A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Ma da dove ebbero origine LE STRAGI?

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2013 18:37
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Sesso: Femminile
15/12/2008 20:12
 
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(nota 1) Non introduciamo qui le ragioni, ben definite, che hanno determinato i comunisti ad effettuare i loro enormi massacri. Esse sono esaminate una per una, e nel loro insieme, in nostre precedenti opere (vedasi per tutte L'esperimento comunista. Edizioni Ares, Milano).


(nota 2) A Hong Kong, in seguito a nostra richiesta, dal sinologo italiano Giancarlo Politi.


(nota 3) Non entriamo in merito al fatto - indagato a fondo da Augusto Del Noce e Ernst Nolte - che senza l'esempio (e l'urgente minaccia) dell'enorme apparato costruito a cominciare dal 1917 da Lenin, non si sarebbe dal 1933 formato tanto rapidamente, e con analoghi criteri organizzativi, l'enorme apparato di Hitler (e ancor prima, dal 1922, quello più modesto, e all'inizio solo difensivo, dei fascisti in Italia). Dei grandi totalitarismi ideologici, sconosciuti in precedenza, e apparsi all'improvviso nel secolo Ventesimo, il primo ad apparire è stato quello comunista, che ha fatto poi - suo malgrado - da modello agli altri.


(nota 4) Dal canto loro i sovietici dopo avere, nei primi due anni di guerra, ucciso sistematicamente tutti i militari tedeschi finiti nelle loro mani, dal 1943 al termine del conflitto ne hanno presi prigionieri 3.100.000: di questi 1.100.000 li hanno fatti morire nel gulag, essi pure di stenti e d'inanizione fino al cannibalismo. - Per tutti questi dati: Marco Picene Chiodo, In nome della resa. Ed. Mursia 1990, Milano, alle pp. 192 e 252.


(nota 5) Nella cifra sopraddetta (alcune decine di milioni) non sono compresi i morti causati dalla seconda guerra mondiale, che fu senza dubbio provocata dai nazisti anche se non dichiarata da loro. E condotta ovviamente anche dagli altri, oltre che da loro (per esempio dagli americani coi grandi bombardamenti delle città, dai russi con lo sterminio di molti prigionieri, ecc.) Dobbiamo dunque tenere presente che molti dei morti nella seconda guerra mondiale sono da addebitare ai nazisti: non ci è però possibile discernere quanti. Nemmeno ci sembra corretto fare di questi morti un unicum con le vittime prodotte dall'ideologia nazista in quanto tale.


(nota 6) Senza dimenticare i libri di François Furet, qui ci riferiamo in particolare a: Pourquoi nous ne célèbrons pas 1789 di Jean Dumont, ed. A.R.G.E'., Bagneux 1987: Le grand déclassement: a propos d'une commémoration di Pierre Chaunu, Laffont 1989: Le génocide franco-francais: la Vendée-Vengé di Reynald Secher, Presses Universitaires de France, 1988 (tradotto in: II genocidio vandeano, ed. Effedieffe, Milano 1989): nonché alla ripubblicazione della vecchia opera La Guerre de la Vendée et le Systeme de Dépopulation, ed. Tallandier, Paris 1987 (tradotto in: La guerra di Vandea e il Sistema di spopolamento, ed. Effedieffe, Milano 1989) di Gracchus Babeuf, personaggio che dopo aver preso parte agli avvenimenti dalla parte dei carnefici, ne ha lasciato un resoconto puntuale. Tutte le citazioni comprese nel presente saggio, delle quali non si specifichi un'origine diversa, provengono dall'avanti citato II genocidio vandeano di R. Secher, Milano 1989.


(nota 7) Lo riconoscono anche i loro nemici: così il generale Turreau, comandante in capo delle truppe repubblicane: "...un coraggio indomabile e a prova di ogni sorta di pericoli, di fatiche e di privazioni, ecco cosa fa dei vandeani dei nemici terribili, e deve porli nella storia al primo rango fra i popoli guerrieri". In modo analogo si è espresso in seguito anche Napoleone.


(nota 8) Tale insistenza sullo sterminio sistematico è da mettere anche in rapporto con la convinzione di molti giacobini (derivata da J.-J. Rousseau) che per il benessere (= la felicità) di ciascuno, fosse necessario ridurre la popolazione francese da 1.000 a 700 abitanti per lega quadrata. Dichiara il testimone Monneton in occasione del tardivo processo a Carrier, cioè al maggior responsabile degli annegamenti in Vandea: "Carrier, in un impeto di confidenza ci disse: "Secondo il censimento della popolazione della Francia vi erano mille abitanti per lega quadrata: era provato che il suolo della Francia non poteva nutrire tutti i suoi abitanti: era necessario disfarsi della parte eccedente della popolazione, senza di che non poteva esistere repubblica"" (ovviamente intesa come luogo del benessere = felicità, per tutti). (G. Babeuf, La guerra di Vandea e il sistema di spopolamento, pag. 143). Imbattendoci in queste notizie, ci siamo chiesti se, per caso, il programma giacobino non abbia influito anche sui capi-ideologi Khmer (sei persone in tutto, formatesi e laureatesi nelle università di Parigi). Ciò aiuterebbe a capire meglio la loro programmata, folle opera di 'spopolamento' dell'infelice Cambogia.


(nota 9) Secher riporta il testo di un proclama custodito nell'Archivio Dipartimentale del Maine-et-Loire : "I vostri traviamenti hanno causato tanti mali, lo sapete, e tuttavia la Convenzione Nazionale, grande come il popolo che rappresenta, dimentica il passato e perdona. Una legge del 12 frimaio anno II decreta che tutte le persone conosciute sotto il nome di ribelli e di chouan, che deporranno le armi entro un mese dalla sua pubblicazione, non saranno né importunate né ricercate per il fatto della loro rivolta".

Questo episodio dello sterminio di chi aveva accolta l'offerta di arrendersi, richiama quello (ovviamente di dimensioni senza confronto maggiori) dei soldati nazionalisti cinesi che - aderendo agli inviti e alle solenni promesse dei comunisti - avevano consegnato ad essi le proprie armi americane, dandogli così modo di aumentare molto l'armamento. Dapprima effettivamente risparmiati, i soldati nazionalisti cinesi vennero dopo qualche anno ricercati uno ad uno ed uccisi.


(nota 10) Interesserà sapere che in Vandea (secondo una pratica che sarebbe poi entrata molto in voga nella Russia comunista) sempre in questo periodo si era dato inizio al cambio dei nomi delle località, che vennero intestate a personaggi o a cose della rivoluzione. Così l'isola Bonin divenne isola Marat, Noirmontier isola della Montagna, ecc. Per la stessa Vandea si propose il cambio da Vendée in Vengé (dipartimento Vendicato). Tale cambio di nomi non era comunque una novità nell'ambito della rivoluzione francese: si pensi al cambio dei nomi dei mesi, e al nuovo inizio nel computo degli anni (quest'ultimo sistema fu poi adottato, parzialmente, anche dal fascismo in Italia).

(nota 11) Maria Menati in Enciclopedia di filosofìa Garzanti, Milano 1981, pag. 425.


(nota 12) La politica in cui 'il fine giustifica i mezzi'. Se ne vedano le caratteristiche non solo nell'opera maggiore di Machiavelli // principe, ma anche in sue opere minori, come la Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nell'ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagalo e il duca di Gravina Orsini, oppure Del modo di trattare ipopoli della Val di Chiana ribellati. Ben a ragione dunque Gramsci, nel nostro secolo, a conclusione dei suoi studi ancora oggi così attuali, ha scelto per il partito comunista la definizione di 'Nuovo principe'.


(nota 13) Mi si conceda qui un inciso, solo in parte giustificabile forse, ma che a me preme: la grande Riforma cattolica (oggi - con termine introdotto dalla cultura dominante - comunemente chiamata Controriforma) ha fatto una solida presa nella diocesi Ambrosiana di San Carlo e, all'interno di questa, si è radicata in particolare nella Brianza, terra natale di chi scrive queste note. La cultura 'paolotta' descritta nei miei libri è, o meglio era (in quanto in questi ultimi anni essa è andata in gran parte estenuandosi) precisamente la cultura della Controriforma al suo livello popolare brianteo (diciamo di circa un milione di persone). Questo semplice richiamo alla Controriforma potrebbe suscitare nella mente del lettore i soliti, triti luoghi comuni circa i danni che sarebbero venuti all'Italia dal non avere 'beneficiato' della Riforma protestante, dei quali i più diffusi sono: un ritardo nell'industrializzazione, e una scarsa predisposizione alla democrazia moderna. Ebbene la Brianza (cioè la terra, io credo, più 'controriformista' d'Italia) è stata storicamente quella di più pronta industrializzazione, tanto che la prima Associazione industriali italiana non è nata a Milano o a Torino, ma a Monza, col nome di Monza e Brianza. Non solo: la Brianza è ancora oggi una terra di imprenditorialità spiccata, perfino eccessiva (nel senso che troppi fra coloro che primeggiano nelle aziende, se ne staccano per avviare aziende proprie). Quanto agli operai, la loro attitudine all'industria si concreta in una produttività che non è inferiore a quella di nessun altro popolo (neppure - caso raro in Europa - alla produttività degli operai giapponesi).

Circa la scarsa predisposizione alla democrazia, senza richiamarci alla splendida democrazia cattolica dei liberi comuni medievali (sotto il profilo estetico - che pure ha una sua importanza - la più bella fra tutte le democrazie della storia), sarà opportuno ricordare il profondo e, si direbbe, connaturato rispetto per il prossimo, presente in Brianza. Per il quale nel periodo dell'immonda mattanza di fascisti e d'innocenti seguito alla seconda guerra mondiale (una fra le più vergognose stagioni nell'intera storia d'Italia), in Brianza le vittime sono state pochissime, e nel capoluogo Monza (che pure contava settantamila abitanti) soltanto due o tre. Ciò mentre nelle vicine borgate della 'cintura rossa' di Milano, le vittime furono terribilmente numerose. In quei giorni di terrore noi 'paolotti' ci sentivamo protetti appunto dal nostro modo di pensare (oggi sono tentato di dire dalla nostra superiore civiltà di allora): nei nostri paesi infatti chi avesse ucciso una qualsiasi persona, di qualsiasi parte politica, sarebbe poi stato considerato per tutta la vita, anche dai suoi stessi figli, un assassino, e mai, per nessuna ragione, un benemerito.

Concludo con malinconia ripetendo che oggi comunque noi briantei non possiamo più vantare alcunché: perché non siamo stati capaci di proteggere quella nostra cultura e civiltà dall'erosione quotidiana della televisione e degli altri mass media nazionali, i quali hanno poco alla volta deformato anche in Brianza il cervello delle giovani generazioni.



(nota 14) A questo punto siamo tenuti a ricordare che nel nostro secolo la schiavitù è ricomparsa addirittura in Europa, e su enorme scala, ad opera del comunismo russo. Si è trattato di schiavitù di stato, anche se veniva mascherata sotto altri nomi, quali lavoro coatto per la rieducazione politica, ecc. Di fatto gli uomini venivano strappati con la forza, a milioni, dalle loro case, deportati, e costretti a un lavoro estenuante e non pagato. Così spietato era lo sfruttamento, che sopravvivevano in media soltanto sette anni circa. (In qualche zona dal clima particolarmente atroce, come la Kolima siberiana dove veniva scavato l'oro, la sopravvivenza media era di pochi mesi. Neppure gli schiavi al lavoro nelle più insalubri miniere romane vennero dunque sfruttati così spietatamente.) Ancora una volta nello scempio dell'uomo si sono dunque distinti i comunisti. Sarà necessario ricordare che il loro fine - da molti senza dubbio perseguito in buona fede, e addirittura con eroismo - era d'introdurre l'uomo in un paradiso terreno senza Dio? Quanto all'oro va ricordata la celebre affermazione di Marx (esaltante, al primo incontro, anche per chi scrive queste righe): che nella società comunista esso sarebbe stato impiegato per rivestire le tazze dei cessi…


(nota 15) Ancora da Maria Menati, pag. 426.


(nota 16) Oggi bisogna aggiungere Heidegger.


(nota 17) Sarà opportuno ricordare che Marx (anno 1844, cioè all'inizio della sua speculazione filosofica e sociologica) dopo avere affermato che "la critica della religione è la premessa d'ogni critica", ha asserito che Lutero ha liberato l'uomo dalla schiavitù esteriore a Dio, e che la filosofia tedesca ha poi completata la sua opera, spezzando i ceppi della schiavitù interiore dell'uomo a Dio. Tali affermazioni procedono con evidenza dalle Lezioni sulla filosofia della storia di Hegel, testo nel quale la riforma protestante è presentata come la reale fondatrice dello Stato moderno: di ciò (sempre secondo Hegel) l'umanità sarebbe divenuta cosciente solo dopo la 'violenza necessaria' operata dalla rivoluzione francese. (A questo punto ci torna alla mente anche lo spazio riservato nella dottrina di Marx alla 'violenza come levatrice della società nuova').


(nota 18) Non è soltanto una prospettiva di fede. Già Dovstoiesky aveva avvertito: "Se Dio non esiste, tutto è permesso".


(nota 19) La definizione pare impropria: più appropriata sarebbe comunista-nazista, in quanto durante la costruzione della società cambogiana comunismo e nazismo avevano superata la loro precedente feroce contrapposizione, e si erano di fatto composti e fusi. I capi-ideologi Khmer infatti avevano incluso nel loro programma - addirittura come punto di partenza - l'eliminazione sistematica di quanti erano stati in qualsiasi modo a contatto col capitalismo: li avevano cioè considerati per ciò stesso irrecuperabili, precisamente come sono considerati irrecuperabili al consorzio dei superuomini nazisti tutti gli individui di razza inferiore. In tal modo quegli ideologi, in partenza solo comunisti, avevano eliminata la principale e più profonda distinzione tra le due mortifere ideologie.
Sarà interessante ricordare che più tardi, verso la fine del secolo, altri teorici comunisti, e alcuni famosi, hanno fatto in Europa qualcosa di abbastanza simile: hanno cioè imputato alla sorella di Nietzsche di avere - approfittando della sua malattia mentale - presentato il filosofo come pensatore di destra e antesignano del nazismo, mentre in realtà le sue idee sarebbero di sinistra: dopo di che si sono, con indubbia disinvoltura, appropriati di tali idee (in particolare della sua proclamazione della 'morte di Dio' che, sviluppando Hegel, Nietzsche ha teorizzato più esplicitamente di Feuerbach). Cosicché oggi anche in Italia ci sono dei capifila della cultura comunista e postcomunista che si richiamano come a maestro a Nietzsche (non dimentichiamolo: il teorizzatore del 'superuomo' e della 'volontà di potenza' !…).



(nota 20) Si noterà che in questo saggio noi non abbiamo mai parlato dei 'cattocomunisti' e loro affini, di quei cattolici cioè che sono idealmente e politicamente schierati a fianco dei comunisti e dei 'laici' di sinistra. Ci siamo astenuti dal parlarne per non complicare l'esame dei grandi accadimenti del nostro secolo con un discorso che, per quanto rilevante, è sopratutto interno al mondo cattolico. (il lettore che lo desideri può trovarlo nel nostro libro II fumo nel tempio, Edizioni Ares, Milano, al quale pertanto rimandiamo).


Qui ci limiteremo a dire che la scarsa presenza della cultura cristiana nel dibattito culturale contemporaneo (incredibile, dopo che la storia ha dimostrato in pieno, nel nostro secolo, la fondatezza di tutti i suoi assunti) è causata sopratutto dall'azione di quei cattolici. i quali, chiudendo gli occhi sulle terrificanti cose che tutti abbiamo vissuto, preferiscono seguire le indicazioni di alcuni falsi maestri ormai scomparsi, e vedere nei comunisti e nelle sinistre 'laiche' i più efficaci difensori degli interessi dei poveri e della gente meno difesa. L'amore evangelico (oggi si usa dire 'la solidarietà') per i poveri, determina perciò quei cattolici alla collaborazione sistematica coi comunisti e i loro eredi, e con le sinistre in genere, verso cui - sopratutto certi sprovveduti - assumono atteggiamenti quasi da discepolo a maestro. I più provveduti d'intelletto, mossi dal bisogno (sempre inteso evangelicamente, ahimè) di farsi 'lievito' nei mondo delle sinistre, e determinati, in quanto cristiani, a condurre con onestà un 'dialogo' con tale mondo, accettano sinceramente dal comunismo e dal laicismo progressista tutto ciò che abbia una parvenza di meno pericoloso per la fede, creandosi così una fede propria che raggiunge livelli di ambiguità atroce, e la propugnano. La Chiesa, e per essa la gerarchia, sebbene in gravi angustie per la situazione creatasi (si veda il recente libro Meglio il martirio del coraggioso vescovo di Como mons. Maggiolini), non si risolve a sconfessarli, anche perché diversi pastori, non senza fondamento, considerano la mentalità 'laica' talmente dominatrice che temono, se le si schierassero contro, di ridurre la Chiesa in uno stato di ostracismo tale da non poter neppur più esercitare la parte di magistero che oggi le è concessa.

A risentire in particolare di tale situazione è la cultura cattolica, di fatto spaccata in due e paralizzata. Quanto al pubblico in genere - condotto al solito per mano dai mass media, aperti quasi soltanto agli argomenti dei catto-progressisti - ha addirittura l'impressione che la cultura cattolica sia ormai a rimorchio, e prossima a fondersi, con quella 'laica' e comunista, e in conclusione che non esista più.


(nota 21) Che anche non pochi 'laici' di destra, tra cui diversi esponenti della cultura e detentori dei principali giornali, abbiano fatto buon viso al comunismo, si spiega ricordando che il 'laicismo' è uno sviluppo dell'umanesimo rinascimentale. Col trascorrere dei secoli i 'laici' delle diverse impostazioni hanno abbandonato il loro originario platonismo, per approdare in gran parte all'indifferentismo, all'agnosticismo, o all'ateismo: non hanno però mai abbandonato il loro umanesimo. Per questo, tra i vari materialismi esistenti, essi - anche senza aderirvi - hanno in genere finito col privilegiare quello marxista, il quale prospettava, almeno nelle intenzioni, l'elevazione di tutti gli esseri umani (al limite anche degli ex 'sfruttatori', una volta recuperati) e non soltanto di un gruppo o di alcune categorie.

Va aggiunto che, per quanto li riguarda, gli stessi marxisti anche nei periodi delle loro stragi più folli non hanno mai cessato di richiamarsi all'umanesimo (ateo ovviamente: tre umanesimi dunque: il cristiano, il rinascimentale o teoricamente neutro, e l'ateo. Che quest'ultimo, nella sua versione marxista, fosse un 'umanesimo' produttore di massacri quali non si erano mai visti - e dunque un folle controsenso - è un'altra patente dimostrazione della cerebro-inversione che la fedeltà al comunismo comportava). Di fatto la frequenza e ripetitività con cui tanti esponenti 'laici' si sono mostrati promarxisti è stata tale, da ingenerare addirittura l'impressione che per loro laicismo e marxismo facessero parte di un'unica cultura, della quale il marxismo costituisse addirittura l'avanguardia e il settore più avanzato.

L'intellettuale - In ambito culturale ha acquistato sempre più rilievo, in questi decenni, la figura (un tempo sconosciuta) dell'intellettuale. Come a dire (almeno in Italia) dell'interprete e portavoce qualificato, e ormai onnipresente, del laicismo. Il quale intellettuale non deve essere confuso col normale uomo di cultura greco-romano-cristiano, presente tra noi fin dall'inizio della storia occidentale. L'intellettuale infatti è di apparizione assai più recente: risale all'epoca dei 'lumi', e ha il suo modello insuperato in Voltaire.

Pur partendo da una conclamata - e, perché no? vogliamo credere, almeno in partenza autentica - vocazione per la sincerità e la tolleranza, l'intellettuale è costretto dalla sua stessa collocazione a porsi frequentemente al servizio di cause quali più intolleranti e insincere non si potrebbero immaginare (come tutte quelle di fiancheggiamento al comunismo, cui s'è accennato sopra). Ripugnanti sono in particolare le sue periodiche chiamate all'insieme degli intellettuali, perché facciano mandria dietro a qualcuna di tali cause, sottoscrivendo - pena l'esclusione dalla società che conta - manifesti faziosi. Istinto di mandria, ricatto, arrivismo…

Se l'uomo di cultura tradizionale ha coordinata e sostenuta l'edificazione della nostra cultura, l'intellettuale a noi sembra - molto suo malgrado - vocato a coordinarne l'autodistruzione.



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Si ringrazia il sito:

http://www.kattoliko.it/


Non è soltanto una prospettiva di fede. Già Dovstoiesky aveva avvertito:
"Se Dio non esiste, tutto è permesso".


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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