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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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IMMIGRAZIONE: rieduchiamoci!!!

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2009 08:19
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Sesso: Femminile
06/01/2009 09:04
 
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Fratello marocchino-immigrante-extracomunitario
  

Perdonami se ti chiamo così, anche se col Marocco non hai nulla da spartire.

Ma tu sai che qui da noi, verniciandolo di disprezzo, dia­mo il nome di marocchino a tutti gli infelici come te, che van­no in giro per le strade, coperti di stuoie e di tappeti, lanciando ogni tanto quel grido, non si sa bene se di richiamo o di sof­ferenza, anche se magari oggi non giri più con i tappeti ma con i cd di musica sapendo che i nostri giovani, anch'essi incorsi nelle varie crisi economiche, cercano te per risparmiare qualche soldo da spendere nel superfluo.

La gente non conosce nulla della tua terra. Poco le importa se sei della Somalia o dell’Eritrea, dell’Etiopia o di Capo Verde. A che serve? Per il teatro delle sue marionette ha già ritagliato una maschera su misura per te. Con tanto di nome: marocchino-immigrante-extracomunitario. E con tutti i colori del palcoscenico tragico della vita. Un berretto variopinto sul volto di spugna. I pendagli di cento bretelle cadenti dal braccio. L’immancabile coperta orientale sulla spalla ricurva. E quel grido di dolore soffocato dalla paura, della non speranza che ti impedisce di vedere un futuro migliore per te e i tuoi cari.

Il mondo ti è indifferente. Ma forse non ne ha colpa. Perché se, passandoti accanto, ti vede dormire sul marciapiede, e convinto che lì, sulle stuoie invendute, giaccia riversa solo la tua maschera. Come quella di Arlecchino o di Stenterello, dopo lo spettacolo. Ma non la tua persona. Quella è altrove. Forse è volata via su uno dei tanti tappeti che nessuno ha voluto comprare da te, nonostante l’implorante sussurro.

Dimmi, marocchino. Ma sotto quella pelle scura hai un’anima pure tu? Quando rannicchiato nella tua macchina con­sumi un pasto veloce, qualche volta versi anche tu lacrime amare nella scodella? Conti anche tu i soldi la sera come facevano un tempo i nostri emigranti? E a fine mese mandi a casa pure tu i poveri risparmi, immaginandoti la gioia di chi li riceverà? E' viva tua madre? La sera dice anche lei le orazioni per il figlio lontano e invoca Allah, guardando i minareti del villaggio addormentato? Scrivi anche tu lettere d’amore? Dici anche tu alla tua donna che sei stanco, ma che un giorno tornerai e le costruirai un tukul tutto per lei, ai margini del deserto o a ridosso della brughiera?

Mio caro fratello emigrante, perdonaci. Anche a nome di tutti gli emi­grati come te, che sono penetrati in Italia, con le astuzie della disperazione, e ora sopravvivono adattandosi ai lavori più umili. Sfruttati, sottopagati, ricattati, sono costretti al silenzio sotto la minaccia continua di improvvise denunce, che farebbero immediatamente scattare il «foglio di via» obbligatorio. Purtroppo non tutto dipende da noi, anche tu devi aiutarci a diventare migliori: non associarti con gli spacciatori di droga; non pretendere il guadagno facile questi tempi sono difficili anche per i nostri giovani che a stento trovano un lavoro, anche i nostri giovani diventano emigranti nella nostra stessa Nazione costretti a lasciare la propria casa e famiglia per cercare in altre città della Penisola, un posto migliore, un guadagno fisso e sicuro: piuttosto AIUTIAMOCI!

Perdonaci, fratello marocchino, se, pur appartenendo a un popolo che ha sperimentato l’amarezza dell’emigrazione, non abbiamo usato misericordia verso di te. Anzi ripetiamo su di te, con le rivalse di una squallida nemesi storica, le violen­ze che hanno umiliato e offeso i nostri padri in terra straniera. Per certi versi la tua situazione è molto più vantaggiosa di quanto hanno vissuto i nostri genitori emigranti nei primi del '900, oggi c'è l'Europa unita, le frontiere sono venute meno, non hai motivo per entrare "clandestino", ci vuole solo molta pazienza e fiducia, affidati ai Centri predisposti dalle tante Caritas sparsi sul territorio, bussa nelle Parrocchie che incontri sulla tua strada, chiedi negli uffici postali le carte necessarie per ottenere un permesso di soggiorno, aiutaci anche tu a vivere nella legalità.

Perdonaci, se non siamo in grado di tutelare i tuoi più elementari diritti.
Perdonaci, fratello marocchino-extracomunitario, se noi cristiani non ti dia­mo neppure l’ospitalità della soglia. Se nei giorni di festa, non ti abbiamo cercato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti abbiamo lasciato sulla piazza, deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della tua miseria.
Cerca di comprendere anche la nostra situazione, cerca di capire che la gente ti teme, si, ti teme ed ha paura di ospitarti in casa, ha paura di accoglierti per qualche giorno e questo non è solo per colpa delle tante notizie che lasciano filtrare dai telegiornali nelle quali la tua figura è spesso associata alla criminalità di casa nostra, non c'è forse del vero in tutto questo? Per colpa di pochi clandestini che si macchiano di gravi delitti, anche tu ne paghi le conseguenze e la nostra gente, una volta ospitale che apriva la propria casa all'indigente, oggi non si fida più, non ti difende più, è diventata indifferente a causa delle tante ingiustizie che ha subito: perdonaci per questa mancanza di fiducia, anzi, aiutaci a servirti, aiutaci a ritrovare la fiducia in te!


Perdonaci se non ti abbiamo mai fermato per chiederti come stai.
Se leggi fedelmente il Corano. Se osservi scrupolosamente le norme di Maometto e non le interpretazioni al Corano che incitano all'odio e alla guerra santa. Se hai bisogno di un luogo, fosse anche una chiesetta, dove poter riassaporare, con i tuoi fratelli di fede e di sventura, i silenzi misteriosi della tua moschea. Ma in tutto questo, tu, saresti disposto a tollerare la nostra Tradizione Cristiana? Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri.

Perdonaci, fratello marocchino. Un giorno, quando nel cie­lo incontreremo il nostro Dio, questo infaticabile viandante sulle strade, abitante della terra nel suo tempo, incarnato nel seno della Vergine Maria che la tua religione venera, e che si chiama Gesù Cristo, ci accorgeremo con sorpresa che… ognuno di noi, anche TU, ogni Persona, siamo fatti a Sua Immagine.


[SM=g1740750] [SM=g1740720] [SM=g7182]



 

                                                        

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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