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L'Insegnamento degli Apostoli

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2009 10:46
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08/01/2009 19:31
 
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UNO FRA I TANTI FRUTTI DI QUESTO INSEGNAMENTO?
ECCOLO: NELL'ARTE[SM=g1740717]


1500
Affresco; base m 7,70. Roma, Palazzo Vaticano, Stanza della Segnatura.

Semplice ed efficace, la costruzione compositiva della cosiddetta Disputa del Sacramento altro non è che la logica evoluaìzione dell'affresco con la Trinità e i Santi che l'artista ha dipinto nel 1505 per la chiesa del monastero di San Severo a Perugia.

Ultimato da Perugino nel 1521 (che realizza la fascia inferiore), il dipinto propone già da allora la disposizione semicircolare dei santi sulle nuvole, la centralità del Cristo e la divisione in due one dell'insieme che, nel capolavoro vaticano, si articolano in Chiesa trionfante (in alto) e in Chiesa militante (in basso). L'efficacia dell'impianto della disputa sta proprio nell'evidente corrsponednza fra l'una e l'altra fascia compositiva, sottolineata da rimandi speculari.

Così, alla presenza di Padre, Figlio e Spirito Santo (la colomba) fa eco in basso l'immagine dell'Ostia consacrata, sintesi e capolavoro dell'amore di Dio per gli uomini, ai quali dona il proprio corpo sotto forma di pane e di vino. In realtà nell'affresco si distinguono tre zone che interagiscono figurativamente l'una con l'altra. In alto troviamo la "cupola" dell'Empireo ricolma di luce e di angeli che circondano la figura dell'Eterno. Al centro, dodici figure disposte a semicerchio fanno ala al Cristo che sovrasta lo Spirito Santo ed è affiancato dalla Vergine e da Giovan Battista, in una moderna riproposizione del tema della "Deesis". Sulla sinistra è possibile identificare san Pietro, Adamo, san Giovanni Evangelista e Davide.

A destra, invece, troviamo santo Stefano, Mosè, san Giacomo, il patriarca Abramo e san Paolo. Infine, in basso, inorno al calice eucaristico, fulcro prospettico dell'intera composizione, stanno una gran quantità di figure di santi, dottori della Chiesa e teologi (fra i quali compare anche Dante qui considerato proprio come teologo) che, secondo quanto scrive Vasari, "disputano". E' da questa impressione del critico aretino, nata dal fatto che la gestulità dei personaggi sembra suggerire un'animata discussione, che dipende l'attuale denominazione del dipinto, che in real'tà dovrrebbe chiamarsi "Trionfo dell'Eucarestia".

Teologi, santi e dottori della Chiesa non "disputano", ma semplicemente accologono l'evidenza di quanto avevano teorizzato nei loro sottili trattati e nei loro voluminosi scritti. Fra le figure, a sinistra compaiono artisti come Bramante e Beato Angelico (con la veste domenicana), mentre il bel giovane biondo, evidentemente un angelo che con un semplice gesto addita la verità indiscutibile del mistero eucaristico, potrebbe essere il ritratto di Francesco Maria della Rovere, erede del ducato di Urbino.

Verso l'altare, poi, seduto su uno scranno marmoreo, troviamo un Giulio II nei panni di Gregorio Magno (senza barba), accanto al quale siede san Girolamo con tanto di leone accucciato. Sulla destra, invece, sono disposte in semicerchio, come risulta, tra l'altro, dalle scritte nelle aureole, figure quali (da sinistra a destra) sant'Ambrogio, sant'Agostino (seduti), san Tommaso d'Aquino, papa Innocenzo III, san Bonaventura da Bagnoregio intento nelle lettura a papa Sisto IV, lo zio di Giulio II.
 
Tutto questo, senza giungere a forzature che vogliono vedere nell'affreso la proiezione del progetto di Bramante per San Pietro, suggerisce comunque l'idea che il tempio della fede è costituito non da mura, fragili per quanto possenti, ma dalle incorruttubili colonne dello spirito dei santi e dei beati disposti intorno alla luce divina che, attraverso il Cristo, si riflette nell'Eucarestia.

In altri termini, Raffaello non solo ha dato forma all'idea del Vero rivelato, ma ha magistramente esemplificato il concetto di "Civitas Dei" (Città di Dio) di agostiniana memoria. Una città eterna che ha la sua pietra angolare nellEucarestia, particolare che contiene il corpo ed il sangue di Cristo: unico cibo capace di donare la vera vita.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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