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I Giovani dell'Azione Cattolica (AC) e le colombe con il Papa

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2012 19:08
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Fucina di Santi....



Lightbulb Benedetto XVI riceve l'Azione Cattolica



L'udienza all'Azione Cattolica Ragazzi



"I vostri gruppi dell'ACR siano il seme della gioia nelle vostre parrocchie, nelle vostre famiglie e nelle scuole che frequentate". È questa la raccomandazione rivolta da Benedetto XVI al gruppo dell'Azione Cattolica Ragazzi ricevuto in udienza, nella mattina di lunedì 19 dicembre, nella Sala Clementina. "È un incontro voluto a suo tempo da Paolo VI e vissuto ogni anno con grande gioia dal mio Predecessore, Giovanni Paolo II, che avete conosciuto tutti. Nel Bambino di Betlemme la piccolezza di Dio fatto uomo ci rivela la grandezza dell'uomo".

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AI RAGAZZI E RAGAZZE DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Lunedì, 19 dicembre 2005



Carissimi ragazzi e ragazze dell’Azione Cattolica Italiana!

E’ da tanti anni che i bambini e i ragazzi dell’ACR vengono a fare gli auguri al Papa. E’ un incontro voluto a suo tempo da Papa Paolo VI e vissuto ogni anno con grande gioia dal mio Predecessore, Giovanni Paolo II. Con la stessa gioia anch’io vi accolgo. Saluto con affetto ciascuno di voi, insieme con il vostro Assistente Generale, Mons. Francesco Lambiasi, ed il Presidente, il prof. Luigi Alici, e vi ringrazio sentitamente per gli auguri che mi avete rivolto per il prossimo Santo Natale.

Nel Natale di Gesù celebriamo l’infinito amore di Dio per tutti gli uomini: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16) e si è così intimamente unito alla nostra umanità, da volerla condividere fino a diventare uomo tra gli uomini. Nel Bambino di Betlemme la piccolezza di Dio fatto uomo ci rivela la grandezza dell’uomo e la bellezza della nostra dignità di figli di Dio. Contemplando questo Bambino, vediamo quanto sia grande la fiducia che Dio ripone in ciascuno di noi e quanto ampia sia la possibilità che ci viene offerta di fare cose belle e grandi nelle nostre giornate, vivendo con Gesù e come Gesù.

Quest’anno il vostro cammino formativo è accompagnato dallo slogan “Sei con noi”. Cari ragazzi, il Signore Gesù è sempre con noi e cammina sempre con la sua Chiesa, la accompagna e la custodisce. Non dubitate mai della sua presenza! Colui che ci viene incontro come l’Emmanuele, il “Dio con noi”, ci assicura di essere sempre in mezzo ai suoi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Cercate sempre il Signore Gesù, crescete nell’amicizia con Lui, imparate ad ascoltare e a conoscere la sua parola e a riconoscerlo nei poveri presenti nelle vostre comunità. Vivete la vostra vita con gioia ed entusiasmo, certi della sua presenza e della sua amicizia gratuita, generosa, fedele fino alla morte di croce.

“Sei con noi”: il Signore Gesù è veramente con noi. Testimoniate la gioia di questa sua presenza forte e dolce a tutti, a cominciare dai vostri coetanei. Dite loro che è bello essere amici di Gesù e che vale la pena seguirlo. Mostrate con il vostro entusiasmo che tra tanti modi di vivere che oggi il mondo sembra offrirci, tutti apparentemente sullo stesso piano, solo seguendo Gesù si trova il vero senso della vita e perciò la gioia vera e duratura. I vostri gruppi dell’ACR siano il seme della gioia nelle vostre parrocchie, nelle vostre famiglie e nelle scuole che frequentate. Grazie ancora, carissimi, per la vostra visita. Vi benedico con affetto, insieme con i vostri cari, gli educatori, gli assistenti e tutti gli amici dell’ACR.

Buon Natale!




(©L'Osservatore Romano - 19-20 Dicembre 2005)


(il Papa Benedetto XVI nel consueto appuntamento di fine Gennaio con i giovani dell'Azione Catolica con i quali libera due colombe in segno di Pace sul mondo intero dalla finestra del suo Studio da dove si affaccia ogni domenica per la Preghiera dell'Angelus)

http://www.bvmlourdes.it/colombe2.jpg




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/12/2008 19:35
 
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Il discorso di Benedetto XVI all'Azione Cattolica Ragazzi

Per i piccoli del mondo un futuro
senza più armi, terrorismo e guerra


Niente più armi, terrorismo e guerra nel futuro dei bambini del mondo:  è la speranza espressa da Benedetto XVI durante l'udienza all'Azione Cattolica Ragazzi, svoltasi nella mattina di sabato 20 dicembre, nella Sala del Concistoro. Il Papa ha invitato i ragazzi "a incontrare Gesù, ad amare la sua Chiesa e interessarsi ai problemi del mondo", impegnandosi soprattutto per i piccoli che soffrono la fame e le malattie.


Cari ragazzi dell'A-ci-erre (A.c.r.),
sono molto contento che anche quest'anno, all'approssimarsi del santo Natale, siate venuti a rallegrare con la vostra presenza questi palazzi solenni, in cui peraltro c'è sempre la gioia di servire il Signore. Saluto con voi i vostri educatori, il Presidente dell'Azione Cattolica Italiana, l'Assistente generale e il vostro nuovo Assistente nazionale, don Dino.

Tanti dicono che i ragazzi sono capricciosi, che non si accontentano mai di niente, che consumano i giochi uno dopo l'altro senza esserne contenti. Voi invece a Gesù dite:  mi basti Tu! Che significa:  Tu sei il nostro amico più caro, che ci fa compagnia quando giochiamo e quando andiamo a scuola, quando stiamo in casa con i nostri genitori, i nonni, i fratellini e sorelline e quando andiamo fuori con gli amici. Tu ci apri gli occhi per accorgerci dei nostri compagni tristi e dei tanti bambini del mondo che soffrono la fame, la malattia e la guerra. Ci basti Tu, Signore Gesù, Tu ci dai la gioia vera, quella che non finisce come i nostri giochi, ma scende nell'anima e ci rende buoni. Ci basti Tu soprattutto quando ti preghiamo, perché Tu ascolti sempre le nostre preghiere, che facciamo perché il mondo diventi più bello e più buono per tutti. Ci basti Tu, perché ci perdoni quando combiniamo qualche guaio; ci basti Tu, perché se ci perdiamo, ci vieni a cercare e ci prendi in braccio come hai fatto con la pecorella che si era smarrita. Ci basti Tu perché hai una Mamma bellissima che, prima di morire in croce, hai voluto far diventare anche la nostra Mamma.

Cari piccoli amici, volete aiutare anche i vostri compagni a stare così con Gesù? Un ragazzo dell'A-ci-erre è uno che, quando va da Gesù, ama portare con sé anche qualche amico, perché glielo vuol far conoscere; non pensa solo a sé, ma ha il cuore grande e attento agli altri. Voi avete tanti educatori che vi aiutano a vivere insieme, a pregare e a crescere nella conoscenza del Vangelo.

L'Azione Cattolica ha come scopo vero quello di aiutarvi a diventare santi; per questo vi aiuta a incontrare Gesù, ad amare la sua Chiesa e a interessarvi dei problemi del mondo. Non è forse vero che vi state impegnando per bambini e ragazzi più sfortunati di voi? Non è forse vero che con il "mese della pace", potete far apprezzare la pace anche a tanti adulti, perché sapete vivere in pace tra di voi?

Sì, cari ragazzi, voi potete pregare il Signore perché cambi il cuore dei costruttori di armi, faccia rinsavire i terroristi, converta il cuore di chi pensa sempre alla guerra e aiuti l'umanità a costruire un futuro migliore per tutti i bambini del mondo. Sono sicuro anche che voi pregherete per me, aiutandomi così nel non facile compito che il Signore mi ha affidato. Quanto a me, vi assicuro il mio affetto, la mia preghiera, mentre ora volentieri vi benedico assieme a tutte le persone che vi sono care. Buon Natale a voi, alle vostre famiglie e a tutti i ragazzi dell'Azione Cattolica!



(©L'Osservatore Romano - 21 dicembre 2008)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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25/01/2009 19:17
 
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...e stamani le colombe....con i ragazzi dell'Azione Cattolica[SM=g1740744] [SM=g1740722]







          









  • Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.


  • Presenti oggi, tra gli altri, i Ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma che concludono con la "Carovana della Pace" il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Al termine della preghiera dell’Angelus due bambini, invitati nell’appartamento pontificio, liberano dalla finestra due colombe, simbolo di pace.


  • Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

  • PRIMA DELL’ANGELUS
  • Cari fratelli e sorelle!


  • Nel Vangelo di questa Domenica risuonano le parole della prima predicazione di Gesù in Galilea: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc 1,15). E proprio oggi, 25 gennaio, si fa memoria della "Conversione di san Paolo". Una coincidenza felice – specialmente in questo Anno Paolino – grazie alla quale possiamo comprendere il vero significato della conversione evangelica – metànoia – guardando all’esperienza dell’Apostolo. Per la verità, nel caso di Paolo, alcuni preferiscono non usare il termine conversione, perché – dicono - egli era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo. In realtà, l’esperienza dell’Apostolo può essere modello di ogni autentica conversione cristiana.


    Quella di Paolo maturò nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente l’esistenza. Sulla via di Damasco accadde per lui quello che Gesù chiede nel Vangelo di oggi: Saulo si è convertito perché, grazie alla luce divina, "ha creduto nel Vangelo". In questo consiste la sua e la nostra conversione: nel credere in Gesù morto e risorto e nell’aprirsi all’illuminazione della sua grazia divina. In quel momento Saulo comprese che la sua salvezza non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui – il persecutore – ed era, ed è, risorto. Questa verità, che grazie al Battesimo illumina l’esistenza di ogni cristiano, ribalta completamente il nostro modo di vivere.

    Convertirsi significa, anche per ciascuno di noi, credere che Gesù "ha dato se stesso per me", morendo sulla croce (cfr Gal 2,20) e, risorto, vive con me e in me. Affidandomi alla potenza del suo perdono, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore.


    Cari amici, l’invito alla conversione, avvalorato dalla testimonianza di san Paolo, risuona oggi, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, particolarmente importante anche sul piano ecumenico. L’Apostolo ci indica l’atteggiamento spirituale adeguato per poter progredire nella via della comunione. "Non ho certo raggiunto la mèta – egli scrive ai Filippesi –, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù" (Fil 3,12).

    Certo, noi cristiani non abbiamo ancora conseguito la mèta della piena unità, ma se ci lasciamo continuamente convertire dal Signore Gesù, vi giungeremo sicuramente. La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa una e santa, ci ottenga il dono di una vera conversione, perché quanto prima si realizzi l’anelito di Cristo: "Ut unum sint". A Lei affidiamo l’incontro di preghiera che presiederò questo pomeriggio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, ed a cui parteciperanno, come ogni anno, i rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma.


     

  • DOPO L’ANGELUS
  • Ricorre oggi la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, iniziata 55 anni fa da Raoul Follereau. La Chiesa, sulle orme di Gesù, ha sempre un’attenzione particolare per le persone segnate da questa malattia, come testimonia anche il messaggio diffuso qualche giorno fa dal Pontificio Consiglio della Pastorale della Salute. Mi rallegro che le Nazioni Unite, con una recente Dichiarazione dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, abbiano sollecitato gli Stati alla tutela dei malati di lebbra e dei loro familiari. Da parte mia, assicuro ad essi la mia preghiera e rinnovo l’incoraggiamento a quanti lottano con loro per la piena guarigione e un buon inserimento sociale.

  • I popoli di vari Paesi dell’Asia Orientale si preparano a celebrare il capodanno lunare. Auguro a loro di vivere questa festa nella gioia. La gioia è l’espressione dell’essere in armonia con se stessi: e ciò può derivare solo dall’essere in armonia con Dio e con la sua creazione. Che la gioia sia sempre viva nel cuore di tutti i cittadini di quelle Nazioni, a me tanto care, e si irradi sul mondo!


  • Ed ora saluto con grande affetto i bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma e di alcune parrocchie e scuole della città, che hanno dato vita alla tradizionale "Carovana della Pace". Saluto il Cardinale Vicario che li ha accompagnati. Cari ragazzi, vi ringrazio per la vostra fedeltà all’impegno per la pace, un impegno fatto non tanto di parole, ma di scelte e di gesti, come dirà un vostro rappresentante, a cui ora lascio la parola.

    [Messaggio letto da un ragazzo dell’ACR]

    Cari ragazzi, con l’aiuto di Gesù siate sempre costruttori di pace a casa, a scuola, nello sport e dappertutto. Grazie ancora!



                               


    [SM=g1740750] [SM=g7182] [SM=g1740721]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    31/01/2010 15:08
     
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    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Presenti oggi, tra gli altri, i Ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma che concludono con la "Carovana della Pace" il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Al termine della preghiera dell’Angelus due bambini, invitati nell’appartamento pontificio, liberano dalla finestra due colombe, simbolo di pace.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

                            Benedict XVI colombe





    Cari fratelli e sorelle!

    Nella liturgia di questa domenica si legge una delle pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia: il cosiddetto "inno alla carità" dell’apostolo Paolo (1 Cor 12,31-13,13). Nella sua Prima Lettera ai Corinzi, dopo aver spiegato, con l’immagine del corpo, che i diversi doni dello Spirito Santo concorrono al bene dell’unica Chiesa, Paolo mostra la "via" della perfezione. Questa – dice – non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici. Consiste invece nella carità – agape – cioè nell’amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo.

    La carità è il dono "più grande", che dà valore a tutti gli altri, eppure "non si vanta, non si gonfia d’orgoglio", anzi, "si rallegra della verità" e del bene altrui. Chi ama veramente "non cerca il proprio interesse", "non tiene conto del male ricevuto", "tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (cfr 1 Cor 13,4-7). Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno; l’unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui.

    Per ora, mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E’ la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa. Per questo, all’inizio del mio pontificato, ho voluto dedicare la mia prima Enciclica proprio al tema dell’amore: Deus caritas est. Come ricorderete, questa Enciclica si compone di due parti, che corrispondono ai due aspetti della carità: il suo significato, e quindi la sua attuazione pratica.

    L’amore è l’essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all’esistenza di ogni uomo. Al tempo stesso, l’amore è, per così dire, lo "stile" di Dio e dell’uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all’amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo. In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l’Amore incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso. Fissando lo sguardo su di Lui, possiamo confessare con l’apostolo Giovanni: "Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto" (cfr 1 Gv 4,16; Enc. Deus caritas est, 1).

    Cari amici, se pensiamo ai Santi, riconosciamo la varietà dei loro doni spirituali, e anche dei loro caratteri umani. Ma la vita di ognuno di essi è un inno alla carità, un cantico vivente all’amore di Dio! Oggi, 31 gennaio, ricordiamo in particolare san Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana e patrono dei giovani. In questo Anno Sacerdotale vorrei invocare la sua intercessione affinché i sacerdoti siano sempre educatori e padri dei giovani; e perché, sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo. Maria Ausiliatrice, modello di carità, ci ottenga queste grazie.

    *********


    Dopo l'Angelus:

    L’ultima domenica di gennaio è la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Il pensiero va spontaneamente a Padre Damiano de Veuster, che diede la vita per questi fratelli e sorelle, e che nello scorso ottobre ho proclamato santo. Alla sua celeste protezione affido tutte le persone che purtroppo ancora oggi soffrono per questa malattia, come pure gli operatori sanitari e i volontari che si prodigano perché possa esistere un mondo senza lebbra. Saluto in particolare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.

    Oggi si celebra anche la seconda Giornata di Intercessione per la Pace in Terra Santa. In comunione con il Patriarca Latino di Gerusalemme e il Custode di Terrasanta, mi unisco spiritualmente alla preghiera di tanti cristiani di ogni parte del mondo, mentre saluto di cuore quanti sono qui convenuti per tale circostanza.

    La crisi economica sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti. Penso ad alcune realtà difficili in Italia, come, ad esempio, Termini Imerese e Portovesme; mi associo pertanto all’appello della Conferenza Episcopale Italiana, che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie.

    Un messaggio di pace ci portano anche i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica di Roma. Qui accanto a me ci sono due di loro, che saluto insieme a tutti gli altri che si trovano nella Piazza, accompagnati dal Cardinale Vicario, dai familiari e dagli educatori. Cari ragazzi, vi ringrazio perché, con la vostra "Carovana della pace" e col simbolo delle colombe che tra poco faremo volare, voi date a tutti un segno di speranza. Ora ascoltiamo il messaggio che avete preparato.

    [un ragazzo legge il messaggio]


    Pope Benedict XVI kisses a child at the end of his Angelus prayer at the Vatican January 31, 2010.


    VATICAN CITY, VATICAN - JANUARY 31:  Pope Benedict XVI flanked by  two children of the Italian Association 'Azione Cattolica' delivers his Sunday angelus blessing  from the window of his studio overlooking St. Peter's Square during the world Peace Day on January 31, 2010 in Vatican City, Vatican.

    In this picture made available by the Vatican newspaper Osservatore Romano, Pope Benedict XVI looks at a white dove that was freed at the end of the Angelus prayer in St. Peter's square, at the Vatican, Sunday, Jan. 31, 2010.

    In this picture made available by the Vatican newspaper Osservatore Romano, Pope Benedict XVI looks at a white dove that was freed at the end of the Angelus prayer in St. Peter's square, at the Vatican, Sunday, Jan. 31, 2010.

    VATICAN CITY, VATICAN - JANUARY 31:  Pope Benedict XVI and two children of the Italian Association 'Azione Cattolica' free two doves as a symbol of peace at the end of his Sunday angelus blessing  from the window of his studio overlooking St. Peter's Square on January 31, 2010 in Vatican City, Vatican.

    VATICAN CITY, VATICAN - JANUARY 31:  Pope Benedict XVI flanked by  two children of the Italian Association 'Azione Cattolica' delivers his Sunday angelus blessing  from the window of his studio overlooking St. Peter's Square during the world Peace Day on January 31, 2010 in Vatican City, Vatican.

    Pope Benedict XVI looks at white doves that were freed at the end of the Angelus prayer in St. Peter's square, at the Vatican, Sunday, Jan. 31, 2010. VATICAN CITY, VATICAN - JANUARY 31:  Pope Benedict XVI flanked by  two children of the Italian Association 'Azione Cattolica' delivers his Sunday angelus blessing  from the window of his studio overlooking St. Peter's Square during the world Peace Day on January 31, 2010 in Vatican City, Vatican.

    VATICAN CITY, VATICAN - JANUARY 31:  Pope Benedict XVI and two children of the Italian Association 'Azione Cattolica' free two doves as a symbol of peace at the end of his Sunday angelus blessing  from the window of his studio overlooking St. Peter's Square on January 31, 2010 in Vatican City, Vatican.Pope Benedict XVI, flanked by two children, releases one of two doves at the end of his Angelus prayer at the Vatican January 31, 2010.

    Pope Benedict XVI (R) and a child look on as one of two doves released by him, returns to his apartments, at the end of his Angelus prayer at the Vatican January 31, 2010.




     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Grande festa in Piazza San Pietro: centomila ragazzi dell’Ac incontrano il Papa



    Una festa della fede, un momento di gioia ed entusiasmo: è quanto si è vissuto stamani in Piazza San Pietro invasa da centomila giovani dell’Azione Cattolica convenuti, da tutta l’Italia, a Roma per incontrare Benedetto XVI. Un evento incentrato sul tema “C’è di più. Diventiamo grandi insieme” che ha visto il momento culminante nel dialogo tra il Papa e i ragazzi su temi forti come l’amore, l’educazione e la testimonianza evangelica nella vita quotidiana. Diamo una sintesi delle risposte del Papa:

    Domanda di un ragazzo dell’ACR:
    Santità, cosa significa diventare grandi? Cosa devo fare per crescere seguendo Gesù? Chi mi può aiutare?

    Il Papa, riflettendo sul motto dell’incontro dell’Acr “C’è di più”, si è chiesto che cosa faccia un bambino per vedere se diventa grande: “confronta la sua altezza con quella dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande”.
    Quindi ha rievocato il suo passato di ragazzo:
    “Io quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più della mia vita, anche se non conoscevo questa parola ‘C’è di più’. Crescere in altezza implica questo ‘C’è di più’, ve lo dice il vostro cuore, che desidera avere tanti amici, che è contento quando si comporta bene, quando sa dare gioia al papà e alla mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù. Voi sapete – ha esclamato il Papa - quanto Gesù voleva bene ai bambini e ai ragazzi! Un giorno tanti bambini come voi si avvicinarono a Gesù, perché si era stabilita una bella intesa, e nel suo sguardo coglievano il riflesso dell’amore di Dio; ma c’erano anche degli adulti che invece si sentivano disturbati da quei bambini. Capita anche a voi che qualche volta, mentre giocate, vi divertite con gli amici, i grandi vi dicono di non disturbare … Ebbene, Gesù rimprovera proprio quegli adulti e disse loro: Lasciate qui tutti questi ragazzi, perché hanno nel cuore il segreto del Regno di Dio. Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete ‘grandi’ e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù”.

    Il Papa ha sottolineato quindi che “essere ‘grandi’ vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa, nella Confessione; vuole dire conoscerlo sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più poveri, gli ammalati, per crescere insieme. E l’ACR è proprio parte di quel ‘di più’, perché – ha detto - non siete soli a voler bene a Gesù - siete in tanti, lo vediamo anche questa mattina! -, ma vi aiutate gli uni gli altri; perché non volete lasciare che nessun amico sia solo, ma a tutti volete dire forte che è bello avere Gesù come amico ed è bello essere amici di Gesù; ed è bello esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori, sacerdoti, animatori! Così diventate grandi davvero, non solo perché la vostra altezza aumenta, ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all’amore che Gesù vi dona”.


    Domanda di una giovanissima dell’Acr:
    Santità, i nostri educatori dell’Azione Cattolica ci dicono che per diventare grandi occorre imparare ad amare, ma spesso noi ci perdiamo e soffriamo nelle nostre relazioni, nelle nostre amicizie, nei nostri primi amori. Ma cosa significa amare fino in fondo? Come imparare ad amare?


    Il Papa ha risposto che si tratta di “una grande questione. E’ molto importante, direi fondamentale, imparare ad amare, amare veramente, imparare l’arte del vero amore! Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi – ha osservato - quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri”.

    “Questa – ha aggiunto - è la scuola dell’amore. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel ‘di più’ che oggi gridate a tutti. ‘C’è di più’!”. “Anch’io nella mia giovinezza – ha detto - volevo qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo. Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù”. E “ho capito sempre più – ha affermato - che il mondo diventa bello e diventa buono, se si conosce questa volontà di Dio. E se il mondo è in corrispondenza con questa volontà di Dio, che è la vera luce, è a bellezza, l’amore che dà senso al mondo”.

    Benedetto XVI ha quindi invitato i giovani a non adattarsi “ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare
    senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto ‘amore’ proposto dai media, in internet – ha spiegato - non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, ma vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti. Certo costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore”.

    “Ma sono sicuro – ha proseguito - che voi non avete paura della fatica di un amore impegnativo e autentico. E’ l’unico che dà in fin dei conti la vera gioia! C’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù. Anche l’Azione Cattolica vi insegna le strade per imparare l’amore autentico: la partecipazione alla vita della Chiesa, della vostra comunità cristiana, il voler bene ai vostri amici del gruppo di ACR, la disponibilità verso i coetanei che incontrate a scuola, in parrocchia o in altri ambienti, la compagnia della Madre di Gesù, Maria, che sa custodire il vostro cuore e guidarvi nella via del bene. Del resto, nell’Azione Cattolica, avete tanti esempi di amore genuino, bello, vero: il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli; amore che arriva anche al sacrificio della vita, come la beata Pierina Morosini e la beata Antonia Mesina”.

    Il Papa ha poi esortato i giovani di Azione Cattolica ad aspirare “a mete grandi, perché Dio ve ne dà la forza. Il ‘di più’ è essere ragazzi e giovanissimi che decidono di amare come Gesù, di essere protagonisti della propria vita, protagonisti nella Chiesa, testimoni della fede tra i vostri coetanei. Il ‘di più’ è la formazione umana e cristiana che sperimentate in AC, che unisce la vita spirituale, la fraternità, la testimonianza pubblica della fede, la comunione ecclesiale, l’amore per la Chiesa, la collaborazione con i Vescovi e i sacerdoti, l’amicizia spirituale. ‘Diventare grandi insieme’ – ha quindi concluso il Papa - dice l’importanza di far parte di un gruppo e di una comunità che vi aiutano a crescere e a scoprire la vostra vocazione”.


    Domanda di un’educatrice:
    Cosa significa oggi essere educatori? Come affrontare le difficoltà che incontriamo nel nostro servizio nell’Azione Cattolica? Come fare in modo che tutta la comunità e la società si prenda cura del presente e del futuro delle nuove generazioni?

    “Essere educatori – ha risposto il Papa - significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel ‘di più’ che ci viene da Dio. Questo esige una conoscenza personale di Gesù, un contatto intimo, quotidiano, amorevole con Lui nella preghiera, nella meditazione sulla Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all’Eucaristia, alla Confessione; esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa, di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche la bellezza e le sorprese della vita di fede. Voi sapete bene – ha proseguito il Papa - che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui. Avete ricevuto un mandato dalla Chiesa per questo compito. Quando aderite all’Azione Cattolica dite a voi stessi e a tutti che amate la Chiesa, che siete disposti ad essere corresponsabili con i Pastori della sua vita e della sua missione, in un’associazione che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle comunità cristiane nella quotidianità della loro missione. Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani. Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli. Senza la presenza della famiglia, ad esempio, rischiate di costruire sulla sabbia; senza una collaborazione con la scuola non si forma un’intelligenza profonda della fede; senza un coinvolgimento dei vari operatori del tempo libero e della comunicazione la vostra opera paziente rischia di non essere efficace, di non incidere sulla vita quotidiana. Io sono sicuro che l’Azione Cattolica è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce. La vostra presenza qui, stamattina, dice non solo a me, ma a tutti che è possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi. Abbiate il coraggio – è stata l’esortazione del Pontefice - vorrei dire l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori”.
    Infine il Papa ha invitato i giovani a continuare ad “essere fedeli all’identità e alla finalità dell’Azione Cattolica. La forza dell’amore di Dio – ha concluso - può compiere in voi grandi cose”.

    ***************

    a breve il testo integrale......

                          Pope Benedict XVI kisses a baby after leading his Weekly General Audience in St. Peter's Square at the Vatican before addressing his weekly general audience on October 27, 2010. Pope Benedict XVI called upon the international comunity to aid the people of Indonesia and Benin hit by natural disasters.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    In piazza San Pietro l'incontro del Papa con i ragazzi e i giovanissimi dell'Azione cattolica italiana

    Diventare grandi significa
    essere capaci di amare



    Diventare grandi vuol dire trasformare la propria vita in "un dono agli altri":  in altre parole, essere capaci di amare. Lo ha detto il Papa ai centomila tra ragazzi e giovanissimi dell'Azione cattolica italiana incontrati sabato mattina, 30 ottobre, in piazza San Pietro.

    Domanda del ragazzo Acr: 
    Santità, cosa significa diventare grandi? Cosa devo fare per crescere seguendo Gesù? Chi mi può aiutare?

    Cari amici dell'Azione Cattolica Italiana!
    Sono semplicemente felice di incontrarvi, così numerosi, su questa bella piazza e vi ringrazio di cuore per il vostro affetto! A tutti voi rivolgo il mio benvenuto. In particolare, saluto il Presidente, Prof. Franco Miano, e l'Assistente Generale, Mons. Domenico Sigalini. Saluto il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, gli altri Vescovi, i sacerdoti, gli educatori e i genitori che hanno voluto accompagnarvi.

    Allora, ho ascoltato la domanda del ragazzo dell'Acr. La risposta più bella su che cosa significa diventare grandi la portate scritta voi tutti sulle vostre magliette, sui cappellini, sui cartelloni:  "C'è di più". Questo vostro motto, che non conoscevo, mi fa riflettere. Che cosa fa un bambino per vedere se diventa grande? Confronta la sua altezza con quella dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande. Io, quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli, e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande; e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più nella mia vita, anche se non conoscevo questa parola "c'è di più".

    Crescere in altezza implica questo "c'è di più". Ve lo dice il vostro cuore, che desidera avere tanti amici, che è contento quando si comporta bene, quando sa dare gioia al papà e alla mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù. Voi sapete quanto Gesù voleva bene ai bambini e ai ragazzi! Un giorno tanti bambini come voi si avvicinarono a Gesù, perché si era stabilita una bella intesa, e nel suo sguardo coglievano il riflesso dell'amore di Dio; ma c'erano anche degli adulti che invece si sentivano disturbati da quei bambini. Capita anche a voi che qualche volta, mentre giocate, vi divertite con gli amici, i grandi vi dicono di non disturbare... Ebbene, Gesù rimprovera proprio quegli adulti e dice loro:  Lasciate qui tutti questi ragazzi, perché hanno nel cuore il segreto del Regno di Dio. Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete "grandi" e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù. Cari bambini, cari ragazzi:  essere "grandi" vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa, nella Confessione; vuole dire conoscerlo sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più poveri, gli ammalati, per crescere insieme. E l'Acr è proprio parte di quel "di più", perché non siete soli a voler bene a Gesù - siete in tanti, lo vediamo anche questa mattina! -, ma vi aiutate gli uni gli altri; perché non volete lasciare che nessun amico sia solo, ma a tutti volete dire forte che è bello avere Gesù come amico ed è bello essere amici di Gesù; ed è bello esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori, sacerdoti, animatori!
     
    Così diventate grandi davvero, non solo perché la vostra altezza aumenta, ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all'amore che Gesù vi dona. E così si apre alla vera grandezza, stare nel grande amore di Dio, che è anche sempre amore degli amici. Speriamo e preghiamo di crescere in questo senso, di trovare il "di più" e di essere veramente persone con un cuore grande, con un Amico grande che dà la sua grandezza anche a noi. Grazie.

    **************************

    Domanda della giovanissima: 
    Santità, i nostri educatori dell'Azione Cattolica ci dicono che per diventare grandi occorre imparare ad amare, ma spesso noi ci perdiamo e soffriamo nelle nostre relazioni, nelle nostre amicizie, nei nostri primi amori. Ma cosa significa amare fino in fondo? Come possiamo  imparare  ad  amare  davvero?

    Una grande questione. È molto importante, direi fondamentale imparare ad amare, amare veramente, imparare l'arte del vero amore! Nell'adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi quando non permettete più allo specchio di essere l'unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, non di cercare se stessi, ma di dare se stessi agli altri:  questa è la scuola dell'amore. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel "di più" che oggi gridate a tutti. "C'è di più"! Come vi ho già detto, anch'io nella mia giovinezza volevo qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo. Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù. E ho capito sempre di più che il mondo diventa bello e diventa buono se si conosce questa volontà di Dio e se il mondo è in corrispondenza con questa volontà di Dio, che è la vera luce, la bellezza, l'amore che dà senso al mondo.

    È proprio vero:  voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto "amore" proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l'illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l'amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti. Certo costa anche sacrificio vivere in modo vero l'amore - senza rinunce non si arriva a questa strada - ma sono sicuro che voi non avete paura della fatica di un amore impegnativo e autentico. È l'unico che, in fin dei conti, dà la vera gioia! C'è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene:  se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù. Anche l'Azione Cattolica vi insegna le strade per imparare l'amore autentico:  la partecipazione alla vita della Chiesa, della vostra comunità cristiana, il voler bene ai vostri amici del gruppo di ACR, di AC, la disponibilità verso i coetanei che incontrate a scuola, in parrocchia o in altri ambienti, la compagnia della Madre di Gesù, Maria, che sa custodire il vostro cuore e guidarvi nella via del bene.

    Del resto, nell'Azione Cattolica, avete tanti esempi di amore genuino, bello, vero:  il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli; amore che arriva anche al sacrificio della vita, come la beata Pierina Morosini e la beata Antonia Mesina.
    Giovanissimi di Azione Cattolica, aspirate a mete grandi, perché Dio ve ne dà la forza. Il "di più" è essere ragazzi e giovanissimi che decidono di amare come Gesù, di essere protagonisti della propria vita, protagonisti nella Chiesa, testimoni della fede tra i vostri coetanei. Il "di più" è la formazione umana e cristiana che sperimentate in AC, che unisce la vita spirituale, la fraternità, la testimonianza pubblica della fede, la comunione ecclesiale, l'amore per la Chiesa, la collaborazione con i Vescovi e i sacerdoti, l'amicizia spirituale. "Diventare grandi insieme" dice l'importanza di far parte di un gruppo e di una comunità che vi aiutano a crescere, a scoprire la vostra vocazione e a imparare il vero amore. Grazie.

    ********************

    Domanda dell'educatrice: 
    Santità, cosa significa oggi essere educatori? Come affrontare le difficoltà che incontriamo nel nostro servizio? E come fare in modo che siano tutti a prendersi cura del presente e del futuro delle nuove generazioni? Grazie.

    Una grande domanda. Lo vediamo in questa situazione del problema dell'educazione. Direi che essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel "di più" che ci viene da Dio. Questo esige una conoscenza personale di Gesù, un contatto personale, quotidiano, amorevole con Lui nella preghiera, nella meditazione sulla Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all'Eucaristia, alla Confessione; esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa, di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche le bellezze e le sorprese della vita di fede.

    Voi sapete bene che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui. Avete ricevuto il mandato dalla Chiesa per questo compito. Quando aderite all'Azione Cattolica dite a voi stessi e a tutti che amate la Chiesa, che siete disposti ad essere corresponsabili con i Pastori della sua vita e della sua missione, in un'associazione che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle comunità cristiane nella quotidianità della loro missione. Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani. Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l'urgenza dell'educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli. Senza la presenza della famiglia, ad esempio, rischiate di costruire sulla sabbia; senza una collaborazione con la scuola non si forma un'intelligenza profonda della fede; senza un coinvolgimento dei vari operatori del tempo libero e della comunicazione la vostra opera paziente rischia di non essere efficace, di non incidere sulla vita quotidiana. Io sono sicuro che l'Azione Cattolica è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce. La vostra presenza qui, stamattina, dice non solo a me, ma a tutti che è possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi.

    Abbiate il coraggio, vorrei dire l'audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori.
    Cari amici, alla fine vi ringrazio per aver partecipato a questo incontro. Mi piacerebbe fermarmi ancora con voi, perché quando sono in mezzo a tanta gioia ed entusiasmo, anche io sono pieno di gioia, mi sento ringiovanito! Ma purtroppo il tempo passa veloce, mi aspettano altri. Ma col cuore sono con voi e rimango con voi! E vi invito, cari amici, a continuare nel vostro cammino, ad essere fedeli all'identità e alla finalità dell'Azione Cattolica. La forza dell'amore di Dio può compiere in voi grandi cose. Vi assicuro che mi ricordo di tutti nella mia preghiera e vi affido alla materna intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, perché come lei possiate testimoniare che "c'è di più", la gioia della vita piena della presenza del Signore. Grazie a tutti voi di cuore!


    (©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2010)



    Pope Benedict XVI kisses a child as he leaves after an audience with youths from Italian catholic movement Azione Cattolica in St. Peter's Square at the Vatican October 30, 2010.
    Pope Benedict XVI waves as he is driven through the crowd in St. Peter's Square during a pep rally for Catholic youths, at the Vatican, Saturday, Oct. 30, 2010. Benedict XVI is cautioning young people about love as proposed by the Internet. He warned against impure love ''consumed without respect'' for oneself and others, saying not to mistake that for freedom.

    Pope Benedict XVI waves as he arrives to lead an audience with youths from the Italian catholic movement Azione Cattolica in St. Peter's Square at the Vatican oc October 30, 2010.

    Pope Benedict XVI waves as he arrives to lead an audience with youths from the Italian catholic movement Azione Cattolica in St. Peter's Square at the Vatican oc October 30, 2010.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    29/01/2012 19:08
     
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    [SM=g1740733] Come ogni anno, l'ultima domenica di gennaio, con i giovani dell'AC e le Colombe per la Pace....
     In italiano il Papa ha salutato tra gli altri i numerosi ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini, con i loro educatori e familiari.
     “Cari ragazzi, anche quest’anno avete dato vita alla ‘Carovana della pace’. Vi ringrazio e vi incoraggio a portare dappertutto la pace di Gesù”, ha detto il Pontefice.
    Poi ha ceduto la parola alla piccola Noemi che ha letto il messaggio a nome dei ragazzi dell’Acr di Roma, annunciando che con i risparmi dei ragazzi dell’Acr sarà costruito un centro di detenzione alternativo al carcere per ragazze minorenni in Bolivia, vicino a La Paz. “Speriamo – ha detto Noemi leggendo il messaggio - che con il nostro aiuto le ragazze boliviane possano essere incoraggiate a riconquistare la dignità e la fiducia degli altri”. “Ti chiediamo - ha concluso Noemi - di pregare insieme con noi per i nostri genitori, educatori e sacerdoti, affinché ci formino ad essere testimoni ed operato di pace. Ricordati sempre che l’Acr di Roma ti vuole tanto bene”.
    Alla conclusione del messaggio, il Santo Padre ha ringraziato Noemi e poi ha invitato a liberare le colombe “come segno di pace per la città di Roma e per il mondo intero”. Una colomba si è fermata sul davanzale della finestra e una è rientrata nello studio del Pontefice, che ha commentato: “Vogliono stare nella casa del Papa”.
    [SM=g1740721] [SM=g1740722]




































    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 29.01.2012

    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Presenti oggi, tra gli altri, i Ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma che concludono con la "Carovana della Pace" il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Al termine della preghiera dell’Angelus due bambini, invitati nell’appartamento pontificio, liberano dalla finestra due colombe, simbolo di pace.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Il Vangelo di questa domenica (Mc 1,21-28) ci presenta Gesù che, in giorno di sabato, predica nella sinagoga di Cafarnao, la piccola città sul lago di Galilea dove abitavano Pietro e suo fratello Andrea. Al suo insegnamento, che suscita la meraviglia della gente, segue la liberazione di «un uomo posseduto da uno spirito impuro» (v. 23), che riconosce in Gesù il «santo di Dio», cioè il Messia.
    In poco tempo, la sua fama si diffonde in tutta la regione, che Egli percorre annunciando il Regno di Dio e guarendo i malati di ogni genere: parola e azione. San Giovanni Crisostomo fa osservare come il Signore «alterni il discorso a beneficio degli ascoltatori, procedendo dai prodigi alle parole e passando di nuovo dall’insegnamento della sua dottrina ai miracoli» (Hom. in Matthæum 25, 1: PG 57, 328).
    La parola che Gesù rivolge agli uomini apre immediatamente l’accesso al volere del Padre e alla verità di se stessi. Non così, invece, accadeva agli scribi, che dovevano sforzarsi di interpretare le Sacre Scritture con innumerevoli riflessioni. Inoltre, all’efficacia della parola, Gesù univa quella dei segni di liberazione dal male. Sant’Atanasio osserva che «comandare ai demoni e scacciarli non è opera umana ma divina»; infatti, il Signore «allontanava dagli uomini tutte le malattie e ogni infermità. Chi, vedendo il suo potere … avrebbe ancora dubitato che Egli fosse il Figlio, la Sapienza e la Potenza di Dio?» (Oratio de Incarnatione Verbi 18.19: PG 25, 128 BC.129 B).

    L’autorità divina non è una forza della natura. È il potere dell’amore di Dio che crea l’universo e, incarnandosi nel Figlio Unigenito, scendendo nella nostra umanità, risana il mondo corrotto dal peccato. Scrive Romano Guardini: «L’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza in umiltà… è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo» (Il Potere, Brescia 1999, 141.142).

    Spesso per l’uomo l’autorità significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, l’autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13,5), che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita, perché è l’Amore.

    In una delle sue Lettere, santa Caterina da Siena scrive: «E’ necessario che noi vediamo e conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed eterno, e non può volere altro se non il nostro bene» (Ep. 13 in: Le Lettere, vol. 3, Bologna 1999, 206). [SM=g1740721]
    Cari amici, giovedì prossimo 2 febbraio, celebreremo la festa della Presentazione del Signore al tempio, Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Invochiamo con fiducia Maria Santissima, affinché guidi i nostri cuori ad attingere sempre dalla misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità, ricolmandola di ogni grazia e benevolenza, con la potenza dell’amore.

    DOPO L'ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle,

    oggi, a Vienna, viene proclamata Beata Hildegard Burjan, laica, madre di famiglia, vissuta tra Ottocento e Novecento e fondatrice della Società delle Suore della Caritas socialis. Lodiamo il Signore per questa bella testimonianza del Vangelo!

    In questa domenica ricorre la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Nel salutare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, vorrei far giungere il mio incoraggiamento a tutte le persone affette da questa malattia, come pure a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano per eliminare la povertà e l’emarginazione, vere cause del permanere del contagio.

    Ricordo inoltre la Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa. In profonda comunione con il Patriarca Latino di Gerusalemme e il Custode di Terra Santa, invochiamo il dono della pace per quella Terra benedetta da Dio.

    (...)

    E saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli venuti da Taranto, Bari e Civitavecchia, e i numerosi ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma con i loro educatori e familiari. Cari ragazzi, anche quest’anno avete dato vita alla “Carovana della Pace”. Vi ringrazio e vi incoraggio a portare dappertutto la pace di Gesù. E accanto a me ci sono due di voi. Adesso ascoltiamo il messaggio letto da Noemi.

    [lettura del messaggio]

    Grazie Noemi, hai fatto molto bene! Ed ora liberiamo le colombe, che i ragazzi hanno portato, come segno di pace per la città di Roma e per il mondo intero.

    [lancio delle colombe] [SM=g1740752]

    Vogliono stare nella casa del Papa! [SM=g1740752]

    Buona domenica a voi tutti! Buona Domenica!
    [SM=g1740752]


    [SM=g1740738]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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