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Joseph Ratzinger: La Teologia della Liturgia

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2012 18:18
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06/09/2011 23:14
 
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La crisi del dopo-Concilio causata dalla rottura con la Tradizione


Il senso autentico della Liturgia nel Magistero di Benedetto XVI

dell’Em.mo Signor Cardinale
José Saraiva Martins

Se la liturgia è ‘Opus Dei’ - Opera di Dio -, tutto ciò che concorre al Culto deve essere, in un certo modo, abbracciato, pensato, progettato e realizzato, nella luce del Signore Risorto, con profondi e comprensibili intenti, capaci di edificare ogni anima fedele. Mi si permetta di ricordare, anche per l’ufficio di Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi da me ricoperto per molti anni, che la Liturgia, come pure la Chiesa, non è solo quella che noi vediamo con gli occhi fisici, ma, anche, la Liturgia del Cielo, che vede protagonisti gli Angeli e i Santi che da oltre duemila anni alimentano il Culto e la Fede del Popolo di Dio, del quale noi stessi siamo parte, ed intercedono per tutta la Chiesa pellegrina nella storia, perché sia sempre, attraverso i secoli, il riflesso, l’espressione della santità di Dio.

La Sacra Liturgia appartiene al nucleo essenziale della vita della Chiesa, perché essa è strumento di santificazone, celebrazione e mezzo di trasmissione della Fede. La Liturgia mette in comunione i fedeli con Dio, con Cristo, il Dio incarnato, attuando la loro partecipazione a quella vita divina nella quale consiste fondamentalmente la santità cristiana. In varie epoche della storia, ma soprattutto in questo momento, si soffre una profonda ‘crisi del sacro’, non senza punte di secolarizzazione anche all’interno della Chiesa. Questa situazione religiosa e cultura ci domanda un impegno urgente per ravvivare il senso e lo spirito autentico della Liturgia.

E’ urgente che la Liturgia sia riconosciuta come il centro e il cuore della vita della comunità; che tutti, sacerdoti e fedeli laici, la considerino come sostanziale e imprescindibile nella vita di Fede; che vivano la Liturgia in piena verità, nutrendosi di essa; che la medesima sia in tutta la sua ampiezza, come dice il Concilio Vaticano II, ‘fonte e culmine’ della vita cristiana, fonte ed apice della sua santità. Il futuro della Chiesa e dell’umanità intera è riposto in Dio, nel vivere di Dio e di quanto viene da Lui; e questo accade nella Liturgia e attraverso di essa.

Soltanto una Chiesa che viva della verità della Liturgia, sarà in grado di offrire e presentare l’unica realtà che può rinnovare, trasformare e ricreare il mondo: Dio e soltanto Lui e la Sua grazia. La Liturgia, nella Sua più pura indole, è presenza di Dio, opera salvifica e rigenerante di Dio, comunicazione e partecipazione del suo Amore misericordioso, adorazione e riconoscimento del Signore. Il soggetto della Liturgia è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo; non siamo noi. La Liturgia è, innanzitutto, questo doppio movimento di ascolto di Dio e di tensione verso di Lui nella preghiera: riconoscere che Dio è il centro di tutto, Colui dal quale promana tutto il nostro bene, Colui che attua ed opera la nostra salvezza e ci santifica.

La Costituzione conciliare ‘Sacrosanctum Concilium’ sulla Sacra Liturgia insegna che il fine ultimo della celebrazione è la gloria di Dio e la salvezza degli uomini. Nella Liturgia, ‘Dio è perfettamente glorificato e gli uomini santificati’. Rileggendo la storia, si nota che gli uomini santi, santificati da Dio, veri adoratori di Dio, sono i più profondi riformatori del mondo. Il Santo Padre Benedetto XVI, nella prefazione al primo volume edito della Sua ‘Opera Omnia’, quello sulla Liturgia, mette in risalto il fatto che la Costituzione sulla Sacra Liturgia si colloca all’inizio dell’opera del Concilio. Il Papa vede in questo, non propriamente un caso; rileva, invece, come ci sia una gerarchia dei temi e dei compiti della Chiesa. Cominciando con la Liturgia, si rivela la priorità dello sguardo su Dio che dovrebbe determinare ogni altra cosa.

Benedetto XVI ha ribadito questo medesimo concetto anche nell’omelia della Messa di Mezzanotte del 24 Dicembre 2009: “Una massima della Regola di San Benedetto recita: ‘Non anteporre nulla all’opera di Dio (cioè all’ufficio divino). La Liturgia è per i monaci la priorità fondante. Tutto il resto viene dopo. Nel suo nucleo, però, questa frase vale per ogni uomo. Dio è importante, la realtà più importante in assoluto della nostra vita”. La Chiesa, per la sua stessa natura, nasce dalla chiamata e dalla missione di glorificare Dio e, per questo, è assolutamente legata alla Liturgia, che ha per obiettivo proprio la lode e l’adorazione di Dio, il Dio che è presente e si manifesta nella Chiesa. Come ha scritto l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, “nel rapporto con la Liturgia si decide il destino della Fede e della Chiesa”. Una certa crisi che ha potuto scalfire, in maniera seria, la Liturgia e, con essa, la stessa Chiesa, negli anni immediatamente posteriori al Concilio Vaticano II, ed i cui effetti si prolungano sino ad oggi, può essere attribuita al fatto che, spesso, al suo centro non è stato posto Dio, né l’adorazione di Lui, ma gli uomini e i loro ‘accresciuti protagonismi’.

Alcuni hanno inteso la riforma conciliare come una rottura e non come uno sviluppo organico della Tradizione. Negli anni dell’immediato post-Concilio, ‘cambiamento’ era diventata una parola quasi magica; bisognava modificare a tutti i costi ciò che era stato prima, al punto di cancellarne persino la memoria; bisognava introdurre novità, senza che sempre si verificasse adeguatamente se ‘nuovo’ e ‘vero’ potessero coincidere. Non possiamo dimenticare, inoltre, in tale ambito, che la riforma liturgica e il post-Concilio coincisero con un clima culturale marcato, e perfino dominato, da una concezione dell’uomo ‘creatore’ che si concilia difficilmente con una concezione della Liturgia, la quale è, principalmente, azione di Dio e adorazione di Lui vissuta nella Tradizione di ciò che da sempre è stato creduto, adorato e celebrato. Per questo motivo, diventa fondamentale chiarire che, oggi, quanto mai urgente promuovere e dare spazio ad un nuovo impulso liturgico, che faccia rivivere la vera eredità tramandataci dal Concilio Vaticano II.

C’è bisogno, un grande bisogno, di questo nuovo impulso. In tale direzione deve essere percepita la figura di Benedetto XVI, impegnato, come pochi, a rendere possibile una umanità nuova, una nuova cultura ed un nuovo mono degno dell’uomo. Egli, infatti, sta facendo della Liturgia uno degli elementi più ricchi ed aperti al positivo del Suo pontificato. Prima ancora di essere elevato al Soglio Di Pietro, già come Teologo, Vescovo e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Benedetto XVI era fortemente impegnato nel tentativo di offrire un nuovo impulso al rinnovamento profondo della Liturgia della Chiesa, così come voluto dal Concilio Vaticano II. Occorre, dunque, prestare ascolto al Suo insegnamento, ovviamente come Pontefice, ma nella luce di quanto da Lui affermato anche come Teologo, Pastore e Prefetto che ha affrontato, a vario titolo, il tema liturgico.

Nei Suoi scritti, Egli tratta approfonditamente della questione liturgica, chiarendo, da una parte, ciò che considera l’essenza della Liturgia, cioè quello che risulta assolutamente centrale nella vita della Chiesa, e, dall’altra, ciò che è irrinunciabile per l’uomo. Questo è fondamentale ai nostri giorni, perché la nostra preoccupazione prioritaria è la trasmissione della Fede, necessaria per offrire al mondo l’opportunità della salvezza e di un futuro. La riflessione del Papa mostra, però, una chiara percezione di situazioni in cui la Liturgia è concretamente svilita e privata della sua veridicità. Egli afferma nella Sua autobiografia: “Avendo imparato a considerare il Nuovo Testamento come l’anima di tutta la Teologia, capii che la Liturgia ne era il fondamento vitale, senza cui quell’anima finisce per inaridirsi.

Per questo, all’inizio del Concilio considerai che lo schema preparatorio della Costituzione sulla Liturgia, che accoglieva tutte le conquiste essenziali del movimento liturgico, dovesse essere, per quella adunanza ecclesiale, il grandioso punto di partenza. Non potevo prevedere che, in seguito, gli aspetti negativi del movimento liturgico si sarebbero ripresentati con maggior forza, con il serio rischio di portare addirittura all’autodistruzione della Liturgia”. L’attuale Pontefice ci riconduce fino alla verità della Liturgia; con una saggia pedagogia, ci reintroduce nel genuino ‘spirito’ della medesima, come recita il titolo di una delle Su opere, pubblicata prima della sua elezione al soglio pontificio. Egli sta seguendo innanzitutto un semplice percorso educativo che chiede di andare verso questo ‘spirito’ o senso genuino della Liturgia, al fine di superare la visione riduttiva, purtroppo molto radicata, sia tra il clero, sia tra i fedeli laici. I Suoi insegnamenti, così ricchi e abbondanti in questo campo, e i gesti evocatori, che stanno accompagnando le celebrazioni che presiede, si muovono in questa direzione.

Essi vanno accolti nel loro significato più profondo, che è quello di portare il popolo di Dio a celebrare la Liturgia nella sua verità, a favorire e promuovere il senso e lo spirito della medesima, a far sì, in tale modo, che i fedeli vivano una vita autenticamente liturgica. E’ veramente importante che le celebrazioni abbiano e propizino il senso del Sacro, del Mistero; che ravvivino la Fede nella presenza reale del Signore e nel dono di Dio che agisce in essa. Il discorso epocale di Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 Dicembre 2005, nel quale si ribadisce la necessità di leggere il Concilio Vaticano II non in ottica di discontinuità con il passato ma di continuità, mostra, fra le altre cose, che non si può portare a termine il rinnovamento della Liturgia e riconoscerla ‘centro’ e ‘fonte’ della vita cristiana, se ci si pone davanti ad essa in chiave di ‘rottura’ con la Tradizione, la quale ci precede e porta con sé questa ‘ricca sorgente di vita’ e di ‘dono divino’ che ha alimentato e sostenuto il popolo cristiano attraverso i secoli. Gli insegnamenti, le indicazioni e i gesti del Papa attuale sono, in tal senso, davvero fondamentali.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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