1993, grazie a una sottoscrizione di due milioni di dollari da parte dell'organizzazione cattolica internazionale “Armata Azzurra”, allora presieduta dal vescovo americano Edward Michael Egan, l'icona fu data a Giovanni Paolo II.

E ora il papa la riconsegna alla Russia. La riporterebbe là volentieri di persona – già nel 2003 ci provò, come tappa di un suo progettato viaggio in Mongolia, poi annullato – ma dal patriarcato di Mosca il vicepresidente del dipartimento esteri, l’arciprete Vsevolod Chaplin, ha fatto sapere che “le questioni della visita del papa in Russia e della restituzione dell’icona alla Chiesa ortodossa non possono essere confuse”.

Dal patriarcato sono stati espressi dubbi anche sull’autenticità dell’opera, che sarebbe non l’originale ma una copia del Cinquecento. E incerta è anche la sua collocazione finale. La riconsegna avverrà a Mosca. Ma da Kazan il sindaco Kamil Ischakov reclama l’icona per la cattedrale dell’Annunciazione, in occasione dei mille anni della fondazione della città che saranno celebrati nell’agosto 2005.

Ischakov è musulmano, come metà della popolazione del Tatarstan. Ma la sua venerazione per la Madre di Gesù non deve sorprendere. Il Tatarstan è oggi un prezioso modello di convivenza pacifica fra le tre fedi che altrove nel mondo sono quasi ovunque in contrasto: l’islamica, la cristiana e l’ebraica. E anche di buon vicinato tra ortodossi e cattolici.

È il modello che trovi descritto in questo reportage di un viaggiatore italiano, cattolico, che è tornato da poco da quella regione. L’articolo è apparso sul quotidiano “il Foglio” di sabato 31 luglio 2004:


Kazan, Tatarstan, estate 2004. Come islamici, cristiani ed ebrei hanno fatto pace

di Pigi Colognesi


KAZAN – Visto dal lato del Volga, il cremlino della città offre l’immagine immediata ed efficace dell’attuale Tatarstan e dei motivi per i quali i suoi governanti vanno orgogliosi del proprio modello.

Sullo sfondo del cielo si stagliano a sinistra le cupole azzurre della cattedrale ortodossa. Come la stragrande maggioranza degli edifici di culto era stata sottratta ai credenti in epoca sovietica, e ora è in restauro. Tutti qui sperano che le mura della cattedrale possano ospitare la più importante e nota icona della città, quella Madonna di Kazan, oggi in Vaticano, che Giovanni Paolo II ha donato al patriarcato di Mosca in segno di riappacificazione e volontà di dialogo con gli ortodossi.

Sulla destra incombe la possente mole della nuova moschea, col suo cupolone e i quattro minareti al cui culmine brillano mezzalune d’oro. Prima che arrivasse Ivan il Terribile, dicono gli storici tatari, qui una moschea c’era già, ed è giusto che si torni a costruirne una nuova per i fedeli di Maometto. Così come in cattedrale, anche in moschea fervono i lavori. Entrambe devono essere pronte per il 30 agosto 2005, giorno in cui si celebrerà solennemente il millennio di fondazione della città.

Tra la cattedrale e la moschea, vasti edifici di stile neoclassico. Sono i palazzi del potere statale, uffici e dimora dell’indiscusso protagonista della vita politica del Tatarstan, il presidente della repubblica Mintimer Saripovic Saimiev. A lui si deve la lungimirante politica di equidistanza che mantiene in rispettoso equilibrio le due principali comunità della repubblica: i russi di religione ortodossa e i tatari di fede islamica.

Il Tatarstan è grande circa come l’Irlanda e occupa un territorio situato pressappoco a ottocento chilometri a est di Mosca. La popolazione è di meno di 4 milioni di abitanti, dei quali oltre un milione e centomila vivono nella capitale. La metà circa sono russi ortodossi, l’altra metà tatari musulmani.

All’inizio degli anni Novanta la convivenza tra le due etnie non era facile; soprattutto in campo tataro erano forti il desiderio di indipendenza da Mosca e il revanscismo etnico e religioso. Fu Saimiev a capire che la situazione sarebbe potuta diventare esplosiva e portare la repubblica a una crisi di tipo ceceno. Ottenne da Mosca un’ampia autonomia politica ed economica; andò incontro a gran parte delle richieste dei nazionalisti tatari (uso della lingua, insegnamento della cultura tradizionale, ricostruzione dei luoghi di culto), senza però dimenticare le esigenze dei russi. Sta di fatto che le frange più estremiste furono messe a tacere (persino i “missionari” arabi che erano giunti in Tatarstan per diffondervi il fondamentalismo abbandonarono l’impresa) e attualmente la convivenza tra le due maggiori comunità del paese è del tutto pacifica. Come i palazzi del cremlino, così le leggi e le decisioni politiche tengono in stabile equilibrio cattedrale e moschea. [...]

Nella centrale via Bauman sorge il cosiddetto “battistero”, che ricorda la forzata cristianizzazione imposta dai russi dopo la conquista. Ora ci sono negozi e una piccola sala da concerti. Ai tatari non piace molto questo ingombrante monumento. Sta a ricordare un passato fatto di vessazioni e contrasti. Prima i tatari, convertitisi all’islam nel 922, hanno sottomesso i cristiani e imposto tributi agli ortodossi per secoli. Poi gli ortodossi hanno limitato la libertà religiosa degli islamici e imposto a molti la fede con la forza, fino a quando Caterina II ha loro ridato un minimo di libertà. Infine i sovietici hanno azzerato tutto. E ora che una certa pace è stata conquistata nessuno ha intenzione di riaprire il capitolo delle rivendicazioni storiche. Anzi, nel segno della più completa riappacificazione, si vorrebbero riconoscere i torti di tutti per lasciarseli alle spalle. Così, se in mezzo al fiume Kazanka i russi avevano eretto un memoriale alle vittime cristiane della conquista di Kazan, ora il presidente, tataro, vuol farne costruire uno per le vittime islamiche.

Proprio di questa politica pacificatrice va orgogliosa Ludmila Andreeva, vice presidente della duma di Kazan con particolari deleghe ai problemi nazionali e religiosi, che sciorina tutti i dati che confermano il successo degli sforzi: scuole bilingue, insegnamenti specifici per ogni entità nazionale, spazi televisivi per tutti, rispetto delle differenti festività, restituzione e restauro degli edifici di culto. “Tutti i nostri visitatori, conclude soddisfatta, sono sorpresi per la tolleranza che si respira in città. Questo fa di Kazan un esempio per tutto il mondo”.

Anche Valiulla Chazrat Jakupov, vice presidente dell’organizzazione che raccoglie tutti i musulmani del Tatarstan, è soddisfatto. Descrive il proprio paese come un “luogo eccezionale nel mondo, dove la tolleranza ha superato la prova del tempo e dove da decenni neppure una goccia di sangue è stata versata per conflitti interetnici o interreligiosi”.

IL MUFTI MUSULMANO

Il giovane vice mufti, impeccabilmente vestito alla occidentale, spiega come il miracolo della tolleranza si sia potuto realizzare. “La prima ragione riguarda la qualità stessa dell’islam che noi professiamo, che è di carattere tollerante per il fatto che il nostro popolo ha accettato questa religione in modo del tutto spontaneo, senza nessuna imposizione. Mentre altri popoli sono stati forzati ad accettare la fede di Maometto, per noi l’accoglienza della proposta che ci è arrivata più di mille anni fa dal califfato di Baghdad è stata del tutto libera, consapevole e di alto livello intellettuale. Analogamente va ricordato che nei nostri confronti i russi hanno sì tentato delle conversioni forzate, ma non hanno mai messo in atto una politica di genocidio o di deportazione. Il periodo più pesante è stato – per noi come per gli ortodossi – quello sovietico; delle 14.500 moschee che c’erano in Tatarstan all’inizio del XX secolo ne rimanevano, alla fine del dominio bolscevico, solo 80. Certamente ora il nostro problema è quello educativo: il 90 per cento dei tatari si ritiene musulmano, ma si tratta più di una tradizione etnica che di una fede convinta. I frequentatori delle moschee sono una percentuale notevolmente più bassa. È facile costruire le moschee, non altrettanto educare la fede della gente. Per questo stiamo puntando sulle scuole per la formazione dei mullah e degli insegnanti. I nostri rapporti con gli ortodossi sono attualmente molto cordiali anche grazie ai buoni uffici del governo; abbiamo persino dei progetti sociali comuni o, almeno, concordati. Analogamente siamo in buoni contatti anche con altre minoranze religiose; solo con le nuove sette finanziate dall’estero c’è qualche difficoltà. Noi non accettiamo nessun tipo di fondamentalismo. Qualcuno chiama il nostro ‘euroislam’ perché noi crediamo che gli insegnamenti del Corano si possano sposare con la tolleranza e la democrazia. Qualche esempio? Tutte le nostre cariche sono elettive; questo significa che per noi lo spirito democratico è insito nella religione che professiamo. Anche rispetto alle donne noi siamo molto liberali: nessun obbligo di veli o cose simili; addirittura abbiamo delle scuole per la formazione delle ragazze”.

Nessuno obietta che questa interpretazione dell’islam sia un po’ eretica? Il vice mufti sorride: “Niente affatto. È il Corano ad affermare che la religione deve essere libera. Se un musulmano abbandona la nostra fede per abbracciarne un’altra, noi non ci opponiamo alla sua scelta; ci interroghiamo su che cosa noi stessi non abbiamo fatto o abbiamo sbagliato tanto da indurlo a questa decisione”.

IL METROPOLITA ORTODOSSO

Il pastore della metà ortodossa del paese si chiama Anastasij. Non vive né nella cattedrale del cremlino in ricostruzione, né nella storica sede presso la baroccheggiante chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo, ma nel seminario. Si capisce subito che per lui il bene più prezioso sono i futuri sacerdoti ai quali è affidata la responsabilità di rivitalizzare una situazione religiosa pesantemente compromessa da decenni di ateismo militante. Qui come in tutto il resto della Federazione la stragrande maggioranza dei russi si dichiara ortodossa. Ma, specularmente a quanto accade ai tatari nei confronti dell’islam, la frequenza ai riti è minima e la rispondenza ai dettami morali della fede assolutamente insoddisfacente. Anche Anastasij afferma che la politica governativa ha dato buoni frutti, ma non dipinge un quadro completamente a tinte pastello. A suo parere un certo favore verso i musulmani si può registrare. A conferma della sua tesi espone i numeri delle moschee restaurate o ricostruite: 1.300, a fronte delle chiese ortodosse: 150. “Il problema degli spazi è decisivo per noi, perché senza strutture non possiamo di fatto impostare nessun tipo di lavoro educativo, soprattutto verso i giovani”.

Il vescovo ci accompagna in visita al seminario, la sua creatura più cara. Ci sono ottanta giovani che si stanno preparando al sacerdozio (occorrono cinque anni per diventare preti) e si sta approntando una struttura per le ragazze (molte di esse diventeranno le mogli dei preti). Ci sono biblioteche (con un importante deposito di libri antichi), una grande sala conferenze, persino un’aula computer. Anastasij conferma che i rapporti con i musulmani sono molto buoni, anche perché “entrambi dobbiamo affrontare gli stessi problemi legati alla perdita del senso religioso, al decadimento morale, alle difficoltà sociali ed economiche. Come loro dobbiamo anche noi opporci all’invadenza incredibile delle sette”.

Gli chiediamo se sarebbe stato contento di ospitare Giovanni Paolo II che nel 2003 voleva consegnare di persona l’icona della Madonna di Kazan. Anastasij si schermisce e sostiene che questi sono problemi di politica ecclesiastica che ben volentieri lascia ai suoi superiori di Mosca. A lui basta fare il suo lavoro in pace. Mosca è lontana e il vescovo di Kazan non ha certamente nulla di quella prevenzione anticattolica che spesso si respira nella capitale. Anzi, dichiara di essere molto amico del parroco cattolico della città e di collaborare con lui molto fruttuosamente.

IL PARROCO CATTOLICO

Ortodossi e musulmani non occupano per intero il panorama religioso del Tatarstan. Tra le minoranze spicca la parrocchia cattolica, da nove anni affidata a un sacerdote argentino, padre Diogenes Urquiza, della congregazione del Verbo incarnato. Tradizionalmente la comunità cattolica è composta da stranieri giunti fin qui per le più svariate ragioni: lavoro, deportazione, matrimonio, affari. Non possiedono ancora una chiesa, ma il comune sta deliberando di assegnare loro – in conformità alla politica generale di equidistante collaborazione con tutte le confessioni – un terreno nei pressi del centralissimo campo di basket.

Padre Diogenes ci accompagna in mezzo a ruderi di case diroccate fino a sbucare in uno spiazzo pieno di erbacce in mezzo al quale campeggia una croce. “Qui sorgeranno la chiesa cattolica e la casa parrocchiale”, dice soddisfatto. “C’è ancora qualche opposizione da parte della Chiesa dei Vecchi Credenti (uno scisma interno all’ortodossia), che hanno una loro chiesa qui di fianco, ma dovrebbero essere presto superate. Così potremo migliorare la nostra attuale collocazione, che è francamente piuttosto disagevole”. Altro che disagevole! L’antica e spaziosa chiesa cattolica è stata adibita in epoca sovietica a ospitare una turbina per le simulazioni del vento, che ora non si può più smontare, e l’attuale chiesa provvisoria è una cappella collocata all’interno del cimitero. “A parte che si tratta di una posizione piuttosto scomoda da raggiungere (ci sono dei fedeli che fanno ore di autobus e tram per arrivarci), il problema è che lo spazio è esiguo per le numerose attività che vorremmo fare. E poi, pensi a celebrare un battesimo o un matrimonio dentro il recinto di un cimitero!”.

DA MUSULMANA A SUORA

Ma non sono certo queste le cose che possono fermare l’iniziativa del giovane parroco, da qualche anno affiancato da due confratelli. Nessuna attività di proselitismo (tanto per usare l’aborrita parola che il patriarcato di Mosca sempre sventola per attaccare i cattolici), ma neppure rinuncia all’attività missionaria. Ci sono episodi di conversione, soprattutto dall’islam. Padre Diogenes ricorda il caso di un funzionario pubblico musulmano che era andato a trovarlo in visita di cortesia per la festa di Pasqua. Con la figlia. La quale è stata affascinata dalla liturgia cattolica e ha cominciato a fare domande su Gesù. Dopo un periodo di adeguata formazione, ha voluto il battesimo. Il padre si è comprensibilmente allarmato e ha chiesto al parroco di soprassedere almeno fino a quando la ragazza non avesse finito gli studi. Probabilmente pensava a una infatuazione giovanile, che sarebbe ben presto passata. Quando, però, la giovane ha deciso definitivamente di battezzarsi, il padre non ha opposto resistenza. Sarà pure che il “modello di convivenza” del Tatarstan è un fattore di propaganda del governo; sta di fatto che una tolleranza di questo tipo nella quasi totalità dei paesi a maggioranza islamica è del tutto impensabile. La giovane ex musulmana ora si prepara a diventare suora.

ORTODOSSI E CATTOLICI ASSIEME

Sul fronte dei rapporti cattolico-ortodossi la situazione di Kazan è lontana mille miglia dalle asprezze che si respirano a Mosca. Già abbiamo detto dell’amicizia tra padre Diogenes e il metropolita Anastasij, ma anche a livello parrocchiale succedono cose sorprendenti. Una sera prendiamo la macchina e con padre Diogenes ci avviamo al lager. Con questa triste parola in Russia oggi si indica semplicemente il campeggio estivo dei ragazzi. Arriviamo a una vecchia struttura sovietica, col ritratto di Lenin che campeggia sull’entrata. In baracche malamente riadattate a dormitorio e cucina, una trentina di bambini si prepara alla festa conclusiva del campeggio. La cosa che colpisce è che sono ragazzi della parrocchia cattolica e di quella ortodossa assieme. Quando il programma prevedeva il catechismo, l’hanno fatto assieme se la lezione non presentava difficoltà dogmatiche, e separati se c’era qualcosa di specifico da spiegare.

Poco prima della festa attorno al fuoco arriva anche padre Ioann, il parroco ortodosso, accompagnato dalla biondissima moglie e dall’ultima dei quattro figli (i primi due – come da tradizione – sono in seminario e la terza ha partecipato al campeggio). È un fiume in piena, padre Ioann, e ci tiene a far sapere che lui è orgoglioso della collaborazione con il prete cattolico ed è ben contento di riaffermare così un’unità sostanziale tra le due confessioni. Alla fine vuole sigillare con il più classico dei brindisi russi la sua amicizia con i cattolici, compresi il giornalista che è arrivato dall’Italia e chi lo accompagna per le traduzioni. In una precaria sala da pranzo minacciata da insetti di tutti i tipi, alza la tazza di plastica che funge da calice e brinda all’amicizia con padre Diogenes e i suoi confratelli. Se anche i suoi due figli, futuri preti, saranno come lui, ci saranno più spazi di dialogo e libertà per tutti.

I DIECIMILA EBREI

Altra minoranza importante di Kazan è quella ebraica. La sinagoga, con annesso centro culturale, scuola e sala riunioni, è molto ben tenuta e in stile occidentale. La direttrice del centro ebraico ci dice che i ragazzi che frequentano la scuola media sono circa 500, e altrettanti quelli del centro giovanile. In tutto la comunità ebraica di Kazan assommerebbe a circa diecimila persone. Ovviamente, commenta il barbuto rabbino capo, di nome di Yitzchak Gorelik, la frequenza alla sinagoga per molti è solo celebrazione di momenti centrali dell’esistenza: matrimoni e funerali. Anche lui è soddisfatto della tollerante politica governativa che consente ai credenti di tutte le religioni di “sentirsi a Kazan come a casa propria. Certo, non possiamo pregare assieme ai fedeli di altre religioni, ma ci rispettiamo vicendevolmente. Sono qui da sette anni e non ricordo un solo episodio in cui noi ebrei siamo stati offesi in qualche modo”. [...]

Il nostro viaggio si conclude con l’incontro con Igor Kornilov, responsabile del “soviet po delam religij” la consulta per gli affari religiosi. Il suo ufficio è nella torre d’entrata al cremlino e ci riceve con in mano un sacco di dati statistici sulla situazione delle religioni in Tatarstan e qualche pubblicazione scientifica. Anche all’obiezione che ci sia di fatto una preferenza statale per i musulmani ha una risposta pronta: “Perché ci sono più moschee che cattedrali? Costruire una moschea è più facile ed economico. E poi l’organizzazione musulmana è distribuita più capillarmente di quella cristiana, per cui una moschea è necessaria per un ambito più ristretto di quanto richieda l’organizzazione territoriale ortodossa”.

Forse non è proprio così. Ma ciò che importa è che, se il Tatarstan non è il paradiso in terra, almeno è una strada di convivenza che finora si è dimostrata percorribile e fruttuosa per tutti.

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Il quotidiano su cui è apparso, sabato 31 luglio 2004, il reportage di Pigi Colognesi:

> "il Foglio"

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Una selezione degli articoli apparsi in questo sito sui rapporti tra cattolicesimo e ortodossia:

> Focus su CHIESE ORIENTALI

Sull’islam:

> Focus su ISLAM

Sull’ebraismo:

> Focus su EBREI

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Consiglia  Messaggio 39 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSNGil_Brethil2Inviato: 04/08/2004 12.40

"Beata colei che è la credente nell'adempimento delle parole del Signore"

(Lc. 1,45)

 

- Maria Assunta in cielo -

 

Nella chiusura di questo mese di Maggio e nell'attesa della imminente festa di Pentecoste urge una considerazione del tutto particolare sulla figura di Maria Vergine, la madre di Gesù.

Già S. Agostino puntualizzò che la grandezza di Maria non è stata tanto quella di essere la Madre di Gesù ma piuttosto quella di aver creduto nella Parola di Dio.

Anzi il testo greco nel suo originale dovrebbe riportare in italiano la traduzione che da l'inizio a questa riflessione. Maria infatti non è straordinaria perché ha creduto ma piuttosto perché, nella sua ordinarietà, è stata la "credente" in Dio e nella Sua Parola, sempre!

Ciò che infatti mette in gioco chi sta alla sequela di Cristo non è tanto il suo credere di un momento, né la sua adesione formale alla fede ma piuttosto colui che vive del credere in Lui, costantemente, in mezzo alla variegata ricchezza della vita, fatta di giornate solari e di giornate oscure, di grazia e di infedeltà con il peccato.

E' un atteggiamento che richiama non solo alla grazia che Dio dona ma anche alla risposta costante dell'uomo che alimenta il rapporto personale e comunitario con Cristo.

Il dogma dell'Immacolata concezione e dell'Assunzione al cielo in anima e corpo non sono una postilla verticistica che la Chiesa ha "incollato" sulla figura di Maria per capriccio, in tempi recenti ma, piuttosto, il riconoscere quello che da sempre la comunità dei credenti in Cristo, la Chiesa, ha riconosciuto, amato e sostenuto.

Un riconoscere l'opera della grazia nella madre di Gesù, dunque, ma anche un celebrare il suo essere "credente" nelle parole di Dio. Uno specchio per la comunità dei credenti, uno stimolo costante da tenere sempre nel cuore di coLei che meglio di tutti e più compiutamente non ha solo aderito alla fede ma ha sempre desiderato e voluto aderire.

Era inevitabile che a partire dalla riforma protestante ciò che non era dello stesso Lutero (devotissimo alla madre di Cristo) divenisse difficoltà per tutta la Chiesa riformata. L'aderire alla scrittura senza la tradizione che l'ha sostenuta per oltre un millennio e trovare tracce scritturistiche di Maria che aiutassero i fedeli a ridefinire il culto mariano era ed è una battaglia svolta male sia dal punto di vista teologico che scritturale, sia nella conceptio di Chiesa che, soprattutto, dal punto di vista semiologico ed epistemologico.

Rifiutare parte della tradizione fino al 1500, che è vita della Chiesa, quella stessa vita che, paradossalmente, ha alimentato la riforma per rifondare nelle sole scritture la fede del credente è opera di violenza inaudita ben più grande delle degenerazioni, pastorali o nei suoi pastori, che la Chiesa Cattolica ha compiuto non solo in quegli anni ma nei tempi a venire.

La scomunica come atto giuridico fatto ad una persona, ed in particolare quella di Lutero, decade con la morte del medesimo che sta davanti al Giudizio amoroso e misericordioso di Dio; come tutti noi d'altronde.

Non sono qui quindi per discutere il cammino ecumenico che ha i suoi tempi, le sue metodologie e le sue difficoltà. La teologia di Lutero affonda non solo su problematiche oggettive ma anche su questioni di prospettive personali di Lutero fondate sul suo rapporto personale con Dio, con la sua visione di Dio, con il conflitto personale della sua tormentata coscienza e anche, probabilmente, sull'incapacità di trovare in quei tempi chi potesse amare ed evangelizzare seriamente questo fratello nella fede. L'instaurarsi di dinamiche socio-politiche, di infantilismi da entrambi le parti e di non privilegiare l'amore unico per Cristo Gesù unico mediatore e sommo sacerdote ha portato alle degenerazioni e alle cristallizzazioni che tutti conosciamo.

Piuttosto sono radicalmente convinto che l'essere riuniti attorno a Maria, "la credente" nell'attesa dello Spirito Santo non può che essere la base per un vero cammino ecumenico anche se ci si accosta a Maria da prospettive diverse. E non solo.

Il problema della corredenzione e della mediazione di Maria è un problema falso.

Non capire il ruolo di Maria nella storia della salvezza vuol dire bestemmiare l'incarnazione e non capire le profondità della scrittura. Vuol dire non conoscere il cuore di Cristo e del disegno del Padre nello Spirito.

Dio Padre, che con il Suo figlio "nato da donna" nato "nella pienezza del tempo" ha desiderato ardentemente la collaborazione dell'uomo alla Sua grazia e al Suo amore.

Facciamo un semplice esempio.

Se io ho fame ed ho bisogno di pane e lo chiedo ad un fratello (qualunque sia il pane di cui ho bisogno!) ed il fratello o la sorella me ne da, questi compie un bene.

Ora questo bene avviene innanzitutto per grazia di Dio ma anche per adesione libera al bene di un mio fratello. Dunque il fratello che mi sta aiutando è un cooperatore del bene. Dio non è geloso, anzi desidera tali cooperatori, che dimostrano con i fatti la loro fede e di adorare Dio in spirito e verità. Certo tutto il bene viene da Dio ma, storicamente, anche dalla libera adesione dell'uomo alla grazia. Il fratello operando il bene (paradossalmente cristiano o no) partecipa dell'azione creatrice e redentrice di Cristo... è dunque, non per ontologia ma per operatività, cooperatore della grazia.

Anzi è cooperatore "nella Grazia".

E se una sorella prega per me presso Dio non opera forse una forma di mediazione? Certo non è mediatrice in senso ontologico, solo Cristo lo è presso il Padre. Solo Lui infatti rivela e dona il Padre, ma lo è in senso partecipativo.

Se tu preghi Cristo per me non fai altro che partecipare attivamente alla mediazione di Cristo già compiuta ma che attende il dispiegarsi storico e la collaborazione dei credenti. E' la logica dell'incarnazione e, ripeto, non è solo un fatto teologico ma di coerenza con il linguaggio che Dio usa da sempre nei confronti dell'umanità. Il linguaggio che Dio ha rivelato nella scrittura e che viene dalla scrittura e dalla tradizione della vita dei credenti attorno a Gesù Cristo.

Se questo avviene per noi non possiamo non dirlo in maniera del tutto particolare per la "Credente", per Maria?

Maria infatti non è ascesa al cielo ma è stata assunta. Cioè non è Dio ma l'immagine compiuta di ciò che la Chiesa, in quanto sposa di Cristo è chiamata ad essere.

Cioè la "credente"; tutta polarizzata verso Dio attraverso il Figlio, tutta desiderosa del Padre nello Spirito Santo. Non solo con il proprio spirito ma anche con la propria fisicità storica. Con tutta la carne.

E' la primogenità dei risorti nel Primogenito Risorto.

Sembra un gioco di parole ma è invece una promessa, carica di speranza, ed una caparra nello Spirito per capire ciò che siamo e ciò che siamo chiamati ad essere.

Dove, ovviamente, sappiamo che "il cielo" non è realtà geografica ma, nell'esatto significato biblico, la realta meta-storica e meta temporale di Dio dove tutto è Amore ineffabile e anche dove tutta la realtà terrena è seguita, vista, accudita perfettamente e costantemente nell'incessante fluire indicibile del Volto del Padre.... e tantissimo altro ancora che la stessa eternità è poca cosa per coglierla nella Sua Bellezza.

Lei che ha camminato, vegliato, vigilato e sofferto con la Chiesa nascente.

Lei così discreta e così femminile.

Lei così forte e dolce.

Maria è ben di più di una madre è la "credente";

è l'icona che il Padre ci ha donato per venire incontro alla nostra debolezza simbolica e psicologica di cogliere il Suo lato femminile. Maria è la creatura che meglio ha vissuto l'intimità e la docilità allo Spirito Santo. Se così non fosse non avrebbe potuto concepire il Salvatore.

Maria è dunque sacerdote per partecipazione dicendo sempre "fate quello che Lui vi dirà!".

Maria diventa icona per noi credenti peccatori in cammino ma in modo specialissimo per ogni donna per capire e valorizzare il proprio femminile in Dio.

Ella che racchiude in sé in maniera unica ed irripetibile la consacrazione verginale e la consacrazione sponsale. Paradigma per tutti i vergini e per tutte le spose.

Non entro sulla questione dei "fratelli" di Gesù per screditare la verginità perpetua di Maria perché è valutazione talmente sciocca e a-scritturale che ci credono solo gli esegeti che non amano la scrittura. Già perché nel panorama dei credenti ogni tempo offre degli esemplari che potremmo chiamare i "credenti griffati" (a Roma si dice "gli splendidi") coloro che vogliono fare gli originali per aver scoperto la "verità sempre nascosta"..

... e l'umanità sempre bisognosa di taumaturgi dell'anima, che sembrano benevoli e non direttivi e poi si rivelano i veri tiranni, corre a seguirli bisognosa di autostima ed originalità. Ma è un modo come un altro per evadere le proprie difficoltà interne, in particolari quelle verso la figura paterna. Chi corre verso costoro oppure e affascinata da questi non ha mai fatto né una vera esperienza di Cristo né una vera esperienza di Chiesa.

Maria è paradigma anche per questi, per chi desidera veramente riformare la Chiesa nel rispetto fecondo di ciò che Cristo ha istituito e legato ad un filo d'oro, nello Spirito Santo e nella poverta umana, da Pietro fino ai giorni nostri con il papa Giovanni Paolo.

La donna così destabilizzata nel suo femminile, dalla competitività professionale, dai nuovi stimoli di struttura familiare, dai conflitti con il padre e con la figura maschile trova, in Maria di Nazareth, un sicuro veicolo di maturazione psico affetivo e spirituale.

Maria infatti con il suo essere "la credente" è colei che ordina l'inconscio impazzito, le energie fluttuanti, le contraddizioni ed i dualismi, le isterie e le dissipazioni, per orientare la persona, ed in modo particolare la donna, verso una fecondità ed una capacità d'amore veramente divine e cristificate.

Maria non è l'icona per un perverso universo maschile che desidera venerare la donna e il femminile e quindi rendere la donna, maschilisticamente e apparentemente nobilmente, un oggetto.

No!

Maria è donna-credente per la donna perché sia donna ed è donna-credente per l'uomo perché sia uomo.

Lei che ha cresciuto il bimbo Gesù desidera ardentemente far crescere in noi il Suo Figlio.

E' il suo compito da sempre. Da quando, nella sperduta e sconosciuta Nazareth ha detto si! fino a quando lo ha detto sotto la croce di Lui prendendo in consegna Noi come Suo testamento. Non dico infatti noi come Chiesa... non solo, ben di più... noi come umanità sempre bisognosa di incontrare l'unico mediatore dell'Amore del Padre.

Per questi e tanti altri motivi non ci si meravigli che Maria sia stata assunta in Cielo in anima e corpo, con tutta la sua persona... piuttosto ci si chieda

come ha fatto a rimanere sulla terra tutto quel tempo!

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07/12/2008 20:27
 
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Approfitto che Patrizia ha inserito uno dei brani di Paolo che amo di più...per offrirvi breve meditazione......
(1 cor 12, 12-27)
[12]Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. [13]E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. [14]Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. [15]Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. [16]E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. [17]Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? [18]Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. [19]Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? [20]Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. [21]Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». [22]Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; [23]e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, [24]mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, [25]perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. [26]Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. [27]Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte....
........
Personalmente considero questo UN POEMA ALLA CHIESA......che richiama la nostra attenzione a TUTTE LE MEMBRA e...azzerdo a dire....ci richiama alla comprensione fra denominazioni apparantemente divise da incomprensioni....Se come dice Paolo: tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito........non può essere certo la Madre del Verbo la causa di divisione..... non può tale MDESIMO ED UNICO SPIRITO aver suggerito alla Chiesa intera dei primi secoli la TEOTHOKOS teologicamente e biblicamente intesa nel mistero della Trinità e dell'Incarnazione...e contemporaneamente suggerire oggi che Maria...NON  sarebbe Madre di Dio.....
Mi piace che leggevo in CE sulla Trinità che molti di loro NON LA COMPRENDONO....ed è vero,il mistero è grande...eppure dicono "io credo".......è strano allora che per Maria invece assumono un atteggiamento diverso.....sembra quasi abbiano TIMORE.......di scoprire che Maria è veramente MADRE DI TUTTI I CRISTIANI.......come fu Madre di Cristo.....
Le MEMBRA SOFFRONO...inutile nasconderlo....ma come dice Paolo NESSUNO PUO' FARE A MENO DELL'ALTRO......gli evangelici NON possono fare a meno dei cattolici....perchè in essi trovano le loro stesse radici....ma anche i cattolici non possono fare a meno dello stimolo che deriva da molti ambienti evangelici a vivere con santo orgoglio l'appartenenza a Cristo.......quell'orgoglio che, diciamoci la verità, molti cattolici NON vivono.....
Credo che in un futuro sarà su questo brano che TUTTI indistintamente dovremmo volgere la nostra meditazione....per ricordarci che predichiamo il medesimo Cristo, NATO DALLA VERGINE MARIA, e che sotto la Croce ci venne affidata quale Madre da amare, seguire, ascoltare, per mezzo dello Spirito Santo, quel MEDESIMO SPIRITO che illumina, guida, insegna, sostiene......
Fraternamente Caterina

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Consiglia  Messaggio 45 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/08/2004 13.57

IL GIORNO DI MARIA
Ogni anno, il 15 agosto, centinaia di famiglie originarie della penisola balcanica si radunano alle Fontanelle di Montichiari: cristiani e musulmani insieme, in processione con la «Rosa Mistica»

www.avvenire.it

Rom in festa alla sorgente della Vergine

Dal Kosovo all’Italia, nuova patria. «La guerra ha travolto tutto, ma non il nostro profondo legame con la Madonna»

Dal Nostro Inviato A Montichiari (Brescia) Lorenzo Rosoli

Rom. Un popolo con le radici nel vento. Che per un giorno, una volta l'anno, ritrova un lembo di terra promessa. L'abbraccio di una madre. Più forte della storia e delle sue tempeste.
La terra è quella di Montichiari, diocesi e provincia di Brescia. Dove le ultime colline della cerchia morenica che cinge a meridione il lago di Garda si affacciano sulla Pianura Padana, c'è una località chiamata Fontanelle. Il motivo del nome è semplice: qui c'è una sorgente, l'acqua sgorga copiosa.
Ma in questo luogo sgorga ben altro che semplice acqua: da anni, il flusso crescente della devozione mariana. Siamo in uno dei luoghi delle presunte apparizioni di Maria Rosa Mistica a Pierina Gilli, la donna di Montichiari morta nel 1991 alla quale la Madre di Gesù avrebbe affidato un messaggio di conversione e di amore rivolto a tutti i popoli. «L'amor mio abbraccia tutta l'umanità», sta scritto sulla cappellina con la venerata immagine della Rosa Mistica. E i pellegrini che giungono da ogni parte del mondo l'hanno presa in parola. «Fra loro, sempre più numerosi, i Rom della ex Jugoslavia, che da una decina d'anni hanno preso a radunarsi qui ogni 15 agosto, nella solennità dell'Assunta - testimonia don Emilio Treccani -. Da tre anni sono responsabile diocesano del culto mariano alle Fontanelle, designato dal vescovo di Brescia, Giulio Sanguineti. E ogni volta vedo rifiorire un grande raduno di famiglie, una grande festa spontanea, che non cessa di stupirmi. Fra i Rom vi sono numerosi cristiani, cattolici e protestanti, ma molti sono musulmani: però tutti profondamente devoti alla Madonna e affezionati a questo luogo. L'Assunta è il loro giorno. Io, i sacerdoti diocesani e i volontari che ci aiutano, ci dedichiamo interamente a loro».
L'abbraccio dei Rom con la Madre di Gesù si è rinnovato anche quest'anno. I primi erano giunti ancora fra venerdì e sabato. Domenica, lungo la strada che porta alle Fontanelle e nei prati intorno, si contavano centinaia di auto e furgo ni; parlare di un migliaio di Rom è una stima per difetto. Hanno montato tende e gazebo, per terra hanno sistemato grandi tappeti e cuscini, qualcuno ha allineato bancarelle con oggetti sacri, abiti tradizionali, musica, cibo. Fin dal mattino presto i barbecue hanno preso a sfrigolare.
Mentre fervono i preparativi della festa, i Rom si recano al santuario per omaggiare la Rosa Mistica. Tutti hanno qualcosa da chiedere, qualcosa per cui ringraziare. «Una coppia, sposata da dieci anni, non riusciva ad avere bambini. L'anno scorso sono venuti qui a implorare la grazia di un figlio. E il figlio è arrivato. L'hanno chiamato Mohamed; sa, sono musulmani, ma che devozione alla Madonna! - racconta Marisa Tanzini, volontaria dell'associazione Rosa Mistica, anche lei impegnata nell'accoglienza dei pellegrini -. La nonna, per ringraziare la Vergine, ha appena portato una catenina d'oro». Chi offre denaro, chi oggetti preziosi, chi pecore. Ora ce ne sono due che brucano placide vicino all'ufficio di don Emilio. «Ma prima le hanno fatte girare tre volte intorno alla cappella della Rosa Mistica - racconta il sacerdote - e mi hanno detto: è un omaggio alla Trinità».
Col passare delle ore cresce il flusso dei pellegrini al santuario e alla «Fonte della Grazia». I Rom, famiglia per famiglia, uomini e donne, vecchi e bambini, salgono in ginocchio la "scala santa" dalla quale Maria Rosa Mistica sarebbe discesa il 17 aprile 1966. Poi entrano a piedi nudi nella vasca dove scorre l'acqua della sorgente, baciano l'immagine della Madonna, accendono ceri al Crocifisso, riempiono taniche intere con l'acqua della fonte... Don Emilio li invita al silenzio e alla preghiera; ma più delle parole, sembrano avvincerli quei segni tangibili - l'acqua, la fiamma, il bacio e la carezza alla Vergine e al Figlio...
Alle 10,30 parte la processione con la statua della Rosa Mistica. Ci vorrebbe lo sguardo di un Kusturica e la colonna sonora di un Bregovic per restituire la vivezza di questa processione d ove distinte signore bresciane (le volontarie dell'associazione Rosa Mistica) e tre suore brasiliane (dirette a Medjugorie, in servizio "temporaneo" alle Fontanelle) tengono per mano piccoli Rom, seguite da uomini e donne Rom che si alternano nel portare la statua, mentre nel gruppo fanno capolino famigliole africane e dello Sri Lanka (anche fra loro si è diffusa la devozione alla Rosa Mistica). Mentre la statua avanza lungo la strada sotto il sole di Ferragosto, le autoradio a tutto volume si placano, il fitto brusio delle famiglie accampate si arresta. Solo silenzio, e la più multietnica delle Avemaria. Infine, la Messa. Poi l'afflusso dei Rom alla «Fonte della Grazia» riprende copioso. E la musica dei Balcani torna a riempire il cielo padano.
«Sono musulmano ma credo nell'unico Dio e sono devoto alla Madonna», testimonia un Rom di 22 anni. Alza la maglietta: sul fianco si è fatto tatuare un enorme Gesù Sacro Cuore. «Indelebile», assicura. «Siamo qui a chiedere grazie: per la salute, i figli, la fortuna - incalzano due uomini -. Molti di noi sono fuggiti dal Kosovo a causa della guerra. Già nella ex Jugoslavia non eravamo più nomadi, avevamo casa e lavoro. La guerra ha travolto tutto: ma non il nostro legame con Maria. Ora viviamo dispersi in vari Paesi d'Europa, ci siamo rifatti una vita. Alle Fontanelle rivediamo amici e parenti che non incontravamo più da anni. Ed è una festa nella festa».


 


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Consiglia  Messaggio 46 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 25/12/2004 16.13
Ci sono quattro aspetti (3 nei Vangeli uno negli Atti) nei quali è identificato un ruolo molto specifico da leggere in profondità...
1) "Non temere di prendere con te, Maria, tua sposa, perché quel che è generato da lei viene dallo Spirito Santo" (Mt 1, 20).
2) Le Nozze di Cana, dove Maria CHIEDE QUALCOSA AL FIGLIO, INTERCEDE.....e quando Gesù opera il primo miracolo..I DISCEPOLI CREDETTERO IN LUI....e Maria diceva "Fate tutto quello che vi dirà di fare" lo dice ai SERVI....(Gv.2,4) il concetto di "servo" nell'oinsegnamento di Gesù supera ogni ruolo, anche il "padrone" deve rendere un servizio, anche gli apostoli devono sentirsi SERVI...
3) Alla Croce: Donna Ecco tuo figlio, al discepolo "Ecco la tua madre" E IL DISCEPOLO LA PRESE CON LUI...(Gv.19,25)
4) Att.1,14...Maria era con loro....
C'è evidente un inizio: Non temere di prendere con te, Maria, tua sposa, perché quel che è generato da lei viene dallo Spirito Santo.......il Vangelo non è un racconto od una "lettera" personalizzabile.....tutto quanto vi è scritto dentro VALE PER TUTTI..... questa frase non valeva solo per Giuseppe allora, come non vale solo come un racconto di un fatto avvenuto oggi....SIAMO INVITATI A NON TEMERE DI PRENDERE CON NOI MARIA....QUALE SPOSA, MADRE E SORELLA......PERCHE'? PERCHè CIò CHE è IN LEI CONCEPITO E' LA VERITA'...E' OPERA DELLO SPIRITO SANTO......prendendo con noi Maria, sulla scia di Giuseppe...noi accoglieremo Gesù...e come Giuseppe ne fu padre putativo, così anche noi che pur non avendo concepito fisicamente Gesù, lo abbiamo in adozione giacchè SIAMO NOI STESSI FIGLI ADOTTIVI......
Questo senso di adozione prosegue a Cana......dove Maria..PREOCCUPATA che la festa possa subire danni, CHIEDE L'INTERVENTO DEL FIGLIO...il Figlio ascolta la Madre e interviene.....
L'adozione continua...sotto la Croce..... Giovanni LA PRENDE CON SE'.... come Giuseppe l'aveva già PRESA (verbo PRENDERE....) senza timore, ora Giovanni la prende NELLA COMUNITA' giacchè Giovanni viveva con il Gruppo degli Apostoli, dunque Maria ENTRA NELLA COMUNITA' DEGLI APOSTOLI.....
L'adozione è completata al Cenacolo, quando NASCE LA CHIESA e Maria, PORTATA DA GIOVANNI, ORA STANNO INSIEME....è al centro DELLA PREGHIERA DELL'ATTESA......
Fraternamente Caterina
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07/12/2008 20:28
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 27/12/2004 10.11
Presso la tomba di S.Pietro in Vaticano, sotto l'Altare principale della Confessione, sono stati ritrovati vari graffiti, (durante gli scavi fatti nel secolo scorso) incisi alla fine del III secolo, di cui uno porta unito ai monogrammi di Cristo e Pietro: "Ch e Pe"; il nome intero "MARIA", sormontato dall'acclamazione "NICA" traslazione latina che vuol dire "vittoria".
Queste informazioni sono importanti per constatare come già un secolo prima della definizione del dogma della divina maternità di Maria (Theothokos), sancita ad Efeso nel 431, a Roma Maria è già venerata e associata a Cristo e a Pietro, nella medisima acclamazione di "vittoria".
Sempre databili al III secolo, sono stati rinvenuti nei cimiteri di Priscilla e di Pretestao su tegole e lapidi, dipinta una grande "M", accanto ad una croce, ed altre accanto al nome di Maria "MA", unito al simbolo di Cristo "X"...è qui evidente lo scopo di associare la protezione di Cristo con la mediazione della Madre.
Già nelle Catacombe si trovano affreschi mariani, il più antico è in quelle di Priscilla, dove dominano la scena dell'Annunciazione e datata alla fine del II secolo, e quella dell'adorazione dei Re Magi sempre dello stesso periodo.
Il Piemonte fu evangelizzato da S.Eusebio di Vercelli (283-371), al quale è stato attribuito l'erezione di alcune chiese mariane e che sono giunte fino a noi come quella di Crea e di Oropa. Il suo predecessore S.Massimo (380-466), primo vescovo di Torino, ha dato inizio al culto della "CONSOLATA", ponendo nella chiesa di S.Andrea, una icona bizantina della Madre di Dio, avuta in dono dal suo maestro.
La storia della Consolata divenne presto "dogma e devozione" insieme: maternità di Dio e misericordia offerta ai credenti.
Nel 1706 a seguito della vittoria ottenuta sulle truppe francesi, dopo aver lungamente invocato e fatto pregare la Consolata da tutto il popolo, Vittorio Amedeo II fece erigere la celebre Basilica di "Nostra Signora". In questa Basilica veniva a pregare anche Don Bosco, nella quale gli venne l'idea di innalzare il culto a Maria Ausialitrice, per ricordare l'intervento materno della Vergine nei momenti difficili dei singoli cristiani e di tutta la Chiesa.
(Notizie tratte da: "Maria, Madre della Chiesa nei 5 Continenti", primo altante mariano, di p. Attilio Galli, Ed. Segni, pag.165-173)

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Consiglia  Messaggio 48 di 85 nella discussione 
Da: francesco2Inviato: 27/12/2004 12.41

La Madre - La Passione

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La Madre - La Passione
 

Tratto da:
" Aprirò una strada  nel deserto "

 
Un Grido D'Amore

Forse noi cristiani non abbiamo ancora compreso del tutto quanto siamo costati a Gesù e alla Madre sua. Forse, meditando sulla passione, siamo ingannati dal pensiero che ormai tutto si è concluso con la morte in croce. Invece le sofferenze del Figlio dell’Uomo e di Maria non sono ancora compiute perché non sono finiti i peccati degli uomini.Finché ci sarà un uomo sulla faccia della terra che pecca si aggiungerà una ferita nel corpo di Gesù e nel cuore di Maria.

La Madre - La PassioneContinua l’orrendo supplizio. La salita al Golgota era lunga e resa ancor più dura dalla condizione fisica e dalla pesantezza della croce che, in quello stato, mi gravava come un macigno sino a far sanguinare la spalla. Il male del peccato oscurava le menti ed io ero sospinto come una bestia da portare al macello. Il baccano della folla ai lati della strada fatto con lazzi e insulti, si sommava al gran dolore, così, ovunque girassi gli occhi, vedevo soltanto odio, rancore, perfidia e un piacere crudele nel gioire della mia sofferenza. Ero solo in un mare di sofferenza. Il popolo che mi aveva osannato come il loro Re ora era assetato di sangue e desiderava con odio la morte dell’innocente. dov’era, dunque, il ricordo del loro Dio? Con i cuori induriti erano pronti, come iene, a scagliarsi sulla preda.
In quella bolgia e nel tremendo incedere ecco l’incontro con la mia Mamma terrena. Era ad attendere il figlio condannato a morte. Quale atto d’amore seppe esprimere! Incurante del furore di popolo voleva essermi vicino, ma tremenda fu la sorpresa nel vedermi in quello stato. Con gli occhi ormai privi di pianto vide le ferite con il sangue che colava dalle spine conficcate nel capo e dalla spalla. Vide il tremore del mio corpo febbricitante e l’intenso dolore. Ella stessa, inorridita da tanto, indebolita dalla notte insonne, dalle copiose lacrime e dal dolore di sapere il figlio condannato a morte, era lì. Non poteva abbandonare il figlio generato dal ventre, il suo Dio.
Nel suo sguardo compresi l’intenso amore, la pietà, il desiderio di sotituirsi, se fosse stato possibile, al mio sacrificio. La Mamma, che da bimbo mi cullava teneramente sul cuore, ora non poteva stringermi tra le sue braccia. Vedendola così accasciata e addolorata pronunciai la parola più bella: Mamma! Il mio fu un grido del cuore, il traboccare di tanta sofferenza, amarezza e umano calore. Ella comprese tutto questo e il suo cuore si unì al mio. Il suo dolce amore stillò come una goccia di rugiada su un petalo arso dal sole e rispose: Figlio!
In quella dolce e straziante parola c’era amore, adorazione, infinita pietà, immensa tenerezza, in altre parole tutto se stessa. In quel mare di odio avevo ritrovato la persona più cara e più amata. L’istante, però, era trascorso ed il cammino doveva riprendere e con il pesante legno mi trascinai nel salire. Grazie Mamma per quello che hai fatto, ora riprendo la strada del dolore, ma ti ho nel cuore.

Sia lodato Gesù, il Cristo, Figlio di Dio!



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Consiglia  Messaggio 49 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 15/01/2005 18.29
Arriva dall'America una buona notizia.....
IMMACOLATA CONCEZIONE: un libro ne celebra il mistero

(Corrispondenza romana) Don Paul Haffner, titolare di cattedra presso la Facoltà di Teologia dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (UPRA), ha pubblicato due mesi fa presso le case editrici Gracewing (Gran Bretagna) e Hillenbrand Books (USA) un libro in lingua inglese dal titolo The Mistery of Mary. Alla presentazione ufficiale del volume, che è avvenuta nel pomeriggio di sabato 4 dicembre all'UPRA, hanno partecipato i professori Thomas Williams, LC, decano di teologia, Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Elisabeth Lev, docente di arte e architettura cristiana al Campus di Roma della "Duquesne University". "Il libro non tratta solamente del dogma dell'Immacolata Concezione" ha detto il prof. Haffner.

Esso è stato pubblicato per celebrare il 150° anniversario della definizione, da parte di Papa Pio IX, del dogma dell'Immacolata Concezione della Madonna. In questo libro ho tentato di offrire una chiara, articolata panoramica della teologia e della dottrina riguardante Maria, all'interno di una prospettiva storica. È mia convinzione, infatti, che la base di una fruttuosa devozione verso la Madre di Dio cominci dalla retta dottrina fondata sulle Scritture e sulla Tradizione, e alimentata dalla buona teologia".

Per l'autore, il mondo moderno ha difficoltà a comprendere questo dogma perché "è erede di molte filosofie erronee e incomplete. Infatti, il Mistero di Maria illustra e rivela non solamente il Mistero di Cristo, ma anche i desideri ardenti e le aspirazioni dell'esistenza umana. La sua Immacolata Concezione e la sua vita senza peccato, per esempio, ci mostrano che la Salvezza ha veramente avuto un impatto, poiché Egli l'ha preservata dal peccato. Lei è perciò un raggio di luce in un modo oscurato dalle tenebre. Inoltre, nel 1950 ha avuto luogo la definizione dell'Assunzione di Maria, e anche questo è stato di grande importanza storica".
( Faccio una constatazione a questa frase che ho sottolineato in rosso perchè è il cuore del culto mariano..... Il Dono di Maria per noi da parte di Dio è anche un SEGNO TANGIBILE E VISIBILE DELLA SUA ONNIPOTENZA..E DELLE SUE STESSE PROMESSE.....l'INCARNAZIONE DEL VERBO, DIRà SAN PAOLO....E' LA NUOVA CREAZIONE.....MARIA CHE NE E' PARTE INTEGRANTE E COLLABORATRICE NEL SUO FIAT.....E' SEGNO E NON SIMBOLO, MA SEGNO VERO DI QUEL "RIFARE NUOVE TUTTE LE COSE"..... Maria ne è il prototipo in tutto.....la sua perfezione consiste non solo in una scelta DI DIO....ma anche nella PARTECIPAZIONE LIBERA DI MARIA STESSA.....la quale invece di contestare....."meditava tutte queste cose nel suo cuore"....,,,ci auguriamo che i fratelli in Cristo evangelici-pentecostali...prima o poi lo comprenderanno...)

Ciò è avvenuto a metà di un secolo "in cui la sacralità del corpo umano veniva negata teoreticamente e praticamente a molti livelli. Nella prima metà del XX secolo essa veniva negata a livello politico nei sistemi totalitari del Marxismo e Nazismo attraverso la negazione della concezione teorica della sacralità del corpo e attraverso l'eccidio di milioni di persone nei gulag e nei campi di concentramento". Nella seconda metà del secolo "l'assalto sferrato alla sacralità del corpo umano andò oltre con il massacro di innumerevoli milioni di persone attraverso l'aborto e l'eutanasia, e anche attraverso gli esperimenti sacrileghi condotti sugli embrioni, per non parlare poi dell'ingegneria genetica e dei tentativi di clonazione di esseri umani". Tutto ciò "è controbilanciato dall'affermazione di Cristo che la Madonna è stata assunta in anima e corpo nella gloria dei Cieli. La Chiesa, credendo nella resurrezione del corpo, ritiene che questo stesso corpo sia stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, e che sia chiamato ad un destino soprannaturale in Cristo".
..........
( questo controbilanciamento E' UN DONO DI DIO ALL'UMANITA' INTERA...... Oggi si vogliono adottare figli fra coppie dello stesso sesso...che famiglie potranno mai essere quando Dio stesso per non essere di scandalo all'umanità usò LA MEDESIMA STRADA PER VENIRE AL MONDO...PREPARANDOSI UNA MADRE? Maria controbilancia la follia dell'uomo che vuole stravolgere il senso della CREAZIONE...e che vuole stravolgere il cuore stesso della vita: PRESENZA DEI GENITORI...PRESENZA DI UNA FAMIGLIA.....fondamento di ogni società....)
Ma interessanti sono le AFFERMAZIONI DELLA TEOLOGIA RIFORMATA-PROTESTANTE...INCORAGGIANTE E' QUANTO SEGUE:
Secondo don Haffner c'è un "considerevole accordo tra Cattolici e Ortodossi sulla Mariologia", ed è "incoraggiante che sia un crescente apprezzamento di Maria all'interno dei circoli riformati", citando John Macquarrie, teologo riformato, che scrive: "È Maria che è venuta a simboleggiare l'armonia perfetta tra la volontà divina e la risposta umana, per cui è lei a dare significato all'espressione Corredentrice".
Maria è anche Mediatrice per gli angeli, come è stato spesso sostenuto dalla teologia orientale, ha affermato, infine, il teologo. "Maria infatti, essendo vicina a Dio, è la sola meritevole di ricevere tutta la Grazia dello Spirito Santo. San Gregorio Palamas sottolineava in questo modo l'importanza della Theotokos, dopo la sua dipartita da questo mondo: 'Dal grado di vicinanza a Dio che supera tutti coloro che si sono avvicinati a Lui, per così tanto la Theotokos è stata ritenuta meritevole di un pubblico più ampio. Non parlo solamente degli uomini, ma anche delle stesse gerarchie angeliche'". (CR 881/04 del 4/12/04)
.........
RIFLETTANO GLI AMICI EVANGELICI...... e riflettano i cattolici progressisti che pensano saggio spegnere la devozione mariana...essa non solo non si è mai spenta ed è sempre più che mai VIVA....ma sta portando molti frutti...FRUTTI DI COMPRENSIONE E DI UNITA'....
Fraternamente Caterina

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Consiglia  Messaggio 50 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 29/01/2005 18.57
Nel novembre del 2002 il giornale Avvenire pubblicò l'accusa di "idolatria" da parte di una delle più influenti chiese inglese evangeliche.....nei confronti del suo più illustre portavoce, l'arcivescovo di Caterbury Rowan Williams perchè, dice l'accusa..."TROPPO DEVOTO DELLE ICONE DEDICATE ALLA VERGINE".......
Tuttavia nell'accusa omisero (e vogliamo credere in buona fede) di inserire le motivazioni che spinsero allora l'arcivescovo Williams di dichiararsi "FAVOREVOLE ALLA MEDITAZIONE DAVANTI ALLE ICONE CON MARIA CON GESU'".......il perchè è delicato....dice l'arcivescovo: "ESSE SONO UN INVITO  ALTAMENTE MORALE..... A QUEI FEDELI ANGLICANI CHE SI SONO LASCIATI DEVIARE DALL'OMOSESSUALITA' DICHIARANDOSI A FAVORE DI QUESTI LEGAMI CHE NON FARANNO ALTRO CHE FAR NAUFRAGARE QUESTA EREDITA' DI CHIESA INGLESE...SOLTANTO GUARDANDO LETTERALMENTE CON OCCHI UMANI QUELLO CHE E' STATO VOLUTO DA DIO NEL CONCETTO DI FAMIGLIA, SI POTRANNO CORREGGERE QUESTE GRAVI DEVIAZIONI.....(...) E CHI MEGLIO DI MARIA CON IN BRACCIO QUEL DIVIN FIGLIO PUO' INDICARE LA VERA STRADA CHE DOBBIAMO PERSEGUIRE?...."
L'arcivescovo Williams ha scritto un libro sulle Icone
" Ponder these things: prayng with icons of the Virgin ", ossia: " Considera queste cose: pregare con le icone della Vergine"
.......
in esso sostiene il perchè le immagini della Vergine con il Bambino presenti nelle icone medievali sono SACRE...perchè, scrive...."esse rappresentano una saldatura efficace tra la spiritualità sorta in quellontano santo Natale e la vita quotidiana della gente di ogni tempo....".
Il Primate spiega pure come da sempre l'Inghilterra prima di Enrico VIII avesse una spiccata venerazione per la Vergine venerata nel suo più illustre Santuraio, quello di Walshingham....dove la Vergine è apparsa ad una nobildonna locale e di come lo stesso Enrico VIII, prima del suo odio contro Roma.....era UN GRANDE DEVOTO di questo Santuario....
Il Primate Williams spiega che è forse giunto IL MOMENTO DI DIRE LA VERITA' SULLE FONTI STORICHE DELLA FEDE CRISTIANA IN INGHILTERRA LA QUALE E' PRETTAMENTE LEGATA ALLA DEVOZIONE MARIANA NONCHE' FEDELE AL PRIMATO DI PIETRO.
L'arcivescovo spiega come durante la Riforma Protestante il Santuario di Walshingham venne RASO AL SUOLO solo per manifestare un odio esasperato da conflitti interni...
e spiega come la regina Elisabetta I (MESSAGGIO 27) obbligò, pena la morte, ad un rifiuto senza sconti ogni forma di devozione....e tuttavia quando nel XIX secolo i Cattolici riacquistarono I DIRITTI CIVILI (pensate ...fino al dicianovesimo secolo i cattolici NON avevano diritti in Inghilterra......) fu miracoloso constatare, scrive il primate, come senza nessuna propaganda si riaccese come un fuoco divorante tutta l'Inghilterra il culto mariano a partire proprio dal Santuario di  Walschingham......il quale oggi è diventato un punto di mediazione con altri due Santuari: FATIMA E MEDJUGORJE.....Nel solo primo anno di apertura delle Cappele in Walshingham constatammo che l'affluenza aveva superato il milione di pellegrini, in un anno si riempirono le pareti per Grazie Ricevute, constatammo, scrive il primate, che i Cattolici non ci avevano mai odiato, ma scaturivano migliaia di foglietti con suppliche alla Vergine per l'amata Inghilterra, per la Regina, per l'Unita dei Cristiani.
Scrive il primate: " Questa fede, questa forza che mi trovai come teologo in Oxford a dover studiare nei particolari, mi convinse che che la Madre di Dio non aveva mai abbandonato l'Inghilterra nonostante una parte di inglesi, noi, l'avessimo rifiutata per lungo troppo tempo....le Icone non fanno male a nessuno, solo l'odio che scaturisce da cuori induriti può provocare dolore e sofferenza....Noi Protestanti abbiamo una grave colpa da riparare al più presto: aver dimenticato che il Verbo ebbe una Madre scelta da Dio..."
Ma oggi, dice l'arcivescovo ad una intervista, abbiamo riparato: esistono due Cappelle dentro il Santuario di Walshingham quella cattolica e quella anglicana. Si prega insieme, ci si saluta con fraternità, quel luogo è per noi la "Nazaret inglese" che è meta di migliaia di fedeli e pellegrini ogni anno e dove possiamo dire che l'unità lì è già una realtà e lo è per mezzo di Maria.....
La critica giunta da George Curry, direttore della Church Society, una organizzazione evangelica di stampo pentecostale.....giudicando questo libro: "un insulto alla vera fede ed una fonte di grave idolatria...che inganna i fedeli per riportare l'Inghilterra sotto il giogo pesante di Roma..."
L'arcivescovo ha ribadito che non è in suo potere "controllare" le simpatie dei fedeli inglesi verso un riavvicinamento verso Roma e che questo non può essere considerato un motivo di divisione nei confronti della storia inglese....Il libro dal canto suo ha ricevuto il benvenuto dalla maggiorparte dei fedeli anglicani e naturalmente dai cattolici e da Oxford un incoraggiamento a leggerlo e meditarlo perchè, dice la nota: " il nuovo studio sulle Icone riflette non solo la serietà ed il coraggio del neo-primate, ma mettono in luce le vere radici cristiane di tutta la Nazione..."
E chiude con una domanda: CHI HA PAURA DELLA DEVOZIONE MARIANA?
Oxford rende noto anche un sondaggio fatto tra duemila sacerdoti della Chiesa anglicana (un quinto del totale) il quale ha fatto emergere un forte desiderio di riscoprire la Madre di Gesù nell'antica tradizione cristiana, quale COLLABORATRICE DEL PROGETTO SALVIFICO dentro la chiesa a vantaggio dell'umanità....ed è emerso che solo una minoranza non trova "vantaggioso" la pubblicità di questo libro.....
E' singolare come al primate prema soprattutto RISCOPRIRE LA FEDE LEGATA ALLA TRADIZIONE CRISTIANA...dice l'arcivescovo: "TROPPO TEMPO ABBIAMO VISSUTO SENZA RADICI......NON E' POSSIBILE ESTIRPARE QUEL CEPPO SENZA CADERE E ROTOLARE ROVINOSAMENTE....A QUESTO SERVONO LE RADICI: dobbiamo riscoprire la nostra comune TRADIZIONE....."
questo lo diceva lo stesso card. Newman: MESSAGGIO 26
Infine va anche ricordato che la devozione mariana in Inghilterra ha in sè un alleato mai interrotto....IL ROSARIO.....questa preghiera sembra, secondo recenti studi, sia stata l'unica fonte di preghiera che sia sopravvissuta ad ogni divieto contro i cattolici.....
Nel 1966, va ricordato, fu fondata l'Associazione "Società Ecumenica della Beata Vergine Maria" con lo scopo preciso di portare all'unità anglicani e cattolici attraverso una comprensione biblica del Culto Mariano.....
E' vero non tutti sono d'accordo, ma questa Associazione non conosce da quel giorno un solo momento di crisi......non sarà certo con le critiche isteriche di qualche "teologo" al loro Primate che gli Anglicani possono rinunciare ad un bene maggiore.....i cattolici e lo stesso Papa conoscono bene certi "teologi" e di come si deve ogni giorno lottare per non alterare il Magistero della Chiesa....ci chiediamo e chiediamo a questi "signori" che lanciano sentenze ignorando i frutti....se mai hanno creduto o credono alle parole del Cristo: PADRE, FA CHE SIANO UNA COSA SOLA, PERCHE' IL MONDO CREDA......
L'Inghilterra non aveva mai toccato il fondo di una morale sempre più decadente come in questi ultimi anni..... la fioritura di questo Ecumenismo mariano sta portando invece molti frutti buoni...ed è a questi che lasciamo il compito di segnare un futuro giudizio.....
Fraternamente Caterina (testo tratto liberamente dalla Rivista: "Monte Iberico" dic. 2002)

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Consiglia  Messaggio 51 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 18/02/2005 11.32
Maria: la Dimora di Dio....
Un pastore protestante era particolarmente conosciuto nella zone per i suoi polemici attacchi verso la devozione dei cattolici nei confronti della Vergine Maria.

            Mancavano pochi giorni all'8 dicembre e una notte quell'uomo ebbe un sogno. Gli apparve un angelo che lo portò in un villaggio pieno di case. "Voglio che tu scelga una casa per il tuo unico e amato figlio" gli disse l'angelo.

            Il pastore non si dimostrò sorpreso che l'angelo sapesse quanto lui amava quel suo unico figlio: era o non era un angelo? Così l'uomo e la creatura celeste attraversarono in lungo e largo il villaggio. Il pastore esaminava attentamente ogni casa. Amava così tanto suo figlio che voleva solo il meglio per lui. Ma con suo disappunto si accorse che tutte le case avevano qualche difetto: una era senza tetto, un'altra era un deposito di immondizia, l'altra ancora sembrava lì lì per cadere...

            "Non vedo una casa che possa andare bene per mio figlio" disse l'uomo all'angelo. "E' possibile invece costruire la casa che ho in mente per lui?" "Dimmi la casa che hai in mente" rispose l'angelo" e sarà fatta in un istante".

            Il pastore descrisse la casa ideale per suo figlio: doveva essere pulita, bella... perfetta. Appena ebbe finito di parlare, la casa apparve davanti ai suoi occhi.

            "Perché hai scelto questa casa per tuo figlio?" chiese l'angelo. "Come posso permettere che mio figlio viva nelle case che abbiamo visto?" replicò il pastore protestante. "Sono tutte sporche e malridotte. Per mio figlio voglio il meglio!" "Le tue parole sono la risposta alle tue critiche sulla devozione all'Immacolata" disse l'angelo.

            "Non capisco..." "Non stavi preparando un sermone per criticare la devozione cattolica all'Immacolata Concezione?" "Sì! - rispose il pastore - ma non vedo che cosa questo abbia a che fare con la scelta delle case." "Quando Dio stava cercando una donna che diventasse la Madre del Suo Figlio - disse l'angelo - non ne trovò nessuna di adatta, perché ogni creatura umana é imperfetta e macchiata dal peccato. Nel Suo amore e nella Sua sapienza Dio ha voluto che una donna fosse perfetta, immacolata, non contagiata dal peccato, in modo che fosse un'abitazione degna per il Suo unico Figlio.

            Se tu, imperfetto come sei, vuoi il meglio per tuo figlio, pensi che Dio si accontenti di meno per Suo Figlio? Per questa ragione c'é l'Immacolata Concezione. La dimora di Cristo, Maria, doveva essere perfetta per accogliere Colui che é Perfetto".

Annunciazione - Philippe de Campagne
                    (GRAZIE Eugenio)

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".

Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.   

Nessuno di noi cattolici ...adora Maria...ma la veneriamo come Madre di Dio, Seconda Persona della Trinità...

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07/12/2008 20:32
 
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Visto che si parla di Maria nel forum della Sola Scrittura, che non mi pare il più adatto, ho aperto il primo forum che ho tyrovatio nel riepilogo di quelli riguardanti Maria per fare un paio di precisazioni. Magari sono già state fatte in precedenza, non lo so perchè ovviamente non ho avuto il tempo di leggere tutti i messaggi di questo e altri forum simili ( ho visto che ce ne sono diversi), ma spero in ogni caso di riportare alla mente concetti che dovrebbero essere chiari per tutti.
Innanzitutto il termine "Madre di Dio" attribuito a Maria non significa assolutamente che Maria abbia dato la natura divina a Gesù. Questo, naturalmente, non sarebbe stato possibile.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo:
Maria in tutta verità è divenuta Madre di Dio per il concepimento umano del Figlio di Dio nel suo seno; "Madre di Dio. . . non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è nato secondo la carne" [Concilio di Efeso)
Quindi questo primo punto dovrebbe essere chiaro.
Un altro punto da chiarire è quello relativo a Gesù Cristo definito "vero Dio e vero uomo."
Sempre nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo:
L'evento unico e del tutto singolare dell'Incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. La Chiesa nel corso dei primi secoli ha dovuto difendere e chiarire questa verità di fede contro eresie che la falsificavano.
Una di queste eresie era quella di Nestorio.
L'eresia nestoriana vedeva in Cristo una persona umana congiunta alla Persona divina del Figlio di Dio. In contrapposizione ad essa san Cirillo di Alessandria e il terzo Concilio Ecumenico riunito a Efeso nel 431 hanno confessato che "il Verbo, unendo a se stesso ipostaticamente una carne animata da un'anima razionale, si fece uomo"
Successivamente il Concilio di Calcedonia chiarì ulteriormente questo concetto:
Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi
A questo punto facciamo un breve riassunto: Gesù Cristo, il Verbo incarnato, ha la natura divina in quanto Dio e la natura umana in quanto nato da Maria. Queste due nature, però, non sono separabili in quanto Egli è vero Dio e vero uomo.
Maria ha quindi dato alla luce il Verbo incarnato.
Ora però entra in gioco la dottrina della Trinità. Dal CCC:
La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: "la Trinità consustanziale" [Concilio di Costantinopoli II (553)]. Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero.
Non è quindi per nulla strano che la stessa definizione si accettata anche dagli evangelici.Dal sito Evangelici.altervista.com prendo queste definizioni:
La dottrina della Trinità - cioè, che Dio Padre, Figlio e Spirito Santo sono tutti ugualmente ed eternamente l'unico vero Dio - può apparire difficile da comprendere, ma è il vero e proprio fondamento dell'insegnamento cristiano.
Il concetto di tri-unità: L'insegnamento della Bibbia a proposito della Trinità può essere sintetizzato come segue: Dio è una Tri-unità, in cui ciascuna Persona della Deità è ugualmente, pienamente ed eternamente Dio.
Quindi il CCC dice: ciascuna di esse è Dio tutto intero
Evangelici.net dice: ciascuna Persona della Deità è ugualmente, pienamente ed eternamente Dio.
In pratica le definizioni dicono la stessa cosa.
Adesso riprendiamo l'affermazione appena fatta:
Maria ha quindi dato alla luce il Verbo incarnato.
Il Verbo è una dette tre Persone della Trinità e, secondo le definizioni sopra riportate e "pienamente ed eternamente Dio".
Quindi si può tranquillamente dire che Maria ha  dato alla luce Dio, cioè è madre di Dio.
Con questo non si intende, spero che sia chiaro, che Maria è madre di Dio il Padre o di Dio lo Spirito Santo. Sarebbe una definizione assurda. Maria è madre di Dio in quanto il Dio il Verbo è pienamente Dio e non "una parte" di Dio.
Insistere sul fatto che Maria è la madre del Verbo incarnato e solo del Verbo incarnato (coem sento spesso fare da parte evangelica) è molto pericoloso perchè fa pensare ad una doppia natura di Gesù. E' singolare il fatto che i padri conciliari ad Efeso definirino il titolo di "madre di Dio" non per esaltare Maria ma per rendere chiaro che in Gesù Cristo non c'era separazione alcuna fra natura umana e natura divina.
Infatti all'inizio del V secolo, Nestorio di Antiochia aveva sostenuto che Maria doveva esseer chiamata solo "Cristotokos" cioè madre di Cristo.

Ma questa concezione portava inevitabilmente a ritenere che il Verbo di Dio avesse unito a sè la persona di un uomo mentre Giovanni afferma chiaramente che il Verbo ( il Logos) si era fatto uomo lui stesso.

Quindi il titolo "madre di Dio" spiega e chiarisce il mistero dell' Incarnazione. Rifiutarlo significa rispolverare antiche eresie già confutate.

Ma, come dice un vecchio proverbio, "è sempre nuovo ciò che è stato dimenticato"


Rispondi
Consiglia  Messaggio 53 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°MicheleInviato: 22/02/2005 15.06
 

da un'altra parte ho posto le seguenti domande:


Dato che Elisabetta ha detto: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" Israele quanti due signori ha? Jahwè (o Adanonai) e l'altro me lo sai dire tu chi è?

risposta:

Israele ha un solo Dio.

Deuteronomio 6,4 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.


Poi ho chiesto:<o:p></o:p>

1) Possiamo definire Maria madre del Signore? Si o No<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>

risposta<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>

si Maria è madre del Signore "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?"<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>


2) Possiamo definire Maria madre di Dio (Verbo Incarnato, Figlio di Dio Seconda Persona della Santissima Trinità)? Si o No<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>

risposta:<o:p></o:p>

si perchè la Bibbia ci dice:<o:p></o:p>

Giovanni 1,14 E il Verbo si fece carne,e venne ad abitare in mezzo a noi;e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>


3) Possiamo definire Maria madre dell'Emanuele? Si o No<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>

Risposta:<o:p></o:p>

si perchè la Bibbia ci dice:<o:p></o:p>

Matteo 1,23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.<o:p></o:p>


4) Possiamo definire Maria madre del Dio-con-noi? Si o No<o:p></o:p>

 <o:p></o:p>

si perchè la Bibbia ci dice:<o:p></o:p>

Matteo 1,23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.<o:p></o:p>

.<o:p></o:p>


Poi ho chiesto<o:p></o:p>

 ***** ma quanti Gesù ha partorito Maria? Ha partorito solo la natura umana? E la natura Divina non è stata partorita da Maria? <o:p></o:p>

risposta:<o:p></o:p>

La Bibbia dice che Gesù è Uomo e Dio.<o:p></o:p>

Colossesi 2,9 È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità,<o:p></o:p>


Rispondi
Consiglia  Messaggio 54 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 22/02/2005 15.57
1) Possiamo definire Maria madre del Signore? Si o No
2) Possiamo definire Maria madre di Dio (Verbo Incarnato, Figlio di Dio Seconda Persona della Santissima Trinità)? Si o No
3) Possiamo definire Maria madre dell'Emanuele? Si o No
4) Possiamo definire Maria madre del Dio-con-noi? Si o No
Alle domande 1-3-4 le risposte sono fin troppo semplici. Immagino che la difficoltà possa risiedere nella domanda 2.
Se la risposta è SI', si dà ragione a quanto è sempre stato affermato dal cattolicesimo.
Vediamo la risposta NO che, ovviamente, deve essere motivata.
Se la motivazione è che Maria è madre SOLO della persona umana, allora bisogna che chi l'ha data si spieghi meglio e che , forse, tu spieghi meglio la tua domanda.
Perchè è bene ribadire quanto ho già detto nel mio intervento precedente e cioè che Maria non può aver dato a Gesù la natura divina in quanto, essendo Egli il Logos, la possedeva da sempre. Quindi gli ha dato solo la natura umana.
Quindi se il NO è motivato da questo dubbio, una volta chiarito il senso della tua domanda, non dovrebbero esserci problemi a trasformare il NO in un SI'.
Se invece il NO è dettato dal fatto che si ritiene che Maria abbia dato alla luce SOLO la parte umana di Gesù Cristo, allora si cade nell'eresia nestoriana condannata dalla Chiesa (TUTTA la Chiesa) nel Concilio di Efeso del 431 d.C. che, al contrario, ha sostenuto l'indivisibilità delle due nature.

Rispondi
Consiglia  Messaggio 55 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°MicheleInviato: 22/02/2005 16.19
si Camerone la difficoltà è tutta nella seconda domanda e per me sta nel fatto che vogliono dividere in due le Nature di Gesù..
Infatti concordo con te, Maria non ha dato a Gesù la natura Divina perchè preesisteva a Maria ed il Verbo è Cooeterno come il Padre e lo Spirito Santo.
Nel mio ultimo intervento dall'altra parte ho chiesto esattamene
"ma quanti Gesù ha partorito Maria? Ha partorito solo la natura umana? E la natura Divina non è stata partorita da Maria? "
Ho usato il verbo partorire e non generare. Considera poi che la Bibbia ci dice che una vergine concepirà e partorità un figlio e questa vergine è Maria.
Il nostro Credo di Costantinopoli dice "generato, non creato,della sostanza del Padre;" poi continua con "e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.".
In ogni caso seguitò il tuo consigio e dirò così:
"Fermo restano che Maria non ha dato la natura divina a Gesù perchè preesisteva dall'eternità, quindi Maria gli ha dato solo la natura umana. Tuttavia Gesù essendo vero Uomo e vero Dio possiamo chiamare Maria Madre di Gesù Uomo-Dio?"
Pensi che così vada meglio?

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Consiglia  Messaggio 56 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 22/02/2005 16.45
Ancor meglio chiederei innanzitutto se questa persona è d'accordo con quanto affermato da Evangelici.altervista.org che dice:
"ciascuna Persona della Deità è ugualmente, pienamente ed eternamente Dio."
(Anzi, qui ne approfitto per chiedere scusa dato che qualche volta ho erroneamente indicato questo sito con estensioni tipo .net o .com. In realtà è sempre .org.)
Se la risposta dovesse essere sì ( a meno che tu non scriva in un forum di Unitariani o Testimoni di Geova) dovresti  chiedere se il Figlio di Dio cioè la Parola (Logos) è "pienamente ed eternamente Dio."
Per finire dovresti chiedere se Maria ha partorito il Figlio di Dio, cioè la Parola, il Logos.

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Consiglia  Messaggio 57 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSNSoloGesùSalvaInviato: 22/02/2005 20.56
La pace da Michele.
Ricondenso i miei interventi. Nell'evangelo abbiamo una affermazione :
Madre del mio Signore che elisabetta fa salutando la cugina Maria che era incinta di Gesù, la Parola.
Quanti Signori abbiamo?
Ce lo dice la Bibbia:
Deuteronomio 6,4 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
La Trinità nella Bibbia come parola non esiste, l'ha ispirata lo Spirito Santo altrimenti non avremmo avuto nessuna dottrina sulla Trinità perchè Giovanni ci dice come riconoscere gli spiriti venuti da Dio:
quelli che riconoscono Gesù venuto nella carne.
Matteo dice che i magi vanno e trovando Gesù con la sua Madre, lo adorano.
Gesù è rconosciuto figlio di sua madre e Maria è riconosciuta madre di Dio perchè? Perchè i magi adorano quel bambino e solo Dio deve essere adorato.
Allora che abbiamo qui?
- Elisabetta dice Madre del mio Signore e noi abbiamo un solo Signore che è Dio.
- i magi trovano il Bambino con la sua madre e lo adorano e noi adoriamo solo Dio.
Si è incarnata la parola o uno spermatozoo?
Ma nel caso di Gesù lo spermatozoo non c'è stato, ma è il Verbo che si è fatto di carne dentro Maria, perciò quando ella partorisce ha fatto una persona che portava dentro
- la natura divina Verbo
- la natura umana Incarnato
Uguale: una persona il Verbo incarnato, Gesù.
A che debbo che la madre del mio Signore venga da me?
Risposta: è biblico

Deuteronomio 6,4 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.

pace, senza nessuno screzio fra di noi  il Signore vi benedica e speriamo che domani possa rimetteri a guidare che le strade sono intasate
Come vi ho spiegato sono un evangelico un pò isolato a causa delle mie idee più luterane che pentecostali perciò non voglio di qui parlare dei miei fratelli e sorelle evangeliche. gradite la mia risposta perchè sulla Trinità e su Maria madre di Dio i luterani è così che credono.
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07/12/2008 20:33
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 22/02/2005 21.37
..nessuno screzio caro soloGesùsalva..........tantè che mi astengo dal fare delle aggiunte al tuo commento che accolgo come una santa apertura che indubbiamente trova ostacoli in ambiente Pentecostale.......... questo devi aspettartelo....qualsiasi affiancamento alla dottrina cattolica non farà mai di te un santo evangelico.........
Buon lavoro........
Fraternamente caterina

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Consiglia  Messaggio 59 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 22/02/2005 22.11
Sarebbe opportuno che venisse chiarito un punto: Maria è la madre di Gesù Cristo che è il Verbo Incarnato. E fin qui ci siamo.
Ma Gesù Cristo ( cioè il Verbo Incarnato) è Dio o non è Dio?
Noi sappiamo, perchè ce lo dicono gli evangelici, che "Dio è una Tri-unità, in cui ciascuna Persona della Deità è ugualmente, pienamente ed eternamente Dio."
Quindi il Verbo, fino all' Incarnazione, era pienamente ed eternamente Dio.
Dopo l' Incarnazione ha cessato di esserlo o possiamo ancora dire che Gesù Cristo è Dio?

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Consiglia  Messaggio 60 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIoFrancesco21Inviato: 23/02/2005 10.52
La Pace del Signore in attesa della sua gloriosa resurrezione.
Caro SoloGesùsalva, mi complimento per il tuo coraggio nell'esporti così abbondantemente, il Signore non mancherà di colmarti di grazie per avrlo difeso nella sua legittima incarnazione e figliolanza divina con la sua madre Maria.
Capisco la tua lotta, ci sono dovuto passare mio malgrado, ma quando il Signore aiuta a capire dona anche la forza per superare gli avversari che a forza ti isolano. Infatti per aver fatto a loro una domanda se si è incarnato il Verbo o uno spermatozoo (molto intelligente!) hanno dubitato di te, ti hanno chiesto la tua appartenenza, ti hanno fatto il terzo grado, ma senza rispondere alla tua domanda.
La tua domanda chiude ogni discussione, noi tutti nasciamo da uno spermatozoo che feconda l'ovulo, ma nel prodigio del Verbo incarnato non vi fu azione umana, nè atto maschile, ma solo l'opera portentosa dello Spirito Santo che ha fecondato l'ovulo di Maria tramite il Verbo che discese dal cielo. Dice infatti il santo apostolo:
Chi è colui che è salito al cielo se non colui che ne discese?
Il Verbo discese dal cielo, Maria ne è la Madre legittima.
Se il Verbo fosse avvenuto per mezzo di uno spermatozoo non sarebbe stato Dio incarnato.
E' questo il prodigio dei prodigi che gli sovviene per maestà solo l'Eucarestia, il cibo vero, verus corpus Christi.
Che differenza esiste tra Verbo incarnato e Verbo di Dio?
Per un cristiano nessuna differenza perchè egli sa che il Verbo era Dio come ha scritto l'evangelista Giovanni, perciò è giusto riconoscere Maria Madre di Dio per testimoniare che il Verbo è Dio, ma per un Pentecostale dire Madre del Verbo vuole solo testimoniare che la Chiesa Cattolica ha fatto di Maria la Madre di Dio solo per inventarsi il culto mariano.
Quando capii questo gioco sottile e astuto, compresi che di difendere la Trinità ai Pentecostali non importa nulla, a loro è dovuto solo provare che tramite la Sola Scriptura possono capire le dottrine, in tal caso non essendo letterale "Madre di Dio" ma solo "Madre del Signore", sicuramente il motivo per loro c'è ed è quello di provare solo che la Chiesa sbaglia.
Non crediate che solo un evangelico crede che Maria sia madre adottiva del Verbo, in verità se si approfondisse la Trinità con la maggiorparte di loro, tanti saranno coloro che vi diranno che Maria è stata una specie di incubatrice, Madre solo del corpo di Gesù e questa insistenza è dovuta ad un altro fattore che si lega: negare che Maria sia madre dei cristiani e Madre della Chiesa, Corpo di Cristo. Perchè?
Perchè la Chiesa è per loro solo la Gerusalemme celeste, dunque incanalata dentro al contesto della divinità di cui Maria ne è estranea al concepimento e al parto, una Chiesa che qui sulla terra è solo presente dalle membra che si riuniscono per pregare, tutto il resto non ha alcun valore, nè gerarchie (ma le hanno anche loro) nè sacramenti (ma due li copiano portandole lontano dalla dottrina della Chiesa Cattolica).
Hanno ragione i Padri della Chiesa quando per parlare di Maria parlavano della Chiesa. E' lo stesso giochetto che fanno con l'Incarnazione del Verbo.
In entrambi i casi, Incarnazione e Chiesa, finiscono così per assumere diverse connotazioni: se Maria non è Madre di Dio, non lo è neppure della Chiesa e non lo è neppure dei Cristiani. Questa è la battaglia Pentecostale dottrinale: negare all'origine la maternità divina di Maria per negare la Chiesa così come ci è stata tramandata ed affidare l'autorità esclusivamente non solo alle Scritture, ma a quello che lo Spirito deve "per forza" farmi intendere, piegare così lo Spirito Santo a fargli dire ciò che non ha mai detto, ossia, negare fin anche la sua opera durante il concepimento prodigioso dentro Maria.
In tal caso Maria non è neppure "Tempio dello Spirito Santo" e non è "Sposa dello Spirito Santo".
Sia lodato Gesù Cristo

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Consiglia  Messaggio 61 di 85 nella discussione 
Da: saledellaterraInviato: 23/02/2005 12.43
Sono molto insicuro se dire la mia, non sono dottrinalmente pratico e per me la Trinità e l'incarnazione restano un mistero affascinante.
Ma questa ostinazione di negare Maria come Madre di Dio per come mi ci sono sforzato di pensare, non riesco a giustificarla.
Ho provato anch'io a negare Madre di Dio leggendo scritturalmente il Vangelo, ma non ci leggo la dottrina pentecostale.
Se Maria è Madre del mio Signore come dice la santa Elisabetta, che era stata illuminata dallo Spirito Santo per capire quello che stava avvenendo, allora non è lo stesso Spirio Santo che fa dire ai Pentecostali che quella frase non intende Madre di Dio, cioè del mio Signore.
Può lo Spirito Santo mentire alle chiese o dire cose diverse? Allora è ovvio che i pentecostali non vogliono far parte della Chiesa e per questo usano Maria per dividere i suoi fedeli dalla Chiesa stessa.
Questo non è essere sale della terra come Gesù ci ha chiesto, i pentecostali così rischiano solo di fare la parte della zizzania.
Cos'è il nestorianesimo? E' una dottrina cristologica che professa la presenza in Cristo di due nature e due persone, la cui unione ha un carattere puramente morale o psicologico, ma non ontologico.

NESTORIO E IL NESTORIANESIMO

Per meglio combattere l'apollinarismo, il più insigne dottore della scuola di Antiochia, Diodoro, vescovo di Tarso dal 378, aveva manifestato una certa tendenza ad opporre il Figlio di Dio, consostanziale al Padre, al Figlio di David, nato dalla Vergine. Il Figlio di David, secondo lui, era stato solo il tempio del Figlio di Dio. Maria non meritava quindi per alcun motivo l'attributo di Madre di Dio. Diodoro, illustre vescovo e teologo, intendeva bensì salvaguardare l'unità morale di Cristo, ma non si accorgeva di salvaguardarla solo a parole: in realtà sembrava ammettere due persone nello stesso Cristo: una persona divina e una persona umana. Dopo Diodoro. che era morto nel 394, il suo migliore discepolo, Teodoro, vescovo di Mopsuestia dal 392, si dedica a penetrare quella che noi chiameremmo oggi la psicologia umana del Cristo. Egli lo vede svilupparsi, come ogni altro uomo: o lottare, al pari degli altri, contro le tentazioni, ma finire col meritare la sua unione con il Verbo.

Teodoro aveva tuttavia avuto cura di rivestire il suo pensiero di forme così tradizionali da non sollevare alcuna protesta. Però nell'anno stesso della sua morte, avvenuta nel 428, uno dei suoi discepoli, il prete Anastasio, condotto da Antiochia a Costantinopoli dal nuovo vescovo di questa città, Nestorio, si ispirò alle sue idee nella propria predicazione. Dovendo parlare in pubblico della Vergine Maria, contestò al popolo cristiano il diritto di chiamarla Madre di Dio - Theotocos - come si usava fare ormai da lungo tempo. Questa opinione del prete Anastasio produsse sbigottimento nella città. Davanti allo stupore dei fedeli, Nestorio, che condivideva la convinzione di Anastasio dietro le orme di Diodoro di Tarso e di Teodoro Mopsuesteno, prese decisamente posizione in suo favore. Un laico di nome Eusebio, che diverrà più tardi vescovo di Dorilea, protestò ad alta voce contro il linguaggio del vescovo.

Tutta la città e la Corte si trovarono interdette. La Corte imperiale si schierò con il vescovo, ma i monaci e il popolo erano per la tradizione mariana. Presto il rumore di queste controversie giunse ad Alessandria, sede episcopale in rivalità secolare con la scuola di Antiochia e con la sede di Costantinopoli. Il vescovo di Alessandria era appunto un teologo di primissimo piano, Cirillo. Egli intervenne senza indugi, dapprima con cortesia, rivolgendosi direttamente a Nestorio; poi quando vide che le sue osservazioni non erano accettate, si rivolse a Roma. Nestorio aveva già fatto altrettanto.

Da una parte e dall'altra, si comprendeva benissimo che il nodo della questione risiedeva nell'uso dell'attributo Madre di Dio applicato a Maria. Se glielo si rifiutava, si veniva a rompere l'unità di persona in Gesù Cristo. Invece di una persona se ne ammettevano due: la persona umana di Cristo di cui Maria era madre - Christotokos - e la persona divina del Verbo, aggiunta a quella di Cristo, in una unione puramente morale. Se invece si ammetteva in Cristo una sola persona, quella del Verbo, come aveva sempre fatto la tradizione cristiana, ne seguiva che la relazione di maternità, in quanto riguardava la persona, attraverso la natura generata, doveva avere come termine il Verbo. Maria doveva essere detta, in quanto fonte della natura umana di Cristo, Madre di Dio. Maternità e filiazione si dicono infatti da persona a persona.

A Roma, così si intendevano le cose. Il papa Celestino diede ragione a Cirillo contro Nestorio. Il suo primo diacono, Leone, il futuro papa. scrisse subito a Giovanni Cassiano, che conosceva da lungo tempo, per chiedergli di scrivere un trattato sull'argomento. Cassiano obbedì a questo desiderio, e noi possediamo il suo trattato in cui egli dimostra attraverso la Scrittura e la Tradizione, che Maria non deve essere chiamata solo Madre di Cristo, a meno che non si specifichi subito che ciò significa Madre di Dio.

Se Nestorio rifiutava di ammettere questa conclusione, era impossibile non trattarlo come eretico. E la cosa era così grave che si doveva radunare al più presto un concilio generale. Cirillo, nel frattempo, aveva riassunto il suo pensiero in dodici anatemi. Nestorio vi aveva risposto con dodici contro-anatemi. E accusava Cirillo di ricadere nell'apollinarismo, facendo del Verbo il sostituto della personalità umana di Cristo.

 

IL CONCILIO DI EFESO (431)

I due imperatori Teodosio II (Orienle) e Valentiniano III (Occidente) avevano convocato i vescovi a Efeso per il 7 giugno. In tale data, si trovò presente Cirillo con un certo numero di vescovi, ma non erano giunti né i legati del papa né i vescovi antiocheni. Cirillo, il personaggio più illustre di quelli che erano riuniti, pazientò per quindici giorni, non senza trattare abilmente con la Corte. Quindi il 22 giugno, senza attendere oltre, aprì il concilio, che in un giorno risolse la controversia, condannò Nestorio e lo depose. I vescovi (in numero di 198) e il popolo acclamarono queste decisioni.

Quattro giorni dopo, giunse Giovanni d'Antiochia con i suoi vescovi, tutti favorevoli a Nestorio che era, come si è detto, della scuola antiochena. Essi opposero quindi subito un controconcilio a quello del 22 giugno, condannarono e scomunicarono Cirillo, e annullarono quanto era stato fatto in loro assenza. Fu il secondo atto del dramma. Ma seguì immediatamente il terzo. Giunsero infatti presto i legati del papa. Portavano una condanna formale di Nestorio pronunciata dal papa Celestino I in un sinodo romano. Avevano ricevuto dal papa l'incarico di chiedere a Cirillo e all'intero concilio una semplice promulgazione del giudizio inappellabile già pronunciato dal pontefice romano. Essi approvarono quindi, l'11 luglio del 431, tutte le decisioni prese da Cirillo e dal concilio il 22 giugno precedente.

Nestorio tuttavia contava sempre sull'appoggio della corte imperiale. Fra questa e Cirillo si impegnò una lotta diplomatica, nella quale il vescovo di Alessandria deve essere ricorso a procedimenti che erano anche troppo in uso in quel tempo, colmando di doni i consiglieri più influenti dell'imperatore. In fondo, aveva buoni motivi per farlo. Teodosio II si lasciò convincere. Fece rinchiudere Ncstorio in un monastero e lasciò rientrare Cirillo come vincitore ad Alessandria, mentre Giovanni di Antiochia tornava, molto scontento, in Siria. Cirillo da parte sua dovette provare di non ammettere in alcun modo l'apollinarismo perché fosse finalmente ristabilita la pace fra lui e i vescovi antiocheni (433).

Nestorio, mandato più tardi in esilio, vi compose un'opera intitolala: Il libro  di Eraclide di Damasco.

Questo scritto, rinvenuto nel 1910, è una accorta apologia. Ma l'eresia di Nestorio, per quanto velata, vi rimane abbastanza visibile. Anche dopo che gli scritti di Nestorio erano stati condannati alle fiamme, la sua eresia sopravvisse nelle opere di Diodoro di Tarso e di Teodoro Mopsuesteno.

Conservò quindi degli adepti, e ne conserva ancora ai nostri giorni. Si formò una scuola teologica a Edessa, e quindi a Nisibi in Persia. Il nestorianesimo si propagò di qui nell'Arabia, nelle Indie, e perfino nella Cina e nella Mongolia. Tuttavia, la maggior parte dei nestoriani tornarono, a partire dal secolo XVI, all'unità cattolica. Alcuni caddero sotto l'influsso di missionari protestanti, americani e anglicani; altri passarono alla " ortodossia russa " a partire dal 1897. Durante la prima guerra mondiale, molti furono massacrati dai Turchi.

Altri fuggirono sui monti del Kurdistan, o in Mesopotamia. Vi sono attualmente dei nestoriani nell'Iraq, nella Siria, nella Persia e nell'India. Si calcolano a 30.000 quelli dell'Iraq, ad alcune migliaia quelli della Siria, a 9.000 quelli della Persia e infine a 2.000 quelli che restano nell'India sotto il nome di mellusiani. In totale, certamente meno di 100.000 nestoriani autentici.

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07/12/2008 20:35
 
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In un  gruppo evangelico (Cristiani Evangelici) è stato aperto un forum dal titolo piuttosto inquietante:
"Maria madre del Verbo o del Verbo incarnato?"
E' inqiuetante per questo motivo, perchè mette in contrapposizione il Verbo con il Verbo incarnato e li separa nettamente.
Una prima eresia è quella che dice che in realtà Maria non abbia "concepito" veramente Gesù Cristo ma che sia solo la madre putativa, così come Giuseppe è il padre putativo.
Un'altra eresia è quella nestoriana, vale  a dire respingere decisamente il titolo di Madre di Dio poiichè non si ritiene che il Verbo incarnato sia relamente e pienamente Dio. E' quello che si ricava dal titolo del forum sopra citato. Mettendo in contrapposizione Verbo e Verbo incarnato si cade nelle'eresia delle divisione della natura imana da quella divina.
Putrtoppo senza neppure accorgersene, alcuni movimenti evangelici dicono di credere alla Trinità ma di fatto la negano.
In una altro gruppo evangelico ( evangelici.net al forum "Trinità") si leggono frasi come queste:
Credo che forse si faccia un po' di confusione associando a Dio Padre il termine "Dio".
Quindi chi scrive non ritiene che Dio il padre sia realmente Dio ma solo uno dei tre dei. In pratica questo cristiano evangelico è politeista.

Un Dio in tre persone? O un Dio che si manifesta in tre modi?
 
Può darsi che il concetto di trinità abbia creato più confusione di quanta n'abbia risolta, è chiaro dal racconto biblico che Dio è UNO, ma è altrettanto chiaro che si riferisce a lui chiamandolo Padre, riconoscendolo nel Figlio e nella guida dello S.S. tre aspetti del divino. Mi chiedo: poiché anche noi siamo fatti a sua immagine, non sarà possibile trovare in noi stessi un'analogia al suo essere? Visto che per noi è impossibile capire la sua essenza, non sarà che Lui stesso si è presentato a noi in modo che potessimo comprendere, rivelando i propri tratti essenziali sul modello umano?

Come è possibile conciliare la fede nell'Unico Dio con la trinità ?
Secondo la religione ebraica ed anche quella islamica, ciò è inaccettabile.
Anche per la ns ragione la trinità è incomprensibile, possiamo accettarla solo nella fede.
Bisognerebbe però capire se trinità significa tre persone distinte che operano unitamente (questo è quello che mi hanno insegnato) o tre aspetti della stessa persona.
Questo è un mistero e poichè non mi è assolutamente possibile comprenderlo, preferisco pensare che Dio ci vuole talmente bene che si è "fatto in tre" per noi.

Questa è un'altra eresia chiamata "modalismo" cioè un Dio che si mostra agli uomini in tre "modi" ( da qui il nome di modalismo) differenti. E' la negazione della Trinità.



Mi chiedo: a cosa e a chi serve ancora che noi cerchiamo di identificare il nostro Dio attraverso questo concetto trinitario? Non crediamo - almeno i cristiani - nell'opera di Dio in Gesù il Cristo? Non crediamo che Gesù il Cristo ci abbia rivelato pienamente Dio e la Sua volontà?
Se così è, cosa ci facciamo ancora con il concetto di trinità?
Notate Trinità scritto con la lettera minuscola. Qui si dice che basta un generico credere in Gesù Cristo ma che tutte le altre dottrine ( e quella della Trinità è fondamentale) non contano più. Ecco una risposta indiretta di un altro cristiano evangelico ( queasta volta presa da Cristiani Evangelic) :
 
E' importante credere nella Trinità per essere cristiani?
Sì, lo è moltissimo, anzi è indispensabile.
Quindi, riassumendo, è indispensabile o non è indispensabile?

Tornando a quanto scritto in Cristiani Evangelici, ecco la risposta di un evangelico ad alcune domande precise:
Possiamo definire Maria madre del Signore?
SI, E' BIBLICO DIRE CHE MARIA E' MADRE DEL SIGNORE GESU' NELLA SUA FORMA UMANA
2) Possiamo definire Maria madre di Dio (Verbo Incarnato, Figlio di Dio Seconda Persona della Santissima Trinità)?
NO, NON E' BIBLICO AFFERMARE CHE MARIA SIA MADRE DI DIO
3) Possiamo definire Maria madre dell'Emanuele?
SI, SEMPRE DELLA NATURA UMANA DELL'EMMANUELE
4) Possiamo definire Maria madre del Dio-con-noi?
 SI, SEMPRE DELLA NATURA UMANA DEL DIO-CON-NOI
Sempre dello stesso evangelico
Maria ha partorito solo 1 Gesù... ma la natura divina di Gesù esisteva dal principio mentre Maria NO!Può una creatura essere madre del Creatore? NO! NON PUO'! Nessuno nella Bibbia ha mai osato chiamare Maria "Madre di DIO" Ma solo Madre del mio SIGNORE (certo.. la Bibbia dichiara che Gesù è il SIGNORE!)... non giocare suil fatto che Gesù è la seconda persona delola trinità... DIO aveva un piano per l'umanità, per redirmela dal Suo peccato... doveva nascere come uomo da una vergine ma ella non è madre del DIO di Israele! Ella è madre di Gesù! ... E' così assurdo anche solo credere che DIO abbia una madre! DIO non ha bisogno di padre o madre xché sussiste dall'eternità come Gesù che era PRIMA di Maria! Ma inutile dirlo 30000 volte visto che il Dogma regna nelle vostre menti!

Quello che regna nelle nostre menti è la certezza che Gesù Cristo è Dio, cosa che questo evangelico da una parte afferma mentre dall'altra parte nega. E' significativa questa frase:

non giocare suil fatto che Gesù è la seconda persona delola trinità...

Perchè è significativa? Perchè divide nettamente Gesù Cristo da Dio. In pratica nega che Gesù Cristo sia pienamente Dio.



Tanto per dimostrare l'assoluta incoerenza di alcuni evangelici, sempre in Cristiani Evangelici ho trovato questo forum: Gesù Cristo è Dio? E la risposta a questa domanda, nei messaggi che seguono, è quella corretta: Sì, Gesù CRisto è Dio. Mai una volta che abbia letto la precisazione "Gesù Cristo è il Verbo incarnato". No, nessun dubbio, Gesù Cristo è Dio.

Ma quando si tratta di affremare che  Maria è la madre di Dio ( poichè Maria è la madre di Gesù Cristo) allora nascono le opposizioni.

E non dimentichiamoci che i movimenti anti trinitari negano a Maria il titolo di madre di Dio perchè sanno benissimo che esso è usato per sostenere proprio la dottrina della Trinità.

Nessuno stupore, quindi, quando scopriamo che ,sotto sotto, nel movimento evangelico serpeggiano eresie come il politeismo, il modalismo o il nestorianesimo. Chi non ha alle spalle una storia ( e gli evangelici non ce l'hanno) è condannato a rivivere tutti gli errori della storia.




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Consiglia  Messaggio 64 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 28/02/2005 12.06
Questo  testo mi era sfuggito e l'ho trovato leggendo la ripsosta di Chilsom ( come sempre molto chiaro. Vorrei poter avere la sua chiarezza nello scrivere  e, soprattutto, di idee, come lui ha) in riferimento ad un altro forum. Comunque la reiserisco qui perchè completa ( solo per il momento, temo) il blocco delle ersie evangeliche.
Un pentecostale ha dato ad un TdG questa definizione di Trinità.
Ogni persona della Trinità è essenzialmente (inteso come essenza, natura, sostanza) Dio, ma non è Dio intero giacchè Dio intero è la Trinità stessa (questo x i cristiani, tu non so!).
La cosa più ironica è che chi ha scritto questo etsto si è implicitamente definito cristiano mentre in realtà non lo è.
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07/12/2008 20:36
 
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 01/03/2005 0.36
Nessuno stupore, quindi, quando scopriamo che ,sotto sotto, nel movimento evangelico serpeggiano eresie come il politeismo, il modalismo o il nestorianesimo. Chi non ha alle spalle una storia ( e gli evangelici non ce l'hanno) è condannato a rivivere tutti gli errori della storia.

Caro Camerone,
la tua espressione mi ha fatto molto riflettere.
La divinità di Gesù Cristo che si è fatto  carne è una verità tanto importante che la Scrittura afferma:

2Gv 7  molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo!

Se si separa la natura umana da quella divina di Cristo, chiaramente vengono fuori due personalità in Cristo, mentre Egli è una sola persona. E Maria è madre di quella sola Persona, che è il Verbo di Dio fatto carne.

Ma alcuni evangelici pur di negare quello che i cattolici affermano quando chiamano Maria, madre di Dio e cioè dell'unico uomo-Dio che è Cristo, scantonano a volte nelle vecchie contraddizioni dei primi secoli.

Speriamo che  vogliano rifletterci.

Con affetto


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Consiglia  Messaggio 67 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 01/03/2005 9.59
Un'altra eresia, a dire il vero diffusa solo in ambiti ristretti, è quel che sostiene che la natura umana di Gesù non viene da Maria ma da Dio.
Questa definizione è assolutamente anti biblica.
Questo breve versetto di San Paolo è sufficiente a dimostrare l'ignoranza biblica di chi fa affermazioni di questo genere.
"Da essi [gli ebrei] proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli " (Rm 9,5)
Questo "Dio benedetto nei secoli", che è Gesù,proviene dagli israeliti secondo la carne, cioè secondo la generazione umana. E questo avviene tramite Maria di cui egli è figlio naturale.
Una conferma la troviamo anche da parte evangelica.
Da la parola.net traggo questo commento:

Romani 9:5

dei quali sono i padri,

i patriarchi ch'erano, ad un tempo, i padri, i modelli, e la, gloria della nazione. Si allude specialmente ad Abramo, Isacco e Giacobbe.

E dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen.

«Se i patriarchi sono come la radice dell'albero, il Messia ne, è come il fiore» (Godet). L'essere il popolo, da cui è uscito il Salvatore del mondo, è il massimo dei privilegi concessi ad Israele; e perciò viene mentovato dopo gli altri quasi a coronare tutto, il resto che avea carattere preparatorio Giovanni 4:22. Il Cristo, però, esce da Israele solo secondo la carne cioè per quanto riguarda la sua natura inferiore, umana Romani 1:3; Giovanni 1:14. Quanto alla sua natura superiore, egli è Figlio di Dio, anzi addirittura Dio. L'ultima parte del versetto è stata, torturata, in molte guise, da coloro a cui ripugna il titolo di «Dio» dato da Paolo a Cristo. Tuttavia, (come, riconoscono molti di costoro), è questo il solo senso non forzato che la frase possa avere. Il troncarla mettendo un punto dopo: il Cristo, per fare del resto una dossologia rivolta a Dio: Colui che è Dio sopra tutte, le cose [sia] benedetto in eterno! rende incompleta la frase relativa a, Cristo, poichè l'accenno alla sua origine giudaica «quanto alla carne», cioè quanto alla, sua. umanità, mostra che Paolo intendeva parlare di un'altra origine e di una natura superiore all'umana (cfr. Romani 1: 3-4). La dossologia poi, rivolta a Dio, avrebbe carattere di un ex abrupto, non essendo preparata da quel che precede. Inoltre, si osserva, che la, formula costante delle dossologie, così nel greco come nell'ebraico, colloca al primo posto la parola più importante: «Benedetto sia Iddio...». D'altronde, Paolo non chiama egli ordinariamente Cristo «il Signor nostro?» ed in Tito 2:13, non parla egli della «apparizione della gloria del Dio e Signor nostro Gesù Cristo?». In Filippesi 2:6, dice che, prima dell'incarnazione, era «in forma di Dio», «uguale a Dio»; in Colossesi 2:9 dice che «tutta, la pienezza della divinità abita in lui corporalmente»; quindi, non può recare meraviglia che, volendo qui porre in rilievo la grandezza divina, del Messia, lo chiami «Dio sopra tutte le cose» (Cfr. 1Corinzi 10:4; 2Timoteo 4:18; Giovanni 1:1-2; Ebrei 1). «Colui al quale appartengono attributi divini come l'eternità (Colossesi 1:15,17) l'onnipresenza Efesini 1:23; 4:10, il diritto di grazia, Romani 1:7; 1Corinzi 1:3 colui al quale sono attribuite opere divine quali la creazione e la conservazione del mondo Colossesi 1:16-17, il giudicio Romani 14:10; 2Corinzi 5:10; 2Tessalonicesi 1:7-10; colui al quale vien tributato culto divino Romani 10:13; Filippesi 2:10-11 non può essere che Dio» (Philippi). Su tutte le cose anzichè su tutti come potrebbesi anche tradurre il primo modo indica meglio la universale sovranità divina del Cristo ch'è degno d'essere adorato nei secoli Giovanni 20:28. Difficilmente potrebbesi riconoscere, in modo più completo e la, divinità di Cristo ch'è l'Iddio sovrano degno di eterna, adorazione, ed il fatto storico della sua incarnazione nel seno d'una madre israelitica.

Collegata a questa eresia, solitamente troviamo frasi come queste:

Sia Maria che Giuseppe erano soltanto genitori adottivi di Gesù, mentre il suo corpo umano era opera di un atto creativo di Dio.
La Bibbia chiama anche Giuseppe "Padre del Signore Gesù" ma non per questo lo è realmente.
Queste affermazioni non sono sostenute da nessun versetto biblico. Infatti mentre di Giuseppe si dice esplicitamente che lui non era il padre del bambino (Lc 3,23 "Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva,di Giuseppe figlio di Eli") non si dice mai la stessa cosa di Maria che è sempre presentata come la madre naturale.
Giuseppe è il padre putativo ( cioè solo ritenuto tale) menttre Maria è la madre in senso pieno.
E' ovvio, però, che alla Bibba si può far dire tutto quello che si vuole, basta volerlo. Quanto sopra riportato ne è un esempio lampante.

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Consiglia  Messaggio 68 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 01/03/2005 17.19
Vorrei riportare.........l'argomento al suo scopo originale....riflessioni che ci aiutino a comprendere non solo in termini SCRITTURALI..ma anche UMANI..........questo culto alla Vergine............

"RITROVARE LA FEDE È PIÙ IMPORTANTE
CHE RECUPERARE LA VISTA"

Il Dr Patrick Theillier, medico permanente del Santuario di Lourdes, responsabile delle constatazioni mediche, sta scrivendo un libro dove raccoglie confidenze e testimonianze avute nel celebre Santuario mariano in tanti anni di lavoro.

L'Autore afferma in un articolo, apparso sulla rivista Lourdes magazine di aprile-maggio di quest'anno(2000), che intende documentare come Lourdes sia ancora "un luogo di guarigione per il XXI secolo". E così argomenta: "Tradizionalmente il Santuario di Lourdes è considerato 'terra di miracolo'. È sicuro che fin dalla prima guarigione di Catherine Latapie, avvenuta il 1° marzo 1858, solo tre giorni dopo la nona Apparizione durante la quale Bernadette ha messo in luce la sorgente, si sono succeduti fatti di guarigioni straordinarie senza interruzione, fino ad oggi. Ma bisogna focalizzarsi solamente sulle guarigioni fisiche straordinarie, quelle visibili e costatabili? Esse sono poco numerose ove rapportate al numero dei pellegrini ammalati che si recano a Lourdes: bisogna ammetterlo. Queste guarigioni, però, hanno anche un preciso significato: quello di manifestarci, rivelarci o confermarci tutte le altre 'guarigioni' invisibili

L'uomo di questo nuovo secolo XXI°, che perde le sue radici, i valori, i riferimenti, il senso, è un essere sempre più 'scoppiato', sempre più 'ferito', bisognoso di una 'guarigione interiore' La guarigione dell'anima, dal peccato, è la più importante e credo di sapere che i Confessori a Lourdes non sono affatto disoccupati… Tutti possono testimoniare quanto questo Sacramento qui sia efficacissimo, dimostrando la sua potenza divina…è triste come, parlando di Maria e di questi Santuari, coloro che le sono nemici si soffermano soltanto sulle apperenze e sulle forme devozionali, non percependo il grande miracolo che ogni avviene attraverso una conversione, un pianto, un risveglio verso Dio....


Quelle interiori sono anche guarigioni da ferite psico-affettive che tutti ci portiamo dentro e che avvelenano la nostra esistenza e quella dei nostri cari! Ce ne sono di ogni tipo; e molto spesso sono connesse con il peccato. Ora, è la forza di un luogo come Lourdes che permette di vivere con il medesimo slancio queste guarigioni psico-spirituali alla Cappella della riconciliazione come altrove, specialmente alle piscine. Questa immersione del corpo nell'acqua, esperienza fortemente simbolica di rigenerazione, può essere fonte di guarigione da numerosissime ferite attuali che colpiscono l'anima, prima ancora del corpo. Basti citare la rovina delle famiglie, l'aborto, le deviazioni e le aggressioni sessuali, la pornografia, la pedofilia, la pratica dello spiritismo, l'indifferentismo religioso e morale, le tossicomanie per droghe forti, ma anche le nostre 'piccole droghe quotidiane', come la televisione, l'Internet stessa, ecc."....

DOPO IL VOTO DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL'ABORTO

A proposito delle 'Nuove Risoluzioni' con le quali il Parlamento Europeo all'inizio di luglio ha "raccomandato" di "rendere legale, sicuro e accessibile" l'aborto, L'Osservatore Romano ha scritto che questo "è un momento buio, triste per questa grande Europa, prima così ancorata alle più salde tradizioni, consapevole delle proprie radici cristiane, aperta ai diritti di Dio e degli uomini, aperta alla famiglia, al dono della vita, ai figli; l'Europa che oggi soffre l'inverno demografico, ammalata nello spirito in alcuni settori dei Parlamenti che devono avere come stella polare la priorità della persona umana in vista del bene comune e del rispetto dei suoi diritti a partire da quelli dei più deboli".

Questa risoluzione Van Lancker, approvata dal Parlamento d'Europa su interruzione della gravidanza e contraccezione, è certo il risultato della pressione di lobby che si prefiggono la distruzione della famiglia, invocando il presunto diritto a uccidere tra i valori umani.


"Il Bambino non nato, per volontà dei genitori, è il più povero dei poveri..."

(Madre Teresa di Calcutta)

A fronte di tutto ciò, ci viene alla mente l'azione dell'Armata Bianca, l'Associazione nata nel 1974, quando nel nostro Paese si introdusse il crimine dell'aborto legalizzato. Questa "è formata - come recita lo Statuto - da bimbi che si consacrano al Papà e alla Mamma del Cielo nello spirito di Fatima e si riuniscono in piccoli gruppi (i "Nidi di Preghiera") nella recita quotidiana del Rosario per la conversione dei peccatori e perché venga la pace nel mondo".

E ci viene in mente il Monumento ai Bimbi Non-nati che il Movimento per la Vita dell'Armata Bianca dell'Aquila volle innalzare e inaugurare il 28 dicembre 1991, festa dei Santi Innocenti. Il Monumento - una Donna senza volto che accoglie nel suo grembo dei bimbi senza volto - è stato allora posto nell'area del Cimitero cittadino aquilano riservata ai piccoli Non-nati che ivi vengono seppelliti dagli inizi degli Anni '90.

Vogliamo pensare che la 'Donna senza volto' rappresenti non tanto ogni madre che abortisce, quanto piuttosto il Volto universale della Donna che è madre di tutti gli uomini, anche dei bimbi Non-nati, la Vergine Maria che li accoglie tra le sue braccia nell'Eternità, così come accolse il Verbo Divino.


 


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Consiglia  Messaggio 69 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 03/03/2005 12.05
Questa è l'ennesima assurdità concepita da un "evangelico".
 
Il punto determinante sta nello stabilire se la cellula uovo che originò Gesù venne da Maria e fu fecondata dallo SS oppure se la seconda persona della Trinità si trasmutò o divenne una cellula uovo già fecondata (embrione) e deposta in Maria dallo SS.
Invito quindi Angelo ad informare i suoi superiori cattolici di questa svista e a fare quindi modificare i catechismi romani.
In entrambi i casi viene fermamente affermata la Trinità, e il fatto che Gesù fosse veramente Dio in forma umana.
Mi chiedo due cose. La prima domanda che mi pongo è com'è possibile che gli evangelici accettino tutto quello che viene detto da altri evangelici, anche se è assolutamente contrario alla loro fede. Questo è un mistero che non mi sono mai chiarito.
La seconda domanda, relativa al testo di quell' "evangelico", è questa: com'è possibile sparare delle enormità simili quando ci sono i versetti che parlano di generazione nella carne da parte di Maria? Perchè si cerca a tutti i costi, anche inventandosi le cose, di sminuire la figura di Maria ben al di sotto di quanto non facciano tutti gli altri evangelici? Attenzione perchè questo particolare è importante. Chi ha scritto quel testo è l'unico a sostenere una tale assurdità. Girando in altri gruppi evangelici e protestanti presenti in internet e parlando con diversi pastori non ho mai sentito dire nulla di simile.
Una risposta credo di averla trovata in Gn 3,15 e per questo voglio dire ai gestori di CE di stare attenti alle infiltrazioni di satanisti nel loro gruppo.

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Consiglia  Messaggio 70 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 03/03/2005 21.52

Differenti valutazioni della presenza di Maria nel culto della Chiesa

1. MARIA NELLA LITURGIA CATTOLICA
Il luogo naturale e il più idoneo per venerare la Madre del Signore è, per la Chiesa cattolica, la liturgia e le varie celebrazioni sono esse stesse, molte volte e sotto diversi aspetti, memoria cultuale di Maria. Nella liturgia, infatti:
- la venerazione di Maria confluisce e quasi si annulla nel culto che rendiamo alla SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, dove alle nostre deboli voci si associa quella pura e limpida di lei, per glorificare Dio con noi;
- la pietà mariana si immerge nella celebrazione del mistero pasquale e si pone in attesa del dono dello Spirito poiché ogni genuina celebrazione liturgica è attuazione della Pasqua del Signore ed effusione di grazia dello Spirito;
- la memoria di Santa Maria trova la sua più felice inquadratura perché nella celebrazione annuale dei misteri di Cristo e della salvezza, dall’Avvento alla Pasqua, essa ritorna ora come annuncio profetico in parole, figure e fatti nell’Antico Testamento; ora come presenza attiva della madre accanto al Figlio in avvenimenti di immensa portata salvifica (Incarnazione - Natale – Epifania – Pasqua – Pentecoste); ora come proiezione dinamica verso le realtà ultime che in lei si sono già compiute;
- la pietà mariana incontra la divina Parola e quindi è proprio la liturgia lo spazio prolungato per la proclamazione e l’interpretazione dei testi biblici riguardanti Maria di Nazaret;
- Maria non è celebrata isolatamente ma in comunione con tutti i santi nella quale ella appare in collegamento vitale con i progenitori, i martiri, le vergini e gli innumerevoli discepoli che lungo i secoli hanno reso testimonianza a Cristo. In questo ambito la Vergine si mostra via via figlia di Adamo, sorella nostra, madre dei discepoli così che la sua figura acquista le giuste proporzioni, la sua immagine risulta sottolineata in ciò che ha di unico ed esclusivo e il suo rapporto con la Chiesa viene evidenziato con varietà di aspetti;
- la pietà mariana acquista anch’essa una dimensione escatologica. La liturgia è infatti proiezione verso le realtà ultime, è attesa del Signore che è venuto viene e verrà e la Vergine appare in essa come la Santa Maria di questo triplice avvento: attese infatti la venuta del Messia; attese la venuta dello Spirito; attese la venuta gloriosa del Signore che per lei si attuò nell'assunzione in anima e corpo al cielo.
Vista la straordinaria capacità della liturgia di collocare in un quadro efficace e significativo le espressioni di venerazione a Santa Maria, si comprende l’esortazione conciliare, approfondita poi da Paolo VI, a promuovere il culto specialmente liturgico verso la Beata Vergine e non si può comprendere invece la disattenzione verso la liturgia di molti operatori pastorali che pure intendono favorire la pietà mariana.

2. MARIA NELLA LITURGIA RIFORMATA
I Protestanti dicono che nella liturgia, Maria ha il posto che le attribuisce l’evangelo, quello di essere cioè in mezzo alla comunità dei credenti. Maria appare come la testimone dell’eccelsa grazia di Dio verso ogni creatura: testimone, esempio di fede, colei che indica la via del discepolato, che sta dalla parte della Chiesa riunita per l’adorazione dell’unico Dio. Maria dunque credente come noi, una di noi, con noi nella comunione dei santi. Non una Maria che riceve la nostra preghiera, che intercede per noi, in quanto lei stessa si trova nella nostra posizione di creatura, bisognosa di quella salvezza che, anche per lei, Madre del Salvatore, è unicamente nel Figlio. Dunque anche nella liturgia riformata c’è posto per Maria, riconosciuta con il Concilio di Efeso Theotokos, titolo che non ha fatto mai problema alla teologia protestante perché situato nel suo giusto contesto che è quello cristologico. La motivazione, infatti, che ha portato alla definizione di questo titolo concerneva la definizione della natura di Cristo e non di Maria; l’intento non era quello di glorificare la Vergine, ma di esprimere con un termine chiaro la realtà divina e umana di Cristo. Per le Chiese riformate parlare di Maria nella liturgia, significa sostanzialmente evocarne la figura di testimone e sorella nella fede, al seguito delle scarne testimonianze bibliche: Maria madre di Gesù, testimone fra gli altri testimoni, con le peculiarità che gli evangeli le attribuiscono. Le scelte di fondo della liturgia riformata si fondano, quindi, essenzialmente e unicamente sul dato biblico: solo la S. Scrittura è il metro non solo per la dottrina ma anche per la liturgia. La preminenza del dato cristologico nella liturgia riformata, specificum della confessione luterana, porta a parlare anche di Maria ma in termini propriamente confessionali, al cui fondo sta il chiaro rifiuto della sua stilizzazione quale “mediatrice” nella storia della salvezza. Il luogo liturgico centrale di Maria nella liturgia riformata è soprattutto il Natale. Maria è presente anche nella musica sacra luterana, nei corali tradizionali, nei canti del Magnificat di Lutero e in alcune composizioni di autori contemporanei.
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 03/03/2005 21.57

Le Chiese riformate di fronte a Maria

Il riferimento a Maria di queste Chiese è problematico, articolato e conosce alterne vicende che vanno dalla posizione sostanzialmente positiva, come abbiamo appena visto, di Lutero e di altri padri della Riforma come Zwingli e Calvino, alla fase polemica antimariana durata fino al Vaticano II, ad un atteggiamento chiaramente più positivo e costruttivo dei nostri giorni. Il momento attuale sembra essere caratterizzato da questi dati evidenti:
- Si è affermato che il Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha volutamente ignorato il dibattito sulla Madre del Signore. In realtà, già nel 1937, dietro insistenza del teologo ortodosso Bulgakov, la Conferenza di Edimburgo elaborò un testo positivo a suo riguardo. L’argomento venne poi approfondito da una commissione mista di teologi delle quattro Chiese (ortodossa – riformata – anglicana e cattolica) e i contributi furono pubblicati nel 1951 nel capitolo “Mariology” della rivista “Faith and Order”. L’anno dopo, nel 1952, Max Thurian presentò una relazione alla Conferenza di Lund che però non pervenne ad un testo ufficiale. Nel 1975 la Conferenza di Nairobi trattò il “Significato della Vergine Maria nella Chiesa”;
- Nel 1982 le Chiese luterane tedesche pubblicarono un documento su Maria e le dichiarazioni ecumeniche circa la venerazione della Vergine, espresse dai gruppi misti di teologi partecipanti ai Congressi mariologici – mariani internazionali;
- Mentre il Concilio Vaticano II stabiliva un correttivo del modo di fare mariologia, richiamata efficacemente alle fonti bibliche e al quadro storico - salvifico, i teologi protestanti si cominciavano ad interrogare sulle ragioni dell’occultazione del tema mariano nella teologia protestante indicandole, Come vedremo dopo, nel momento storico – critico che liquida la concezione verginale di Cristo e nel puritanesimo che elimina il discorso femminile in mariologia;
- Il teologo W. Borowsky elabora un metodo ecumenico, secondo lui valido per cominciare a dialogare su Maria, distinto in tre aree: area comune costituita dalla Maria biblica; area del pluralismo in cui vengono collocati i due più recenti dogmi mariani; area del dissenso che riguarda i titoli e il culto di Maria. Secondo Borowsky, partendo dalla terza area, si dovrebbe via via giungere alla prima.
I contenuti mariologici, dunque, subiscono un positivo sviluppo: dal rifiuto della cooperazione di Maria alla salvezza in K. Barth e W. Wilchens, si comincia a ritiene oggi possibile una positiva presenza di lei nell’efficace unità e solidarietà salvifica che lega la Chiesa ormai perfetta in cielo e la Chiesa pellegrinante sulla terra, come vedremo esaminando l’importante documento mariologico del gruppo ecumenico di Dombes.

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Consiglia  Messaggio 72 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 03/03/2005 22.14

101.   Notevoli invece sono i punti di divergenza tra la Chiesa cattolica e le Chiese della Riforma: il significato e la portata della cooperazione di Maria all’opera della salvezza; i dogmi della Concezione immacolata e dell’Assunzione corporea alla gloria celeste; il valore della dottrina sulla perpetua verginità di Maria; il senso e l’ambito dell’intercessione-mediazione della Vergine; la legittimità dell’invocazione a santa Maria. Su questi temi è in atto un non facile confronto tra i teologi delle varie Chiese: quel confronto vogliamo noi accompagnare con umile e tenace preghiera perché sia il Signore a chiarire il senso profondo di una tradizione che Roma ritiene una espressione concreta e genuina della vita della Parola e dello Spirito nella Chiesa.
      Ma siamo lieti di constatare che, relativamente a Maria di Nazareth, esistono pure molti punti di convergenza tra la Chiesa cattolica e le Chiese sorelle della Riforma: insieme, per una esigenza cristologica, riconosciamo che Maria è la gloriosa Theotokos che per opera dello Spirito ha generato il Cristo, Figlio di Dio, nostro Salvatore; insieme lodiamo Dio per le "grandi cose" che ha operato nella sua Serva (cf. Lc 1,49); insieme salutiamo Maria "colmata dal favore divino" (cf. Lc 1, 28) e in lei contempliamo la discepola intenta a compiere la volontà di Dio (cf. Lc 1, 38); ne apprezziamo la voce profetica e la testimonianza data a Cristo; ne lodiamo la fede, l’obbedienza, l’umiltà, il coraggio paziente, ma siamo consapevoli che tale lode rimane sterile se non è seguita da una fattiva imitazione; insieme professiamo la sua esemplarità per la Chiesa nell’ascolto della Parola e nel servizio del Signore e degli uomini; insieme ascoltiamo con rispetto la parola di Cristo al "discepolo che egli amava: [...] "Ecco la tua madre!"" (Gv 19, 26-27); insieme crediamo che Maria è alla presenza di Dio, accanto a suo Figlio "sempre vivo per intercedere" a nostro favore (cf. Eb 7, 25), e che, prima tra i Santi, prega con essi "per noi peccatori che sulla terra lottiamo e soffriamo";
123 insieme riteniamo che le nostre comunità, al seguito della comunità apostolica (cf. At 1, 14), possano con lei pregare e con lei invocare lo Spirito.124

102.   Nella nostra riflessione sulla promozione del movimento ecumenico a partire dalla pietà mariana abbiamo ristretto il dialogo a noi stessi, ai nostri fratelli e sorelle, servi e serve di Maria: il tema è delicato e sentiamo di non avere titoli per allargare i confini del nostro colloquio.
      Ma se la nostra parola dovesse giungere a qualche fratello o sorella delle Chiese della Riforma, vorremmo che essa fosse intesa quale rispettoso invito a una duplice riflessione:

se non sia giunto il momento di rimuovere ciò che alcuni teologi evangelici chiamano l’’occultamento del tema mariano’ nelle Chiese della Riforma. Al tempo dei grandi Riformatori quell’occultamento non si era prodotto: esso si produsse solo a partire dall’epoca illuministica;125

— se la pietà mariana, alla luce della Parola, non costituisca una possibilità e una opportunità offerta da Dio e radicata nel dato biblico per sviluppare la fede cristiana.

********************

La promozione della causa ecumenica (nn. 94-103)


 
     Una profonda conversione del cuore
(n. 96)

 
     La «purificazione degli occhi»
(n. 97)

 
     Un atteggiamento di comprensione
(n. 98)

 
     Le Chiese d’Oriente
(nn. 99-100)

 
     Le Chiese della Riforma (nn. 101-102)


http://www.testimariani.net/

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Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 04/03/2005 18.12
c'è anche la figura Biblica di Melkisedek, che rappresenta Gesù:

Senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, ma fatto simile al Figlio di Dio egli rimane sacerdote in eterno. - Ebrei 7:3



Questa è un'affermazione, neppure troppo nuova, usata da alcuni per sostenere che Maria non poteva essere madre di Dio,in quanto Melchisedek era "senza padre nè madre".

Vediamo però qualche versetto prima di quello citato:

In essa [Il soggetto è la promessa] infatti noi abbiamo come un’àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del velo del santuario,  dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek.

Innanzitutto Ebrei 7, 3 ed in particolare “la frase senza padre, senza madre, senza genealogia…” è riferita  al “sacerdozio nuovo” rappresentato dal Cristo, del quale Melchisedek è figura, e, tramite il Cristo da tutti i cristiani, in contrasto con il sacerdozio levitico.
Una delle caratteristiche del sacerdozio levitico era il lignaggio, ogni sacerdote era discendente di Aronne e figlio a sua volta di un sacerdote e chi voleva diventare sacerdote doveva dimostrare di averne i requisiti; Infatti alcuni vennero addirittura esclusi dal sacerdozio perché non fu dimostrata la loro genealogia (Neemia 7, 64).
Al contrario Melchisedek, pur non avendo genealogia ed essendo precedente ad Aronne è ugualmente sacerdote, non per appartenenza alla tribù di Levi, ma perché eletto sacerdote da Dio (“fatto simile al Figlio di Dio”). Allo stesso modo Gesù Cristo, pur essendo discendente della tribù di Giuda, nella quale non ci sono stati sacerdoti, è Sacerdote per sempre, “non in ragione di una prescrizione carnale, ma per il potere divino di una vita indefettibile” ed accompagnato dal giuramento di Dio che disse “tu sarai sacerdote in eterno”.

Perchè Melchisedek è detto "senza padre nè madre" e "senza genealogìa"? Solo Dio può essere senza genealogia ma Mechisedek non lo era certamente. Quindi i riferimenti servono solo ad indicare che la sua genealogia era sconosciuta. Ma questo, ovviamente, era necessario a Paolo in funzione del sacerdozio. In pratica San Paolo stava dicendo: Melchisedek è stato  sacerdote pur non appartenendo alla tribù di Levi ( abbiamo già visto infatti che chi non poteva dimostrare la sua genealogia era escluso); così anche Gesù Cristo poteva essere sacerdote pur appartenendo alla tribù di Davide.

Questo ha a che fare con la maternità divina di Gesù? Naturalmente no. Lo dimostra indirettamente proprio la frase "La figura di biblica di Mechisedek rappresenta Gesù"

Ma noi conosciamo la madre di Gesù. Lo afferma la stessa Bibbia ( Non è costui il figlio di Maria?) e lo afferma lo stesso evangelico che ha fatto anche l'altra affermazione. Ecco infatti cosa dice:

Se leggiamo questi semplici versetti [il riferimento è a Mc 3, 33-35 e Lc 11, 27-28] ci appare chiaro che Maria è la mamma di Gesù (uomo) e non è la Madre di Dio
Quindi è evidente che questo passo non può essere assolutamente portato a sostegno della tesi evangelica che anzi è contraddittoria e fuorviante.


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Consiglia  Messaggio 75 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/03/2005 15.40
Congresso mariano a Montreal

di ALBERTO RUM

Il trionfo dell’ Ave, Maria
   

"La flotta immensa delle Ave, Maria avanza diritta verso il porto di Dio, recando con sé il dono della pace".

Vi è a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il monumento sepolcrale di San Pio V, il Papa della vittoria di Lepanto, avvenuta il 7 Ottobre 1571. Quel giorno, si facevano processioni in onore della ‘Regina del Rosario’, così che il Pontefice attribuì quella vittoria all’intercessione della Madonna.

Ora, sull’esempio di Leone XIII e di Paolo VI, che in ore di angoscia e di insicurezza, invitarono a rivolgere supplici preghiere alla Beata Vergine del Rosario, per implorare da Dio il bene supremo della pace, Giovanni Paolo II affida all’intercessione di Maria "tutti i fatti che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità". Così, nel corso dell’Anno del Rosario, "la flotta immensa delle Ave, Maria - direbbe C. Péguy -, avanza diritta verso il porto di Dio, recando con sé il dono della pace", non più "precibus et armis", come è inciso nella lapide commemorativa posta accanto all’urna funeraria di San Pio V, ma soltanto con la forza della preghiera.

Le parole del Papa riportano il pensiero a uno dei Cantici spirituali di San Luigi Maria da Montfort, dal titolo "Il trionfo dell’Ave". Della grande e divina preghiera dell’Ave, il Cantico esalta la dolcezza angelica e la forza sul cuore di Dio e di Maria, per il bene del mondo, nella vittoria contro il male e nel compimento del bene.

Il Cantico, - che è seguito dalle parole ‘In hoc signo vinces’, circondato da un rosario, - si compone di ben 26 strofe, di cui riportiamo solo le ultime due. In esse il Santo di Montfort appare, come realmente fu, grande apostolo del Rosario: "Ecco un consiglio d’oro, / ecco un segreto eccelso: / chi vuol diventare santo / dica un ‘rosario’ al giorno! / Con l’Ave, Maria s’elimina il peccato; / con l’Ave, Maria Cristo regna in noi. / Colui che gli è fedele / progredirà sollecito, / vivrà perfettamente / e poi morirà contento, / certo di godere in Cielo /della beata luce".

A. Aquilio, L’Ave, Maria - Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Roma.
A. Aquilio, L’Ave, Maria – Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Roma.

Un coro acclamante

Dal concerto corale di cuori acclamanti alla Vergine del Rosario, diffuso dalle pagine de L’Osservatore Romano, stacchiamo semplicemente qualche breve assolo, iniziando dal corifeo, Giovanni Paolo II.

Così egli disse alla Curia Romana, in occasione degli auguri natalizi : "Una tonalità particolare è data a questo nostro incontro dal suo svolgersi nell’Anno del Rosario. Esso intende rilanciare nella comunità cristiana una preghiera più che mai valida, anche alla luce degli orientamenti teologici e spirituali delineati dal Concilio Vaticano II. Si tratta, infatti, di una preghiera mariana dal cuore spiccatamente cristologico".

A Soverato (CZ), la Parrocchia salesiana di ‘Santa Maria Immacolata’ ha intrapreso la suggestiva iniziativa della "Peregrinatio" del Rosario in tutte le famiglie della Città, come si è fatto nell’indimenticabile peregrinare della Madonna di Fatima in Italia, negli Anni ‘50.

Non sono mancati, e vanno anzi moltiplicandosi, autorevoli commenti alla Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae.

Ne segnaliamo tre: quello di Jesús Castellano Cervera, OCD, del Teresianum, che presenta il Rosario come preghiera contemplativa; quello di Mons. Angelo Amato, Segretario della ‘Congregazione per la Dottrina della Fede’, che mette in luce il Rosario come preghiera dal cuore cristologico, presentandolo quindi come preghiera evangelica; e l’opuscolo del settimanale liturgico "La Domenica", dal titolo In preghiera con il Rosario, arricchito di riflessioni patristiche (cfr. recensione nella rubrica In Libreria, a pag. 26 ).

Alberto Rum


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Consiglia  Messaggio 76 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 07/03/2005 10.53

Tirana: successo della Veglia mariana per la III Giornata Europea degli Universitari

TIRANA, domenica, 6 marzo 2005 (ZENIT.org).- “E' stata una grande giornata quella in cui si è svolta la Veglia per III Giornata Europea degli Universitari a Tirana”, ha raccontato a ZENIT, don Gjergji, Delegato Nazionale della Pastorale Universitaria per la Conferenza Episcopale dell'Albania e Amministratore della Parrocchia Cattedrale di san Paolo a Tirana.

La Giornata degli Universitari è iniziata con una conferenza sull'Enciclica “Fides et ratio” e sulla figura di Alberto Magno, introdotta da monsignor Rrok Mirdita, Arcivescovo Metropolita di Tirana- Durazzo e svolta da don Marian Paloka.

Don Paloka, giovane sacerdote albanese che attualmente sta facendo il suo dottorato presso l'Università Pontificia Gregoriana di Roma, ha rilevato come la scissione moderna e contemporanea tra fede e ragione abbia prodotto il nichilismo indebolendo così la ragione, senza che per questo la fede diventasse più forte.

Dopo di lui padre George Frendo, domenicano maltese, ha parlato della figura di Sant'Alberto Magno che ha unito nella sua personalità il sapere della fede e quello della scienza.

Nell’occasione è stata presentata l'enciclica "Fides et ratio" tradotta in albanese, e si è detto che si vuole iniziare un dialogo con la cultura, coscienti che il pensiero cristiano ha molto da dare all'Albania ed alla società civile.

Ha precisato don Gjergji, che l’edizione in albanese della "Fides et ratio" è il primo libro di una collana di pensatori cristiani come Henry Newman, Jacques Maritain, Jean Guitton, Edith Stein, Nikolaj Berdjaev, Vladimir N. Lossky, Pavel A. Florenskij, Vladimir S. Solove'v ecc. “L'Europa, in cui noi aspiriamo ad entrare, non può non tenere conto delle radici cristiane, e noi non possiamo non tenerne conto”, ha sottolineato il prete albanese.

“Il momento più entusiasmante è stato quando tutti si sono spostati nella Cattedrale di Tirana per pregare Maria Sede Sapientiae insieme agli altri universitari europei. E' stato entusiasmante vedere i ragazzi salutarsi a vicenda, e pregare insieme”, ha affermato a ZENIT.

“Attraverso il collegamento televisivo si è potuto vedere come le barriere che spesso non vengono superate dalla politica, o dalla cultura, vengano invece superate dalla stessa fede in Gesù di Nazaret”.

“Era entusiasmante – ha continuato – vedere i giovani che quando hanno sentito nominare il Papa hanno applaudito, anche se negli occhi di alcuni si vedeva il dispiacere di non poterlo avere tra di noi, seppur virtualmente”.

“Abbiamo sperato fino all'ultimo di vederlo, comunque lo abbiamo sentito vicino”.

Al termine della celebrazione, ha raccontato don Gjergji, è stato distribuito a tutti il Vangelo di Giovanni in cui e contenuta l'affermazione che l'evangelista Giovanni mette nella bocca di Gesù: "La verità vi farà liberi".

“Questo testo è particolare perché è il frutto del lavoro interconfessionale che Cattolici, Ortodossi e protestanti stanno facendo in Albania”, ha così concluso.

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07/12/2008 20:39
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 09/03/2005 14.17

Con Maria, Regina degli Apostoli
 http://www.stpauls.it/madre/0401md/0401md00.htm  

Riflessione sulla proposta di costituire un’Associazione, allo scopo di "promuovere la devozione a Maria Regina degli Apostoli, secondo la spiritualità paolino-alberioniana".

In seguito alla Beatificazione di Don G. Alberione, Fondatore della Famiglia Paolina [e della rivista "Madre di Dio"], ci venne l’ispirazione di dar vita ad una Associazione di devoti che abbia lo scopo di "promuovere la devozione a Maria Regina degli Apostoli, secondo la spiritualità paolino-alberioniana". Perciò, ci auguriamo che nasca presto un "movimento organizzato", modellato sulla fattispecie dell’ADMA dei Salesiani (= Associazione di Maria Ausiliatrice) che ha nel Santuario torinese il suo centro e nella rivista "Maria Ausiliatrice" il suo organo di collegamento e promozione nel mondo.

Allo stesso modo, la rivista "Madre di Dio" potrebbe essere l’organo dell’Associazione, recuperando così uno ‘spazio promozionale’ per la stessa e ribadendo il fatto che essa deve continuare ad essere la "voce" della "Regina degli Apostoli", come il Beato Don Alberione ha sempre inteso fosse. A tale scopo iniziamo fin da questo primo numero del 2004 una ‘rubrica’ dedicata al progetto di costituire detta Associazione, mentre è allo studio uno ‘Statuto’ che fissi natura, finalità e impegni che l’appartenenza all’Associazione comporta.

È intanto ovvio che questa "ispirazione" debba essere meglio vagliata dai Superiori, depositari del carisma della spiritualità alberioniana, e da quanti hanno il mandato di regolare la vita del Santuario "Regina degli Apostoli" in Roma.

Nel frattempo sollecitiamo suggerimenti ai Lettori di "Madre di Dio", chiedendo agli stessi di farsi "promotori" dell’iniziativa, consapevoli che quest’impegno va maturato nel discernimento e nella preghiera.

Intanto, ricordiamo che esisteva [= esisteva, perché nessuno ne parla più da diversi anni] una "Pia Unione preghiera, sofferenza e carità per tutte le Vocazioni", voluta da Don Alberione e approvata da Giovanni XXIII con Breve del 19 Febbraio 1963, "intitolata a ‘Maria Regina degli Apostoli’ e posta sotto la sua materna protezione" (cfr. Avvertenza N. 6 nel libretto "Le Associazioni della Famiglia Paolina", EP 1983, pag. 95).

Era una "Pia Unione" che aveva [e formalmente ha ancora, perché non risulta essere stata abrogata] un suo Statuto, con finalità eminentemente vocazionali, così espresse:

"La Pia Unione ‘Preghiera, sofferenza e carità per tutte le Vocazioni’ ha lo scopo di assicurare alla Chiesa un contributo permanente di preghiera, di mortificazione e di carità per queste tre grazie o intenzioni:

  1. che il Padre Celeste […] mandi Vocazioni ecclesiastiche e religiose per tutti gli apostolati, in numero sufficiente […];
  2. che i chiamati si formino degni della loro vocazione sull’esempio del Maestro Divino […];
  3. che tutti i consacrati a Dio perseverino e si santifichino impegnando tutti i talenti per la salvezza delle anime, fino alla morte […]".

Connotazioni "mariane" , all’infuori del fatto di essere intitolata alla "Regina degli Apostoli", la "Pia Unione" non ha mai avuto. Sicché era – o è, se la si vuole considerare ancora esistente – cosa ben diversa da quella che intendiamo ora costituire, con natura, finalità e impegni specificamente indicati in riferimento alla spiritualità mariano-alberioniana e che abbia nel Santuario "Regina degli Apostoli" il suo centro e nella rivista "Madre di Dio" il suo organo promozionale.

Questa riflessione qui avviata nello "spazio di apertura" della rivista continuerà nei numeri a seguire, accogliendo anche interventi di Lettori e – presto, si spera – di iscritti alla costituenda Associazione.

Bruno Simonetto


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Da: Soprannome MSNRoy-Bean1Inviato: 09/03/2005 15.38
Nell'altro gruppo ho visto che l'ultimo messaggio di Angelo è stato:
Sempre sia lodato, caro Cristiano, i magi RICONOSCONO in quel Bambino che stava con sua Madre, il prodigio dell'Incarnazione. Se tu tu dici: Il bambino che Adorano i magi è soltanto  Dio? O Vero Dio e Vero Uomo?   stai separando automaticamente le due nature che i magi non separano: essi riconoscono nel Bambino, cioè il vero uomo, il prodigio dell'Incarnazione, cioè che è anche vero Dio e allora "prostratisi lo adorarono"!
I Magi non fanno distinzione del Verbo Incarnato del solo vero Dio o del SOLO vero uomo, essi riconoscono quella Persona, e a quella Persona che era CON SUA MADRE,  si prostrano e l'adorano. Colui che viene ADORATO STA CON SUA MADRE, Maria è la Madre di colui che viene ADORATO, perciò è la Madre di Dio!
Poi... silenzio. Hanno già finito le argomentazioni?

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 18/05/2005 22.22

SEMI DI DIALOGO
L’importanza della Madre di Dio nel portare l’uomo a Cristo è il tema al centro del testo interconfessionale che senza negare le differenze chiude cinque anni di lavoro comune

Maria di Nazareth, grazia e speranza sulla via dell'unità www.avvenire.it

A Seattle la presentazione del documento teologico frutto di un’apposita Commissione mista cattolico-anglicana

Di Fabrizio Mastrofini

Si intitola «Maria: grazia e speranza in Cristo», il documento reso noto lunedì notte (ora italiana) a Seattle, negli Stati Uniti ieri dalla Commissione internazionale cattolico-anglicana (Arcic), che prosegue così nel ventennale dialogo teologico, che ha registrato anche diversi momenti di stasi e difficoltà. In 43 pagine, il documento, frutto di cinque anni di lavoro, rileva i molti punti di convergenza tra le due confessioni, a partire dall'importante affermazione iniziale. «Crediamo - dice infatti il testo - che non ci siano motivi per una divisione teologica sull'argomento». La prima sezione del lungo documento, dal paragrafo 6 al 30, ripercorre il ruolo di Maria come viene descritto nei testi evangelici e costituisce un valido ausilio per la catechesi, soprattutto perché sottolinea che «è impossibile essere fedeli alle Scritture senza dare la giusta attenzione al ruolo di Maria». Nella seconda sezione, dal paragrafo 31 al 40, il testo ripercorre il ruolo avuto da Maria nella tradizione del primo millennio, dei Concili e dei Padri della Chiesa, documenti che vengono considerati normativi da entrambe le Chiese. Soprattutto si mette al centro il tema di Maria come «Theotokos», Madre di Dio, presente fin dall'inizio della riflessione teologica della Chiesa. I paragrafi dal 41 al 46 prendono in esame la devozione mariana come si è sviluppata durante il Medioevo, rilevando tuttavia che «il peso della devozione nel Medioevo, le controversie teologiche che vi furono associate, mostrano che alcuni eccessi nella devozione e le reazioni che vi furono all'epoca della Riforma, hanno contribuito a rompere la comunione tra di noi». Da qui in avanti, il documento prosegue mettendo alla luce gli elementi di convergenza che possono portare in futuro a nuovi sviluppi nel dialogo teologico tra le Chiese. In particolare, ci sono diversi riferimenti ai due dogmi - Immacolata Concezione e Assunzione di Maria - la cui definizione è spesso vista come un ostacolo alla co mprensione. A proposito dell'Immacolata Concezione, il paragrafo 59, sottolinea che «alla luce della vocazione di Maria di essere Madre di Dio, possiamo affermare insieme che l'opera redentrice di Cristo è radicata in Maria nella profondità della sua esistenza e fin dall'inizio. Ciò non è contrario all'insegnamento della Scrittura e può anzi venire compreso solo alla luce della Scrittura. I cattolici possono riconoscere in questo ciò che è affermato dal dogma a proposito di Maria "preservata dal peccato originale" e "dal primo momento della sua concezione"». Il paragrafo 58, sottolinea che «in Cristo, vi è una nuova creazione" che coinvolge anche la Madonna e dunque "possiamo affermare insieme che l'insegnamento che Dio abbia portato la Beata Vergine Maria nella pienezza della sua persona e nella Sua gloria, è conforme con la Scrittura e può venire compreso alla luce della Scrittura, ed apre la strada ad una comprensione comune del dogma cattolico dell'Assunzione». Naturalmente il testo è ben consapevole che non ha l'autorità per risolvere le differenze tra le Confessioni sul tema delicato ed importante dei due dogmi; tuttavia si rileva come ci sia almeno una base comune e accettata. Il documento è il quinto elaborato dalla Commissione internazionale cattolica - anglicana (Arcic) dalla sua istituzione nel 1982 su mandato di Giovanni Paolo II e dell'allora Primate anglicano Robert Runcie. Le precedenti dichiarazioni hanno avuto per tema la salvezza (1987), la Chiesa come comunione (1981), la morale (1994), autorità e ministero petrino (1998). Il Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani ha rilevato nei giorni scorsi in un comunicato che dopo la pubblicazione del documento, la Commissione internazionae cattolico-anglicana per l'unità e le missione (Iarccum, in sigla), «tornerà a dedicarsi al compito che le era stato affidato, quello cioè di passare in rassegna i documenti del secondo ciclo di lavori dell'Arcic con l'intento di identificare ed articolare il grad o di fede che cattolici ed anglicani condividono».


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 22/07/2005 16.54

Maria torna ad unire......

L'icona mariana è tornata a Kazan

Da Mosca www.avvenire.it

È tornata a casa l'icona della Madre di Dio. Ieri mattina, in concomitanza con la festa dell'apparizione dell'icona, il patriarca di Mosca Alessio II l'ha ridata alla diocesi di Kazan, dopo 101 anni di assenza.

Lo scorso anno l'icona era stata donata alla Chiesa ortodossa russa da Giovanni Paolo II, che aveva incaricato il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, di portarla a Mosca.

 Quella presieduta ieri da Alessio II, è stata la prima funzione religiosa nella chiesa di Kazan dopo 80 anni.

Insieme a migliaia di persone, erano presenti il presidente del Tatarstan Mintimer Saripovic Saimiev ed i rappresentanti della comunità musulmana, tra cui il presidente dei mufti di Russia. La Madonna di Kazan è l'icona più venerata dagli ortodossi russi e rappresenta la riappacificazione tra le varie confessioni religiose.

Cliccando qui: MESSAGGIO 38 

ne abbiamo parlato l'anno scorso.....


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 27/07/2005 23.19
La Madonna e il cammino dell’unità

C’è un nuovo episodio nel dialogo con la Comunione anglicana. Il testo congiunto sulla madre di Gesù, Maria: grazia e speranza in Cristo, frutto del lavoro della Commissione internazionale cattolico-anglicana, può aiutare non solo il dibattito teologico ed ecclesiologico, ma anche una pratica condivisa di pietà popolare di Giovanni Cubeddu



L’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams con papa Benedetto XVI, il 25 aprile 2005 in Vaticano


È stato presentato in maggio l’ultimo documento dell’Arcic (Anglican-Roman Catholic International Commission, Commissione internazionale cattolico-anglicana) dal titolo Maria: grazia e speranza in Cristo. Il documento è un passo importante nel dialogo ecumenico tra anglicani e cattolici. Ne abbiamo parlato con il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster.

Eminenza, perché un testo su Maria ora? Qual è la sua importanza nel dialogo tra anglicani e cattolici?
CORMAC MURPHY-O’CONNOR: Maria ha avuto un posto di rilievo nella vita e nella liturgia sia degli anglicani che dei cattolici. Ma i due dogmi mariani dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, come pure alcune modalità di devozione mariana nella Chiesa cattolica nel passato, sono stati motivi di forte disaccordo tra anglicani e cattolici. Così, tra le nostre due Chiese, qualunque dialogo sincero – che l’Arcic ha sempre promosso – avrebbe prima o poi dovuto guardare alla questione. L’altra ragione per scegliere di parlare di Maria consiste nel fatto che, oltre ai disaccordi su di Lei, emerge il disaccordo sull’autorità nella Chiesa. Credo che dovevamo anzitutto chiarire la nostra diversa concezione dell’autorità nella Chiesa – come abbiamo fatto nel 1999 con la dichiarazione “Il dono dell’autorità”,The gift of Authority – prima di poterci muovere a considerare espressamente i dogmi. Dunque, questo documento desidera proprio andare al cuore del problema: in che modo la comprensione cattolica di Maria si è sviluppata secondo la Scrittura e la Tradizione?

Quale risposta fornisce il testo ?
MURPHY-O’CONNOR: La parte che il documento dedica a Maria nella Scrittura è davvero ben fatta e potrebbe essere utilizzata per l’insegnamento. Ciò che emerge è una sorta di ri-accoglimento di Maria sia da parte dei cattolici che degli anglicani, una comprensione, rinnovata, dei diversi aspetti della tradizione che forse erano stati persi di vista. Il documento aiuterà tanti anglicani a recuperare aspetti della comune tradizione che essi avevano smarrito e a vedere come la devozione cattolica per Maria, intesa propriamente, combaci genuinamente con la tradizione biblica ed ecclesiastica. E credo che esso aiuterà i cattolici a riscoprire alcuni di quei fondamenti biblici che riguardano Maria e l’orizzonte teologico all’interno del quale Lei deve essere guardata, orizzonte perso di vista in alcune forme di devozione.
È un documento che ridona freschezza ad ambedue le nostre tradizioni e fa sì che noi siamo più vicini nella reciproca comprensione.

L’Arcic ha esaminato da vicino la tradizione mariana dell’Oriente (Maria la “Tutta Santa” e la “dormizione” di Maria) per affrontare i problemi che hanno diviso l’Occidente. Inoltre nel testo si riprende ampiamente san Paolo.
MURPHY-O’CONNOR: È una sorpresa quello che può accadere quando degli uomini di fede si incontrano di fronte alle Scritture! La Commissione ha finito per lavorare in maniera molto estesa sul brano della Lettera ai Romani 8, 28-30, che non è nello specifico un testo mariano. Ma per i membri della Commissione è divenuto una sorta di strumento interpretativo, che ha consentito loro di vedere in Maria un modello di grazia e di speranza, rivelatrice per noi della maniera con cui Dio stesso agisce con gli uomini. Sia l’Immacolata Concezione che l’Assunzione rivelano qualcosa di come Dio opera su di noi in anticipo, per chiamarci durante la nostra vita, e del fine a cui Dio ci esorta. Così Maria è esemplare nella chiamata e nella risposta, e la devozione a Lei ci può portare più vicini a Dio attraverso Gesù Cristo.

Questo documento congiunto è un passo in avanti verso la condivisione dell’eucaristia con gli anglicani?
MURPHY-O’CONNOR: È stato enormemente d’aiuto nel rimuovere l’ennesimo ostacolo alla comprensione tra cattolici e anglicani. Ci porta più vicini alla condivisione dell’eucarestia? Direi allo stesso modo sì e no. No, perché il modo in cui l’Arcic ha proceduto mira a chiarire le differenze e non necessariamente a risolverle. Si occupa di ripulire la strada per far sì che le due Chiese possano camminare ancor più vicine. E ciò perché – e qui risponderei di sì alla sua domanda – più sapremo camminare insieme, più potremo costruire quell’unità dalla quale sgorga la condivisione dell’eucarestia.

A proposito di cammino da condividere, qual è la realtà odierna della Chiesa cattolica in un Paese a maggioranza anglicana come la Gran Bretagna?
MURPHY-O’CONNOR: A essere sincero considero assai affascinante la vita quotidiana, oggi, in Gran Bretagna, di un vescovo o di un cardinale cattolico. Da un lato c’è un veloce processo di scristianizzazione del Paese che davvero mi preoccupa: la crisi della famiglia, la mancanza di rispetto per la vita umana – l’aborto, l’eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni umani – come pure la poca o inesistente generosità verso gli immigrati, e un egoismo generalizzato. Dall’altro lato, però, vedo per la Chiesa cattolica e per il suo cardinale una possibilità sconosciuta sino a poco tempo fa di far ascoltare la loro voce.

In che modo?
MURPHY-O’CONNOR: Oggi, per tante ragioni, io e gli altri vescovi cattolici possiamo esprimerci su temi legati alla vita, all’aborto, all’eutanasia, alla famiglia, alla riforma delle carceri, alla cura dei poveri, in una maniera che solo pochi anni fa era inimmaginabile. Ai tempi della mia gioventù la Chiesa cattolica era ai margini della società britannica, la gente ci guardava con sospetto. Ora siamo al centro delle questioni, e si ode distintamente quello che diciamo. In parte una ragione di ciò sta nel fatto che i cattolici non sono più solo degli immigrati appena arrivati dall’Irlanda, ma bensì cittadini inglesi che desiderano e hanno bisogno di farsi sentire. E dunque, in molti ambiti sociali e nella vita quotidiana in genere, puoi oggi trovare dei cattolici, anche al governo.

Un nuovo pontificato è appena iniziato.Quale sostegno la Chiesa in Inghilterra può offrire a papa Benedetto XVI ?
MURPHY-O’CONNOR: Il grande dono che è stato fatto alla Chiesa inglese è quello della sua salda fedeltà nei tempi della prova. Sono stato per anni rettore del Venerabile Collegio Inglese, e ricordo ad esempio che durante la Riforma, quarantaquattro studenti del Collegio furono martirizzati. Per secoli la Chiesa cattolica e i cattolici furono penalizzati e perseguitati. Da quell’esperienza la Chiesa nel diciannovesimo secolo è rinata e da allora va avanti. Così, ciò che la Chiesa inglese possiede è un’eredità di fedeltà, di grande fedeltà al Papa e alla Chiesa universale. E l’esperienza della Chiesa britannica può offrire molto alla Chiesa universale nel suo modo di essere presente nell’Europa moderna. Concretamente, noi aiutiamo il Papa con il consiglio che possiamo dargli, con l’unità della nostra Chiesa, dei nostri vescovi, insieme nella collegialità. In tal modo, dunque, diamo al Papa l’esempio di una gerarchia che è unita, che s’impegna in tutti i modi per far sì che la Chiesa sia più forte e più evangelizzatrice all’interno della cultura odierna.

Negli ultimi tempi il primate anglicano ha dovuto affrontare forti crisi interne alla Comunione anglicana. Ha potuto in qualche maniera aiutarlo?
MURPHY-O’CONNOR: L’arcivescovo Williams sa che può contare non solo sulla mia amicizia ma pure su quella del cardinale Kasper e del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani a Roma. Sa che avrà sempre da parte nostra un ascolto comprensivo e un consiglio fidato, che è poi ciò di cui un’amicizia è fatta. Parliamo regolarmente dei temi per i quali lui affronta battaglie all’interno della Comunione anglicana, anche perché questi scontri riguardano l’unità dei cristiani. Noi proviamo ad aiutarlo in ogni maniera possibile.

In che modo giudica possibile l’unità dei cristiani in terra anglicana?
MURPHY-O’CONNOR: San___t’Agostino chiedeva l’unità nelle cose essenziali, la libertà in quelle non essenziali e la carità in tutte. È davvero una buona massima. Siamo ancora in cerca del modo con cui si possa giungere a un accordo sulle cose essenziali della fede. La Trinità, l’Incarnazione, la Redenzione sono tre grandi misteri che condividiamo nel Credo. Poi abbiamo le fondamentali dottrine della Chiesa sulle quali la maggioranza degli anglicani potrebbero convenire. Mettiamola così: ciò che noi abbiamo da offrire alla Comunione anglicana è il dono che abbiamo ricevuto, la nostra comprensione e l’esperienza di quello che significa essere Chiesa. I mesi appena trascorsi ci hanno mostrato in una maniera unica l’ecclesiologia del cattolicesimo: il papa, i vescovi, il popolo di Dio e l’incredibile unità che sostiene tutto ciò. Credo che anche altre Chiese ne abbiano bisogno, come pure hanno bisogno di approfondire la collegialità, di vedere come l’unità opera, in carità, libertà e nella condivisione della fede.

E cosa può insegnarci la Comunione anglicana?
MURPHY-O’CONNOR: Ad esempio il maggiore ascolto dei laici nelle diocesi. Il vescovo è uno che ha cura della sua diocesi, deve dare ascolto ai suoi preti, ai religiosi e ai laici, il che significa che egli dipende da un tipo di governo della Chiesa che è maggiormente sinodale. Qui c’è qualcosa che probabilmente possiamo imparare dagli anglicani, riportandolo però all’interno dell’intera ecclesiologia della Chiesa. Ed ecco allora il papato, nel suo ruolo che consiste nel servire in tutto il mondo la comunione dei cristiani. Giovanni Paolo II nella Ut unum sint ha chiesto ai capi cristiani delle risposte su come la sede di Pietro possa servire nel migliore dei modi la causa della comunione, e credo che dobbiamo portare ancora avanti questo dialogo.


Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor davanti alla Cattedrale di Westminster, Londra



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07/12/2008 20:41
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 01/11/2005 11.54

Vittorio Messori
IPOTESI SU MARIA
Fatti, indizi, enigmi
pagine 600
Edizioni Ares, 2005
€ 18



«I motivi di fondo di questa opera - ha detto lo scrittore - sono due: innanzitutto, dimostrare che si può essere devoti della Madonna senza cadere in atteggiamenti sdolcinati, in secondo luogo, sottolineare che, come diceva un’antifona purtroppo abolita dalla riforma liturgica, Maria è nemica di tutte le eresie. E siccome oggi il vero problema continua a essere quello di una fede cattolica sempre in bilico, riscoprire la mariologia equivale a riscoprire l’ortodossia, perché nei dogmi mariani, a saperli leggere, c’è la difesa e la base del vero cattolicesimo».


Il Giornale, 19/10/05
«Ipotesi» e conferme su Maria
di ANDREA TORNIELLI

Dopo Ipotesi su Gesù e i successivi libri dedicati alla passione e alla resurrezione di Cristo, Vittorio Messori torna in libreria con un volume interamente dedicato alla figura della Madonna. S’intitola Ipotesi su Maria (Edizioni Ares, pagg. 536, euro 18), sarà in distribuzione nei primi giorni di novembre e raccoglie, con rivisitazioni e aggiunte, il «taccuino mariano» che lo scrittore ha tenuto dal 1995 al 2000 sul mensile dei paolini Jesus. Molte delle oltre cinquecento pagine del libro di Messori sono dedicate alle apparizioni di Lourdes e alle guarigioni miracolose di malati che si sono recati presso la grotta di Massabielle. Un caso tra questi, peraltro già ben noto, colpisce particolarmente e si lega in qualche modo a un’altra indagine dello scrittore divenuta un libro di successo. È la storia di un giardiniere belga, Peter van Rudder, il quale il 16 febbraio 1867, a causa della caduta di un albero ebbe la gamba sinistra spezzata sotto il ginocchio. Entrambe le ossa, tibia e perone, risultarono fratturate e i due tronconi erano separati tra loro da ben tre centimetri di vuoto. In totale, dunque, mancavano sei centimetri di osso, che si erano frammentati e provocavano sofferenze indicibili. Molti medici, tra i quali l’illustre Thiriart, chirurgo della casa reale belga, visitarono il giardiniere e non potendo in alcun modo risolvere la sua situazione proposero di amputare la gamba. Van Rudder però, ostinatamente, rifiutava l’operazione, nonostante le sofferenze che la frattura insanabile gli procurava.

La sua pervicacia era determinata dall’incrollabile fede: era infatti convinto che ci avrebbe pensato la Madonna, l’Immacolata apparsa a Lourdes alla piccola Bernadette Soubirous. Il 7 aprile 1875, otto anni dopo il grave incidente che lo aveva lasciato storpio, con le ossa rotte che spuntavano tra la carne ormai incancrenita, il giardiniere riesce finalmente a partire per la cittadina di Oostaker, dove nel frattempo era stata realizzata una copia esatta della grotta di Lourdes. La sua situazione è diventata drammatica e i testimoni raccontano che dalla piaga usciva pus maleodorante.

Davanti alla statua della Vergine, che ricalca quella della grotta di Massabielle, l’uomo si sente pervadere da «una specie di rivoluzione». Getta le stampelle e riprende a camminare, improvvisamente guarito. La relazione, stilata dai medici curanti di van Rudder, afferma che «la gamba e il piede, assai gonfi, hanno ripreso di colpo il volume normale» e che «le piaghe in cancrena appaiono cicatrizzate». E soprattutto che «la tibia e il perone fratturati si sono ricongiunti, malgrado la distanza che li separava»: la saldatura risulta completa e le gambe sono di nuovo di lunghezza uguale. Il giardiniere sarebbe vissuto in perfetta salute per altri 23 anni. Sei centimetri d’osso, dunque, ricresciuti improvvisamente. Un episodio che richiama un altro miracolo mariano, quello di Calanda, indagato da Messori nel libro Il miracolo: una gamba amputata che viene riattaccata. Ipotesi su Maria, quasi un taccuino di viaggio per approfondire la figura della Madre di Dio e il suo manifestarsi in modo così misterioso e inspiegabile nelle vicende umane, ha lo stile inconfondibile di Vittorio Messori. «I motivi di fondo di questa opera - ha detto lo scrittore - sono due: innanzitutto, dimostrare che si può essere devoti della Madonna senza cadere in atteggiamenti sdolcinati, in secondo luogo, sottolineare che, come diceva un’antifona purtroppo abolita dalla riforma liturgica, Maria è nemica di tutte le eresie. E siccome oggi il vero problema continua a essere quello di una fede cattolica sempre in bilico, riscoprire la mariologia equivale a riscoprire l’ortodossia, perché nei dogmi mariani, a saperli leggere, c’è la difesa e la base del vero cattolicesimo».

Andrea Tornielli


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Consiglia  Messaggio 83 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/01/2006 10.07

Il Santuario di Loreto nelle parole di Giovanni Paolo II e del Cardinale Ratzinger

In un volume pubblicato recentemente dalle Edizioni Lauretane

ROMA, domenica, 29 gennaio 2006 (ZENIT.org).- E’ stato pubblicato recentemente un volume che raccoglie gli scritti dal 1979 al 2004 del compianto Papa polacco e le riflessioni dal 1988 al 1995 dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Intitolata, “Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI” (Edizioni Lauretane Santa Casa, 19 Euro, pag. 284), l’opera è stata presentata per la prima volta il 7 dicembre 2005 nella Sala Paolo VI del Vaticano.

Il volume intende introdurre al pensiero mariologico del Papa del “Totus Tuus” e di un teologo di fama mondiale come il Cardinale Ratzinger, oltre a rinsaldare la fede nella Madre di Dio e della Chiesa – a cui solo in Italia sono dedicati 1.500 Santuari –.

Allo stesso tempo, però, l’opera si configura come espressione di gratitudine nei riguardi di Giovanni Paolo II che, più di ogni altro Papa, ha scritto su Loreto, e come omaggio augurale a Benedetto XVI, molto devoto della Santa Casa, che durante il suo cardinalato ha visitato questo luogo ben sette volte.

La pubblicazione apre ufficialmente la serie delle “Edizioni Lauretane Santa Casa”, promosse dalla Delegazione Pontificia e gestite dalla Tecnostampa di Loreto.

I Santuari affermava Giovanni Paolo II il 15 maggio del 1993 sono “luoghi di evangelizzazione, vere e proprie cittadelle della fede in cui si fa esperienza dell’assoluto di Dio”.

E proprio ad essi, spiegava in una lettera per il VII Centenario del Santuario della Santa Casa di Loreto il 15 agosto 1993, spetta di essere “non luoghi del marginale e dell’accessorio, ma, al contrario, luoghi dell’essenziale, luoghi dove si va per ottenere la grazia prima ancora che le grazie”.

Il volume – composto di 288 pagine e arricchito di oltre 140 immagini del fotografo Arturo Mari – si apre con una presentazione agli scritti di Giovanni Paolo II a Loreto, firmata da monsignor Gianni Danzi, Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto, e da una prefazione del Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia.

Nel libro viene proposto un percorso attraverso le cinque visite pastorali di Giovanni Paolo II a Loreto – l’ultima delle quali avvenne il 5 settembre 2004 – offerto da padre Giuseppe Santarelli, religioso cappuccino e noto storico del Santuario.

Il volume include anche un Messaggio di Papa Benedetto XVI e una “Postfazione” di quello che fu per molti anni Segretario personale del Papa polacco e che attualmente è l’Arcivescovo di Cracovia, monsignor Stanislaw Dziwisz.

Nella sua prefazione il Patriarca di Venezia avverte che “oggi più che mai i Santuari mariani svolgono un ruolo decisivo perché sono occasioni privilegiate di coagulo del popolo di Dio e della sua rigenerazione”.

“Oggi più che mai, infatti, l’uomo spesso smarrito e confuso nella sua acuta domanda di felicità e di libertà, ha bisogno di una dimora”, osserva il porporato.

Sul Santuario di Loreto, l’8 settembre 1991, durante l’omelia in occasione della festività della natività di Maria, il Cardinale Ratzinger affermava: “Così si esprime il messaggio vero di questa casa, che non è una casa privata di una persona, di una famiglia, di una stirpe, ma sta sulla via di noi tutti: è una casa aperta a tutti”.

Sempre nella lettera del 15 agosto 1993, Papa Giovanni Paolo II ricordava come “la Santa Casa di Loreto non è solo una reliquia, ma anche una preziosa icona concreta, l’icona non di astratte verità ma di un evento e di un mistero: l’Incarnazione del Verbo”.

Di questo particolare legame fra il Papa polacco e il Santuario ha dato testimonianza monsignor Dziwisz, il quale scrive nel libro: “L’ ‘Eccomi’ della fanciulla di Nazareth che risuona nella mura della Santa Casa di Loreto è stata la scuola cui Giovanni Paolo II ha imparato a lasciarsi possedere da Dio, diventando un’Eucaristia vivente”.

Papa Wotyla sosteneva che la Santa Casa “convince il pellegrino che davvero Dio ama l’uomo così com’è”, aggiungendo poi che “dove abita Dio tutti noi siamo a casa; dove abita Cristo i suoi fratelli e le sue sorelle non sono stranieri. Così è anche con la Casa di Maria e con la vita stessa di lei: è aperta per tutti noi”.

A queste parole faceva eco ancora l’8 settembre 1991 il Cardinale Ratzinger: “Dove c’è Maria c’è la Casa; dove c’è Dio, siamo tutti a casa; la casa di Nazareth non è una reliquia del passato, essa ci parla del presente e ci provoca ad un esame di coscienza”.

Inoltre, affermava Giovanni Paolo II nel suo primo pellegrinaggio a Loreto l’8 settembre 1979, questo Santuario continua a ricordare all’uomo di oggi il valore della famiglia e il senso della casa come luogo privilegiato dell’amore: “La casa come arca dell’alleanza delle generazioni e tutela dei valori umani e divini”.

L’invito lanciato in quell’occasione da Papa Wojtyla era quello di lasciarsi “educare dallo stile di Loreto; uno stile fatto di semplicità e di intensità, di bellezza e di verità, di universalità e di storicità, di silenzio e di parola”.

“Dio non è legato a pietre, ma egli si lega a persone vive”, aveva sottolineato il Cardinale Ratzinger.


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Consiglia  Messaggio 84 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 11/09/2006 11.28
Lunedì 11 settembre

Ore 10,30: Santa Messa - piazza del Santuario di Altötting

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Il brano evangelico delle nozze di Cana per capire lo stile della Madonna. La riflessione di Benedetto XVI parte dalla frase di Maria a Gesù, “Non hanno più vino”: segno della “sua sollecitudine affettuosa per gli uomini”, ma anche del suo rimettersi al “giudizio del Signore”. “A Nazaret – spiega il papa – la Madonna ha consegnato la sua volontà immergendola in quella di Dio”. È uno stile di preghiera per tutti i cristiani che scardina le logiche comuni: “non voler affermare la nostra volontà e i nostri desideri di fronte a Dio, ma lasciare a Lui di decidere ciò che intende fare”. Il papa si inoltra poi in tutti i passaggi del brano, spiegando infine il senso della trasformazione dell’acqua in vino da parte di Gesù, non “un prodigio”, ma un segno che anticipa in qualche modo la sua ora. È quanto Cristo continua a fare nell’Eucari­stia, “nella quale viene sempre già ora”. “E sempre di nuovo – spiega Benedetto XVI - lo fa per intercessione della sua Madre, per intercessione della Chiesa”. “Così vogliamo lasciarci guidare da Maria, dalla Madre delle grazie di Altötting, dalla Madre di tutti i fedeli, verso l’"ora" di Gesù. Chiediamo a Lui il dono di riconoscerlo e di comprenderlo sempre di più. E non lasciamo che il ricevere sia ridotto solo al momento della Comunione. Egli rimane presente nell’Ostia santa e ci aspetta continuamente”.

E' una intensa riflessione mariana l'omelia pronunciata da Benedetto XVI nel corso della celebrazione eucaristica nel celebre santuario bavarese. Lo stile della madre di Gesù come esempio da seguire.

Cari fratelli e sorelle!

Nella prima lettura, nel responsorio e nel brano evangelico di questo giorno incontriamo tre volte, in modo sempre diverso, Maria, la Madre del Signore, come persona che prega. Nel Libro degli Atti la troviamo in mezzo alla comunità degli Apostoli che si sono riuniti nel Cenacolo e invocano il Signore asceso al Padre, affinché adempia la sua promessa: "Sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni" (At 1,5). Maria guida la Chiesa nascente nella preghiera; è quasi la Chiesa orante in persona. E così, insieme con la grande comunità dei santi e come loro centro, sta ancora oggi davanti a Dio ed intercede per noi, chiedendo al suo Figlio di mandare nuovamente il suo Spirito nella Chiesa e nel mondo e di rinnovare la faccia della terra.

Noi rispondiamo a questa lettura cantando insieme con Maria la grande lode intonata da lei, quando Elisabetta la chiamò beata a motivo della sua fede. È questa una preghiera di ringraziamento, di gioia in Dio, di benedizione per le sue grandi opere. Il tenore di quest'inno emerge subito nella prima parola: "L'anima mia magnifica – cioè rende grande – il Signore". Rendere Dio grande vuol dire dargli spazio nel mondo, nella propria vita, lasciarlo entrare nel nostro tempo e nel nostro agire: è questa l'essenza più profonda della vera preghiera. Dove Dio diventa grande, l'uomo non diventa piccolo: lì diventa grande anche l'uomo e diventa luminoso il mondo.

Nel brano evangelico, Maria rivolge al suo Figlio una richiesta in favore degli amici che si trovano in difficoltà. A prima vista, questo può apparire un colloquio del tutto umano tra Madre e Figlio e, infatti, è anche un dialogo pieno di profonda umanità. Tuttavia Maria si rivolge a Gesù non semplicemente come a un uomo, sulla cui fantasia e disponibilità a soccorrere sta contando. Lei affida una necessità umana al suo potere – a un potere che va al di là della bravura e della capacità umana. E così, nel dialogo con Gesù, la vediamo realmente come Madre che chiede, che intercede. Vale la pena di andare un po' più a fondo nell'ascolto di questo brano evangelico: per capire meglio Gesù e Maria, ma proprio anche per imparare da Maria a pregare nel modo giusto. Maria non rivolge una vera richiesta a Gesù. Gli dice soltanto: "Non hanno più vino" (Gv 2,3). Le nozze in Terra Santa si festeggiavano per una settimana intera; era coinvolto tutto il paese, e si consumavano quindi grandi quantità di vino. Ora gli sposi si trovano in difficoltà, e Maria semplicemente lo dice a Gesù. Non dice a Gesù che cosa Egli deve fare. Non domanda una cosa precisa, e per niente chiede che Egli compia un miracolo mediante il quale produrre del vino. Semplicemente affida la cosa a Gesù e lascia a Lui la decisione su come reagire. Vediamo così nella semplice parola della Madre di Gesù due cose: da una parte, la sua sollecitudine affettuosa per gli uomini, l'attenzione materna con cui avverte l'altrui situazione difficile; vediamo la sua bontà cordiale e la sua disponibilità ad aiutare. È questa la Madre, verso la quale la gente da generazioni si mette in pellegrinaggio qui ad Altötting. A lei affidiamo le nostre preoccupazioni, le necessità e le situazioni penose. La bontà pronta ad aiutare della Madre, alla quale ci affidiamo, è qui nella Sacra Scrittura, che la vediamo per la prima volta. Ma a questo primo aspetto molto familiare a tutti noi se ne unisce ancora un altro, che facilmente ci sfugge: Maria rimette tutto al giudizio del Signore. A Nazaret ha consegnato la sua volontà immergendola in quella di Dio: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38). Questo è il suo permanente atteggiamento di fondo. E così ci insegna a pregare: non voler affermare la nostra volontà e i nostri desideri di fronte a Dio, ma lasciare a Lui di decidere ciò che intende fare. Da Maria impariamo la bontà pronta ad aiutare, ma anche l'umiltà e la generosità di accettare la volontà di Dio, dandogli fiducia nella convinzione che la sua risposta sarà il nostro vero bene.

Se in questa luce possiamo capire molto bene l'atteggiamen­to e le parole di Maria, ci resta ancor più difficile comprendere la risposta di Gesù. Già l'appellativo non ci piace: "Donna" – perché non dice: madre? In realtà, questo titolo esprime la posizione di Maria nella storia della salvezza. Esso rimanda al futuro, all'ora della crocifissione, in cui Gesù le dirà: "Donna, ecco il tuo figlio – figlio, ecco la tua madre!" (cfr Gv 19, 26-27). Indica quindi in anticipo l'ora in cui Egli renderà la donna, sua madre, madre di tutti i suoi discepoli. D’altra parte, il titolo evoca il racconto della creazione di Eva: Adamo, in mezzo alla creazione con tutta la sua ricchezza, come essere umano si sente solo. Allora viene creata Eva, e in lei egli trova la compagna che aspettava e che chiama con il titolo di "donna". Così, nel Vangelo di Giovanni, Maria rappresenta la nuova, la definitiva donna, la compagna del Redentore, la Madre nostra: l'appellativo apparentemente poco affettuoso esprime invece la grandezza della sua missione.

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Ma ancora meno ci piace tutto il resto della risposta che Gesù a Cana dà a Maria: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2, 4). Noi vorremmo obiettare: Molto hai da fare con lei! È stata lei a darti carne e sangue, il tuo corpo. E non soltanto il tuo corpo: con il “sì” proveniente dal profondo del suo cuore ti ha portato in grembo e con amore materno ti ha introdotto nella vita e ambientato nella comunità del popolo d’Israele. Se così parliamo con Gesù, siamo già sulla buona strada per comprendere la sua risposta. Poiché tutto ciò deve richiamare alla nostra memoria che nella Sacra Scrittura esiste un parallelismo con il dialogo che Maria aveva avuto con l’Arcangelo Gabriele, nel quale ella dice: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). Questo parallelismo si trova nella Lettera agli Ebrei che, con parole tratte dal Salmo 40 ci racconta del dialogo tra Padre e Figlio – quel dialogo nel quale si s'avvia l’incarnazione. L’eterno Figlio dice al Padre: “Tu non hai voluto né sacrifici né offerte, un corpo invece mi hai preparato… Ecco, io vengo … per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebr 10,5-7; cfr Sl 40,6-8). Il “si” del Figlio: “Vengo per fare la tua volontà”, e il “sì” di Maria: “Avvenga di me quello che hai detto” – questo duplice “sì” diventa un unico “sì”, e così il Verbo diventa carne in Maria. In questo duplice “sì” l’obbedienza del Figlio si fa corpo, Maria gli dona il corpo. “Che ho da fare con te, o donna?” Quello che nel più profondo hanno da fare l’uno con l’altra, è questo duplice “sì”, nella cui coincidenza è avvenuta l’incarnazio­ne. È a questo punto della loro profondissima unità che il Signore mira con la sua parola. Lì, in questo comune “sì” alla volontà del Padre, si trova la soluzione. Dobbiamo incamminarci anche noi verso questo punto; lì emerge la risposta alle nostre domande.

Partendo da lì comprendiamo anche la seconda frase della risposta di Gesù: “Non è ancora giunta la mia ora”. Gesù non agisce mai solamente da sé; mai per piacere agli altri. Egli agisce sempre partendo dal Padre, ed è proprio questo che lo unisce a Maria, perché là, in questa unità di volontà col Padre, ha voluto deporre anche lei la sua richiesta. Per questo, dopo la risposta di Gesù, che sembra respingere la domanda, lei sorprendentemente può dire ai servi con semplicità: “Fate quello che vi dirà!” (Gv 2,5). Gesù non fa un prodigio, non gioca col suo potere in una vicenda in fondo del tutto privata. Egli pone in essere un segno, col quale annuncia la sua ora, l’ora delle nozze, dell’unione tra Dio e l’uomo. Egli non “produce” semplicemente vino, ma trasforma le nozze umane in un’immagi­ne delle nozze divine, alle quali il Padre invita mediante il Figlio e nelle quali Egli dona la pienezza del bene. Le nozze diventano immagine della Croce, sulla quale Dio spinge il suo amore fino all’estremo, dando se stesso nel Figlio in carne e sangue – nel Figlio che ha istituito il Sacramento, in cui si dona a noi per tutti i tempi. Così la necessità viene risolta in modo veramente divino e la domanda iniziale largamente oltrepassata. L’ora di Gesù non è ancora arrivata, ma nel segno della trasformazione dell'acqua in vino, nel segno del dono festivo, anticipa la sua ora già in questo momento.

La sua “ora” definitiva sarà il suo ritorno alla fine dei tempi. Egli però anticipa continuamente questa ora nell’Eucari­stia, nella quale viene sempre già ora. E sempre di nuovo lo fa per intercessione della sua Madre, per intercessione della Chiesa, che lo invoca nelle preghiere eucaristiche: "Vieni, Signore Gesù!" Nel Canone la Chiesa implora sempre di nuovo questa anticipazione dell’"ora", chiede che venga già adesso e si doni a noi. Così vogliamo lasciarci guidare da Maria, dalla Madre delle grazie di Altötting, dalla Madre di tutti i fedeli, verso l’"ora" di Gesù. Chiediamo a Lui il dono di riconoscerlo e di comprenderlo sempre di più. E non lasciamo che il ricevere sia ridotto solo al momento della Comunione. Egli rimane presente nell’Ostia santa e ci aspetta continuamente. L’adorazio­ne del Signore nell'Eucaristia ha trovato a Altötting nella vecchia camera del tesoro un luogo nuovo. Maria e Gesù vanno insieme. Mediante lei vogliamo restare in dialogo col Signore, imparando così a riceverlo meglio. Santa Madre di Dio, prega per noi, come a Cana hai pregato per gli sposi! Guidaci verso Gesù – sempre di nuovo!

Amen!

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Consiglia  Messaggio 85 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 08/12/2007 10.45
XVI Simposio mariologico internazionale

 
di VINCENZO VITALE

Maria, speranza dell’ecumenismo?
   

http://www.stpauls.it/madre/0712md/0712md18.htm

Si è svolto a Roma, presso il Marianum, il 2-5 ottobre scorso, il XVI Simposio mariologico internazionale, sul tema "Maria nel dialogo ecumenico in Occidente". Sembrerebbe, a prima vista, un tema poco ecumenico, eppure...
  

A uno sguardo superficiale, non si direbbe che Maria sia l’argomento più adatto per il dialogo ecumenico. Eppure, è questo l’argomento messo a tema dal XVI Simposio internazionale mariologico che si è svolto a Roma, al Marianum, dal 2 al 5 ottobre e intitolato "Maria nel dialogo ecumenico in Occidente".

Ad ascoltare i diversi interventi di teologi sia cattolici che protestanti nelle tre giornate di studio erano presenti un centinaio di persone. Il Convegno si è concluso con il conferimento del X premio "René Laurentin – Pro Ancilla Domini" a padre Stanislaw Napiorkowski, per i meriti nel campo dell’ecumenismo mariano.

Le prime due giornate del Simposio sono state dedicate allo studio e alla valutazione critica di tre documenti fondamentali per l’ecumenismo mariano: L’Unico Mediatore, i santi e Maria (1990), frutto del dialogo tra cattolici e protestanti negli Stati Uniti; Maria: grazia e speranza in Cristo (2004), nato invece del dialogo tra cattolici e anglicani (commissione ARCIC II), noto anche come Dichiarazione di Seattle; e Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1997), di carattere non ufficiale, nato dal cosiddetto "gruppo di Dombes", un vero pioniere del dialogo ecumenico, nato nel 1936 per opera del sacerdote Paul Couturier. Hanno approfondito questi testi Ermanno Genre (valdese), Antonio Escudero, Serena Noceti, Giancarlo Bruni, John Flack (anglicano) e Salvatore Perrella.

Giancarlo Bruni (al microfono) con Silvano Maggiani.
Giancarlo Bruni (al microfono) con Silvano Maggiani.

Questi testi nascono da anni di incontri e studi preparatori. Ciò ha fatto dire al professor Giovanni Cereti, che ha presentato la diversa tipologia e una valutazione dei diversi tipi di documenti, che «è un fatto che il dialogo ci sia»: fatto impensabile anche solo fino a qualche decennio fa. Gli interlocutori si incontrano su un piano di parità, con la disponibilità a lasciarsi interpellare dall’altro, per «sminare il campo» (secondo l’espressione di Bernard Sesboüé).

Dalle relazioni è emerso con forza come le differenze tra la visione cattolica di Maria e quella protestante devono molto a sviluppi storici, condizionati da polemiche e incomprensioni reciproche. Il frutto di questo stato di cose è che «Maria è stata espulsa dall’immaginario protestante», come ha evidenziato Genre.

Ma non è stato così per i padri riformatori: il professor Hamman (nella terza giornata) ha illustrato molto bene come Lutero, Zwingli e Calvino avessero una pietà mariana e come essi abbiano parlato positivamente di Maria, intendendo "purificarla" dagli eccessi della devozione medioevale con una maggiore fedeltà alle testimonianze della Scrittura. È stato piuttosto il secolo XVII, quello della cosiddetta "ortodossia protestante", anche per reazione al cattolicesimo, che ha eliminato Maria dal discorso di fede: silenzio che – salvo una notevole eccezione proprio nel XVII secolo (il teologo protestante Drolencourt, autore di un libro intitolato De l’honneur qui doît être rendu à la Vierge Marie, dove scrive: «ogni cristiano deve volerle bene e lodarla , proporla come esempio di ben vivere e ben credere») – è durato fino al XX secolo. Questo pone un problema ecumenico notevole, in quanto siamo di fronte a «sensibilità , spiritualità e immaginari diversi», che «comportano diversi vissuti di fede» (Genre).

Un consenso differenziato

È possibile allora trovare un’unanimità che riguarda le cose necessarie e avere delle differenze legittime? Cosa appartiene all’una e che cosa alle altre? È questa la grande domanda e la sfida dell’ecumenismo mariano. Ed è proprio qui che, prima delle differenze, si profilano delle convergenze insospettate. Innanzitutto – così si dichiara in Maria: grazia e speranza in Cristo – «È impossibile essere fedeli alla Scrittura e non prendere sul serio Maria» (n. 6). Proprio il punto di partenza moderno del discorso mariano – cioè la Bibbia – rende possibile una notevole base comune (tema approfondito da Aristide Serra). Un lavoro pionieristico in tal senso è stato Maria nel Nuovo Testamento (1978), nato da uno studio a più voci tra cattolici e protestanti. Ma esiste un’enorme mole di studi biblici mariani (peraltro non sempre valorizzati).

La consegna del premio "Laurentin" a Stanislaw Napiorkowski.
La consegna del premio "Laurentin" a Stanislaw Napiorkowski.

I documenti di ecumenismo mariano, soprattutto Maria: grazia e speranza in Cristo, ma anche quello del gruppo di Dombes, vanno oltre e cercano di rileggere la storia, la tradizione della Chiesa indivisa (fino al 1500!), con tutto quello che comporta di comune (i diversi Simboli della fede, i Concili, i Padri della Chiesa…). Le persone coinvolte nella preparazione dei testi si sono messe in reciproco ascolto, cercando le origini storiche dei dissensi e di comprendere le motivazioni che stanno dietro a posizioni diverse. Da tutta questa mole di lavoro (i documenti meriterebbero di essere letti e usati anche nella catechesi, per la ricchezza di apporti) emergono con più chiarezza i punti di consenso e quelli ancora controversi. Ma ormai tutti concordano a dire che Maria non è più motivo serio di divisione.

La terza giornata del Simposio è stata dedicata all’approfondimento di aspetti teologici e dogmatici dell’ecumenismo mariano: sono stati discussi da Carmelo Dotolo (che ha trattato il complesso tema del "consenso" e come intendere il dogma), Bernard Sesboüé (gerarchia delle verità), Cettina Militello (ricerca di nuovi linguaggi nella verità mariologica) e Gottfried Hamman (teologia e liturgia in ambito riformato). Di particolare interesse l’intervento di Dotolo, che ha sottolineato come i dogmi siano formulazioni dinamiche, aperte a un’ulteriore lettura: in questo contesto ha tentato una rilettura dei due dogmi dell’Immacolata e dell’Assunzione a partire dalla categoria dell’esodo.

Dunque Maria non più motivo di divisione. Non mancano (né vengono taciuti dai documenti) punti controversi (soprattutto il tema della mediazione e della cooperazione di Maria e i due dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione), ma sembra che siano «differenze compatibili con l’unità della fede». Ci sono differenze legittime nella fede – si parla tecnicamente di "consenso differenziato". Il principio di "gerarchia nelle verità" (cioè diverso rapporto con i fondamenti della fede), indicato dal Vaticano II (Unitatis redintegratio 11), magistralmente presentato da Bernard Sesboüé, permette di distinguere verità prime e verità seconde (ma non secondarie) e gioca un ruolo centrale nell’ecumenismo: partendo dal Credo, che presenta Maria nel secondo articolo, è possibile trovare la sua giusta collocazione (verticale: nel disegno di Dio; orizzontale: nella comunione dei santi) nella globalità della fede cristiana.

Vincenzo Vitale
   
  

Per presentare in modo accessibile la questione ecumenica mariana, abbiamo intervistato padre Giancarlo Bruni, docente al Marianum, ecumenista esperto e convinto (è legato alla comunità di Bose) che con affabilità e precisione ha risposto alle nostre domande.
  • Laurentin parlava a suo tempo della "questione mariana". Qual è oggi in ambito ecumenico? Quali sono i problemi in gioco?

«La questione mariana oggi in ambito ecumenico è questa: la consapevolezza che la figura di Maria e la riflessione sulla figura di Maria è un dato che ci riguarda tutti da vicino: cattolici, ortodossi, protestanti, per la semplice ragione che Maria è una figura biblica».

  • È, in effetti, è una delle poche figure di cui il Nuovo Testamento dice qualcosa oltre a quelle di Gesù, Pietro e Paolo.

«È una figura biblica, inscindibile da Cristo e inscindibile dalla Chiesa. Quindi cattolici, ortodossi e protestanti si sono resi conto che non possono non rivedere insieme questa figura, per rendersi conto che lei non è un motivo reale di divisione, ma molte ragioni della divisione sono confluite in Maria, che è diventata come il luogo in cui sono state proiettate molte altre divisioni, mentre lei come figura e la riflessione su di lei non è motivo di divisione tra i cristiani. E la cosa bella oggi è che cattolici, ortodossi e protestanti l’hanno riaccolta come sorella di fede nel cammino delle Chiese».

  • Certamente oggi c’è un buon consenso su Maria sulla base biblica. Ma la divisione più grande si gioca sulla tradizione, e tutto quello che è seguito alle divisioni (dopo oltre un millennio di cammino comune). Come gioca questo? Le sensibilità ecclesiali sono state condizionate dalle controversie?

«Detto in termini semplici e ampi (il discorso di per sé è più complesso) si può dire così: cattolici, ortodossi e protestanti si sono messi d’accordo a dire: "rivediamo insieme la figura biblica di Maria" e hanno concluso: "la Maria dei Vangeli non divide". Poi hanno fatto questa riflessione: "Vediamo ora come la Maria dei Vangeli è stata vissuta, pensata e celebrata storicamente". È il problema della tradizione. Questi dialoghi ecumenici hanno messo in risalto un cosa: sulla Maria dei primi sette Concili e sulla Maria del primo millennio la tradizione è concorde. Insieme, confessiamo, dichiariamo Maria come la Madre vergine di Dio. Quindi anche ristudiando insieme il problema della tradizione, si riconoce che c’è una tradizione del primo millennio che è di unità sostanziale».

  • Ma poi cosa succede?

«Le cose mutano con il secondo millennio soprattutto nel Medioevo in cui c’è una specie di spostamento di accento. Nel Medioevo nasce una visione cristologica di un certo tipo (lo dico a grandi termini): Gesù è il giudice severo, ecco allora che nasce il ricorso a sua madre come la madre buona e di misericordia. E quindi nasce anche una devozione molto spinta, molto forte nei confronti di Maria.

«Ed è qui poi che, mentre l’ortodossia rimane a sé, nell ’Occidente come reazione a questo modo di fare nasce la Riforma. E anche su Maria la Riforma, soprattutto i padri riformatori, non negano la presenza di Maria, ma cercano di ricollocare e di riportare Maria dentro il proprio alveo, che è l’alveo cristologico, che è l’alveo ecclesiologico, che è l’alveo del suo carattere esemplare.

«Quello che contestano è che a volte c’è una pietà e forse una teologia, un pensare che pone quasi una rivalità tra Gesù e Maria. Qui nasce la divisione, che è diventata nei secoli sempre più netta, per cui il cattolicesimo è quello di Maria, il protestantesimo è quello non mariano. Questa situazione è mutata con il dialogo ecumenico e negli ultimi quarant’anni si sono visti di nuovo dei progressi enormi, quando il "dossier" mariologico è stato riaperto e quando in ambito cattolico, a partire dal concilio Vaticano II, Maria è ricollocata in Cristo e nella Chiesa.

«Perché il vero problema – e lo dice anche il documento di Dombes – è proprio questo: la collocazione di Maria».

  • Come collocare Maria nell’insieme della fede cristiana?

«Secondo il documento di Dombes, nel disegno di Dio e nella comunione dei santi; poi, per il capitolo VIII della Lumen gentium, in Cristo e nella Chiesa, fino al documento cattolico-anglicano, dove è letta anche all’interno di tutta la storia della salvezza che è una storia di grazia e di speranza».

  • Si può prendere Maria isolatamente dal resto del mistero cristiano? C’è in questo senso una tentazione tipicamente cattolica della devozione mariana?

«No, non si può isolare Maria. Credo che per superare il rischio di una tentazione cattolica, che è quella di separare, di isolare Maria, di farne un discorso a se stante, – e questo lo dice anche tutto il magistero – bisogna ricollocare Maria all’interno della liturgia. Si deve partire "dal Padre per il Figlio nello Spirito nella comunione dei santi", e dentro la comunione dei santi vedere il ruolo e il significato di Maria. Maria va ricollocata. Qui allora la si legge bene.

«E la si legge in questo contesto in termini proprio esemplari: Maria diventa come dice Lumen gentium VIII il "tipo" e l’"esemplare" della Chiesa. Come Dio sta davanti all’uomo, come il Padre per il Cristo nello Spirito sta davanti all’uomo, allora ecco che nella comunione dei santi che hanno preso con sé Maria, si guarda Maria e lì si capisce: la prima parola che Dio dice a Maria è quella che dice all’uomo, quando s’avvicina: "Rallegrati!". Sono venuto per renderti una creatura bella e buona, hai trovato grazia presso di me. Mi chino con amore su di te. Ti chiedo di essere il luogo che dà ospitalità al Figlio e che lo genera al mondo per esempio con la santità della vita.

«E come l’umanità, la Chiesa stanno davanti a Dio, al Padre per il Figlio nello Spirito? Guardo ancora Maria: fiat, ti dico di sì, alla tua venuta, alla tua opera in me, al compito che mi dai di generare il Figlio al mondo, dico di sì. Lo dico nel Magnificat, ma lo dico anche nel gladius (la spada): "una spada ti trapasserà l’anima". Perché la grazia è sempre ad alto prezzo.

«Allora Maria non è più tanto nella linea di una devozione spicciola, ma diventa davvero un esemplare nella vita della Chiesa. Diventa esemplare di come Dio sta davanti a noi e di come noi stiamo davanti a Dio».

  • Questo mi sembra assolutamente ecumenico.

«Su questo paradigma dell’esemplarità di Maria convergono cattolici, ortodossi e protestanti. Direi che è un punto comune di partenza».

  • E come possiamo inquadrare in questa visione teologale il fatto che Cristo è l’unico Mediatore e il fatto che noi preghiamo Maria come mediatrice?

«Qui ci sono delle differenze. Le possiamo tradurre così. Ogni preghiera è al Padre per il Figlio nello Spirito nella comunione dei santi. Per cui un protestante ti direbbe così: "Io mi rivolgo al Padre, cioè prego, il Padre per il Figlio nello Spirito con Maria".

«Il cattolico dice: "Ma nella comunione dei santi io mi rivolgo al Padre per il Figlio nello Spirito. Ma posso anche dire a Maria di rivolgersi con me o di rivolgersi e di portare al Figlio un’invocazione, una preghiera che io ho fatto a Maria". Per cui la differenza è questa: il protestante prega con Maria, il cattolico con Maria ma in più invoca anche Maria. Però Maria invocata vuol dire questo: porta al Figlio nello Spirito quella preghiera che il Figlio – e solo il Figlio – porta al Padre.

«Oggi a livello ecumenico si dice che queste due prassi non generano divisione sostanziale. Sono consensi differenziati».

  • Cosa si può fare per una buona catechesi mariana, di qualità teologale?

«Io do questa indicazione: una buona catechesi mariana è presentare la Maria biblica; una buona catechesi mariana è presentare la Maria liturgica, in comunione con quella biblica; una buona catechesi mariana è presentare una mariologia della esemplarità: Maria è l’icona della Chiesa, vedi come Dio sta davanti a noi e come noi dobbiamo stare davanti a Dio.

«Una buona catechesi mariana è anche quella poi che ammette questa amicizia nella comunione dei santi. Allora posso dire a Maria che cammina con me: "senti, al tuo unico Figlio amato da te, da me, da noi, puoi dirgli questa cosa?". Ma allora la cosa è comprensibile dentro il concetto di comunione dei santi che camminano insieme, dove uno intercede per l’altro presso l’unico intercessore presso il Padre, che è la misericordia di Dio fatta carne

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19/10/2009 21:14
 
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I capitoli del Vangelo di Giovanni relativi all’ultima cena e alla passione di Gesù contengono due frasi non difficilmente ricollegabili tra loro, in quanto espressione di due desideri profondissimi del Figlio di Dio nei momenti più alti del suo sacrificio: «Che siano una cosa sola» e «Ecco tua madre».

Come non pensare Maria, nel Cenacolo della Pentecoste, intenta a servire e a operare per l’unità dei dodici? Come non cogliere il desiderio di comunione tra i membri della Chiesa nascente come uno dei moventi principali non solo della sua preghiera, ma anche dei suoi dialoghi, delle sue iniziative, della sua azione di madre della Chiesa?

Se c’è una persona che aderirebbe con convinzione a iniziative quali la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, è proprio la Vergine santissima, che non a torto può venir chiamata "Madre dell’unità".

Fu padre Paul Wattson a inventare questa iniziativa, e a celebrarla per la prima volta nelle stesse date in cui ha luogo oggi, dal 18 al 25 gennaio 1908 a New York.

Sull’onda del Concilio, negli anni Sessanta del Novecento, quando si intensificarono gli sforzi ecumenici del cattolicesimo, si arrivò, nel 1968 a progettare il primo libretto comune della Settimana di preghiera, intitolato A lode della sua gloria (Ef 1,14).

Tra il 1968 e il 1974 il libretto viene preparato in collaborazione dalla commissione Fede e Costituzione della protestante-ortodossa Conferenza mondiale delle Chiese e dal cattolico Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (attuale pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani): dal 1975 a oggi il materiale viene invece preparato da gruppi ecumenici locali, di una nazione ogni anno diversa, in modo da suscitare l’attenzione di tutto il mondo cristiano sulle problematiche delle nazioni in cui il Vangelo viene vissuto e l’ecumenismo viene promosso.

Si tratta forse del tratto più imponente ed evidente del movimento ecumenico, dal suo sorgere in poi. E questo fatto può condurci a meditare: solo Dio sa come, dove e quando potrà realizzare il desiderio di unità che sta pervadendo ogni Chiesa e ogni singolo credente; e forse il passo più importante da fare verso questa unità è proprio l’invocazione incessante, fervorosa e comunitaria dello Spirito Santo (quasi in un virtuale Cenacolo mondiale di Pentecoste, insieme a Maria) sulle Chiese e sulle comunità.

Chiamandoci a pregare insieme, Dio ci chiama a vivere insieme il momento fondante non solo dell’unità, ma anche della stessa fede: l’ascolto, l’adesione del cuore alla persona di Cristo. Pregare insieme è infatti relazionarsi insieme a Cristo, intorno al quale l’unità si può fare e convertendosi al quale potremmo convergere sempre di più gli uni verso gli altri.

È questo l’ecumenismo "spirituale", nel quale lo "spirito" di ogni credente invoca dallo "Spirito" di Dio quella trasformazione interiore personale da cui ogni comunità, rinnovata, può attingere le energie più autentiche per camminare verso l’unità.

Don Adriano Rosso,
direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Diocesi di Alba (Cuneo)


editoriale Madre di Dio gennaio 2009


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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La Madonna che unisce cattolici e anglicani


La festa di Nostra Signora delle Grazie a Nettuno





di Renzo Allegri

ROMA, martedì, 28 aprile 2009 (ZENIT.org).- Nettuno e Ipswich, due cittadine sul mare. Nettuno, 50 mila abitanti, si trova a 60 chilometri da Roma, sul litorale laziale, bagnata dalle acque del mar Tirreno; Ipswich, cittadina inglese, 120 mila abitanti, a due ore da Londra nella contea del Suffolk, è bagnata dalle acque del Mare del Nord.

Cattolica la popolazione di Nettuno; anglicana, quella di Ipswich: ma tutte e due contrassegnate da una profonda devozione per la Madonna, invocata con lo stesso titolo, “Nostra Signora delle Grazie”, e raffigurata in una statua lignea che risale al 1182, e che fino al 1538 è stata venerata in un bellissimo santuario a Ipswich e poi è misteriosamente arrivata a Nettuno.

Una vicenda affascinante, straordinaria, commovente, che compendia in se stessa dolorose vicende storiche di divisioni, scismi, odi, persecuzioni, ma che, soprattutto in questi ultimi anni, è diventata una storia di amore, di riappacificazione, di vitalità religiosa, intrisa di un forte desiderio di unità tra cattolici e anglicani.

"Qui a Nettuno, la Madonna, invocata con il titolo di 'Nostra Signora delle Grazie', è amata e venerata, proprio da tutti", dice il signor Mario Mazzanti, priore della Confraternita di Nostra Signora delle Grazie di Nettuno. "La prima domenica di maggio ne celebriamo la festa, che è la più grande e la più sentita festa religiosa della nostra città".

Le confraternite sono associazioni pubbliche di fedeli della Chiesa Cattolica che affondano le loro radici in antiche tradizioni e che sono disciplinate dai vari canoni del Codice di Diritto Canonico. Sorgono con lo scopo di incrementare il culto pubblico, fare opere di carità, di penitenza, di catechesi e anche per organizzare manifestazioni culturali.

"La nostra Confraternita", spiega Mario Mazzanti, "si dedica al culto della Madonna Nostra Signora delle Grazie, che è patrona di Nettuno. Attualmente siamo in circa 300 iscritti: 180 confratelli e 120 consorelle, in rappresentanza di tutte le famiglie della città. E’ nostro compito organizzare, in collaborazione con le autorità ecclesiastiche, tutte le manifestazioni riguardanti 'Nostra Signora', in particolare l’annuale festa di maggio. In questi giorni siamo alla vigilia ormai, e quindi in pieno fermento".

"Qual è", domandiamo a Mario Mazzanti, "l’origine di questa festa dedicata alla Madonna e così sentita a Nettuno?". "L’origine è legata a una statua lignea arrivata misteriosamente nella nostra città nel 1550, proveniente dall’Inghilterra. Come ho detto, 'Nostra Signora delle Grazie' è raffigurata da una statua in legno che conserviamo nel Santuario della nostra città, Per oltre quattrocento anni, quella statua era stata venerata in un santuario a Ipswich, in Inghilterra. La Madonna era invocata con il titolo di 'Our Lady of Grace', cioè 'Nostra signora delle Grazie'. Nel secolo Sedicesimo ci fu in quella nazione lo scisma, la rottura dei rapporti tra la Chiesa cattolica e lo Stato inglese, voluta da Enrico VIII che regnò dal 1509 al 1547”.

"La ragione della rottura, come è noto, era costituita dal fatto che Enrico voleva divorziare dalla prima moglie, Caterina d’Aragona, per sposare Anna Bolena. Il Papa non gli concesse l’annullamento del primo matrimonio ed Enrico proclamò la separazione della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa Cattolica. Dopo il divorzio, sposò Anna Bolena e si fece proclamare dal parlamento capo della Chiesa Anglicana. Dopo Anna Bolena, sposò altre quattro donne e sfogò il suo odio per la Chiesa di Roma con una feroce persecuzione di coloro che continuavano a proclamarsi cattolici. Confiscò i beni di tutti i conventi e i monasteri, fece incendiare le chiese cattoliche, fece bruciare statue, dipinti, libri, tutto quello che richiamava alla Chiesa Cattolica di Roma. La persecuzione continuò anche dopo la morte di Enrico VIII, anzi divenne più acuta sotto il successore, Edorardo VI”.

"Anche la statua della 'Our Lady of Grace' di Ipswich doveva essere bruciata. Il santuario, dove era venerata, fu distrutto nel 1538 da Thomas Cromwell, cancelliere dello Scacchiere e consigliere nero di Enrico VIII. Ma Cromwell volle salvare la statua miracolosa della Madonna e la nascose in una cappella privata di sua proprietà a Londra. E quando la violenza distruttrice si intensificò sotto Edoardo VI, alcuni pii marinai, temendo che la statua della Madonna venisse scoperta e distrutta, decisero di sottrarla dalla casa di Cromwell per portarla in salvo in Italia”.

“La statua venne imbarcata in gran segreto su una nave che doveva raggiungere Napoli. Ma giunta nel Mar Tirreno, la nave fu coinvolta in una terrificante tempesta e trovò scampo riparando nell’insenatura tra Anzio e Nettuno. Passata la tempesta, i marinai decisero di riprendere il largo, ma appena fuori dell’insenatura del golfo, il mare si gonfiò di nuovo, le onde divennero gigantesche e ricacciavano la nave nell’insenatura. I marinai tentarono più volte di proseguire il viaggio, ma inutilmente”.

“Ad un ennesimo tentativo, la nave fu rovesciata. I marinai, in balia di quelle onde violente, erano perduti, ma con loro incredibile meraviglia, si ritrovarono a riva, tutti incolumi e si chiedevano come mai poteva essere accaduto. Si ricordarono dalla statua della Madonna che avevano a bordo e si convinsero che era stata la Vergine miracolosa a salvarli. E riflettendo sul fatto che le onde diventavano gigantesche proprio quando la nave tentava di lasciare l’insenatura, conclusero che la Madonna voleva restare a Nettuno”.

"Lì vicino al luogo dove avevano trovato scampo, c’era una chiesetta. I marinai parlarono con la gente, raccontarono la storia della statua di 'Nostra Signora delle Grazie' che avevano sulla nave, e dissero che forse la Madonna voleva restare a con loro. La popolazione ne fu felice, La statua venne sbarcata e portata in processione nella vicina chiesetta. Subito il mare si calmò e i marinai inglesi poterono finalmente riprendere il loro viaggio verso Napoli”.

"La statua incontrò subito la devozione della gente, che continuò a invocarla con il titolo di 'Our Lady of Grace', tradotto in 'Nostra Signora delle Grazie'. Devozione che andò via via aumentando e nel 1854, anno del dogma dell’Immacolata Concezione, Papa Pio IX proclamò 'Nostra Signora delle Grazie' patrona di Nettuno. Nel 1914 venne costruito un nuovo grande santuario e la statua miracolosa fu collocata sull’altare maggiore. In seguito in una cappella laterale fu portato anche il corpo di Maria Goretti, una ragazza di Nettuno, uccisa a 12 da uno stupratore e proclamata santa da Pio XII nel 1950".

Ci sono documenti validi che dimostrano come la statua di “Nostra Signora delle Grazie” che si venera a Nettuno sia proprio quella che fino al 1550 era in Inghilterra? "Lungo il corso dei secoli sono state fatte varie ricerche storiche e sono venuti alla luce diversi documenti. In tempo recenti, uno studioso ha trovato informazioni importanti in alcuni manoscritti conservati nella Biblioteca Vaticana. Sulla scia di quei ritrovamenti, ha fatto delle ricerche con relative altre interessanti scoperte, monsignor Vincenzo Cerri, che era parroco di Nettuno. Mentre in Inghilterra, il dottor J. Docherty di Ipswich ha trovato, al British Museum di Londra, una lettera scritta nel 1538 da un certo William Lawrence a Thomas Cromwell, nella quale trovano piena conferma le notizie tramandate dalla tradizione riguardo il salvataggio della Statua da parte prima dello stesso Cromwell e poi di alcuni marinai che la portarono in Italia. Ma sulla stessa statua, durante un restauro compiuto nel 1959, sono state evidenziate delle scritte in antica e rozza lingua inglese, che confermano la sua origine".

In Inghilterra esistono tracce di questa statua e del culto di cui godeva? "A Ipswich la devozione alla 'Our Lady of Grace' non è mai venuta meno. Il Santuario dove era conservata la statua, portava questo titolo fin dal 1152, quando la statua venne scolpita. Come ho detto, quel santuario fu distrutto intorno al 1538, ma la gente ha sempre continuato a pregare la Madonna 'Our Lady of Grace'. La via dove sorgeva il Santuario si chiama ancora 'Lady Lane', 'strada della Signora'”.

“Nel punto esatto dove sorgeva l’antico Santuario è stata posta recentemente una statua in bronzo, realizzata dallo scultore Roberth M. Mellamphy, che si è ispirato alla nostra immagine lignea. Sotto la statua una targa che dice: 'Qui c’era la Cappella di Nostra Signora delle Grazie che custodiva la statua in legno di una Madonna con un bambino. All’epoca medievale i pellegrini l’avevano annoverata tra i più famosi oggetti della reale casa. Più tardi andò sotto la protezione del Cardinale Thomas Work. E’ stata chiusa per ordine del re Enrico VIII nel 1938. La statua portata a Londra per essere bruciata è stata salvata da marinai e portata a Nettuno in Italia dove risiede in una grande chiesa'".

"Voi certamente siete in contatto con la cittadina di Ipswich". "Siamo in contatto, siamo andati varie volte a vedere quei luoghi e abbiamo fatto anche di più. In accordo con la popolazione di Ipswich abbiamo dato vita a una iniziativa straordinaria che, nel nome di 'Nostra Signora della Grazie', mira ad avvicinare sempre più le due Chiese, quella Cattolica e quella Anglicana, nella speranza che si giunga un giorno alla riunione come prima dello scisma”.

“I primi contatti risalgono a molti anni fa, quando monsignor Cerri fece le ricerche storiche in collaborazione con il dottor J. Docherty di Ipswich. Nel 1975 lo scultore inglese Roberth M. Mellamphy, venne a Nettuno a studiare la statua della nostra Signora e ne fece una copia che venne posta in una nicchia nella chiesa anglicana di Saint Mary at the Elmes di Ipswich, che comprende il territorio dove un tempo sorgeva il Santuario di “Nostra Signora”.

Questi contatti andarono via via intensificandosi fino ad arrivare alla formulazione di un “gemellaggio religioso” tra Nettuno e Ipswich. Questa iniziativa si è compiuta e realizzata definitivamente nell’agosto del 2005, quando una delegazione della Confraternita di “Nostra Signora della Grazie” di Nettuno si è recata a Ipswich ed è stata ospite di quella Comunità per una settimana. Io, come priore della Confraternita, guidavo la delegazione. C’era anche padre Padre Carlo Fioravanti, allora Rettore del Santuario di Nostra Signora della Grazie di Nettuno. E’ stata un’esperienza indimenticabile".

"Per quali motivi?". "Per tutto. Per tutto quello che abbiamo visto, sentito, provato. Rivedere i luoghi dove era nata la devozione a 'Nostra Signora della Grazie', dove per secoli era stata venerata l’immagine che ora si trova nella nostra chiesa, conoscere la gente anglicana che ama la Madonna come noi, sentire il loro grande desiderio di ecumenismo, condividere con loro il sogno di tornare fratelli nella fede, perché siamo figli della stessa Madre, la Madonna Santissima, ha suscitato emozioni veramente indescrivibili”.

"Siamo stati accolti dalle autorità cittadine, con il sindaco in testa, con una cordialità che mai mi sarei aspettato. Siamo stati ospiti nelle case di quella gente. Le emozioni raggiunsero il loro culmine quando, nella chiesa anglicana della parrocchia, alla presenza di noi cattolici e tanti anglicani, padre Carlo ha celebrato la Messa. Era la prima Messa celebrata da un prete cattolico romano, in quella chiesa anglicana dopo lo scisma del 1538”.

“Bellissimo il momento dello scambio della pace quando le mani di persone di religioni diverse, si sono incrociate in un’unica fede. 'Raccomandiamo la comunità di Nettuno e quella di Ipswich a Nostra Signora delle Grazie', ha detto padre Carlo. 'Un solo gregge unito nella lode del Signore'. E anche padre Haley Dossor, il sacerdote anglicano parroco della chiesa di Saint Mary at the Elmes di Ipswich, ha sottolineato la grandiosità di quel momento, che vedeva cattolici e anglicani uniti in preghiera per amore della Madonna”.

“A sera è stata organizzata una processione per le vie della città, sul tipo di quelle che teniamo a Nettuno a maggio, e in ricordo di quelle che si facevano a Ipswich prima del 1538. Insomma, con quel viaggio abbiamo dato vita a una tradizione che da allora si è ripetuta ogni anno”.

“Per la festa di Nostra Signora delle Grazie che celebriamo all’inizio di maggio, una delegazione di anglicani di Ipswich viene a festeggiare la Madonna da noi. E per quest’anno sono in arrivo 55 anglicani di Ipswich, guidati dal sindaco e da due vescovi anglicani. Alla fine di maggio, noi, come ogni anno, andremo a festeggiare da loro".
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/04/2010 13:53
 
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“Spero che i miei lettori sentano il bisogno di leggere Newman”


Pubblicato un libro di monsignor De Berranger


di Anita S. Bourdin

LIONE, mercoledì, 28 aprile 2010 (ZENIT.org).- “Mi auguro che, leggendo il mio libro, i lettori sentano il bisogno di leggere gli scritti dello stesso Newman”, dichiara il Vescovo emerito della diocesi francese di Saint Denis, monsignor Olivier de Berranger, in questa intervista rilasciata a ZENIT.

Il presule sottolinea il carattere “mariano” del “processo” di Newman: Maria “è per noi simbolo, non solo della fede dei più semplici, ma anche di quella dei dottori della Chiesa”.

Buckingham Palace ha annunciato che Benedetto XVI si recherà in visita nel Regno Unito dal 16 al 19 settembre 2010 e che presiederà, a Coventry, la Messa di beatificazione del cardinale John Henry Newman.

In vista di questa beatificazione, la casa editrice
Ad Solem ha recentemente pubblicato un libro atipico: “Par l'amour de l'invisible, itinéraires croisés de John Henry Newman et Henri de Lubac” [Per amore all’invisibile, itinerari incrociati di John Henry Newman e Henri de Lubac, n.d.r.].

In questa opera, monsignor De Berranger propone un approccio originale al pensiero del cardinale Newman e alla sua attualità.

Come ha pensato all’idea di abbinare le figure di Newman e di de Lubac?

Monsignor De Berranger: È l’editore che avvicina le figure di questi teologi nella copertina del libro, attraverso due foto che li ritraggono intorno ai loro 70 anni di età.

Newman (1801-1890) e de Lubac (1896-1991) non appartengono allo stesso secolo, né allo stesso Paese. Uno è oratoriano, l’altro è gesuita.

Ma il pensiero del primo ha esercitato un’influenza che anticipa il Concilio Vaticano II (1961-1965).

Il secondo, che ha partecipato al Concilio come esperto, non ha esitato ad apportarvi ciò che è stato “l’evento spirituale” del Movimento di Oxford, del quale Newman è stato uno dei principali esponenti, nella speranza di rinnovare la Chiesa in Inghilterra tra il 1833 e il 1843, quando vedeva in essa una “via mediana” tra il Protestantesimo e ciò che egli considerava una tendenza alle esagerazioni superstiziose del “romanismo”.

Approfondendo, a partire dallo studio dei Padri della Chiesa, la questione dello “sviluppo della dottrina cristiana”, si è reso conto che la verità nella sua pienezza si trovava nella Chiesa cattolica e ha deciso di “arrendersi” e di aderire alla Chiesa romana il 9 ottobre 1845.

Perché padre de Lubac aveva letto l’opera del cardinale Newman con tanta attenzione?

Monsignor De Berranger: Perché vedeva in lui un teologo, il cui pensiero – al pari dei tedeschi Johannes Adam Möhler (1796-1838) e Matthias Joseph Scheeben (1835-1888) – avrebbe potuto contribuire a rinnovare la vita della Chiesa.

E ciò attraverso influenze contrarie al modernismo, condannato da San Pio X nel 1910 e attraverso il neotomismo, che troppo spesso gli sembrava una cattiva risposta alle domande rivolte alla fede cristiana dai nostri contemporanei, perché prigioniero di formulazioni astratte e lontane dalla tradizione patristica ... e dallo stesso San Tommaso d’Aquino.

Ciò che de Lubac apprezzava in Newman era la purezza della fede, unita a un’acuta comprensione delle esigenze della cultura scientifica.

Inoltre, esisteva tra Newman e de Lubac un’altra affinità, oltre al fatto di essere stati nominati cardinali verso la fine della loro vita, il primo da Leone XIII, l’altro da Giovanni Paolo II (come Journet, Daniélou, Congar, Grillmeier,...): un’affinità di tipo spirituale.

Entrambi hanno cercato di essere umili interpreti della fede più radicata nella Tradizione.

Lei parla della loro “passione volta a far amare la Rivelazione cristiana ai suoi contemporanei”. Cosa hanno, in definitiva, in comune?

Monsignor De Berranger: Appunto, la stessa sensibilità verso la Rivelazione, quella che la costituzione conciliare Dei Verbum metterà in rilievo, completando in qualche modo la costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I (1870).

Entrambi hanno una conoscenza molto profonda della Scrittura nella storia, in cui il Verbo incarnato costituisce la chiave interpretativa.

Ma non si tratta di una pura dichiarazione di principi. È, sia per l’uno che per l’altro, una fonte di santità, perché secondo il motto del cardinale Newman, “cor ad cor loquitur” (il cuore parla al cuore).

Questo è il vero rapporto tra il credente e Cristo, che deve diventare il rapporto del credente con tutti, con il proprio fratello, che egli desidera portare all’amore verso Colui che si rivela per mezzo della Chiesa.

Come sottolineato da Newman, senza certezza non esiste possibilità di santità. Ciò non vuol dire che la fede non venga mai messa alla prova dal dubbio, come un cammino spirituale attraverso l’aridità, ma che l’intelligenza deve potersi fondare su un assenso molto fermo a Cristo, secondo la confessione di Pietro, roccia della Chiesa.

Perché Benedetto XVI ha tanto interesse a far conoscere Newman a tutta la Chiesa? Il Papa non solo ne promuove la beatificazione, ma presiederà egli steso la cerimonia, che non si svolgerà a Roma!

Monsignor De Berranger: Tutti sono d’accordo nel riconoscere in Benedetto XVI un grande teologo.

Non so quante volte egli abbia citato Newman nelle sue numerose opere. Ma poiché egli si è abbeverato alle stesse fonti della grande Tradizione e poiché come de Lubac, suo contemporaneo, ha letto l’opera di Newman, ha riconosciuto la sua santità nella ricerca della verità a qualunque costo.

Penso di poter dire che Newman rappresenti per Benedetto XVI una testimonianza della stessa levatura di una Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce) per Giovanni Paolo II.

E, insieme a molti altri, spero che l’uno e l’altra siano dichiarati dottori della Chiesa.

A lei, personalmente, cosa le piace di più di Newman? Cosa ha voluto comunicare ai suoi lettori?

Monsignor De Berranger: Mi piace l’uomo e l’opera nella sua integrità. Mi consenta di citare un passaggio celebre del suo quindicesimo sermone universitario pronunciato a St. Mary di Oxford, quando era ancora un chierico anglicano.

Meditando sul versetto di Luca 2,19 (Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore), dice: “Maria è il nostro modello nella Fede, non solo nella ricezione, ma anche nello studio della Verità divina. Ella non si accontenta di accettarla, vive in essa; non le basta possederla, si serve di essa; sottomette la propria ragione, ma ragiona sulla fede, certamente non razionalizza prima, per poi credere, come Zaccaria, ma prima crede senza ragione e poi, con amore e rispetto, ragiona su ciò che crede. Pertanto, ella è per noi simbolo, non solo della fede dei più semplici, ma anche di quella dei dottori della Chiesa, che devono cercare, soppesare, definire, oltre che professare il Vangelo; per tracciare una linea tra la verità e l’eresia; per anticipare o rimediare alle aberrazioni di una falsa ragione, per combattere con le armi giuste (quelle della fede) l’orgoglio e la temerarietà e per trionfare sul sofista e l’innovatore” (2 febbraio 1843).

Mi auguro che, leggendo il mio libro, i lettori sentano il bisogno di leggere gli scritti dello stesso Newman, per rafforzarsi in questo processo “mariano”, ecclesiale, perché radicato nelle origini del Cristianesimo.

Sarà presente alla beatificazione?

Monsignor de Berranger: Rispondo come i romani: “Se Dio vuole, certo”.

I suoi studi sul cardinale Newman e sul cardinale de Lubac l’hanno aiutata nel suo ministero?

Monsignor De Berranger: Vorrei citare in particolare due opere che mi hanno particolarmente ispirato. Una mentre ero in Corea, l’altra mentre ero Vescovo di Saint-Denis in Francia.

In Corea, è stata la “Grammatica dell’assenso” che mi ha aiutato a inculturarmi in un’area così diversa dall’Europa.

Newman non si mostra solo preoccupato per “la fede dei più semplici”, per dimostrare coerenza profonda, ma dispiega una straordinaria sensibilità per l’influenza delle culture nell’espressione di una medesima fede.

E proprio nel momento in cui monsignor Tagliaferri, allora nunzio in quel Paese, mi ha detto che ero stato nominato alla sede di Saint-Denis, dovevo preparare una conferenza su un’opera apparentemente minore, del padre de Lubac: “Il fondamento teologico delle missioni”.

Ha dimostrato l’unità del genere umano di fronte alla sua fonte originale, creatrice, e si è opposto con vigore, nel gennaio del 1941, alle tesi razziste divulgate dal nazismo.

Questa coincidenza mi ha confortato in un ministero planetario.

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23/10/2010 23:52
 
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“Maria, segno di identità dei popoli cristiani”


Prossimo Congresso Mariano Internazionale a Gibilterra


di Nieves San Martín

GIBILTERRA, venerdì, 19 febbraio 2010 (ZENIT.org).- In occasione del VII Centenario della devozione a Nostra Signora d'Europa, patrona di Gibilterra e del suo Campo, e del I Centenario della Diocesi di Gibilterra, dal 5 al 7 marzo si svolgerà nella piazza suddetta un Congresso Mariano Internazionale sul tema “Maria, segno di identità dei popoli cristiani”.

L'asse del Congresso sarà la figura della Vergine Maria da un punto di vista interdisciplinare - religioso, storico, artistico e antropologico -, ha reso noto a ZENIT Ramón de la Campa, del Vescovado di Gibilterra.

Il Congresso si concentra sullo sviluppo della devozione mariana nella storia della Chiesa e della civiltà occidentale, soprattutto nel sud della Penisola iberica, dividendo lo studio, da un punto di vista metodologico, in sei sezioni: La devozione alla Theotokos nella storia della Chiesa cattolica; Maria nell'ecumenismo e nel dialogo interreligioso; Bibbia, liturgia e pratiche devozionali; La devozione alla Theotokos e il Sud della Penisola iberica; Attori e promotori della devozione mariana; La Theotokos e l'arte.

I congressisti potranno iscriversi fino a venerdì 26 febbraio. Il presidente del Comitato Esecutivo del Congresso è il Vescovo di Gibilterra, monsignor Charles Caruana.

Gibilterra, una delle Diocesi più piccole del mondo (appena cinque chilometri quadrati), ha uno status peculiare all'interno della Chiesa cattolica. Ha circa 24.000 cristiani tra cattolici e protestanti, e solo sei parrocchie. Il Vescovo è indipendente dalle Conferenze Episcopali spagnola e britannica. Dipende direttamente da Roma, anche se in genere è invitato alle assemblee dei Vescovi di Spagna e Regno Unito.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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08/01/2011 20:54
 
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Convergenze ecumeniche
   

Per completare l’"excursus" sul tema della mediazione mariana, affrontiamo l’argomento da un particolare punto di vista, non certo privo di difficoltà.
  

Tralasciando il cammino individuale di singoli autori, ci soffermiamo su tre contributi ecumenici collettivi nelle loro prese di posizione riguardo al problema della mediazione mariana. Si osserva un progressivo e significativo cammino d’incontro ecumenico, in cui si mette al sicuro la dottrina biblica su Cristo unico mediatore, ma al tempo stesso si accetta il ruolo di Maria inserito nell’unica mediazione di Cristo, derivante da essa e al suo servizio.

Luterani e cattolici in dialogo. Frutto di vari incontri durante alcuni anni è il documento pubblicato nel 1990, firmato da parte luterana dal presidente del Luther College, H. George Anderson, e da parte cattolica dall’arcivescovo di Denver, card. J. Francis Stafford.

Circa la mediazione, da parte luterana si ricorda che Lutero criticò il culto dei santi perché il popolo mostrava maggior fiducia nei meriti dei santi che in Cristo. Melantone nell’Apologia Confessionis Augustanae (1531) ammise senza difficoltà che gli angeli e i santi vivono in cielo e intercedono per i credenti, ma denuncia il passaggio dall’intercessione all’invocazione e l’affermazione cattolica che c’è «un solo mediatore di redenzione» (unus mediator redemptionis) e che ci sono «molti mediatori di intercessione» (multi mediatores intercessionis), (n. 27). Per i luterani Cristo unico mediatore non esclude, anzi provoca un’ulteriore «mediazione», intesa come trasmissione di grazia attraverso la Parola e il Sacramento, che sono «mezzi» (mittel, instrumenta) di cui si serve lo Spirito Santo per comunicare la fede a coloro che ricevono il Vangelo (Confessio Augustana, 5); ma invece di «mediazione» preferiscono parlare di «ministero». I santi defunti possono essere modelli di fede, ma non sono considerati come mediatori complementari al Cristo comunicato dal Vangelo (n. 45).

IV   Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20.10.2006); in primo piano da   sinistra: il card. Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo; il card. J.   Francis Stafford, già penitenziere maggiore, e un rappresentante della   Chiesa ortodossa.
IV Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20.10.2006); in primo piano da sinistra: il card. Vinko Puljic,
arcivescovo di Sarajevo; il card. J. Francis Stafford, già penitenziere maggiore, e un rappresentante
della Chiesa ortodossa (foto Alessia Giuliani).

Da parte cattolica si specifica che Gesù è riconosciuto unico mediatore perché nessuna giustificazione, santificazione, grazia o merito può esistere se non per mezzo di lui (n. 55). Il termine «mediazione» riferito a fedeli esemplari, angeli, sacerdoti o altri, ha solo un senso derivato, in quanto l’unico Mediatore sceglie di operare servendosi di essi come di strumenti o canali (n. 56). Preoccupato di allontanare il sospetto che il ruolo svolto da Maria comprometta la mediazione di Cristo, il Concilio afferma che «l’unica mediazione del Redentore non esclude, anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione (cooperationem), che è partecipazione (participatam) dell’unica fonte (ex unica fonte)» (LG 61). Cristo trasforma i peccatori in ministri, mostrando che la sua unica mediazione non è sterile (cf nn. 59 e 62). Il Concilio di Trento insegna che è cosa buona e utile invocare i santi e ricorrere alle loro preghiere e al loro aiuto per ottenere i benefici di Dio attraverso Gesù Cristo, «che è il nostro unico Salvatore e Redentore» (Dz 1821). I cattolici, ispirandosi alla dottrina della maternità divina e a testi biblici come Gv 2,1-11, hanno attribuito un potere eccezionale all’intercessione di Maria presso suo Figlio e con Bernardo di Chiaravalle e Bernardino da Siena l’hanno considerata come «mediatrice presso il Mediatore». Tuttavia i movimenti che tendono a definire la dottrina di Maria come «mediatrice di tutte le grazie» non sono stati finora incoraggiati da Roma. Senza dover per forza ripudiare il linguaggio poetico degli inni e della devozione, molti cattolici contemporanei ritengono che sia teologicamente improprio parlare di Maria come «mediatrice» perché il titolo può facilmente essere interpretato erroneamente in modo da indebolire la dottrina di Cristo «unico mediatore» (cf n. 84).

Si avrebbe un progresso verso la comunione: se le Chiese luterane ammettessero che l’insegnamento cattolico sui santi e Maria, come presentato dal Vaticano II, non promuove credenze né pratiche idolatriche e non è contrario al Vangelo; se la Chiesa cattolica si concentrasse su Cristo unico mediatore, e dichiarare che i protestanti non possono essere obbligati a invocare i santi (né a riconoscere i due recenti dogmi mariani).

I cattolici sfidano i luterani a definire più chiaramente nella pratica ecclesiale la koinonía dei santi che comprende i vivi e i defunti con Cristo.

I luterani sfidano i cattolici a far risaltare più chiaramente la mediazione da parte del solo Cristo nelle nostre pratiche devozionali concernenti i santi e Maria.

Il Gruppo di Dombes. Frutto di sette anni di lavoro tra 40 teologi, di cui 20 cattolici e 20 evangelici, il documento Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1998) rappresenta un notevole tentativo ecumenico d’incontro sulla Madre di Gesù.

Uno dei punti di contrasto dottrinale riguarda la cooperazione di Maria alla salvezza dell’umanità. Il termine cooperazione, infatti, rischia di creare l’idea di una collaborazione sul piano di uguaglianza tra Cristo e Maria, quasi dell’aggiunta di una percentuale all’opera salvifica di Cristo. Secondo il pensiero dei riformatori, Cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’umanità, e la nostra giustificazione avviene solo per la fede in lui, unico salvatore (solus Christus), indipendentemente dalle opere. L’unica mediazione si attua attraverso la Parola e i Sacramenti: soltanto Cristo genera tali parole e atti, e perciò egli è l’unico mediatore e colui che è mediato, senza altri interventi di ordine secondario, dipendente...

Per i cattolici, Cristo unico mediatore attua nel mondo l’opera di salvezza servendosi anche di altre persone come strumenti e canali. Infatti, come il sacerdozio di Cristo è condiviso dai ministri ordinati e da tutti i battezzati, così pure l’unica mediazione del Redentore non esclude, anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione, che è partecipazione dell’unica fonte. Il termine cooperazione non è riservato unicamente a Maria: ogni cristiano può essere chiamato cooperatore, secondo le parole di Paolo che afferma: «Noi siamo i cooperatori di Dio» (1Cor 3,9). La Lumen gentium chiamerà questa cooperazione «derivata e completamente dipendente» dall’unico mediatore, Gesù Cristo.

Neroccio di Bartolomeo Landi (1447-1500), Madonna col Bambino e   santi Bernardino da Siena e Caterina da Siena, Pinacoteca nazionale,   Siena.
Neroccio di Bartolomeo Landi (1447-1500), Madonna col Bambino e santi Bernardino da Siena
e Caterina da Siena, Pinacoteca nazionale, Siena.

La convergenza per i protestanti e per i cattolici riguarda non solo Cristo unico mediatore, ma anche la necessità di una risposta umana resa possibile dalla grazia divina, che rimane prioritaria. Il Gruppo di Dombes, dopo aver richiamato «l’assoluta priorità divina» (n. 217) che occorre sempre rispettare, propone i termini di accoglienza e di cooperazione: «La salvezza è un rapporto: non c’è salvezza se questa non viene ricevuta, se non incontra una risposta nell’azione di grazie. La passività davanti alla grazia, il "lasciarsi fare" della fede davanti a essa, fonda una nuova attività: la disponibilità si fa obbedienza. La docilità allo Spirito Santo diventa attiva» (n. 219).

Il Gruppo precisa che «l’accoglienza non è un’opera. Colui che riceve un regalo non partecipa in alcun modo all’iniziativa del dono. Tuttavia il regalo è pienamente tale solo se ricevuto. A rigor di termini, non c’è dono se il destinatario non lo accoglie. Altrimenti si ha soltanto l’offerta di un regalo. Affinché ci sia dono, il donatore ha in qualche modo bisogno del donatario. Un regalo è una sorta di invocazione che il donatore fa al donatario. La risposta al regalo fa parte del regalo. Il dono di Dio che è Cristo in persona si sottomette a questa legge della libera accoglienza» (n. 220).

"Cooperare" significa "ricevere". Il Nuovo Testamento presenta alcune persone che hanno ricevuto da Dio il potere di svolgere dei ruoli che esigono una libertà nata dalla grazia e il cui scopo è che altri siano toccati dal favore divino. È dunque inequivocabile il carattere assoluto della grazia di Dio, ma anche la risposta umana ne è parte integrante. La salvezza è un dono, «tuttavia il regalo è pienamente tale solo se viene ricevuto» (n. 220), proprio come l’alleanza che «è unilaterale da parte di Dio e diventa bilaterale per essere effettiva» (n. 222). In questo senso deve essere compreso il termine cooperazione, all’interno cioè del rapporto tra la grazia di Dio e la libertà umana, tra la salvezza di Dio e la necessaria risposta del beneficiario. Cooperare non indica perciò tanto un fare quanto piuttosto un ricevere.

Maria allora è l’icona di ogni credente, interviene dalla parte dei salvati che ricevono la salvezza attraverso una rinuncia a se stessi, all’amor proprio per lasciar fare a Dio. «Ella coopera all’evento unico e universale della salvezza […]. La sua "cooperazione" non va ad arricchire l’azione di Dio e, dal momento che essa è frutto dei suoi doni, non attenta in alcun modo alla sovranità di Cristo» (n. 217). Tuttavia, la cooperazione di Maria è unica quanto alla natura di ciò che compie, perché lei è la Madre di Dio. Ella coopera all’evento unico e universale della salvezza, ma dal punto di vista strutturale o del suo statuto, la sua cooperazione non è diversa da quella di ogni persona giustificata per la grazia.

L’esposizione sistematica della cooperazione di Maria può partire, come abbiamo visto, dalla convinzione biblica che Dio cerca il singolo nella comunità del popolo di Dio e gli pone ogni volta esigenze specifiche. Questa legge, per la quale ogni uomo viene coinvolto con una sua responsabilità personale irrinunciabile nella storia salvifica di Dio, raggiunge in Maria la sua concretizzazione più alta.

Stefano De Fiores, smm


http://www.stpauls.it/madre/1001md/1001md08.htm

 

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Ruolo di Nostra Signora
nell’unità della Chiesa

   

«La Vergine è un segno unico e una testimonianza unica di ciò che è fondamentale per il discepolato cristiano»
(card. Walter Kasper).

  

Passato il tempo di Avvento-Natale e giunti alla prima parte del Tempo ordinario, al sabato è prevista la memoria facoltativa di "Santa Maria in Sabato". Specie in questo mese, dedicato all’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), è bene prendere il formulario Maria "Madre dell’unità" (Collectio Missarum BVM n. 38). Madre dell’"unità e della moltitudine", la Vergine è promotrice della fratellanza e dell’unificazione tra le membra del Corpo di Cristo.

Ma sul mensile Popoli di maggio 2009, pp. 52-53, troviamo questo titolo: La Madonna della discordia. Lo scrivente stesso (D.M.) precisa: il titolo può sembrare "irriverente", ma poi aggiunge: «Fin dai primi secoli dell’era cristiana la discussione circa la Madre di Gesù provoca dispute, talora molto aspre. Nell’epoca moderna lo scontro è stato tra cattolici e protestanti, e tuttora permangono ampie aree di divergenza».

Roma,   25.4.2005: Benedetto XVI incontra Rowan Williams, primate della   Comunione anglicana. Alla destra dell'Arcivescovo di Canterbury il card.   Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione   dell'unità dei cristiani.
Roma, 25.4.2005: Benedetto XVI incontra Rowan Williams, primate della Comunione anglicana. 
Alla destra dell’Arcivescovo di Canterbury il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio 
per la promozione dell’unità dei cristiani (foto Catholic Presse Photo/Osservatore Romano).

A parte il titolo giornalistico (per lo scoop) falso, oltre che indegno e offensivo, all’articolista risponde l’ecumenista G. Bruni che, nello studio Mariologia ecumenica: approccio, documenti, prospettive, Edb 2009, dichiara: Maria non è mai stata causa di separazione tra i cristiani. Caso mai ne è diventata la vittima. E nelle prospettive conclusive Bruni mostra come in mariologia i dialoghi hanno prodotto una teologia riconciliata.

I. Madre dell’unità del Corpo di Cristo. Ecco la testimonianza di tre documenti di altrettante Chiese.

1. Il Gruppo di Dombes, associazione di teologi cattolici e protestanti di lingua francese per la ricerca della comunione tra le Chiese, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, studio definito un avvenimento ecumenico di grande importanza e pubblicato dalla comunità monastica ecumenica di Bose (Biella) nel 1998, conclude: «Il nostro lavoro ha mostrato che in Maria niente permette di fare di lei il simbolo di quel che ci separa» (pag. 167). «Bisogna ricordare con forza – si legge nella Presentazione della prima parte – che Maria non è mai stata una causa di separazione tra le Chiese. Al contrario, essa ne è diventata la vittima, addirittura l’espressione esacerbata. Su di lei si polarizzano e in lei si riflettono numerosi altri fattori di divisione» (pag. 9). Storicamente rimane vero che la Vergine è stata "usata" dai cattolici contro i protestanti, e i protestanti l’hanno "usata" contro i cattolici.

2. La dichiarazione della Commissione internazionale anglicana-cattolica romana (= Arcic II) del 2004, nota come Dichiarazione di Seattle, Maria: grazia e speranza in Cristo, afferma: «Maria non ci divide», e nel paragrafo 80 si legge: crediamo che «i punti che riguardano la dottrina e la devozione verso Maria non debbano più essere visti come divisivi della comunione, o come ostacolo a un nuovo passo nella crescita verso la koinonia visibile».

3. La Pami (Pontificia Academia mariana internationalis), lettera ai cultori di mariologia, La Madre del Signore. Memoria, presenza, speranza. Alcune questioni attuali sulla figura e la missione della b. Vergine Maria, Città del Vaticano 2000, nel n. 41, trattando dello Spirito Santo e Maria nel Cenacolo, scrive: Maria «è la Madre dell’unità che, posta al centro di una comunità eterogenea di discepoli, la aiuterà a divenire presto concorde nella preghiera e a distinguersi per l’"unione fraterna" (At 2,42) dei suoi membri (cf At 4,32): presenza pacificatrice che ha accompagnato e accompagna la Chiesa nel suo cammino lungo la storia».

Bruno   Chenu (1942-2003), teologo e giornalista, co-presidente del Gruppo di   Dombes.

Gennadios Zervós, metropolita dell'Arcidiocesi greco-ortodossa   d'Italia e Malta.

Bruno Chenu (1942-2003), teologo e giornalista, co-presidente del Gruppo
di Dombes (foto Bayard Press).

Gennadios Zervós, metropolita dell’Arcidiocesi greco-ortodossa
d’Italia e Malta (foto Bevilacqua).

II. Maria nelle confessioni cristiane.
1. Ortodossi.
Per gli orientali, cattolici e ortodossi, in ogni azione liturgica ritorna come una sequenza continua la memoria della Theotokos. Essi non celebrano se non è esposta alla venerazione dei fedeli l’icona della Tuttasanta. L’orientale N. Cabalisas (ca. +1391) precisava: «Dobbiamo... raccomandare noi stessi (a Dio) solo dopo esserci appellati al soccorso della tuttasanta Madre di Dio». Gli orientali hanno una mirabile teologia mariana ed un elevato culto mariano. A noi cattolici essi rimproverano un culto mariano più devozionale che teologico-liturgico.

2. Anglicani. Paolo VI rilevava che i cattolici «si uniscono agli anglicani, i cui teologi classici già misero in luce la solida base scritturistica del culto alla Madre del nostro Signore, e i cui teologi contemporanei sottolineano maggiormente l’importanza del posto che Maria occupa nella vita cristiana» (Marialis cultus 32).

Gli anglicani si riconoscono figli di Maria, celebrano le sue feste e nutrono per lei una tenera devozione. Mons. John Baycroft, direttore del Centro anglicano in Roma e rappresentante dell’Arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, nel 2000 scriveva: «Quando ero ragazzo, alla fine degli anni ’40, lasciai la Chiesa protestante della mia infanzia e aderii alla Chiesa anglicana. È qui che imparai a valutare l’importanza di Maria... Scoprii allora che l’insegnamento della Chiesa anglicana si ritrovava nella liturgia... Maria vi ha più importanza di qualsiasi altra figura cristiana, a parte suo Figlio. E nel calendario anglicano all’epoca erano presenti tutte le sue feste tranne l’Assunzione... Nel 1950, ho poi scoperto che anglicani e cattolici potevano trovarsi in conflitto su Maria. È accaduto a causa della proclamazione del dogma dell’Assunzione... Nonostante tensioni irrisolte sui dogmi dell’Assunzione e dell’Immacolata Concezione, la seconda metà del XX secolo ha visto una convergenza tra l’insegnamento anglicano e quello cattolico su Maria. Tant’è che dalla metà degli anni ’50 la festività del 15 agosto ha cominciato a ricomparire sui calendari anglicani, insieme alle altre festività mariane».

E conclude: Maria «non è solo la Madre di Dio, ma anche Madre della Chiesa, che prega con noi e per noi» (Sono figli di Maria anche gli anglicani, in Jesus, dicembre 2000, pag. 54).

Particolare di un mosaico, di incerta datazione, a Notre Dame de   Fourvière (Lione) con la scritta: «Lui (Martin Lutero) è stato furfante e   ladro».
Particolare di un mosaico, di incerta datazione, a Notre Dame de Fourvière (Lione) con la scritta:
«Lui (Martin Lutero) è stato furfante e ladro» (foto Alessia Giuliani).

3. Protestanti. Secondo R. Laurentin, Lutero fu «molto moderato nella sua critica» al culto mariano, e «Calvino si tiene più indietro, ma mantiene quasi tutto l’essenziale». Difatti Lutero (+1546) chiama Maria «Madre nostra e Madre della Chiesa». Coltiva fin quasi al termine della sua vita una devozione filiale alla Vergine. Ne celebra le feste (Annunciazione, Purificazione, Visitazione), scrive e predica su di lei (80 sermoni), specificando che «creatura Maria non potest satis laudari». Lutero spesso ripete: «Maria docet», insegna la vita evangelica. Giovanni Calvino (+1564), che accoglie la formula "Virgo ante partum, in partum et post partum", asserisce: Maria è «la maestra di scuola della fede» e la «cooperatrice», non della nostra redenzione, opera del solo Cristo, bensì della nostra santificazione.

Si spiega l’affermazione del più grande teologo luterano del XX secolo Karl Barth (+1968): «La teologia protestante deve ripensare radicalmente la questione di Maria». Fin dal 1936 Barth diceva espressamente di Maria: «Qui c’è più di Abramo, più di Mosè, più di Davide e più di Giovanni Battista, più di Paolo e più di tutta la Chiesa cristiana; si tratta qui della storia della Madre del Signore, della Madre di Dio stesso. È un evento unico, senza analogie».

Madre del Capo e delle membra, la Madre di Dio non può dividere il Capo dal corpo: Cristo dalla Chiesa. Se nel contempo è Madre delle membra del Corpo di Cristo, è la Madre dell’unità del Corpo di Cristo. Pertanto non può neppure dividere tra loro le medesime membra che ha generato nel dolore presso la croce. Lutero direbbe ancora oggi: «Io vorrei sopprimere la Vergine a causa degli abusi»?, o non ripeterebbe piuttosto: «Creatura Maria non potest satis laudari»?

Sergio Gaspari

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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10/02/2011 18:54
 
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Monsignor George Stack sulla Dichiarazione di Seattle

I dogmi mariani allo studio
del sinodo anglicano


LONDRA, 10. "Un documento che va discusso e che la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana valuteranno nei modi e nei tempi necessari": sono queste le indicazioni contenute nell'intervento con il quale, ieri, il vescovo ausiliare di Westminster, George Stack, ha illustrato ai partecipanti al Sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra, la dichiarazione dal titolo "Maria: grazia e speranza in Cristo" del 2 febbraio 2004, nota anche come "Dichiarazione di Seattle".

Si tratta di un documento congiunto sui dogmi mariani frutto del dialogo teologico fra cattolici e anglicani, promosso nell'ambito della Commissione internazionale anglicana-cattolica romana (Arcic) dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e dal Consiglio Consultivo Anglicano.

In particolare, la discussione sul documento rientra tra i temi sui quali l'assemblea anglicana è stata chiamata a riflettere. Al Sinodo è infatti stata proposta una mozione con la quale si chiedono "nel contesto della ricerca di una maggiore unità tra le due comunità, studi ulteriori delle questioni sollevate dal documento su Maria e, in particolare, il problema dell'autorità e dello status dei dogmi cattolici dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione per la Chiesa d'Inghilterra".

Il vescovo ausiliare di Westminster ha voluto incentrare il suo intervento proprio sui progressi del lavoro di riflessione congiunto sul documento, sottolineando che "il dibattito di oggi è ancora più significativo alla luce dell'annuncio che la terza fase del dialogo della Commissione Arcic inizierà a maggio sul tema: La Chiesa come comunione, locale e universale".

La terza fase del dialogo, denominata Arcic III, avrà luogo presso il Monastero di Bose dal 17 al 27 maggio 2011. La prima fase del lavoro dell'Arcic (1970-1981) è stata suggellata dalle dichiarazioni sull'Eucarestia e sul ministero e da due dichiarazioni sull'autorità della Chiesa. La seconda fase (1983-2005) ha invece prodotto dichiarazioni sulla salvezza, sulla giustificazione, sull'ecclesiologia e ulteriori studi sull'autorità della Chiesa.

Nella scrittura della "Dichiarazione di Seattle" ha spiegato monsignor Stack, richiamando la prefazione del testo, è stato fatto riferimento "alle Scritture e alla tradizione comune che precedono la Riforma e la Controriforma". Allo stesso tempo, ha aggiunto, sono state affrontate "le definizioni dogmatiche che sono parte integrante della fede cattolica, ma ampiamente estranee a quella degli anglicani".
 
Il presule ha evidenziato che "la frase che ha portato gioia nel mio cuore" - contenuta sempre nella prefazione - è: "I membri dell'Arcic hanno cercato di compenetrarsi reciprocamente nel modo di fare teologia", perché - ha specificato il presule - "invita ognuna delle nostre comunità ad allontanarsi da posizioni storiche statiche". Nel concludere, il vescovo ausiliare ha fra l'altro citato il rapporto preparato dal Faith and Order Advisory Group, il comitato anglicano che si occupa di teologia e che ha il compito di elaborare le considerazioni della Comunione sulla "Dichiarazione di Seattle", sulle quali si deve esprimere il Sinodo.

"I punti chiave della dottrina cattolica dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione - ha affermato monsignor Stack - sono esaminati in questo rapporto attraverso gli occhi delle Scritture, i padri della Chiesa e il posto della tradizione". Nel rapporto del Faith and Order advisory group" si ribadisce peraltro che il lavoro del comitato anglicano "dovrebbe essere visto come l'inizio di una conversazione che dovrebbe essere portata avanti da ulteriori studi congiunti delle nostre comunità lungo le linee raccomandate nel rapporto".



(©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2011)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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