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J.Ratzinger-Benedetto XVI: Com’è, dov’è, e che cosa vuole Dio?

Ultimo Aggiornamento: 09/10/2013 13:03
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21/04/2009 12:14
 
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Questo che segue e il testo precedente non vanno isolati, ma tenuti in un unico filo conduttore....

Il teologo negli scritti di Eadmero e Giovanni di Salisbury

Le tante vite del Magnifico



di Stefano Maria Malaspina

Quello anselmiano è un nuovo modo di concepire la relazione tra logica e scienza sacra, capace di inaugurare un nuovo periodo, nell'adozione di un linguaggio originale:  "Per la prima volta dopo Agostino un pensatore cristiano di lingua latina costruisce un'opera, forgia degli strumenti, inventa una lingua" (Alain De libera).

Non siamo però di fronte ad una concezione razionalistica della ragione; "siamo semplicemente in una ragione riconosciuta, obiettiva, intesa all'evidenza umana che soddisfa" (Inos Biffi).

Vale per tutte le sue opere filosofiche e teologiche:  dal trattato di dialettica, il De Grammatico, al De veritate e al De libertate arbitrii; dal Monólogion e Proslógion, al Cur Deus homo.
 
Si potrebbe dire che non esiste nucleo teologico fondamentale che da Anselmo non sia stato affrontato:  così è per la creazione, la caduta, la redenzione, la predestinazione, la libertà, la rettitudine, il bene e il male, fino alla ben nota formulazione di una prova originale dell'esistenza di Dio.
Il Dottore Magnifico - è il giudizio ancora di Alain De Libera - passa così, con la disinvoltura propria di chi possiede genio teologico, dall'apologia difensiva ai vertici della speculazione.

Ma l'Anselmo pensatore che si avvale degli strumenti della ricerca filosofica con l'obiettivo di giungere coraggiosamente alle "ragioni necessarie", sul quale si è spesso focalizzata l'attenzione degli studiosi, non ha mai smesso di essere l'Anselmo conosciuto, incontrato e amato dai suoi monaci, che educava con similitudini e parabole e formava sui comportamenti umani.

Ed è stata anzitutto la sua personalità ad attrarre lo sguardo dei contemporanei, e non solo dei teologi:  "Se il pensiero sottile e audace di Anselmo destava interesse presso gli uomini di studio e di scuola, la sua bontà, i suoi gesti pieni di grazia, la sua parola accessibile e suadente, lo rendevano popolare e attraevano facilmente la gente che lo incontrava nei suoi numerosi e tribolati viaggi" (Inos Biffi).

Tanto che sarà lui stesso a scrivere, in una delle sue lettere:  "Siete stati in molti, se non quasi tutti, a venire al Bec per me".

Fra i testimoni della ricca personalità di Anselmo - splendida figura di monaco, di pensatore e di pastore d'anime, che appare tra le più luminose e originali nella tradizione della Chiesa e nella stessa storia del pensiero occidentale europeo - svolge un ruolo di primo piano Eadmero. Il monaco, testimone diretto di molte delle vicende del primate di Inghilterra, e suo compagno di esilio e di peripezie, ebbe il privilegio di vivere a lungo fianco a fianco dell'arcivescovo di Canterbury,  potendo così raccogliere racconti e confidenze sui tempi anteriori alla sua partenza da Aosta.

La sua Vita è un documento fondamentale per la biografia, e anche punto di riferimento per l'approfondimento dello sviluppo del suo pensiero. Singolari, tuttavia, sono le circostanze in cui questa biografia è stata composta e si è conservata, e ne rende ragione lo stesso autore:  Anselmo infatti aveva ordinato la distruzione degli appunti che Eadmero aveva annotato, e che solo con uno stratagemma riuscì a salvare, rimanendo però escluso da ulteriori confidenze nell'ultimo periodo della vita del primate inglese, che pur lo aveva definito "bastone della mia vecchiaia".

Grazie a lui sono disponibili numerosi tratti della storia e della personalità anselmiana che altrimenti non potrebbero essere conosciuti. Prendono dunque forma il legame con la famiglia di origine, la città di Aosta e le montagne che la circondano - tema ricorrente anche nei suoi sogni - la non semplice scelta della vita monastica, ostacolata dalla resistenza paterna, la ricerca di un maestro, trovato in Lanfranco di Pavia, e di un ambiente monastico, caduta su Le Bec, i trentatré anni lì trascorsi, dapprima come monaco e poi come priore e come abate, l'attenzione educativa nei confronti dei giovani monaci, la riluttanza e le vane resistenze nei confronti della nomina episcopale, l'opposizione verso le ingerenze dei regnanti, in nome della libertà della Chiesa, che costò difficili anni di esilio, conclusi con il rientro alla sede primaziale di Canterbury, e infine i miracoli avvenuti dopo la sua morte.

Questa testimonianza di prima mano è ora pubblicata in italiano, accompagnata da una seconda Vita di sant'Anselmo, breve e chiara:  è quella di Giovanni di Salisbury, uno dei più celebri scrittori del medioevo, un umanista ante litteram dallo stile accurato e dalla narrazione lineare e nitida, che si riferisce ampiamente alle testimonianze di Eadmero.
 
Il volume (Eadmero e Giovanni di Salisbury, Vite di Anselmo d'Aosta, Milano, Jaca Book, 2009, a cura di Inos Biffi, Aldo Granata, Stefano Maria Malaspina, Costante Marabelli con la collaborazione di Antonio Tombolini, pagine 560, euro 58) include inoltre una vita brevior, alcuni epitaffi, un epicedio e  altre  testimonianze  contemporanee.

Continua così, con l'illuminato patrocinio della Regione Autonoma Valle d'Aosta, la pubblicazione in lingua italiana, sempre accompagnata dal testo latino a fronte, dei testi della ricca costellazione anselmiana.
Così era stato per l'edizione dell'epistolario, fonte preziosa per una conoscenza intima della tenacia del santo nella ricerca dell'indipendenza della Chiesa, del rigore logico nella ricerca della verità, dell'affetto per i monaci a lui affidati nella tensione al loro ultimo bene.

Queste lettere - scriveva Richard William Southern, il grande specialista di sant'Anselmo, tra l'altro, autore dell'edizione critica della Vita Sancti Anselmi redatta da Eadmero - "contengono la documentazione migliore di cui disponiamo per comprendere parecchi aspetti del suo spirito e della sua personalità", in particolare quelle del suo periodo a Le Bec, dove fra i numerosi temi "ce n'è uno che eclissa tutti gli altri per il modo vivido in cui è espresso. È il tema dell'amicizia".

Ha inoltre contribuito alla conoscenza di Anselmo anche un'opera singolare, che ebbe larghissima diffusione del medioevo, ossia le Orazioni e Meditazioni, di cui Sofia Vanni Rovighi suggeriva la lettura "per avere un'idea della sua personalità, del suo temperamento affettivo, della profondità del suo senso religioso".

Sembra perciò quasi trovare compimento il desiderio espresso da Giovanni di Salisbury nel prologo alla sua Vita, che di Anselmo scriveva:  "Se uno desidera conoscere - e sarebbe indubbiamente utile per tutti - quanto grande egli sia stato, legga con attenzione i libri da lui scritti su vari temi e le sue lettere; faccia passare la storia scritta su di lui e sui recenti re degli inglesi, compresi i due libri sulla sua vita e la sua condotta stesi con stile accurato e con estrema oggettività dal venerabile monaco e presbitero Eadmero"; l'Historia Novorum in Anglia, di prossima edizione per la cura di Antonio Tombolini, metterà a disposizione un'ulteriore fonte per la conoscenza e lo studio del santo  di Aosta, Le Bec e Canterbury.



(©L'Osservatore Romano - 20-21 aprile 2009)


Due messaggi del Papa per il IX centenario della morte

Anselmo d'Aosta
maestro dell'intelligenza della fede



L'intelligenza della fede, la chiarezza della verità, la ragionevolezza del mistero di Dio. Nel pensiero di sant'Anselmo - il grande monaco, teologo e vescovo di cui ricorre il 21 aprile il nono centenario della morte - la ricerca dell'intelletto è orientata costantemente a "innalzare la mente alla contemplazione di Dio". Lo ricorda Benedetto XVI in due messaggi indirizzati all'abate primate dei benedettini confederati, Notker Wolf, e al cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna e suo inviato speciale alle celebrazioni in corso in questi giorni ad Aosta.

Riproponendo quello che può definirsi il motto metodologico della ricerca teologica di Anselmo - "non cerco di capire per credere, ma credo per capire" - il Papa sottolinea il valore del suo "metodo originale nel ripensare il mistero cristiano", evidenziandone in particolare l'impegno per la "liberazione della Chiesa dai condizionamenti temporali e dalle servitù di calcoli non compatibili con la sua natura spirituale". Fu pastore d'anime - rileva Benedetto XVI - ma nel suo intimo rimase sempre monaco benedettino. Egli stesso si definiva fratello, peccatore per vita, monaco per abito e, per ordine e per concessione di Dio, chiamato a essere arcivescovo di Canterbury.

Anselmo fu tra i primi a comprendere  pienamente  il  significato  della lectio divina, uno dei cardini della vita benedettina. Guardando al suo insegnamento, il Papa ricorda come il collegio a lui dedicato - fondato da Papa Leone XIII - fu concepito proprio per coltivare i principi della dottrina anselmiana, in particolare quelli che riguardano la vita monastica e l'azione dell'intelletto. L'ateneo - nota il Pontefice - è frequentato anche da non cattolici e questo rivela la sua autentica dimensione internazionale.




(©L'Osservatore Romano - 22 aprile 2009)


CARD. BIFFI: I “TRE DONI” DI SANT’ANSELMO

La “percezione del mondo invisibile”, la consapevolezza che “la fede non solo non è separabile dalla ragione e non la mortifica, ma è addirittura l’esercizio estremo e più alto della nostra facoltà intellettiva” e la coscienza della “funzione primaria e insostituibile della Sede di Pietro”.

Sono questi, in sintesi, i “tre doni” di Sant’Anselmo “singolarmente opportuni per questa nostra epoca confusa e inquieta”, in cui spesso siamo “costretti ad ascoltare dai più diversi pulpiti la voce baldanzosa dei molti profeti del niente e i discorsi dei compiaciuti assertori di un destino umano senza plausibilità, senza significato, senza speranza”.

Ad illustrarli è stato il card. Giacomo Biffi, inviato speciale del Papa per le celebrazioni del IX centenario della morte di Sant’Anselmo. “Un instancabile ricercatore di Dio, anelante a un’esistenza ricca di senso e soprannaturalmente motivata”; “un monaco esemplare”; “un pastore coraggioso e saggio, innamorato della sua Chiesa”.

Questo il ritratto tracciato dal cardinale, nell’omelia della messa celebrata questo pomeriggio nella cattedrale di Aosta, in cui Biffi ha ripercorso le tappe della biografia del santo, esortando i teologi, gli “uomini di cultura” e l’”intero popolo dei credenti” a “tornare ad ascoltare con nuova diligenza il suo magistero”.
“Fin dalla sua prima età – ha detto il cardinale – Anselmo ebbe acutissima la percezione del mondo invisibile”, che è “il mondo che ci trascende, ma anche ci è vicino e dà senso e scopo alla nostra vicenda di creatore mortali”.

“E’ indispensabile che non vi sfuggano mai le vere dimensioni dell’esistente”, l’ammonimento di Sant’Anselmo: “Quando ci prede la depressione e lo scoraggiamento alla vista di ciò che avviene sotto il cielo, dentro e fuori la cristianità – le parole di Biffi – il rimedio più decisivo davanti a tale spettacolo deludente sta proprio nel ripensare all’effettiva estensione dell’universo, che comprende appunto quel mondo invisibile che è già vittorioso sul male ed è già nostro”.

Quanto al rapporto tra fede e ragione, Sant’Anselmo è “riconosciuto maestro” della “intelligenza della fede”, lezione importante “nella cultura odierna, condizionata e dominata da un soggettivismo assoluto”, e in cui “le domande più serie, quando non sono censurate sul nascere dalle varie ideologie dominanti, sono consentite solo come premessa e impulso alla proliferazione dei dubbi”.

Infine, da segnalare secondo il card. Biffi è la “fedeltà intemerata” dell’arcivescovo di Canterbury al Romano Pontefice, che “gli costò a più riprese il disagio e l’amarezza dell’esilio”.


[SM=g1740733]
[Modificato da Caterina63 21/04/2009 20:42]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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