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La storia della bambina Nennolina

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2012 21:01
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12/02/2009 12:27
 
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Dall'amico Chisolm[SM=g1740717]


Cari amici,

la foto in cui Nennolina è ritratta nel giorno della sua cresima, è stata scattata nella scuola elementare che io e i miei fratelli abbiamo frequentato. Sì, perché Nennolina abitava a 100 metri da casa mia ed è sepolta nella mia parrocchia... Da piccolo, le suore mi parlavano sempre di lei e, potete capire, noi bambini siamo cresciuti con un modello molto, molto difficile da imitare... Eravamo dei diavoli scatenati, nell'ora della ricreazione e, quando qualcuno cadeva e si sbucciava un ginocchio, l'unico modo di acquietarlo da parte della maestra, era quello di parlargli di Nennolina... Noi che urlavamo come aquile per un graffio, mentre quella bambina (che poi, ci chiedevamo: ma non sarà un'invenzione delle suore per farci stare buoni?...) aveva sopportato dolori indicibili...

Comunque, Nennolina rimaneva il nostro piccolo analgesico senza contro-indicazioni nell'ordinaria esuberanza di bambini. Nella cappella, spesso portavamo un fiore solo per lei, 'che ci aiutasse prima d'essere interrogati sulle tabelline o su Carlo Magno, perché ci facesse vincere al gioco delle figurine o perché nel refettorio ci toccasse una merendina in più dopo la pasta al sugo...
Insomma, piccole richieste fatte dai piccoli come lei...

Ora che sono grande, ripenso a quella sua "assurda" richiesta a Gesù di farla morire prima di commettere un peccato mortale. Confesso che, negli anni della mia tiepidezza, consideravo sciocca e falsamente eroica quella richiesta: la vita è vita, altro che peccati veniali, mortali o d'omissione... E invece, da apprendista teologo-somaro quale ero e sono, non mi rendevo conto che l'essenza della santità di Nennolina era tutta in questa semplice chiave di lettura: solo i santi hanno il senso del peccato, punto!

Solo i santi provano orrore dinanzi ad una realtà che lascia il mondo indifferente, che si maschera in mille modi per distorgliere la creatura dal suo fine, che ci dice che tutto è relativo, che la verità assoluta non esiste, che mettere le corna rafforza un matrimonio, che essere furbi è un dono di natura, che voltarsi dall'altra parte di un povero è perché "...non ne possiamo più di questi extra-comunitari", che il parrucchiere viene prima della messa e i figli dopo l'ufficio se non si è troppo stanchi...

Nennolina, a 5/6 anni aveva capito tutte le sfumature cromatiche del peccato, ne aveva colto le affascinanti seduzioni ma non ne aveva raccolto la provocazione.

Sapete, la teologia insegna che a quell'età la persona è capace del suo primo atto morale: Nennolina le ha dato ragione riconoscendo la forza del peccato ma, allo stesso tempo, ricononoscendo anche e primariamente, la forza del suo antagonista: il mysterium pietatis.
Sapere che riposa a due passi da me e che, dalla mia finestra, posso affacciarmi per salutarla ogni mattina, non lo so, mi fa tornare bambino (e non ci vuole tanto...) e suo ideale compagno di classe. Sapere che abbiamo giocato nello stesso cortile, mangiato nello stesso refettorio, pregato nella stessa cappellina, passeggiato nello stesso orto e, perdonate l'immodestia, coltivato la stessa passione (Gesù Cristo) mi fa sentire come sia meraviglioso il piano di Dio, capace di tracciare esistenziali coincidenze tra due suoi figli lontani nel tempo ma calati nella stessa storia.

Non possiedo, ovviamente, il suo stesso senso del peccato, né il suo eroismo, né il suo amore puro per il cielo: mi sento distante da quella soglia di perfezione che lei ha varcato con la stessa leggerezza con cui saltava giocando alla campana, mi sento  lontano miglia da quel suo amore che ha saputo guardare, senza esitazioni, alla "parte migliore", mi sento facilone e superficiale a giocare sulla tastiera cercando occasioni di santità telematica per chi ne avesse bisogno (ma sapeste quanto ne ho bisogno io...) e mi sento, come tanti anni fa, impreparato di fronte alla vita come lo ero dinanzi alle tabelline e a Carlo Magno. Per questo, le porto un fiore come facevo allora, nel tentativo di rubarle un aiuto.

Ora non gioco più a figurine né mi sbuccio più le ginocchia, ma scivolare sul peccato è sempre possibile e allora, con devoto garbo, le chiedo di sostenermi e di aiutare a sostenere, a contemplare e a trasmettere ad altri le cose confuse che vedo, ad amare perché gli altri si amino, a tornare, mio malgrado, col vecchio grembiulino nero per capire che la mia teologia fatta sui libri non potrà mai argomentare con la sua e quella di chi, come lei, ha costruito e costruisce la sua conoscenza di Dio sulla croce del dolore.
Ma sul rapporto amore/dolore, torneremo un'altra volta...

Un pensiero speciale agli amici in ospedale.

C.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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