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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Per una sana lettura dei Testi conciliari: LG, Dign.Hum. GE e Nostra Aetate

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2015 13:37
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09/01/2013 12:32
 
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LO SCHIFO E LA VERGOGNA VIENE DA NOI CRISTIANI, NON DALLE “ALTRE RELIGIONI”. E GREGORIO MAGNO INSEGNA LA TOLLERANZA RELIGIOSA

E allora, cosa c’è di sbagliato in Nostra Aetate o Gaudium et spes? Nulla, almeno a riguardo delle intenzioni. Se il dialogo non funziona e la gente non si converte, non è colpa di questo, ma di come viene impostato; dipende da noi aver abbandonato la dottrina cristiana: l’aborto, il divorzio, l’orgoglio gay, l’eutanasia, la genetica incontrollata, ecc… non l’hanno mica pretesi come legge “le altre religioni” ma noi, noi che ci dicevamo cristiani! Questo è lo scandalo e l’infruttuosità del dialogo.

Leggiamo san Gregorio Magno, che fu anche papa (590 – 604), cosa scrisse nella lettera “Qui sincera” al vescovo Pascasio di Napoli, nov. 602: “Tolleranza dell’altrui convinzione religiosa. Coloro che con sincera intenzione desiderano portare alla retta fede quanti sono lontani dalla religione cristiana, debbono provvedere con (parole) attraenti, e non aspre, che un sentire ostile non allontani coloro la cui mente avrebbe potuto essere stimolata dall’adduzione di una chiara motivazione. Infatti chiunque agisca diversamente e li voglia con questo pretesto allontanare dal culto consueto del loro rito, dimostra di impegnarsi maggiormente per i propri interessi che per quelli di Dio.

“Alcuni giudei appunto, che abitano a Napoli, si sono lamentati presso di Noi, asserendo che qualcuno si sforza irrazionalmente di impedire loro la celebrazione di alcune loro feste, che ad essi (cioè) non sia permesso di celebrare le loro feste come finora a loro e in tempo lontano addietro ai loro antenati era lecito osservare e celebrare. Se la verità sta in questo modo, evidentemente prestano opera per una causa totalmente inutile. Infatti che cosa porta di utilità impedire un’antica usanza, se ciò a loro non giova nulla per la fede e la conversione? O perché stabilire per i giudei regole come debbano celebrare le loro festività, se con ciò non possiamo guadagnarli (alla fede)? Si deve perciò piuttosto agire in modo che, provocati dalla ragione e dalla mansuetudine, vogliano seguirci, non fuggire, affinché, mostrando loro dai loro Scritti ciò che noi affermiamo, li possiamo con l’aiuto di Dio convertire (portandoli) nel grembo della madre chiesa.

“Perciò la tua fraternità, per quanto con l’aiuto di Dio potrà, li sproni con moniti alla conversione e non permetta che vengano di nuovo disturbati per via delle loro festività, ma abbiano la libera concessione di osservare e di celebrare tutte le loro ricorrenze e feste, come finora hanno fatto.”

La lettera ci racconta un episodio grave dal quale emerge che i giudei confidavano nell’aiuto del Pontefice e conoscevano i loro diritti a tal punto da andare dal Papa per lamentarsi del fatto che tali diritti non erano rispettati, e il Papa li difende: difende la libertà religiosa! Ed è bene ricordare che, in Spagna, i Mori, dopo le svariate lotte, andavano d’accordo con gli ebrei e i cristiani e che la prima traduzione della Bibbia in arabo avviene in Spagna”.

Esiste anche un’altro documento antico che appoggia e sostiene Nostra Aetate ed è di papa Alessandro II (1061 – 1073), la lettera “Licet ex” al principe Landolfo di Benevento, scritta nel 1065, e che richiama la lettera di san Gregorio Magno:

“Quantunque noi non dubitiamo affatto che proceda dal fervore della pietà il tuo nobile proposito di condurre i giudei al culto della cristianità, tuttavia poiché sembra che tu lo faccia con disordinato fervore, abbiamo ritenuto necessario indirizzarti la nostra lettera a modo di ammonizione.

“Si legge, infatti, che il Signore nostro Gesù Cristo non ha ridotto con la violenza nessuno al suo servizio, ma con l’umile esortazione, avendo lasciato a ciascuno la libertà del proprio arbitrio, non giudicando ma effondendo ilproprio sangue, hadistolto dall’errore tutti coloro che ha predestinato alla vita eterna. Così pure il beato Gregorio in una sua lettera proibisce che questo stesso popolo sia condotto alla fede con la violenza”.

(Se volete approfondire, alla Redazione Papalepapale potete chiedere anche la versione originale, scritta in latino).

 

LUTERO: SE SI CONVERTONO, BENE; ALTRIMENTI, VADANO A MORÌ AMMAZZATI! IL MAESTRO DELL’INTOLLERANZA RELIGIOSA

Lutero inchioda le sue famigerate “95 tesi” sul portone della Chiesa di Wittemberg. Ignaro che stava per essere strumentalizzato e prossimo a diventare un eresiarca. Infatti, quella di attaccare “tesi” sulle porte delle chiese era un consolidato uso tutto accademico fra professori (o studenti) di teologia, che davano il via a “disputatio” fra dissimili tesi teologiche, nei campi della teologia aperti alla speculazione. Lutero voleva limitarsi a fare questo: il diavolo, invece ci mise la coda. Successivamente accetto di vendergli l’anima. Per orgoglio, vigliaccheria e convenienza.

Che cosa è accaduto dunque, perché l’ultimo Concilio presentasse questo progetto della Chiesa come se fosse “nuovo”, alimentando, di conseguenza, quella rottura con la tradizione vera della Chiesa?

I veri persecutori erano i protestanti: non è una cattiveria ma una constatazione. Purtroppo, venne a crearsi una forte chiusura anche da parte della Chiesa dopo il disastro della Riforma. Leggiamo un passo della Lettera di Martin Lutero, una citazione lunga e dolorosa, ma necessaria:

Ammonimento ai Giudei (15 febbraio 1546): “(..) Per di più nella vostra regione avete ancora Giudei, che fanno gravi danni. Ora vogliamo comportarci con loro cristianamente e offrire la fede cristiana, perché vogliano accettare il Messia, che è pur sempre loro consanguineo: nato dalla loro carne, dal loro sangue e vera stirpe di Abramo, di cui si vantano, anche se io temo che il sangue giudeo sia ormai diventato acquoso e inquinato. Questo dovete offrire loro e cioè che si vogliano convertire al Messia e si facciano battezzare, dimostrando così la loro serietà: se non si comportano così non dobbiamo tollerarli. E’ Cristo che ci ordina di farci battezzare e di credere in Lui. E se ora non riusciamo a credere con fermezza come dovremmo, Dio avrà tuttavia pazienza con noi.

“Ora invece con i Giudei accade che essi bestemmiano e oltraggiano ogni giorno il nostro Signore Gesù. Intanto lo fanno e noi sappiamo che non possiamo sopportare ciò. Infatti se tollero chi oltraggia, bestemmia e maledice il mio Signore Cristo, mi rendo partecipe di peccati altrui, mentre ne ho a sufficienza dei miei. Quindi, o miei Signori, non dovreste tollerarli, ma espellerli. Se però i Giudei si convertono, lasciano la loro usura e accettano Cristo, dobbiamo considerarli nostri fratelli.

(..) In altra maniera non andrà, poiché la fanno troppo grossa.

“Sono i nostri pubblici nemici, non la smettono di bestemmiare il nostro Signore Gesù Cristo, chiamano puttana la Vergine Maria e Cristo figlio di puttana e li chiamano mostri, bastardi. E se potessero ucciderci tutti, lo farebbero volentieri, anzi lo fanno spesso, specialmente quelli che si spacciano per medici – anche se ogni tanto aiutano – poiché alla fine il diavolo aiuta a mettere il sigillo. Così i Giudei conoscono anche la medicina che viene praticata nella terra di Roma; i Welschen, gl’italiani, sanno bene come si produce un veleno che fa morire in un’ora, un mese, un anno: l’arte la conoscono. Siate dunque decisi con loro, poiché non sanno fare altro che bestemmiare il nostro amato Signore Gesù Cristo in modo mostruoso e vogliono privarci del nostro corpo, della nostra vita, del nostro onore e dei nostri beni.

Ciò nonostante vogliamo esprimere loro l’amore cristiano e pregare per loro, che si convertano, accettino il Signore, che dovrebbero onorare davanti a noi.

Chi non vuole fare questo, è indubbiamente un malvagio giudeo, che non smetterà di bestemmiare Cristo, di approfittare di te e, dove può, di uccidere. “

 

LA CHIESA DAI TEMPI APOSTOLICI ERA STATA MAESTRA DI TOLLERANZA. PECCATO CHE LUTERO E PROGRESSISTI SE NE ERANO SCORDATI…

Un conato modaiolo di buonismo sincretista. Che è insieme falsa e violenta “bontà”, falsa tolleranza, falso dialogo e vera confusione principio di ogni futura eresia con regolamento di conti finale. Perchè parte dal deicidio come presupposto. Ossia la negazione della Verità, che invece dovrebbe essere la base di ogni “dialogo”.

Tolto qualche termine forte che suona quasi come una bestemmia e per il quale ci scusiamo, ma questa è la realtà, ci sembra di leggere una lettera “fondamentalista”. Come possiamo ben verificare, il Magistero ufficiale della Chiesa aveva già insegnato “Nostra Aetate” con san Gregorio Magno, mentre il protestantesimo di Lutero insegnava l’intolleranza religiosa. Vi abbiamo portato come esempio due lettere, due modi diversi di intendere il cristianesimo e il rapporto con i non cattolici: il primo è quello autentico ed insegna la tolleranza religiosa e il rispetto dei non cattolici; il secondo, senza dubbio, è falso! Altra cosa poi sono stati i comportamenti dei singoli nella Chiesa ma per questi non spetta a noi giudicare. Inoltre solo la Chiesa Cattolica ha fatto un mea culpa per i comportamenti “dei suoi figli”, mentre ancora nulla è arrivato dalle altre comunità non cattoliche, in primis i luterani!

Ciò che ci interessa è il Magistero ufficiale della Chiesa e ciò che ha insegnato fin dal primo secolo: la tolleranza della libertà religiosa. Senza dubbio sollecitava ad un impegno costante per la predicazione del Divin Verbo affinché queste “genti” – che di fatto avevano un animo sensibile, rivolto al soprannaturale, tollerate nel rispetto delle proprie usanze religiose e della propria cultura, a meno che non fosse offensiva ed irriguardosa nei confronti di Dio – affinchè queste genti, dicevo, potessero alla fine conoscere Gesù, Verità Incarnata.

Ciò che accadde dopo il Concilio Vaticano II è ben diverso: si presentò la tolleranza e la libertà per le altrui convinzioni religiose come un insegnamento “nuovo” e, con questa interpretazione, si giunse al sincretismo religioso, dimenticando la sollecitazione ad essere cristiani, a testimoniarlo e a predicarlo. In una parola, si staccò questa tolleranza religiosa dal dovere di predicare e testimoniare Cristo; si tenne esclusivamente il dialogo, dimenticando i doveri del battezzato. Questo, però, non fu mai chiesto dal Concilio, né è richiesto dai suoi documenti!

 

QUEL “VOLEMOSE BBENE A TUTTI I COSTI” CHE FA MALE ALL’ECUMENISMO

Fu un errore. Uno dei tanti “gesti” arbitrari di un pontificato lunghissimo, provvidenziale e controverso

Va sottolineato che una certa spinta ecumenica è falsa ed è quella che si fonda sul “volemose bene a tutti i costi” e sul sincretismo religioso; è quella, tanto per intenderci, che nel suo nome fece arrivare “li boni frati” a prestare l’altare di santa Chiara per far sgozzare un pollo per un rito religioso, ma – lo ribadisco – non è questo che voleva Nostra Aetate, né è quello che si proponeva di insegnare. La vera difficoltà nel comprendere correttamente certe aperture avvenute nel Concilio sta nel fatto che queste sono avvenute attraverso delle applicazioni abusive, in nome della “nuova” pastorale imposta nelle parrocchie. Imposta, pertanto, ai fedeli che di colpo si sono ritrovati, senza preparazione alcuna, ad una svolta tutta nuova quando, in verità, di nuovo non c’era nulla in sé, ma tutto andava precisato, andava ripreso spiegando più approfonditamente il Concilio di Trento (questo, per esempio, nella Nostra Aetate non viene mai citato, mentre lo stesso Concilio viene citato 5 volte nel documento Sacrosanctum Concilium in difesa della Liturgia e della lingua latina: eppure come ben sappiamo, anche queste citazioni non furono sufficienti per proteggere la Messa dalle derive che abbiamo vissuto e che ancora oggi devastano le anime dei fedeli).

E, allora, come si esercita l’ecumenismo attraverso i documenti del Concilio?

L’ecumenismo cattolico avviene tramite l’insegnamento. Non si scappa: la Chiesa è Mater et Magistra come dice l’enciclica, dimenticata, del beato Giovanni XXIII.

Il primo compito della Chiesa è di insegnare la fede: la Chiesa è in possesso della fede che è la Verità assoluta ed immutabile e deve insegnarla agli altri per la loro salvezza. Così rammenta uno dei quesiti riportati sopra dalla CdF: “… Ciò che era, resta. Ciò che la Chiesa per secoli insegnò, noi insegniamo parimenti. Soltanto ciò che era semplicemente vissuto, ora è espresso; ciò che era incerto, è chiarito…”.

Dunque, per essere salvati, tutti gli uomini, nessuno escluso, devono conoscere Dio con la fede e amarlo con la carità (di per Se Stesso e tramite il prossimo), per glorificarlo quaggiù e in cielo, e per salvare le loro anime.

Non c’è altra via d’uscita, non ci sono “altre religioni” che possono salvare gli uomini, ma esistono le “vie straordinarie”. In un testo catechetico del 1886, con imprimatur, si spiega quanto segue: “Quando la Chiesa insegna questa Salvezza non intese mai dire che tutti gli altri che non appartengono alla Chiesa siano come eternamente dannati o perduti… ma solamente dice che la sola Chiesa di Gesù Cristo ha la potenza di condurre gli uomini alla certezza della salvezza. I mezzi per conseguire l’eterna salute sono quelli ordinari, ma anche quelli straordinari: i mezzi ordinari sono nelle mani della Chiesa e sono i suoi Divini Sacramenti, quelli straordinari sono nelle mani di Dio e sono quelli che la Chiesa definisce “strade misteriose che conducono a Dio”, tuttavia anche i mezzi straordinari si muovono in modo ordinato che ha nella Divina Eucaristia, la Santa Messa, il suo principio motore, e poi le Preghiere della Chiesa e dei fedeli, specialmente il santo Rosario. E scrive Sant’Agostino: “L’uomo non può aver salute se non nella Chiesa Cattolica. Fuori della Chiesa può trovare tutto, tranne la salute: può avere autorità, può anche possedere il Vangelo, può tenere e predicare la fede col nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, ma in nessun luogo, se non nella Chiesa potrà trovare salvezza” (Sermone ad Caesariens. Eccl. prebem. n.6).

 

LA CHIESA: DEBITRICE DI TUTTI, SALDA IL DEBITO EVANGELIZZANDO

Un po’ di confusione qualche, anno fa

Sempre da questo testo catechetico, per nulla superato, trattandosi di insegnamento di dommatica, leggiamo:

In cosa consiste la Missione della Chiesa?

La Bibbia e la Tradizione abbisognano d’essere interpretate, sì, anche la Tradizione ha bisogno di essere interpretata nel corso dei secoli, capita ed esposta sempre più chiaramente come la Sacra Scrittura: la prima missione di farlo spetta esclusivamente alla Chiesa docente la quale, per l’indeficiente assistenza dello Spirito Santo possiede in seno la Parola viva di Dio rivelante Sé Stesso, e che definiamo Tradizione viva della Chiesa, e derivando il Vero rivelato dalla Scrittura e dai Padri, ne determina il senso, l’unico vero senso, spiegato e sviluppato, e così nel tempo lo spiega e lo sviluppa, lo soddisfa ai bisogni intellettuali del tempo.

Ma se il Divin Redentore sottrasse la fede al giudizio dei dotti, non è perciò che la scienza non concorda anch’essa come fonte ausiliare allo sviluppo delle discipline teologiche. Il pontefice Gregorio XVI, infatti, come condannò gli Ermesiani che troppo concedevano all’umana ragione, così condannò del pari il sistema dell’Abbé Bautin (1836) secondo il quale, la umana ragione, sarebbe incapace di conoscere alcuna verità religiosa che a lei dalla Tradizione non sia derivata, ossia, la pretesa del “tradizionalismo”.

E’ bene insegnare soprattutto ai giovani e a quanti si dedicano all’insegnamento di materia religiosa, che la Chiesa Cattolica, fondata per tutti i tempi e per tutte le Nazioni, sa di essere “debitrice” ai popoli civili ed anche ai barbari, alle persone dotte, quanto a quelle ignoranti, come insegna l’Apostolo Paolo ai Romani 1,14-15 “Graecis ac barbaris, sapientibus et insipientibus debitor sum. Itaque, quod in me est, promptus sum et vobis, qui Romae estis, evangelizare. / Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma”.

E’ pertanto la Chiesa stessa a favorire lo studio delle discipline teologiche, nella Sua Missione c’è la predicazione del santo Vangelo per sollecitare la Fede, quanto la sollecitazione ad impegnar la ragione rispettando l’evolversi delle dispute, tollerando le diversità delle opinioni altrui, favorendo un clima di libertà intellettuale, Essa non interviene che allora, quando vede compromessa la purità della fede, quando vede che i Dogmi sono minacciati, quando si vede costretta a farlo per proteggere il Depositum Fidei.

Quindi la missione della Chiesa è evangelizzare ai popoli tutti l’annuncio del santo Vangelo, nel quale rientra tutta la Dottrina dei Sacramenti e la Legge della Chiesa, e al tempo stesso guidare e condurre i popoli non solo con la fede ma anche con la ragione, ossia, sviluppando e favorendo le dispute. Si ammonisce solo che entrambe le missioni della Chiesa, siano contestualizzate in una sola grande Missione e del suo unico scopo e fine: conoscere il Sommo Bene e il Cristo Signore affinché tutti i popoli Lo accolgano e si lascino Battezzare, perseguendo la via del bene e il suo fine ultimo: “Fur non venit, nisi ut furetur et mactet et perdat; ego veni, ut vitam habeant et abundantius habeant. / Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. ” (Gv.10,10)

 

IL DIALOGO E’ OK QUANDO SI INTENDE “DISPUTA”. NON RELAZIONE FINE A SE STESSA CON L’ALTRO. LA VERITÀ DEVE ESSERE PROTAGONISTA NON NOI

Papa Alessandro VIII Ottoboni, regnò a fine ’600, per circa un biennio, essendo stato eletto ormai ottuagenario

Possiamo dire che fonte autentica di un sano ecumenismo non è tanto il “dialogo” quanto “le dispute” che, condotte con rispetto reciproco, non possono che dare spazio alla Verità (che nel nostro caso non è una religione culturale o una filosofia ma è la Persona, Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo) la quale, essendo appunto Dio, si farà strada facendosi conoscere.

Oggi invece, il concetto di dialogo viene inteso come una specie di relazione reciproca con l’altro, dove, in un tipo di processo senza fine, ognuno rimane nelle sue convinzioni, in ricerca di una verità elusiva o mutabile, magari raggiungibile con dei compromessi, di recente condannati espressamente da Benedetto XVI. Una ricerca che penalizza, però, quella sola Verità, considerata come meno importante del dialogo stesso o dell’amore che lo costituisce. Per valutare questo concetto di dialogo, bisogna spiegare che la santa Chiesa Cattolica ha ricevuto la verità da Dio stesso che è la Verità tutta intera. Nostro Signore Gesù Cristo disse: “Io vi manderò lo Spirito della verità, che vi condurrà alla verità intera”. Questa verità è la Verità sovrannaturale, il contenuto della fede, la Verità assoluta e immutabile: più stabile della terra, delle stelle, della luna, e persino del sole, perché “il cielo e la terra passeranno ma – dice il Signore – le mie parole non passeranno”.

Le parole del Signore, le verità della fede, sono immutabili e non cambieranno: neanche uno jota cambierà, e nessun uomo di Chiesa, nessun Concilio ha il potere di cambiare il minimo dettaglio della fede e di fatto questo non è avvenuto nei documenti nel Concilio.

L’unico autentico dialogo è quel parlarsi rispettosamente che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo, predicando la conversione: “convertitevi e credete al Vangelo“.

Non mi sembra che Nostra Aetate o la Gaudium et spes dicano il contrario. Certo, il non aver citato nessun documento bimillenario della Chiesa, per approfondire uno sviluppo naturale e legittimo del rapporto con il prossimo non cattolico, ha causato inevitabilmente un fraintendimento nella loro interpretazione, una rottura con il passato forse per alcuni anche voluta, ma non certo magisteriale, non certo papale.

Facciamo un esempio concreto: papa Alessandro VIII, con il Decreto del S. Uffizio del 7 dicembre 1690, condannava alcuni errori dei giansenisti fra i quali questi: “Pagani, Giudei, eretici e altri di questo genere non ricevono assolutamente nessun influsso da Gesù Cristo: si deduce quindi rettamente da questo che in loro c’è la nuda e inerme volontà, senza nessuna grazia sufficiente” (Denz/36a ed., n. 2305).

“Il non credente in ogni azione pecca necessariamente” (Denz/36a ed., n. 2308).

“Tutto ciò che non proviene dalla fede cristiana soprannaturale che opera per l’amore, è peccato” (Denz/36a ed., n. 2311).

Se papa Alessandro VIII nel 1600 sosteneva che pagani, giudei, eretici ed altri potrebbero ricevere l’influsso da Gesù Cristo, perché non citarlo in Nostra Aetate o nella Gaudium et spes e mettere così a tacere ogni conflitto? Quanti cattolici oggi conoscono questi testi antichi che abbiamo riportato nell’articolo? Mi chiedo, e Dio mi perdoni, se il clero e certi vescovi li conoscono.

Il vero dramma del nostro tempo non è il “dialogo” in sé ma l’assenza dell’apologetica, l’assenza della conoscenza della fede che diciamo di professare e l’avanzare delle proprie opinioni, delle proprie interpretazioni, del proprio individualismo!

 

CONCLUSIONE. LA MISSIONE DELLA CORREZIONE FRATERNA

Ascoltiamo le parole di Papa Benedetto XVI per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, pronunciate a Lorenzago il 20 luglio 2007:

“… cari amici, siate santi, siate missionari, poiché non si può mai separare la santità dalla missione. Non abbiate paura di diventare santi missionari come san Francesco Saverio, che ha percorso l’Estremo Oriente annunciando la Buona Novella fino allo stremo delle forze, o come santa Teresa del Bambino Gesù, che fu missionaria pur non avendo lasciato il Carmelo: sia l’uno che l’altra sono “Patroni delle Missioni”. Siate pronti a porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo; per rispondere con amore all’odio e al disprezzo della vita; per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra”.

Concludiamo con le parole dal Messaggio per la Quaresima 2012, sempre del nostro amato pontefice:

“Il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo.

(..)La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di «ammonire i peccatori». E’ importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene. (..) Nel nostro mondo impregnato di individualismo, è necessario riscoprire l’importanza della correzione fraterna, per camminare insieme verso la santità. Persino «il giusto cade sette volte» (Pr 24,16), dice la Scrittura, e noi tutti siamo deboli e manchevoli (cfr 1 Gv 1,8). E’ un grande servizio quindi aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, per migliorare la propria vita e camminare più rettamente nella via del Signore. C’è sempre bisogno di uno sguardo che ama e corregge, che conosce e riconosce, che discerne e perdona (cfr Lc 22,61), come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi…”.




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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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