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J.Ratzinger, Benedetto XVI, spiega il Concilio Vaticano II

Ultimo Aggiornamento: 04/08/2012 21:18
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15/12/2008 10:48
 
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LA CONTINUITA' DELLA CHIESA ATTRAVERSO GLI ULTIMI PONTEFICI UNITI FRA LORO, NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA......
BEATO PIO IX Giovanni Maria Mastai Ferretti nacque a Senigallia il 13 maggio 1792, nono figlio. Il 1 giugno 1846 morì Gregorio XVI; due settimane dopo, il 14, cinquantadue cardinali si riunirono in conclave per eleggerne il successore. Sulla sera del 16, il card. Giovanni Maria Mastai Ferretti era già papa con il nome di Pio IX. Rimarrà sul soglio di Pietro per 32 anni, dando vita al più lungo pontificato della storia.


Speciale Pio IX: contro la leggenda nera.

La vita di Pio IX (link esterno al forum)




Foto di Enrico Battista Canè, 1877. Dall'album conservato nel Museo Pio IX al Palazzo Mastai di Senigallia.

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Pio X fu il primo papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare, seguito 65 anni dopo da papa Giovanni XXIII anch’egli di origini contadine, ma fu senz’altro uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a papa.
Nato il 2 giugno del 1835, aveva 68 anni quando salì al Soglio Pontificio instaurando una linea di condotta per certi versi di continuità con i due lunghissimi pontificati di Pio IX e Leone XIII che l’avevano preceduto, specie in campo politico, ma anche di rottura con certi schemi ormai consolidati, ad esempio, sebbene di umili origini egli rifiutò sempre di elargire benefici alla famiglia, come critica verso certi nepotismi e favoritismi più o meno evidenti, fino allora praticati.


Davanti ai grandi progressi di un liberalismo prevalentemente antireligioso, di un socialismo prevalentemente materialista e di uno scientismo presuntuoso, Pio X avvertì la necessità di erigere il papato contro la modernità, spezzando ogni tentativo di avviare un compromesso efficace tra i cattolici e la nuova cultura.

Con l’enciclica “Pascendi” del 1907 condannò il ‘modernismo’ ma attenzione da non confondersi con LA MODERNITA' E IL PROGRESSO BENEVOLO; in campo politico riprese la linea intransigente di Pio IX, egli considerava la separazione della Chiesa dallo Stato come un sacrilegio, gravemente ingiuriosa nei confronti di Dio al quale bisogna rendere non solo un culto privato ma anche uno pubblico.

La riaffermazione del potere papale, dopo le vicissitudini della caduta dello Stato Pontificio, portarono con il pensiero di Pio X ad identificare l’istituzione papale con la Chiesa intera, la Santa Sede con il popolo di Dio.
Fu beatificato il 3 giugno 1951 da papa Pio XII e proclamato santo dallo stesso pontefice il 29 maggio 1954

Enciclica Pascendi, sugli errori del modernismo.
(Oggi riferibile anche al falso tradizionalismo che aleggia in questi fora).
Altra pagina la troverete qui nel forum nella sezione dedicata ai Pontefici




 
Pio XI, Achille Ratti, nato a Desio (MI), arcivescovo di Milano (1921-22) e poi Papa. La scelta di questi Pontefici di portare lo stesso nome dei predecessori, fu segno anche di continuità programmatica.


Pio XI all'inaugurazione delle prime trasmissioni della Radio Vaticana (1929); dietro di lui Guglielmo Marconi, al suo fianco il Segretario di Stato card. Eugenio Pacelli, futuro Pio XII.






Pio XI si adoperò perché la Chiesa non si isolasse dalla società. Per questo motivo promosse la riforma dell'Azione Cattolica e ne incoraggiò la diffusione in molti paesi. Per regolare la posizione e i diritti della Chiesa, concluse i concordati con una ventina di stati. Il suo più importante successo diplomatico furono i patti lateranensi (Papa dal 11 febbraio 1929) che negoziò con Benito Mussolini, e con i quali fu fondato lo Stato del Vaticano, indipendente e neutrale. Con le encicliche "Divini Redemptoris" (Papa dal 1937) e "Mit brennender Sorge" condannò rispettivamente l comunismo e il nazismo. Fu il primo Papa a usare la radio per scopi pastorali. E' stato il 259° successore di S. Pietro alla guida della Chiesa di Cristo, il suo fu il pontificato del primo difficile dopoguerra, del sorgere e consolidarsi delle ideologie fasciste e naziste e terminò con l’angoscia di vedere approssimarsi sull’Europa e sul mondo, la grande catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, che scoppiò sette mesi dopo la sua morte.

I disegni della Provvidenza lo tolsero dai suoi impegni di responsabile di austere Biblioteche, custodi del sapere del mondo Occidentale ed Orientale, per dargli responsabilità di respiro mondiale e facendo legare il suo nome, al finire definitivo della ‘Questione Romana’, che aveva visto i Pontefici dopo Pio IX, non uscire più dai Palazzi Vaticani, considerandosi quasi prigionieri del Regno d’Italia, che aveva annullato definitivamente con la presa di Roma del 20 settembre 1870, il millenario Stato Pontificio e quindi il potere temporale dei Papi.

Il 6 febbraio veniva eletto al Soglio Pontificio e scelse il nome di Pio XI; il suo primo atto fu quello di impartire la benedizione “Urbi et Orbi”, cioè a Roma e al mondo, dalla loggia esterna della Basilica di S. Pietro, che era chiusa per protesta dal 1870; come primo segno di una possibile riconciliazione con l’Italia.

Il suo pontificato durò poco più di sedici anni; Pio XI fissò il suo programma nel motto: “Pax Christi in regno Christi” e non tralasciò nulla per l’attuazione di un così vasto traguardo.

Alcuni suoi scritti importanti:

http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/index_it.htm



Purtroppo durante il suo pontificato avvennero spietate persecuzioni religiose, anche in Paesi notoriamente cattolici, denunziò al mondo i sanguinosi soprusi compiuti nel 1926, dal governo massonico nel Messico a danno dei fedeli e del clero; con l’enciclica “Divini Redemptoris” (19 marzo 1937) condannò il comunismo ateo che imperversava in Russia; dovette assistere con il cuore lacerato dal dolore, all’empia carneficina di oltre 7300 sacerdoti, religiosi e suore e tanti fedeli cattolici, vittime della Guerra Civile in Spagna, dal 1933 al 1939, ad opera delle milizie rosse rivoluzionarie, scatenate in un bieco anticlericalismo; condannò il razzismo nazista, che prima in forma strisciante, poi sempre più apertamente si affermava nella Germania di Adolf Hitler, estendendosi anche ai cristiani.

Il papa in quegli anni, che furono anche gli ultimi della sua vita, non esitò a schierarsi contro Berlino con l’enciclica “Mit brennender Sorge” del 1937 e anche se la sua opposizione si fece più acuta, rispecchiando i sentimenti del Pontefice, essa non riuscì a tradursi in azioni aperte.

Nel 1926 aveva espresso la sua condanna verso l’’Action française’, il cui esasperato nazionalismo gli parve pericoloso per la pace. Nel 1929, l’11 febbraio si giunse al ‘Concordato’ fra la Santa Sede e l’Italia con l’istituzione dello Stato indipendente della Città del Vaticano, firmato da Benito Mussolini e dal card. Gasparri, Segretario di Stato; l’atto prese il nome di “Patti Lateranensi”, che comprendevano appunto un Concordato ed un Trattato.
Ma sorsero ben presto contrasti con il Governo Italiano in merito all’applicazione degli stessi Patti (Enciclica “Domini illius magistri” del 1929), soprattutto per quanto riguardava l’Azione Cattolica, che era diventata l’obiettivo degli attacchi del regime fascista, che mal sopportava che vi fossero delle Associazioni giovanili, al di fuori della sua ottica politica e autorità.

Si giunse allo scontro più aperto il 31 maggio 1931 con lo scioglimento imposto alle Associazioni; papa Pio XI rispose il 29 giugno con l’enciclica “Non abbiamo bisogno”; solo nel 1932 si giunse ad un accordo con Mussolini.
Con la sua politica di Concordati, stipulati con molti Governi, indipendentemente dai regimi politici, per porre la Santa Sede in una posizione neutrale e per non suscitare reazioni antireligiose, papa Ratti attirò su di sé critiche in campo internazionale, come nel caso del silenzio-assenso dato al regime fascista, per le guerre in terra d’Africa.

Contro il dilagare delle dottrine materialistiche e neo-pagane, oppose il culto di “Cristo Re”. Fu chiamato oltre che il papa difensore dell’Azione Cattolica, anche il “Papa delle missioni”, per questo scopo primario del suo pontificato, spostò da Parigi a Roma, l’Opera per la Propagazione della Fede; incoraggiò l’Unione Missionaria del Clero, per stimolare l’interesse dei fedeli per le missioni estere in tutte le parrocchie.

Promosse la formazione del clero indigeno, consacrò nel 1926 nella Basilica di S. Pietro, i primi sei vescovi cinesi, nel 1927 uno giapponese e altri negli anni successivi di altre nazionalità.
Nel 1925 organizzò la grande Esposizione Missionaria, per far conoscere le problematiche missionarie e la necessità della decolonizzazione di quelle terre così lontane. Durante il suo pontificato si tenne l’Anno Santo del 1925 e quello del centenario della Redenzione nel 1933; proclamò santi s. Teresa del Bambino Gesù, s. Giovanni Bosco, s. Giuseppe Benedetto Cottolengo; la devozione al ‘Cuore di Gesù’ ebbe grande impulso.
Istituì la “Giornata pro Università Cattolica” per offrirle i mezzi per sostenersi; con l’enciclica “Quadragesimo anno” completò la politica sociale della Chiesa, espressa già con la “Rerum Novarum” di Leone XIII.

Abituato da buon lombardo a trattare con familiarità e simpatia la tecnologia, accettò con favore le nuove scoperte, inserendo di fatto la Santa Sede nello sfruttamento delle moderne tecniche di comunicazione. Incaricò per questo Guglielmo Marconi di costruire la Stazione di Radio Vaticana, che fu inaugurata nel 1931 e affidata ai Gesuiti.

Trasformò la Pontificia Accademia delle Scienze; ristrutturò la Specola astronomica vaticana, nominò il cardinale Eugenio Pacelli come Segretario di Stato, il quale sarà suo successore.

Non è possibile descrivere dettagliatamente, tutta l’opera pastorale, diplomatica, politica, missionaria, culturale, di più di sedici anni di pontificato di questo grande papa, vanto della terra milanese e dell’Italia, in questo spazio per forza ridotto, occorrerebbe un intero libro.
Certamente ha legato il suo nome ai Patti Lateranensi, salutati con immensa gioia dal popolo italiano, che vide per essi restituito “Dio all’Italia e l’Italia a Dio”. Inoltre i suoi ultimi mesi di vita, videro il vecchio papa amareggiato, rimproverare apertamente l’acquiescenza di Mussolini per l’annessione dell’Austria alla Germania nazista e ancora più combattivo, rifiutò ogni contatto con il dittatore tedesco, ritirandosi a Castelgandolfo quando venne in visita in Italia dal 3 al 9 maggio 1938, chiudendo i Palazzi e Musei Vaticani per impedire la visita dei nazisti in Vaticano.

Inoltre manifestò la sua tristezza, perché a Roma era stata inalberata una croce (svastica) “che non era quella di Cristo”.
Il grande pontefice si spense improvvisamente il 10 febbraio 1939 ad 82 anni, alla vigilia del primo decennale della Conciliazione, mentre vedeva addensarsi sull’Europa le nuvole minacciose della guerra. La sua morte improvvisa gl’impedì di leggere all’episcopato italiano, convocato al suo capezzale, il discorso che aveva preparato su un’ora tanto oscura e pericolosa per la pace del mondo.

Autore: Antonio Borrelli; sito
www.santiebeati.it




 
Pio XII.... Al secolo Eugenio Pacelli. Nato a Roma nel 1876 (+ 1958). Di nobile famiglia, seguì la carriera diplomatica: nel 1911 divenne sottosegretario e nel 1914 segretario agli Affari Straordinari di Stato. Fu poi nunzio in Baviera e a Berlino e dal 1920 al 1938 segretario di Stato.

Eletto papa il 2 marzo 1939, subito si preoccupò di parare la minaccia di guerra gravante sull'Europa ad opera soprattutto del nazismo. Mantenne buoni rapporti con il governo italiano, ma questi non valsero a distogliere il regime fascista dai suoi folli propositi di guerra. Contro il regime hitleriano denunciò i crimini dell'eugenetica e del razzismo nazista.
(Appena eletto Papa, Pio XII si dirige verso la Loggia delle Benedizioni)
Nell'ambito precipuamente religioso Pio XII svolse una vasta attività nel campo della dogmatica: pur lasciando ai principi la loro essenziale immutabilità, volle rivedere molti punti per adeguarne la formulazione esterna ai progressi tecnici e scientifici con opportuni aggiornamenti in campo morale e disciplinare.

Nel campo delle scienze Pio XII diede impulso alla Pontificia Accademia delle Scienze; ordinò scavi sotto l'altare della confessione in S. Pietro per rintracciare il sepolcro del primo pontefice romano.



Con il successore, Giuseppe Roncalli, futuro Giovanni XXIII



Con una delegazione di ebrei rifugiati in Vaticano durante la guerra.

(La sua profonda devozione all'Eucarestia che gli valse il titolo di "Papa Angelico")



IL CONCILIO

B. Giovanni XXIII


L’11 Ottobre 1962 papa Roncalli inaugurò in S. Pietro il Concilio Vaticano II indicando un preciso orientamento degli scopi: non definire nuove verità o condannare errori, ma: rinnovare la Chiesa per renderla più santa e quindi più adatta ad annunciare il Vangelo ai contemporanei; ricercare le vie per l’unità delle Chiese cristiane; rilevare ciò che c’è di buono nella cultura contemporanea aprendo una nuova fase di dialogo col mondo moderno, cercando innanzitutto "ciò che unisce invece di ciò che divide".

INIZIA LA NUOVA ERA ECUMENICA




UDIENZA AL GENERO DI KRUSCEV

Il 7 marzo 1963 prese il coraggio d’iniziare il disgelo con l’Unione Sovietica ricevendo personalmente il genero di Kruscev, Alexei Adjubei, con la moglie. Alla fine dell’incontro disse al suo segretario: "Può essere una delusione, oppure un filo misterioso della Provvidenza che io non ho il diritto di rompere". La storia ha dimostrato la presenza di quel filo.

L’ENCICLICA PACEM IN TERRIS

L’11 aprile 1963 papa Roncalli pubblica l’Enciclica "Pacem in terris" indirizzata per la prima volta non ai soli cattolici ma "a tutti gli uomini di buona volontà", e che fu ritenuta datutti, anche non cristiani, come l’espressione migliore, nella situazione del mondo contemporaneo, delle vie per alimentare le speranze di pace e di solidarietà di tutto il genere umano. Fu messa negli archivi delle Nazioni Unite a New York.






PREMIO INTERNAZIONALE PER LA PACE

Il 10 maggio 1963 al Papa Bergamasco venne consegnato in Vaticano il premio internazionale Balzan per la pace come riconoscimento per la sua intensa attività per evitare i conflitti e segnalare all’umanità il cammino per la pacifica convivenza dei popoli.


(Giovanni XXIII visita gli scavi nelle grotte vaticane)


Con il suo successore, Giovanni Montini, futuro Paolo VI

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PAOLO VI
Per chi si fosse fermato al 1054.....ricordiamo che con Palo VI vennero tolte le rispettive scomuniche con la Chiesa in Oriente rappresentata dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli...
L'ultima omelia di Paolo VI proprio sul primato petrino:
OMELIA DI PAOLO VI

Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo
Giovedì, 29 giugno 1978


Venerati Fratelli e Figli carissimi,

Le immagini dei Santi Apostoli Pietro e Paolo occupano, oggi più che mai, il nostro spirito durante la celebrazione di questo rito. Non solo perché ci sono riportate, come di consueto, dal volgere dell’anno liturgico, ma anche per il particolare significato che riveste per noi questo xv anniversario della nostra elezione al Sommo Pontificato, quando, dopo il compimento dell’80° genetliaco, il corso naturale della nostra vita volge al tramonto.

Pietro e Paolo: «le grandi e giuste colonne» (S. CLEMENTE ROMANI, I, 5, 2) della Chiesa romana e della Chiesa universale! I testi della Liturgia della parola, or ora ascoltati, ce li presentano sotto un aspetto che suscita in noi profonda impressione : ecco Pietro, che rinnova nei secoli la grande confessione di Cesarea di Filippo; ecco Paolo, che dalla cattività romana lascia a Timoteo il testamento più alto della sua missione. Guardando a loro, noi gettiamo uno sguardo complessivo su quello che è stato il periodo durante il quale il Signore ci ha affidato la sua Chiesa; e, benché ci consideriamo l’ultimo e indegno successore di Pietro, ci sentiamo a questa soglia estrema confortati e sorretti dalla coscienza di aver instancabilmente ripetuto davanti alla Chiesa e al mondo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matth. 16, 16); anche noi, come Paolo, sentiamo di poter dire: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede» (2 Tim. 4, 7).

I. TUTELA DELLA FEDE

Il nostro ufficio è quello stesso di Pietro, al quale Cristo ha affidato il mandato di confermare i fratelli (Cfr. Luc. 22, 32): è l’ufficio di servire la verità della fede, e questa verità offrire a quanti la cercano, secondo una stupenda espressione di San Pier Crisologo: «Beatus Petrus, qui in propria sede et vivit et praesidet, praestat quaerentibus fidei veritatem» (S. PETRI CEIRYSOLOGI Ep. ad Etrtichen, inter Ep. S. Leonis Magni XXV, 2: PL 54, 743-744). Infatti la fede è «più preziosa dell’oro» (1 Tim. 6, 13), dice San Pietro; non basta riceverla, ma bisogna conservarla anche in mezzo alle difficoltà («per ignem probatur» -1 Petr. 1, 7 ). Della fede gli Apostoli sono stati predicatori anche nella persecuzione, sigillando la loro testimonianza con la morte, a imitazione del loro Maestro e Signore che, secondo la bella formula di San Paolo «testimonium reddidit sub Pontio Pilato bonam confessionem» (Ibid.). Ora, la fede non è il risultato dell’umana speculazione (Cfr. 2 Petr. 1, 16), ma il «deposito» ricevuto dagli Apostoli, i quali lo hanno accolto da Cristo che essi hanno «visto, contemplato e ascoltato» (1 Io. 1, l-3). Questa è la fede della Chiesa, la fede apostolica. L’insegnamento ricevuto da Cristo si mantiene intatto nella Chiesa per la presenza in essa dello Spirito Santo e per la speciale missione affidata a Pietro, per il quale Cristo ha pregato : «Ego rogavi pro te ut non deficiat fides tua» (Luc. 22, 32) e al Collegio degli Apostoli in comunione con lui: «qui vos audit me audit» (Ibid. 10, 16). La funzione di Pietro si perpetua nei suoi successori, tanto che i Vescovi del Concilio di Calcedonia poterono dire dopo aver ascoltato la lettera loro mandata da Papa Leone: «Pietro ha parlato per bocca di Leone» (Cfr. H. GRISAR, Roma alla fine del tempo antico, I, 359). E il nucleo di questa fede è Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, confessato così da Pietro: «Tu es Christus, Filius Dei vivi» (Matth. 16, 16).

Ecco, Fratelli e Figli, l’intento instancabile, vigile, assillante che ci ha mossi in questi quindici anni di pontificato. «Fidem servavi»! possiamo dire oggi, con la umile e ferma coscienza di non aver mai tradito «il santo vero» (A. MANZONI). Ci sia consentito ricordare, a conferma di questa convinzione, e a conforto del nostro spirito che continuamente si prepara all’incontro col giusto Giudice (2 Tim. 4, 8), alcuni documenti salienti del pontificato, che hanno voluto segnare le tappe di questo nostro sofferto ministero di amore e di servizio alla fede e alla disciplina: tra le encicliche e le esortazioni pontificie, la «Ecclesiam Suam» (9 augusti 1964: AAS 56 (1964) 609.659), che, all’alba del pontificato, tracciava le linee di azione della Chiesa in se stessa e nel suo dialogo col mondo dei fratelli cristiani separati, dei non-cristiani, dei non-credenti; la «Mysterium Fidei» sulla dottrina eucaristica (3 septembris 1965: AAS 57 (1965) 753.774); la «Sacerdotalis Caelibatus» (24 iunii 1967: AAS 59 (1967) 657.697) sul dono totale di sé che distingue il carisma e l’ufficio presbiterale; la «Evangelica Testificatio» (29 iunii 1971: AAS 63 (1971) 497-526) sulla testimonianza che oggi la vita religiosa, in perfetta sequela di Cristo, è chiamata a dare davanti al mondo; la «Paterna cum Benevolentia» (8 decembris 1974: AAS 67 (1975) 5-23), alla vigilia dell’Anno Santo, sulla riconciliazione all’interno della Chiesa; la «Gaudente in Domino» (9 maii 1975: AAS 67 (1975) 289-322) sulla ricchezza zampillante e trasformatrice della gioia cristiana; e, infine la «Evangelii Nuntiandi» (8 decembris 1975: AAS 68 (1976) 5-76), che ha voluto tracciare il panorama esaltante e molteplice dell’azione evangelizzatrice della Chiesa, oggi.

Ma soprattutto non vogliamo dimenticare quella nostra «Professione di fede» che, proprio dieci anni fa, il 30 giugno del 1968, noi solennemente pronunciammo in nome e a impegno di tutta la Chiesa come «Credo del Popolo di Dio» (PAOLO PP. VI, Credo del Popolo di Dio: AAS 60 (1968) 436-445), per ricordare, per riaffermare, per ribadire i punti capitali della fede della Chiesa stessa, proclamata dai più importanti Concili Ecumenici, in un momento in cui facili sperimentalismi dottrinali sembravano scuotere la certezza di tanti sacerdoti e fedeli, e richiedevano un ritorno alle sorgenti. Grazie al Signore, molti pericoli si sono attenuati; ma davanti alle difficoltà che ancor oggi la Chiesa deve affrontare sul piano sia dottrinale che disciplinare, noi ci richiamiamo ancora energicamente a quella sommaria professione di fede, che consideriamo un atto importante del nostro magistero pontificale, perché solo nella fedeltà all’insegnamento di Cristo e della Chiesa, trasmessoci dai Padri, possiamo avere quella forza di conquista e quella luce di intelligenza e d’anima che proviene dal possesso maturo e consapevole della divina verità. E vogliamo altresì rivolgere un appello, accorato ma fermo, a quanti impegnano se stessi e trascinano gli altri, con la parola, con gli scritti, con il comportamento, sulle vie delle opinioni personali e poi su quelle dell’eresia e dello scisma, disorientando le coscienze dei singoli, e la comunità intera, la quale dev’essere anzitutto koinonia nell’adesione alla verità della Parola di Dio, per verificare e garantire la koinonia nell’unico Pane e nell’unico Calice. Li avvertiamo paternamente: si guardino dal turbare ulteriormente la Chiesa; è giunto il momento della verità, e occorre che ciascuno conosca le proprie responsabilità di fronte a decisioni che debbono salvaguardare la fede, tesoro comune che il Cristo, il quale è Petra, è Roccia, ha affidato a Pietro, Vicarius Petrae, Vicario della Roccia, come lo chiama San Bonaventura (S. BONAVENTURAE Quaest. disp. de per/. evang., q. 4, a. 3; ed. Quaracchi, V, 1891, p. 195).

II. DIFESA DELLA VITA UMANA

In questo impegno offerto e sofferto di magistero a servizio e a difesa della verità, noi consideriamo imprescindibile la difesa della vita umana. Il Concilio Vaticano secondo ha ricordato con parole gravissime che «Dio padrone della Vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita»! (Gaudium et Spes, 51) E noi, che riteniamo nostra precisa consegna l’assoluta fedeltà agli insegnamenti del Concilio medesimo, abbiamo fatto programma del nostro pontificato la difesa della vita, in tutte le forme in cui essa può esser minacciata, turbata o addirittura soppressa.

Rammentiamo anche qui i punti più significativi che attestano questo nostro intento.

a) Abbiamo anzitutto sottolineato il dovere di favorire la promozione tecnico-materiale dei popoli in via di sviluppo, con la enciclica «Populorum Progressio» (26 martii 1967: AAS 59 (1967) 257-299)

b) Ma la difesa della vita deve cominciare dalle sorgenti stesse della umana esistenza. È stato questo un grave e chiaro insegnamento del Concilio, il quale, nella Costituzione pastorale «Gaudium et Spes», ammoniva che «la vita, una volta concepita, dev’essere protetta con la massima cura; e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti» (Gaudium et Spes, 51). Non abbiamo fatto altro che raccogliere questa consegna, quando, dieci anni fa, promanammo l’Enciclica «Humanae Vitae» (25 iulii 1968: AAS 60 (1968) 481-503): ispirato all’intangibile insegnamento biblico ed evangelico, che convalida le norme della legge naturale e i dettami insopprimibili della coscienza sul rispetto della vita, la cui trasmissione è affidata alla paternità e alla maternità responsabili, quel documento è diventato oggi di nuova e più urgente attualità per i vulnera inferti da pubbliche legislazioni alla santità indissolubile del vincolo matrimoniale e alla intangibilità della vita umana fin dal seno materno.

c) Di qui le ripetute affermazioni della dottrina della Chiesa cattolica sulla dolorosa realtà e sui penosissimi effetti del divorzio e dell’aborto, contenute nel nostro magistero ordinario come in particolari atti della competente Congregazione. Noi le abbiamo espresse, mossi unicamente dalla suprema responsabilità di maestro e di pastore universale, e per il bene del genere umano!

d) Ma siamo stati indotti altresì dall’amore alla gioventù che sale, fidente in un più sereno avvenire, gioiosamente protesa verso la propria auto-realizzazione, ma non di rado delusa e scoraggiata dalla mancanza di un’adeguata risposta da parte della società degli adulti. La gioventù è la prima a soffrire degli sconvolgimenti della famiglia e della vita morale. Essa è il patrimonio più ricco da difendere e avvalorare. Perciò noi guardiamo ai giovani: sono essi il domani della comunità civile, il domani della Chiesa.

Venerati Fratelli e Figli carissimi!

Vi abbiamo aperto il nostro cuore, in un panorama sia pur rapido dei punti salienti del nostro Magistero pontificale in ordine alla vita umana, perché un grido profondo salga dai nostri cuori verso il Redentore; davanti ai pericoli che abbiamo delineato, come di fronte a dolorose defezioni di carattere ecclesiale o sociale, noi, come Pietro, ci sentiamo spinti ad andare a Lui, come a unica salvezza, e a gridargli: «Domine, ad quem ibimus? verba vitae aeternae habes» (Io. 6, 68). Solo Lui è la verità, solo Lui è la nostra forza, solo Lui la nostra salvezza. Da lui confortati, proseguiremo insieme il nostro cammino.

Ma oggi, in questo anniversario, noi vi chiediamo anche di ringraziarlo con noi, per l’aiuto onnipotente con cui ci ha finora fortificati, sicché possiamo dire, come Pietro, «nunc scio vere quia misit Deus angelum suum»( Act. 12, 11) Sì, il Signore ci ha assistiti: noi lo ringraziamo e lodiamo; e chiediamo a voi di lodarlo con noi e per noi, per l’intercessione dei Patroni di questa «Roma nobilis» e di tutta la Chiesa, su di essi fondata.

O Santi Pietro e Paolo, che avete portato nel mondo il nome di Cristo, e a Lui avete dato l’estrema testimonianza dell’amore e del sangue, proteggete ancora e sempre questa Chiesa, per la quale avete vissuto e sofferto; conservatela nella verità e nella pace; accrescete in tutti i suoi figli la fedeltà inconcussa alla Parola di Dio, la santità della vita eucaristica e sacramentale, l’unità serena nella fede, la concordia nella carità vicendevole, la costruttiva obbedienza ai Pastori; che essa, la santa Chiesa, continui a essere nel mondo il segno vivo, gioioso e operante del disegno redentivo di Dio e della sua alleanza con gli uomini. Così essa vi prega con la trepida voce dell’umile attuale Vicario di Cristo, che a voi, o Santi Pietro e Paolo, ha guardato come a modelli e ispiratori; e così custoditela, questa Chiesa benedetta, con la vostra intercessione, ora e sempre, fino all’incontro definitivo e beatificante col Signore che viene.

Amen, amen.
*****************************


con il successore...
 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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