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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Lasciate che i bambini vengano a ME, con affetto Gesù

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2012 17:40
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Dedicato anche ai Genitori!



"Lasciate che i bambini vengano a me. Bisogna assomigliare a loro
per entrare nel Regno di Dio".   (
Mt. 19,13 ss)



Una bella testimonianza di due giovani!


Dice il Papa rivolgendosi ai bambini nella lettera (che sarà pubblicata dopo questo messaggio) che ha scritto in occasione dell'Anno della famiglia: "(Gesù) una volta diventato grande, come Maestro della Verità divina, mostrerà uno straordinario affetto per i bambini... Quanto importante è il bambino agli occhi di Gesù!... Dio vi ama, cari ragazzi! Questo voglio dirvi".  

Leggiamo dalla Bibbia "Prima di formarti nel grembo di tua madre, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" (dal libro di Geremia 1,5). Questo significa che fin dal primo momento della nostra esistenza noi siamo persone da rispettare ed amare.  Ma dobbiamo volerci bene anche da noi stessi e volersi BENE significa volere Dio che è il Bene in assoluto, non esiste altro Bene che LUI. 

Su un libro della scrittrice Fallaci ("Lettera a un bambino mai nato") si legge:
"La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero cominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera scioglieva nell'acqua una medicina. Poi beveva piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra, subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra. Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male non lo so. Quando sono felice penso che sia stato bene, quando sono infelice penso che sia stato male. Però, anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perché nulla è peggio del nulla... Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l'altrui distrazione". 

Noi siamo d'accordo con queste parole e siamo felici di esistere, di avere dei genitori che ci vogliono bene. Purtroppo noi siamo rimasti con una sola di queste persone care, perché Gesù li ha voluti accanto a lui, ma noi sappiamo che ci continuano ad amare e ci sentiamo molto importanti perché abbiamo il compito di testimoniare la bellezza della vita. 



Di fronte a queste situazioni di sofferenza non ci siamo tirati indietro, ma abbiamo visto sul viso del genitore che c'è rimasto il coraggio e la dignità, la serenità e la speranza di chi crede che anche da questa esperienza possa nascere qualcosa di positivo. 

Noi ci fidiamo di Gesù perché sappiamo che lui non ci guida sul monte Calvario, ma verso la gioia della vita.


Ma non tutti i bambini sentono la gioia di vivere, di esistere, di avere degli amici, di avere dei genitori comprensivi e premurosi, e soffrono e piangono nel silenzio. 

Una bambina di nove anni scrive ad uno dei suoi genitori: "Se tu mi tocchi con dolcezza e tenerezza, se tu mi guardi e mi sorridi, se qualche volta prima di parlare mi ascolti, io crescerò, crescerò veramente". 

Non ci bastano i giocattoli e i bei vestitini, non ci sono sufficienti i capricci esauditi, noi abbiamo "fame di carezze" come la chiama la maestra, vogliamo essere amati, coccolati, accarezzati, ascoltati, capiti, vogliamo imparare che cosa significa veramente AMARE, per questo ci fidiamo di Gesù. 

Noi siamo fortunati perché abbiamo tanta gente intorno che fa tutto questo. 

Grazie a tutti! 

Grazie a te Gesù che ci hai preferiti ai saggi e ai potenti


(Elisa C. Andrea S. Andrea F. Giulia - giovanissimi-)

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AI BAMBINI
NELL'ANNO DELLA FAMIGLIA

Cari bambini!

Nasce Gesù

Tra pochi giorni celebreremo il Natale, festa intensamente sentita da tutti i bambini in ogni famiglia. Quest'anno lo sarà ancora di più, perché è l'Anno della Famiglia. Prima che esso finisca, desidero rivolgermi a voi, bambini del mondo intero, per condividere con voi la gioia di questa suggestiva ricorrenza.

Il Natale è la festa di un Bambino, di un Neonato. È perciò la vostra festa! Voi l'attendete con impazienza e ad essa vi preparate con gioia, contando i giorni e quasi le ore che mancano alla Santa Notte di Betlemme.

Mi pare di vedervi: voi state preparando in casa, in parrocchia, in ogni angolo del mondo il presepe, ricostruendo il clima e l'ambiente in cui il Salvatore è nato. È vero! Nel periodo natalizio la stalla con la mangiatoia occupa nella Chiesa il posto centrale. E tutti si affrettano a recarvisi in pellegrinaggio spirituale, come i pastori nella notte della nascita di Gesù. Più tardi saranno i Magi a venire dal lontano Oriente, seguendo la stella, fino al luogo dove è stato deposto il Redentore dell'universo.


Ed anche voi, nei giorni di Natale, visitate i presepi, fermandovi a guardare il Bambino deposto sulla paglia. Fissate sua Madre, San Giuseppe, custode del Redentore. Contemplando la Santa Famiglia, pensate alla vostra famiglia, quella in cui siete venuti al mondo. Pensate alla vostra mamma, che vi ha dato alla luce e al vostro papà. Essi si prendono cura del mantenimento della famiglia e della vostra educazione. Compito dei genitori infatti non è soltanto quello di generare i figli, ma anche di educarli sin dalla loro nascita.


Cari bambini, vi scrivo pensando a quando anch'io molti anni fa ero bambino come voi. Allora anch'io vivevo l'atmosfera serena del Natale, e quando brillava la stella di Betlemme andavo in fretta al presepe insieme con i miei coetanei, per rivivere ciò che avvenne 2000 anni fa in Palestina. Noi bambini esprimevamo la nostra gioia prima di tutto col canto.




Quanto sono belli e commoventi i canti natalizi, che nella tradizione di ogni popolo si intrecciano intorno al presepe! Quali pensieri profondi vi sono contenuti, e soprattutto quale gioia e quale tenerezza essi esprimono verso il divino Bambino venuto al mondo nella Notte Santa!


Pure i giorni che seguono la nascita di Gesù sono giorni di festa: così, otto giorni dopo, si ricorda che, come voleva la tradizione dell'Antico Testamento, al Bambino fu dato un nome: fu chiamato Gesù. Dopo quaranta giorni, si commemora la sua presentazione al Tempio, come avveniva per ogni figlio primogenito d'Israele. In quell'occasione ebbe luogo un incontro straordinario: alla Madonna, giunta al Tempio col Bambino, venne incontro il vecchio Simeone, che prese tra le braccia il piccolo Gesù e pronunciò queste parole profetiche: « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele » (Lc 2, 29-32). Poi, rivolgendosi a Maria, sua madre, aggiunse: « Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima » (Lc 2, 34-35).


Così dunque, già nei primi giorni della vita di Gesù, risuona l'annuncio della Passione, alla quale un giorno sarà associata anche la Mamma, Maria: il Venerdì Santo Ella starà silenziosa sotto la Croce del Figlio. Del resto, non dovrà trascorrere molto tempo dalla nascita prima che il piccolo Gesù si trovi esposto ad un grave pericolo: il crudele re Erode ordinerà di uccidere i bambini al di sotto dei due anni, e per questo egli sarà costretto a fuggire con i genitori in Egitto.

Voi conoscete certo molto bene questi eventi legati alla nascita di Gesù. Ve li raccontano i vostri genitori, i sacerdoti, gli insegnanti, i catechisti, ed ogni anno li rivivete spiritualmente nel periodo delle feste natalizie, insieme a tutta la Chiesa: voi quindi sapete di questi aspetti drammatici dell'infanzia di Gesù.


Cari amici! Nelle vicende del Bimbo di Betlemme potete riconoscere le sorti dei bambini di tutto il mondo. Se è vero che un bambino rappresenta la gioia non solo dei genitori, ma della Chiesa e dell'intera società, è vero pure che ai nostri tempi molti bambini, purtroppo, in varie parti del mondo soffrono e sono minacciati: patiscono la fame e la miseria, muoiono a causa delle malattie e della denutrizione, cadono vittime delle guerre, vengono abbandonati dai genitori e condannati a rimanere senza casa, privi del calore di una propria famiglia, subiscono molte forme di violenza e di prepotenza da parte degli adulti. Come è possibile rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza di tanti bambini, specialmente quando è causata in qualche modo dagli adulti?


Gesù dona la Verità


Il Bambino, che a Natale contempliamo deposto nella mangiatoia, col passar degli anni crebbe. A dodici anni, come sapete, si recò per la prima volta, insieme a Maria e Giuseppe, da Nazaret a Gerusalemme in occasione della Festa di Pasqua.

Lì, confuso tra la folla dei pellegrini, si staccò dai genitori e, insieme con altri suoi coetanei, si pose in ascolto dei dottori del Tempio, quasi per una « lezione di catechismo ». Le feste in effetti erano occasioni adatte per trasmettere la fede ai ragazzi dell'età, più o meno, di Gesù. Avvenne però che, durante tale incontro, l'Adolescente straordinario, giunto da Nazaret, non solo pose delle domande assai intelligenti, ma egli stesso cominciò a dare delle risposte profonde a coloro che lo stavano ammaestrando. Le domande e più ancora le risposte sbalordirono i dottori del Tempio. Era lo stesso stupore che, in seguito, avrebbe accompagnato la predicazione pubblica di Gesù: l'episodio del Tempio di Gerusalemme non era che l'inizio e quasi il preannuncio di ciò che sarebbe avvenuto alcuni anni più tardi.

Cari ragazzi e ragazze, coetanei di Gesù dodicenne, non vi tornano alla mente, a questo punto, le lezioni di religione che si svolgono in parrocchia ed a scuola, lezioni alle quali siete invitati a prender parte? Vorrei allora porvi alcune domande: qual è il vostro atteggiamento di fronte alle lezioni di religione? Vi fate coinvolgere come Gesù dodicenne al Tempio? Siete diligenti nel frequentarle a scuola e in parrocchia? Vi aiutano in questo i vostri genitori?


Gesù dodicenne fu così preso da quella catechesi nel Tempio di Gerusalemme che, in un certo senso, dimenticò persino i propri genitori. Maria e Giuseppe, incamminati insieme ad altri pellegrini sulla strada del ritorno verso Nazaret, si resero conto ben presto della sua assenza. Lunghe furono le ricerche. Ritornarono sui loro passi e soltanto il terzo giorno riuscirono a trovarlo a Gerusalemme nel Tempio. « Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo » (Lc 2, 48). Com'è strana la risposta di Gesù e come fa riflettere! « Perché mi cercavate? - egli disse - Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? » (Lc 2, 49). Era una risposta difficile da accettare. L'evangelista Luca aggiunge semplicemente che Maria « serbava tutte queste cose nel suo cuore » (2, 51). In effetti, era una risposta che si sarebbe resa comprensibile solo più tardi, quando Gesù, ormai adulto, avrebbe iniziato a predicare, dichiarando che per il suo Padre celeste era disposto ad affrontare ogni sofferenza e persino la morte sulla croce.

Da Gerusalemme Gesù tornò con Maria e Giuseppe a Nazaret, ove visse loro sottomesso (cf. Lc 2, 51). Circa questo periodo, prima dell'inizio della predicazione pubblica, il Vangelo nota soltanto che Gesù « cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini » (Lc 2, 52).


Cari ragazzi, nel Bambino che ammirate nel presepe sappiate vedere già il ragazzo dodicenne che nel Tempio di Gerusalemme dialoga con i dottori. Egli è lo stesso uomo adulto che più tardi, a trent'anni, comincerà ad annunciare la parola di Dio, si sceglierà i dodici Apostoli, sarà seguito da moltitudini assetate di verità. Egli confermerà ad ogni passo il suo straordinario insegnamento con i segni della potenza divina: restituirà la vista ai ciechi, guarirà i malati, risusciterà persino i morti. E tra i morti richiamati alla vita ci sarà la dodicenne figlia di Giairo, ci sarà il figlio della vedova di Nain, restituito vivo alla madre in pianto.


È proprio così: questo Bambino, ora appena nato, una volta diventato grande, come Maestro della Verità divina, mostrerà uno straordinario affetto per i bambini. Dirà agli Apostoli: « Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite », e aggiungerà: « Perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio » (Mc 10, 14). Un'altra volta, agli Apostoli che discutevano su chi fosse il più grande metterà davanti un bambino e dirà: « Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli » (Mt 18, 3). In quella occasione pronuncerà anche parole severissime di ammonimento: « Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare » (Mt 18, 6).

Quanto importante è il bambino agli occhi di Gesù! Si potrebbe addirittura osservare che il Vangelo è profondamente permeato dalla verità sul bambino. Lo si potrebbe persino leggere nel suo insieme come il « Vangelo del bambino ».

Che vuol dire infatti: « Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli »? Non pone forse Gesù il bambino come modello anche per gli adulti? Nel bambino c'è qualcosa che mai può mancare in chi vuol entrare nel Regno dei cieli. Al cielo sono destinati quanti sono semplici come i bambini, quanti come loro sono pieni di fiducioso abbandono, ricchi di bontà e puri. Questi solamente possono ritrovare in Dio un Padre, e diventare a loro volta, grazie a Gesù, altrettanti figli di Dio.


Non è questo il principale messaggio del Natale? Leggiamo in san Giovanni: « E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (1, 14); ed ancora: « A quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio » (1, 12). Figli di Dio! Voi, cari ragazzi, siete figli e figlie dei vostri genitori. Ebbene, Dio vuole che tutti siamo suoi figli adottivi mediante la grazia. Sta qui la vera fonte della gioia del Natale, della quale vi scrivo al termine ormai dell'Anno della Famiglia. Rallegratevi di questo « Vangelo della divina figliolanza ». In questa gioia portino abbondanti frutti le prossime feste natalizie, nell'Anno della Famiglia.

CONTINUA.................

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Gesù dona se stesso
 

Cari amici, incontro indimenticabile con Gesù è senz'altro la Prima Comunione, giorno da ricordare come uno dei più belli della vita. L'Eucaristia, istituita da Cristo la vigilia della sua passione durante l'Ultima Cena, è un sacramento della Nuova Alleanza, anzi, il più grande dei sacramenti.


 

In esso il Signore si fa cibo delle anime sotto le specie del pane e del vino. I bambini lo ricevono solennemente una prima volta - nella Prima Comunione, appunto - e sono invitati a riceverlo in seguito il più spesso possibile per rimanere in intima amicizia con Gesù.

Per accostarsi alla Santa Comunione, come sapete, occorre aver ricevuto il Battesimo: questo è il primo dei sacramenti e il più necessario per la salvezza. È un grande avvenimento il Battesimo!

Nei primi secoli della Chiesa, quando a ricevere il Battesimo erano soprattutto gli adulti, il rito si concludeva con la partecipazione all'Eucaristia ed aveva la solennità che oggi accompagna la Prima Comunione. Successivamente, quando s'incominciò a dare il Battesimo soprattutto ai neonati - è il caso anche di molti fra voi, cari bambini, che infatti non ricordate il giorno del vostro Battesimo - la festa più solenne fu spostata al momento della Prima Comunione. Ogni ragazzo e ogni ragazza di famiglia cattolica conosce bene questa consuetudine: la Prima Comunione è vissuta come una grande festa di famiglia. In quel giorno, insieme con il festeggiato, in genere si accostano all'Eucaristia i genitori, i fratelli, le sorelle, i parenti, i padrini, talora anche gli insegnanti e gli educatori.

Il giorno della Prima Comunione è inoltre una grande festa nella parrocchia. Ricordo come fosse oggi quando, insieme con i miei coetanei, ricevetti per la prima volta l'Eucaristia nella chiesa parrocchiale del mio paese. Si suole fissare quest'evento nelle foto di famiglia, perché non venga dimenticato. Tali istantanee seguono in genere la persona per il resto degli anni. Col passare del tempo, si rivive, sfogliandole, l'atmosfera di quei momenti; si torna alla purezza e alla gioia sperimentate nell'incontro con Gesù, fattosi per amore Redentore dell'uomo.

Per quanti bambini nella storia della Chiesa l'Eucaristia è stata fonte di forza spirituale, a volte addirittura eroica!

Come non ricordare, ad esempio, ragazzi e ragazze santi, vissuti nei primi secoli ed ancora oggi conosciuti e venerati in tutta la Chiesa? Sant'Agnese, che visse a Roma; sant'Agata, martirizzata in Sicilia; san Tarcisio, un ragazzo ben a ragione chiamato martire dell'Eucaristia, perché preferì morire piuttosto che cedere Gesù, che portava con sé sotto le specie del pane.


E così lungo i secoli, sino ai nostri tempi, non mancano bambini e ragazzi tra i santi e i beati della Chiesa. Come nel Vangelo Gesù manifesta particolare fiducia nei bambini, così la Mamma sua, Maria, non ha mancato di riservare ai piccoli, nel corso della storia, la sua materna premura. Pensate a santa Bernardetta di Lourdes, ai fanciulli di La Salette e, nel nostro secolo, a Lucia, Francesco e Giacinta di Fatima.

(Nennolina, la piccola santa che scriveva le lettere a Gesù:

«Caro Gesù Risorto, io ti amo molto».«Caro Gesù tanti saluti carezze e baci dalla Tua cara Antonietta».Nennolina )



Vi parlavo prima del « Vangelo del bambino »: non ha avuto esso in questa nostra epoca un'espressione particolare nella spiritualità di santa Teresa di Gesù Bambino? È proprio vero: Gesù e la sua Mamma scelgono spesso i bambini per affidare loro compiti grandi per la vita della Chiesa e dell'umanità. Ne ho nominato solo alcuni universalmente conosciuti, ma quanti altri meno noti ne esistono! Il Redentore dell'umanità sembra condividere con loro la sollecitudine per gli altri: per i genitori, per i compagni e le compagne. Egli attende tanto la loro preghiera. Che potenza enorme ha la preghiera dei bambini! Essa diventa un modello per gli stessi adulti: pregare con fiducia semplice e totale vuol dire pregare come sanno pregare i bambini.


Ed arrivo ad un punto importante di questa mia Lettera: al termine ormai dell'Anno della Famiglia, è alla vostra preghiera, cari piccoli amici, che desidero affidare i problemi della vostra e di tutte le famiglie del mondo. E non soltanto questo: ho ancora altre intenzioni da raccomandarvi. Il Papa conta molto sulle vostre preghiere.

Dobbiamo pregare insieme e molto, affinché l'umanità, formata da diversi miliardi di esseri umani, diventi sempre più la famiglia di Dio, e possa vivere nella pace. Ho ricordato all'inizio le indicibili sofferenze che tanti bambini hanno sperimentato in questo secolo, e quelle che molti di loro continuano a subire anche in questo momento. Quanti, anche in questi giorni, cadono vittime dell'odio che imperversa in diverse regioni della terra: nei Balcani, ad esempio, ed in alcuni paesi dell'Africa. Proprio meditando su questi fatti, che colmano di dolore i nostri cuori, ho deciso di chiedere a voi, cari bambini e ragazzi, di farvi carico della preghiera per la pace. Lo sapete bene: l'amore e la concordia costruiscono la pace, l'odio e la violenza la distruggono.

Voi rifuggite istintivamente dall'odio e siete attratti dall'amore: per questo il Papa è certo che non respingerete la sua richiesta, ma vi unirete alla sua preghiera per la pace nel mondo con lo stesso slancio con cui pregate per la pace e la concordia nelle vostre famiglie.



Lodate il nome del Signore!


Permettete, cari ragazzi e ragazze, che al termine di questa Lettera ricordi le parole di un Salmo che mi hanno sempre commosso: Laudate pueri Dominum!

Lodate, fanciulli del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore! (cf. Sal 112/113, 1-3). Mentre medito le parole di questo Salmo, mi passano davanti agli occhi i volti dei bambini di tutto il mondo: dall'oriente all'occidente, dal settentrione al mezzogiorno. È a voi, piccoli amici, senza differenze di lingua, di razza o nazionalità, che dico: Lodate il nome del Signore!




E poiché l'uomo deve lodare Dio prima di tutto con la vita, non dimenticatevi di ciò che Gesù dodicenne disse a sua Madre e a Giuseppe nel Tempio di Gerusalemme: « Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? » (Lc 2, 49). L'uomo loda Dio seguendo la voce della propria vocazione. Dio chiama ogni uomo e la sua voce si fa sentire già nell'anima del bambino: chiama a vivere nel matrimonio oppure ad essere sacerdote; chiama alla vita consacrata o forse al lavoro nelle missioni... Chi sa? Pregate, cari ragazzi e ragazze, per scoprire qual è la vostra vocazione, per poi seguirla generosamente.


Lodate il nome del Signore
! I bambini di ogni Continente, nella notte di Betlemme, guardano con fede al neonato Bambino e vivono la grande gioia del Natale. Cantando nelle loro lingue, lodano il nome del Signore. Così per tutta la terra si diffondono le suggestive melodie del Natale. Sono parole tenere, commoventi che risuonano in tutte le lingue umane; è come un festoso canto elevato da tutta la terra, che s'unisce a quello degli Angeli, messaggeri della gloria di Dio, sopra la stalla di Betlemme: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14).

Il Figlio prediletto di Dio si presenta tra noi come un neonato; intorno a Lui i bambini di ogni Nazione della terra sentono su di sé lo sguardo colmo d'amore del Padre celeste e gioiscono perché Dio li ama.



L'uomo non può vivere senza amore. Egli è chiamato ad amare Dio e il prossimo, ma per amare veramente deve avere la certezza che Dio gli vuole bene.


Dio vi ama, cari ragazzi
!

Questo voglio dirvi al termine dell'Anno della Famiglia e in occasione di queste feste natalizie che sono in modo particolare le vostre feste.


Vi auguro che esse siano gioiose e serene; vi auguro di fare in esse una più intensa esperienza dell'amore dei vostri genitori, dei fratelli, delle sorelle e degli altri membri della vostra famiglia. Quest'amore poi si estenda all'intera vostra comunità, anzi a tutto il mondo, grazie proprio a voi, cari ragazzi e bambini. L'amore allora raggiungerà quanti ne hanno particolare bisogno, specialmente i sofferenti e gli abbandonati.

Quale gioia è più grande di quella portata dall'amore? Quale gioia è più grande di quella che tu, Gesù, porti a Natale nell'animo degli uomini, e particolarmente dei bambini?


Alza la tua manina, divino Bambino,
e benedici questi tuoi piccoli amici,
benedici i bambini di tutta la terra!



Dal Vaticano, 13 dicembre 1994.



GIOVANNI PAOLO II









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PRIMA COMUNIONE DEI BAMBINI IN SAN PIETRO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

14 giugno 1979




Carissimi bambini e bambine!


Grande è la mia gioia nel vedervi qui, così numerosi e così pieni di fervore, per celebrare col Papa la Solennità liturgica del Corpo e del Sangue del Signore!

Vi saluto tutti e ognuno in particolare con la più profonda tenerezza, e vi ringrazio di cuore per essere venuti a rinnovare la vostra Santa Comunione con il Papa e per il Papa; e così pure ringrazio i vostri parroci, sempre dinamici e zelanti, e i vostri genitori e parenti, che vi hanno preparati e accompagnati.

Ho ancora negli occhi lo spettacolo impressionante delle moltitudini immense incontrate nel mio viaggio in Polonia; ed ecco ora lo spettacolo dei bambini di Roma, ecco la vostra meravigliosa innocenza, i vostri occhi sfavillanti, i vostri irrequieti sorrisi! 


Voi siete i prediletti di Gesù: “Lasciate che i fanciulli vengano a me! – diceva il Divin Maestro – Non glielo impedite (Lc 18,16).

Voi siete anche i miei prediletti! 


Cari bambini e bambine! Vi siete preparati alla vostra Prima Comunione con tanto impegno e tanta diligenza, e il vostro primo incontro con Gesù è stato un momento di intensa commozione e di profonda felicità. Ricordate per sempre questo giorno benedetto della Prima Comunione! Ricordate per sempre il vostro fervore e la vostra gioia purissima!


Ora poi siete venuti qui, per rinnovare il vostro incontro con Gesù. Non potevate farmi un dono più bello e più prezioso!


Molti bambini avevano espresso il desiderio di ricevere la Prima Comunione dalle mani del Papa. Certo sarebbe stata per me una grande consolazione pastorale donare Gesù per la prima volta ai bambini e alle bambine di Roma. Ma ciò non è possibile; e poi è meglio che ogni bambino riceva la sua Prima Comunione nella propria Parrocchia, dal proprio parroco. Ma almeno mi è possibile oggi dare la santa Comunione a una rappresentanza di voi, tenendo presente nel mio amore tutti gli altri, in questo vasto e magnifico Cenacolo! Ed è questa per me e per voi una gioia immensa, che non dimenticheremo mai più! Nello stesso tempo voglio lasciarvi alcuni pensieri, che vi possano servire per mantenere sempre limpida la vostra fede, fervoroso il vostro amore a Gesù Eucaristico, innocente la vostra vita.

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1. Gesù è presente con noi. Ecco il primo pensiero.

Gesù è risorto, è asceso al cielo; ma ha voluto rimanere con noi e per noi, in tutti i luoghi della terra. L’Eucaristia è davvero un’invenzione divina!

Prima di morire in Croce, offrendo la sua vita al Padre in sacrificio di adorazione e di amore, Gesù istituì l’Eucaristia, trasformando il pane e il vino nella sua stessa Persona e dando agli Apostoli e ai loro successori, i Vescovi e i Sacerdoti, il potere di renderlo presente nella Santa Messa.

http://farm2.static.flickr.com/1351/540367500_d097898e0e.jpg


Gesù quindi ha voluto rimanere con noi per sempre! Gesù ha voluto unirsi intimamente a noi nella Santa Comunione, per dimostrarci il suo amore direttamente e personalmente. Ognuno può dire: “Gesù mi ama! Io amo Gesù”.

Santa Teresa di Gesù Bambino, ricordando il giorno della sua Prima Comunione, scriveva: “Oh, come fu dolce il primo bacio che Gesù diede alla mia anima!... fu un bacio d’amore, io mi sentivo amata e dicevo a mia volta: “Vi amo, mi dono a voi per sempre”... Teresa era sparita come la goccia d’acqua che si perde in seno all’oceano. Restava solo Gesù: il maestro, il Re” (Teresa di Lisieux, Storia di un’anima, Queriniana 1974, Man. A, cap. IV, p. 75). E si mise a piangere di gioia e di consolazione, tra lo stupore delle compagne.


http://www.gliscritti.it/approf/teresa_imgs/teresa-04.jpg
(Sana Teresina da Bambina)




Gesù è presente nell’Eucaristia per essere incontrato, amato, ricevuto, consolato. Dovunque c’è il sacerdote, lì è presente Gesù, perché la missione e la grandezza del Sacerdote è proprio la celebrazione della Santa Messa.

Gesù è presente nelle grandi città e nei piccoli paesi, nelle chiese di montagna e nelle lontane capanne dell’Africa e dell’Asia, negli ospedali e nelle carceri; perfino nei campi di concentramento era presente Gesù Eucaristico!

Cari bambini! Ricevete spesso Gesù! Rimanete in lui; lasciatevi trasformare da lui! 



2. Gesù è il vostro più grande Amico. Ecco il secondo pensiero.

Non dimenticatelo mai! Gesù vuole essere il nostro amico più intimo, il nostro compagno di strada.

Certamente avete tanti amici; ma non potete stare sempre con loro e non sempre essi possono aiutarvi, ascoltarvi, consolarvi. Gesù invece è l’amico che non vi abbandona mai; Gesù vi conosce uno per uno, personalmente; conosce il vostro nome, vi segue, vi accompagna, cammina con voi ogni giorno; partecipa alle vostre gioie e vi consola nei momenti del dolore e della tristezza. Gesù è l’amico di cui non si può più fare a meno, quando lo si è incontrato e si è capito che ci ama e vuole il nostro amore.


[eucarestia_N.jpg]


Con lui potete parlare, confidare; a lui potete rivolgervi con affetto e fiducia. Gesù è morto addirittura in Croce per nostro amore! fate un patto di amicizia con Gesù e non rompetelo mai! In tutte le situazioni della vostra vita, rivolgetevi all’Amico Divino, presente in noi con la sua “grazia”, presente con noi e in noi nell’Eucaristia.

E siate anche i messaggeri e i testimoni gioiosi dell’Amico Gesù nelle vostre famiglie, tra i vostri compagni, nei luoghi dei vostri giochi e delle vostre vacanze, in questa società moderna, tante volte così triste e insoddisfatta.


3. Gesù ci attende. Ecco l’ultimo pensiero.

La vita, lunga o breve, è un viaggio verso il paradiso: là è la nostra Patria, là è la nostra vera casa; là è il nostro appuntamento!

Gesù ci attende in paradiso! Non dimenticate mai questa verità suprema e confortante. E che cos’è la Santa Comunione se non un paradiso anticipato? Infatti nell’Eucaristia è lo stesso Gesù che ci attende e che incontreremo un giorno apertamente in cielo.

http://www.santiebeati.it/immagini/Original/90912/90912A.JPG


Ricevete spesso Gesù per non dimenticare mai il paradiso, per essere sempre in marcia verso la casa del Padre Celeste, per gustare già un poco il paradiso!

Questo aveva capito Domenico Savio, che a sette anni ebbe il permesso di ricevere la Prima Comunione, e in quel giorno scrisse i suoi propositi: “Primo: mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza. Secondo: voglio santificare i giorni festivi. Terzo: i miei amici saranno Gesù e Maria. Quarto: la morte ma non peccati”.

Ciò che il piccolo Domenico scriveva tanti anni fa (nel 1849) vale ancora adesso e varrà per sempre.



http://www.preghiereagesuemaria.it/images/sdsavio1.jpg
(San Domenico Savio)



Carissimi, concludo dicendo a voi, bambini e bambine, mantenetevi degni di Gesù che ricevete! Siate innocenti e generosi! Impegnatevi a rendere bella la vita a tutti con l’obbedienza, con la gentilezza, con la buona educazione! Il segreto della gioia è la bontà!

E a voi, genitori e parenti, dico con ansia e con fiducia: amate i vostri bambini, rispettateli, edificateli! Siate degni della loro innocenza e del mistero racchiuso nella loro anima, creata direttamente da Dio! Essi hanno bisogno di amore, di delicatezza, di buon esempio, di maturità! Non trascurateli! Non traditeli!


Tutti vi affido a Maria Santissima, la nostra Madre del cielo, la Stella del mare della nostra vita: pregatela ogni giorno voi, fanciulli! Date a lei, a Maria Santissima, la vostra mano perché vi conduca a ricevere santamente Gesù.


E rivolgiamo anche un pensiero di affetto e di solidarietà a tutti i fanciulli sofferenti, a tutti i bambini che non possono ricevere Gesù perché non lo conoscono, a tutti i genitori che sono stati dolorosamente privati dei loro figli o sono delusi e amareggiati nelle loro aspettative.


Nel vostro incontro con Gesù pregate per tutti, raccomandate tutti, invocate grazie e aiuti per tutti!

E pregate anche per me, voi che siete i miei prediletti!

http://www.villalugano.com.ar/documentos/juan-pablo-II/juan-pablo-II-2.jpg

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/12/2008 01:15
 
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Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare
l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. In questa III Domenica di Avvento sono presenti tra gli altri i bambini delle parrocchie e delle scuole di Roma, per la benedizione dei "Bambinelli" per i presepi delle famiglie, delle scuole e delle parrocchie, organizzata dal Centro Oratori Romani.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana
:


Cari fratelli e sorelle,

questa domenica, la terza del tempo di Avvento, è detta "Domenica gaudete", "siate lieti", perché l’antifona d’ingresso della Santa Messa riprende un’espressione di san Paolo nella Lettera ai Filippesi che così dice: "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti". E subito dopo aggiunge la motivazione: "Il Signore è vicino" (Fil 4,4-5). Ecco la ragione della gioia. Ma che cosa significa che "il Signore è vicino"? In che senso dobbiamo intendere questa "vicinanza" di Dio? L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi, pensa evidentemente al ritorno di Cristo, e li invita a rallegrarsi perché esso è sicuro. Tuttavia, lo stesso san Paolo, nella sua Lettera ai Tessalonicesi, avverte che nessuno può conoscere il momento della venuta del Signore (cfr 1 Ts 5,1-2) e mette in guardia da ogni allarmismo, quasi che il ritorno di Cristo fosse imminente (cfr 2 Ts 2,1-2). Così, già allora, la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, comprendeva sempre meglio che la "vicinanza" di Dio non è una questione di spazio e di tempo, bensì una questione di amore: l’amore avvicina! Il prossimo Natale verrà a ricordarci questa verità fondamentale della nostra fede e, dinanzi al Presepe, potremo assaporare la letizia cristiana, contemplando nel neonato Gesù il volto del Dio che per amore si è fatto a noi vicino.

In questa luce, è per me un vero piacere rinnovare la bella tradizione della benedizione dei "Bambinelli", le statuette di Gesù Bambino da deporre nel presepe. Mi rivolgo in particolare a voi, cari ragazzi e ragazze di Roma, venuti stamattina con i vostri "Bambinelli", che ora benedico.

Vi invito a unirvi a me seguendo attentamente questa preghiera:

Dio, nostro Padre,
tu hai tanto amato gli uomini
da mandare a noi il tuo unico Figlio Gesù,
nato dalla Vergine Maria,
per salvarci e ricondurci a te.

Ti preghiamo, perché con la tua benedizione
queste immagini di Gesù, che sta per venire tra noi,
siano, nelle nostre case,
segno della tua presenza e del tuo amore.

Padre buono,
dona la tua benedizione anche a noi,
ai nostri genitori, alle nostre famiglie e ai nostri amici.

Apri il nostro cuore,
affinché sappiamo ricevere Gesù nella gioia,
fare sempre ciò che egli chiede
e vederlo in tutti quelli
che hanno bisogno del nostro amore.

Te lo chiediamo nel nome di Gesù,
tuo amato Figlio, che viene per dare al mondo la pace.


Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Ed ora recitiamo insieme la preghiera dell’Angelus Domini, invocando l’intercessione di Maria affinché Gesù, che nascendo porta agli uomini la benedizione di Dio, sia accolto con amore in tutte le case di Roma e del mondo.











Fraternamente CaterinaLD

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07/01/2009 14:24
 
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Con l'Eucaristia Dio ci ha dato veramente tutto. S. Agostino esclama: "Dio essendo onnipotente no poté dare di più; essendo sapientissimo non seppe dare di più; essendo ricchissimo non ebbe da dare di più".

CONOSCERE, AMARE, VIVERE L'EUCARISTIA

E' necessaria anzitutto la meditazione attenta e ordinata sull'Eucaristia, fatta sui libri che ci portino alla scoperta e all'approfondimento personale di questo mistero d'amore (semplice ma ricco è il volumettto di S. Alfonso M. de' Liguori, Visite al SS. Sacramento e a Maria SS.)

"L'Eucaristia - dice S. Bernardo - è l'amore che supera tutti gli amori nel cielo e sulla terra". E S. Tommaso ha scritto: "L'Eucaristia è il Sacramento dell'amore, significa amore, produce amore". "L'Eucaristia - afferma PierGiuliano Eymard - è la suprem manifestazione dell'amore di Gesù: dopo di esse non c'è più che il cielo".

La S. Comunione rappresenta il vertice di questo esercizio d'amore che si consuma nell'unione fra il cuore della creatura e Gesù.


Il Pane di Vita55x111

Campato per aria?

"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo". Il discorso del pane di vita del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni è tutto paradossalmente sospeso tra termini molto concreti (pane, carne, sangue, mangiare, bere, vita...) e una loro applicazione che pare sfuggire alla normale esperienza, fino ad ad apparire evanescente (scendere dal cielo, vivere in eterno, dimorare in lui...).
Il parlare di Gesù non è un semplice parlare figurato, per immagini, ma interpreta in profondità la nostra esperienza. Ci fa scoprire una dimensione che va al di là di quello che possiamo vedere e toccare; ma nello stesso tempo non resta totalmente inaccessibile ai nostri sensi.

Pane morto
Gesù si presenta innanzitutto come "pane vivo". Mentre quello che mangiamo normalmente potremmo chiamarlo "pane morto". E' il pane che ci tiene in vita; ma che ci tiene in vita per la morte. Giorno per giorno mangiamo, beviamo, cresciamo, invecchiamo, fino a quando moriamo. La terra che dà il frumento è la stessa che accoglierà le nostre salme, sempreché non ci facciamo cremare, perché è più economico, occupa meno spazio, dà meno fastidio. Il pensiero della morte dà sempre più fastidio, e la cremazione è uno dei tanti espedienti per tecnicizzarla, esorcizzarla, ridurne l'importanza.
Ma mentre scacciamo il pensiero della morte, diventiamo sempre più incapaci a cogliere la bellezza della vita. Anche la vita si riduce a produzione, consumo, divorare esperienze senza avere mai il tempo di gustarle appieno
.

A contatto con il cielo
Gesù è il pane vivo: che non ci nutre per la morte, ma per la vita. Colui che è disceso dal cielo - vale a dire, colui che è in grado di metterci a contatto con il cielo. Qui cielo sta per mondo divino, il mondo della vita piena, stabile, duratura.
Gesù ci fa entrare in questa nuova dimensione. Gesù passa quindi dalla parola "pane" alla parola "carne": con questo si allude alla sua persona, alla sua vita stessa
. Tutta la sua esistenza è dono di amore, offerto perché il mondo abbia la vita.
L'obiezione dei Giudei fa progredire ulteriormente il discorso. Al di là del grossolano fraintendimento (come può costui darci la sua carne da mangiare?) il problema posto è quello decisivo: come si attinge alla vita nuova di Gesù? E' semplicemente un atto spirituale? E' solo l'adesione di fede?

Vero cibo - vera bevanda
La risposta di Gesù riprende in modo paradossale l'obiezione:"Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita".
Quello che sembrava impossibile e assurdo, è esattamente quello che è necessario fare per entrare nella vita eterna. Qui si allude al sacramento eucaristico, che rende possibile nutrirsi del corpo di Cristo, partecipare alla sua Passione e alla sua Risurrezione.
E' questo mangiare che ci fa entrare già ora nell'eternità, anche se la manifestazione piena si ha nell'"ultimo giorno".

Nella vita divina
Gesù sceglie un gesto quotidiano, semplice, abituale, come il mangiare e il bere, per assicurare una presenza speciale e un nutrimento alla nostra vita di fede. Essere suoi discepoli non può restare un'etichetta esteriore della nostra esistenza, ma diventa qualcosa di estremamente profondo e stabile. Partecipare al banchetto eucaristico ci coinvolge completamente, non perché sia un rito magico, né perché sia un ritiuale puramente esteriore: è il rito, il gesto simbolico che esprime in profondità quello che siamo, da dove veniamo e dove andiamo, e quale deve essere la qualità della nostra vita. Una vita che non ha paura della morte, che non ha paura di morire per donarsi.


Flash sulla I lettura (Dt.8,2-3/14-16)

"Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere": il brano è tratto da uno dei discorsi di Mosè al popolo di Israele, ormai giunto ai confini della Terra Promessa.
Il rischio per il popolo è dimenticare di essere stato condotto per mano da Dio, di aver ricevuto tutto da lui
. "... per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore...": Israele è continuamente tentato dalla fuga nell'esteriorità, nell'apparenza; a Dio invece importa quello che il popolo ha nel cuore, nella sua coscienza più profonda. A Dio non importa la facciata, l'apparenza rispettabile: è il cuore di Israele che deve essere attento all'Alleanza con il suo Signore. Ma solo il duro cammino nel deserto, con le sue prove e le sue difficoltà, è in grado di svelare autenticamente la coscienza più profonda del popolo.
"Ti ha fatto provare la fame...": proprio per la durezza del cuore dell'uomo, solo la fame può far capire l'importanza del pane; solo la schiavitù fa comprendere l'importanza della libertà; solo la lontananza fa tornare la nostalgia di Dio.
Si tratta di una conseguenza del peccato, perché non dovrebbe essere così. Dovrebbe bastare la fiducia originaria in Dio, per renderci conto che senza di lui non possiamo vivere. Invece ce ne rendiamo conto solo quando, spinti dalla nostra ostinazione, andiamo a sbattere la testa contro un muro. "L'uomo non vive soltanto di pane, ma [...] di quanto esce dalla bocca del Signore". Il bisogno materiale dell'uomo non viene negato. Tuttavia l'uomo non può essere ridotto alla sua sola dimensione corporea, e ai suoi bisogni immediati. Solo la Parola che esce dalla bocca di Dio illumina completamente la sua esistenza.


Flash sulla II lettura (1Cor.10,16-17)

Paolo presenta qui le due dimensioni fondamentali dell'Eucaristia: l'aspetto verticale, di comunione con la vita di Gesù; e la dimensione orizzontale, di unione con i fratelli. Dal sangue di Gesù - cioè dalla sua morte in croce, seguita dalla risurrezione -
deriva la nascita di una comunità nuova, il corpo di Cristo, formato da tutti quelli che sono in comunione con lui. Qui vediamo la potenza espressiva dei simboli eucaristici, capaci di significare contemporaneamente la morte, la risurrezione, l'offerta di Gesù, il suo amore, l'amore che ci lega ai fratelli, il perdono... Spesso si corre il rischio di sottolineare l'uno o l'altro aspetto dell'Eucaristia. In ambito di studio o di catechesi è certamente un'operazione necessaria; e anche nelle scelte pastorali può essere necessario sottolineare gli aspetti più carenti, o quelli di cui c'è più bisogno. Anche Paolo, in questo brano, mira soprattutto alla riconciliazione all'interno di una comunità divisa. Ma in una buona celebrazione e in una buona spiritualità, le varie dimensioni dell'Eucaristia dovranno necessariamente congiungersi. Solo così l'Eucaristia può essere il centro della vita delle nostre comunità, e della nostra personale vita spirituale. Appare dunque chiaro che Paolo non parla affatto di simboli, ma di una realtà sconvolgente che non può far altro che lasciarci ammutoliti!

[SM=g1740717]


"Celebriamo quest'oggi una festa solenne, che esprime la stupita meraviglia del Popolo di Diouna meraviglia colma di riconoscenza per il dono dell'Eucaristia". È quanto ha sottolineato Giovanni  Paolo II rivolgendosi, nel tardo pomeriggio di giovedì 30 maggio, alle decine di migliaia di fedeli presenti sul piazzale antistante la Basilica di san Giovanni in Laterano, in occasione della solennità del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo. Sul Sagrato della "Cattedrale di Roma", il Papa ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica ed ha guidato la Processione da San Giovanni a Santa Maria Maggiore. Sul Sagrato della Basilica Liberiana Giovanni Paolo II ha impartito la benedizione eucaristica ai numerosi fedeli presenti. "Glorifichiamo e adoriamo il Pane e il Vino diventati vero Corpo e vero Sangue del Redentore" - ha esortato il Papa all'inizio della sua riflessione -. "È un segno ciò che appare - ha aggiunto, ripetendo le parole della Sequenza del Corpus Domini -, ma nasconde nel mistero realtà sublimi".
Giovanni Paolo II ha anche ricordato come "nel sacramento dell'Altare Gesù ha voluto perpetuare la sua viva presenza in mezzo a noi, nella forma stessa in cui si consegnò agli Apostoli nel Cenacolo. Ci lascia - ha sottolineato - quel che fece nell'Ultima Cena, e noi fedelmente lo rinnoviamo". In particolare il Santo Padre ha voluto rivolgersi alla sua diocesi. "Dall'Eucaristia - ha detto - anche la nostra Chiesa di Roma deve attingere quotidianamente forza e slancio per la propria azione missionaria e per ogni forma di testimonianza cristiana nella città degli uomini". Poi, dopo aver ricordato l'imminente Convegno ecclesiale diocesano sul tema delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, ha parlato ai giovani romani, ripetendo quanto detto nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, a Tor Vergata:  "Se qualcuno di voi... - ha esortato con forza - avverte in sé la chiamata del Signore a donarsi totalmente a Lui per amarlo - con cuore indiviso -, non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio il proprio sì senza riserve, fidandosi di Lui che è fedele in ogni sua promessa!".


(©L'Osservatore Romano - 31 maggio-1 giugno 2002)
Fraternamente CaterinaLD

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29/11/2010 10:34
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] Amici,
vi offriamo questa brevissima poesia affinchè possa essere d'aiuto agli adulti e di incoraggiamento ai giovani e ai bambini.....
L'Ave Maria è di per se una poesia scaturita dalle parole dell'Arcangelo Gabriele e dal prodigio stesso della Incarnazione di Dio e dunque, della divina maternità di Maria.
Con santa Elisabetta glorifichiamo Dio per quanto ha compiuto nella Vergine, che tutte le generazioni avrebbero chiamata "Beata"...

In preparazione della Festa dell'Immacolata, vogliamo rivolgerci con passione ed amore alla più tenera fra le Madri....

Il Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

si unisce a quanti cominceranno oggi la Novena all'Immacolata ed incoraggia TUTTI a scoprire o riscoprire, la dolcezza che Dio stesso provò quando creò Maria...pura, santa, immacolata, donandocela ai piedi della Croce per non lasciarci soli in questo cammino di santificazione...

it.gloria.tv/?media=113426



[SM=g1740750]


[SM=g1740738] [SM=g1740752]

Fraternamente CaterinaLD

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21/12/2010 18:35
 
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“Hanno sloggiato Gesù!”, ma c'è chi vuole che recuperi il suo posto a Natale


Campagna del Movimento dei Focolari per porlo di nuovo al centro della festa


di Carmen Elena Villa

ROMA, martedì, 21 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Come ogni anno, nel fine settimana che precede il Natale le strade sono invase dallo spirito consumistico. La centralissima Via del Corso a Roma non faceva eccezione questo sabato.

Tra la tantissima gente che usciva per le compere di Natale, c'erano alcuni personaggi singolari: una decina di bambini che fermavano i passanti frettolosi per offrire loro una statuetta del Bambino Gesù.

“Sarà una campagna pubblicitaria?”, si chiedevano alcuni. “Forse appartengono a una setta futurista che annuncia la fine del mondo”, hanno detto altri che magari volevano avvicinarsi ma poi hanno preferito proseguire il loro giro di acquisti.

Erano queste le reazioni di quanti osservavano quei bambini, che in realtà erano i protagonisti della campagna “Hanno sloggiato Gesù!”, presente nella maggior parte dei Paesi in cui il Movimento dei Focolari realizza le sue opere apostoliche.

La campagna cerca di ricordare alcuni giorni prima del Natale che in questo momento la vera celebrazione è il compleanno di Gesù, niente di più e niente di meno.

Il Bambino Gesù di gesso che veniva consegnato, adagiato in un piccolo cesto con della paglia, è stato elaborato dai bambini stessi, membri del Gen 4 – tra i 4 e i 12 anni – e del Movimento dei Focolari.

“Abbiamo fretta!”, ha detto uno dei passanti quando un gruppo di bambini lo ha fermato insieme alla fidanzata dopo che erano usciti da un negozio. “Aspetta”, ha detto lei, “forse devono dirci qualcosa”.

“Vogliamo ricordarvi che il Bambino Gesù è nato e che è questo il senso del Natale”, hanno detto i bambini. I due fidanzati si sono mostrati interessati al loro messaggio, hanno preso il dono e hanno fatto un'offerta libera.

“Cerchiamo di ricordare che Gesù è venuto in terra per riportarci il paradiso”, ha detto a ZENIT Chiara Chatel, una focolarina – consacrata di questa realtà ecclesiale –, mentre accompagnava i bambini in questa campagna.

“Vogliamo aprofittare per raccogliere offerte per i più poveri del nostro Movimento”, ha aggiunto.

Storia dell'iniziativa

La campagna è nata basandosi su una riflessione scritta da Chiara Lubich (1920 – 2008), fondatrice del Movimento dei Focolari.

“S’avvicina Natale e le vie della città s’ammantano di luci. Una fila interminabile di negozi, una ricchezza senza fine, esorbitante. E ancora slitte e babbo-Natale e cerbiatti, porcellini, lepri, rane burattine e nani rossi. Tutto si muove con garbo”, sottolineava la Lubich.

Ma a Gesù non si pensa. “Non c’era posto per lui nell’albergo”, nemmeno a Natale.

Settimane prima della distribuzione dei Bambini Gesù nelle zone commerciali, i piccoli del Movimento Gen 4 li preparano, li depongono in piccole culle, li dipingono, il avvolgono in cellophane trasparente e vi uniscono il testo stampato di Chiara Lubich.

Costruiscono anche dei salvadanai per raccogliere fondi che verranno destinati alle opere missionarie del Movimento (quest'anno i fondi sono destinati alle vittime dei disastri naturali in Pakistan).

“I bambini si rallegrano con la preparazione. Sono disposti ad accoglierlo e a vedere che c'è un impegno”, ha detto Chiara Chatel.

“All'inizio i bambini sono un po’ timidi”, ha detto Thérèse-Marie Dessaivre, un altro membro del Movimento dei Focolari che ha accompagnato sabato i piccoli nell'iniziativa. “Poi si fanno coraggio l'uno con l'altro”, e così fermano la gente.

Alcuni passano lontano, “ma anche in loro vediamo il volto di Gesù”, ha detto a ZENIT una bambina che ha partecipato alla campagna, che sta per compiere 11 anni.

Frutti

Sono molte le persone che in tutto il mondo si fermano e ringraziano per questa iniziativa. In un libro che i Focolarini hanno pubblicato per Città Nuova e che porta lo stesso nome della campagna sono raccolte varie storie, tra cui una avvenuta nel Rockefeller Center di Manhattan, a New York.

Una donna che aveva ricevuto il Bambin Gesù ha scritto alcuni giorni dopo ai bambini: “Mentre visitavo New York con degli amici, non so bene come, in mezzo alla folla il vostro tavolino ha attirato la mia attenzione… Quelle parole, 'Hanno sloggiato Gesù', sono risuonate così bene dentro di me!”.

“Vorrei trasmettere il vostro messaggio ad altri… è stato il Natale più bello da tanto tempo, mi ha riempito il cuore di calore…”, ha confessato.

“Entrare in un supermercato ed essere accolti da dei bambini così sorridenti che ti offrono Gesù Bambino è sconvolgente”, ha testimoniato un signore di Firenze.

“Pensiamo di poter trovare tutto in un supermercato, ma mai avrei messo in conto di poter tornare a casa portando con me Gesù!”, ha dichiarato.

“Oggi ringrazio la Chiesa che ha salvato le immagini”, diceva Chiara Lubich nella sua riflessione sul Natale. “Quando sono stata, venticinque anni fa, in una terra in cui dominava l’ateismo, un sacerdote scolpiva statue d’angeli per ricordare il Cielo alla gente. Oggi lo capisco di più. Lo esige l’ateismo pratico che ora invade il mondo dappertutto”.

“Certo che questo tenersi il Natale e bandire invece il Neonato è qualche cosa che addolora”.

“Che almeno in tutte le nostre case si gridi Chi è nato, facendogli festa come non mai”, concludeva la fondatrice del Movimento dei Focolari.


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31/01/2011 19:19
 
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 "QUELLA NOTTE A ROMA.... QUANDO SORSE L'ARA COELI SUL CAMPIDOGLIO...."


(dalla: " Fiorita di Leggende" , da Betlemme al Calvario, per piccoli e grandi -  del sacerdote Giuseppe Stocchiero - con Imprimatur del 1925 - Vicenza - )


Mille novecento e tant'anni fa, scendeva sulla terra la notte più memoranda, da che mondo è mondo.
I Greci la segnavano l'anno secondo della 193.a Olimpiade, ed i Romani nell'anno 747 "ab Urbe còndita".
E a Roma, appunto quella notte, c'era da temere il finimondo: non un filo d'aria sulla terra, nè un filo di luce dal cielo; le acque del Tevere pareano stagne; nè uccello nè insetto si muoveva.
Tenebre e silenzio; silenzio e tenebre.
Soltanto nel Palatino, nella casa dei Cesari, qualcuno si muoveva ancora.
C'era, là dentro, l'Imperatore di Roma, il grande Augusto, colui che a prezzo di stragi e viltà s'era arraffato l'impero e che adesso, non contento di coprire i suoi vizi con la maschera della mansuetudine, voleva sanare il passato con l'aureola della divintà....

Sicuro! e non diceva egli stesso d'essere il padrone del mondo? Ed il pio poeta Virgilio non aveva forse annunciato un'era nuova, un regno celeste, col nuovo imperatore e presto imminente?
Poteva dunque essere proprio lui, il corrotto padrone d'un regno d'inferno, il nuovo padrone del regno dei pagani?
I suoi stessi amici gli stuzzicavano la sconfinata ambizione e gli gridavano: il divo Augusto abbia il suo tempio in Roma, tra quello di Giove e quello di Giano, e più grande ancora!

Ma il grande Augusto era assai superstizioso, non soltanto ambizioso: la superstizione si, con la quale si celano i vili ed i corrotti tanto da far interrogare il suo Genio sull'opportunità o meno del grande progetto divinatorio...
E quella sera appunto fervevano i preparativi per l'auspicio, riti da compiersi sulla cima del Campidoglio.

Procedevano i littori ed i lampadofori; indi avanzava Augusto nella sua lettiga di prezioso avorio, circondato e seguito dai suoi intimi i quali recavano il sacro fuoco, l'incenso, il coltello, e le due colombe bianche, senza macchie, pronte per essere sacrificate alle divinità propiziatrici.
Quando tutto è pronto pel sacrificio, Augusto prende una colomba....
ma la colomba gli sfugge di mano e scompare, volando nelle tenebre dense.
Ma triste augurio era quello!
Gli amici sacerdoti lo sanno anche loro, il presagio non è buono, ma cercano di confortare l'Imperatore e gli consegnano la seconda colomba, prendendo ogni precauzione...
Ottaviano Augusto la prende fra le mani, e la stringe fra le dita ben chiuse, ma comincia a tremare, impallidisce, la colomba reagisce.... ed anche questa fugge via, scomparendo nel cielo tetro.

Nessuno osa parlare, i sacerdoti restano ammutoliti, Augusto è pallido e vorrebbe scendere, ma come muoversi in quello scenario ritualistico e tetro?
Anche il fuoco s'era spento, e non c'era alito di vento, eran morte anche le fiaccole tanto che i cortigiani sentono un alito di morte....Non un rumor, neppure una stella in cielo, solo tenebre e silenzio.

E pure non erano soli, lassù. No.
Cos'era infatti quell'ombra più oscura lì, vicino, quasi aggrappata alla roccia? Pareva un vecchio inaridito tronco d'ulivo, ma non era, non 'c'era mai stato. Allora, una bestia? No. perchè a guardar bene avea la forma umana. Ah! ecco, era una vecchia, sicuro più vecchia di un ulivo, con la pelle rugosa e scura come quella d'una quercia... ma si, era la Sibilla di Cuma, quella che scriveva il futuro sulle foglie degli alberi...
Appena che la videro, un sudor freddo sulla fronte e un tremito lungo la schiena, tutti li avvolsero, nessuno si mosse, nessuno fece parola....




****************************

 vuoi sapere come finisce? clicca qui sotto e LEGGI TUTTO mi raccomando!!!

Quella notte a Roma... quando sorse L'ARA COELI sul Campidoglio....

e segui quella pagina, potremo aggiungere nuove Leggende....




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Un bambino all'udienza di oggi 2.2.2011 -  lascia il suo posto e corre dal Papa....


A boy runs to hug Pope Benedict XVI as he leads a weekly general audience in Paul VI Hall at the Vatican February 2, 2011.A boy runs to hug Pope Benedict XVI as he leads a weekly general audience in Paul VI Hall at the Vatican February 2, 2011.

Pope Benedict XVI greets a child during his weekly general audience on on February 2, 2011, in Paul VI hall at The Vatican.Pope Benedict XVI kisses a boy, who managed to sneak through security and reach the papal throne, during a weekly general audience in Paul VI Hall at the Vatican February 2, 2011.
Pope Benedict XVI kisses a boy, who managed to sneak through security and reach the papal throne, during a weekly general audience in Paul VI Hall at the Vatican February 2, 2011.

Pope Benedict XVI greets a child during his weekly general audience on on February 2, 2011, in Paul VI hall at The Vatican.Pope Benedict XVI and personal secretary Monsignor Georg Gaenswein (R) speak to a child during his weekly general audience on February 2, 2011, in Paul VI hall at The Vatican.

A boy, who managed to sneak through security and reach the papal throne, is carried outside by security after he met Pope Benedict XVI during a weekly general audience in Paul VI Hall at the Vatican February 2, 2011.

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Il gregoriano e i bambini: il Tantum ergo del piccolo Isaiah
Ascoltate cosa succede a portare spesso e volentieri un bambino di pochi anni all'adorazione e benedizione eucaristica. Nel giro di alcune settimane può imparare da solo il Tantum ergo! Isaiah Fletcher, giovanissimo cattolico americano, è un esempio di come il canto gregoriano non sia un problema per le nuove generazioni. E nemmeno il latino: la sua pronuncia, data l'età e la provenienza geografica, è sbalorditiva.
Quindi gli scettici si ravvedano, e inizino a non lasciare i piccoli lontano da Gesù (perchè disturbano....). I bambini sono delle spugne: basta esporli alla giusta e sacra "radiazione" musicale e miracolosamente iniziano a cantare:

www.youtube.com/watch?v=mvGLlyXTrZE&feature=player_embedd...

Testo preso da: Cantuale Antonianum www.cantualeantonianum.com/#ixzz1Fiy6wZFf
www.cantualeantonianum.com


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[SM=g1740717] Cartone Animato - Una Stella Brilla ad Oriente

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[SM=g1740733] posteremo alcuni di questi racconti qui riportati, in brevi video per catechesi e per i giovani....

Cari Amici, ci proponiamo di offrirvi in video alcuni dei tanti e tanti racconti, autentici, di esperienze "mariane", di atei convertiti da Maria, della potenza del Suo Rosario, dell'amore materno con il quale Ella ci porta a Gesù. Piccole e semplici storie ma grandi, immense per i contenuti teologici e per chi, con tutto il cuore, cerca delle risposte alle proprie ricerche, alle proprie inquietudini, alla propria sofferenza... Buona meditazione.
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[SM=g1740717] Cari Amici, dopo avervi offerto i primi due racconti:
www.gloria.tv/?media=247422 desideriamo farvi conoscere una storia speciale anche per noi, come la Beata Vergine Maria diventò Patrona e Regina dell'Ordine Domenicano e come da san Domenico il fatto è stato tramandato a noi oggi.

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

Vi ricordiamo che il 28 gennaio è la Festa di san Tommaso d'Aquino, un grande Santo domenicano e Dottore della Chiesa...
cantore dell'Eucaristia, teologo insuperabile...
Diciamo un Rosario ricordando anche la sua potente intercessione, specialmente per i giovani.
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[SM=g1740733] La potenza del Rosario due racconti mariani il beato Angelico e conservare la fede per un secolo (3)
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Ritorniamo a proporvi Racconti Mariani autentici, piccoli, ma grandi per dottrina, per testimonianza, per la vera carità. Vi ricordiamo che abbiamo già postato i seguenti Racconti:
- La potenza del Rosario due racconti mariani (1)
www.gloria.tv/?media=247422
- La potenza del Rosario un racconto mariano domenicano (2)
www.gloria.tv/?media=249760

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org


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[Modificato da Caterina63 09/03/2012 10:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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29/07/2012 17:40
 
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I sacramenti di Gesù e i bambini


Il prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, su L’Osservatore Romano di domenica 8 agosto 2010 afferma che oggi è ancora più necessario anticipare l’età della prima comunione


del cardinale Antonio Cañizares Llovera


Benedetto XVI dà la comunione a un bambino nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, Roma <BR>[© Osservatore Romano]

Benedetto XVI dà la comunione a un bambino nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, Roma
[© Osservatore Romano]

Cento anni fa con il decreto Quam singulari Pio X, seguendo fedelmente gli insegnamenti dei concili Lateranense IV e Tridentino, fissò la prima comunione e la prima confessione dei bambini all’età dell’uso della ragione, cioè intorno ai sette anni.

Questa disposizione implicava un cambiamento molto importante nella pratica pastorale e nella concezione abituale di allora, che per diverse ragioni avevano ritardato questo avvenimento così fondamentale per l’uomo.


Con questo decreto Pio X, il grande e santo Papa della pietà e della partecipazione eucaristica, con il desiderio di rinnovamento ecclesiale che ispirò il suo pontificato, insegnò a tutta la Chiesa il senso, il momento, il valore e la centralità della santa comunione per la vita di tutti i battezzati, compresi i bambini.

Nello stesso tempo sottolineava e ricordava a tutti l’amore e la predilezione di Gesù per i bambini poiché egli, oltre a farsi bambino, manifestò il suo amore verso di loro con gesti e parole, al punto di dire: «Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli»; «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio». Essi sono sempre amici molto speciali del Signore.

Con la stessa predilezione, lo stesso sguardo amorevole e la stessa attenzione e sollecitudine speciale, la Chiesa guarda, segue, si prende cura e si preoccupa dei bambini. Per questo, come madre amorevole, auspica che i suoi figli piccoli, i primi nel regno dei cieli, partecipino presto, con la debita disposizione, del dono migliore e più grande che Gesù ci ha lasciato in memoria sua: il suo corpo e il suo sangue, il pane della vita. Grazie alla santa comunione, Gesù in persona, Figlio unico di Dio, entra nella vita di chi lo riceve e prende dimora in lui.

Non esiste amore più grande, né più grande regalo. Questo è un dono di amore che vale più di ogni altra cosa nella vita di ogni uomo. Essere con il Signore; che il Signore sia in noi, dentro di noi; che ci alimenti e ci sazi; ci prenda per mano e ci guidi; che ci vivifichi e che noi si resti fedeli nella comunione e nell’amicizia con lui: è senza dubbio la cosa più grande, più gratificante, più gioiosa che possa capitare. Come rimandare, allora, per i bambini, questo incontro con Gesù, visto che sono i suoi migliori amici, coloro che sono amati in modo speciale da Dio Padre, oggetto delle cure speciali della Chiesa, madre santa?

La prima comunione dei bambini è come l’inizio di un cammino insieme a Gesù, in comunione con lui: l’inizio di un’amicizia destinata a durare e a rafforzarsi per tutta la vita con lui; l’inizio di un cammino, perché con Gesù, uniti senza separarci, procediamo bene e la vita diventa buona e gioiosa; con lui dentro di noi possiamo essere senza dubbio persone migliori. La sua presenza tra noi e con noi è luce, vita e pane nel cammino. L’incontro con Gesù è la forza di cui abbiamo bisogno per vivere con allegria e speranza.

Non possiamo, ritardando la prima comunione, privare i bambini – l’anima e lo spirito dei bambini – di questa grazia, opera e presenza di Gesù, di questo incontro di amicizia con lui, di questa partecipazione singolare di Gesù stesso e di questo alimento del cielo per poter maturare e arrivare così alla pienezza. Tutti, specialmente i bambini, hanno bisogno del pane disceso dal cielo, perché anche l’anima deve nutrirsi, e non bastano le nostre conquiste, la scienza, le tecniche, per quanto importanti siano. Abbiamo bisogno di Cristo per crescere e maturare nelle nostre vite.

Questo è ancora più importante nei momenti che viviamo e lo è in modo speciale per i bambini, la cui grandezza, purezza, semplicità, “santità”, attitudine verso Dio e amore che li costituiscono sono per disgrazia di frequente manipolati e distrutti. I bambini vivono immersi in mille difficoltà, circondati da un ambiente difficile che non li incoraggia a essere ciò che Dio vuole da loro; e molti vittime della crisi della famiglia. In questo clima sono ancora più necessari per loro l’incontro, l’amicizia, l’unione con Gesù, la sua presenza e la sua forza. Essi sono, senza dubbio, grazie alla loro anima immacolata e aperta, coloro che sono meglio disposti a questo incontro.

Il centenario del decreto Quam singulari è un’occasione provvidenziale per ricordare e insistere di prendere la prima comunione quando i bambini abbiano l’età dell’uso della ragione, che oggi sembra addirittura essersi anticipata. Non è dunque raccomandabile la prassi che si sta introducendo sempre più di elevare l’età della prima comunione. Al contrario, è ancora più necessario anticiparla. Di fronte a quanto sta accadendo con i bambini e all’ambiente così avverso in cui non priviamoli del dono di Dio: può essere, è la garanzia della loro crescita come figli di Dio, generati dai sacramenti dell’iniziazione cristiana in seno alla santa madre Chiesa. La grazia del dono di Dio è più potente delle nostre opere e dei nostri piani e programmi.

Quando Pio X anticipò l’età della prima comunione, insistette anche sulla necessità di una buona formazione, di una buona catechesi. Oggi dobbiamo accompagnare questa stessa anticipazione dell’età con una nuova e vigorosa pastorale di iniziazione cristiana. Le linee tracciate dal Catechismo della Chiesa cattolica, dal direttorio generale per la catechesi e da quello per le messe dei fanciulli sono una guida imprescindibile in questa pastorale nuova o rinnovata dell’iniziazione cristiana così fondamentale per il futuro della Chiesa, la madre che, con l’aiuto della grazia dello Spirito, genera e fa maturare i suoi figli attraverso i sacramenti dell’iniziazione, la catechesi e tutta l’azione pastorale che l’accompagna.
Non chiudiamo allora le orecchie alle parole di Gesù: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite». Egli vuole stare in loro e con loro, perché «ai bambini e a chi è come loro appartiene il regno di Dio».



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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