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Il Sacramento del Battesimo

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2020 08:52
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26/08/2012 10:33
 
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La grazia viene prima dell’aiuto educativo degli uomini


La riforma liturgica cambiò la struttura stessa del rito del battesimo dei bambini, operando un evidente spostamento dall’efficacia del gesto sacramentale di Cristo alla consapevolezza e all’impegno dei genitori e dei padrini


di Lorenzo Bianchi 30giorni settembre 2002


L’interno del battistero annesso alla basilica di San Giovanni in Laterano, la cui prima edificazione risale all’epoca di Costantino (IV secolo)

L’interno del battistero annesso alla basilica di San Giovanni in Laterano, la cui prima edificazione risale all’epoca di Costantino (IV secolo)

«La presenza della madre non farà ritardare il battesimo?»: questa osservazione autografa di Paolo VI si legge su una delle pagine dello schema del rito del battesimo dei bambini presentatogli sul finire del 1968 dal Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra liturgia per l’approvazione definitiva. Il Papa riteneva cosa importante una pronta amministrazione del sacramento, efficace ex opere operantis Christi.

La preoccupazione di Paolo VI era per l’essenziale, per ciò che è necessario. Diversa sembra invece essere stata la preoccupazione del gruppo di studio che aveva preparato la riforma del rito. Nel formularne lo schema questo gruppo si era orientato, enfatizzando quanto stabilito nell’art. 67 della Costituzione conciliare sulla riforma liturgica de sacra liturgia («partes etiam parentum et patrinorum eorumque officia in ipso ritu magis pateant» [«nel rito stesso siano maggiormente posti in rilievo il posto e i doveri che hanno i genitori e i padrini»]), a sottolineare soprattutto la preparazione e la consapevolezza dei padrini e dei genitori e il loro impegno nei confronti del bambino che viene battezzato. Una sottolineatura tale da ingenerare l’equivoco che il valore del rito consistesse nel suo carattere catechetico ed educativo nei confronti degli astanti.

Lo schema, nonostante questa e altre osservazioni e richieste di modifiche di Paolo VI, rimase sostanzialmente lo stesso, ed è il rito che tuttora viene utilizzato. Esaminiamo ora le tappe della sua formazione.


LA STORIA DELLA RIFORMA

La riforma del rito del sacramento del battesimo, così come codificato nel Rituale romano pubblicato da papa Paolo V nel 1614, fu compiuta tra il 1964 e il 1968, nell’ambito dei lavori del Consilium, in particolare da due gruppi di studio, il 22 e il 23, rispettivamente incaricati di occuparsi dei “sacramenti” e dei “sacramentali”, che, considerate la vicinanza degli argomenti da trattare e le strette relazioni fra di essi, lavorarono quasi sempre congiuntamente. Il gruppo 22 ebbe come relatore Balthasar Fischer, come segretario Xavier Seumois, come membri Emil Lengeling, Frederick McManus, Ignacio Oñatibia, Boniface Luykx, Alois Stenzel, Joseph Lécuyer, Jean-Baptiste Molin (nel 1967 fu integrato dal segretario aggiunto Louis Ligier e da un altro membro, Jacques Cellier). Il gruppo 23 ebbe invece come relatore Pierre-Marie Gy, come segretario Secondo Mazzarello, e come membri Jairo Mejia, Jean Rabau, Johannes Hofinger, François Vandenbroucke, Damien Sicard; ad essi si aggiunsero poi Antoine Chavasse, Bruno Löwenberg e Korbinian Ritzer.


Per quel che riguarda però il sacramento del battesimo, e in particolare il rito del battesimo dei bambini, i lavori furono svolti soprattutto dal gruppo 22 ed ebbero come estremi cronologici la IV adunanza generale presso il Consilium (9 ottobre 1964) e la IX (15 ottobre 1968). In questa ultima occasione fu presentato lo schema finale del rito, il terzo, che venne approvato definitivamente dal Consilium; i due precedenti schemi, parziali, erano stati presentati e discussi rispettivamente nell’ottobre 1966 e nell’aprile 1967.
La prima considerazione espressa dai riformatori nell’impostazione del lavoro, tratta anch’essa da quanto dettato dall’art. 67 della Costituzione conciliare de sacra liturgia, che prevedeva che il rito del battesimo dei bambini venisse riveduto e adattato alla loro reale condizione, fu che quello contenuto nel rituale di Paolo V in realtà non era altro che il rito del battesimo degli adulti abbreviato: una premessa fondamentale dalla quale dipende direttamente la decisa riforma della struttura del rito. Questa venne infatti ad essere caratterizzata da un lato, come già detto, da una forte sottolineatura del ruolo dei genitori e dei padrini, che divenne preponderante se non anche quasi determinante.

Contemporaneamente, dall’altro lato, si operò una drastica riduzione degli esorcismi che precedevano l’amministrazione del sacramento, poiché essi «appartenevano agli antichi scrutini e non rispondevano certo alla condizione dei bambini» (A. Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975), CLV-Edizioni liturgiche, Roma 1983, p. 582; da questo testo traiamo alcune delle note storiche sul processo di riforma del rito).

Vedremo oltre nel dettaglio alcune delle variazioni compiute nello svolgimento e nelle formule del nuovo rito rispetto al precedente: si vuole qui notare, per ora, che un’altra delle maggiori preoccupazioni dei membri del gruppo, ripetutamente sottolineata, fu quella di adattare il rito alle condizioni odierne dell’uomo.

È però interessante evidenziare come il lavoro dei riformatori presupponga un’immagine ideale di uomo e fedele (intellettuale, impegnato, potremmo dire borghese) e non tenga invece presente la condizione dell’uomo e del fedele concreto (fragile, peccatore, povero), contraddicendo nella pratica l’indicazione di papa Giovanni XXIII nel radiomessaggio al mondo dell’11 settembre 1962, un mese esatto prima dell’apertura del Concilio (la Chiesa «si presenta quale è, e vuole essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri»). Péguy con il suo realismo direbbe: «Il povero domanda il necessario per vivere, il borghese parla», suggerendo un’ipotesi di lettura di tanta parte della riforma liturgica come un passaggio dalla domanda ai discorsi.

Così, anche la riforma del rito del battesimo sembra essere stata compiuta «quanto meno senza percepire che cosa fosse realmente l’inimmaginabile scristianizzazione moderna, favorendo l’illusione, poi rivelatasi distruttiva, che bastasse cambiare parole e riti per attirare gli uomini di oggi al cristianesimo» (per ripetere qui ancora una volta il concetto che già abbiamo espresso a proposito di questi argomenti, ultimamente anche in L. Bianchi, Liturgia. Memoria o istruzioni per l’uso?, Piemme-30Giorni, Casale Monferrato 2002, p. 9).



[SM=g1740771]  continua.........
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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