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Maria: punto di Unità fra Protestanti e Cattolici

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2011 18:54
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07/12/2008 20:33
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 22/02/2005 21.37
..nessuno screzio caro soloGesùsalva..........tantè che mi astengo dal fare delle aggiunte al tuo commento che accolgo come una santa apertura che indubbiamente trova ostacoli in ambiente Pentecostale.......... questo devi aspettartelo....qualsiasi affiancamento alla dottrina cattolica non farà mai di te un santo evangelico.........
Buon lavoro........
Fraternamente caterina

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Consiglia  Messaggio 59 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone°Inviato: 22/02/2005 22.11
Sarebbe opportuno che venisse chiarito un punto: Maria è la madre di Gesù Cristo che è il Verbo Incarnato. E fin qui ci siamo.
Ma Gesù Cristo ( cioè il Verbo Incarnato) è Dio o non è Dio?
Noi sappiamo, perchè ce lo dicono gli evangelici, che "Dio è una Tri-unità, in cui ciascuna Persona della Deità è ugualmente, pienamente ed eternamente Dio."
Quindi il Verbo, fino all' Incarnazione, era pienamente ed eternamente Dio.
Dopo l' Incarnazione ha cessato di esserlo o possiamo ancora dire che Gesù Cristo è Dio?

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Consiglia  Messaggio 60 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIoFrancesco21Inviato: 23/02/2005 10.52
La Pace del Signore in attesa della sua gloriosa resurrezione.
Caro SoloGesùsalva, mi complimento per il tuo coraggio nell'esporti così abbondantemente, il Signore non mancherà di colmarti di grazie per avrlo difeso nella sua legittima incarnazione e figliolanza divina con la sua madre Maria.
Capisco la tua lotta, ci sono dovuto passare mio malgrado, ma quando il Signore aiuta a capire dona anche la forza per superare gli avversari che a forza ti isolano. Infatti per aver fatto a loro una domanda se si è incarnato il Verbo o uno spermatozoo (molto intelligente!) hanno dubitato di te, ti hanno chiesto la tua appartenenza, ti hanno fatto il terzo grado, ma senza rispondere alla tua domanda.
La tua domanda chiude ogni discussione, noi tutti nasciamo da uno spermatozoo che feconda l'ovulo, ma nel prodigio del Verbo incarnato non vi fu azione umana, nè atto maschile, ma solo l'opera portentosa dello Spirito Santo che ha fecondato l'ovulo di Maria tramite il Verbo che discese dal cielo. Dice infatti il santo apostolo:
Chi è colui che è salito al cielo se non colui che ne discese?
Il Verbo discese dal cielo, Maria ne è la Madre legittima.
Se il Verbo fosse avvenuto per mezzo di uno spermatozoo non sarebbe stato Dio incarnato.
E' questo il prodigio dei prodigi che gli sovviene per maestà solo l'Eucarestia, il cibo vero, verus corpus Christi.
Che differenza esiste tra Verbo incarnato e Verbo di Dio?
Per un cristiano nessuna differenza perchè egli sa che il Verbo era Dio come ha scritto l'evangelista Giovanni, perciò è giusto riconoscere Maria Madre di Dio per testimoniare che il Verbo è Dio, ma per un Pentecostale dire Madre del Verbo vuole solo testimoniare che la Chiesa Cattolica ha fatto di Maria la Madre di Dio solo per inventarsi il culto mariano.
Quando capii questo gioco sottile e astuto, compresi che di difendere la Trinità ai Pentecostali non importa nulla, a loro è dovuto solo provare che tramite la Sola Scriptura possono capire le dottrine, in tal caso non essendo letterale "Madre di Dio" ma solo "Madre del Signore", sicuramente il motivo per loro c'è ed è quello di provare solo che la Chiesa sbaglia.
Non crediate che solo un evangelico crede che Maria sia madre adottiva del Verbo, in verità se si approfondisse la Trinità con la maggiorparte di loro, tanti saranno coloro che vi diranno che Maria è stata una specie di incubatrice, Madre solo del corpo di Gesù e questa insistenza è dovuta ad un altro fattore che si lega: negare che Maria sia madre dei cristiani e Madre della Chiesa, Corpo di Cristo. Perchè?
Perchè la Chiesa è per loro solo la Gerusalemme celeste, dunque incanalata dentro al contesto della divinità di cui Maria ne è estranea al concepimento e al parto, una Chiesa che qui sulla terra è solo presente dalle membra che si riuniscono per pregare, tutto il resto non ha alcun valore, nè gerarchie (ma le hanno anche loro) nè sacramenti (ma due li copiano portandole lontano dalla dottrina della Chiesa Cattolica).
Hanno ragione i Padri della Chiesa quando per parlare di Maria parlavano della Chiesa. E' lo stesso giochetto che fanno con l'Incarnazione del Verbo.
In entrambi i casi, Incarnazione e Chiesa, finiscono così per assumere diverse connotazioni: se Maria non è Madre di Dio, non lo è neppure della Chiesa e non lo è neppure dei Cristiani. Questa è la battaglia Pentecostale dottrinale: negare all'origine la maternità divina di Maria per negare la Chiesa così come ci è stata tramandata ed affidare l'autorità esclusivamente non solo alle Scritture, ma a quello che lo Spirito deve "per forza" farmi intendere, piegare così lo Spirito Santo a fargli dire ciò che non ha mai detto, ossia, negare fin anche la sua opera durante il concepimento prodigioso dentro Maria.
In tal caso Maria non è neppure "Tempio dello Spirito Santo" e non è "Sposa dello Spirito Santo".
Sia lodato Gesù Cristo

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Consiglia  Messaggio 61 di 85 nella discussione 
Da: saledellaterraInviato: 23/02/2005 12.43
Sono molto insicuro se dire la mia, non sono dottrinalmente pratico e per me la Trinità e l'incarnazione restano un mistero affascinante.
Ma questa ostinazione di negare Maria come Madre di Dio per come mi ci sono sforzato di pensare, non riesco a giustificarla.
Ho provato anch'io a negare Madre di Dio leggendo scritturalmente il Vangelo, ma non ci leggo la dottrina pentecostale.
Se Maria è Madre del mio Signore come dice la santa Elisabetta, che era stata illuminata dallo Spirito Santo per capire quello che stava avvenendo, allora non è lo stesso Spirio Santo che fa dire ai Pentecostali che quella frase non intende Madre di Dio, cioè del mio Signore.
Può lo Spirito Santo mentire alle chiese o dire cose diverse? Allora è ovvio che i pentecostali non vogliono far parte della Chiesa e per questo usano Maria per dividere i suoi fedeli dalla Chiesa stessa.
Questo non è essere sale della terra come Gesù ci ha chiesto, i pentecostali così rischiano solo di fare la parte della zizzania.
Cos'è il nestorianesimo? E' una dottrina cristologica che professa la presenza in Cristo di due nature e due persone, la cui unione ha un carattere puramente morale o psicologico, ma non ontologico.

NESTORIO E IL NESTORIANESIMO

Per meglio combattere l'apollinarismo, il più insigne dottore della scuola di Antiochia, Diodoro, vescovo di Tarso dal 378, aveva manifestato una certa tendenza ad opporre il Figlio di Dio, consostanziale al Padre, al Figlio di David, nato dalla Vergine. Il Figlio di David, secondo lui, era stato solo il tempio del Figlio di Dio. Maria non meritava quindi per alcun motivo l'attributo di Madre di Dio. Diodoro, illustre vescovo e teologo, intendeva bensì salvaguardare l'unità morale di Cristo, ma non si accorgeva di salvaguardarla solo a parole: in realtà sembrava ammettere due persone nello stesso Cristo: una persona divina e una persona umana. Dopo Diodoro. che era morto nel 394, il suo migliore discepolo, Teodoro, vescovo di Mopsuestia dal 392, si dedica a penetrare quella che noi chiameremmo oggi la psicologia umana del Cristo. Egli lo vede svilupparsi, come ogni altro uomo: o lottare, al pari degli altri, contro le tentazioni, ma finire col meritare la sua unione con il Verbo.

Teodoro aveva tuttavia avuto cura di rivestire il suo pensiero di forme così tradizionali da non sollevare alcuna protesta. Però nell'anno stesso della sua morte, avvenuta nel 428, uno dei suoi discepoli, il prete Anastasio, condotto da Antiochia a Costantinopoli dal nuovo vescovo di questa città, Nestorio, si ispirò alle sue idee nella propria predicazione. Dovendo parlare in pubblico della Vergine Maria, contestò al popolo cristiano il diritto di chiamarla Madre di Dio - Theotocos - come si usava fare ormai da lungo tempo. Questa opinione del prete Anastasio produsse sbigottimento nella città. Davanti allo stupore dei fedeli, Nestorio, che condivideva la convinzione di Anastasio dietro le orme di Diodoro di Tarso e di Teodoro Mopsuesteno, prese decisamente posizione in suo favore. Un laico di nome Eusebio, che diverrà più tardi vescovo di Dorilea, protestò ad alta voce contro il linguaggio del vescovo.

Tutta la città e la Corte si trovarono interdette. La Corte imperiale si schierò con il vescovo, ma i monaci e il popolo erano per la tradizione mariana. Presto il rumore di queste controversie giunse ad Alessandria, sede episcopale in rivalità secolare con la scuola di Antiochia e con la sede di Costantinopoli. Il vescovo di Alessandria era appunto un teologo di primissimo piano, Cirillo. Egli intervenne senza indugi, dapprima con cortesia, rivolgendosi direttamente a Nestorio; poi quando vide che le sue osservazioni non erano accettate, si rivolse a Roma. Nestorio aveva già fatto altrettanto.

Da una parte e dall'altra, si comprendeva benissimo che il nodo della questione risiedeva nell'uso dell'attributo Madre di Dio applicato a Maria. Se glielo si rifiutava, si veniva a rompere l'unità di persona in Gesù Cristo. Invece di una persona se ne ammettevano due: la persona umana di Cristo di cui Maria era madre - Christotokos - e la persona divina del Verbo, aggiunta a quella di Cristo, in una unione puramente morale. Se invece si ammetteva in Cristo una sola persona, quella del Verbo, come aveva sempre fatto la tradizione cristiana, ne seguiva che la relazione di maternità, in quanto riguardava la persona, attraverso la natura generata, doveva avere come termine il Verbo. Maria doveva essere detta, in quanto fonte della natura umana di Cristo, Madre di Dio. Maternità e filiazione si dicono infatti da persona a persona.

A Roma, così si intendevano le cose. Il papa Celestino diede ragione a Cirillo contro Nestorio. Il suo primo diacono, Leone, il futuro papa. scrisse subito a Giovanni Cassiano, che conosceva da lungo tempo, per chiedergli di scrivere un trattato sull'argomento. Cassiano obbedì a questo desiderio, e noi possediamo il suo trattato in cui egli dimostra attraverso la Scrittura e la Tradizione, che Maria non deve essere chiamata solo Madre di Cristo, a meno che non si specifichi subito che ciò significa Madre di Dio.

Se Nestorio rifiutava di ammettere questa conclusione, era impossibile non trattarlo come eretico. E la cosa era così grave che si doveva radunare al più presto un concilio generale. Cirillo, nel frattempo, aveva riassunto il suo pensiero in dodici anatemi. Nestorio vi aveva risposto con dodici contro-anatemi. E accusava Cirillo di ricadere nell'apollinarismo, facendo del Verbo il sostituto della personalità umana di Cristo.

 

IL CONCILIO DI EFESO (431)

I due imperatori Teodosio II (Orienle) e Valentiniano III (Occidente) avevano convocato i vescovi a Efeso per il 7 giugno. In tale data, si trovò presente Cirillo con un certo numero di vescovi, ma non erano giunti né i legati del papa né i vescovi antiocheni. Cirillo, il personaggio più illustre di quelli che erano riuniti, pazientò per quindici giorni, non senza trattare abilmente con la Corte. Quindi il 22 giugno, senza attendere oltre, aprì il concilio, che in un giorno risolse la controversia, condannò Nestorio e lo depose. I vescovi (in numero di 198) e il popolo acclamarono queste decisioni.

Quattro giorni dopo, giunse Giovanni d'Antiochia con i suoi vescovi, tutti favorevoli a Nestorio che era, come si è detto, della scuola antiochena. Essi opposero quindi subito un controconcilio a quello del 22 giugno, condannarono e scomunicarono Cirillo, e annullarono quanto era stato fatto in loro assenza. Fu il secondo atto del dramma. Ma seguì immediatamente il terzo. Giunsero infatti presto i legati del papa. Portavano una condanna formale di Nestorio pronunciata dal papa Celestino I in un sinodo romano. Avevano ricevuto dal papa l'incarico di chiedere a Cirillo e all'intero concilio una semplice promulgazione del giudizio inappellabile già pronunciato dal pontefice romano. Essi approvarono quindi, l'11 luglio del 431, tutte le decisioni prese da Cirillo e dal concilio il 22 giugno precedente.

Nestorio tuttavia contava sempre sull'appoggio della corte imperiale. Fra questa e Cirillo si impegnò una lotta diplomatica, nella quale il vescovo di Alessandria deve essere ricorso a procedimenti che erano anche troppo in uso in quel tempo, colmando di doni i consiglieri più influenti dell'imperatore. In fondo, aveva buoni motivi per farlo. Teodosio II si lasciò convincere. Fece rinchiudere Ncstorio in un monastero e lasciò rientrare Cirillo come vincitore ad Alessandria, mentre Giovanni di Antiochia tornava, molto scontento, in Siria. Cirillo da parte sua dovette provare di non ammettere in alcun modo l'apollinarismo perché fosse finalmente ristabilita la pace fra lui e i vescovi antiocheni (433).

Nestorio, mandato più tardi in esilio, vi compose un'opera intitolala: Il libro  di Eraclide di Damasco.

Questo scritto, rinvenuto nel 1910, è una accorta apologia. Ma l'eresia di Nestorio, per quanto velata, vi rimane abbastanza visibile. Anche dopo che gli scritti di Nestorio erano stati condannati alle fiamme, la sua eresia sopravvisse nelle opere di Diodoro di Tarso e di Teodoro Mopsuesteno.

Conservò quindi degli adepti, e ne conserva ancora ai nostri giorni. Si formò una scuola teologica a Edessa, e quindi a Nisibi in Persia. Il nestorianesimo si propagò di qui nell'Arabia, nelle Indie, e perfino nella Cina e nella Mongolia. Tuttavia, la maggior parte dei nestoriani tornarono, a partire dal secolo XVI, all'unità cattolica. Alcuni caddero sotto l'influsso di missionari protestanti, americani e anglicani; altri passarono alla " ortodossia russa " a partire dal 1897. Durante la prima guerra mondiale, molti furono massacrati dai Turchi.

Altri fuggirono sui monti del Kurdistan, o in Mesopotamia. Vi sono attualmente dei nestoriani nell'Iraq, nella Siria, nella Persia e nell'India. Si calcolano a 30.000 quelli dell'Iraq, ad alcune migliaia quelli della Siria, a 9.000 quelli della Persia e infine a 2.000 quelli che restano nell'India sotto il nome di mellusiani. In totale, certamente meno di 100.000 nestoriani autentici.

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