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Ma da dove ebbero origine LE STRAGI?

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2013 18:37
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15/12/2008 20:04
 
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L'illuminismo


Esaminiamo brevemente: dell'illuminismo possiamo senz'altro accettare la definizione che oggi ne danno gli stessi illuministi: "In senso lato si può qualificare come 'illuministica' ogni forma di pensiero e ogni corrente filosofica che si propongano di rischiarare la mente degli uomini per liberarli dalle tenebre dell'ignoranza, della superstizione, dell'oscurantismo, attraverso la conoscenza e la scienza… L'atteggiamento illuministico è in generale caratterizzato da un'illimitata fiducia nella capacità liberatrice della ragione, che si esercita anzitutto in forma negativa e critica, ossia sgombrando preliminarmente il campo dalle conoscenze tradizionali che si rivelino illusorie, analizzando e contestando leggi, costumi, istituzioni, ma sopratutto smascherando la più potente e onnipresente delle illusioni, la religione". (11).

Da questa matrice teorica appunto è uscita la rivoluzione francese, e in particolare l'episodio vandeano.

Ma da dove viene l'illuminismo? Cos'è che lo ha generato?

Se vogliamo situare le concezioni illuministe nella storia della cultura, dobbiamo anzitutto tener presente che i periodi di suddivisione della storia occidentale, ai quali fin da bambini la scuola ci ha abituato, sono stati essi stessi fissati dall'illuminismo. Ci viene infatti presentato come un tutt'uno, col nome di 'Medio evo', il millennio all'incirca che va dalla fine dell'epoca romana al 'Rinascimento': col suddetto Rinascimento avrebbe avuto inizio l'Evo moderno o del progresso. Per chi guarda la storia sotto tale prospettiva, costituirebbero dunque un unico periodo di regresso dell'umanità i secoli effettivamente oscuri della prevalenza barbarica, e quelli successivi del 'sacro romano impero' e della 'res publica christiana ': gli unici, questi ultimi, in cui nei rapporti tra gli uomini ha in qualche modo prevalso l'indirizzo cristiano.

A dimostrare la cecità di una simile classificazione, basterebbe il fatto che, per quanto concerne l'arte, i secoli medievali Tredicesimo e Quattordicesimo (che partendo dalla fioritura delle grandi cattedrali, hanno avuto il loro culmine in Dante) non sono separabili dai due successivi secoli del cosiddetto Rinascimento: il Quindicesimo e Sedicesimo (nei quali l'arte ha continuato ad essere - salvo che in ambiti minori - arte sacra: fino al Cenacolo di Leonardo, alle Madonne di Raffaello, e alla Sistina di Michelangelo). Sempre per quanto concerne l'arte, questo periodo dei quattro secoli dell'umanesimo cristiano, è addirittura l'unico periodo nella storia dell'Occidente in grado di competere col Sesto, Quinto e Quarto secolo avanti Cristo, nei quali è fiorita l'immortale arte ellenica. Lungi dall'essere un'epoca 'oscurantista' o di regresso, fu dunque di un livello prodigiosamente elevato: magari oggi in arte fossimo in Europa alla metà, o anche solo a un quarto di quel livello…


Punto di partenza: il Rinascimento


Ciò premesso, riportiamoci al cosiddetto Rinascimento. Ci chiediamo: è rinato davvero qualcosa in quei due secoli? E se sì, che cosa?

Riteniamo di non sbagliare se rispondiamo: è rinato, e ha cominciato a diffondersi con forza, il paganesimo. Non però nella sua versione antica, anteriore alla venuta di Cristo, che faceva spazio a Dio o almeno agli dei, e comunque alla religione: "Apud nos omnia religione reguntur: presso di noi tutto si regge sulla religione" ha lasciato scritto Cicerone dell'età repubblicana romana. Il rinato paganesimo non era a quel modo: respingeva infatti Cristo dopo averlo conosciuto: era dunque, ed è, costituzionalmente contro Cristo, ossia contro Dio. Tale nuovo tipo di paganesimo, tendente a escludere Dio dalla vita dell'uomo, sta all'origine di un lungo, ininterrotto processo che - concretatosi anche nell'illuminismo - è giunto infine nel nostro tempo alla proclamazione della 'morte di Dio'. Proclamazione che secondo alcuni dei più acuti pensatori cristiani attuali (citiamo per tutti Pier Paolo Ottonello) tragicamente caratterizza la nostra epoca.

Sarà interessante notare come quel nuovo paganesimo abbia prodotto subito, cioè nel corso dello stesso Rinascimento (e addirittura all'interno dello stato della Chiesa, a tal punto detto paganesimo aveva fatto presa!), il primo piccolo Stalin o Hitler della storia col duca Valentino Borgia: il 'Principe' che Machiavelli propone come modello per la politica nuova, amorale e strettamente razionale, da lui auspicata nella conduzione degli stati (12).

A un tale stato di cose nel 1517 hanno reagito i cristiani del nord con Lutero: fu questa, storicamente, una novità molto importante, giustificata e anzi auspicabile finché era contro l'amoralità dilagante. Nei suoi sviluppi però essa ha purtroppo preteso - istituzionalizzandosi in Riforma - di cambiare gli ordinamenti dati da Cristo alla sua Chiesa. La conclusione oggettiva fu la spaccatura della cristianità, e il suo avvio verso ulteriori, continue spaccature, e quindi -almeno come tendenza - verso la dissoluzione.

Cos'hanno fatto, a fronte, i fedeli a Cristo? Dobbiamo dire che, avvertita la terribile pericolosità della situazione, sono finalmente usciti dall'inerzia, e si sono adoperati con grande energia - sempre nel corso dello stesso Rinascimento - per porvi rimedio mediante la Riforma cattolica attuata dal Concilio di Trento. Il che, grazie a Dio, ha poi effettivamente portato a un progressivo recupero dei sani costumi all'interno della Chiesa (maestro sommo in tale azione fu l'arcivescovo di Milano San Carlo) (13).

Essendo però la cristianità ormai divisa in due, la provvida azione del Concilio Tridentino non ha potuto raggiungere i cristiani separati. Purtroppo non ha potuto neppure raggiungere, all'interno della stessa cattolicità, un certo numero di quelli che avevano ormai perduta la concezione cristiana (teocentrica) della realtà, e ne erano venuti assumendo una antropocentrica, erano cioè - sotto il profilo culturale - passati dall'umanesimo cristiano all'umanesimo tout court. Il quale al principio non era necessariamente anticristiano (anche se in genere si definiva platonico: in contrapposizione ad Aristotile, in realtà a San Tomaso, cioè alla filosofia cattolica). Ha avuto con ciò inizio il fenomeno intermedio del 'laicismo' (sia progressista che reazionario), sul quale dovremo tornare più avanti, visto lo spazio sempre maggiore che esso è andato poi acquistando in tutto l'Occidente.

I secoli successivi


Dopo Trento comunque il cristianesimo ha ripreso a costruirsi con vigore, tanto da permeare mirabilmente la vita e il pensiero non solo dei credenti (abbiamo visto con che abnegazione e a che prezzo lo hanno difeso i martiri vandeani), ma dell'intera società, inclusi molti 'laici', se ne rendessero essi conto o no. L'azione salvifica di Cristo ha seguitato in sostanza a esplicarsi e a dare ovunque i suoi frutti.

Nel secolo Decimottavo la lenta marcia verso il proclama della 'morte di Dio', si era però, per così dire, data una teorizzazione, ed aveva prodotta una propria filosofia: l'illuminismo appunto, dal quale è partito questo nostro discorso. Nata nella protestante Inghilterra, tale filosofia si è sviluppata in pienezza tra i 'laici' della Francia cattolica, fino a portare, come abbiamo detto, alla rivoluzione francese. Tuttavia bisogna precisare che solo una minoranza dei rivoluzionari (grosso modo quelli che presero il nome di giacobini), si sono attenuti con coerenza e con rigore ai suoi principi, producendo l'episodio vandeano e le altre terribili stragi di quegli anni.
 
Che nella maggioranza degli stessi rivoluzionari il cristianesimo fosse invece ancora presente e operante (ripetiamo: se ne rendessero essi conto o no) a noi sembra bastino a dimostrarlo a sufficienza almeno tre importanti dati oggettivi. Anzitutto lo stesso motto della rivoluzione: "Libertà, fraternità, uguaglianza", che, piaccia o no, è cristiano (addirittura quel "fraternità", comunque si sia poi tentato di distorcere il significato di tale parola).

Lo dimostra in secondo luogo la 'Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino', essa pure formulata dai rivoluzionari, che senz'ombra di dubbio è un manifesto cristiano, al quale se mai si può fare l'unica obiezione di essere incompleto. Facciamo notare che la Dichiarazione contiene fra l'altro, all'articolo 35, il solenne principio (già enunciato da San Tomaso d'Aquino): "Quando il governo viola i diritti del popolo, l'insurrezione è, per il popolo e per ogni parte del popolo, il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri". Precisamente questa convinzione ha mosso i cristiani di Vandea, e appunto contro tale comportamento cristiano si sono scagliati con furore i giacobini.

In terzo luogo occorre ricordare anche l'importantissima decisione - quanto mai in linea con l'insegnamento cristiano - presa negli anni successivi dai governi europei in merito all'istituto della schiavitù, che era stata senza dubbio la più grande piaga del mondo pagano antico. Il cristianesimo l'aveva con lento processo estirpata, tanto che nel mondo da esso civilizzato non esistevano più schiavi da secoli. La schiavitù era però ricomparsa nel corso del Rinascimento, sviluppandosi grandemente - nonostante la fortissima opposizione dei papi - nelle terre del nuovo mondo, e in genere di nuova conquista. Poté essere estirpata di nuovo quando le corti regnanti europee che, tranne la spagnola, erano state insensibili alla voce dei papi, sotto la pressione dell'opinione pubblica postrivoluzionaria laica si sono finalmente decise a vietarla con opportune leggi (14).

Dopo la rivoluzione francese gli sviluppi teorici dell'illuminismo sono proseguiti. Dal testo di storia della filosofia che abbiamo citato avanti, riportiamo ancora: "al culmine di questa tradizione di pensiero si pone Kant, nella cui opera sono armonizzati e svolti il filone illuminista inglese…, quello francese…, e la grande tradizione filosofica tedesca" (15). Kant ha così poste le basi per il filosofo apice dell'intero processo: Hegel, e nella scia di costui per Feuerbach e Nietsche (16), in una parola per la grandiosa filosofia anticristiana tedesca, la quale appunto ha portato infine alla proclamazione (separatamente da sinistra e da destra) della 'morte di Dio'.

Notiamo che tutte le immense stragi del nostro secolo sono derivate in via diretta da quella filosofia. Senza la 'dialettica' di Hegel infatti, unita al materialismo di Feuerbach, la dottrina marxista (o del 'materialismo dialettico') non sarebbe stata neppure concepibile (17). Allo stesso modo senza la concezione particolare dello stato elaborata da Hegel, e senza la diffusione a tutti i livelli delle idee di Nietzsche, non si sarebbe potuto far abbracciare nel giro di appena qualche anno a un popolo ch'era stato altamente civile come quello tedesco, la spietata 'volontà di potenza' nazista e il folle mito del 'superuomo'.


continua..............

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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