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Ultimo Aggiornamento: 23/04/2012 21:49
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30/10/2009 18:25
 
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Il fiorire della presenza cristiana tra le strade di Taipei

In missione fino all'ultimo ponte



di Monica Mondo

Taiwan, isola di pirati, la Formosa, cioè lussureggiante. Ultima frontiera, oppure ultimo ponte, se il desiderio è un incontro con le persone e la storia della vicina Cina. "L'ultimo ponte" è anche il titolo - che rimanda a una canzone di Claudio Chieffo - di un dvd presentato quest'anno al Meeting di Rimini, ora in vendita on line. Ed era anche il nome dello stand riminese della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, presente dal 2001 a Taipei.

Monsignor Massimo Camisasca, fondatore e superiore generale della Fraternità, ha raccolto integralmente un invito lontano di Giovanni Paolo ii:  "Andate in tutto il mondo". Tutto; anche alle frontiere della Cina in una diocesi nata soltanto nel 1952, in una parrocchia, dedicata a san Francesco Saverio - un nome che è scelta e destino - che s'affaccia con un portone rosso sul mercato più caotico e colorato della città. Lì vivono e svolgono la loro missione don Paolo Cumin, don Paolo Costa e don Emmanuele Silanos - don Lele - dallo scorso agosto nominato nuovo parroco, poiché a don Paolo Costa, il primo dei missionari arrivato a Taipei, è stata affidata la parrocchia di San Paolo a Xinzhuang, un quartiere poco distante. I tre sacerdoti continuano a insegnare all'Università cattolica Fu Jen, dove hanno iniziato il loro ministero.

Oggi insegnano anche ai bambini dei vicoli intorno - tra un compito scolastico e una merenda - che la Madonna è una brava mamma e come si fa il segno della croce. Il cancello rosso invita a una sbirciatina e le famiglie hanno cominciato a fidarsi di quegli strani Sheng Fu, quei preti che vengono da un paese lontano. Ma sanno cantare, giocare, parlano abbastanza bene la loro lingua e perfino qualche parola di dialetto.

E la parrocchia di San Francesco Saverio poi è l'unica in tutta la diocesi con un organo! Vale la pena dare un'occhiata, magari provarsi nel coro, certi linguaggi sono per tutti. E infatti don Paolo insegna i brani polifonici di Pierluigi da Palestrina, i canti popolari della tradizione cristiana. Una delle tante contraddizioni di Taipei:  colori e odori che si mescolano, brillanti o stinti, deliziosi o asfissianti, i grattacieli e le baracche dove all'alba si sgozzano gli animali per i tanti mercatini abusivi. La chiesa con l'organo e a pochi metri il tempio che raduna centinaia di uomini e donne che pregano la divinità di turno, cui offrono cibo, fiori, soldi di plastica, lacrime e gioie. Le nostre stesse domande, di speranza e significato. Torna a mente san Paolo all'Areopago di Atene:  "Quello che voi adorate senza conoscere, io ve l'annunzio".

E questo annuncio ha portato in dono l'amicizia di Vincenzo, Monica, Steve e Naomi. Nomi da battezzati - ventotto battesimi in soli tre anni. Inutile dire che non c'è convenienza e non è facile, in una cultura dove ogni strappo alla tradizione è un tradimento, un'offesa. Questi ragazzi si incontrano abitualmente per la Scuola di comunità - cioè la catechesi, secondo il carisma di don Luigi Giussani - per cucinare gli spaghetti e ascoltare le lezioni di musica di don Lele, che all'università insegna italiano attraverso la musica leggera:  Mina, Battisti. C'è Youtube che avvicina. Thien Ju Than, questa la scritta sul cancello rosso della parrocchia. Casa del Signore del Cielo. Ora casa degli uomini.

Don Emmanuele Silanos sta preparandosi per la consegna della parrocchia da parte del suo amico e confratello don Paolo Costa. Una celebrazione lunga e bella, occasione per il battesimo di cinque bambini e di due adulti e di una cresima. Un evento, insomma, per una comunità che conta mediamente una settantina di fedeli. Ci si sente in colpa anche a rubargli pochi minuti al telefono. "Se guardiamo ai numeri, sono davvero bassi, ma in questo Paese i cattolici teoricamente rappresentano l'uno per cento della popolazione" - spiega. "La Chiesa a Taiwan è nata 150 anni fa. E quest'anno abbiamo festeggiato il centocinquantesimo anniversario dall'arrivo del primo missionario cattolico, un domenicano spagnolo sbarcato nel sud dell'isola". Racconta che "i primi religiosi s'indirizzavano all'interno, sulle montagne, dove vivevano gli aborigeni, considerati inferiori dagli abitanti delle coste, soprattutto cinesi e hacca. E, infatti, la maggior parte dei cattolici e dei protestanti sono aborigeni".

Don Lele fa riferimento a Mei Xiang, Monica, una delle testimonianze più stupefacenti del video L'ultimo ponte. Lei è aborigena? Una donna manager, bella, bionda, tratti delicati... Una donna di tradizione thaoista, che andava al tempio abitualmente, che ora si commuove a pensare che Dio ha rinunciato alla sua "dignità", si è fatto come noi, ci è venuto e ci viene tutti i giorni a trovare.

"Siamo in pochi, ma la gente ci guarda con simpatia sincera. Sa che i preti sono brave persone, ma la religione per questo popolo è un fatto legato alla cultura, impregnata degli insegnamenti di Confucio. È come se nel sangue di ciascuno fossero scritti i suoi moniti:  "Non cambiare le tradizioni dei tuoi avi, rispetta i tuoi genitori e i tuoi antenati, i loro riti". Ecco perché è difficilissimo che qualcuno metta in discussione se stesso e ciò che gli è stato tramandato. Devono fare così e basta". L'esatto contrario di ciò che c'insegna la Chiesa:  il valore della fede va verificato sempre ogni giorno, dall'esperienza, dalle domande personali. Per non ridurla a formalismo, a mero rito. "La religione dunque, l'andare al tempio e fare il bai bai, cioè le suppliche agli antenati e agli dei, è ridotta a pura superstizione.

Un dialogo con chiunque, anche i ragazzi, in questo campo, è assolutamente sterile, nella maggior parte dei casi. Ma quando capita che uno di loro si converta, che chieda di essere battezzato, allora è un miracolo, un segno che il Signore ci dà per rafforzare la nostra fede e il nostro amore per questo popolo". I ragazzi convertiti vengono quasi tutti dall'università dove studiano l'italiano. È più facile capire e far capire. Ma perché studiano la nostra lingua? "Alcuni, ben pochi, perché sono interessati all'arte, altri alla moda, alcuni allo sport, ma soprattutto studiano l'italiano perché non sono riusciti a entrare nella facoltà in cui volevano iscriversi. Questo è il frutto del sistema scolastico taiwanese:  tutti devono poter andare all'università, ma solo i più bravi possono scegliersi la facoltà. Gli altri vengono distribuiti nelle facoltà rimanenti. Ecco perché il livello dei nostri studenti è mediamente molto basso".

Colpisce anche la lettera di una ragazza taiwanese, taoista - mi pare si chiami Du Kan Qian - che, ora a Perugia, racconta l'incontro con questa comunità cristiana:  "La cosa più importante è che loro sono diventati nostri amici, che con loro mi sono sentita a casa mia, che ci accompagnano a crescere, nei giorni felici e in quelli tristi. Attraverso di loro ho imparato una gioia semplice, ma che riesce a influenzare gli altri. Anche se non sono battezzata, ho forse capito qual è l'insegnamento di Gesù, la capacità di amare". Fare compagnia, gratuitamente. È questo il metodo? "Don Paolo - spiega don Emmanuele - ha preparato con gli studenti molte mostre e corsi in università sull'arte e la Bibbia, l'arte e il Vangelo. C'è la musica.

C'è la caritativa, cioè invitiamo il sabato pomeriggio i nostri studenti nella parrocchia a fare lezione d'inglese a bambini del vicinato. Nessuno dei bambini è cattolico, per cui è un'occasione grande per incontrare ed educare sia i piccoli che i grandi. Educarli alla carità, allo studio, al gioco consegnando al Signore il desiderio che attraverso quei semplici gesti possano fare esperienza della Sua Presenza tra noi".



(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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