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La storia della bambina Nennolina

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2012 21:01
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Sesso: Femminile
23/12/2008 23:16
 
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Presentazione tratta dalla pubblicazione

Ho voluto realizzare questo piccolo libro su Nennolina con il cuore di chi, pur non avendola conosciuta, ha imparato ad amarla. Guardando la sua foto, regalatami dalla sorella Margherita, non ammiro solo la bellezza di questa bimba, perché non è una semplice bellezza fisica, ma una bellezza che traspira dalla pelle e si riflette nei suoi dolci occhioni neri.

La lampada e il giglio

E' la presenza dello Spirito Santo, dell'Eucaristia che la rende meravigliosamente dolce. Che dono di Dio alla sua Chiesa ! Un angelo, un vero angelo in carne ed ossa. In quei suoi occhi si riflettono come luci un grande sorriso e una pienezza di gioia.

Nella sua piccolezza, nella sua fanciullezza, si è incarnato ciò che dice Gesù: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto" (Lc. 10, 21).

Gesù rende grazie al Padre perché si è deliziato dei piccoli. "Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio". (I Cor 1,27-28)

Tutto torna: Gesù dice di essere venuto per i piccoli, i poveri, i malati. Ed ecco, allora ! Nel Vangelo coloro che si sono rivolti a Gesù si sentivano umili, cioè piccoli, nullità, e Lui li ha resi forti. D'altra parte è quello che è accaduto a Maria: "Ha guardato all'umiltà della sua serva" (Lc 1,48).

Dio sceglie una donna del villaggio di Nazareth per fare grandi cose ! Dio sceglie la piccola Nennolina per fare, per mezzo di lei, grandi cose nella straordinarietà del suo quotidiano, della sua malattia, nella sua santa famiglia.

La famiglia Meo ha preso esempio forte da quella di Nazareth. Lì Nennolina ha imparato ad amare Dio, Gesù, lo Spirito Santo, Maria. E' lì all'interno di questa casa ch'è stata catechizzata; lì ha appreso il grande amore per l'Eucaristia e il desiderio di riceverla nella Notte di Natale.

Gesù nasceva e prendeva dimora nella sua piccola amata: Nennolina. Credo che il mistero dell'Incarnazione lo si recepisca ancora meglio in questo esempio di vita. "Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14 a).
Qualcuno ha definito questa Serva di Dio come "piccola mistica", un "piccolo dottore della Chiesa", ed è vero: lo Spirito Santo l'ha così pervasa da parlare Lui stesso in lei.

E non sarebbe la prima volta ! Nennolina è una icona affascinante, che suscita tenerezza. Come si può non amare una bambina? Chi non rimane stupito di fronte alla delicatezza di un bimbo?

Il suo sguardo suscita in noi il sorriso, segno di gioia e di amore. Ecco, guardando Nennolina è questa la sensazione che si prova.
Personalmente mi sono affidato a lei tantissime volte e spesso mi ha ascoltato. In una sua letterina promette di mandare tanti gigli dal Paradiso ossia tante grazie. Un'altra espressione che va ricordata è il suo desiderio di essere "la lampada che arde davanti al Tabernacolo giorno e notte"; e vi è riuscita.

Dio l' ha subito esaudita, ha approfittato di questo fiore che si è donato e in lei ha trovato il suo compiacimento. Gesù cerca degli adoratori! Adoratori vuol dire uomini e donne che sono disposti a riconoscerla a farsi strumento del suo amore. Nennolina è stata uno strumento, una matita nelle mani di Dio, come ci diceva la Beata Teresa di Calcutta. O bambina di Gesù, aiutaci ad essere piccoli! Tu ci hai mostrato di quali "piccoli"

Gesù parla e in te vediamo ben rappresentato il discorso della montagna: "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio" (Mt 5,8).

Penso che anche per Nennolina si possa parlare dell' Amplexus che vediamo in San Francesco d'Assisi, in San Bernardo: Gesù che tende un suo braccio sull'amato dalla croce, in segno di abbraccio, di condivisione del peso della croce. Questo è il momento forte dell'anima, il momento in cui si sale…sulla croce! E' il momento per eccellenza, è il momento della paura ma è anche il momento dell'abbandono: "Fai di me ciò che a te piace" (Cfr. Lc 1, 38);

è il Fiat il Sì come quello di Maria. Nennolina chiede la guarigione, di riavere la sua gambina, ma non lo reputa necessario come invece il diventare buona. Il suo continuo chiedere anime: "Dammi anime" è il segno dell'oblazione. E' uguale a dire "Io ti offro la mia vita in cambio della loro salvezza". Quindi Nennolina è di una generosità estrema di cui forse non era nemmeno consapevole, ma che risponde al comando di Gesù: "Non vi è amore più grande, che dare la vita per i propri amici" (Gv5,13).

Dio per riportare l'uomo a sé ha fatto sì che suo Figlio soffrisse sulla croce. E così per Nennolina, perché le anime si convertissero e tornassero a Gesù fa "dono" a Nennolina della sofferenza. Ecco il punto: la sofferenza è un dono, è grazia, quando questa viene vissuta nella gioia e nella comunione con Lui.
Nennolina non si è mai chiesta il perché, ma come offrire il suo dolore. Ciò che meraviglia è il silenzio, il non lamentarsi mai, ma solo l'invocazione, la preghiera. Chi vive in comunione con Dio non può non assorbire tutto di Lui. La Serva di Dio non pensa solo alla sua salvezza ma anche a quella della sua famiglia e di tutti. Quali meraviglie può compiere Dio nelle anime! Siamo tutti "chiamati alla santità"; forse non saremo chiamati a vivere l'esperienza della piccola Nennolina, ma nella nostra quotidianità ci insegna a non lamentarci troppo.

Dicevo che la sofferenza è un dono; sì lo è perché ci purifica, ci fa pensare all'essenziale e ci fa entrare in una comunione diversa con Dio. Si vive un rapporto diverso, d'intimità, di confidenza, di continui sguardi d'amore. Sembra assurdo dire che la sofferenza è bella; ma non v'è bellezza nel Crocefisso? Non rimaniamo incantati dinanzi alla croce? Spesso i crocifissi sono fatti con gli occhi aperti e credo che vogliano dire questo: una sofferenza viva, cosciente e soprattutto vera.

Gli occhi, poi, sono rivolti verso l'alto ed è l'atteggiamento di chi soffre: guardare in alto, guardare al cielo, guardare il Padre. Chi soffre intercede, chiede anche per gli altri, oltre che per se stesso. Bimba prediletta, insegnaci il soffrire! Giglio di Dio, lampada ardente, bambina di Gesù, insegnaci a baciare Gesù! Nennolina termina quasi sempre le sue letterine mandando un bacio a Gesù, a Maria, alla sua famiglia.

I suoi baci avranno consolato abbondantemente Gesù e lo avranno così intenerito che non ha più potuto essere separato dalla sua bimba; così l' ha portata con sé nella camera d'oro del Paradiso, dove si conservano i gioielli più preziosi. Avrà preso posto accanto all' Amato ed eternamente splende come lampada e profuma come giglio.

Quando Gesù è triste per i nostri peccati guarda Nennolina, Lei lo bacia e tornano il sorriso e la speranza.

"Caro Gesù…" scrive Nennolina, in vista della sua prima comunione il giorno di Natale, desiderando che arrivi presto. Credo che Gesù fosse più ansioso di lei, più desideroso di lei d'incontrarla e sperasse che venisse presto Natale per entrare nel suo piccolo cuore, che gli avrebbe fatto da culla.

Padre Amedeo Maria Riccardi






La bambina

Antonietta era una bambina vivacissima, birichina, irrequieta, con un carattere forte, ma sempre serena e tranquilla. Sapeva imporsi alle compagne nel gioco con tanto garbo e disinvoltura che tutte le obbedivano e l’amavano. Anche dopo l’intervento con cui le venne amputata la gambina, volle sempre fare tutto quello che facevano gli altri bambini, senza invidia e senza far pesare a nessuno la sua invalidità.

Era una bambina che incantava, sia con il suo aspetto fisico e il suo candore infantile, sia con la sua maturità e capacità di riflessione.
Nell’ottobre 1933 fu iscritta all’asilo delle suore di Monte Calvario, quindi passò all’asilo delle suore Zelatrici del Sacro Cuore. Frequentò la prima elementare dal 19 ottobre 1936 al 22 maggio 1937, quando si aggravò il male che la portò alla tomba.Quando era ancora all’asilo fu iscritta alla sezione "Piccolissime" dell’A. C. e ne fu felicissima.

Nel gennaio del 1936 fu iscritta tra le "Beniamine", a Santa Croce in Gerusalemme; frequentava con assiduità le adunanze ed era un modello per tutti. Tratti caratteristici della sua personalità: il senso dell’obbedienza, il senso del dovere, il sorriso, la gioia, il senso dell’umorismo.

Era una bambina come tutte le altre; solo chi le era più vicino intuiva in lei qualcosa di straordinario, ma la straordinarietà si manifestò soprattutto nell’ultima fase della malattia. Se non avesse avuto dei doni particolari di grazia non avrebbe potuto mantenersi serena, senza lamentarsi mai, anzi aumentando spontaneamente le sue sofferenze per essere più vicina alle sofferenze di Gesù.
Alla mamma dice: "Quando soffro, io penso subito a Gesù e allora non soffro più ! Per non soffrire, è tanto semplice: invece di pensare ai tuoi dolori, pensa a quelli di Gesù, che ha tanto sofferto per noi e vedrai che non sentirai più nulla".


La famiglia

E’ una famiglia normale della Roma anni 30, tranquilla, serena, dove la frequenza della vita parrocchiale è intensa e si recita il rosario "insieme". Il padre, Michele Meo, è impiegato presso la

Papà e mamma e la sorella Margherita

presidenza del Consiglio dei Ministri; la madre, Maria, si occupa della casa e dell’educazione di Margherita, la figlia più grande, e Nennolina, ma trova anche il tempo di partecipare attivamente alla vita parrocchiale e alle riunioni di Azione Cattolica. La famiglia vive in una bella casa e gode di un certo benessere, tanto da potersi permettere una ragazza alla pari, prima Ezia e poi Caterina, che diventerà la compagna di giochi di Nennolina e ricorderà di lei tanti piccoli episodi importanti nel processo di beatificazione aperto subito dopo la sua morte.



 

Il valore della sofferenza [SM=g1740720]

Data la sua giovanissima età, Nennolina ha dato prova di una comprensione, di un amore della sofferenza redentrice inspiegabili senza riconoscere l’intervento di grazie straordinarie. Ha intuito che ognuno può e deve compiere in sé ciò che manca alle sofferenze di Cristo per la salvezza della anime.
Vedeva la sofferenza in un modo suo personale, come una "ricompensa" a Gesù per tutte le sue sofferenze. Intuisce che le sue avrebbero potuto attenuare quelle di Lui che continua a soffrire non nel suo corpo fisico, ma nel suo corpo mistico, nei campi di guerra, nelle tante forme in cui gli uomini peccano e soffrono.
"Sai mamma ? ho offerto la mia gambina a Gesù per la conversione dei poveri peccatori e perché siano benedetti i soldati che stanno in Africa".
Al padre: "Il dolore è come la stoffa: più è forte più ha valore".
Alla madre: " Quando si sente male, si sta zitti e si offre a Gesù per un peccatore" Gesù ha sofferto tanto per noi e non aveva peccato: era Dio. E vorremmo lamentarci noi, che siamo peccatori e sempre lo offendiamo?" .
Al suo direttore spirituale: "Per un momentino solo, mi corico sulla ferita perché in quel momento posso offrire più dolore a Gesù".
A chiunque le domandava "Come stai?" rispondeva: "Sto bene!".
Non vuole che si preghi per la sua guarigione ma perché si faccia la volontà di Dio: "Voglio stare con Lui sulla croce perché Gli voglio tanto bene".[SM=g7182]

 

I Sacramenti

Sono la forza di Nennolina; come pochi altri ha cooperato fedelmente con la grazia santificante da essi conferita.

Il Battesimo: Le fu amministrato dal parroco di Santa Croce in Gerusalemme il 28 dicembre, festa dei S.S. Innocenti.

La Confessione: Aveva solo 5 anni e mezzo quando chiese alla mamma di farla confessare. Pregava Gesù di farle trovare un buon confessore, perché voleva farsi santa. Si preparava con molto impegno, con un esame di coscienza accurato, con grande attesa e grande gioia; sapeva che il sacerdote rappresentava Gesù. Unico suo timore era di offendere Dio.

La Comunione: Il desiderio di ricevere Gesù risale a quando aveva poco più di 4 anni. Più tardi nelle letterine dirà a Gesù che il suo cuore è piccolo ma ha tanta capacità di amare; ricevendolo nel suo cuore, potrà amarlo di più. La sua felicità più grande sarebbe di riceverlo dalla mani della Madonna. Va al suo primo incontro con Gesù, la notte di Natale del 1936, con sentimenti di eccezionale intensità spirituale:

- Adorazione, come riconoscimento della sua divinità.
- Ringraziamento, per il dono di se stesso.
- Offerta di doni all'Ospite Divino: le sue sofferenze.
- Richiesta di grazie, per il bene spirituale di tutti.

Le persone presenti alla cerimonia, avvenuta nella cappella delle suore Zelatrici, rimasero profondamente impressionate, perché la bambina era trasfigurata, in adorazione estatica del suo Gesù, assorta e immobile. Così sarà ogni volta. Aveva capito che il tempo dopo la comunione è il più prezioso che abbiamo in vita, perché Gesù è in noi personalmente e, se abbiamo fede in Lui, accoglierà ogni nostra domanda.

La Cresima: Il desiderio ardente di riceverla è espresso in 14 letterine indirizzate alla SS. Trinità, a Gesù, alla Madonna e allo Spirito Santo. Era preparatissima sui doni dello Spirito, tanto da mettere in difficoltà la maestra di catechismo. Il Sacramento le fu conferito il 19 maggio 1937.

Unzione degli infermi: La ricevette verso la metà di giugno. Rispose serenamente a tutte le preghiere, recitando l'atto di dolore e porse le manine aperte al sacerdote perché le ungesse. Le avevano detto che l'Olio santo aumenta la grazia.
Il 3 luglio la morte.

 

[SM=g1740744]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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