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Maria: punto di Unità fra Protestanti e Cattolici

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2011 18:54
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08/01/2011 20:54
 
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Convergenze ecumeniche
   

Per completare l’"excursus" sul tema della mediazione mariana, affrontiamo l’argomento da un particolare punto di vista, non certo privo di difficoltà.
  

Tralasciando il cammino individuale di singoli autori, ci soffermiamo su tre contributi ecumenici collettivi nelle loro prese di posizione riguardo al problema della mediazione mariana. Si osserva un progressivo e significativo cammino d’incontro ecumenico, in cui si mette al sicuro la dottrina biblica su Cristo unico mediatore, ma al tempo stesso si accetta il ruolo di Maria inserito nell’unica mediazione di Cristo, derivante da essa e al suo servizio.

Luterani e cattolici in dialogo. Frutto di vari incontri durante alcuni anni è il documento pubblicato nel 1990, firmato da parte luterana dal presidente del Luther College, H. George Anderson, e da parte cattolica dall’arcivescovo di Denver, card. J. Francis Stafford.

Circa la mediazione, da parte luterana si ricorda che Lutero criticò il culto dei santi perché il popolo mostrava maggior fiducia nei meriti dei santi che in Cristo. Melantone nell’Apologia Confessionis Augustanae (1531) ammise senza difficoltà che gli angeli e i santi vivono in cielo e intercedono per i credenti, ma denuncia il passaggio dall’intercessione all’invocazione e l’affermazione cattolica che c’è «un solo mediatore di redenzione» (unus mediator redemptionis) e che ci sono «molti mediatori di intercessione» (multi mediatores intercessionis), (n. 27). Per i luterani Cristo unico mediatore non esclude, anzi provoca un’ulteriore «mediazione», intesa come trasmissione di grazia attraverso la Parola e il Sacramento, che sono «mezzi» (mittel, instrumenta) di cui si serve lo Spirito Santo per comunicare la fede a coloro che ricevono il Vangelo (Confessio Augustana, 5); ma invece di «mediazione» preferiscono parlare di «ministero». I santi defunti possono essere modelli di fede, ma non sono considerati come mediatori complementari al Cristo comunicato dal Vangelo (n. 45).

IV   Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20.10.2006); in primo piano da   sinistra: il card. Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo; il card. J.   Francis Stafford, già penitenziere maggiore, e un rappresentante della   Chiesa ortodossa.
IV Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20.10.2006); in primo piano da sinistra: il card. Vinko Puljic,
arcivescovo di Sarajevo; il card. J. Francis Stafford, già penitenziere maggiore, e un rappresentante
della Chiesa ortodossa (foto Alessia Giuliani).

Da parte cattolica si specifica che Gesù è riconosciuto unico mediatore perché nessuna giustificazione, santificazione, grazia o merito può esistere se non per mezzo di lui (n. 55). Il termine «mediazione» riferito a fedeli esemplari, angeli, sacerdoti o altri, ha solo un senso derivato, in quanto l’unico Mediatore sceglie di operare servendosi di essi come di strumenti o canali (n. 56). Preoccupato di allontanare il sospetto che il ruolo svolto da Maria comprometta la mediazione di Cristo, il Concilio afferma che «l’unica mediazione del Redentore non esclude, anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione (cooperationem), che è partecipazione (participatam) dell’unica fonte (ex unica fonte)» (LG 61). Cristo trasforma i peccatori in ministri, mostrando che la sua unica mediazione non è sterile (cf nn. 59 e 62). Il Concilio di Trento insegna che è cosa buona e utile invocare i santi e ricorrere alle loro preghiere e al loro aiuto per ottenere i benefici di Dio attraverso Gesù Cristo, «che è il nostro unico Salvatore e Redentore» (Dz 1821). I cattolici, ispirandosi alla dottrina della maternità divina e a testi biblici come Gv 2,1-11, hanno attribuito un potere eccezionale all’intercessione di Maria presso suo Figlio e con Bernardo di Chiaravalle e Bernardino da Siena l’hanno considerata come «mediatrice presso il Mediatore». Tuttavia i movimenti che tendono a definire la dottrina di Maria come «mediatrice di tutte le grazie» non sono stati finora incoraggiati da Roma. Senza dover per forza ripudiare il linguaggio poetico degli inni e della devozione, molti cattolici contemporanei ritengono che sia teologicamente improprio parlare di Maria come «mediatrice» perché il titolo può facilmente essere interpretato erroneamente in modo da indebolire la dottrina di Cristo «unico mediatore» (cf n. 84).

Si avrebbe un progresso verso la comunione: se le Chiese luterane ammettessero che l’insegnamento cattolico sui santi e Maria, come presentato dal Vaticano II, non promuove credenze né pratiche idolatriche e non è contrario al Vangelo; se la Chiesa cattolica si concentrasse su Cristo unico mediatore, e dichiarare che i protestanti non possono essere obbligati a invocare i santi (né a riconoscere i due recenti dogmi mariani).

I cattolici sfidano i luterani a definire più chiaramente nella pratica ecclesiale la koinonía dei santi che comprende i vivi e i defunti con Cristo.

I luterani sfidano i cattolici a far risaltare più chiaramente la mediazione da parte del solo Cristo nelle nostre pratiche devozionali concernenti i santi e Maria.

Il Gruppo di Dombes. Frutto di sette anni di lavoro tra 40 teologi, di cui 20 cattolici e 20 evangelici, il documento Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1998) rappresenta un notevole tentativo ecumenico d’incontro sulla Madre di Gesù.

Uno dei punti di contrasto dottrinale riguarda la cooperazione di Maria alla salvezza dell’umanità. Il termine cooperazione, infatti, rischia di creare l’idea di una collaborazione sul piano di uguaglianza tra Cristo e Maria, quasi dell’aggiunta di una percentuale all’opera salvifica di Cristo. Secondo il pensiero dei riformatori, Cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’umanità, e la nostra giustificazione avviene solo per la fede in lui, unico salvatore (solus Christus), indipendentemente dalle opere. L’unica mediazione si attua attraverso la Parola e i Sacramenti: soltanto Cristo genera tali parole e atti, e perciò egli è l’unico mediatore e colui che è mediato, senza altri interventi di ordine secondario, dipendente...

Per i cattolici, Cristo unico mediatore attua nel mondo l’opera di salvezza servendosi anche di altre persone come strumenti e canali. Infatti, come il sacerdozio di Cristo è condiviso dai ministri ordinati e da tutti i battezzati, così pure l’unica mediazione del Redentore non esclude, anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione, che è partecipazione dell’unica fonte. Il termine cooperazione non è riservato unicamente a Maria: ogni cristiano può essere chiamato cooperatore, secondo le parole di Paolo che afferma: «Noi siamo i cooperatori di Dio» (1Cor 3,9). La Lumen gentium chiamerà questa cooperazione «derivata e completamente dipendente» dall’unico mediatore, Gesù Cristo.

Neroccio di Bartolomeo Landi (1447-1500), Madonna col Bambino e   santi Bernardino da Siena e Caterina da Siena, Pinacoteca nazionale,   Siena.
Neroccio di Bartolomeo Landi (1447-1500), Madonna col Bambino e santi Bernardino da Siena
e Caterina da Siena, Pinacoteca nazionale, Siena.

La convergenza per i protestanti e per i cattolici riguarda non solo Cristo unico mediatore, ma anche la necessità di una risposta umana resa possibile dalla grazia divina, che rimane prioritaria. Il Gruppo di Dombes, dopo aver richiamato «l’assoluta priorità divina» (n. 217) che occorre sempre rispettare, propone i termini di accoglienza e di cooperazione: «La salvezza è un rapporto: non c’è salvezza se questa non viene ricevuta, se non incontra una risposta nell’azione di grazie. La passività davanti alla grazia, il "lasciarsi fare" della fede davanti a essa, fonda una nuova attività: la disponibilità si fa obbedienza. La docilità allo Spirito Santo diventa attiva» (n. 219).

Il Gruppo precisa che «l’accoglienza non è un’opera. Colui che riceve un regalo non partecipa in alcun modo all’iniziativa del dono. Tuttavia il regalo è pienamente tale solo se ricevuto. A rigor di termini, non c’è dono se il destinatario non lo accoglie. Altrimenti si ha soltanto l’offerta di un regalo. Affinché ci sia dono, il donatore ha in qualche modo bisogno del donatario. Un regalo è una sorta di invocazione che il donatore fa al donatario. La risposta al regalo fa parte del regalo. Il dono di Dio che è Cristo in persona si sottomette a questa legge della libera accoglienza» (n. 220).

"Cooperare" significa "ricevere". Il Nuovo Testamento presenta alcune persone che hanno ricevuto da Dio il potere di svolgere dei ruoli che esigono una libertà nata dalla grazia e il cui scopo è che altri siano toccati dal favore divino. È dunque inequivocabile il carattere assoluto della grazia di Dio, ma anche la risposta umana ne è parte integrante. La salvezza è un dono, «tuttavia il regalo è pienamente tale solo se viene ricevuto» (n. 220), proprio come l’alleanza che «è unilaterale da parte di Dio e diventa bilaterale per essere effettiva» (n. 222). In questo senso deve essere compreso il termine cooperazione, all’interno cioè del rapporto tra la grazia di Dio e la libertà umana, tra la salvezza di Dio e la necessaria risposta del beneficiario. Cooperare non indica perciò tanto un fare quanto piuttosto un ricevere.

Maria allora è l’icona di ogni credente, interviene dalla parte dei salvati che ricevono la salvezza attraverso una rinuncia a se stessi, all’amor proprio per lasciar fare a Dio. «Ella coopera all’evento unico e universale della salvezza […]. La sua "cooperazione" non va ad arricchire l’azione di Dio e, dal momento che essa è frutto dei suoi doni, non attenta in alcun modo alla sovranità di Cristo» (n. 217). Tuttavia, la cooperazione di Maria è unica quanto alla natura di ciò che compie, perché lei è la Madre di Dio. Ella coopera all’evento unico e universale della salvezza, ma dal punto di vista strutturale o del suo statuto, la sua cooperazione non è diversa da quella di ogni persona giustificata per la grazia.

L’esposizione sistematica della cooperazione di Maria può partire, come abbiamo visto, dalla convinzione biblica che Dio cerca il singolo nella comunità del popolo di Dio e gli pone ogni volta esigenze specifiche. Questa legge, per la quale ogni uomo viene coinvolto con una sua responsabilità personale irrinunciabile nella storia salvifica di Dio, raggiunge in Maria la sua concretizzazione più alta.

Stefano De Fiores, smm


http://www.stpauls.it/madre/1001md/1001md08.htm

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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