A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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CONCILIO ED ANTI-CONCILIO: le false interpretazioni

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2010 00:45
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Sesso: Femminile
28/01/2009 10:03
 
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Amici.... senza fare una sorta di processo, vorrei analizzare con voi i fatti senza partire da vari spettegulezz.... al contrario, partire da una fonte seria che pone una domanda precisa....
è Joseph Ratinger che parla nella sua autobiografia "LA MIA VITA"....  Occhiolino

leggiamo:

"Sempre più cresceva l’ impressione  che nella Chiesa non ci fosse nulla di stabile, che tutto può essere oggetto di revisione. Sempre più il Concilio pareva assomigliare a un grosso parlamento ecclesiastico, che poteva cambiare tutto e rivoluzionare ogni cosa a modo proprio.
Evidentissima era la crescita del risentimento nei confronti di Roma e della Curia, che apparivano come il vero nemico di ogni novità e progresso.
Le discussioni conciliari venivano sempre più presentate secondo lo schema partitico tipico del parlamentarismo moderno [...].
Per i credenti si trattava di un fenomeno strano: a Roma i loro vescovi parevano mostrare un volto diverso da quello di casa loro. Dei pastori che fino a quel momento erano ritenuti rigidamente conservatori apparvero improvvisamente come i portavoce del progressismo – ma era farina del loro sacco?

( Card. J. Ratzinger, La mia vita. Ricordi/1927-1977, ed. San Paolo, 1997, pp. 97-99. )


 Occhi al cielo bella domanda!!! alla quale però io credo che l'allora Ratzinger rispose già prima di scrivere questo libro, in un altro testo usato per delle conferenze e dalle quali ne è scaturito un libro: PERCHE' SONO RIMASTO NELLA CHIESA CATTOLICA?
 Occhiolino

Resta comunque palese che non è un caso che la Provvidenza ci abbia donato quale Successore di Pietro colui che ebbe il coraggio di dire come stavano le cose.... Occhiolino

Non voglio fare collage di pezzi estrapolati dai loro contesti, ma le parole di san Pio X nella Pascendi, dove ci chiarisce l'idea di come agiscono I MODERNISTI, ci aiuta a capire quale razza velenosa si sia INFILTRATA nel Concilio e giustifica le stesse parole di Ratzinger....

«Negli scritti e nei discorsi essi [i modernisti] sembrano non rare volte sostenere ora una dottrina ora un'altra, così che si è facilmente indotti a giudicarli vaghi ed incerti. Ma tutto ciò è fatto di proposito […]. Quindi avviene che nei loro libri s'incontrano cose che ben direbbe un cattolico; ma, al voltare della pagina, se ne trovano altre che si stimerebbero dette da un razionalista»
(san Pio X Pascendi Dominici Grecis:
http://www.vatican.va/holy_father/pius_x/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_19070908_pascendi-dominici-gregis_it.html )


C'è un altra considerazione da fare....

TUTTI SONO CONCORDI nel dire che il C.Vaticano II era e fu un Concilio PASTORALE, NON dottrinale, NON DOGMATICO... ma ci si impone una domanda seria e grave: come mai allora quel Concilio divenne la roccaforte DEI TEOLOGI modernisti? La stessa "riforma LITURGICA" non avrebbe dovuto esserci per come venne fatta essendo esso un Concilio PASTORALE: cosa c'entrava LA MESSA CON LA PASTORALE?
Inoltre se i Messali erano da poco stati RIFORMATI da Giovanni XXIII, perchè si decise di RIFARE I MESSALI ? E' ovvio che rifare i Messali dopo appena essere stati riformati poteva significare solo due scelte:

1) SOSTITUIRLI A QUELLI RIFORMATI:
2) DARE ORIGINE, con i NUOVI MESSALI, ad una nuova Liturgia....

Certo, indietro NON si torna, i danni sono stati fatti, inutile ripetere le solite lamentele Ghigno ma non sarebbe nè saggio, tano meno onesto non porsi queste domande....e soprattutto ignorare i fatti e ignorare anche coloro che dissero queste cose....


...affermava infatti il p. Henrici – «fa capire chiaramente con quanta durezza si scontrassero [durante il Vaticano II] due diverse tradizioni teologiche, che erano radicalmente incapaci di comprendersi. E dato che la maggioranza dei Padri conciliari, nel periodo dei loro studi, direttamente o indirettamente erano stati introdotti nella tradizione dottrinale ’romana’, diventa chiara, ancora una volta, la funzione dei teologi durante il Concilio: non pochi Vescovi dovevano farsi dire e indicare da loro come poteva presentarsi un ‘aggiornamento’ teologicamente e pastoralmente responsabile dell’annuncio della dottrina della Chiesa»
( Da " Communio "  Num. nov-dic. 1990, articolo La maturazione del Concilio – Esperienze di teologia del preconcilio, pp.13/28 )

Communio....è una rivista internazionale di teologia,
fondata nel 1972 e pubblicata in diciassette edizioni.
Fondata da Joseph Ratzinger, Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac  e altri teologi, è una delle più conosciute pubblicazioni cattoliche, di impianto maggiormente ponderato rispetto alla rivista Concilium
. Alla redazione italiana partecipa il sacerdote appartenente all'ordine dei Carmelitani scalzi Antonio Maria Sicari.

Il Concilio Vaticano II fu allora un Concilio TEOLOGICO?  Occhi al cielo

Tra l'altro basta leggere anche le intenzioni con le quali Giovanni XXIII aprì il Concilio senza alcuna intenzione di modificare la TRADIZIONE.... dunque è lecito dire serenamente che i Papi del concilio hanno dichiarato essere loro intento quello di non cambiare la dottrina, di non imporre un insegnamento vincolante, ma solo di presentare la medesima dottrina cattolica in maniera principalmente pastorale o pratica.
.... il Papa, se vuole, può cercare modalità sempre più atte e convincenti per predicare la stessa verità. Tuttavia de facto questo tentativo (come ha riconosciuto anche Benedetto XVI, rispondendo ad un parroco della Val d’Aosta, ill 24 luglio del 2007) è fallito.



dice così Benedetto XVI (ma leggetevi dal collegamento tutta la risposta, è l'ultima del testo) Occhiolino

Anch’io ho vissuto i tempi del Concilio, essendo nella Basilica di San Pietro con grande entusiasmo e vedendo come si aprivano nuove porte e pareva realmente essere la nuova Pentecoste, dove la Chiesa poteva nuovamente convincere l’umanità, dopo l’allontanamento del mondo dalla Chiesa nell’Ottocento e nel Novecento, sembrava si rincontrassero di nuovo Chiesa e mondo e che rinascesse nuovamente un mondo cristiano ed una Chiesa del mondo e veramente aperta al mondo. Abbiamo tanto sperato, ma le cose in realtà si sono rivelate più difficili. Tuttavia rimane la grande eredità del Concilio, che ha aperto una strada nuova, è sempre una magna charta del cammino della Chiesa, molto essenziale e fondamentale. Ma perché è andata così?
(...)
Ma finita questa generazione si vedevano anche tutti i fallimenti, le lacune di questa ricostruzione, la grande miseria nel mondo e così comincia, esplode la crisi della cultura occidentale, direi una rivoluzione culturale che vuole cambiare radicalmente. Dice: non abbiamo creato, in duemila anni di cristianesimo, il mondo migliore. Dobbiamo ricominciare da zero in modo assolutamente nuovo; il marxismo sembra la ricetta scientifica per creare finalmente il nuovo mondo. E in questo – diciamo – grave, grande scontro tra la nuova, sana modernità voluta dal Concilio e la crisi della modernità, diventa tutto difficile come dopo il primo Concilio di Nicea.
Una parte era del parere che questa rivoluzione culturale era quanto aveva voluto il Concilio, identificava questa nuova rivoluzione culturale marxista con la volontà del Concilio; diceva: questo è il Concilio. Nella lettera i testi sono ancora un po’ antiquati, ma dietro le parole scritte sta questo spirito, questo è la volontà del Concilio, così dobbiamo fare.
E dall’altra parte, naturalmente, la reazione: così distruggete la Chiesa. La reazione – diciamo – assoluta contro il Concilio, la anti-conciliarità e – diciamo – la timida, umile ricerca di realizzare il vero spirito del Concilio.

E come dice un proverbio “Se cade un albero fa grande rumore, se cresce una selva non si sente niente perché si sviluppa un processo senza rumore” e quindi durante questi grandi rumori del progressismo sbagliato, dell’anti-conciliarismo cresce molto silenziosamente, con tante sofferenze e anche con tante perdite nella costruzione di un nuovo passaggio culturale, il cammino della Chiesa.
E poi la seconda cesura nell’89. Il crollo dei regimi comunisti, ma la risposta non fu il ritorno alla fede, come si poteva forse aspettare, non fu la riscoperta che proprio la Chiesa con il Concilio autentico aveva dato la risposta. La risposta fu invece lo scetticismo totale, la cosiddetta post-modernità.
Niente è vero, ognuno deve vedere come vivere, si afferma un materialismo, uno scetticismo pseudo-razionalista cieco che finisce nella droga, finisce in tutti questi problemi che conosciamo e di nuovo chiude le strade alla fede, perché è così semplice, così evidente. No, non c’è nulla di vero.
La verità è intollerante, non possiamo prendere questa strada.

Ecco: in questi contesti di due rotture culturali, la prima, la rivoluzione culturale del ’68, la seconda, la caduta potremmo dire nel nichilismo dopo l’89, la Chiesa con umiltà, tra le passioni del mondo e la gloria del Signore, prende la sua strada. Su questa strada dobbiamo crescere con pazienza e dobbiamo adesso in un modo nuovo imparare che cosa vuol dire rinunciare al trionfalismo.
Il Concilio aveva detto di rinunciare al trionfalismo – e aveva pensato al barocco, a tutte queste grandi culture della Chiesa.
Si disse: cominciamo in modo moderno, nuovo. Ma era cresciuto un altro trionfalismo, quello di pensare: noi adesso facciamo le cose, noi abbiamo trovato la strada e troviamo su di essa il mondo nuovo. Ma l’umiltà della Croce, del Crocifisso esclude proprio anche questo trionfalismo, dobbiamo rinunciare al trionfalismo secondo cui adesso nasce realmente la grande Chiesa del futuro. La Chiesa di Cristo è sempre umile e proprio così è grande e gioiosa.

*************************

Buona meditazione........[SM=g1740717]
 

P.S.

Mi domandate che penso dell’avvenire? Penso che dipenderà dal presente e, cioè, che se noi ci lasciamo istruire dall’esperienza e ritorniamo cristiani fedeli, il nostro avvenire potrà ricostituirsi su solide basi. Ma se ci si limita a rendere omaggi esteriori alla religione senza farla penetrare nelle leggi, nei costumi, nell’educazione, nelle dottrine e soprattutto nei cuori, semineremo solo vento, e raccoglieremo nuove tempeste.

P. M. Théodore Ratisbonne, ebreo convertito, 23 luglio 1848[SM=g1740721]

...trovo importante che nel nuovo sito di ecclesia Dei:

http://www.ecclesiadei-pontcommissio.org/

si stia dando spazio ALLA CRITICA corretta contro gli abusi avvenuti alla Liturgia....

E' così pubblicato, oltre l'articolo interessante di mons. Bux che vi suggerisco di scaricare... anche il seguente del quale prendo solo questa parte...

http://www.clerus.org/clerus/dati/2008-09/09-20/LITURGIA.html

Il Santo Padre nel suo libro Lo spirito del Concilio ha spiegato che quando ci si siede attorno, guardando ognuno la faccia dell' altro, si forma un circolo chiuso. Ma quando il sacerdote e i fedeli insieme guardano l' Oriente, verso il Signore che viene, è un modo di aprirsi all' eterno».

Si vuole contrastare una banalizzazione della messa?

«In alcuni luoghi si è perso quel senso di eterno, sacro o di celeste. C' è stata la tendenza a mettere l' uomo al centro della celebrazione e non il Signore. Ma il Concilio Vaticano II parla chiaramente della liturgia come actio Dei, actio Christi. Invece in certi circoli liturgici, vuoi per ideologia vuoi per un certo intellettualismo, si è diffusa l' idea di una liturgia adattabile a varie situazioni, in cui si debba far spazio alla creatività perché sia accessibile e accettabile a tutti. Poi magari c' è chi ha introdotto innovazioni senza nemmeno rispettare il sensus fidei e i sentimenti spirituali dei fedeli».

 A volte anche vescovi impugnano il microfono e vanno verso l' uditorio con domande e risposte.

«Il pericolo moderno è che il sacerdote pensi di essere lui al centro dell' azione. Così il rito può assumere l' aspetto di un teatro o della performance di un presentatore televisivo. Il celebrante vede la gente che guarda a lui come punto di riferimento e c' è il rischio che, per avere più successo possibile con il pubblico, inventi gesti ed espressioni facendo da protagonista».

Quale sarebbe l' atteggiamento giusto?

«Quando il sacerdote sa di non essere lui al centro, ma Cristo. Rispettare in umile servizio al Signore e alla Chiesa la liturgia e le sue regole, come qualcosa di ricevuto e non di inventato, significa lasciare più spazio al Signore perché attraverso lo strumento del sacerdote possa stimolare la coscienza dei fedeli».


Cerchiamo di dire una parola VERA....[SM=g1740722]

Benedetto XVI spiega LA VERA MUSICA PER LA MESSA

Liturgia e Musica Sacra, di J.card. Ratzinger[SM=g1740721]

Gruppo o Chiesa?

Cerchiamo brevemente di conoscere questa concezione nelle sue li­nee maestre. Il punto di partenza della liturgia — così ci viene detto —è il riunirsi di due o tre che stanno insieme nel nome di Cristo (199 a). Questo riferimento alla parola del Signore (Mt 18, 20) di primo acchito sembra innocuo e tradizionale. Ma tale parola acquista una portata ri­voluzionaria per il fatto che la citazione biblica è tolta dal suo contesto e viene fatta risaltare per contrasto sullo sfondo di tutta la tradizione liturgica. Perché i «due o tre» sono messi ora in opposizione nei con­fronti di un’istituzione con ruoli istituzionalizzati e nei confronti di ogni «programma codificato ». Così tale definizione significa quanto segue: non è la Chiesa che precede il gruppo, bensì il gruppo precede la Chiesa. Non la Chiesa nel suo insieme fa da supporto alla liturgia dei singoli gruppi e comunità, bensì il gruppo stesso è il luogo dove di volta in volta nasce la liturgia.

La liturgia perciò non si sviluppa neppure par­tendo da un modello comune, da un «rito» (ridotto, in quanto «pro­gramma codificato», all’immagine negativa della mancanza di libertà); la liturgia nasce nel momento e nel luogo concreto grazie alla creatività di quanti sono riuniti.

In tale linguaggio sociologico il sacramento del sacerdozio viene considerato un ruolo istituzionalizzato che si è procu­rato un monopolio (206 w) e, grazie all’istituzione (cioè alla Chiesa) ha dissolto l’unità primitiva e la comunitarietà dei gruppi. In tale contesto la musica, così ci viene detto, come pure il latino, sono divenuti un lin­guaggio da iniziati, «la lingua di un’altra Chiesa, cioè dell’istituzione e del suo clero».

Due Chiese?

L’aver isolato il passo di Mt 18, 20 dall’intera tradizione biblica ed ecclesiale della preghiera comune della Chiesa, come si vede, mostra ora gravi conseguenze: a partire dalla promessa che il Signore ha fatto a quanti pregano in ogni luogo, si è fatta una dogmatizzazione dei gruppi autonomi. La comunanza della preghiera è stata esasperata sino a divenire un appiattimento che considera lo sviluppo del ministero sacerdo­tale il sorgere di un’altra Chiesa. Da questo punto di vista ogni propo­sta che viene dalla Chiesa universale è giudicata una catena contro cui bisogna insorgere per amore della novità e libertà della celebrazione li­turgica.

Non l’ubbidienza di fronte a un tutto, bensì la creatività del mo­mento diviene la forma determinante.

Errata interpretazione del Concilio

Permangono così elementi di continuità nella grossa rottura: essi permettono il dialogo e infondono speranza che si possa ritrovare l’unità nella comprensione basilare della liturgia che tuttavia minaccia di sfug­gire, quando si fa derivare la liturgia dal gruppo invece che dalla Chie­sa — non soltanto sul piano teoretico, bensì nella prassi liturgica con­creta. Non mi dilungherei tanto su questo testo pubblicato in un dizio­nario prestigioso, se pensassi che tali idee siano da attribuire unicamente ad alcuni singoli teorici. Ancorché sia fuori dubbio che essi non si pos­sono appoggiare a nessun testo del Vaticano II. in alcuni uffici e orga­ni liturgici si è consolidata l’opinione che lo spirito del Concilio orienta in tale direzione. Un’opinione fin troppo diffusa suggerisce oggi le con­cezioni or ora esposte che, cioè, le categorie proprie della comprensione conciliare della liturgia siano appunto la cosiddetta creatività, l’agire di tutti i presenti e il riferimento a un gruppo di persone che si conoscono e interpellano a vicenda. Non solo giovani preti, ma talvolta anche ve­scovi hanno la sensazione di non essere fedeli al Concilio, se pregano tutto così come sta nel Messale. Deve esserci almeno una formula «crea­tiva», per banale che sia. E il saluto «civile» dei presenti, possibilmen­te anche i cordiali saluti al congedo, sono già divenuti parti d’obbligo dell’azione sacra, cui quasi nessuno osa sottrarsi.




******************

CONTINUA IL DISCORSO.........[SM=g1740733]

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Il cattolicesimo dei SENSI DI COLPA [SM=g1740732]

Un giorno ho letto un breve saggio dove si spiegava il concetto dei SENSI DI COLPA... ossia, si spiegava come una certa esplosione (o implosione visto che è interna alla Chiesa) modernista si è avuta a causa dei sensi di colpa di molti cattolici (preti, laici e suore) i quali, ignorando il PROPRIO PASSATO O ABBARBICATI SULLA PROPAGANDA PROTESTANTE ed anticlericale, SI VERGOGNAVANO DEL PASSATO DELLA CHIESA interpretando così il Concilio come un VOLTARE PAGINA e RICOMINCIARE DA NUOVO TUTTO... l'articolo era molto convincente poichè riportava anche fatti concreti, testimonianze e opinioni di molte di queste persone, anche di vescovi fra i quali vi erano discussioni sulle opportunità o meno di atti pontifici durante i tempi delle due Guerre Mondiali.

C’è del vero in tutto questo... e lo vedemmo quando infatti uscì fuori il Mea Culpa per il quale il Papa dovette modificare il testo come racconta il card. Biffi nel suo libro... e che dovette impegnare il card. Ratzinger per una spiegazione sul senso e sul significato....

MOLTI CATTOLICI NON AMANO IL PROPRIO PASSATO, SI VERGOGNANO DEL PASSATO DELLA CHIESA[SM=g1740729]  altri si rifiutano perfino di approfondire questo passato, altri ancora pensano che la Chiesa sia esclusivamente quella narrazione fatta di Crociate ed Inquisizione interpretate dalla stampa anticattolica del ‘700 e dell’800, rifiutando di aggiornare le proprie conoscenze attraverso saggi odierni sulle rivisitazioni di storici credibili con l’apprendimento di nuovi documenti....

Molti sacerdoti non sono da meno, anzi molti di loro credono di poter fare del bene quanto più presentassero UNA CHIESA NUOVA, APERTA, SENZA DOTTRINE....le dottrine sono viste come lacci, come impedimenti, come obblighi di una Chiesa del passato, una Chiesa MATRIGNA… il concetto di CHIESA NUOVA è quanto più di diabolico possa essere uscito NON dal Concilio, ma dalla sua strumentalizzazione... per questo Paolo VI non avrebbe dovuto fare nessuna riforma liturgica, l'aveva fatta già Giovanni XXIII.... Occhi al cielo. cambiare la Liturgia, la Messa, CONFERMO' A MOLTI FEDELI L'IDEA ERRATA DI UNA CHIESA NUOVA... e una chiesa NUOVA necessita DI NUOVE DOTTRINE.... Attenzione però, perché Paolo VI al tempo stesso INSEGNAVA che le cose non stavano così… mercoledì del 12 gennaio 1966 così si esprimeva Paolo VI all’Udienza generale:

Bisogna fare attenzione: gli insegnamenti del Concilio non costituiscono un sistema organico e completo della dottrina cattolica; questa è assai più ampia, come tutti sanno, e non è messa in dubbio dal Concilio o sostanzialmente modificata; ché anzi il Concilio la conferma, la illustra, la difende e la sviluppa con autorevolissima apologia, piena di sapienza, di vigore e di fiducia. Ed è questo aspetto dottrinale del Concilio, che dobbiamo in primo luogo notare per l’onore della Parola di Dio, che rimane univoca e perenne, come luce che non si spegne, e per il conforto delle nostre anime, che dalla voce franca e solenne del Concilio sperimentano quale provvidenziale ufficio sia stato affidato da Cristo al magistero vivo della Chiesa per custodire, per difendere, per interpretare il «deposito della fede»
(cfr. Humani generis, A.A.S., 1960, p. 567)[SM=g1740721]

Non dobbiamo staccare gli insegnamenti del Concilio dal patrimonio dottrinale della Chiesa, sì deve vedere come in esso si inseriscano, come ad esso siano coerenti, e come ad esso apportino testimonianza, incremento, spiegazione, applicazione. Allora anche le «novità» dottrinali, o normative del Concilio appariscono nelle loro giuste proporzioni, non creano obbiezioni verso la fedeltà della Chiesa alla sua funzione didascalica, e acquistano quel vero significato, che la fa risplendere di luce superiore.

Perciò il Concilio aiuti i fedeli, maestri o discepoli che siano, a superare quegli stati d’animo - di negazione, d’indifferenza, di dubbio, di soggettivismo, ecc. - che sono contrari alla purezza e alla fortezza della fede. Esso è un grande atto del magistero ecclesiastico; e chi aderisce al Concilio riconosce ed onora con ciò il magistero della Chiesa; e fu questa la prima idea che mosse Papa Giovanni XXIII, di venerata memoria, a convocare il Concilio, come Egli ben disse inaugurandolo: «ut iterum magisterium ecclesiasticum . . . affirmaretur»; «fu nostro proposito, così si esprimeva, nell’indire questa grandissima assemblea, di riaffermare il magistero ecclesiastico» (A.A.S. 1962, p. 786). «Ciò che più importa al Concilio ecumenico, Egli continuava, è questo: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia più efficacemente custodito ed esposto» (ibid. p. 790).[SM=g1740717]

Non sarebbe perciò nel vero chi pensasse che il Concilio rappresenti un distacco, una rottura, ovvero, come qualcuno pensa, una liberazione dall’insegnamento tradizionale della Chiesa, oppure autorizzi e promuova un facile conformismo alla mentalità del nostro tempo, in ciò ch’essa ha di effimero e di negativo piuttosto che di sicuro e di scientifico, ovvero conceda a chiunque di dare il valore e l’espressione che crede alle verità della fede. Il Concilio apre molti orizzonti nuovi agli studi biblici, teologici e umanistici, invita a ricercare e ad approfondire le scienze religiose ma non priva il pensiero cristiano del suo rigore speculativo, e non consente che nella scuola filosofica, teologica e scritturale della Chiesa entri l’arbitrio, l’incertezza, la servilità, la desolazione, che caratterizzano tante forme del pensiero religioso moderno, quand’è privo dell’assistenza del magistero ecclesiastico.
(Paolo VI http://www.vatican.va/holy_father/pa...660112_it.htm  )[SM=g1740722]

*************************************

In un Blog l'amico Stephanos78 ha detto...


Nelle Parole del Santo Padre Paolo VI, mi sembra di scorgere quasi una "mezza risposta" ai miei dubbi. E chiedo il vostro aiuto.

Sembra quasi che si sia PERMESSA (perchè questo è! E' stata PERMESSA! C'è poco da fare!) questa temperie per "evitare" di peggio!

*****************************

La mia risposta che ritengo utile anche per noi qui  Sorriso :

Un amico lefebviano un giorno mi disse: "visto che scrivi queste cose e che quindi hai capito il problema, come fai a non giudicare Paolo VI?"

gli risposi: "non sono stata battezzata per fare processi a qualcuno o nientemeno che al Ponetfice.....sono stata chiamata per essere SERVA DEI SERVI DI CRISTO  e non è vero che "ho capito tutto" mi sforzo piuttosto per cercare di NON USCIRE io dalla Chiesa....il che di questi tempi non è facile  [SM=g1740727]

Valutare l'operato di un Pontefice si, questo lo possiamo fare, ma sempre con il dovuto DISCERNIMENTO perchè se quel Pontefice disse chiaramente come stava il Concilio, è un dovere divulgare queste parole e farci NOI un esame di coscienza per capire che cosa è andato storto E QUANTO SIAMO RESPONSABILI....[SM=g1740733]

Non pochi nomi illustri hanno ripetuto la grave responsabilità che pesa sui PASTORI che non furono affatto dei buoni Pastori e abbandonarono il gregge all'esposizione DI NUOVE DOTTRINE....
Magari lo fecero anche in buona fede, ma vediamo tutti i danni che ne sono derivati....

Se poi NON si è voluto o non si è potuto, la differenza è sottile ed oggi è superata....ciò che conta è che se ne parli e che emergano questi problemi per poter fare discernimento su ciò che è buono e su ciò che è male...

Credo infine che abbiamo perduto LA MEMORIA...

Si, nel tentativo (sublime) di Giovanni Paolo II di fare il Mea Culpa, troppe persone, vescovi compresi, hanno malamente interpretato il gesto ome un COLPO DI SPUGNA e cancellare così la memoria....ossia hanno accolto il Mea Culpa del Pontefice, MA HANNO IGNORATO LA CATECHESI DI RATZINGER SUL SIGNIFICATO DI TALE GESTO....
Ecco perchè parlo di SENSI DI COLPA E DI QUEL VERGOGNARSI DEL NOSTRO PASSATO
... [SM=g1740730]

Perchè dunque il Signore ha permesso tutto questo?

Io credo anche un pò per "colpa" nostra.....[SM=g1740733]


Nel ricostruire le recenti vicende della Chiesa a partire anche dal secolo scorso, probabilmente la fede era anche diventata un atto AUTOMATICO...UNA ABITUDINE: abitudinario definirsi Cattolico; abitudinario e scontato accedere ai Sacramenti, andare alla Messa....abitudinario accorrere in fiumi in piena a san Pietro quando il Papa "chiamava" (basta vedere i filmati di Pio XII, di Giovanni XXIII....), tutto abitudine perchè quando invece si è dovuto chiamare i Cattolici ad assumersi le responsabilità CON I PRIMI PLEBISCITI DEMOCRATICI sul divorzio e sull'aborto per esempio....
ecco che il Cattolico è uscito allo scoperto RINNEGANDO LA PROPRIA FEDE
.... [SM=g1740732]

Qui non c'entra affatto il Concilio attenzione.... Occhiolino il Concilio stesso semmai HA SUBITO QUESTA APOSTASIA... i gruppi di cattolici che determinarono la SCONFITTA della Chiesa sulla morale e sull'etica sull'aborto e divorzio, furono gruppi FORMATI PRIMA DEL CONCILIO [SM=g1740733]

Anzi....quelli che vennero dopo che chiamiamo "carismatici" o CAMMINI....fondarono, effettivamente, i propri Statuti sulla CORRETTA DOTTRINA ETICA E MORALE DELLA CHIESA e questo determinò anche una buona parte del loro successo
Non a caso anche Benedetto XVI, nel rivolgersi aiMovimenti del dopo Concilio parla di: RISVEGLIO...

Chi tradì la Dottrina della Chiesa negli anni '70 NON furono i giovani Movimenti, gruppi o associazioni venuti dopo il Concilio, al contrario...furono Vescovi, Sacerdoti... GESUITI, DOMENICANI, FRANCESCANI ecc... attraverso le cui SINGOLE PERSONE hanno predicato malamente esponendosi CONTRO il Pontefice.... gruppi laicali quali DELL'AZIONE CATTOLICA...che costrinsero l'allora Patriarca di Venezia Albino Luciani, futuro Giovanni Paolo I, A DOVER CHIUDERE LA SEZIONE VENETA per la forte propaganda abortista e divorzista...e la lista continuerebbe  [SM=g1740733]
Non dimentichimo anche la Teologia della Liberazione e il gruppo di Vescovi OLANDESI che a momenti davano origine veramente ad un altra chiesa
.....

Molto caos ha regnato nella Chiesa....e in questo caos taluni hanno cercato di INFILTRARSI SPACCIANDOSI PER NUOVI PROFETI E MAESTRI.. Occhi al cielo
Il Papa LO SA... altrimenti non avrebbe neppure concesso la revoca dellascomunica alla FSSPX[SM=g1740722]

Tutte cose che si dovrebbero sapere, ma che sono state CANCELLATE....cancellate dall'aver cancellato LA MEMORIA DELLA NOSTRA TRADIZIONE...
Quanto il Papa sta facendo nella Messa infatti, va detto che NON E' NULLA DI NUOVO  Occhiolino al contrario, il Papa sta riportando alla luce quanto avevamo tentato di cancellare...

Il problema è dunque: perchè NON si riesce a far capire questa VERITA' e non si riesce a farla applicare?

Bè....chiediamoci chi è colui AL QUALE è STATO PERMESSO DA DIO DI PROVARCI AL CROGIOLO....[SM=g1740732] [SM=g1740730] [SM=g1740725]  Ghigno
ergo, SIAMO PROVATI PROPRIO NELL'OBBEDIENZA.... e Satana rende tutto OSCURO.... lui principe delle tenebre offusca LA VERITA' così che molti Cattolici NON RIESCONO A VEDERLA....

Ma chi ha ricevuto la Grazia di vedere e capire, DEVE SOFFRIRE... soffrire per non insuperbirsi...e pr supplicare Dio che anche gli altri possano alla fine un giorno VEDERE... Occhiolino


Al momento mi fermo qui....perchè vi è tanto da approfondire...[SM=g1740720]










[Modificato da Caterina63 28/01/2009 10:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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