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CONCILIO ED ANTI-CONCILIO: le false interpretazioni

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2010 00:45
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24/01/2009 19:26
 
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Giovanni Paolo II e il desiderio di diffondere il clima della «nuova Pentecoste»
L'uomo liberato è la via della Chiesa

Nella solennità dell'Immacolata Concezione del 1985 Papa Giovanni Paolo II, a conclusione dell'assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi, pronunciò un'omelia nel corso della quale ricordò il ventesimo anniversario della conclusione del Vaticano II. Pubblichiamo alcuni stralci di quel testo.

La Chiesa guarda anche attraverso il prisma dell'Immacolata Concezione. Così hanno guardato i padri del Concilio Vaticano II l'8 dicembre 1965, e così guardiamo anche noi, vent'anni dopo quella data ormai storica. E ascoltando le letture dell'odierna liturgia raggiungiamo di nuovo il mistero della Chiesa, che il Concilio ha proclamato nel primo capitolo della costituzione Lumen gentium, primo non soltanto nell'ordine cronologico ma soprattutto nell'importanza. Infatti in questo eterno mistero è contenuta la sorgente dell'essere stesso della Chiesa.

Questa non esisterebbe senza l'eterno "amore del Padre", senza "la grazia del Signore nostro Gesù Cristo", senza "la comunione dello Spirito Santo". Senza quella comunione divina, trinitaria, non ci sarebbe qui, sulla terra, la comunione creata, umana, che è la Chiesa. Questa comunione di cui il Concilio parla in molti luoghi. Ascoltando quindi le parole dell'odierna liturgia alla conclusione dell'assemblea sinodale occorre che noi ci mettiamo in ginocchio e ripetiamo: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo... In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo... predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto" (Efesini, 1, 3-6).

Così dunque il saluto: "piena di grazia" pronunziato durante l'annunciazione all'Immacolata, risuona con un'eco incessante anche nell'anima della Chiesa: la grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti noi.

La grazia appartiene al mistero della Chiesa, poiché appartiene alla vocazione dell'uomo. In questo senso l'uomo è la via della Chiesa (cfr. Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 14). Tuttavia la storia della Grazia si compenetra, in modo drammatico, nella vita dell'umanità, con la storia del peccato. Molte cose su questo tema ha detto il Concilio, particolarmente nella costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Subito all'inizio leggiamo: "Il mondo che (il Concilio) ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana... il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni dei suoi sforzi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato in esistenza dall'amore del Creatore, mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto con la sconfitta del Maligno liberato, e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento" (Gaudium et spes, 2).

Così dunque il Concilio radica il suo insegnamento sulla missione della Chiesa nel mondo (contemporaneo) nel mistero del Principio dell'umanità, come se leggesse il brano del libro della Genesi dell'odierna liturgia. Contemporaneamente il Concilio professa in tutta la sua pienezza e profondità il mistero della Redenzione - del mondo e dell'uomo nel mondo - compiuta dalla morte e dalla risurrezione di Cristo. Tutta la Chiesa sorge sul fondamento di questo mistero. È permeata dalle potenze della Redenzione. Vive di esse. E in esse supera la "potenza del Maligno". Quindi la Chiesa, la Chiesa vera di Cristo subisce quell'"inimicizia" di cui parla il protoevangelo e - per grazia di Dio - non ne ha paura. Appartiene alla vocazione della Chiesa partecipare a questa liberazione fondamentale compiuta da Cristo. Partecipare con umiltà e fiducia. Così come vi ha partecipato l'Immacolata: "Colei che ha creduto". (...)

Uscendo dal Sinodo desideriamo intensificare gli sforzi pastorali, perché il Concilio Vaticano II sia più ampiamente e più profondamente conosciuto; perché gli orientamenti e le direttive che esso ci ha lasciato siano assimilate nell'intimo del cuore e tradotte nella condotta di vita da tutti i membri del popolo di Dio, con coerenza e amore. Usciamo dal Sinodo con l'intenso desiderio di diffondere sempre più nell'organismo ecclesiale il clima di quella nuova Pentecoste che ci animò durante la celebrazione del Concilio e che in queste due settimane abbiamo ancora una volta felicemente sperimentato.

Uscendo dal Sinodo desideriamo offrire all'intera umanità, con rinnovata forza di persuasione, l'annuncio di fede, speranza e carità che la Chiesa trae dalla sua perenne giovinezza, nella luce del Cristo vivo, che è "via, verità e vita" per l'uomo del nostro tempo e di tutti i tempi.



(©L'Osservatore Romano - 25 gennaio 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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