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Gli Angeli: la corretta Dottrina

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2018 10:20
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GLI ANGELI ESISTONO, ECCO LE PROVE

05/02/2013  Molti lettori hanno chiesto spiegazioni. Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che «l’esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura chiama angeli, è una verità di fede».

Così l'arte ha rappresentato gli angeli. Dipinto di Hans Memling, pittore tedesco del 1400.. Foto Corbis. In copertina: l'angelo porta l'annuncio a Maria, Beato Angelico. Agenzia Corbis.
Così l'arte ha rappresentato gli angeli. Dipinto di Hans Memling, pittore tedesco del 1400.. Foto Corbis. In copertina: l'angelo porta l'annuncio a Maria, Beato Angelico. Agenzia Corbis.

Il Catechismo della Cei per gli adulti afferma esplicitamente che «nella nostra cultura dubbi e negazioni riguardo agli angeli e ai demoni coesistono con il fascino dell’occulto». Perciò «occorre chiarire e chiedersi: ci sono davvero queste presenze nella storia? quale incidenza hanno?». La risposta è netta: «La rivelazione attesta la creazione dei puri spiriti e la loro chiamata alla comunione con Cristo. Creati liberi, possono liberamente accogliere o rifiutare il disegno di Dio». Quelli che hanno accolto il progetto divino «sono gli angeli santi», che «stanno davanti a Dio per servirlo, contemplano la gloria del suo volto e giorno e notte cantano la sua lode» e «accompagnano e aiutano la Chiesa nel suo cammino».

Nel Catechismo della Chiesa cattolica viene con chiarezza spiegato che «l’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione» (n. 328). «In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio» (n. 329) e «in quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili» (n. 330).

Precisando i loro compiti, il nuovo Catechismo scrive: «Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio» (n. 332); «Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli» (n. 333); «Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli» (n. 334); «Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (n. 336).

Dipinto di Leonardo da Vinci. Foto dell'agenzia Scala.
Dipinto di Leonardo da Vinci. Foto dell'agenzia Scala.

 

Nell’intera Bibbia per 221 volte ricorre la parola «angelo» e 96 vole la parola «angeli». Per l’esattezza, nell’Antico Testamento, in 119 versetti, ci sono 122 ricorrenze del singolare «angelo», mentre in altri 12 versetti ci sono altrettante ricorrenze del plurale «angeli». Nel Nuovo Testamento, in 97 versetti, si trovano 99 ricorrenze di «angelo», mentre in altri 82 versetti ci sono 84 ricorrenze di «angeli». In ebraico l’angelo si chiamava mal’ak (che il greco tradurrà con aggelos e il latino con angelus). Originata dal cananeo laaka (inviare), questa parola designava l’ambasciatore o il corriere che il re utilizzava per far conoscere i propri desideri e ordini. 

Nella Sacra Scrittura l’angelo è inviato da Dio per manifestare la sua concreta presenza nel mondo e il suo intervento nella storia umana. Addirittura, in numerosi testi il soggetto dell’azione o della parola riportata è indifferentemente Dio o l’angelo di Dio. Per esempio nella Genesi: «La [Agar] trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto» (16,7ss.) e «Poi il Signore apparve a lui [Abramo] alle querce di Mamre» (18,1ss.); oppure nell’Esodo: «L’angelo del Signore gli apparve [Mosè] in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto» (3,2).

Nell’Antico Testamento si evidenzia la progressiva consapevolezza del monoteismo ebraico, successivamente condivisa dal cristianesimo e dall’islamismo, riguardo all’esistenza di creature puramente spirituali e appartenenti al mondo celeste, mediatrici fra il Dio unico, trascendente e inaccessibile, e gli uomini. Il numero complessivo degli angeli non è indicato in alcun luogo della Sacra Scrittura, ma comunque viene considerato molto grande: «Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» (Daniele 7,10).

Nel Nuovo Testamento, i brani che parlano degli angeli si possono classificare in due ambiti: il primo narra gli interventi angelici nella storia di Gesù o della Chiesa primitiva, l’altro sottolinea il posto che la credenza negli angeli riveste all’interno della fede cristiana.
In particolare, Luca parla di un angelo che rivela a Zaccaria la nascita di Giovanni (1,11-20) e dell’arcangelo Gabriele che comunica a Maria l’incarnazione di Gesù (1,26-38), per poi descrivere gli angeli che proclamano la nascita del Bambino (1,26-38). Gli angeli tornano in forze nel giorno di Pasqua per annunciare la risurrezione di Gesù (Matteo 28,1-8), e in seguito sono testimoni privilegiati dell’ascensione di Gesù al cielo (Atti 1,10).

Dipinto di Angelo da Camerino. Foto Corbis.
Dipinto di Angelo da Camerino. Foto Corbis.

 

Sono trascorsi soltanto quattro secoli da quando, nel 1608, la devozione verso gli angeli custodi è stata ufficializzata nella liturgia della Chiesa cattolica, con l’istituzione della festa fissata da papa Clemente X per il 2 ottobre. Erano gli anni in cui venne anche definitivamente precisato il testo della preghiera più conosciuta dai bambini, condensato di una quartina con la quale iniziava il lungo poema di un monaco inglese della fine dell’XI secolo: «Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen».

Ma in realtà affonda nella notte dei tempi la consapevolezza dell’esistenza di un angelo custode posto da Dio a fianco di ogni essere umano. Sin dal libro dell’Esodo, redatto intorno al sesto secolo avanti Cristo fondandosi su precedenti tradizioni orali e scritte, troviamo infatti che Dio dice: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato» (Esodo 23,20).Pur senza mai formulare una definizione dogmatica a tale riguardo, il magistero ecclesiale ha affermato, in particolare nel concilio di Trento a metà Cinquecento, che ciascun essere umano ha un proprio angelo, come sostenuto fra gli altri da Tertulliano, Agostino, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Gregorio da Nissa.

Nel Catechismo della Chiesa cattolica viene affermato che «dal suo inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (n. 336) e si cita la significativa frase di Basilio di Cesarea: «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita».
Molti fedeli conservano il ricordo del Catechismo di san Pio X che precisava: «Si dicono custodi gli angeli che Dio ha destinato per custodirci e guidarci nella strada della salute» (n. 170) e l’angelo custode «ci assiste con buone ispirazioni, e, col ricordarci i nostri doveri, ci guida nel cammino del bene; offre a Dio le nostre preghiere e ci ottiene le sue grazie» (n. 172).

Una delle più note raffigurazioni iconografiche è la tela di Pietro da Cortona L’angelo custode (Palazzo Barberini, Roma). Nella scheda dell’opera viene spiegato che il pittore ha immaginato lo spazio «attraversato dall’incedere fluido dell’angelo dalle vesti candide, mentre si volge teneramente verso il giovanetto che tiene per mano», mentre «in secondo piano si scorge il dettaglio dell’angelo che accompagna l’uomo nell’intero percorso della sua vita».

Dipinto i Caravaggio. Foto dell'agenzia Scala.
Dipinto i Caravaggio. Foto dell'agenzia Scala.

 

Michele (in ebraico «Chi come Dio?»), Gabriele («Dio è la mia forza») e Raffaele («Dio salva») sono gli unici tre arcangeli citati per nome nella Bibbia.

Michele è considerato il comandante dell’esercito celeste e la tradizione iconografica lo raffigura con una corazza e una lancia, oppure con uno scudo e una spada, mentre combatte vittoriosamente contro Lucifero. Un’altra rappresentazione lo vede con la bilancia in mano, simbolo della pesatura, al momento del giudizio finale, del bene e del male compiuto dalle anime. Da Pio XII è stato proclamato patrono dei radiologi e dei poliziotti. L’Antico Testamento lo presenta come «il gran principe» (Daniele 12,1) e il difensore del popolo di Israele: «Michele, uno dei principi supremi, mi è venuto in aiuto» (Daniele 10,13). Nel Nuovo Testamento è il capo delle schiere angeliche, che contrastano gli angeli ribelli: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Apocalisse 12,7).

Gabriele viene considerato l’ambasciatore per eccellenza di Dio
. La tradizione iconografica lo rappresenta generalmente con un giglio in mano, ma in qualche caso viene raffigurato anche con una lanterna e uno specchio di diaspro. Pio XII lo proclamò patrono delle telecomunicazioni e dei comunicatori, mentre Paolo VI ha aggiunto la protezione delle poste e dei filatelici. Nell’Antico Testamento dà al profeta Daniele degli avvertimenti su ciò che accadrà al popolo di Israele. Nel Nuovo Testamento appare in due circostanze. Dapprima nel Tempio di Gerusalemme, al sacerdote Zaccaria: «La tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni» (Luca 1,13.19). Quindi, sei mesi più tardi, alla vergine Maria: «L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret» (Luca 1,26-27).


Raffaele è ritenuto dalla tradizione l’angelo che guarisce le infermità fisiche e spirituali.
L’iconografia lo vede raffigurato nell’atto di portare un pesce e un bastone, oppure con in mano un calice contenente una bevanda medicamentosa. La tradizione popolare gli attribuisce la protezione di viaggiatori, marinai, farmacisti, fidanzati e giovani sposi. Il suo nome è segnalato unicamente nell’Antico Testamento, dove il Libro di Tobia ne racconta il costante intervento in favore di Tobi e dei suoi cari. Raffaele è inoltre considerato l’avversario di Asmodeo, il demone che nell’apocrifo Testamento di Salomone si presenta come il nemico dell’unione coniugale.

Dipinto di Beato Angelico, Museo diocesano di Cortona. Foto dell'agenzia Scala.
Dipinto di Beato Angelico, Museo diocesano di Cortona. Foto dell'agenzia Scala.

 

C’è un desaparecido, nelle sacre schiere angeliche, del quale si è conservato unicamente il nome: Uriele. L’ultimo avvistamento ufficiale risale al 745, quando papa Zaccaria, al termine del secondo Sinodo provinciale di Roma, decise di stroncare l’abuso del sedicente vescovo Adalberto, che invocava «i sette arcangeli che stanno davanti a Dio» con pratiche superstiziose e formule magiche. Decretò così l’interdetto a ogni devozione in suo onore, nonostante la Liturgia romana ne celebrasse ufficialmente la festa il 15 luglio: «È opportuno astenersi nelle preghiere pubbliche dal nominare tutti gli altri angeli, eccetto quei tre ammessi», fu la perentoria indicazione. 

Negli atti del Sinodo si evidenziava che in effetti la Sacra Scrittura cita soltanto gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, e dunque gli altri nomi invocati nella preghiera di Adalberto – fra i quali spiccava Uriele – sarebbero potuti essere angeli decaduti, demoni che nessuno doveva onorare con un atto di culto. Nel contempo si intendeva impedire che gli iconoclasti trovassero ulteriori giustificazioni per il loro impeto distruttivo delle icone raffiguranti immagini divine: «È illecito presentare gli angeli col corpo umano, essendo incorporei», scriveva per esempio il presbitero Xeniaias nel 754. In realtà, dell’eletta compagnia dei sette principi angelici si trova riscontro in diversi testi ebraici, fra cui spicca un antico codice rinvenuto nel XVI secolo nella Biblioteca vaticana che, accanto alla triade Michele-Gabriele-Raffaele, cita Uriele e i meno conosciuti Barachiele, Gaudiele e Sealtiele.

Tutti questi nomi si potevano leggere, ancora agli inizi del Settecento, sotto altrettanti arcangeli raffigurati in un quadro della chiesa romana di Santa Maria della Pietà in piazza Colonna. Quelle fonti attribuirebbero a Uriele un’importanza tale da inserirlo addirittura nella compagnia dei primi quattro spiriti che stanno sempre intorno al trono di Dio. Una preghiera del Talmud recitava infatti: «Nel nome del Signore, Dio d’Israele, sia Michele alla mia destra, Gabriele alla mia sinistra, dinanzi a me Uriele, dietro a me Raffaele, e sopra la mia testa la divina presenza di Dio». Il suo nome in ebraico deriva da hur (luce, fuoco) ed Elohim (Dio), a significare «luce di Dio» o «fuoco di Dio»: egli dunque sarebbe incaricato di portare all’umanità la conoscenza e la comprensione del Divino e perciò veniva anche definito angelo «della presenza» o «della salvezza».






L'Angelo custode  

Scritto da Silvia SCARANARI   

Altro che devozione infantile. Gli angeli custodi hanno un ruolo fondamentale per la nostra santificazione. Ma spesso è sottovalutato o censurato anche dai cattolici

«Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10). Non vi è attestazione più certa di questa: Gesù stesso afferma l’esistenza degli angeli custodi e ne spiega la natura di esseri spirituali, eternamente al cospetto di Dio ma anche deputati alla guida degli uomini.

Nella tradizione ecclesiale
La devozione all’angelo custode è sempre stata presente nella tradizione della Chiesa. Per me ha un’importanza particolare, giacché vivo nella parrocchia torinese dedicata agli angeli custodi. La breve preghiera all’angelo custode è una delle prime che mi ha insegnato mia madre e che a mia volta ho insegnato ai miei figli: una preghiera semplice, breve, che i bambini imparano a balbettare facilmente anche quando non sanno ancora parlare per davvero. È una preghiera importante, perché insegna ai piccoli una verità profonda, che per la loro giovane età non sono ancora capaci di comprendere razionalmente: Dio si occupa di ognuno di noi in modo individuale e ci dona una compagnia protettrice.
Per Dio non esiste l’umanità in astratto ma solo il singolo uomo concreto, che è straordinariamente importante ai suoi occhi: per questo lo affida alla cura e alla guida attenta di un angelo. L’uomo quindi non è mai solo, perché l’azione degli angeli lo accompagna durante l’intera vita. L’angelo custode è una difesa costante dalle insidie del demonio, ma anche un istruttore, un ispiratore di buone intenzioni e idee.


Suggeritore e protettore
Il fine dell’uomo è amare, lodare e servire Dio. Ma nella vita terrena sono tante le tentazioni che ci allontanano da questo scopo fondamentale, tanti i rischi di deviare verso fini solo umani.L’angelo svolge il compito di risvegliare in noi il desiderio dell’unione con l’amore infinito del Padre e ci accompagna durante l’ascesa spirituale. L’angelo custode protegge l’anima da pericoli interni ed esterni, la riprende e la richiama quando si allontana dalla giusta via, ci assiste nella preghiera, ispira buone idee alla nostra mente e ci sprona a compiere buone azioni.
Quando l’uomo pecca, l’angelo induce l’anima al pentimento per i propri errori e le proprie colpe, insinua in noi il senso di tristezza e di inquietudine per la perdita della grazia divina e favorisce il ravvedimento per permetterci di ottenere il perdono di Dio attraverso il sacramento della penitenza. Ma il ruolo dell’angelo non si ferma qui. La penitenza, l’offerta personale di qualche sacrificio, fortifica l’uomo di fronte alle tentazioni e lo rende più attento alle vere priorità della sua esistenza. Lo stesso Gesù ricorda che certe tentazioni si vincono solo con la preghiera e il digiuno (cfr. Mt 17,21). È quindi compito dell’angelo custode suggerirci il desiderio di compiere qualche “fioretto”, come si diceva un tempo, per renderci più attenti di fronte alle tentazioni quotidiane. Contro le manovre del demonio l’angelo custode intraprende continuamente un’azione di sorveglianza e difesa. Infatti, a causa della nostra debolezza, spesso non potremmo resistere da soli alle tentazioni e alle avversità che il demonio ci prepara per impedirci di raggiungere la salvezza eterna.
Già nella Lettera agli Ebrei gli angeli vengono indicati come coloro che sono «inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza» (Eb 1,14).

L’angelo e la preghiera
Ma l’uomo ha bisogno anche di vivere una profonda dimensione di unione al suo Creatore, e questo stato si può vivere prima di tutto con la preghiera.
Il nostro angelo custode ci aiuta nella preghiera, stimola in noi il desiderio di silenzio interiore, il bisogno di trovare qualche minuto nella frenetica vita quotidiana per rivolgere mente e cuore al Padre. L’angelo custode è vicino nel momento in cui ci poniamo alla presenza di Dio, quando lodiamo, ringraziamo e chiediamo l’aiuto di cui sentiamo un disperato bisogno. È vicino a noi, prega con noi e offre la nostra preghiera a Dio. L’angelo procura la pace interiore, la serenità, la vera gioia che nasce dalla grazia di Dio. Anche sant’Ignazio di Loyola nelle Regole per il discernimento degli spiriti afferma: «È proprio di Dio e di qualunque angelo buono infondere nell’anima una vera letizia spirituale mediante delle mozioni, togliendo ogni tristezza e turbamento introdotte dal demonio».

Nella Bibbia e nell’arte
L’insegnamento della Chiesa sull’esistenza degli angeli è costante nel tempo perché affonda le sue radici in tantissimi brani del Vecchio e del Nuovo Testamento. E di questa certezza sono espressione anche tante opere artistiche, da dipinti a poesie, da sculture a mosaici per duemila anni di storia cristiana. Solo in tempi molto recenti, un erroneo razionalismo e un esasperato scientismo hanno messo in discussione l’esistenza degli angeli e la loro natura di creature di Dio. Se una cosa non si vede non esiste, si dice: ciò di cui non posso dimostrare la natura è solo frutto della mia fantasia. È la logica perversa che riduce la ragione umana a puro strumento di conferma di realtà empiriche, che limita la potenzialità dell’intelletto a mezzo per ratificare quanto i sensi già provano. Allo stesso tempo si esaltano le passioni, le emozioni forti, e si procede secondo la logica del “secondo me”. E in base ai propri sentimenti si decide quel che è giusto e quel che è sbagliato.

Proprio in un’epoca di grande confusione sulla dignità dell’uomo, di grande incertezza sul ruolo della fede e sul suo rapporto con la ragione, c’è bisogno dell’aiuto forte dell’angelo custode, soprattutto nella sua funzione di consigliere attento. Tutti abbiamo bisogno di discernimento per cercare e conoscere la Verità. A questo proposito mi pare molto bella la preghiera prevista dalla Novena per la Festa degli Angeli Custodi (che cade il 2 ottobre) per il sesto giorno. Si recita infatti: «Angelo, mio custode, consigliere ineffabile che nei modi più vivi mi fai sempre conoscere la volontà di Dio e i mezzi più opportuni per realizzarla, ti saluto e ti ringrazio, insieme a tutto il coro delle Dominazioni elette da Dio a comunicare i suoi decreti e a darci la forza di dominare le nostre passioni. Ti prego di liberare la mia mente da tutti i dubbi importuni e da tutte le pericolose perplessità, affinché, libero da ogni timore, assecondi sempre i tuoi consigli, che sono consigli di pace, di giustizia e di santità».

L’angelo custode e i bambini
Nella tradizione della Chiesa l’angelo custode è sempre stato presente, raffigurato spesso accanto ai bambini. Questa iconografia non deve far pensare che sia una devozione solo infantile. Tanti santi hanno vissuto una profonda devozione verso il proprio angelo custode e l’hanno diffusa come instancabili apostoli presso i fedeli. L’uomo per raffigurare quel che non è umano deve pur sempre usare forme umane, e l’immagine dei piccoli serve ad evocare la purezza, la semplicità, la dolcezza, tutti elementi che costituiscono forme essenziali degli angeli. Gli artisti hanno dato loro forme umane perché gli angeli sono sempre vicini agli uomini: ma non sono umani, e quindi pittori e scultori hanno spesso aggiunto le ali per indicare la loro natura di esseri spirituali. Altre volte l’arte ha conferito loro l’aspetto di guerrieri forti e coraggiosi per indicarne la natura di combattenti contro il demonio e di difensori dell’uomo nel suo cammino terreno verso la vita eterna. O ancora vengono poste nelle loro mani palme, ramoscelli di ulivo, lampade accese, simboli che indicano il ruolo di pace e di illuminazione che ogni angelo custode svolge.

Uno splendido riassunto di tutta la riflessione teologica sugli angeli è contenuto nella preghiera conclusiva della Novena agli Angeli Custodi, che ognuno dovrebbe imparare e recitare ogni giorno: «Angelo benigno, mio custode e maestro, guida e difesa, sapiente consigliere ed amico fedele, a te sono stato raccomandato, per la bontà del Signore, dal giorno in cui nacqui all’ultima ora della mia vita. Ti ringrazio per l’amore che nutri per me, per l’essermi sempre e dovunque vicino come assistente e difensore. Angelo santo, insegnami, correggimi, proteggimi, custodiscimi e guidami per il diritto e sicuro cammino verso il Paradiso. Non permettere che faccia cose che offendano la tua santità e la tua purezza. Presenta i miei desideri al Signore, offrigli le mie preghiere, mostragli le mie miserie ottienimi la purificazione della mia anima per la sua infinita bontà e per la materna intercessione di Maria Santissima, tua Regina. Vigila quando dormo, sostienimi quando sono stanco, sorreggimi quando sto per cadere, alzami quando sono caduto, indicami la via quando sono smarrito, rincuorami quando mi perdo d’animo, illuminami quando non vedo, difendimi quando sono combattuto, sii mio scudo contro il demonio, specialmente nell’ultimo giorno della mia vita. Con la tua difesa e la tua guida, ottienimi di entrare nella tua radiosa dimora, dove per tutta l’eternità io possa esprimerti la mia gratitudine e glorificare insieme a Te il Signore e la Vergine Maria, tua e mia Regina. Amen».

Dossier: Gli Angeli buoni

IL TIMONE  N. 90 - ANNO X II - Febbraio 2010 - pag. 44 - 45. 
Esempi di casi reali: Angeli custodi in soccorso dei fedeli


● La Beata Giovanna della Croce (NOTA: Don Bosco fa riferimento a Santa Giovanna della Croce, al tempo in cui scriveva ancora non era stata dichiarata Santa), ancora fanciullina, fu degnata della visibile presenza dell’Angelo suo custode, che le fu Maestro durante tutta la sua infanzia.
Fatta poi grandicella guid ata sempre da tal Maestro abbracciò lo stato religioso, e divenuta, superiore del Monastero, amministrò maravi gliosamente ogni più difficile affare. Qualora poi insorgeva qualche inconveniente nella comunità l’Angelo suo custode era colui, che le suggeriva le maniere, onde correggere i difetti altrui; e in simil guisa divenne gran santa.
Dal suo Angelo riseppe pure il tempo della sua morte; quando appunto apparsole in un aspetto giocondissimo la condusse in sua compagnia al possesso dei beni celesti.

● Il 31 agosto 1844, all’occasione che una persona si doveva recar in una città per assestare alcuni suoi affari, le fu suggerito di raccomandarsi al suo santo Custode pel buon viaggio.
La qual cosa fece molto volontieri unitavi la gente di servizio, riponendo così tutta la causa dello viaggio nelle mani dell’Angelo Tutelare. Montati in vettura, dopo lungo tratto di strada, d’improvviso i cavalli tentano disordinato corso: vuolsi frenarli, ma essi non sentono più il morso, corrono sbrigliati, e mentre si mandano alte grida di spavento, la vettura urtando in un mucchio di ghiaja, sbalza e rinversa ruinosa quanti erano entro racchiusi.
Rotto intanto il piccolo sportello, correvano il più grave pericolo di rimaner tutti schiacciati. Nullameno i cavalli continuando a correre precipitosamente, non sperando più altro soccorso che quello dell’Angelo Custode, uno di essi gridò con quanto aveva di voce: “Angele Dei, custodi…. illumina“.
Bastò questo per salvar tutti. Subito si calmano gli smaniosi cavalli, ciascheduno subito si raccoglie nella persona alla meglio che può. Pieno di stupore, uno mira l’altro, e vede con grande
maraviglia che niuno aveva sofferto il menomo male.
Il che li fece unanimi rompere in queste voci: Viva Iddio e l’Angelo Custode che ci ha salvati.

● Santa Margarita da Cortona, dopo la maravigliosa sua conversione, ebbe frequenti colloquii col suo Angelo Custode, il quale le insegnò il modo di pregare, di evitare gl’inganni del demonio, staccar il suo cuore dal mondo e consecrarlo tutto al suo celeste sposo Gesù.
Ella pure dal canto suo studiava ogni modo per mostrarsi grata all’Angelo suo benefattore, guardandosi dalla più piccola ombra di mancamento, che disgustar lo potesse, offrendogli mattina e sera qualche ossequio, e specialmente recitando ogni giorno con gran fervore cento Pater noster.
Il demonio intanto fremeva di rabbia, e s’adoprava con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de’ suoi peccati, ora che Iddio non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per indurla alla diffidenza e disperazione.
Ma sempre il buon Angelo accorreva a rincorar Margarita, facendole vedere che queste erano tutte insidie del nemico infernale, indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in simil guisa visse e morì da santa.

● Un giovanetto avvicinandosi per grave infermità al fine de’ suoi giorni, si confessò, ma per rossore lasciò qualche colpa da confessare. La seguente notte il suo Angelo custode oltremodo dolente dello stato infelice in cui si trovava l’anima di lui, con una terribile visione gli fece conoscere, che se egli non confessava quel peccato, che aveva tacciuto in confessione, il paradiso non era più per lui, e se ne andrebbe eternamente perduto.
L’infermo ritornato in sè, confuso e compunto chiamò in fretta il confessore, e con effusione di lagrime gli dichiarò tutto quello che aveva tacciuto prima per vergogna, e ricevuto divotamente il SS. Viatico e l’estrema unzione, rendendo incessanti grazie al suo Angelo tutelare, morì placidamente tra segni apertissimi d’ eterna salvezza.

   L’angelo custode ha un corpo umano, fulgido e bellissimo, provvisto di ali e capelli biondi lunghi ed inanellati, poichè Dio gli concede d’assumere questo aspetto per essere riconoscibile agli umani. L’angelo ha un vestito aureo o azzuro e bianco. Ha il compito di seguirci per tutta la vita ed aiutarci a vincere le tentazioni per accompagnarci in Paradiso o lasciarci ed essere affidato ad altri in caso di dannazione. L’angelo custode di ciascun sacerdote lo vedo a sinistra e sta a sinistra perchè, essendo i sacerdoti ministri di Dio, vengono considerati superiori agli angeli come ministri, pur essendo come uomini, imperfetti o perfetti, inferiori.


Così la mistica italiana Natuzza Evolo era solita descrivere l’angelo custode che spesso le era vicino, pronto a confortarla nei momenti di bisogno e di maggiore difficoltà.
Ella aveva un rapporto speciale con questi spiriti celesti: nella sua biografia troviamo più volte riferimenti ad essi con relativi dialoghi, anche in situazioni giocose (la Evolo racconta di come ad una sua semplice battutta l’angelo abbia sorriso divertito), regalandoci degli estratti inediti raramente riscontrabili in altri scritti d’epoca cristiana.
Troviamo inoltre scritto che “l’angelo non rinnega mai il suo protetto, nemmeno quando è in stato di peccato, pure il più grave peccato. Piuttosto prega e cerca d’intercedere per lui presso Dio poichè, anche se affievolito e contaminato dalle colpe, nell’uomo esiste sempre il soffio divino”.
Quest’ultima affermazione desta particolare interesse essendo completamente in linea con le Sacre Scritture dove, nello specifico, l’Arcangelo Michele in una disputa con Satana non pronuncia giudizi contro di quest’ultimo, pur essendo il male assoluto.
Le descrizioni di Natuzza Evolo sono in verità molte di più ma, come possiamo ben immaginare, le testimonianze che nel corso dei secoli sono state donate all’umanità riguardo gli angeli custodi (e gli angeli in generale) da santi, teologi, visionari e persone comuni sono estremamente variegate, colme d’interessanti particolari ed in alcuni casi molto particolari, e proprio per questo vogliamo intraprendere un profondo viaggio nella storia per avere un quadro meglio definito di uno dei doni più grandi fatti da Dio all’uomo: l’angelo custode.

Ogni persona ha un angelo custode?

A questa domanda risponde uno dei dottori della Chiesa, S. Tommaso D’Aquino (1225-1274), confermandoci quanto la dottrina cristiana afferma: nel tortuoso percorso della vita ad ogni uomo viene assegnata una guida, un sostegno direttamente dal Creatore stesso. Trattasi dell’angelo custode.
Esso, stando sempre a quanto afferma S. Tommaso, sarebbe donato al bambino nel momento della nascita dato che dal concepimento sino al parto sarebbe direttamente sotto la protezione dell’angelo della madre.
Esiste qui tuttavia una divergenza di pensiero con altri teologi, secondo i quali sarebbe invece affidato sin dall’istante del concepimento.

Che caratteristiche ha l’angelo custode?

Abbiamo già accennato in parte alle caratteristiche dell’angelo custode citando Natuzza Evolo, sottolineando l’assoluta sottomissione agli ordini di Dio. Interessante sarà dunque citare testimonianze di alcuni santi e mistici per comprendere a fondo il modus operandi e l’essenza di questi spiriti celesti.
Padre Pio da Pietralcina, anche conosciuto come S.Pio, era solito dialogare con il proprio angelo con la stessa frequenza della Evolo, ricevendo allo stesso tempo gli angeli custodi delle persone a lui vicine per ricevere le preghiere e le suppliche di quest’ultime:


Un tizio disse a Padre Pio: – Io non posso venire sempre da voi. Il mio stipendio non mi permette spese per viaggi così lunghi – Padre Pio rispose: “E chi ti ha detto di venire qui? Non hai il tuo Angelo Custode? Gli dici cosa vuoi, lo mandi qua, ed avrai subito la risposta”.


Questo estratto ci spiega molto bene la funzione di messaggero (non a caso il termine “angelo” deriva dal greco ἄγγελος, “messaggero”), intercessore non solo presso Dio ma anche presso i Santi del cielo e della terra.
I “viaggiatori” celesti, sia a Padre Pio che a Natuzza Evolo, portavano non solo le richieste dei fedeli italiani, ma anche di quelli stranieri: traducevano quindi per i santi o suggerivano loro cosa dire. Nella teologia è difatti universalmente riconosciuto che gli angeli conoscono tutte le lingue del mondo passate e presenti.


L’Angelo Custode spiegava a padre Pio la lingua francese che Padre Pio non aveva studiato: «Levami, se è possibile, una curiosità. Chi ti ha insegnato il francese? Come mai, mentre prima non ti piaceva, ora ti piace» (Padre Agostino nella lettera del 20-04-1912).


Arrivano da tutto il mondo. Io non conosco le lingue straniere, non sono io che parlo. È l’angelo che mi suggerisce cosa dire. (Natuzza Evolo in un intervista)


La testimonianza di Don Giovanni Bosco (1815 -1888) ci riporta un aggiuntivo evento misterioso e collegabile – si crede – all’intervento del custode celeste.
Una sera del 1852 egli stava rientrando a casa sua abbastanza tardi e, mentre camminava sul corso Regina Margherita un individuo, imboscato dietro un albero, gli scaricò a bruciapelo due colpi di pistola.
Fortunatamente partì solo la capsula. Allora l’uomo si gettò su Don Bosco nel tentativo di ucciderlo ma, in quell’istante, un molosso di grosse dimensioni si lanciò sul dorso dell’aggressore. Il miserabile non ebbe che il tempo di fuggire mentre il Santo, rientrato dalla sua emozione, accarezzava con gratitudine quella bestia apparsa all’improvviso.


Don Bosco era spesso vittima d’attentati a causa di alcune inimicizie violente, tant’è che episodi di questo genere accaddero più volte: stranamente in tutte le occasioni il cane si precipitava per salvargli la vita, per poi scomparire nel nulla. Il fatto si ripetè per 32 anni: Don Bosco visibilmente invecchiava, il fido protettore mai (cosa insolita per un cane vivere 32 anni senza mostrare segni di cedimenti).
In questo racconto possiamo dunque sicuramente notare la funzione di soccorritore e protettore, tipica di molti angeli (basti pensare all’Arcangelo Michele).


Il “travestimento” utilizzato nell’episodio appena citato, ovvero le sembianze d’animale, venne riproposto anche nei casi di Anna Ebele (1917-1985) e di Marie Du Christ (1907-1973) rispettivamente nei panni di un passerotto e di un aquila, per poter assistere e proteggere da alcuni pericoli le mistiche (“[...] prendo questa forma alò fine di poter conversare con te senza attrarre l’attenzione“).
Come la teologia c’insegna queste manifestazioni sotto diverse spoglie non ci dovrebbero soprenderci, gli angeli – esattamente come Dio, la Madonna, Gesù e gli stessi demoni - per entrare in contatto con questo mondo e rendersi visibili devono assumere un corpo fittizio (animale o umano).
Non a caso troviamo anche alcune testimonianze  di “angeli bambini”: parliamo di Marina De Escobar (1554-1633), Teresa Musco (1943-1976, già citata nell’articolo sull’Arcangelo Gabriele) e di Camilla Zagnoni (1586-1662).

Gli angeli hanno un nome?

Nei secoli sono state avanzate infinite ipotesi sulla denominazione effettiva degli angeli, esclusi naturalmente i tre grandi Arcangeli citati nelle Sacre Scritture: in epoca paleocristiana era molto diffusa la venerazione a Geudiele, Uriele, Sealtiele e Barachiele (ampiamente descritti nell’articolo sugli Arcangeli dimenticati) poi caduta in disuso, altri riprendendo il libro di Enoch proponevano la venerazione di Metatron, Fanuele e Sandalphon (o Sandalfon) , diverse correnti del giudaismo e della letteratura rabbinica citavano Aniel, Kazfiel e così via.
Non mancano casi alquanto “strampalati” come quello di Benedetta Carlini (1590-1661), presunta stigmatizzata, la quale assicurava di frequentare degli angeli dai nomi sconosciuti e stravaganti: Splenditello, Tesauriello e Radicello.
Inutile sarebbe citare le numerosissime interpretazioni e proposte new age confusionare come quelle dei siti angelologia.it o oroscopi.com.
Ovviamente la Chiesa si è sempre dichiarata contraria a questo tipo di speculazioni sui nomi angelici che molto spesso scadono nell’occultismo, nella magia o nello gnosticismo.
In effetti non vi è una reale necessità di conoscere gli appellattivi – piú che nomi propri – degli angeli, considerando soprattutto il fatto che non ne possiedono uno come lo intendiamo noi ma gli viene attribuito a seconda della loro attività.
Doveroso dunque citare l’apparizione di alcuni Serafini (angeli appartenenti all’ordine piú alto, apparizione piú unica che rara) alla mistica Margherita da Cortona (1247-1297), ammonendo gli uomini a riguardo:


Noi siamo dell’ordine dei Serafini (…). Non cercare di conoscere i nostri nomi, poiché i nomi degli angeli sono raramente espressi sulla terra.


Di cosa parla l’angelo custode?

Naturalmente alle apparizioni fanno seguito discorsi, ammonizioni, lodi o preghiere.
Forse la citazione più rinomata è quella di Padre Pio, ove a seguito delle lamentele del Santo per i continui attacchi del demonio l’angelo risponde:


Ringrazia Gesú che ti tratta da eletto a seguire lui da vicino per l’erta del Calvario; io vedo, anima affidata alla mia cura da Gesú, con gioia e commozione del mio interno questa condotta di Gesú verso di te. Credi tu forse che sarei così contento, se non ti vedessi così abbattuto? Io che nella carità santa molto desidero il tuo vantaggio, godo sempre più nel vederti in codesto stato. Gesú permette questi assalti al demonio, perché la sua pietà ti rende a sé caro e vuole che tu lo rassomigli nelle angosce del deserto, dell’orto e della croce.

Tu difenditi, allontana sempre e disprezza le maligne insinuazioni e dove le tue forze non potranno arrivare non ti affliggere, diletto del mio cuore, io sono vicino a te.


Il forte sostenimento delle parole angeliche dimostra ancora una volta il grande attaccamento del custode al suo protetto, senza scendere in giudizi o ammonimenti troppo sconsiderati.
Interessante ammonimento venne anche dall’Arcangelo Raffaele contro i falsi profeti, quotato ampiamente nel nostro articolo su di esso (link): l’esortazione ferma e decisa dona al messaggero celeste un’aura di maestosità.
Altra testimonianza la abbiamo risalente al XV secolo, a seguito di una apparizione ad una fanciulla di Narni:


   Bambina mia, disse l’angelo, questa grande gioia (il Paradiso) non ti sarà data  a meno che  tu ami veramente e con tutto il cuore il nostro Padre del cielo. Tutte le creature cantano la sua gloria, e quello che dicono gli uccelli, quello che si può leggere sui fiori, è:  Amate Dio, poiché egli ha tratto dal nulla tutte le cose per ottenere il vostro amore.


Emerge un forte invito alla preghiera, alla contemplazione ed a spingersi di più verso Dio.
Non sono inoltre rare le occasioni in cui l’angelo custode s’impegna per istruire il protetto riguardo la teologia, la spiritualità e la storia: sono questi i casi di Maria Valtorta e l’angelo Azaria (il quale donerà numerosi dettati ancora oggi accessibili) e Gonzalez Puig, suora missionaria del XIX secolo spesso visitata dai propri spiriti protettori per essere istruita “riguardo al modo con cui dovevo condurmi nel cammino della virtù“.


[Modificato da Caterina63 01/01/2018 15:51]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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