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La Comunione alla mano? UN ABUSO tollerato dalla Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2017 08:08
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09/05/2013 22:10
 
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Quando papa Francesco dà la comunione a quelli che lo assistono all'altare, la dà in bocca e mentre sono inginocchiati.

Proprio come faceva Benedetto XVI con tutti.


            

Nel suo libro-intervista del 2010 "Luce del mondo", Joseph Ratzinger motivò così questa sua scelta:


"Non sono contro la comunione in mano per principio, io stesso l'ho amministrata così ed in quel modo l'ho anche ricevuta. Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la presenza reale.
Non da ultimo perché proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella basilica di San Pietro o sulla piazza, il pericolo dell'appiattimento è grande.
Ho sentito di persone che si mettono la comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir qualsiasi.
In un contesto simile, nel quale si pensa che è ovvio ricevere la comunione – della serie: tutti vanno avanti, allora lo faccio anch'io – volevo dare un segnale forte. Deve essere chiaro questo: 'È qualcosa di particolare! Qui c'è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale al quale si può partecipare o meno'".

dagli insegnamenti e citazioni di Benedetto XVI sull'Eucaristia.... ritroviamo limpido l'insegnamento dei Padri della Chiesa. La scheda riporta due citazioni fatte sovente da Benedetto XVI nel suo lungo ministero sacerdotale e gerarchico, questo insistere sulla vera educazione nei confronti dell'Eucaristia lo portò a ricondurci, per mano e con amore, in ginocchio davanti alla Comunione Eucaristica.









“Cum amore ac timore”: osservazioni storico-liturgiche sulla Comunione

Il brano che segue è ripreso da “Dominus est”, il libro di Mons. Athanasius Schneider recentemente pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (vedi sopra) soprattutto dopo la scelta del Santo Padre di distribuire la Comunione in bocca ai fedeli inginocchiati. Mons. Schneider evidenzia come la Chiesa abbia sempre raccomandato adorazione e rispetto nel ricevere l’Eucaristia, evidenziando la sacralità delle Specie Sacramentali fin dal tempo dei Padri della Chiesa, che paragonavanol’Eucaristia al latte materno. E’ un libro la cui lettura è raccomandabilissima, sia per la precisione e la ricchezza delle fonti, sia per  le testimonianze di amore eroico verso la Sacra Comunione negli anni tragici  del comunismo sovietico e delle sue orribili persecuzioni e repressioni.

Il grande Papa Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica, dal titolo Ecclesia de Eucharistia, ha lasciato alla Chiesa un’ammonizione ardente che suona come un vero testamento: «Dobbiamo badare con ogni premura a non attenuare alcuna dimensione o esigenza dell’Eucaristia. Così ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono. … Non c’è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero!» (n. 61).

 

La consapevolezza della grandezza del mistero eucaristico si mostra in modo particolarmente evidente nella maniera con cui è distribuito e ricevuto il Corpo del Signore. Ciò appare evidente nel rito della Comunione, in quanto essa costituisce la consumazione del sacrificio eucaristico. Per il fedele essa è il punto culminante dell’incontro e dell’unione personale con Cristo, realmente e sostanzialmente presente sotto l’umile velo delle specie eucaristiche. Questo momento della liturgia eucaristica ha veramente un’importanza eminente che comporta una speciale esigenza pastorale anche nell’aspetto rituale del gesto.
Consapevole della grandezza ed importanza del momento della sacra Comunione, la Chiesa nella sua bimillenaria tradizione ha cercato di trovare un’espressione rituale che potesse testimoniare nel modo più perfetto possibile la sua fede, il suo amore e il suo rispetto. Questo si è verificato, quando nella scia d’uno sviluppo organico, a partire almeno dal 6° secolo, la Chiesa cominciò ad adottare la modalità di distribuire le sacre specie eucaristiche direttamente in bocca. Così testimoniano: la biografia di Papa Gregorio Magno (pontefice negli anni 590-604)1 e un’indicazione dello stesso Papa2. Il sinodo di Cordoba dell’anno 839 condannò la setta dei cosiddetti «casiani» a causa del loro rifiuto di ricevere la sacra Comunione direttamente in bocca3. Poi il sinodo di Rouen nell’anno 878 ribadiva la norma vigente della distribuzione del Corpo del Signore sulla lingua, minacciando i ministri sacri della sospensione dal loro ufficio, se avessero distribuito ai laici la sacra Comunione sulla mano4.

In Occidente, il gesto di prostrarsi e inginocchiarsi prima di ricevere il Corpo del Signore si osserva negli ambienti monastici già a partire del 6° secolo (per esempio nei monasteri di san Colombano)5. Più tardi (nei secoli 10° e 11°), questo gesto si è divulgato ancora di più6.
Alla fine dell’età patristica la prassi di ricevere la sacra Comunione direttamente in bocca divenne quindi una prassi ormai diffusa e quasi universale. Questo sviluppo organico si può considerare come un frutto della spiritualità e della devozione eucaristica del tempo dei Padri della Chiesa. Di fatto ci sono parecchie esortazioni dei Padri della Chiesa sulla massima venerazione e cura verso il Corpo eucaristico del Signore, in particolare a proposito dei frammenti del pane consacrato. Quando si cominciò a notare che non esistevano più le condizioni nelle quali si potevano garantire le esigenze del rispetto e del carattere altamente sacro del pane eucaristico, la Chiesa sia in Occidente sia in Oriente in un ammirevole consenso e quasi istintivamente ha percepito l’urgenza di distribuire la sacra Comunione ai laici solamente in bocca.
Il noto liturgista J.A. Jungmann spiegava che, a causa della distribuzione della Comunione direttamente in bocca, si eliminarono varie preoccupazioni: che i fedeli debbono avere mani pulite, la preoccupazione ancora più grave perché nessun frammento del pane consacrato si perda, la necessità di purificare i palmi della mano dopo la ricezione del sacramento. Il panno di Comunione, e più tardi il piattino della Comunione saranno un’espressione di un’aumentata cura riguardo al sacramento eucaristico7.
A questo sviluppo ha contribuito parimenti un crescente approfondimento della fede nella presenza reale, che si è espresso in Occidente per esempio nella prassi dell’adorazione del Santissimo Sacramento solennemente esposto.

Il Corpo e il Sangue eucaristico sono il dono per eccellenza che Cristo ha lasciato alla Chiesa, Sua sposa. Papa Giovanni Paolo II parla nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia dello «stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell’Eucaristia» (n. 48), che si deve manifestare anche nei gesti esterni: 
«Sull’onda di questo elevato senso del mistero si comprende come la fede della Chiesa nel mistero eucaristico si sia espressa nella storia non solo attraverso l’istanza di un interiore atteggiamento di devozione, ma anche attraverso una serie di espressioni esterne» (ibid., n. 49).
Perciò, l’atteggiamento più consono a questo dono è l’atteggiamento della ricettività, l’atteggiamento d’umiltà del centurione, l’atteggiamento di lasciarsi nutrire, appunto l’atteggiamento del bambino. Questo viene espresso anche dalle seguenti famose parole di un inno eucaristico: «Il pane degli angeli diventa pane degli uomini. … O cosa ammirabile: il servo povero ed umile mangia il Signore!»8.
La parola di Cristo, che ci invita ad accogliere il regno di Dio come un bambino (cf. Lc 18,17), può trovare la sua illustrazione in modo assai suggestivo e bello anche nel gesto di ricevere il pane eucaristico direttamente in bocca e in ginocchio. Questo rito manifesta in un modo opportuno e felice l’atteggiamento interiore del bambino che si lascia nutrire, unito al gesto d’umiltà del centurione e al gesto dello stupore adorante.
Papa Giovanni Paolo II metteva in evidenza la necessità di espressioni esterne di rispetto verso il pane eucaristico:
«Se la logica del “convito” ispira familiarità, la Chiesa non ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare questa “dimestichezza” col suo Sposo dimenticando che Egli è anche il suo Signore. … Il convito eucaristico è davvero convito “sacro”, in cui la semplicità dei segni nasconde l’abisso della santità di Dio. Il pane che è spezzato sui nostri altari … è pane degli angeli, al quale non ci si può accostare che con l’umiltà del centurione del Vangelo»9.
L’atteggiamento del bambino è il più vero e profondo atteggiamento di un cristiano davanti al suo Salvatore, che lo nutre con il Suo Corpo e il Suo Sangue, secondo le seguenti commoventi espressioni di Clemente di Alessandria:
«Il Logos è tutto per il bambino: padre, madre, pedagogo, nutritore. “Mangiate, dice Lui, la Mia carne e bevete il Mio sangue!” … O incredibile mistero!»10.
È possibile supporre che Cristo durante l’Ultima Cena abbia dato il pane a ciascun apostolo direttamente in bocca e non soltanto a Giuda Iscariota (cf. Gv 13,26-27). Infatti esisteva una tradizionale pratica nell’ambiente del Medio Oriente al tempo di Gesù e che dura ancora ai nostri giorni: il padre di casa nutre i suoi ospiti con la propria mano, mettendo un pezzo simbolico di cibo nella bocca degli ospiti. 
Un’altra considerazione biblica è fornita dal racconto della vocazione del profeta Ezechiele. Ezechiele ricevette la parola di Dio simbolicamente direttamente in bocca: «Apri la bocca e mangia ciò che io ti do. Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. … Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo. Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele» (Ez 2,8-9;3,2-3).
Nella sacra Comunione riceviamo la Parola, fatta carne, fatto cibo per noi piccoli, per noi bambini. Quindi, quando ci accostiamo alla sacra Comunione, possiamo ricordarci di quel gesto del profeta Ezechiele o anche della parola del Salmo 81,11, che si trova nella liturgia delle Ore della solennità del Corpo e Sangue di Cristo: «Apri la tua bocca, la voglio riempire» (dilata os tuum, et implebo illud).

Cristo ci nutre veramente con il Suo Corpo e Sangue nella sacra Comunione e ciò è paragonato nell’età patristica all’allattamento materno, come mostrano queste suggestive parole di san Giovanni Crisostomo: 
«Con questo mistero eucaristico Cristo si unisce ad ogni fedele, e quelli che ha generato li nutre da sé e non li affida ad un altro. Non vedete con quanto slancio i neonati accostano le loro labbra al petto della madre? Ebbene, anche noi accostiamoci con tale ardore a questa sacra mensa e al petto di questa bevanda spirituale; anzi, con un ardore maggiore di quello dei lattanti!»11.

Il gesto di una persona adulta, che sta in ginocchio e che apre la sua bocca per lasciarsi nutrire come un bambino, corrisponde in un modo molto felice e impressionante alle ammonizioni dei Padri della Chiesa sull’atteggiamento da avere durante la sacra Comunione, cioè: «Cum amore ac timore!»12.
Il gesto più tipico dell’adorazione è quello biblico dell’inginocchiarsi, come lo hanno recepito e praticato i primi cristiani. Per Tertulliano, che visse tra il 2° e il 3° secolo, la più alta forma dell’orazione è l’atto dell’adorazione di Dio, che si deve manifestare anche nel gesto della genuflessione.
«Pregano tutti gli angeli, prega ogni creatura, pregano il bestiame e le belve e piegano le ginocchia»13.
Sant’Agostino avvertiva che noi pecchiamo, se non adoriamo il Corpo eucaristico del Signore quando Lo riceviamo:
«Nessuno mangi quella carne, se prima non l’ha adorata. Pecchiamo se non l’adoriamo»14.
In un antico Ordo communionis della tradizione liturgica della Chiesa copta fu stabilito:
«Tutti si prostrino a terra, piccoli e grandi e così comincia la distribuzione della Comunione»15.
Secondo le Catechesi Mistagogiche, attribuite a san Cirillo di Gerusalemme, il fedele deve ricevere la Comunione con un gesto di adorazione e venerazione:
«Non stendere le mani, ma in un gesto di adorazione e venerazione accostati al calice del Sangue di Cristo»16.
San Giovanni Crisostomo esorta coloro che si accostano al Corpo eucaristico del Signore ad imitare i Magi dell’Oriente nello spirito e nel gesto dell’adorazione:
«Accostiamoci dunque a Lui con fervore e con ardente carità. Questo corpo, benché si trovasse in una mangiatoia, lo adorarono gli stessi Magi. Ora, quegli uomini, senza conoscenza della religione ed essendo barbari, adorarono il Signore con grande timore e tremore. Ebbene, noi che siamo cittadini dei cieli, cerchiamo almeno di imitare questi barbari! Tu, a differenza dei Magi, non vedi semplicemente questo corpo, ma ne hai conosciuto tutta la sua forza e tutta la sua potenza salvifica. Sproniamo dunque noi stessi, tremiamo e mostriamo una pietà maggiore di quella dei Magi»17

 

Note   1 Vita S. Gregorii, PL 75, 103;   In “Dialoghi III” (PL 77, 224) Gregorio Magno narra come Papa Agapito (535-536) aveva distribuito la Comunione in bocca;   3Jungmann J. A., Missarum Solemnia. Eine genetische Erklarung der romischen Messe, II, p. 436, n. 52;   4 Mansi X, 1199-1200;   Regula Coenobialis, 9;  6 Jungmann, ibidem, pp. 456-457 e p. 458 n. 25;   7 loc. cit. pp. 463-464;   8 “Panis Angelicus fit panis hominum. O res mirabilis manducat Dominum servus pauper et humilis“: inno Sacris Sollemniis dell’Ora delle letture nella solennità del Corpus Domini;   9 Enc. Ecclesia de Eucharistia, n. 48;  10 Clemens Alexandrinus, Paedagogus I, 42, 3;   11 In Ioan. hom. 82, 5;   12 S. Cyprianus, Ad Quirinum, III, 94; S. Basilius M., Regulae brevius tract., 172 (PG 31, 1996); S. Ioannes Chrys., Hom. Nativ., 7 (PG 49, 360);   13 De 0ratione, 29;    14 S. Augustinus, Enarr. In Ps. 98, 9 (PL 37, 1264): “Nemo illam carnem manducet, nisi prius adoraverit… peccemun non adorando“;  15 Collectiones Canonum Copticae: H. Denzinger, Ritus Orientalium, Wurzburg 1863, vol. I p. 405: “Omnes prosternent se adorantes usque ad terram, parvi et magni incipientque distribuire Comunionem“;   16 Catech. Myst. 5, 22;   17 In 1 Cor. hom 24, 5,







[Modificato da Caterina63 17/04/2014 13:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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