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La Comunione alla mano? UN ABUSO tollerato dalla Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2017 08:08
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26/12/2008 22:47
 
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....in GINOCCHIO è la sua corretta e sana DOTTRINA

                                              


E' uscito di recente, pubblicato dalla LIBRERIA EDITRICE VATICANA un libricino scritto dal vescovo Athanasius Schneider, vescovo in Kirghistan (Asia Centrale) e con la presentazione di mon. Malcom Ranjith nella quale si denuncia l'abusiva pratica della comunione alla mano nella sua conseguenza IMPOSIZIONE  dell'eleminazione degli inginocchiatoi e l'obbligo di educare a ricevere l'Eucarestia alla mano....
scrive mns. Ranjith:
" E' strano che tali provvedimenti (imporre la comunione alla mano e togliere gli inginocchiatoi) siano stati presi nelle diocesi, dai responsabili della liturgia, o nelle chiese, dai parroci, senza una minima consultazione dei fedeli,anche se oggi più che mai si parla (erroneamente) di democrazia nella Chiesa....."

COMPRATE QUESTO LIBRICINO, meditiamolo e facciamolo conoscere....
rientrando dopo agosto provvederò ad inserire altri brani del testo....

Il libricino si intitola: DOMINUS EST "RIFLESSIONI DI UN VESCOVO DELL'ASIA CENTRALE SULLA SACRA COMUNIONE"  Libreria Editrice Vaticana, 8 euro, stampato nel 2008 e da poco è alla sua seconda ristampa....UN SUCCESSO....

dice mons. Ranjith nella sua conclusione:
"Ora io credo sia arrivato il momento di valutare bene la suddetta prassi (comunione alla mano) e di rivedere  E SE NECESSARIO, ABBANDONARE QUELLA ATTUALE CHE DIFATTI NON FU MAI INDICATA DALLA SACRAMENTUM CONCILIUM, NE DAI PADRI CONCILIARI...."

 Sorriso

MEDIAMO GENTE, MEDITIAMO....




Libreria Editrice Vaticana pubblica libro di Mons. Athanasius Schneider sulla sacra Comunione, con prefazione di Mons. Malcolm Ranjith

Notizia del 25/01/2008 stampata dal sito web www.lucisullest.it

“Dominus Est - Riflessioni di un Vescovo dell'Asia Centrale sulla sacra Comunione”, scritto da Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Karaganda (Kazakhstan), è stato stampato di recente dalla Libreria Editrice Vaticana, con prefazione del Segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, Mons. Malcolm Ranjith.
Ecco la presentazione che si può leggere sulla contra-copertina di questo importante lavoro:
La sacra Comunione non è soltanto un momento conviviale del nutrimento spirituale, ma anche l'incontro personale più vicino possibile in questa vita del fedele con il Signore e Dio. L'atteggiamento interiore più vero in questo incontro è quello della recettività, dell'umiltà, dell'infanzia spirituale. Un Tale atteggiamento esige da parte nostra gesti tipici di adorazione e di riverenza. Ne abbiamo testimonianze eloquenti nella bimillenaria tradizione della Chiesa, caratterizzata dal detto “con amore e timore” (primo millennio) e “quanto puoi, tanto osa” (secondo millennio). L'autore riporta anche l'esempio di tre “donne eucaristiche” di sua conoscenza del tempo della clandestinità sovietica. Tali testimonianze possono incoraggiare ed istruire i cattolici del terzo millennio su come trattare il Signore nell'augusto momento della sacra Comunione.
*      *    *
PREFAZIONE
Nel Libro dell'Apocalisse, San Giovanni rac­conta come avendo visto e udito ciò che gli fu rivelato, si prostrava in adorazione ai piedi del­l'angelo di Dio (cf. Ap 22, 8). Prostrarsi o mettersi in ginocchio davanti, alla maestà della presenza di Dio, in umile adorazione, era un'abitudine di riverenza che Israele attuava sempre davanti alla presenza del Signore. Dice il primo libro dei Re: « quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Si­gnore questa preghiera e questa supplica, si alzò davanti all'altare del Signore, dove era inginoc­chiato con le palme tese verso il cielo, si mise in piedi e benedisse tutta l'assemblea d'Israele » (1 Re 8, 54-55). La posizione della supplica del Re è chiara: Lui era in ginocchio davanti all'altare.

La stessa tradizione è visibile anche nel Nuo­vo Testamento dove vediamo Pietro mettersi in ginocchio davanti a Gesù (cf Lc 5, 8); Giairo per chiedergli di guarire sua figlia (Lc 8, 41), il Sama­ritano tornato a ringraziarlo e Maria, sorella di Lazzaro per chiedere il favore della vita per il suo fratello (Gv 11, 32). Lo stesso atteggiamento di prostrazione davanti allo stupore della presenza e rivelazione divina si nota in genere nel Libro dell'Apocalisse (Ap 5, 8, 14 e 19, 4).
Intimamente legato a questa tradizione, era la convinzione che il Tempio Santo di Gerusalem­me era la dimora di Dio e perciò nel tempio bi­sognava disporsi in atteggiamenti corporali espressivi di un profondo senso di umiltà e rive­renza alla presenza del Signore.

Anche nella Chiesa, la convinzione profonda che nelle specie Eucaristiche il Signore è vera­mente e realmente presente e la crescente prassi di conservare la santa comunione nei tabernaco­li, contribuì alla prassi di inginocchiarsi in atteg­giamento di umile adorazione del Signore nel­l'Eucaristia.

Difatti, riguardo alla presenza reale di Cristo nelle specie Eucaristiche il Concilio di Trento pro­clamò: « in almo sanctae Eucharistiae sacramento post panis et vini consecrationem Dominum nostrum Iesum Christum verum Deum atque hominem vere, realiter ac substantialiter sub specie illarum rerum sensibilium contineri » (DS 1651).

Inoltre, San Tommaso d'Aquino aveva già definito l'Eucaristia latens Deitas (S. Tommaso d'Aquino, Inni). E, la fede nella presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche apparteneva già d'allora all'essenza della fede della Chiesa Catto­lica ed era parte intrinseca dell'identità cattolica. Era chiaro che non si poteva edificare la Chiesa se tale fede veniva minimamente intaccata.
Perciò, l'Eucaristia, Pane transustanziato in Corpo di Cristo e vino in Sangue di Cristo, Dio in mezzo a noi, doveva essere accolta con stupo­re, massima riverenza e in atteggiamento di umi­le adorazione. Papa Benedetto XVI ricordando le parole di Sant'Agostino «nemo autem illam car­nem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando » (Enarrationes in Psalmos 89, 9; CCL XXXIX, 1385) sottolinea che « ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso, colui che riceviamo [...] soltanto nell'ado­razione può maturare un'accoglienza profonda e vera » (Sacramentum Caritatis 66).

Seguendo questa tradizione è chiaro che as­sumere gesti e atteggiamenti del corpo e dello spirito che facilitano il silenzio, il raccoglimento, l'umile accettazione della nostra povertà davanti all'infinita grandezza e santità di Colui che ci vie­ne incontro nelle specie eucaristiche diventava coerente e indispensabile. Il miglior modo per esprimere il nostro senso di riverenza verso il Signore Eucaristico era quello di seguire l'esem­pio di Pietro che, come racconta il Vangelo, si gettò in ginocchio davanti al Signore e disse «Si­gnore, allontanati da me che sono un peccatore » (Lc 5, 8).

Ora, si nota come in alcune chiese, tale prassi viene sempre meno e i responsabili non solo im­pongono i fedeli a ricevere la Santissima Eucaristia in piedi, ma hanno persino eliminati tutti gli ingi­nocchiatoi costringendo i loro fedeli a stare seduti, o in piedi, anche durante l'elevazione delle specie Eucaristiche presentate per l'adorazione. E strano che tali provvedimenti siano stati presi nelle dio­cesi, dai responsabili della liturgia, o nelle chiese, dai parroci, senza una pur minima consultazione dei fedeli, anche se oggi più che mai, si parla in molti ambienti, di democrazia nella Chiesa.

Allo stesso tempo, parlando della comunione sulla mano bisogna riconoscere che fu una prassi introdotta abusivamente e in fretta in alcuni am­bienti della Chiesa subito dopo il Concilio, cam­biando la secolare prassi precedente e divenendo ora la prassi regolare per tutta la Chiesa. Si giu­stificava tale cambiamento dicendo che rifletteva meglio il Vangelo o la prassi antica della Chiesa.
E’ vero che se si riceve sulla lingua, si può ricevere anche sulla mano, essendo questo orga­no del corpo d'uguale dignità. Alcuni, per giusti­ficare tale prassi, si riferiscono alle parole di Gesù: « prendi e mangia » (Mc 14, 22; Mt 26, 26). Quali siano le ragioni a sostegno di questa prassi, non possiamo non ignorare ciò che succede a livello mondiale dove tale pratica viene attuata.

Questo gesto contribuisce ad un graduale e crescente indebolimento dell'atteggiamento di riverenza ver­so le sacre specie Eucaristiche. La prassi prece­dente invece salvaguardava meglio quel senso di riverenza. Sono subentrati invece, una allarmante mancanza di raccoglimento e uno spirito di ge­nerale disattenzione. Si vedono ora dei comuni­candi che spesso tornano ai loro posti come se nulla di straordinario fosse accaduto. Maggior­mente distratti sono i bambini e gli adolescenti. In molti casi non si nota quel senso di serietà e silenzio interiore che devono segnalare la presen­za di Dio nell'anima.

Ci sono poi abusi di chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir, di chi le vende, o peggio ancora, di chi le porta via per profanare in riti satanici
. Tali situazioni sono state rilevate. Persino nelle grandi concelebrazioni, anche a Ro­ma, varie volte sono state trovate delle specie sacre buttate a terra.

Questa situazione non ci porta solo a riflette­re sulla grave perdita di fede, ma anche sugli ol­traggi e offese al Signore che si degna di venirci incontro volendo renderci simili a lui, affinché rispecchi in noi la santità di Dio.

Il Papa parla della necessità non solo di ca­pire il vero e profondo significato dell'Eucaristia, ma anche di celebrarla con dignità e riverenza. Dice che bisogna essere consci dell'importanza « dei gesti e della postura, come inginocchiarsi durante i momenti salienti della preghiera Euca­ristica» (Sacramentum Caritatis, 65). Inoltre par­lando della ricezione della Santa Comunione in­vita tutti a: « fare il possibile perché il gesto nella sua semplicità corrisponda al suo valore di incon­tro personale con il Signore Gesù Cristo nel Sacramento » (Sacramentum Caritatis, 50).

In questa ottica è da apprezzare il Libretto scritto da S.E. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Karaganda in Kazakhstan dal titolo molto significativo Dominus Est. Esso vuole dare un contributo alla discussione attuale sul­l'Eucaristia, presenza reale e sostanziale di Cristo nelle specie consacrate del Pane e del Vino. È significativo che Mons. Schneider inizi la sua Pre­sentazione con una nota personale ricordando la profonda fede eucaristica della sua mamma e di altre due donne, fede conservata fra tante soffe­renze e sacrifici che la piccola comunità dei cat­tolici di quel Paese ha sofferto negli anni della persecuzione sovietica. Partendo da questa sua esperienza, che suscitò in lui una grande fede, stupore e devozione per il Signore presente nel­l'Eucaristia, egli ci presenta un excursus storico-teologico che chiarisce come la prassi di ricevere la Santa Comunione in bocca e in ginocchio sia stata accolta e praticata nella Chiesa per un lungo periodo di tempo.

Ora io credo che sia arrivato il momento di valutare bene la suddetta prassi, e di rivedere e se, necessario, abbandonare quella attuale che difatti non fu indicata né nella stessa Sacrosanctum Con­cilium, né dai Padri Conciliari ma fu accettata do­po una introduzione abusiva in alcuni Paesi. Ora, più che mai, è necessario aiutare i fedeli a rinnovare una viva fede nella presenza reale di Cristo nelle specie Eucaristiche allo scopo di rafforzare la vita stessa della Chiesa e di difenderla in mezzo alle pericolose distorsioni della fede che tale si­tuazione continua a causare.

Le ragioni per tale mossa devono essere non tanto quelle accademiche ma quelle pastorali – spirituali come anche liturgiche – in breve, ciò che edifica meglio la fede. Mons. Schneider in questo senso mostra lodevole coraggio, perché ha saputo cogliere il vero significato delle parole di San Paolo: « ma tutto si faccia per l'edificazio­ne» (1 Cor 14, 26).

MALCOLM RANJITH
Segretario della Congregazione del Culto Divino
e della Disciplina dei Sacramenti
Data di pubblicazione: 18 Gennaio 2008
Formato: 11x17.5cm
Codice ISBN: 978-88-209-8001-6
EUR 8.0




      

 


CHIESA CATTOLICA: l’intervista a mons. Burke

Sul numero 37 (agosto-settembre) appena uscito, della rivista “Radici cristiane” è apparsa una importante intervista con Sua Eccellenza Raymond L. Burke, a cura di Thomas J. McKenna sul tema dell’Eucarestia. Ne riportiamo alcuni stralci.

Eccellenza, sembra che oggi prevalga una visione lassista nei riguardi della ricezione dell’Eucaristia. Perché? Crede poi che questo influenzi i fedeli nei modo di vivere come cattolici?

Una delle ragioni perché credo che questo lassismo è andato sviluppandosi è l’insufficiente enfasi nella devozione eucaristica: in modo speciale mediante il culto al Santissimo con le processioni; con le benedizioni del Santissimo; con i tempi più lunghi di adorazione solenne e con la devozione delle 40 ore. Senza devozione al Santissimo Sacramento la gente perde rapidamente la fede eucaristica. Sappiamo che c’è una percentuale elevata di cattolici che non crede che sotto le specie eucaristiche ci sono il corpo e il sangue di Cristo. Sappiamo inoltre che c’è un allarmante percentuale di cattolici che non partecipano alla Messa domenicale.

Un altro aspetto è la perdita del senso di collegamento fra il sacramento della Eucaristia e quello della Penitenza. Forse nel passato c’è stata un enfasi esagerata al punto che la gente credeva che ogni volta che si riceveva l’Eucaristia si doveva prima confessare. Ma ora la gente va regolarmente a comunicarsi e forse mai, o molto di rado, si confessa. Si è perso il senso della nostra propria indegnità e del bisogno di confessarsi dei peccati e far penitenza al fine di ricevere degnamente la Sacra Eucaristia.

Si somma a questo il senso sviluppatosi a partire dalla sfera civile che consiste nel credere che ricevere l’Eucaristia è un diritto. Cioè, che come cattolici abbiamo il diritto di ricevere la Comunione. È vero che una volta che siamo stati battezzati e abbiamo raggiunto l’uso della ragione, dovremmo essere preparati per ricevere la Sacra Comunione e, se siamo ben disposti, frequentemente dobbiamo riceverla. Ma d’altra parte noi non abbiamo mai un diritto di ricevere l’Eucaristia.

Ci sono leggi della Chiesa per impedire condotte inadeguate da parte dei fedeli a beneficio della comunità. Potrebbe lei commentarle e spiegarci fino a che punto la Chiesa e la Gerarchia hanno un obbligo di intervenire allo scopo di chiarire e correggere.

Nei riguardi dell’Eucaristia, per esempio, ci sono due canoni in particolare che hanno a che fare con la degna ricezione del Sacramento. Essi hanno come scopo due beni. Un bene è quello della persona stessa, perché ricevere indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo è un sacrilegio. Se lo si fa deliberatamente in peccato mortale, è un sacrilegio. Quindi per il bene della persona stessa la Chiesa deve istruirci dicendoci che ogni volta che riceviamo l’Eucaristia, dobbiamo prima esaminare la nostra coscienza.

Se abbiamo un peccato mortale sulla coscienza dobbiamo prima confessarci di quel peccato e ricevere l’assoluzione e, soltanto dopo, accostarci al sacramento eucaristico. Molte volte i nostri peccati gravi sono nascosti e solo noti a noi stessi e forse a pochi altro. In quel caso, dobbiamo essere noi a tenere sotto controllo la situazione ed essere in grado di disciplinarci in modo di non ricevere la Comunione.
Ma ci sono altri casi di persone che commettono peccati gravi deliberatamente e sono casi pubblici, come un ufficiale pubblico che con conoscenza e consentimento sostiene azioni che sono contro la legge morale Divina ed Eterna. Per esempio, pubblicamente appoggia l’aborto procurato, che comporta la soppressione di vite umane innocenti e senza difesa. Una persona che commette peccato in questa maniera è da ammonire pubblicamente in modo che non riceva la Comunione finché non ha riformato la sua vita. Se una persona che è stata ammonita persiste in un peccato mortale pubblico e si avvicina per ricevere la Comunione, allora il ministro dell’Eucaristia ha l’obbligo di rifiutargliela.

Perché? Innanzitutto per la salvezza della persona stessa, cioè per impedirle di fare un sacrilegio. Ma anche per la salvezza di tutta la Chiesa, per impedire che ci sia scandalo in due maniere. Primo, uno scandalo riguardante quale deva essere la nostra disposizione per ricevere la Santa Comunione. In altre parole, si deve evitare che la gente sia indotta a pensare che si può essere in stato di peccato mortale e accostarsi all’Eucaristia.
Secondo, ci potrebbe essere un’altra forma di scandalo, consistente nell’indurre la gente a pensare che l’atto pubblico che questa persona sta facendo, che finora tutti credono sia un peccato serio, non deve esserlo tanto se la Chiesa permette a quella persona di ricevere la Comunione. Se abbiamo una figura pubblica che apertamente e deliberatamente sostiene i diritti abortisti e che riceve l’Eucaristia, che finirà per pensare la gente comune? Essa può essere portata a credere che è corretto in un certo qual modo sopprimere una vita innocente nel seno materno.

(CR 1054/01 - 9/8/2008)
http://www.corrispondenzaromana.it/articoli/546/0/Chiesa-Cattolica/CHIESA-CATTOLICA:-l-intervista-a-mons.-Burke.html

***************

Rifletterei molto su queste parole:

 Si è perso il senso della nostra propria indegnità e del bisogno di confessarsi dei peccati e far penitenza al fine di ricevere degnamente la Sacra Eucaristia.

A queste parole mi sovvengono quelle del Cristo: "Quando il figlio dell'uomo tornerà sulla terra, troverà ancora la fede nell'uomo?"
Alla domanda sembrerebbe scontato dire: "Certo che ci credo in Gesù!!!" ma sarebbe duopo chiederci se crediamo veramente al Cristo e non piuttosto AD UNA IMMAGINE ACCOMODANTE che ci siamo costruiti affinchè ci tolga dall'imbarazzo di sentirci PECCATORI BISOGNOSI DI SALVEZZA E DI ASSOLUZIONE.... [SM=g7574]
Si è perso il senso della nostra propria indegnità e del bisogno di confessarsi ....[SM=g1740720] ...

Giovanni 20,23
a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

2Corinzi 5,18
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.


Tutta l'intervista di mons. Burke è da meditare, fare propria e far circolare.... parole come SCANDALO, SACRILEGIO, recentemente scomparse dal linguaggio dell'evangelizzazione, vanno riabilitate a cominciare proprio da NOI cattolici poichè come è stato fatto notare....l'Eucarestia, il riceverla NON è affatto un diritto MA E' DONO e come ogni dono occorre essere PRONTI a riceverlo....diversamente si compie un sacrilegio, si da scandalo, si da "ai porci il Cibo Santo" (Didachè) ci si AUTOCONDANNA, lo dice san Paolo:

1Corinzi 11,29
perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna


il concetto paolino del "non riconoscere" il corpo del Signore indica proprio la dottrina impartita dalla Chiesa sul Sacramento CHE SALVA E DA LA VITA ETERNA (cfr Gv.6)

Ringraziando la Provvidenza che in Benedetto XVI ci ha donato la possibilità di condannare questi abusi  e denunciare questa grave apostasia dalla sana dottrina Eucaristica, cerchiamo di diventare NOI stessi testimoni della Verità TRASMESSA(=TRADIZIONE) e con Carità fraterna, SOFFRENDO E PATENDO PER LA CHIESA, aiutare il nostro Prossimo a riscoprire o a scoprire che abbiamo con noi Dio VIVO E VERO che ci attende sia nel Confessionale quanto nell'Eucarestia..


[SM=g1740722]


San Tommaso d'Aquino: "La celebrazione della Messa ha lo stesso valore della morte di Gesù sulla croce".

San Francesco d'Assisi: "L'uomo dovrebbe tremare, la terra dovrebbe vibrare, il cielo intero dovrebbe commuoversi profondamente, quando il Figlio di Dio si rende presente sugli altari nelle mani del sacerdote".

San Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars: "Se conoscessimo il valore della Messa, moriremmo di gioia"

San Pio da Pietralcina: "Quando assisti alla Messa, rinnova la tua fede e medita circa la Vittima che si immola per te alla Giustizia Divina, per placarla e renderla propizia. Non te ne andare dall'altare senza versare lacrime di dolore e di amore per Gesù, crocifisso per la tua salvezza. La Vergine Addolorata ti accompagnerà e sarà la tua dolce ispirazione"

Santa Teresa di Gesù: "Senza la Messa, che sarebbe di noi? Tutti qui giù periremmo, perché solamente la Messa può trattenere il braccio di Dio. Senza di Essa, certamente la Chiesa non durerebbe e il mondo sarebbe perduto senza rimedio."

San Bernardo: "Si ha maggior merito assistendo ad una santa Messa con devozione, che distribuendo tutte le proprie sostanze ai poveri o viaggiando come pellegrini in tutto il mondo".


***************

Domandiamoci: come mai i Santi sono così insistenti sul valore della Santa Messa?
Siamo consapevoli che ogni attività, ogni opera sarebbe vana SENZA LA FEDE? Fede in che cosa?
Fede in una immagine di Cristo a nostro uso e consumo(=opere) o non piuttosto fede in ciò che c'è ma NON vediamo ma che costituisce l'essenza del nostro essere cattolici?[SM=g1740730]

Una interessante e drammatica al tempo stesso, ironica sottolineatura di cosa è accaduto e di cosa stiamo vivendo....dalla penna intelligente e verace del grande Rino Cammilleri.... [SM=g1740721]


Antidoti: «Preghiamo a comando, secondo l’elenco stabilito dai benemeriti anonimi che si incaricano di risparmiarci la fatica del cosa chiedere. Messa», Rino Cammilleri, 12.06.2005

Messa

Rino Cammilleri

E’ vero, la vecchia messa era proprio cupa e lugubre, con tutto quel sangue di Cristo sparso per voi e per tutti, l’ossessione dei peccati, quei fumi, quella penombra, quei ceri, quei silenzi angosciosi…

In questa fresca e luminosa domenica di giugno mi sono convertito ed ho finalmente apprezzato il musical che neanche Garinei & Giovannini, gioioso, ilare, spensierato. Infatti, non sono andato «a messa», bensì alla «celebrazione eucaristica», e anche il cambio di nome è tutto una trasfigurazione.

E, per la gioia anche degli occhi, nel banco davanti al mio c’era una variopinta fila di signorine compunte, sì, ma almeno vestite in modo finalmente moderno: vita bassa e magliette shorty, con natiche alla vista.

Preghiamo, mentre altrove i quorum aumentano. Ovviamente, preghiamo a comando, secondo l’elenco stabilito dai benemeriti anonimi che si incaricano di risparmiarci la fatica del cosa chiedere.

Mi raccomando, ascoltaci, Signore, perché siamo così contenti che le nostre chitarre non bastano più.

http://www.cammilleri.it/
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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