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La questione con mons. Lefebvre

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2016 18:03
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07/06/2014 18:33
 
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martedì 23 luglio 2013


 

Marcel Lefebvre: le origini della crisi della chiesa





 


Marcel Lefebvre nel libro "Vi trasmetto quello che ho ricevuto" ci parla di un mondo in agonia in cui ilculto dell'uomo ha sostituito il culto di Dio. Contro lo spirito del liberalismo  che ha corrotto la chiesa del post concilio.


 

di Marco Sambruna

 

La chiave della volontà di cambiamento in seno alla Chiesa sta tutta qui: si tratta di rimpiazzare una istituzione divina con una istituzione fatta dall'uomo. E l'uomo prende il sopravvento su Dio. Invade tutto. Tutto comincia da lui e termina in lui. E' davanti a se stesso che si prosterna. La promozione dell'uomo non è certo la stessa, vista da un cristiano o da un misceredente.

         (Marcel Lefebvre, "Vi trasmetto quello che ho ricevuto", p.140)



 
Marcel Lefebvre

Ho appena finito di leggere "Vi trasmetto quello che ho ricevuto", cioè una sorta di summa del pensiero di mons. Marcel Lefebvre.
Ne ho ricavato una strana sensazione, insieme di malinconia e di serenità. 
Amarezza perché Marcel Lefebvre, massimo esponente dei cattolici tradizionalisti in forte polemica con il Concilio Vaticano II, ci parla di un mondo che sta per cessare, per molti versi migliore di quello attuale. Serenità perchè ci parla di qualcosa di grande forse destinato a tornare, ma per adesso ai margini della storia.

Perchè la Chiesa è decaduta ? 

Alle origini della decadenza è lo spirito liberale che a partire dal modernismo di inizio secolo ha cominciato a penetrare anche all'interno della Chiesa e che si è manifestato in modo evidente durante il Concilio Vaticano II.

Il liberalismo per Lefebvre è pernicioso quanto l'ideologia marxista: lo spirito liberale ha determinato la riforma protestante, poi ha infettato i teologi cattolici della Nouvelle theologie che, insieme ai cosiddetti osservatori protestanti voluti da Giovanni XXIII, hanno partecipato alla redazione dei documenti conciliari. Marcel Lefebvre non scrive una sola riga contro Giovanni XXIII e Paolo VI, ossia i papi del Concilio, a testimonianza del suo attaccamento alla Chiesa. Non stiamo pertanto parlando né di un eretico, nè di uno scismatico: la fraternità sacerdotale san Pio X infatti, fondata da Marcel Lefebvre, secondo la formula utilizzata dal Vaticano, è una comunità cattolica che gode di comunione imperfetta con la Chiesa di Roma. Ciò testimonia anche della complessità dell'arcipelago tradizionalista scaturito nel post concilio: nulla a che fare con i deliri antipapali di altri grupppi tradizionalisti di marca sedevacantista o sedeprivazionista i quali considerano tutti i papi dal Concilio in poi nella migiore delle ipotesi pessimi papi, ma più spesso eretici o massoni.

Secondo certi tradizionalisti fanatici erano massoni Giovanni XXIII e Paolo VI. Quest'ultimo in particolare sarebbe stato d'inclinazione marxista e fautore del culto dell'uomo come dimostrerebbero certi suoi discorsi all'ONU o in altre occasioni. E pensare che fu invece Paolo VI a denunciare come

 Da qualche fessura il fumo di satana è entrato nel tempio di Dio.
Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia.
      (Paolo VI, omelia del 29 giugno 1972) 


Non parliamo poi di Giovanni Paolo II o Papa Ratzinger entrambi accusati di essere paladini del nuovo ordine mondiale. Invero con qualche ragione perchè i due papi in questione hanno pronunciato in più occasioni l'elogio del nuovo ordine liberal massonico, ma per ingenuità, colpevole e negligente superficialità, non certo perchè aderiscono a quella visione del mondo improntata al darwinismo sociale.

Nulla di tutte queste accuse deliranti si trovano in Marcel Lefebvre che in ogni sua parola appare misurato per quanto appassionato. Al di la delle opinioni personali, la sua compostezza nel dolore desta stima.  Del resto nel libro non traspare nemmeno una proposizione dove mons. Lefebvre appaia come conservatore. Tradizione e conservazione non sono affatto sinonimi: il tradizionalista è tale dal punto di vista dogmatico, ma non sociale. Lo stesso mons. Lefebvre nel libro in più passi sottolinea come solo la fede può favorire l'insorgere del Regno sociale di Cristo.Dopo aver trascorso molti anni in Senegal come arcivescovo di Dakar, Lefebvre aveva visto la povertà materiale e sapeva bene quanto fosse necessario liberarsi da una certa irritante visione clericale per cui la povertà è un bene anche quando non è scelta, ma imposta con la violenza dal contesto sociale. 

Nulla a che vedere quindi nemmeno con la conservazione dello status quo sociale cui tendono certi gruppi cattolici come CL, tanto per non fare nomi. E nulla a che vedere nemmeno con quel fastidioso quietismo e ostentato ripiegamento interiore che non vede più in là delle necessità proprie e della propria famiglia.

 

Una Apocalisse spirituale. 

 

La causa del degrado contemporaneo per mons. Lefebvre è causato dall' l'affermarsi, dopo la fine della civiltà contadina, dello spirito liberale che ha corrotto la morale prima dei genitori e poi dei figli.

Vi auguro in questi tempi così tormentati, in quest'atmosfera così deleteria delle città in cui viviamo, di ritornare alla campagna quando è possibile. La terra è sana, la terra insegna a conoscere Dio, la terra avvicina a Dio, equilibra i temperamenti e i caratteri, incoraggia i giovani al lavoro.

         ("Vi trasmetto ciò che ho ricevuto", p.124)

Questa visione mitica della ormai scomparsa civiltà arcaica che per secoli ha regolato la vita degli uomini è l'aspetto più commovente del pensiero di mons. Lefebvre.  Rimpianto che non riguarda solo gli uomini di chiesa, beninteso...

Ma occorre conoscere sia pure per sommi capi la biografia di mons. Lefebvre per capirne il dramma, il terribile shock che lo ha scosso all'indomani del Concilio. Mons. Lefebvre è nato in una famiglia cattolica, benestante fra molti fratelli e una madre mistica in odore di santità. Abituato da sempre ad amare un'istituzione, la Chiesa, cioè la bussola che indicava la direzione, che dava saldezza, stabilità. Improvvisamente (e quindi non a causa di un lento e penoso declino al quale è più facile abituarsi) il vecchio cattolicesimo scompare sostituito da una specie di oggetto misterioso, una via di mezzo fra la vecchia liturgia e i vecchi dogmi e i nuovi orientamenti che stanno protestantizzando il cattolicesimo.

Si tratta di una vera e propria apocalisse spirituale per Lefebvre: c'era il pericolo di diventare un tradizionalista fanatico, un odiatore della curia romana e dei papi post conciliari, un talebano cattolico pronto a lanciare anatemi contro la Chiesa e a vedere l'anticristo in ogni teologo progressista. Poteva, ma nulla di questo è accaduto; la nobiltà d'animo e la profonda conoscenza dell'anima umana lo hanno preservato dal talebanismo. Al suo posto c'è lo sdegno, la viva preoccupazione, la profonda pena di constatare che tutto ciò che costituiva il proprio mondo sta vacillando paurosamente e rischia di crollare. 

Nuova liturgia ed ecumenismo

Poteva dunque essere la nevrosi, la sindrome di un vecchio declinante, canuto vescovo che solo e amareggiato si sentiva circondato da nemici; e invece è stata la viva e vitale preoccupazione per l'errore supremo, l'inaudito, l'inconcepibile: la sostituzione del culto dell'uomo al culto di Dio. La riforma liturgica con un maggior coinvolgimento di laici in nome del sacerdozio universale e l'ecumenismo sono per Marcel Lefebvre gli agenti che favoriscono il culto dell'uomo. Il ruolo del sacerdote ridotto nella nuova liturgia a rappresentare il semplice memoriale di stampo protestante dell'Ultima cena e non più il sacrificio salvifico di Cristo ha trasformato la messa cattolica in un ibrido in cui l'uomo sembra voler più affermare la propria autosufficienza che la propria dipendenza da Dio.

E poi l'ecumenismo che secondo mons. Lefebvre costituisce un grossolano errore: quello del dialogo con le altre religioni. Concetto che suona benissimo nel clima di relativismo in cui viviamo oggi, ma che esaminato più da vicino per un cattolico dovrebbe suonare come un campana a morto. Ecumenismo significa dialogo, ma dialogo significa anche che i due interlocutori sono su un piano di parità allo stesso livello. Per un cattolico tradizionalista come Lefebvre questo è inconcepibile: la Chiesa non può dialogare alla pari con le altre religioni, ma da una posizione di superiorità in virtù del possesso tutto intero dell'unica ed eterna Verità.   

Insomma dopo essersi fatta contaminare dallo spirito liberale laicista, dopo il Concilio la Chiesa si sta facendo contaminare dal relativismo religioso il cui fine ultimo potrebbe essere la religione sinarchica mondiale, il culto dell'uomo più o meno come accaduta col culto della dea ragione durante la rivoluzione francese. E allora, pare ammonirci Marcel Lefebvre, si avvicina l'ultima tentazione per la Chiesa, se non vi è già caduta: non essere più la guida della storia, ma farsi guidare dalla storia.

E se la chiesa cattolica fosse già morta ?

Ora, quasi al termine dl libro, Marcel Lefebvre ci lascia con un interrogativo inquietante: e se il cattolicesimo dopo duemila anni di vita fosse morto in modo silenzioso, lasciando al suo posto una controfigura? E se il cattolicesimo che vediamo oggi rappresentato nella messa o nella teologia moderna fosse solo il pallido fantasma di ciò che era? Quella che noi vedremmo oggi in definitiva non sarebbe altro che una Nuova Religione che ha sostituito la vecchia senza che in fondo ce ne accorgessimo.

 
Allora, è chiaro, noi non siamo di questa religione; non accettiamo questa nuova religione. Noi siamo della religione di sempre; siamo della religione cattolica, non di questa religione universale come la chiamano oggi. Non è più la vera religione cattolica che è autenticamente universale perchè fondata sulla vera fede quella in Gesù Cristo. Noi non siamo di questa religione liberale, modernista che ha il suo culto, i suoi preti,la sua fede, i suoi catechismo, la sua Bibbia la "Bibbia interconfessionale". Noi non accettiamo tutto questo.
         ("Vi trasmetto quello che ho ricevuto", p. 226)

 
Una nuova religione quindi che solo apparentemente assomiglia a quella cattolica, scimmiottandone alcune posture e alcune movenze. Migliore o peggiore di quella che avrebbe sostituita? Se dai frutti si riconosce l'albero dobbiamo dire che la chiesa del post concilio dal punto di vista della capacità di convertire, ossia il fine supremo che ha la Chiesa cattolica, ha registrato un clamoroso flop: anzichè convertire il mondo, si è convertita al mondo.
I dati del fallimento sono evidenti: chiese e seminari in costante calo di frequentanti tanto che a causa della penuria di sacerdoti qualche sagace teologo comincia a proporre di conferire il sacerdozio ministeriale ai laici. La chiesa insomma per Lefebvre voleva assumere la mentalità del mondo per avvicinarsi ai cosiddetti "lontani", ma il mondo ha cominciato a schifarla proprio nel momento in cui la distanza fra chiesa e società laica si è ridotto. 
Anche il linguaggio clericale si è adeguato al mondo: prima i non credenti si definivano "atei" o "agnostici" adesso con odioso linguaggio politicamente corretto i "lontani". Il cattolicesimo è deriso perchè parla, se ancora ne parla, di cose che il mondo considera da trogloditi (come i novissimi, l'escatologia, etc) oppure è rigettato perchè il mondo ha schifo di se stesso e non può sopportare di vedersi rispecchiato nella Chiesa? 
Quello che è certo è che la Chiesa assumendo una mentalità laica si è spogliata di quell'aura sacrale e misteriosa che è alla base il fascino e della capacità di attrazione di qualsiasi religione: senza quell'aura sacrale qualsiasi fede diventa una burattinata, una cosa da ridere, finendo per essere schernita a causa di quelle che i più considerano arcaiche, ridicole credenze in un mucchio di assurdità irrazionali.    


Il post si può replicare citando l'autore e la fonte http://nuovareligione.blogspot.it/




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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