A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Preghiamo per i SACERDOTI e per le Vocazioni e Messaggi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2011 18:40
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07/01/2009 09:24
 
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Quando si parla di vocazione tra i giovani, è come se si parlasse
di una maledizione e la prima reazione è l'indifferenza:
"Tanto io non mi faccio prete!"
Dimenticando che "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi!"



http://img374.imageshack.us/img374/9892/dovevadosn1.gif

Essere cristiani è anche parlare di Cristo ai nostri figli:
la vocazione sacerdotale o religiosa maschile e femminile molto
spesso nasce in famiglia, ed è la chiamata più bella.
C'è una nostra responsabilità anche in questo: perché mentre
parliamo ai nostri figli del futuro, delle possibili attività
che potranno fare da grandi, non mettiamo anche l'eventualità che Cristo
li chiami a fare un servizio di Presbiterato, o all'ordine religioso o
claustrale?

Forse anche noi sotto sotto pensiamo che è meglio
che diventino "qualcuno", che si facciano una posizione, che
intraprendano una attività e guadagnino possibilmente tanti soldi?
Forse anche a noi piace trovare pronto quello che ci serve
(i sacramenti, le liturgie, un prete che ci confessi, ecc.)
e non ci poniamo il problema "E se Cristo chiamasse anche noi
o i nostri fili?"

La vocazione è una cosa stupenda, e scoprirla
è ancora più meraviglioso.

Non è un fulmine, ma una cosa ponderato
che si scopre piano piano. Per questo c'è bisogno assoluto di parlarne
in famiglia, ma soprattutto di intraprendere un cammino di preghiera,
di meditazione, di impegno per capire a cosa siamo chiamati.
E chi l'ha detto che vocazione=farsi preti o suore? Forse che non è
vocazione anche il matrimonio, o diventare medici, o diventare
avvocati?

Vocazione è chiamata, e la cosa più bella che ci
possa accadere è capire a quale vocazione il Signore ci chiama,
ed abbandonarci alla sua volontà, qualunque essa sia.
Coraggio giovani, coraggio genitori, coraggio adulti:
il Signore chiama e dove chiama il Signore tutto è
meraviglia e stupore perché Lui è AMORE.

 
Un giorno il vescovo decise di ritirare un vice parroco perchè gli serviva altrove, tutta la comunità si oppose decisamente....Gli scrissero anche attraverso una raccolta di firme....Il vescovo si recò nella parrocchia e dopo un dialogo disse: < Volete il vostro parroco? Ebbene datemi i vostri figli....affinchè Dio ne faccia dei santi sacerdoti, ed io possa usufruire di "operai" per la vigna del Signore.....>
 

1Samuele 3,10 "Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta»."

Matteo 9,9 "Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì."

Marco 10,21 "Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi»."

Atti 12,8 "E l'angelo a lui: «Mettiti la cintura e legati i sandali». E così fece. L'angelo disse: «Avvolgiti il mantello, e seguimi!»."

Santa Teresina: "La mia vocazione è l'Amore! NEL CUORE DELLA CHIESA, MIA MADRE, SARO' L'AMORE"

http://img374.imageshack.us/img374/9892/dovevadosn1.gif









"Non dimenticatevi neanche per un momento che nell'inferno vi sono molti predicatori che ebbero maggiori doti di voi nel predicare, e che con le loro prediche ottennero più frutto di quanto voi fate, e per di più essi furono lo strumento affinché molti lasciassero di peccare. Ma quello che più fa meraviglia è che furono loro la causa strumentale grazie alla quale molti sono andati alla gloria, mentre loro stessi, i miseri, sono andati all'inferno, avendo attribuito a sé quello che era di Dio, gettandosi in mezzo al mondo, rallegrandosi di venire lodati da esso, crescendo in una vana opinione di sé e in una grande superbia, e per tale motivo si sono perduti".
S. Francesco Saverio

Un ottimo sito per trovare conforto e sostegno, cliccate qui:

http://www.haerentanimo.net/



Ogni sacerdote, senta in se stesso l’urgenza di essere realmente operatore di giustizia e di solidarietà in mezzo agli uomini: dinanzi a loro, il sacerdote è chiamato a testimoniare Cristo stesso. Nutriti della Parola di vita, i sacerdoti non possono rimanere ai margini della lotta per la difesa e la proclamazione della dignità della persona umana e dei suoi universali ed inalienabili diritti. Ha scritto Benedetto XVI a questo riguardo: «Proprio in forza del Mistero che celebriamo, occorre denunciare le circostanze che sono in contrasto con la dignità dell’uomo, per il quale Cristo ha versato il suo sangue, affermando così l’alto valore di ogni singola persona» ( Sacramentim Caritatis, n. 89).

Scopriremo il vero senso dell’amoris officium, di quella carità pastorale di cui ci parla Sant’Agostino (In Iohannis Evangelium Tractatus 123, 5: CCL 36, 678): la Chiesa come Sposa di Cristo, vuole essere amata dal sacerdote in modo totale ed esclusivo con cui Cristo stesso, Capo e Sposo l’ha amata. Comprenderemo la motivazione teologica della legge ecclesiastica sul celibato nella Chiesa Latina e del suo legame di convenienza profondissima con l’Ordinazione sacra: come dono inestimabile di Dio, come singolare partecipazione alla paternità di Dio e alla fecondità della Chiesa, come formidabile energia missionaria, come amore più grande, come testimonianza al mondo del Regno escatologico. Il celibato, accolto con libera ed amorosa decisione, diviene dono di sé in e con Cristo alla sua Chiesa ed esprime il servizio del sacerdote alla Chiesa in e con il Signore (cfr. Conc. Ecum Vat. II, Decr. Presbyterorum ordinis, n. 16; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Pastores dabo vobis, n. 29).

Lettera della Congregazione per il Clero
in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Santificazione Sacerdotale
Cláudio Card. Hummes, Prefetto
Mauro Piacenza, Segretario
Solennità del Sacro Cuore di Gesù
15 giugno 2007





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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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13/02/2009 13:15
 
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PREGHIERA PER LE VOCAZIONI


O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani
numerose e sante vocazioni al sacerdozio,
che mantengano viva la fede
e custodiscano la grata memoria del tuo Figlio Gesù
mediante la predicazione della sua parola
e l'amministrazione dei Sacramenti,
con i quali tu rinnovi continuamente i tuoi fedeli.

Donaci santi ministri del tuo altare,
che siano attenti e fervorosi custodi dell'Eucaristia,
sacramento del dono supremo di Cristo
per la redenzione del mondo.

Chiama ministri della tua misericordia,
che, mediante il sacramento della Riconciliazione,
diffondano la gioia del tuo perdono.

Fa', o Padre, che la Chiesa accolga con gioia
le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio tuo
e, docile ai suoi insegnamenti,
si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale
e alla vita consacrata.

Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi,
i consacrati e tutti i battezzati in Cristo,
affinché adempiano fedelmente la loro missione
al servizio del Vangelo.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!

Dal Vaticano, 5 Marzo 2006

BENEDICTUS PP. XVI

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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
PER LA XLIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI


7 MAGGIO 2006 - IV DOMENICA DI PASQUA

Venerati Fratelli nell'Episcopato,

Cari fratelli e sorelle!

La celebrazione della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni mi offre l'occasione per invitare tutto il Popolo di Dio a riflettere sul tema della Vocazione nel mistero della Chiesa. Scrive l’apostolo Paolo: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo ... In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo" (Ef 1,3-5). Prima della creazione del mondo, prima della nostra venuta all'esistenza, il Padre celeste ci ha scelti personalmente, per chiamarci ad entrare in relazione filiale con Lui, mediante Gesù, Verbo incarnato, sotto la guida dello Spirito Santo. Morendo per noi, Gesù ci ha introdotti nel mistero dell'amore del Padre, amore che totalmente lo avvolge e che Egli offre a tutti noi. In questo modo, uniti a Gesù, che è il Capo, noi formiamo un solo corpo, la Chiesa.


Il peso di due millenni di storia rende difficile percepire la novità del mistero affascinante dell'adozione divina, che è al centro dell'insegnamento di san Paolo. Il Padre, ricorda l’Apostolo, “ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà ..., il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Ef 1,9-10). Ed aggiunge, non senza entusiasmo: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,28-29). La prospettiva è davvero affascinante: siamo chiamati a vivere da fratelli e sorelle di Gesù, a sentirci figli e figlie del medesimo Padre. E’ un dono che capovolge ogni idea e progetto esclusivamente umani. La confessione della vera fede spalanca le menti e i cuori all'inesauribile mistero di Dio, che permea l’esistenza umana. Che dire allora della tentazione, molto forte ai nostri giorni, di sentirci autosufficienti fino a chiuderci al misterioso piano di Dio nei nostri confronti? L’amore del Padre, che si rivela nella persona di Cristo, ci interpella.


Per rispondere alla chiamata di Dio e mettersi in cammino, non è necessario essere già perfetti. Sappiamo che la consapevolezza del proprio peccato ha permesso al figliol prodigo di intraprendere la via del ritorno e di sperimentare così la gioia della riconciliazione con il Padre. Le fragilità e i limiti umani non rappresentano un ostacolo, a condizione che contribuiscano a renderci sempre più consapevoli del fatto che abbiamo bisogno della grazia redentrice di Cristo. E’ questa l’esperienza di san Paolo che confidava: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor 12,9). Nel mistero della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, il potere divino dell'amore cambia il cuore dell'uomo, rendendolo capace di comunicare l'amore di Dio ai fratelli. Nel corso dei secoli tanti uomini e donne, trasformati dall’amore divino, hanno consacrato le proprie esistenze alla causa del Regno. Già sulle rive del mare di Galilea, molti si sono lasciati conquistare da Gesù: erano alla ricerca della guarigione del corpo o dello spirito e sono stati toccati dalla potenza della sua grazia. Altri sono stati scelti personalmente da Lui e sono diventati suoi apostoli.
 
Troviamo pure persone, come Maria Maddalena e altre donne, che lo hanno seguito di propria iniziativa, semplicemente per amore, ma, al pari del discepolo Giovanni, hanno occupato esse pure un posto speciale nel suo cuore. Questi uomini e queste donne, che hanno conosciuto attraverso Cristo il mistero dell'amore del Padre, rappresentano la molteplicità delle vocazioni da sempre presenti nella Chiesa. Modello di chi è chiamato a testimoniare in maniera particolare l’amore di Dio è Maria, la Madre di Gesù, direttamente associata, nel suo pellegrinaggio di fede, al mistero dell'Incarnazione e della Redenzione.


In Cristo, Capo della Chiesa, che è il suo Corpo, tutti i cristiani formano “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui” (1 Pt 2,9). La Chiesa è santa, anche se i suoi membri hanno bisogno di essere purificati, per far sì che la santità, dono di Dio, possa in loro risplendere fino al suo pieno fulgore. Il Concilio Vaticano II mette in luce l'universale chiamata alla santità, affermando che “i seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi” (Lumen gentium, 40). Nel quadro di questa chiamata universale, Cristo, Sommo Sacerdote, nella sua sollecitudine per la Chiesa chiama poi, in ogni generazione, persone che si prendano cura del suo popolo; in particolare, chiama al ministero sacerdotale uomini che esercitino una funzione paterna, la cui sorgente è nella paternità stessa di Dio (cfr Ef 3,15).

La missione del sacerdote nella Chiesa è insostituibile. Pertanto, anche se in alcune regioni si registra scarsità di clero, non deve mai venir meno la certezza che Cristo continua a suscitare uomini, i quali, come gli Apostoli, abbandonata ogni altra occupazione, si dedicano totalmente alla celebrazione dei sacri misteri, alla predicazione del Vangelo e al ministero pastorale. Nell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II ha scritto in proposito: “La relazione del sacerdote con Gesù Cristo e, in Lui, con la sua Chiesa si situa nell'essere stesso del sacerdote, in forza della sua consacrazione-unzione sacramentale, e nel suo agire, ossia nella sua missione o ministero. In particolare, «il sacerdote ministro è servitore di Cristo presente nella Chiesa mistero, comunione e missione. Per il fatto di partecipare all’“unzione” e alla “missione” di Cristo, egli può prolungare nella Chiesa la sua preghiera, la sua parola, il suo sacrificio, la sua azione salvifica. E’ dunque servitore della Chiesa mistero perché attua i segni ecclesiali e sacramentali della presenza di Cristo risorto»” (n. 16).


Un’altra vocazione speciale, che occupa un posto d'onore nella Chiesa, è la chiamata alla vita consacrata. Sull'esempio di Maria di Betania, che “sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (Lc 10,39), molti uomini e donne si consacrano ad una sequela totale ed esclusiva di Cristo. Essi, pur svolgendo diversi servizi nel campo della formazione umana e della cura dei poveri, nell'insegnamento o nell’assistenza dei malati, non considerano queste attività come lo scopo principale della loro vita, poiché, come ben sottolinea il Codice di Diritto Canonico, “primo e particolare dovere di tutti i religiosi deve essere la contemplazione delle verità divine e la costante unione con Dio nell'orazione” (can. 663, § 1). E nell'Esortazione apostolica Vita consecrata Giovanni Paolo II annotava: “Nella tradizione della Chiesa la professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale in quanto, per suo mezzo, l'intima unione con Cristo, già inaugurata col Battesimo, si sviluppa nel dono di una conformazione più compiutamente espressa e realizzata, attraverso la professione dei consigli evangelici” (n. 30).


Memori della raccomandazione di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,37), avvertiamo vivamente il bisogno di pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Non sorprende che, laddove si prega con fervore, fioriscano le vocazioni. La santità della Chiesa dipende essenzialmente dall'unione con Cristo e dall'apertura al mistero della grazia che opera nel cuore dei credenti. Per questo vorrei invitare tutti i fedeli a coltivare un’intima relazione con Cristo, Maestro e Pastore del suo popolo, imitando Maria, che custodiva nell’animo i divini misteri e li meditava assiduamente (cfr Lc 2,19). Insieme con Lei, che occupa un posto centrale nel mistero della Chiesa, preghiamo:

(la preghiera è stata postata sopra)

Dal Vaticano, 5 Marzo 2006

BENEDICTUS PP. XVI

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XLVIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI, 10.02.2011

Il 15 maggio 2011, IV Domenica di Pasqua, si celebra la 48ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale".
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia per l’occasione ai Vescovi, ai sacerdoti ed ai fedeli di tutto il mondo:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

La XLVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 15 maggio 2011, quarta Domenica di Pasqua, ci invita a riflettere sul tema- Proporre le vocazioni nella Chiesa locale. Settant'anni fa, il Venerabile Pio XII istituì la Pontifìcia Opera per le Vocazioni Sacerdotali. In seguito, opere simili sono state fondate dai Vescovi in molte diocesi, animate da sacerdoti e da laici, in risposta all'invito del Buon Pastore, il quale, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore, e disse- La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe! (Mt 9,36-38).

L'arte di promuovere e di curare le vocazioni trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa con amore e premura. Oggetto particolare della nostra attenzione è il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,9).

Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro- prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un'ascesa inferiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre.

Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un'insistente preghiera che si eleva al Padrone della messe sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali.

Il Signore, all'inizio della sua vita pubblica, ha chiamato alcuni pescatori, intenti a lavorare sulle rive del lago di Galilea- Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini (Mt 4,19). Ha mostrato loro la sua missione messianica con numerosi segni che indicavano il suo amore per gli uomini e il dono della misericordia del Padre; li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza; infine, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre (Gv 13,1), ha affidato loro il memoriale della sua morte e risurrezione, e prima di essere elevato al Cielo li ha inviati in tutto il mondo con il comando- Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19).

È una proposta, impegnativa ed esaltante, quella che Gesù fa a coloro a cui dice Seguimi!- li invita ad entrare nella sua amicizia, ad ascoltare da vicino la sua Parola e a vivere con Lui; insegna loro la dedizione totale a Dio e alla diffusione del suo Regno secondo la legge del Vangelo- Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24); li invita ad uscire dalla loro volontà chiusa, dalla loro idea di autorealizzazione, per immergersi in un'altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa; fa vivere loro una fraternità, che nasce da questa disponibilità totale a Dio (cfr Mt 12,49-50), e che diventa il tratto distintivo della comunità di Gesù- Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). Anche oggi, la sequela di Cristo è impegnativa; vuol dire imparare a tenere lo sguardo su Gesù, a conoscerlo intimamente, ad ascoltarlo nella Parola e a incontrarlo nei Sacramenti; vuol dire imparare a conformare la propria volontà alla Sua. Si tratta di una vera e propria scuola di formazione per quanti si preparano al ministero sacerdotale ed alla vita consacrata, sotto la guida delle competenti autorità ecclesiali.

Il Signore non manca di chiamare, in tutte le stagioni della vita, a condividere la sua missione e a servire la Chiesa nel ministero ordinato e nella vita consacrata, e la Chiesa è chiamata a custodire questo dono, a stimarlo e ad amarlo- essa è responsabile della nascita e della maturazione delle vocazioni sacerdotali (GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 41).

Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da altre voci e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l'impegno di promuovere le vocazioni.

È importante incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell'intera comunità nel dire il loro sì a Dio e alla Chiesa. Io stesso li incoraggio come ho fatto con coloro che si sono decisi ad entrare in Seminario e ai quali ho scritto- Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell'epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione- del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità (
Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010).

Occorre che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo, soprattutto i ragazzi, le ragazze e i giovani - come Gesù fece con i discepoli - a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore, coltivata nella preghiera personale e liturgica; ad imparare l'ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio, mediante una crescente familiarità con le Sacre Scritture; a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi; a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri, perché è solo aprendosi all'amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni. Proporre le vocazioni nella Chiesa locale, significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita. Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Confratelli nell'Episcopato. Per dare continuità e diffusione alla vostra missione di salvezza in Cristo, è importante incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie (Decr. Christus Dominus, 15). Il Signore ha bisogno della vostra collaborazione perché le sue chiamate possano raggiungere i cuori di chi ha scelto. Abbiate cura nella scelta degli operatori per il Centro Diocesano Vocazioni, strumento prezioso di promozione e organizzazione della pastorale vocazionale e della preghiera che la sostiene e ne garantisce l'efficacia.

Vorrei anche ricordarvi, cari Confratelli Vescovi, la sollecitudine della Chiesa universale per un'equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo. La vostra disponibilità verso diocesi con scarsità di vocazioni, diventa una benedizione di Dio per le vostre comunità ed è per i fedeli la testimonianza di un servizio sacerdotale che si apre generosamente alle necessità dell'intera Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ha ricordato esplicitamente che il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana (Decr. Optatam totius, 2). Desidero indirizzare quindi un fraterno e speciale saluto ed incoraggiamento a quanti collaborano in vario modo nelle parrocchie con i sacerdoti. In particolare, mi rivolgo a coloro che possono offrire il proprio contributo alla pastorale delle vocazioni- i sacerdoti, le famiglie, i catechisti, gli animatori. Ai sacerdoti raccomando di essere capaci di dare una testimonianza di comunione con il Vescovo e con gli altri confratelli, per garantire l'humus vitale ai nuovi germogli di vocazioni sacerdotali. Le famiglie siano animate da spirito di fede, di carità e di pietà (ibid.), capaci di aiutare i figli e le fìglie ad accogliere con generosità la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata. I catechisti e gli animatori delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali, convinti della loro missione educativa, cerchino di coltivare gli adolescenti a loro affidati in maniera di essere in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla di buon grado (ibid.).

Cari fratelli e sorelle, il vostro impegno nella promozione e nella cura delle vocazioni acquista pienezza di senso e di efficacia pastorale quando si realizza nell'unità della Chiesa ed è indirizzato al servizio della comunione. È per questo che ogni momento della vita della comunità ecclesiale - la catechesi, gli incontri di formazione, la preghiera liturgica, i pellegrinaggi ai santuari - è una preziosa opportunità per suscitare nel Popolo di Dio, in particolare nei più piccoli e nei giovani, il senso di appartenenza alla Chiesa e la responsabilità della risposta alla chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata, compiuta con libera e consapevole scelta. La capacità di coltivare le vocazioni è segno caratteristico della vitalità di una Chiesa locale. Invochiamo con fiducia ed insistenza l'aiuto della Vergine Maria, perché, con l'esempio della sua accoglienza del piano divino della salvezza e con la sua efficace intercessione, si possa diffondere all'interno di ogni comunità la disponibilità a dire sì al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe. Con questo auspicio, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 15 novembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI

                             Benedetto XVI e le vocazioni

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